PERCHE’ LO
FAI*
* (Con
tante scuse a Marco Masini)
Bisognava riconoscere che
madre natura lo aveva benedetto; non solo gli aveva donato una mira
straordinaria eguagliata da pochi uomini al mondo, no; lo aveva anche dotato di
bell’aspetto e di un grande fisico. Sì, perché nonostante la folta barba bionda
che gli incorniciava il volto, era difficile stabilire con precisione quanti
anni avessero ... al pari di divi del cinema come Brad Pitt o Leonardo Di
Caprio, Clint Barton portava benissimo i suoi anni; nonostante avesse ormai
superato i 45, infatti, in molti avrebbero giurato che ne avesse molti di meno.
Fissava la sua immagine
allo specchio, mentre indossava il suo costume viola e blu, ormai privo della
maschera, ripensando a quando, ormai più di vent’anni fa prima , in quel circo
di Coney Island lo ideò con l’intento di divenire un eroe più famoso di Iron
Man. Quanta strada aveva fatto da allora, Occhio di Falco? Quante tragedie e
trionfi avevano visto i suoi occhi? Quanti combattimenti, quante ferite, quanti
centri perfetti.... a dispetto del suo
aspetto ancora giovanile, Falco sentiva il peso dei suoi anni.
Aveva accumulato un sacco
di esperienza, combattendo al fianco dei più grandi eroi della sua generazione
contro i più terrificanti criminali di questo e di altri mondi, per questo fu
quasi naturale per lui proporsi come nuovo direttore dell’Accademia dei
Vendicatori, dove si forgiavano gli “eroi del domani”.
<Clint?
Scusa se ti disturbo ma è quasi ora.> lo
interruppe una voce metallica.
<Si arrivo subito
Jo.> rispose l’arciere.
“Jo” come la chiamava
affettuosamente lui era Jocasta, la donna robot ormai da anni al servizio
parte dei Vendicatori.
<Che programmi abbiamo
oggi?> chiese.
<Abbiamo
tre dei ragazzi in punizione.>
<Di nuovo?> domandò.
<Sì.
Pare che i ragazzi siano stati indisciplinati durante le altre lezioni.>
<Dei
piantagrane... capito; ci penso io. >
<Sono
nell’aula Pym che aspettano.>
Clint raggiunse la stanza,
vedendo i tre ragazzi seduti sopra i banchi che parlavano tra loro, sbuffando e
in atteggiamento ostile. Gli ricordavano
un film della sua giovinezza, “The
Breakfast Club” e anche quel breve flashback gli rammentò quanto tempo era
passato da quando anche lui era uno studente ribelle proprio come loro.
<Mettetevi seduti.>
disse entrando.
I tre obbedirono. Erano
due ragazzi e una ragazza. Clint li conosceva bene.
Lei era Trudy Creel , la
figlia dell’Uomo Assorbente e Titania, ex criminali ravvedutosi nel corso degli
anni. A parte il colore dei capelli, castani anziché rossi, sembrava di vedere
la versione più giovane di sua madre. D’altronde, se i poteri di suo padre
Crusher erano di natura magica, dovuti dal dio asgardiano Loki, quelli di
Titania derivavano da un trattamento a livello genetico compiuto dal Dottor
Destino, ed era evidente che la ragazza aveva ereditato lo stesso vigore fisico
nel proprio patrimonio genetico.
Il ragazzo alto coi
capelli neri si chiamava Felix Ortega, un latino americano che in qualche modo
discendeva dal popolo felino, gli stessi che avevano donato i poteri a Tigra.
Si sospettava che fosse figlio di Grigar il Baltakar, il loro campione, infatti
era in grado di tramutarsi in un uomo-gatto agile e potente.
Il biondo era di origine
europea, Jason Johnson. I suoi genitori venivano dall’Irlanda e il ragazzo, quasi
come se fosse uno spot sui luoghi comuni degli irlandesi, era per metà un elfo,
un mutaforma empatico, capace di trasformarsi in quasi qualsiasi cosa.
Tutti e tre erano potenti
e avevano un gran potenziale, ma la fiducia che gli derivava dai loro poteri li
rendevano arroganti e avventati. Ritenevano di non avere bisogno di lezioni su
“come diventare grandi eroi” che avrebbero imparato da soli, senza necessitare
di alcun consiglio.
Tipico di molti
adolescenti, ancor di più se puoi sfondare un’utilitaria o arrampicarti senza
sforzo su di un palazzo.
<Ancora qui, vedo.
Cos’è avete preso gusto a passare i sabato mattina in punizione?> domandò
Clint <Qual è il vostro problema ragazzi?
Si può sapere cosa cacchio vi rode?>
Nessuna risposta.
<Cos’è, ostilità
passiva? Cosa avete che non va voi giovani oggi? Ai miei tempi, quando qualcosa
non ci andava giù lo gridavamo hai quattro venti.... e dunque? Oh per me possiamo rimanere qui
tutta la mattina eh.... magari le ore passano più in fretta se mi dite cos’è
che vi rende così strafottenti durante le lezioni?>
Dopo qualche istante di
silenzio, Jason prese la parola.
<E’ che siamo stufi di
venire qui! Abbiamo già la scuola ordinaria, in più dobbiamo starvi a sentirvi quando
parlate delle vostre “Guerre Segrete” o “Tempeste nella Galassia” ... ma
andiamo! Ma da quando per diventare un supereroe occorre un diploma eh?>
<Appunto!> si unì al
coro Felix < L’Uomo Ragno è andato forse a scuola per imparare ad
arrampicarsi sui muri? Thor ha fatto dei corsi per tirare quel suo fottuto
martello?>
<Siamo venuti sognando
di unirci ai Vendicatori, di combattere al loro fianco, non per stare sui
banchi a studiarne le imprese!> concluse Jason.
<Ragazzi.... i tempi
sono cambiati, da quando ho cominciato io. All’epoca non c’erano certo istituti
come questi che insegnavano agli eroi esordienti come fare questo
mestiere. Se spuntava un mostro
dell’Uomo Talpa nel pieno centro di Times Square, lo si combatteva e lo si
respingeva giù da dove era sbucato. Ma da allora ne è passata, di acqua sotto i
ponti... il mondo ne ha viste di ogni, dall’arrivo di Galactus a quello di
Onslaught; di esperienze ne abbiamo fatte, e vogliamo far si che voi della
prossima generazione sarete più preparati di quanti lo fossimo noi ai nostri
tempi. Io stesso ho imparato moltissimo da Capitan America, quando ero alle
prime armi. Le sue lezioni, i suoi insegnamenti, i suoi consigli... voi non
sapete quante volte mi sono tornati utili nel corso degli anni... >
<Ah lo credo bene!>
prese la parola Trudy <Se fossi solo un saltimbanco da circo, pure io vorrei
avere tutto l’aiuto disponibile!>
<PREGO?> chiese
Clint, con un tono che non ammetteva repliche.
Trudy prese fiato e
rispose:
<Andiamo mr.
Barton.... lei era solo un arciere!
Voglio dire, era eccezionale e tutto quello che vuole, ma cos’è che faceva nel
concreto? Tirava frecce! Voglio dire, son cose che vanno bene per giocare a
cowboys e indiani, ma io è dall’età di 13 anni che ho una superforza.> disse
mostrando i bicipiti <E divento più forte ogni anno che passa!>
<Ragazzina> le
rispose Clint, innervosito dalle sue allusioni <Io sbattevo dentro i tuoi
genitori da prima che tu nascessi!>
<Già..... aiutato da
dei del tuono, androidi e mutanti, dico bene?>
Trudy Creel era saccente e
aveva un tono di sfida. Dallo sguardo che avevano, era evidente che anche gli
altri due ragazzi la pensavano come lei.
Adolescenti coi
superpoteri. Non c’era niente di più arrogante.
Quei mocciosi avevano
bisogno di abbassare le penne.
<Tra cinque minuti in
palestra.>
<Come?> chiese
Jason.
<Mi avete sentito.
Cinque minuti. Non tollero ritardi.> disse uscendo dall’aula.
<Che cosa avrà in
mente?> domandò Felix.
<Mi sa che il vecchio
se l’è presa....> osservò Trudy, sprezzante.
I cinque minuti passarono
e i ragazzi si recarono nella palestra come era stato loro detto. Lì c’era
Occhio di Falco, che impugnava il caratteristico arco e la rispettiva faretra.
<Che si fa adesso?>
chiese Jason.
<Ci darà una dimostrazione
della sua famosa mira.... > sbuffò Trudy a bassa voce, ma non così bassa da
non farsi sentire da Clint.
<No, non farò alcuna
dimostrazione, bensì faremo qualcosa di molto diverso. Allora, voi tre pivelli siete così
assolutamente sicuri che vi bastino i vostri poteri e non vi servano le lezioni
di un vecchio rudere come me, dico bene?> disse loro l’arciere.
I ragazzi non risposero.
<Andiamo, non siate
timidi.... poco fa in classe eravate tanto spavaldi..... allora, non è così che
la pensate tutti e tre?>
<Si.> rispose Trudy
per conto di tutti.
<Bene. E allora
facciamo così: ci affronteremo in combattimento. Io contro voi tre. E potete
usare i poteri. Se riuscirete a sconfiggermi, dirò io stesso ai Vendicatori che
non necessitate di ulteriori lezioni etc e che siete pronti per entrare in
azione.>
<Non ci credo. C’è la
fregatura vero?> disse Felix.
<Nessuna fregatura.
Giuro.>
<Andiamo mister
Barton.... non volevamo offenderla. Sappiamo dei suoi trascorsi e che è stato
uno dei pezzi grossi, ma così....>
<Sì insomma... quello
che Felix sta cercando di dirle è che è da un po’ di tempo a questa parte lei
è, uh, fuori allenamento e che ....>
<Potrebbe farsi
male.> lo interruppe Trudy.
<So il fatto mio. Sono
io che ve lo sto chiedendo. Cos’è avete paura di affrontate un “vecchio” come
me? Andiamo.... siete in tre contro uno. Che aspettate? FORZA!>
I ragazzi si guardarono
negli occhi e un sorrisetto spavaldo e arrogante apparve sui loro volti.
<D’accordo> disse
Felix < Lo ha voluto lei...> e terminata la frase, il suo corpo cominciò
a mutare: del pelo arancione cominciò a coprire il suo corpo e il suo volto
iniziava a mutare in lineamenti ferini.
Anche Jason stava subendo una
trasformazione, assumendo la forma di quello che pareva essere un grosso
rettile, ma né lui né il suo amico riuscirono a completare la mutazione: Jason
venne colpito al petto da un’elettrofreccia che ne
paralizzò i muscoli, mentre Felix venne imprigionato da una freccia–rete che lo
immobilizzò.
Trudy Creel rimase
impietrita e non riuscì neppure a sbattere le palpebre.
<EHI! Non eravamo
pronti!> gridò Felix.
<Cosa credete, che
durante un combattimento i vostri avversari aspetteranno i vostri comodi?>
gli rispose Clint.
<Hai imbrogliato!>
lo additò Trudy.
<Oh perché, siamo alle
olimpiadi? QUESTO MESTIERE NON E’ UN GIOCO! I criminali che vi attaccheranno
non avranno alcuna lealtà! Sono privi di scrupoli! Cosa credi, Creel, che i
tuoi genitori ci avvisassero quando venivano ad abbattere la nostra base???>
L’allusione al passato
criminale dei suoi genitori irritò ulteriormente Trudy.
<Ma con te non userò
l’arco. Avanti ragazza, attaccami. Mostrami quella superforza di cui tanto ti
vanti....> le disse in modo assolutamente provocatorio.
Rabbiosa, la giovane si avventò
su di lui, cercando di colpirlo con un pugno, ma con una schivata Clint lo
evitò. Anche il colpo successivo, e quello dopo ancora.
<Sei lenta,
prevedibile. Ti muovi a casaccio.>
osservava, mentre ogni tentativo della ragazza andava a vuoto.
<Non hai un criterio,
né equilibrio. Cos’è, stai boxando con l’aria?> aggiunse, rincarando la
dose.
Trudy era piena di rabbia.
Falco impugnò l’arco e la
colpì dietro le ginocchia, facendola cadere a terra, poi prese una freccia
dalla faretra e usandola a mò di pugnale, la puntò al viso di lei, fermandosi a
pochi centimetri dal suo occhio.
<BAM! Sei morta. E non
hai messo a segno un solo colpo!> le disse.
Tutti e tre i ragazzi
erano stati sconfitti in pochi minuti, senza possibilità di replica. Falco non
aveva neanche sudato, e nessuno di loro lo aveva nemmeno sfiorato.
Sentivano vergogna e
imbarazzo.
<Allora, come avete
visto, questo vecchio “saltimbanco” da circo è riuscito a mettervi nel sacco.
Tutti e tre. E sapete perché? Perché anche se non ho dei superpoteri, possiedo
una qualità che a voi manca: si chiama esperienza.> disse, mentre liberava
Felix dalla rete.
<Ho affrontato più
battaglie di quante volte vi siate lavati i denti voi. Ogni mossa o colpo che provate
a darmi, gente ben più pericolosa e cattiva me lo ha già sferrato. E questo
vale per qualunque avversario affronterete là fuori. E se sono riuscito io a
stendervi, che sono un semplice arciere non più nel fiore degli anni, cosa
credete che vi farebbero Thanos o Kang, eh?>
Nessuno dei tre ebbe il
coraggio di replicare.
<Bene. Ora che abbiamo
ristabilito le gerarchie torniamo in classe e.....> non terminò la frase
perché un raggio lo colpì alla schiena.
<MISTER BARTON!>
urlò Trudy.
Dal corridoio entrò una
macabra e spaventosa figura.
<Occhio
di Falco.... ci rivediamo.>
Era inconfondibile: tutti
lo riconobbero immediatamente, anche se fino a quel momento lo avevano visto
solo in foto e ne avevano solo sentito parlare.
<ULTRON!> gridò
Jason.
<Vedo
che stai addestrando un’altra generazione di Vendicatori..... inaccettabile.
Non posso permetterlo. Voialtri non siete concepiti nel nuovo mondo che intendo
creare.>
<Coraggio,
attacchiamolo!>
<N-No.....
fe-fermi!> sussurrò Falco ancora dolorante.
Felix assunse la sua forma
felina e gli saltò addosso, ma il suo balzo venne fermato a mezz’aria da una
scarica elettrica emessa dal robot.
<Dannata lattina, ma
adesso io....> Jason assunse la forma
di un grifone e si alzò in volo, Ultron
fece lo stesso e si scontrarono a mezz’aria.
<Attacco
diretto, prevedibile. Punto debole, le
ali. Voi forme organiche non siete fatte per il volo.>
Così dicendo afferrò le
ali sulle sua schiena ed emise una potente scossa che mandò il ragazzo in
agonia, facendolo precipitare al suolo.
<Oh no, Jason!> urlò Trudy spaventata.
<Il
tuo amico non è morto. Non ancora, almeno. Ma il tuo decesso è garantito se mi
sbarri ulteriormente il passo.> sentenziò la macchina.
Trudy Creel aveva paura,
ma la rabbia che provava era più forte.
<Tu ... bastardo
metallico.... io ti faccio a pezzi!> e gli si avventò addosso, cercando di
tempestarlo di pugni, ma il robot era composto di una lega che la ragazza non
poteva intaccare.
<La
tua forza, per quanto sovrumana, non è ancora sufficiente contro di me.> e la afferrò per la gola, strangolandola.
Le sue fredde mani di
metallo le stringevano il collo mentre il suo viso mostruoso gli si parava
davanti agli occhi. Temeva che sarebbe stata l’ultima immagine che avrebbe
visto in vita sua quando Occhio di Falco saltò sulla schiena del robot.
<Tieni Ultron, manda
giù questa!> prese una freccia e la ficcò nella bocca nel robot.
Ultron prese a muoversi in
maniera anomala, mentre dalla bocca emetteva scintille, fino a quando cadde a
terra come una marionetta a cui avevano tagliato i fili e non si mosse più.
<E’... morto?>
<Per quanto può esserlo
una macchina. Freccia ad impulsi elettromagnetici con anima di vibranio. Un
dono di Pantera Nera. Costa quanto una Maserati, ma è stata efficace.> le
rispose Clint.
<Ma... com’è accaduto?
Come ha fatto ad entrare?> chiese Jason, riprendendosi.
<Gi... Questa base non
dovrebbe avere degli allarmi?> gli fece coro Felix, dolorante.
<Certamente. Ma questo
non è il “vero” Ultron.... è uno dei
suoi costrutti. Dei servi meccanici, diciamo. Lo tenevamo in laboratori per
analizzarlo. Dio solo sa cosa lo ha attivato.>
<Ci ha salvato la vita,
mister Barton.> lo ringraziò Trudy.
<E’ vero, senza di lei
saremmo morti. Ci ha... sbaragliati.>
<Sì.... grazie.>
<Non ringraziatemi
ragazzi... ma fate tesoro anche di questa spiacevole esperienza; i vostri
poteri non bastano. Non servono a nulla se non sapete combattere, da soli o
come squadra. Là fuori c’è sempre
qualcuno di più potente. Voi dovete imparare ad essere più furbi, ad essere
preparati a qualunque sporco trucco quelle canaglie hanno in serbo per voi.
Solo così si arriva alla mia età con ancora tutte le dita attaccate alle
mani.>
<Si mister Barton.
Abbiamo capito.> gli rispose Trudy.
Più tardi, seduto alla sua
scrivania, Clint stava correggendo alcuni questionari quando alle sue spalle
apparve Ultron con una tazza di caffè in mano.
<Clint,
fai una pausa?> chiese al voce
metallica.
<Aw, al diavolo Jo....
non puoi tornare normale? Sei inquietante!>
<Va
bene caro... stavo solo scherzando.> gli
rispose Jocasta.
<Senti,
io mi sono prestata, ma devo chiedertelo: perché quella messa in scena?>
<Ai ragazzi serviva una
lezione. E non sarebbero serviti a niente tutti i paroloni e i sermoni di
questo mondo.... io solo so bene, tanti anni fa ero esattamente come loro;
arrogante, sbruffone, convinto di avere tutte le risposte e che non mi
servissero consigli. Ah! Che stupido che ero.... sapevo che solo vedendo coi loro occhi quanto
ancora fossero impreparati ed “acerbi” avrebbero accettato di avere molto da
imparare.>
<Avrei un’altra domanda
da farti, se non ti dispiace...>
<Spara.>
<Perché
lo fai, Clint? Voglio dire.... potresti ritirarti a vita privata ormai. Stare
lontano da combattimenti, superpoteri e cose di questo genere... perché rimani
ancora legato a questa vita?>
Clint si allisciò la
barba, fece un sospiro e le disse:
<Devo ripagare un
debito. Vedi, tanti anni fa i Vendicatori mi diedero una seconda chance. Come
ti ho detto, era un ribelle, non rispettavo alcuna autorità, vivevo seguendo il
mio istinto e infischiandomene delle regole. I Vendicatori mi hanno
raddrizzato, facendo di me a poco a poco un leader, un uomo capace di prendere
la situazione in mano e di guidare gli altri. E la cosa migliore che posso fare
a questo mondo ormai è rendere il favore, facendo fare a ragazzi come questi lo
stesso percorso di crescita che ho fatto anche io.... anche a costo di doverli
imbrogliare, se occorre.>
<Non
ti ricordavo così sentimentale, Occhio di Falco.> gli disse
Jocasta.
<Che vuoi che ti dica?
Gli anni hanno ammorbidito anche me.>
le rispose lui, sorridendole.
FINE.