MARVELIT
presenta:
N.F.4
di
Yuri N. A. Lucia
Responsabilità e sacrificio
Rjanor non si era mai considerato un
assassino durante i suoi 51 anni di vita. Era un soldato, un guerriero e come
tale aveva combattuto sempre contro altri come lui. Non aveva mai ucciso nessun
innocente, e aveva sempre cercato di far sì che questi ricevessero il minor
danno possibile dalle azioni da lui compiute , o dalle decisioni che aveva
preso.
Molte cose cambiano nella vita ed ora sentiva
di non poter più vantare d'essere un uomo d'onore perché a causa sua una
persona priva di colpe aveva perso la vita. Sapeva cosa rischiava con
quell'operazione ed era pronto a pagarne il prezzo visto quello che c'era in
ballo. Nonostante ciò era come se fosse stato lordato dentro da una sozzura che
non si sarebbe mai più potuta lavare.
Entrò nella cabina dove era stata posta la
capsula di stasi entro cui era contenuta la chiave della salvezza di miliardi
di esseri, dei suoi figli... guardò il corpo contenuto al suo interno e pensò
che aveva grosso modo l'età di Khjanon, il più piccolo dei suoi figli. Chiuse
gli occhi strofinandoli un po’ con due dita e chiese mentalmente perdono per
quello che aveva fatto e per quello che si accingeva a fare.
"Signore per ora non ci sono problemi. La base ci
comunica che la situazione è ancora stabile proprio come quando siamo
partiti."
"Molto bene Tamrra. E' stato di parola e del resto
non ci aspettavamo che fosse diversamente. Rilevato niente?"
Il giovane sottoufficiale skrull si girò verso il
superiore
"No signore, nulla."
"Capisco- disse tradendo una certa
inquietudine- tuttavia non mi
fido. Non posso credere che i terrestri non tentino nulla per salvarlo.
Eseguite scansioni continue dello spazio circostante. Ora che siamo nei pressi
del nostro sistema solare siamo più vulnerabili. E' il momento giusto per
tentare qualcosa."
Sapeva che sarebbe stato così... lo aveva capito mentre
trattava con il capo dei New Fantastic Four: lui gli avrebbe dato la caccia, fosse anche stato nella terra degli avi.
La Tonkar era una nave piccola se paragonata agli
standard Shi'ar ma non per questo meno temibile di un incrociatore di
dimensioni superiori. Possedeva un potenza di fuoco tale da poter trasformare
un'area 10 volte superiore a quella occupata da New York in un cratere radioattivo profondo 3Km (come confermavano i test
condotti su un piccolo planetoide alcuni anni prima). Era equipaggiato con il
meglio della tecnologia dei loro alleati e poteva tenere testa a qualsiasi nave
d'assalto skrull.
I terrestri, o meglio la Richards-Storm l'aveva dotata
di un utile dispositivo di distorsione quantica che per un certo lasso di tempo
la poteva rendere virtualmente invisibile a qualsiasi tipo di rilevamento. Come
un segugio infaticabile aveva seguito le tracce dei motori iper luce della nave
nitrusiana fino ai limiti del sistema solare di Nitrus.
L'avevano superata e si erano posti sulla
traiettoria di rientro pronti ad intercettarla. Nonostante la superiorità non
potevano sferrare
un attacco a piena potenza per non compromettere la vita di Franklin.
Quando gli skrull si videro comparire di fronte il
vascello cercarono di mettere in atto una manovra evasiva sparando prima alcune
testate ioniche in modo da distrarre i loro avversari.
Tuttavia un trucco che sarebbe sicuramente servito a
spiazzare qualsiasi altro nemico non ebbe effetto con una nave il cui
comandante era in grado di stabilire se un pericolo fosse reale o meno.
"Proseguite a dritta. Le testate non sono state
caricate al massimo della loro potenza, non riusciranno a danneggiarci. Le
hanno sparate solo per cercare di sorprenderci."
Nessuno sulla Tonkar si sarebbe sognato di discutere i
suoi ordini e nessuno lo fece.
Proseguì verso il bersaglio che aveva invano cercato di
portarsi su un'altra traiettoria risentendo solo in minima parte di
un'esplosione insufficente a compromettere i potenti scudi difensivi.
Vennero esplose alcune raffiche d'impulso e quando
Rjanor capì cosa stavano per fare era troppo tardi.
Avendo annullato per alcuni secondi il campo di forza si
erano trasportati a bordo della sua nave.
Non sapevano dove fosse esattamente Franklin. I suoi
segnali erano stati ben schermati. Si erano teleportati in diverse sezioni
della nave divisi in coppie.
Spiderman - Ghostrider
Wolverine-Hulk
SheHulk-Cap America
Thor e Tony erano rimasti a bordo come squadra
d'emergenza.
Si erano materializzati in locali periferici
sapendo bene che punti strategici come la sala motori e il ponte di comando
possedevano una sub schermatura meno potente ma indipendente e difficilmente
cortocircuitabile. Quindi, come da programma, si mossero tutti verso i centri
nevralgici del vascello skrull.
I corridoi divennero in breve dei campi di
battaglia. Spiderman, inferocito ma allo stesso tempo freddo, combatteva con
rabbioso vigore, pensando al suo
ragazzo e a quanto avvenuto sulla Terra. Aveva visto diverse centinaia di corpi
in strada o racchiusi in lamiere contorte. Aveva visto pezzi di corpo sparsi in
ogni direzione. Aveva visto la gente piangere ed urlare mentre cercava i propri
cari che non avrebbero più potuto abbracciare. Aveva visto quello che avevano
fatto a zia May...
agganciò il primo skrull che gli comparve
davanti con una tela e strattonò mandandolo a sbattere contro una parete. Le
ossa vennero frantumate come se fossero state di carta e le schegge reclamarono
un'uscita verso l'esterno portando con se fiotti di sangue verde viscoso e
dall'odore acre. Ghost fece la stessa cosa con la sua catena che si attorcigliò
intorno ad un
braccio alieno spezzandolo e mandò lo sventurato dalla parte opposta
regalandogli una fine identica alla prima vittima dello scontro.
Occhi enormi e bianchi si fissarono sui difensori della
nave ma ormai non vedevano più ne nemici ne mostri alieni ne altro...vedevano
solo prede.
Il tenente Pajjap aveva una carriera luminosa davanti a
se... era un combattente di gran talento e molto zelante nell'eseguire gli
ordini. A missione terminata ci sarebbe sicuramente stata una promozione per
lui ed invece tutto quello che ebbe in sorte furono gli
artigli di un essere alieno chiamato Wolverine che troncarono di netto la sua
testa mandandola a rotolare miseramente tra i piedi dei suoi compagni. Logan si
era caricato psicologicamente durante tutto il viaggio lasciando che la rabbia
montasse dentro di lui per poi poterla incanalare in un'esplosione di furia
animalesca durante la quale tranciava, asportava e sezionava con brutale
efficienza chiunque cercasse di ostacolarlo. Banner dal suo canto non stava
facendo qualcosa di molto diverso. Aprì letteralmente in due un
malcapitato che aveva cercato di sparargli a distanza ravvicinata con un arma a
raggi. Il suo sangue schizzò ovunque e gli altri capirono che fronteggiando
quei due mostri sarebbero andati contro alla morte certa.
Steve Rogers aveva visto tanta, troppa morte
in vita sua. Sui campi di combattimento in Europa molti anni addietro e da
quando si era risvegliato le cose non erano certo migliorate. Tuttavia non
riusciva mai a rimanerne completamente indifferente perché per lui ogni vita
era preziosa, anche quella di un nemico. Sapeva che i suoi compagni di squadra
non si sarebbero fatti scrupoli, forti anche del fatto che la missione, come
aveva previsto Spiderman, era stata classificata come livello
"rosso". Questo equivaleva in termini pratici ad una licenza di
uccidere chiunque avesse cercato di impedire il recupero del ragazzo e nessuno
sulla Terra avrebbe sicuramente biasimato i partecipanti alla missione per aver
eliminato quelli che erano stati indicati come i mandanti della strage di New
York. Non poteva essere d’accordo con quel modo di agire e all'improvviso si
rese conto di quanto fossero cambiate le cose negli anni... di quanto quei New
Fantastic Four, pur avendone raccolto l'eredità e aver combattuto altrettanto
coraggiosamente, fossero diversi dal quartetto originale. Si era sempre
preoccupato dell'influenza che il governo voleva esercitare sui super umani ma
adesso accadeva qualcosa di diverso... erano i super umani ad esercitare
quest'influenza sulla Casa bianca, sui Servizi Segreti e persino sulla
Commissione di Controllo per gli Affari Super Umani, finanziata di fatto dalla
Foundation. Aveva visto come il loro ufficio stampa aveva comprato senza troppi
problemi il favore della stampa a che mettessero i quattro sotto la luce di
vittime e non di carnefici e pur sapendo che la cosa era vera non poteva non
provare preoccupazione per la facilità con cui avevano dimostrato di poter
piegare l'opinione pubblica in loro favore.
Si chiese quanto fossero controllabili
effettivamente i guardiani della Terra e se effettivamente non si fossero
trasformati in qualcosa di diverso.
Jennifer Walters conosceva da diversi anni Cap e intuiva
che cosa stesse pensando in quel momento. Forse un tempo avrebbe condiviso i
dubbi che evidentemente aveva lasciato trapelare ma ora era diverso. Lei era
parte di tutto quello e aveva sempre appoggiato le loro decisioni e se
all'inizio lo aveva fatto con riluttanza e con diverse riserve aveva piano
piano accettato l'idea che fosse meglio così. Certo era vero che si erano
appropriati di un'enorme potere di influenza sulla vita politica del paese ma
quanto bene avevano fatto ad esso e all'umanità intera? Quanto avevano
sacrificato in nome della pace e della sicurezza? Se non fosse stato per loro
quanti sarebbero morti in Iraq? O in Afghanistan? O in Kossovo o durante la
crisi del nord Corea.
Se non avessero imposto,
usando la loro influenza presso il governo inglese, il ritiro delle truppe
dall'Ulster l'Ira starebbe ancora compiendo attentati su attentati. Cap era un
grand'uomo ma aveva una visione del mondo... molto limitata. Era tramontata
l'era in cui si combattevano i criminali e il male seguendo regole proprie,
continuando sempre ad assecondare perversi giochi di ciclicità. Ora si poteva
fare di più... si stava facendo di più.
Si chiese quanto ci si potesse fidare dei tre Avengers
venuti con loro e quando vide lo skrull che aveva puntato Cap, impegnato con
quattro avversari per un istante, un brevissimo istante, si chiese anche se
sarebbe stata abbastanza veloce da salvare il compagno o se, troppo lenta, non
ne avrebbe potuto impedire una morte straziante e dolorosa ma che avrebbe
sicuramente eliminato il problema dei contrasti di opinione tra Steve e Peter.
She Hulk invece fu veloce e deviò con il proprio corpo
un colpo che per l'eroico scudiero a stelle e strisce sarebbe stato letale e
che invece per lei rappresentò solo un piccolo bruciore sul petto.
Lui la ringraziò dopo essersi sincerato che stesse bene e lei non poté far a meno di sentirsi male per
quello che aveva pensato.
Erano entrati in una serie di corridoi
claustrofobici color argento, un
incubo uscito dalla mente di un folle che avrebbe disorientato chiunque non
possedesse il bizzarro senso estetico degli skrull o una feroce determinazione
a raggiungere l’obbiettivo. Spiderman era dotato sicuramente della seconda.
Il rivelatore ad altissima sensibilità costruito prima
di partire da Bruce e Tony avrebbe dovuto rilevare l’impronta energetica di
Franklin non appena giunti in sua prossimità.
Non c’erano possibilità d’errore, il
ragazzo, a quanto diceva lo strumento, doveva essere dietro una massiccia porta
circolare sulla loro destra.
“Ghost, fai saltare le chiusure con la
catena svelto!”
Mentre Dan eseguiva prontamente i suoi
ordini attivò il segnale che avvertiva gli altri che Frank era stato trovato e
di convergere nel luogo nel quale ora si accingevano ad entrare
Rjanor era in piedi, vicino all’unità di
stasi in cui era contenuto il ragazzo e stringeva nella mano destra un’asta di
metallo terminante in quella che sembrava un bocca di fuoco di forma conica
ornata da diversi fregi. Erano di nuovo l’uno di fronte all’altro e stavolta
non c’erano ostaggi per cui negoziare.
“Ridammi il ragazzo - intimò allo skrull - e ce ne
andremo di qui senza farvi nient’altro. Sono già morti molti dei tuoi, io direi
anche troppi, hai l’occasione di chiudere la cosa prima che sia troppo tardi
per tutti.”
“Ho ancora io il tuo protetto Spiderman, non
dimenticarlo. Se fossi in te starei attento
alle mie azioni.”
“Non provarci skrull, non barare con me o credi proprio
che io sia stupido? Non hai messo in atto un rapimento così complesso solo per
uccidere poi il tuo bersaglio o permettere che riceva dei danni. So che le
ferite che Franklin ha riportato sono accidentali, gli ex ostaggi ci hanno
raccontato la dinamica dell’accaduto. Te lo ripeto per l’ultima volta quindi:
ridammi il ragazzo oppure ne pagherai le conseguenze.”
Quando gli altri arrivarono sul posto trovarono il loro
leader che si confrontava con il capo degli skrull che li avevano costretti a
quella missione. Ghost si era fatto da parte e stava leggermente dietro
rispetto a Peter che intanto fronteggiava il suo avversario. La tensione era
palpabile e si aspettavano una reazione violenta da parte dell’altro.
“Se mi arrendo…se lo faccio condannerò a morte il mio
popolo… il mio pianeta…”
“Nitrus era un pianeta felice mi devi credere, anche se
so che la frase può apparire scontata… a differenza di altri mondi skrull non
siamo bellicosi ne abbiamo particolari mire espansionistiche… la tribù dalla
quale discendiamo si è sempre distinta in questo dagli altri suoi simili ed è
per questo che ad un dato momento cercarono una casa il più possibile lontano
da un mondo natale la cui politica sempre meno condividevano. Riuscirono a
realizzare una società che definireste utopica di cui noi siamo gli eredi e i
difensori…la nostra tecnologia bellica è stata sviluppata unicamente per la
nostra difesa.
Non siamo però riusciti a difenderci dalla più grande
delle minacce che un mondo abbia dovuto affrontare… Galactus!”
I presenti sussultarono a quel nome. Tutti sapevano chi
era e cosa era. Tutti sapevano che aveva rappresentato in più di un’ occasione
un pericolo anche per la Terra.
“Non ho bisogno di spiegarvi altro da quello che vedo
perché di certo immaginate da soli il perché della sua venuta sul nostro mondo. Le nostre armi più potenti… il vanto della nostra
scienza più avanzata non riuscì neanche a fargli il solletico… dei! Eravamo
disperati e come non avremmo potuto esserlo. Se ne stava lì nel cielo, parlava
con la voce del tuono e della tempesta e ci diceva, come se fosse una cosa
naturale e scontata che il nostro pianeta, la nostra patria sarebbe stata
distrutta per saziare la sua fame. Non potevamo fare nulla per fermarlo, nulla…
ma ebbi un idea.
Anche noi abbiamo un servizio segreto che ha
sempre operato solo per permetterci di prevenire eventuali aggressioni degli
altri skrull. I nostri agenti ci avevano informato da tempo dell’esistenza di
un pianeta che per l’Impero era una spina nel fianco. Un bizzarro mondo pieno
di esseri dalla grande potenza che una volta era riuscito persino a tenere
testa a Galactus stesso.
Sempre secondo i file in nostro possesso
c’era un essere dal grande potenziale su quel mondo, il figlio dell’uomo che
era stato uno dei fautori della disfatta del titano e al tempo stesso lo aveva
salvato da una fine certa, quanto auspicabile, il tuo Franklin.”
“Speravi di poter utilizzare Fank come arma
contro di lui?”
“No. Come merce di scambio.”
“Cha cosa va blaterando questo qui? - sbottò Logan - Io
dico di farlo a pezzi e di riprenderci il ragazzo! Che stiamo aspettando
Spider?”
“No Logan. Abbiamo già ucciso a sufficienza e se posso
evitare altre morti lo farò. Continua, voglio sapere che cosa intendi per merce
di scambio.”
“Conoscete senza dubbio la
storia di Silver Surfer, alias Norrin Radd, l’araldo che lo tradì proprio in
occasione della sua venuta sulla Terra mettendosi dalla vostra parte e
aiutandovi a sconfiggerlo anche se a prezzo di un lungo esilio sul vostro
mondo. Il divoratore lo scelse come suo araldo, trasformandolo in modo che
potesse servirlo trovando per lui pianeti da divorare. Esso si offrì come
volontario per salvare il suo pianeta, Zen Là da una fine sicura. In principio
io, Rjanor, capo della sicurezza del nostro governo mi offrii volontario per
servirlo proprio come fece lo zenlaniano, ma rifiutò la mia offerta dicendomi
che nessuno sul nostro pianeta era adatto a servirlo come araldo. Pensai allora
che c’era stato un essere del vostro pianeta che lo aveva servito come
aveva fatto Surfer prima della defezione e mentre lo vedevo continuare a
montare impassibile i suoi enormi macchinari che ci avrebbero condannato tutti
a morte certa, mi ricordai del dossier sul ragazzo. “
Tutti erano a bocca aperta, eccezion fatta per Peter che
aveva capito quale era il finale del racconto ancora prima che l’altro ci
arrivasse.
“Così proponesti di procurargli Franklin in cambio della
salvezza del tuo mondo natale.”
“Accettò la proposta dopo averci pensato su. Dandoci 3 mesi di tempo per portargli il ragazzo. So
cosa tu e i tuoi amici state pensando di me… e lo condivido. Ho barattato la vita mia e dei miei simili con quella di una
creatura innocente che non centrava nulla, condannandolo ad un destino orribile
come servo di un crudele dio che lo trasformerà in un emissario di morte, ho
provocato una fine orribile a tante persone per portare a termine il mio piano,
alleandomi con i criminali che voi chiamate Hydra ero conscio di compiere un
azione potenzialmente pericolosa per tante persone. Mi assumo tutte le
responsabilità e non chiedo il vostro perdono perché so che non lo otterrei.
Tuttavia nonostante sappia che sono per molti aspetti nel torto non rinuncerò
al mio proposito…non posso lasciare che la mia patria e tutti i miei simili
muoiano.”
Spiderman guardò il ragazzo che fluttuava nella capsula
studiandone con affetto ogni lineamento, ogni particolare delle forme del corpo
e si ritrovò a pensare che stava diventando un uomo.
Poi tornò a fissare Rjanor
“Capisco e non ti biasimo - disse con tono comprensivo
provocando stupore in tutti.
“Cosa??!? Come puoi dire
questo? Dopo quello che ha fatto, che ti ha…”
“Jennifer ti prego…non dimentico affatto quello che è successo ne che è
stato un soldato Hydra e non lui a fare fuoco. Rjanor non è un assassino, sta
solo lottando per il suo popolo e per la sua casa e Dio mi è testimone, al
posto suo avrei fatto lo stesso.”
Guardava verso il basso e meditava su molte cose in quel
momento.
I soldati di Rjanor erano fermi sulla porta come aveva
ordinato il loro comandante e avevano abbassato le armi attendendo il prossimo
sviluppo di quella assurda situazione.
L’astronave era divenuta un mattatoio
volante piena com’era di cadaveri orribilmente trucidati e il gruppo dei
guerrieri della Terra era pieno di ferite e stanco.
Spiderman più di tutti sentiva questa stanchezza
dell’anima e più di tutti nel cuore era stato privato di qualcosa. Quella sua
comprensione per quanto stava vivendo lo skrull, il suo dramma, l’aver dovuto
ignorare la voce della coscienza, l’essersi macchiato di diverse colpe pur di
perseguire il suo scopo derivavano dalla sua esperienza personale, dalla
consapevolezza che negli ultimi anni molto spesso aveva anche lui agito così.
Si chiese quando Peter Parker fosse morto. Fino a quel momento aveva pensato
che era stato nel momento in cui aveva visto zia May, la sua zia May, giacere
in terra senza più vita, le carni martoriate mentre cercava di prestare
soccorso all’amato nipote. Evidentemente non era così. Che fosse stato quando
aveva lasciato che Matt si uccidesse portando Fisk con se a conclusione di una
folle crociata contro le forze del male. Forse in Iran quando entrarono in
quell’istallazione provocando un centinaio di morti. Forse in Iraq quando
durante un combattimento con quei super umani al soldo della lega araba un
intero villaggio era scomparso con i suoi abitanti in una sfera di fuoco
radioattivo. Chissà…forse era morto quella sera quando rincasando scoprì che
suo zio era morto e che era stato lui ad ucciderlo. Per tutta la vita era stato
convinto che Spiderman era la sua seconda pelle, la sua seconda personalità,
una maschera contro il mondo esterno, una barriera tra lui e il dolore
bruciante… no… non era così… Peter Parker era ridotto ad essere una maschera,
un pallido spettro di ciò che era, una barriera tra lui e la ferocia che gli
urlava dentro di prendersi la sua vendetta e di bruciare tutto e tutti,
l’ultima illusione di umanità riservata a chi amava e a lui stesso. C’era solo
il ragno ora… c’era sempre stato solo lui… era così da anni ormai e se ne
rendeva conto adesso.
“Ascolta, sono pronto ad aiutarti ma non a scapito del destino di Franklin. Hai detto che mi puoi capire vero?
Per me è come un figlio e non posso lasciare che venga sacrificato così.
Vi aiuterò io Rajanor.”
“E come? Voi volete affrontare Galactus?”
< Ci puoi scommettere - fece
Dan - lo prenderemo a calci nel…>
“No Ghost… non ho detto questo.”
Dan era interdetto e Bruce intervenne
“Cosa hai in mente Spiderman? “
“Vi chiedo di fidarvi di me e lo chiedo anche a te
Rjanor. Sei un uomo d’onore e in nome dell’onore ti chiedo una possibilità.
Galactus ha accettato di darti udienza da quello che ho capito vero?”
“Si… - Rjanor era in parte confuso ma speranzoso - mi
sono avvicinato con un veicolo alla sua astronave. Lui galleggiava a pochi
metri da essa e stava montando una complessa apparecchiatura, credo usando la forza del pensiero. All’inizio
sembrava ignorarmi ma poi alla fine ha ascoltato le mie parole.”
Spiderman considerò le sue parole e quanto fino a quel
momento raccontatogli.
Se le sue conclusioni erano errate non avrebbe potuto
far nulla per quel mondo alieno ma sapeva di non sbagliare.
“Bene…allora portami da lui Rjanor e vediamo se ci darà
di nuovo ascolto.”
“Non puoi farlo Peter! Non devi! E’ troppo pericoloso.
Posso capire che tu voglia aiutarli ma non a costo della tua vita. Galactus
potrebbe arrabbiarsi per il fatto che Frank non gli è stato prontamente
consegnato e potrebbe…distruggerti in un solo istante con un solo pensiero.”
Peter guardava la superficie del pianeta
Nitrus.
Il colore era un verde dominante con sfumature rosa molto
rilassante.
Il continuo rifluire degli oceani metteva una gran pace
dentro, una pace che non sentiva da diverso tempo ormai. Doveva essere molto
bello e non si meravigliava che lo chiamassero anche La Casa dell’Armonia.
L’astronave sferica stava alcuni
chilometri sotto di loro e se si era accorta della loro presenza non lo dava a
vedere.
“Ma mi ascolti mentre ti
parlo?! Cristo iddio Peter.”
Il pugno di Jennifer si abbatté
sul tavolo piegandolo in due.
“Attenta - fece lui con voce dolce - non è bello
rovinare il mobilio dei nostri ospiti. "
Pianse di nuovo maledicendosi perché si era ripromessa
di non farlo più, non dopo tutte le lacrime già versate sulla Terra per zia
May, per l’angoscia di non sapere cosa il destino riservava al suo amato Frank
se lo avrebbe rivisto o meno vivo e per il dolore che aveva visto sul volto
dell’uomo a cui si era legata profondamente nel corso di tutti quegli anni.
Aveva imparato molte cose di Peter Parker vedendone una
parte che pochi conoscevano ed amandola.
Provava molte cose per lui: rispetto e ammirazione per
come aveva saputo guidare i New Fantastic Four trasformandoli in qualcosa di
grande, forse persino più grande del quartetto originale, per il coraggio con
il quale aveva saputo sempre affrontare tutte le situazioni, anche quelle più
drammatiche.
Meraviglia per la bontà e la generosità che aveva sempre
saputo dimostrare, per l’importanza che sapeva dare ad ogni vita anche a quella
dei suoi nemici.
Non riusciva ad immaginare la sua vita senza di lui non
voleva rinunciare a quell’essere che aveva portato tanta luce nella sua vita.
Lui le carezzo con infinito
amore la guancia e lei prese quella mano stringendola come se fosse
l’ultima volta… cercò di scacciare quel pensiero.
“Andrai nonostante tutti noi siamo in disaccordo con
quello che stai per fare?”
“Si”
“Non ci dirai neanche cosa hai in mente?”
“Ti chiedo di fidarti di me.”
“Un salto di fede è questo quello che mi stai chiedendo
lo sai? “
“Suppongo di si…”
Lei sorrise tristemente.
“E sia…”
“Per tutti questi anni ti sei sempre chiesta se io sia
stato o no felice di aver scelto te piuttosto che MJ.”
“Mi sono sempre chiesta se tu non ti sia pentito di non
aver di nuovo provato con lei per la tua storia con me. Ma non voglio una …”
Le pose un dito sulle labbra
“Shhh… non me ne sono mai pentito… mai… neanche un
giorno… e non ho mai smesso di ringraziare Dio per quello che mi aveva donato…
te e Franklin.”
La guardò intensamente negli occhi che erano velati
dalle lacrime
“Ti amo…”
Si baciarono cercando reciproco conforto nel calore dei
loro corpi
“Anche io Peter… per sempre.”
Aveva di nuovo indosso la sua faccia… la faccia di
Spiderman e stava facendo battute a tutti quanti come ai vecchi tempi, quando
era ancora un ragazzo che cercava di capire cosa il destino avesse in serbo per
lui.
Dan, che era
momentaneamente tornato alla sua forma umana,
cercava ancora di dissuaderlo dall'affrontare Galactus da solo mentre Bruce e
Logan, pur rispettando come loro solito la volontà del leader, lo fissavano
interrogandosi su quale fosse il vero piano che aveva in mente. Cercò di tranquillizzare Dan e dette un'occhiota agli
altri due indirizzandogli alcune battute che sapevano bene essere una
raccomandazione di occuparsi di Jenny e del ragazzo se non fosse tornato.
La sala in cui si trovavano era di forma semi circolare
e la parete incurvata era completamente trasparente. C'erano diverse piante dal
colore rosastro cariche di odorosi fiori del medesimo colore anche se di
sfumatura più scura, simili ai glicini terrestri. Le strada della città Yarron
dove si trovavano ne erano ornate insieme a statue di pietra bianca raffiguranti
gli eroi di quel mondo. La città era costituita, eccettuata la torre in cui
erano, da casette basse di massimo tre piani costruite in un legno rosso chiaro
con venature porpora scuro. Avevano i tetti aguzzi per evitare che la neve li
facesse crollare durante gli inverni e ogni casa aveva il suo giardino rosa ben
curato e ornato da cristalli azzurri intagliati nelle forme dei numi tutelari
che adoravano. Nei giorni di festa doveva essere molto bello vedere la gente,
intere famiglie, riversarsi per quei vialetti o nelle ampie strade principali,
mentre ridevano e scherzavano al ritmo folle di quadriglie skrull. Era normale
che i suoi abitanti amassero molto quel mondo, aveva il potere di far innamorare di se con i suoi boschi che
sembravano spuma sparsa sui fianchi di dolci colline e in ampie vallate, i suoi
oceani di smeraldo carichi di vita multiforme e multi colore. Poi alzò lo
sguardo al cielo e la vide...
capì anche tutto il terrore che provarono quei poveracci
quando comparve dallo spazio profondo l'arca
che portava la fine di tutto: l'astronave di Galactus.
La lancia sulla quale viaggiava era stata regolata in automatico e si dirigeva la
dove Rjanor avrebbe dovuto conferire con il titano delle stelle. La forma del
veicolo era allungata e ricordava quella di una gru. Sembrava costruita in un
unico pezzo di metallo di colore tra il dorato e il grigio scuro, ornato da
centinaia di piccoli fregi cuneiformi che davano l'impressione che fosse
coperto da un drappo semi trasparente. Spiderman si era lasciato affondare nel
morbido sedile che era sostenuto da un piccolo campo di forza a particelle, studiato in modo di
adattarsi perfettamente alla fisionomia di chi vi si sedeva dando l'impressione
di mettersi addosso una comoda vestaglia. Continuava a rimuginare sul suo piano
chiedendosi fino a che punto sarebbe riuscito ad arrivare. Aveva comunque buona
fiducia nei suoi mezzi ed era convinto che sarebbe riuscito, visto che tutto lasciava presupporre che avesse
capito tutto. Chiuse gli occhi e mentalmente raggiunse Frank che stava ancora
dormendo nella sua capsula in attesa di essere liberato in caso di suo successo, come era stato stabilito in base dagli accordi presi
con gli skrull. Erano brava gente, si disse, diversa dai loro simili facenti
parte dell'Impero e avrebbero mantenuto la parola data. Inoltre preferiva che
Frank dormisse in quel momento... ricordò quando assistendo alla proiezione
delle volontà di Reed, provò stupore e panico
scoprendo che gli era stata affidata la tutela di suo figlio. Aveva affrontato
decine e decine di minacce e un numero incalcolabile di situazioni
pericolose... ma crescere un ragazzo! Più di una volta la paura di sbagliare lo
aveva assalito ma con il tempo c'era stata una cosa che lo aveva aiutato.
L'amore che provava per quello che ora considerava suo figlio, un amore che era
nato dal primo giorno, quando, piangendo,
il bambino lo aveva abbracciato promettendo di fare il bravo a patto che
lui non fosse sparito come la mamma e il papà. Quel momento lo aveva vissuto
anche lui anni e anni addietro.
"Era questo che provavi per me zio Ben? - disse
chiamando mentalmente la figura dell'amato scomparso attraverso il mare del
tempo e dello spazio- Il senso di responsabilità che deriva dal sapere di dover
contribuire a costruire il suo futuro. L'amore che nasce dall'affetto
incondizionato che si riceve... eri tutto un mondo per me... ora capisco che
forse sono la stessa cosa per il ragazzo e Dio sa quanto lo ami... ti prego
zio... ho sempre pensato che tu in qualche modo proteggessi
da lassù me e zia May... fallo anche con Franklin e Jenny..."
poi soffocando le lacrime che venivano su al pensiero di
quello che aveva visto nella base quattro
"...e se puoi perdonami di non essere riuscito a
salvarla...perdonami anche tu zia..."
arrivò alla fine alla meta del suo viaggio sapendo che
stava per affrontare la sfida più grande di tutte.
Era lì, in piedi sulla prua della piccola navetta
biposto, a un migliaio e più di metri di altezza, ansimava per la minor
presenza di ossigeno e cominciava a sentire il freddo insinuarsi
all'interno della sua suit termo isolata.
Stava fronteggiando il torreggiante incubo di quasi
tutti i viventi della Galassia, il flagello dei mondi, lo spettro nero del
cosmo.
Il dio Galactus.
Questi era uscito silenzioso dalla gigantesca sfera che
da tempo era anche il suo tempio, il carro che lo portava da sole in sole in
cerca di pianeti da divorare nel tentativo di placare una fame implacabile.
Da terra tutti osservavano mediante le cam telescopiche
l'incontro tra la guida dei N.F.4 e il gigante.
Tutti erano preoccupati per lui, anche gli Avengers
presenti.
"Invero il suo coraggio è degno di lode e di essere
cantato per tutte le generazioni a venire nelle dorate aule del palazzo di
Odino, Padre in Asgard. "
e facendo eco alle parole del dio del tuono e del
fulmine rispose il vendicatore oro e scarlatto
" Io so che poche volte nella vita ho visto una
simile dimostrazione di valore. Potevamo riprenderci il ragazzo e limitarci ad
andarcene. Invece sta rischiando tutto per aiutare un popolo che non è il
suo."
"Ed è questo che lo rende un vero eroe."
Era la conclusione di quello che per molti era
considerato un vero archetipo vivente. La leggenda chiamata Capitan America.
Logan, Bruce e Dan erano fianco a fianco vicini a
Jennifer che aveva incrociato le braccia e
attendeva silenziosa.
Gli aveva chiesto di non intervenire e così avrebbero
fatto.
Di loro quattro, solo
Logan aveva intuito e capito...
"Dov'è il ragazzo promessomi?"
La sua voce spezzò la serenità dei cieli come l'uragano
che irrompe d'improvviso durante una giornata serena, solo centinaia e centinaia di volte più
potente. Provò paura nell’udire quella voce insinuatasi sin nel profondo
dell’anima. Si rese conto che quell'essere divino l'avrebbe potuto schiacciare
in un attimo proprio come se fosse stato un piccolo ragno e nulla più. In un
altro momento sarebbe fuggito pieno di reverenziale terrore per quella creatura
antica come e più dell'universo che gli si parava di fronte, maledicendosi per
la stupidità dimostrata nel volerla affrontare. Ma ora era diverso, c'era la
forza dell'amore per i suoi cari a spingerlo a continuare in quell'impossibile
sfida.
"E' qui su questo mondo, proprio come
stabilito da Rjanor. Tuttavia sono qui per dissuaderti dal tuo intento."
"Tu? Chi sei per osare pensare di poter
conferire liberamente con me? Perché dovrei ascoltarti quando sono stato sin troppo paziente e
generoso con questo pianeta concedendogli una possibilità di sopravvivere
posticipando il momento del mio banchetto."
"Hai ragione. Potresti ignorarmi
benissimo o distruggermi con un solo pensiero qui e all'istante. Tuttavia
Galactus non è all'oscuro di certo su cosa sia l'onore dimostrando più volte
che la sua parola è davvero sacra e di non essere estraneo nemmeno alla
gratitudine. Io sono Spiderman, leader dei New Fantastic Four, la formazione
che ha preso il posto di quella scomparsa, guidata dal terrestre Reed Richards
che tu ben conoscevi, per sua stessa volontà. Dunque io sono il suo erede
spirituale e come tale, avendone rilevato gli oneri ma anche i debiti.."
fece una pausa guardando gli occhi smisurati
carichi di stelle che sembravano osservarlo con indifferenza
"...chiedo che il tuo credito con lui
sia saldato. Una volta lui ti salvò dalla fine, affrontando per questo un processo in cui rischiò
la morte..."
"E a cui intervenni in
suo favore proprio per saldare il debito."
"...che tuttavia non può considerarsi
ancora completamente chiuso visto l'importanza della sua azione per te. Ti
chiedo dunque, al fine di poter esaurire una volta per tutte questo, di
ascoltare le mie parole prestandogli attenzione."
La mole rinchiusa nell'armatura smisurata
sembrò, per alcuni attimi che durarono un’eternità, volerlo schiacciare usando
solo la potenza della propria apparizione per l'insolenza dimostrata nel voler
trattare con chi
era di diritto un dio tra gli dei. Erano circondati dall' immensa distesa dei
cieli di smeraldo di quel bel mondo e Spiderman si chiese come sarebbe stato
morire in quello spettacolo così bello e delicato.
"Parla"
Quella sola parola gli restituì completamente le
speranze. Ora sapeva di poter riuscire nel suo intento.
"Voglio che tu rinunci al ragazzo."
"E perché dovrei? Mi è stato
promesso."
"Lo vorrei perché lo amo e non posso
accettare che subisca un destino che non si è scelto per sé...e tu dovresti
perché ne va della tua stessa vita. "
Se quanto detto lo aveva colpito, il colosso non lo dava
a vedere di certo
"E' una minaccia?"
"No. Sono consapevole di non essere nella posizione
di farne... è un dato di fatto e se me lo permetti ti spiegherò il perché della mia affermazione."
Era riuscito ad arrivare a quel punto quasi per miracolo
e ora si stava giocando il tutto per tutto, sperando che il suo interlocutore
non perdesse la pazienza e non lo uccidesse immanentinente.
"Le tue parole non hanno senso... tuttavia
suscitano in me un certo divertimento e solo per questo ti permetto di
continuare anche se il tempo che ho perso sin'ora e decisamente troppo."
Bingo! Pensò, urlò dentro di sé. Aveva
centrato il punto colpendo veramente la sua attenzione.
"Un tempo tu venisti sul mio mondo per
divorarlo, proprio come vorresti ora fare qui. In quell'occasione la
debilitazione dovuta ad un lungo digiuno, la defezione del tuo araldo più
potente, Silver Surfer e la minaccia del nullificatore assoluto ti spinsero a
desistere dal tuo proposito."
"Ricordo bene quegli accadimenti, ancora non veggo
la minaccia da te paventata."
"Io credo invece che tu l'abbia vista bene... solo
che non hai fatto bene i tuoi conti. Allora, mentre ti accingevi a trasformare
la Terra in energia per i tuoi fabbisogni, analizzandola, devi aver scoperto
qualcosa che ti incuriosì molto vero? Qualcosa che ti aveva colpito molto... il
mio pianeta natale è innegabilmente una vera e propria curiosità a livello
cosmico. Pieno di esseri che per nascita... o per assurde combinazioni del
destino... sono dotati di facoltà stupefacenti... delle vere meraviglie
viventi. Nessun altro posto nella Galassia, per
quel che ne sappiamo, vanta un così alto
numero di super umani o mutanti e
questo lo devi sapere bene anche tu. Deve essere qualcosa che ha che fare con
il pianeta... qualcosa che nel corso delle ere ha attirato anche esseri cosmici
come i Celestiali, gli Arcani, o di altre dimensioni...e qui l'elenco sarebbe veramente troppo lungo.
Qualcosa che tu hai scoperto mentre vagliavi se era
veramente adatto o no a nutrirti. Con tutta la tua sapienza e conoscenza ti
sarai posto senz'altro delle domande... fosse solo per curiosità. Mi chiedo da
quanto tempo c'eri arrivato."
Non ci fu risposta.
"Non ti ci era voluto molto, vero? Per capire che
prima o poi sarebbe stato generato un super essere dai poteri smisurati....
sai, avevo intuito che tutta questa storia era
impossibile sin quasi da subito.
Rjanor, il suo racconto del suo patto con te che mi fece
non mi convinceva affatto.
Così cominciai a sospettare. Mi sembrava troppo sincero
per essere uno che recitava e chiesi a Wolverine conferma dei miei sospetti...
sai lui è dotato di sensi molto acuti che gli permettono di stabilire con molta
precisione se si sta mentendo o no... ma questo tu lo sai vero? Come devi
sicuramente sapere molte cose su noi meraviglie.
Come era possibile che tu, un dio che non aveva mai
mostrato pietà per nessuno quando si trattava di placare il proprio appetito,
concedessi ad un alieno udienza con tanta facilità. E come era possibile che
questo andasse a pensare di offrirsi come merce di scambio e una volta
rifiutato, si ricordasse di un file letto anni prima che parlava di un mutante
nato su un mondo lontano diverse centinai di parsec da casa sua, molto potente
e gli venisse in mente di proporre di procurartelo come araldo? Incredibile ed
improbabile direi... e chissà se poi quei file dei servizi segreti esistevano
davvero... invece quante difficoltà avrebbe avuto un essere, diciamo come tè, a
manipolare una mente molto più semplice della sua mettendogli in testa nozioni
che magari neanche possedeva... secondo me molto poche. Vieni qui per mangiare e poi ti mostri ben disposto ad aspettare un mese
per farlo? Non credo che tu avessi tutta questa fame... anzi credo che fossi
ben sazio quando sei venuto qui... e nel frattempo devi essere stato da qualche
altra parte a mangiare... qui sei venuto perché in base a tuo giudizio, gli abitanti
di questo mondo dovevano essere adatti ad assolvere alla missione che tu avevi
in mente per loro."
"Come ti ho già detto trovo le tue
parole vagamente divertenti. Ma ora il divertimento comincia ad esaurirsi.
Perché mai Galactus avrebbe dovuto mettere in atto questa sciarada? Se avessi
voluto il ragazzo sin da subito sarei potuto venire sul tuo pianeta e
prenderlo. "
"Questo non è detto. Suppongo che nonostante tu sia
un pezzo grosso tra le deità cosmiche, non sia comunque libero di fare il bello
o il cattivo tempo a tuo piacimento. Ma di una cosa sono sicuro... tu il
ragazzo lo volevi e come e la motivazione è molto semplice... tu hai
paura"
Il volto lo fissava senza espressione
"Tu oseresti affermare che io possa avere paura? Di
cosa? Di alcuni microbi terrestri?"
"Non di alcuni microbi... di Franklin. E comunque
si, tu hai paura. Puoi anche essere immortale, almeno dal mio punto di vista,
ma non sei completamente indistruttibile, il fatto stesso che tu stessi per
morire o che tu abbia delle esigenze da soddisfare lo dimostra. Siccome in
qualche modo anche tu devi conservare la tua vita hai un istinto di
sopravvivenza che ti aiuta in questo e sicuramente provi anche tu, in modo
diverso dai noi povere creature mortali, paura."
Ora lo stava veramente fronteggiando... lo sapeva e ora
più che mai non doveva fallire.
"E' stato un ricordo a farmi capire tutto... quando
studiai i dati che Reed mi aveva lasciato, vidi e lessi cose interessanti su
Frank. Ovviamente c'era un ampia sezione di documenti che serviva a mettermi al
corrente di diverse cose riguardanti il piccolo tra cui una descrizione
accurata dei poteri del ragazzo che fino a quel momento erano stati riscontrati
e delle registrazioni.
Usando una sorta di scanner temporale che mostrava
alcuni dei percorsi probabili dello sviluppo di eventi o persone, vidi delle
realtà alternative in cui Franklin diveniva un grande eroe... o un pericolosa
minaccia. Una però mi lasciò particolarmente stupito.
Quella in cui era divenuto te. Proprio così, il figlio
di Reed e Sue era un Galactus molto simile a quello che sei tu.
Se Richards aveva la tecnologia per vedere i possibili
sviluppi del futuro tu non potevi di certo essere da meno.
Quand'è che cominciasti a visionare il destino del
ragazzo? Dopo la sua nascita? O quando di accorgesti della peculiarità del suo
mondo d'origine? Mentre il ricordo mi tornava alla
mente ho realizzato qualcosa che al tempo non avevo considerato. Tu, da quello
che so, sei una sorta di forza della natura, non un essere veramente malvagio come
pensano molti, esisti perché devi e nulla più, in un certo senso devi avere una
tua funzione nella Galassia... ma due Galactus? Ce ne è bisogno? No, non credo
proprio. Così significa che se un solo Galactus può esistere e se io ho visto
Franklin nei tuoi panni...
il tuo istinto di sopravvivenza deve averti ovviamente
impedito di accettare questa conclusione degli eventi e hai ben pensato di
sorvegliare il ragazzo da vicino. Trasformarlo in un araldo, manipolandone
magari la mente, poteva permetterti di prevenire il pericolo e assicurarti i
servigi di un essere così potente che ti avrebbe potuto aiutare contro
eventuali altri pretendenti al tuo ruolo. Tuttavia non hai fatto bene i tuoi
conti. L'apparecchio costruito da mr Fantastic non poteva visionare ogni punto
del futuro ma solo certi punti non permettendo così di poter ricostruire con
certezza le cause che portavano ad uno sviluppo di una certa linea temporale
piuttosto che un'altra. Forse questo è valido anche per te. Tu non sai cosa lo
abbia trasformato, nella realtà alternativa osservata, in qualcosa di simile a
te."
Spiderman aveva tenuto conto anche di un'altra cosa
mentre gli parlava, qualcosa che era stato uno dei suoi cardini nel portare
avanti il piano, qualcosa che Reed aveva lasciato nelle sue memoria inerente
proprio al processo che aveva affrontato. Nel momento in cui tutte le menti
furono unite per poter meglio comprendere l'importanza dell'azione di Reed, lo
scienziato terrestre realizzò che ogni creatura percepiva Galactus in modo differente, basandosi su
un'immagine mentale costruita in base agli archetipi ancestrali della propria
specie. Questo significava che in realtà non era un creatura antropomorfa come
la vedeva in quel momento... era un essere di cui poteva solo intuire la realtà
fisica e questo, nel manifestarsi, si serviva del linguaggio visivo delle
creature con cui aveva a che fare... il che significava, come aveva supposto,
che anche il suo parlare o i suoi comportamenti erano traduzioni basate sui
dati rilevati dai cervelli degli esseri che con lui interagivano. La sua mente
doveva essere più aliena di quanto non si fosse mai immaginato e quindi anche
il suo modo di pensare doveva essere molto diverso da quello delle altre
creature. Poteva benissimo aver considerato milioni di possibilità nell'ideare
quel piano ma aver dimenticato quelle più ovvie proprio per un fatto di forma
mentis.
"Ora, devi considerare, lui vive in un piccolo
mondo periferico dal quale, se lo vuoi, puoi tenerti ben lontano, e dove lui
può seguire infiniti altri percorsi alternativi a quello che tu temi possa
prendere. Tra l'altro è un adolescente i cui poteri sono inibiti da numerosi
blocchi psichici e con tua buona
fortuna, potrebbe continuare così per un lungo tempo. Ma se tu dovessi pompare
energia cosmica, diciamo una quantità pari ad esempio di quella che immessa in
Silver Surfer, dentro di lui ? E' saggio dotare di una parte del proprio potere
il proprio potenziale assassino? I blocchi mentali che gli imporrai dureranno
in eterno? "
SI! Lo sapeva! Era proprio come aveva capito. Galactus
non aveva considerato affatto quella possibilità.
"Le tue parole sono veritiere. - ammise senza
problemi - Rinuncio al terrestre. Tuttavia avevo un patto con queste
creature... patto a cui alla fine
non si è adempiuto. Divorerò questo pianeta per assicurarmi che la mia fame sia
placata per un lungo periodo."
Sapeva che quel momento sarebbe giunto, sapeva che
avrebbe assaporato la vittoria solo per poco, sapeva che l'unico modo di
vincere... era perdere.
"No. Non è vero. Ti era stato promesso un araldo
ricordi? Un araldo della Terra... non è detto che solo Franklin possa
esserlo."
"Chi allora?"
Quella non era una vera domanda. Lo sapeva molto bene.
"Guarda nella mia mente. Tu puoi farlo."
Il dio vide un uomo che dal fato fu dotato di capacità
straordinarie. Gli eventi della sua vita affinarono un grande senso del dovere
e di responsabilità e furono ottimi maestri nell'insegnarli come usare al
meglio le sue facoltà.
Affrontò molti pericoli e sconfisse persino una delle
sue creazioni, Fire Lord, di fatto più forte di lui ma non dotato della sua
volontà. Il suo corpo era stato già modificato e aveva ospitato per un certo
periodo il fuoco radioattivo sopravvivendogli.
Inoltre c'era quel suo senso di ragno: una sovraposizione
di un sistema nervoso iperconduttivo con le latenti facoltà psioniche presente
in ogni essere umano che gli permetteva di predire il pericolo. Ma era solo una
delle sue potenziali funzioni... come gli aveva mostrato il suo visore mentre
analizzava il possibile percorso degli eventi.
Galactus sorrise ma questo Peter non lo vide anche se
aveva capito anche questo...
Jennifer urlò disperata quando vide la scena.
Tutti si protesero in avanti guardando inorriditi. Senza
dire nulla Wolverine corse ad una delle lance ancorate al balcone davanti a
loro e, avendone capito il funzionamento osservando il pilota che la manovrava
mentre lo portava verso il palazzo del governo, si diresse lassù. Lo sapeva...
lo sapeva dal suo odore. Peter non sarebbe tornato anche se era sicuro di
risolvere la cosa. Non capiva cosa esattamente volesse fare... ma era sicuro
che non sarebbe tornato. Non poteva lasciare che finisse così. Hulk, Thor e
Iron man erano subito partiti con lui, pronti a tutto pur di salvare Spiderman.
Quando arrivarono capirono, ma
era troppo tardi.
Le monolitiche dita di Galactus si dischiusero e una
creatura avvolta da stelle ne venne fuori. I suoi occhi argentei erano enormi e non aveva bocca, ne naso o lineamenti, un
ampio mantello, costituito da sottili fili rosati, si muoveva agitato dal vento del mondo che era stato testimone
della sua nascita.
"Spiderman!"
urlò il suo amico Logan.
"No. Spiderman non c'è più. Ne con lui l'uomo sotto
la maschera. Io sono nato, forgiato da lui nel fuoco cosmico di Galactus, per
servire il divoratore fedelmente, onorando i patti con lui stabiliti. Io sono
Spiderion ora e per sempre. Non piangente per me...poichè ben due mondi avranno
la sopravvivenza assicurata grazie al sacrificio di uno solo..."
si rivolgeva a loro con voce calma e serena
"Addio per sempre. Che il vostro cammino non possa
più incrociare il mio e quello del mio Signore."
Gli eventi che seguirono furono rapidissimi. Non
poterono far altro che assistere impotenti mentre quello che era stato Peter
Parker si allontanava volando, al seguito della gigantesca nave sferica.
Ci furono molte lacrime amare e disperate. Ci furono
molte autorecriminazioni da parte di chi pensava che avrebbe potuto evitare
quella situazione. Su Nitros il nome di Spiderman venne scolpito nelle pagine
più gloriose della storia del pianeta e l'uomo dei ragni di un'altro mondo
divenne il più nobile e grande dei suoi eroi.
Sulla Terra, dove si era taciuto sulla sua
trasformazione ma si era parlato di morte, molti portarono fiori sulla splendida
tomba che fu a lui eretta, un monumento all'eroismo che non consolava tutta via
né sua moglie né la ex moglie che stava in disparte tra i presenti alla
cerimonia. Franklin aveva ricevuto molte condoglianze e si era dimostrato un
vero uomo sostenendo zia Jenny e dimostrandosi sempre forte in ogni momento.
Zio Ben sarebbe venuto per un periodo a stare a New York per aiutarli in alcune
faccende mentre si decideva del destino dei N.F.F. privati della loro grande
guida.
Frank stringeva la mano di quella che per lui era sua
madre e guardava la grande statua che era stata coperta da un manto formato da
tantissime bandiere, terrestri e non.
"A causa mia hai pagato un prezzo altissimo Zio...
a causa di un mio errore. Non avrei dovuto lasciare che mi catturassero così
facilmente ne lasciare che zia May morisse... ho fallito e chiedo il tuo
perdono per questo. Ma non accadrà più... mai più lo giuro! Crescerò zio,
aiuterò zia Jen e gli altri. Io ho il potere per farlo...e ora capisco quello
che volevi dirmi.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e così
sia...
e ti giuro...
sarà mia responsabilità ritrovarti e riportarti qui...
dovessi uccidere Galactus stesso..."
Fine....per ora
Dedicato con affetto a tutti i fan di Spiderman e dei
F.F. e alla memoria di King Jack.