(CAVALIERI MARVEL)
(UN
VIAGGIO DI 15 ANNI IN UN FUTURO POSSIBILE)
VENDETTE
Di Carlo Monni
1.
La sala è piena di gente e quasi tutti
trattengono il fiato attendendo la mossa dell’uomo dai capelli castano rossicci
e le tempie bianche il cui volto è una maschera di impassibilità mentre dice:
-Carta.
Gli spettatori trattengono il fiato.
L’uomo ha già un punteggio di 19 e basta appena un tre per farlo sballare.
Avrebbe potuto lasciare la mossa al suo avversario ma ha preferito rischiare.
La carta esce dal sabot e viene
voltata: è un due.
-21.- scandisce il
“banchiere".
L’uomo di fronte a lui, alto, magro
e di una certa età, sembra quasi scoppiare di rabbia, poi sul suo volto appare
un sorriso forzato.
-Lei è un uomo
fortunato.- ammette.
-La fortuna aiuta
gli audaci, dicono.- è la misurata risposta.
-Trecentomila
sterline è una bella vincita. Spero accetti un assegno.-
-Non c’è problema.-
-Credo di non
ricordare il suo nome.-
-Reston, Clive
Reston.-
Un lampo passa negli occhi dell’uomo
ad udire quel nome e lo sguardo non è amichevole. Rapidamente firma l’assegno
che cambia di mano.
-Spero che mi
concederà la rivincita.-
L’uomo di nome Reston si alza in
piedi.
-Un'altra volta,
forse.- risponde. -Ora, scusatemi tutti ma si è fatto tardi.-
Un cameriere lo aiuta ad indossare
l’impermeabile.
-Bella partita, se
posso permettermi, Sir Clive.- commenta.
Reston sorride e replica:
-Grazie. Ho fatto
del mio meglio. Quell’arrogante meritava una lezione. Barava, lo sai?-
-Ne avevamo tutti
il sospetto… troppa fortuna. Stavolta, però, la fortuna ha aiutato lei. Quel
due è arrivato al momento giusto.-
-Oh… la fortuna va
aiutata a volte, quando è per una buona causa.- ribatte Sir Clive ammiccando,
poi estrae dal portafoglio un fascio di banconote -Distribuiscile tra tutto il
personale, Winters.-
-Grazie signore e
porga i miei omaggi a Lady Reston.-
-Non mancherò.-
Sir Clive Reston KG[1]
KCMG[2]
OBE[3]
lascia il Blades Club ed esce all’aperto sotto una pioggia battente. In quel
momento un auto si stacca dal lato opposto della strada ed un finestrino si abbassa.
Solo un istinto affinato da anni di pratica permette a Reston di abbassarsi
prima che una raffica di proiettili colpisca il muro alle sue spalle. Senza
perdere tempo estrae dalla giacca la sua pistola e risponde al fuoco.
L’auto si allontana rapidamente e
Reston sospira: il suo avversario ha mal digerito la sconfitta? Tutto è
possibile ma in fondo non gli mancano i nemici che lo vorrebbero morto, ha solo
l’imbarazzo della scelta.
Site nell’esclusivo Upper East Side
di Manhattan, le due Solomon Towers non sono certo famose per la loro apparenza
esteriore. Anzi, si potrebbe dire che non sono che l’ennesimo, impersonale,
esempio di ipertrofica architettura cubista. Due torri di 40 piani ciascuna
costruite con i più moderni criteri architettonici che ospitano gli uffici di
importanti compagnie. Pochi sanno che gli ultimi dieci piani della Torre Est
sono il quartier generale di una peculiare società specializzata nel fornire
alla sua esclusiva clientela servizi la cui natura è decisamente extralegale per
quanto mascherata con la legittima attività di import-export di oggetti d’arte.
Una delle sale al trentasettesimo
piano è stata adattata a palestra di arti marziali ed è qui che incontriamo due
combattenti che indossano un’armatura leggera e una specie di elmo a proteggere
il volto. Impossibile dire con certezza se sono maschi o femmine.
Usano i bo, i classici bastoni da
combattimento dei samurai giapponesi. I loro movimenti sono sciolti e sembrano
far parte di una precisa coreografia. Ad ogni colpo di un combattente
corrisponde una parata dell’altro e lo scontro sembra decisamente equilibrato
finché uno dei due non si scopre troppo e l’altro riesce a disarmarlo.
Lo sconfitto indietreggia poi fa un
inchino, quindi si slaccia l’elmo rivelando il volto di una donna dai lunghi
capelli neri e l’età indefinibile. Più di 40 anni presumibilmente e forse più
di 50, impossibile esserne certi.
-Sei stata brava,
Nina…- dice al suo avversario -… senza contare che io non ho più la forma di un
tempo. Sto invecchiando.-
-Sciocchezze.-
ribatte con decisione l’altro combattente, che si rivela essere una giovane
donna bionda dell’età apparente di 25/30 anni -Sei in gamba come al solito,
Elektra, ti sei solo distratta un attimo.-
-Una distrazione
che sarebbe stata fatale se questo fosse stato un combattimento reale e non un
allenamento.- replica Elektra Natchios -Devo accettare il fatto che i miei
riflessi non sono più quelli di un tempo. Per mia fortuna ci sei tu, che sei un
degno successore.-
Nina McCabe sorride a quel complimento.
Anni prima Elektra si sarebbe opposta con tutte le sue forze a che Nina
seguisse le sue orme come ninja mercenaria e assassina, ma alla fine aveva
accettato la situazione, del resto, non aveva avuto scelta.
Certo… altre cose sono cambiate dai vecchi
tempi: Elektra si è ormai quasi ritirata dalla vita attiva e ora… beh si può
dire che diriga quella che ai tempi d’oro del gangsterismo avrebbero chiamata
Anonima Assassini ma Elektra non amerebbe quel tipo di definizione, inesatta
peraltro, perché non ci sono solo gli omicidi su commissione tra i servizi
offerti.
-Facciamoci una
doccia.- dice Elektra alla sua pupilla -Dopo penseremo agli affari.-
Giappone. L’uomo ha una pettinatura molto
particolare. Una benda gli copre l’occhio destro e sul suo viso c’è una smorfia
crudele.
Davanti a lui una ragazza dai
capelli neri e dall’aria decisamente occidentale anche se con un leggero tocco
di indefinibile esotismo. Non dimostra più di 18 anni, occhi neri e vivaci,
sguardo sprezzante e sicuro. Indossa un’aderente tuta di pelle nera che la
copre sino al collo e stivali neri.
-Volevi vedermi,
padre?-.chiede accennando appena un inchino.
-Sì, Rina.-
risponde Matsu’o Tsurayaba, capo della Yakuza e di una fazione della Mano -Sei
stata la migliore allieva che la Mano abbia mai avuto e la sua migliore
assassina. Sono molto orgoglioso di te.-
-Grazie padre.-
-Ora è venuto il
momento dell’incarico più importante della tua giovane vita: tu…- Matsu’o fa un
sogghigno maligno e divertito -… tu ucciderai Elektra Natchios.-
2.
Clive Reston si siede davanti al
direttore del Secret Intelligence Service e con espressione imperturbabile
dice:
-Ieri sera hanno
cercato di uccidermi.-
La donna all’altro capo della
scrivania non sembra particolarmente impressionata.
-Non è una cosa
nuova per te.- afferma -Sospetti?-
-Troppi: non mi
mancano i nemici, questo è certo. L‘elenco è molto lungo e tu lo sai molto
bene.-
Olivia Boothroyd annuisce con aria
grave.
-Pensi a una
vendetta quindi? Ma di chi? I tuoi vecchi avversari sono tutti morti.-
-Ma alcuni di loro
tendono a non rimanerlo a lungo ahimè. Ho dato per morto Fu Manchu troppe volte
per farmi illusioni. In ogni caso potrebbe essere un tizio che ho battuto ieri sera
a carte al Blades. Diceva di essere svizzero ma anche se cercava di mascherarlo
aveva un accento dell’alta Baviera. Era un baro molto abile ma non abbastanza
per me.-
-E credi davvero
che possa essere lui? Una perdita al gioco giustificherebbe un attentato alla
tua vita? So che c’è gente che non gradisce perdere ma…-
-Quell’uomo
nasconde qualcosa. Mi piacerebbe indagare su di lui.-
-Purché tu lo
faccia con discrezione, Clive. Il S.I.S. non ha giurisdizione nel Regno Unito
lo sai. Certo… ormai tu ufficialmente non sei più in servizio attivo ma solo un
consulente, quindi che autorità ho io per impedirti di agire?-
Clive sorride alzandosi e replica:
-Mi conosci Olivia:
discrezione è il mio secondo nome.-
La donna sospira.
-Credevo che il tuo
nome completo fosse Clive James Mycroft Beauregard Reston. Non ricordo di aver
letto “Discrezione” in nessun punto del tuo certificato di nascita.- ribatte.
-Una banale
dimenticanza del funzionario dell’Anagrafe, suppongo.- replica Reston con un
altro sorriso.
Olivia sospira. Quell’uomo è proprio
incorreggibile.
Il
giovane ha capelli color biondo cenere e occhi verdi. Veste sportivo: un blazer
blu con bottoni dorati, pantaloni di velluto e maglione dolcevita. Pochi
vedendolo penserebbero che è capo di un impero industriale e finanziario
globale e che Forbes e Fortune lo piazzano al primo posto tra gli uomini più
ricchi del mondo.
Diversamente da suo padre, che aveva
l’ossessione della sicurezza e della privacy, John Harold Howard, Jack per gli
amici, ama confondersi con la gente e godersi la sua compagnia. Il suo nome è
comparso spesso sulle riviste e siti di gossip associato a quello di attrici e
modelle, con una speciale predilezione per le rosse e le bionde in
quest’ordine. Si tratta in buona parte di una cortina fumogena: sotto
l’apparenza di ricco annoiato e debosciato Jack nasconde una volontà ferrea ed
un altrettanto ferreo controllo sui suoi affari, come in tanti hanno imparato a
loro spese.
Quando uno dei suoi uomini, il
massiccio John Garrett, entra nella saletta riservata del Coliseum Casinò, dove
lui si trova in compagnia di una giovane donna dai capelli rossi, Jack non
esita un istante e dice alla sua compagna:
-Mia cara Kristy,
discuteremo dopo della tua prossima campagna, ora, se non ti dispiace, io e Mr.
Garrett dobbiamo discutere di affari in privato.-
Sospirando
la ragazza esce e Howard si rivolge a Garrett:
-Dunque?-
-È a New York.-
risponde Garrett -E corre voce che il suo bersaglio sia la Vedova Nera. Non
l’attuale, la Romanova intendo.-
-L’avevo capito. E
quanto sono attendibili queste voci?-
-Quanto quelle per
cui il suo bersaglio sarebbe Elektra Natchios. Dopotutto il suo capo ha buoni
motivi per odiarle entrambe.-
-E io ho buoni
motivi per volerle vive entrambe. Senza il loro aiuto oggi probabilmente sarei
morto. Ti affido il compiti di provvedere a che non accada nulla di male a
quelle due donne, Garrett. Fai tutto quello che è necessario per
assicurartene.-
-Tutto?-
-Tutto.- ribadisce
John -E ora dì a Miss Watson che può rientrare e prima di andartene, assicurati
che ci siano abbastanza fotografi e cameramen all’uscita. Abbiamo entrambi
bisogno di pubblicità.
La ragazza sbarca all’aeroporto
J.F.K. di New York da un volo proveniente dal Giappone. È giovane e carina e
suscita l’apprezzamento di buona parte dei maschi che incontra e anche di
qualche donna. Se la cosa la lusinga,
non lo dà a vedere.
È concentrata sulla sua missione:
deve trovare la donna di nome Elektra Natchios e ucciderla. Niente altro ha
importanza.
3.
Elektra e Nina si sono rinfrescate
dopo l’allenamento. La più anziana delle due indossa un elegante abito lungo
senza spalline e con spacchi laterali color rosso fiammante, la seconda il suo
tradizionale costume aderente nero con fascia intorno ai capelli.
Ad attenderle in un’ampia sala c’è
un uomo dai capelli grigi e vivaci occhi castani con un vestito sportivo.
-Novità, Paul?-
chiede Elektra.
-Qualcuna.-
risponde l’uomo -Abbiamo almeno tre richieste interessanti che vorrei
sottoporvi. La prima riguarda l’eliminazione di uno spietato dittatore africano
con scarso rispetto dei diritti umani, specie delle minoranze interne, e ci
viene da un comitato di oppositori ormai esasperati dall’ennesima atrocità.
L’onorario non è granché ma non è gente ricca e come disse una volta un tizio:
“Mi è stato offerto molto per il mio lavoro, ma mai tutto”.-
-Potrei pensarci
io.- dice Elektra -Non vado in Africa da un po’ e devo giusto fare un po’
d’esercizio sulle tecniche di infiltrazione.-
-La seconda ci
viene dal Sindacato di Chicago.[4]
Vorrebbero che gli togliessimo di torno un boss della Mafia Armena troppo
arrogante che gli sta pestando i piedi. Sono disposti a raddoppiare l’onorario
abituale.-
-Questa sembra
fatta apposta per me.- commenta Nina.
-E infine c’è una
richiesta non ufficiale da certi canali della Sicurezza Nazionale che
gradirebbero che prelevassimo per conto loro un certo terrorista ricercato
dalle montagne dell’Asia Centrale e lo riportassimo negli Stati Uniti per farlo
processare e se non fosse possibile, che ci occupassimo di lui sul posto… con
molta discrezione, ovviamente. Tariffa standard.-
-Il tipo di lavoro
adatto a te, direi.- aggiunge Nina.
-Prendiamo tutti e
tre, ovviamente.- conclude Elektra -Comunica a quelli di Chicago che il prezzo
è triplicato. Se sono disposti a pagare il doppio, vuol dire che pagheranno
volentieri anche il triplo. Addebita a loro anche tutte le spese della
trasferta in Africa. Anche a me “tutto” sembra un prezzo troppo alto.-
-Bene comunicherò
ai clienti che accettiamo e poi…-
Un rumore lo interrompe: quello di
un allarme.
-Ma che succede?-
esclama Nina.
-Siamo sotto
attacco.- è la risposta di Elektra.
Miranda Rand termina una video
conferenza con i manager della Rand-Meachum Corporation in tutto il mondo.
Anche oggi una dura giornata di lavoro è finita. A volte si chiede come facesse
suo fratello Danny a cavarsela nel doppio ruolo di manager e di supereroe.
Probabilmente nello stesso modo in cui ci riesce lei: grazie all’aiuto di
quella vecchia volpe di Jeryn Hogarth, ancora in gamba nonostante gli acciacchi
dell’età… che non devono essere poi tanti dal momento che le ragazze di cui ama
contornarsi sono ogni anno sempre più giovani.
Miranda sorride. Neanche lei è tanto
giovane secondo gli standard terrestri ma, complice il fatto di aver passato la
maggior parte della sua vita in una mistica città in cui lo scorrere del tempo
ha regole tutte sue, fisicamente dimostra almeno vent’anni meno della sua età
anagrafica, senza contare il potere del Pugno df’Acciaio che le scorre nelle
vene,
Prende l’ascensore interno e arriva
all’appartamento nell’attico. In pochi attimi si libera degli abiti e s’infila
nella vasca idromassaggio decisa a rilassarsi, ma, come disse il poeta: “i migliori piani dei topi e degli uomini
van spesso di traverso”[5].
Il cellulare
squilla e Miranda, sbuffando, non può che rispondere.
<<Ciao Miranda.>>
La
voce le è familiare ma il numero è sconosciuto.
-Chi parla?- chiede.
<<Lo sai chi sono.>> ribatte
l’interlocutore <<Vieni stasera alle otto al laghetto di Central Park e
vieni sola, se ci tieni alle vite dei ragazzi.>>
-I ragazzi? Non osare toccarli o…-
Ma la
collera di Miranda è rivolta al vento. Chiunque ci fosse dall’altra parte ha
interrotto la comunicazione.
John
Garrett entra correndo nella Solomon Tower Est consapevole di essere arrivato
troppo tardi. Nell’atrio giacciono i corpi degli uomini da lui assunti:
professionisti rotti a mille esperienze eppure spazzati via con irrisoria
facilità. Non si ferma nemmeno a sincerarsi se siano morti o feriti, non ha
tempo da perdere.
Prende
le scale e sale i gradini a quattro per volta. Non sente la stanchezza e
prosegue imperterrito senza curarsi degli ostacoli sino al trentacinquesimo
piano dove ode rumore di spari e grida. Esce sul pianerottolo e la vede:
l’unica rimasta in piedi circondata dal sangue dei caduti, un nero angelo della
vendetta.
-Ferma o ti pianto una pallottola in testa!- le intima
spianando la pistola.
Lei
si volta verso di lui e non sembra minimamente impressionata.
-E tu chi saresti?- chiede -L’ultimo dei cavalieri?-
-Qualcosa di simile.- risponde Garrett -Questo
gingillo spara confetti .357 Magnum e lo userò sulla tua bella testolina se non
ti arrendi.-
-Bella pistola. Sai cosa si dice degli uomini con
grosse pistole, vero?-
-Fermati piccola sgualdrina.-
-Io non ho pistole… ma ho questi.-
Da
ciascun polso la ragazza sfodera tre artigli scintillanti. Garrett rimane
sorpreso. Allora è così che... la ragazza fa un balzo verso di lui
Garrett
istintivamente spara. La ragazza cade colpita in pieno petto. Passa qualche
secondo e comincia a rialzarsi. La ferita si sta richiudendo e rimane solo il
buco sul costume.
Garrett
spara ancora e ancora e di nuovo la ragazza barcolla per poi riprendere a
camminare verso di lui. Quando sente gli artigli lacerargli i vestiti, il suo
solo pensiero è: “È come Wolverine”.
La
ragazza ha, a sua volta, una sorpresa quando si accorge che sotto la pelle
sintetica che ricopre Garrett c’è solo metallo.
-Un cyborg, questo spiega tutto. Beh, cyborg o no devi
avere un cuore o qualcosa di simile e credo che i miei artigli possano
danneggiarlo, tu che dici?-
L’ultimo
pensiero cosciente di Garrett è “Maledetta p…”
4.
È davvero un bel ragazzo, pensa la
donna che lo osserva da lontano. Ha i capelli neri e gli occhi grigi. Nei suoi
lineamenti si nota appena un tocco di esotico e non è strano, in fondo è per un
ottavo Cinese, per un quarto Russo, per un altro ottavo Svizzero e per il resto
orgogliosamente Britannico dalla testa ai piedi.
La donna avanza verso di lui, è alta
snella, elegante con un abito verde senza spalline e con spacchi laterali,
capelli neri e occhi a mandorla che le conferiscono un’aria estremamente
sensuale. Non c’è da sorprendersi che il gruppetto di adolescenti in piena
tempesta ormonale ne rimanga affascinato.
Lei si ferma e si rivolge al ragazzo
che aveva osservato con attenzione:
-Ciao James.-
Lui la guarda perplesso.
-Ci conosciamo
signora?- chiede.
-Non mi riconosci?
Non sono sorpresa, è passato tanto, troppo tempo da quando ci siamo visti
l’ultima volta. Io sono Fah Lo Suee… sono tua madre.-
E il ragazzo di nome James Reston
non sa cosa dire.
La prima cosa che fa è andare alla
villa di Riverside, dove la sua famiglia ha risieduto per decenni ed è qui che
scopre che i suoi peggiori timori si sono avverati: la porta è socchiusa e
all’interno Misty Knight giace a terra e il suo braccio bionico è a pezzi poco
lontano.
Un rapido esame la rassicura: Misty
è solo svenuta e si sta già riprendendo. Apre gli occhi e la riconosce:
-Miranda… è stato…-
-Lo so chi è
stato.- taglia corto Miranda -I ragazzi?-
-Li ha presi,
credo. Ho provato a fermarlo ma è stato inutile mi ha battuto con facilità. Non
sono stata capace di proteggerli.-
-Hai fatto del tuo
meglio, lo so. Ora tocca a me chiudere i conti con quel bastardo una volta per
tutte.-
La ragazza vestita di un’aderente
tuta nera percorre il lungo corridoio lasciandosi alle spalle una scia di morti
e feriti, del tutto indifferente ai loro gemiti come al fatto che le telecamere
di sorveglianza la stanno riprendendo. Da ciascuno dei suoi polsi pendono tre
lunghi artigli sporchi di sangue. Improvvisamente si ferma, guarda verso una
telecamera e sorride.
In un salone in cima al grattacielo
un uomo e due donne hanno osservato il macello appena compiuto dall’intrusa.
-Ha eliminato
un’intera squadra di addestratissimi addetti alla sicurezza, per tacere di
Garrett, come se fossero birilli e non sembra nemmeno sudata. Ma chi è?-
commenta Nina McCabe.
-Non ne ho idea.-
ribatte Paladin. Non risulta in nessun database, ma quello che ha fatto mi
ricorda un paio di fatti recenti: il massacro di un clan della Yakuza in
Giappone l’anno scorso e quello di una delegazione russa ad un convegno a
Ginevra cinque mesi fa. In quest’ultimo caso fu trovato un superstite e quando
gli chiesero chi aveva fatto questo, prima di morire borbottò qualcosa che fu
interpretato come: “La cosa selvaggia”.-
-Selvaggia lo è di
sicuro.- replica Nina -Avete notato che quelle cose che ha ai polsi
assomigliano agli artigli di Wolverine?-
-Dovevamo essere
ciechi per non notarlo.- ribatte Paladin sarcastico.
Elektra tace osservando attentamente
l’immagine ferma su uno degli schermi. Gli occhi, la piega delle labbra, gli
artigli.
-Ma perché è qui?
Chi l’ha mandata ad ucciderci?- chiede ancora Nina.
-Non noi: me.-
dice, infine, Elektra -È per me che è qui. È me che vuole uccidere.-
5.
Per
anni mi sono illuso di potermi lasciare alle spalle quelli che io chiamo giochi
di morte e d’inganni, ma ogni volta qualcosa mi costringeva a ripercorrere il
sentiero della violenza. Ho smesso di illudermi ma non ho smesso di sperare.
Il
telefono squilla ed io rispondo per sentire una voce ben nota:
<<C’è bisogno
di te, Shang Chi.>>
La
cosa deve essere seria davvero se Black Jack Tarr non mi ha chiamato Cinesino
come fa di solito.
-Cos’è successo?- chiedo.
<<il figlio
di Reston è stato rapito… da tua sorella Fah Lo Suee.>>
Mia
sorella è tornata in azione e questo già basterebbe a smuovermi ma in più ha
rapito un ragazzo e poco importa che sia suo figlio, nella nostra famiglia i
legami di sangue portano spesso ad esiti tragici.
-Parto
immediatamente.- rispondo.
-Che succede Shang
Chi?-
A
parlare è stata la mia compagna Leiko Wu. Le racconto quello che ho appena
saputo.
-È inteso che verrò
con te.- afferma con decisione -Non
accetto discussioni.-
E io non
intendo farne.
Il laghetto di Central Park ha detto
la voce al telefono ed in effetti è lì che lo aspetta, freddo ed impassibile
come sempre.
-Ciao, Miranda.- la
saluta -Vedo che hai cambiato colori dall’ultima volta. Devo chiamarti Iron
Fist adesso?-
-Chiamami come
vuoi, non m’importa.- ribatte Miranda Rand .-Tu sei sempre il Serpente
d’Acciaio invece, non ho dubbi. Rapire dei bambini indifesi è un’azione da
serpenti.-
-Indifesi? Hai
dimenticato di chi sono figli e chi li ha allevati?-
Miranda guarda dietro il suo
avversario e li vede: un ragazzino dell’apparente età di 14 anni e la pelle
color dell’ambra, è il figlio di Danny Rand e Misty Knight e il suo nome è Wendell.
Accanto a lui una bambina dai capelli color miele di circa 11 anni, Sabrina, la
figlia di Danny e Colleen Wing. Il terzo ha i capelli biondi e dimostra circa
13 anni; si chiama Orson ed è figlio della stessa Miranda. L’ultima ha i
capelli corvini e circa 14 anni e si chiama Stella, figlia di Joy Meachum.
Sono
legati e addormentati ma non sembra che sia stato fatto loro del male.
-Stanno bene, sta
tranquilla.- dice Davos -Saranno liberi dopo che io avrò ottenuto da te ciò che
voglio.-
-E cosa vuoi?-
-Lo sai: il potere
del Pugno d’Acciaio, da reclamare dopo averti sconfitto in battaglia… e
ucciso.-
La ragazza si accanisce contro la
porta d’acciaio finché questa cede e lei può finalmente entrare nella stanza.
-Andatevene!-
intima Elektra ai suoi soci -Questa è la mia battaglia.-.
-Neanche per idea.-
ribatte Nina.
-Non ci penso
nemmeno.- replica Paladin.
Spara contro la ragazza ma questa si
rialza come se non avesse ricevuto nulla più di un calcio e torna all’attacco.
Paladin non riesce ad abbozzare una difesa efficace e presto è abbattuto ma
l’assalitrice è colpita a sua volta da un calcio della tigre di Nina McCabe.
-Tu sei quella che
chiamano Cigno Nero, non è vero?- le dice rialzandosi -Un nome che si addice ad
una combattente aggraziata come te. Uno dei miei maestri diceva di aver
completato il tuo addestramento nelle arti dell’assassinio, le stesse che ha
insegnato a me. Diceva che ero una selvaggia ma non sapeva se paragonarmi a un
fiore o al vento che si rifiuta di farsi imbrigliare.-
-Che tu sia una
cosa selvaggia non c’è dubbio.- replica Nina tornando all’assalto.
Sfodera i sai e li scaglia contro
l’avversaria passandole da parte a parte le spalle e inchiodandola ad una
parete.
-Bella mossa.-
conviene l’altra.
Afferra, le impugnature dei sai e
tira ignorando il dolore e il rumore dei legamenti che si strappano. Alla fine
è libera e si appoggia alla parete riprendendo fiato.
-Ormai dovresti
aver capito…- dice rivolta a Nina -… che guarisco molto in fretta.-
Rilancia i sai contro Nina che li
evita a malapena, ma non può evitare di essere colpita da un calcio al mento e
poi da un colpo allo sterno e un altro ancora.
La sua avversaria estrae gli artigli
e si appresta a colpirla quando Elektra fa udire la sua voce:
-Non ucciderla, è
me che vuoi, solo me.-
-Ci tieni davvero
tanto a questa puttanella?- ribatte con durezza la ragazza.
-Molto.- ammette
Elektra -È la persona che conta di più per me dopo mio padre e… e un uomo che
ho perso il diritto di amare più di trent’anni fa. Non farle del male, dopotutto
è me che ti hanno mandato ad uccidere ed io so chi sei.-
-È vero: sono stata
mandata ad ucciderti ma tu… tu non sai nulla di me.-
-Ti sbagli… Rina.-
-Come… come fai a
sapere il mio nome?-
-So più cose di quanto
io stessa credessi. Ho visto come ti batti, il tuo stile, lo stesso che
insegnarono a me i maestri della Mano e poi i tuoi artigli e il tuo viso e come
guarisci in fretta. Non so come fai ad essere viva, ma… sei mia figlia.-
6.
Il viso di Miranda Rand sembra
scolpito nella pietra mentre replica:
-Tu non ucciderai
proprio nessuno Davos, non stanotte né mai più.-
-Giusto spirito ma
alle parole seguiranno i fatti?- ribatte il Serpente d’Acciaio.
I due avversari si studiano in
silenzio muovendosi a piccoli passi senza mai perdere di vista gli occhi l’uno
dell’altra, quegli occhi che diranno chi e quando vibrerà il primo colpo.
Davos è più forte di lei, Miranda lo
sa, ma sa anche che la forza fisica non è garanzia di vittoria, Lei Kung il
Tonante lo diceva spesso ma il Serpente d’Acciaio non l’ha mai veramente
capito… spera.
Per il suo avversario Miranda Rand
K’ai, per citarla col suo nome completo, non è che l’ennesima usurpatrice
occidentale, dopo Orson Randall e Danny Rand, a pretendere il potere del Pugno
d’Acciaio, un potere che è suo di diritto, diritto di nascita.
-Potevi averlo.-
dice Miranda come se gli leggesse nel pensiero.
-Cosa?-
-Il potere del
Pugno d’Acciaio. Tutti sanno come andò: mio padre ti sconfisse nella sfida
finale ma poi rifiutò di sfidare Shou Lao. Pieno di rabbia tu ti presentasti
alla caverna del grande drago e lo sfidasti, ma all’ultimo momento non trovasti
la forza di andare fino in fondo e mollasti. Potevi vincere, un solo secondo e
il potere sarebbe stato tuo, Shou Lao premia i coraggiosi. Ma non ce la
facesti, non è così? Il dolore era troppo e lo lasciasti andare crollando nella
neve mentre il potere del Cuore del Drago ti lasciava sul petto un marchio
incompleto. Potevi avere tutto e non avevi nulla. Shou Lao disprezza i
vigliacchi.-
-Sta zitta!- urla
lui saltando verso di lei.
Miranda evita facilmente l’assalto
che aveva anticipato. Far arrabbiare il proprio avversario è una tecnica
vecchia come il mondo ma Davos non sa tenere a freno il suo temperamento e non
è il suo solo difetto.
Con una piroetta la ragazza è sopra
il suo avversario e gli sferra calcio della tigre. Un avversario normale non si
sarebbe rialzato dopo un colpo simile ma Davos, figlio di Lei Kung il Tonante,
non è un avversario normale e questo lei l’ha sempre saputo.
Hanno avuto lo stesso addestramento,
sostanzialmente gli stessi maestri. Ogni colpo di Miranda Davos lo para
facilmente, ma lei fa lo stesso coi suoi.
Lo
scontro è a uno stallo, poi lei si scopre troppo e lui ne approfitta. La
colpisce, lei barcolla ma lui le afferra i polsi.
-Sei mia.- grida
trionfante.
C’è un’espressione triste sul volto
di Elektra mentre osserva lo sbalordimento sul viso della ragazza davanti a
lei.
-Cosa hai detto?-
esclama.
-Ho detto che sei
mia figlia.- risponde Elektra -Figlia mia e di Wolverine.-
-Menti.- ribatte
Rina -Menti per salvarti la vita.-
-Se è questo che
credi, allora non esitare e colpiscimi, non mi difenderò. Prima, però, guardami
bene, fissa i miei occhi e il mio volto e dimmi in tutta sincerità che non ci
vedi nulla di familiare.-
La ragazza esita.
-Io…-
Elektra ne approfitta per
continuare:
-Ti credevamo morta
ma io e tuo padre avremmo dovuto capire che era solo un inganno, parte della
raffinata vendetta di Matsu’o.-
Rina si avvicina ad Elektra ed i
suoi artigli le stuzzicano la gola.
-Sei una bugiarda.
Io ti...-
Non termina la frase: la lama di una
katana le penetra la schiena per emergere dall’addome e sventrarla fino al collo.
Cade a terra gorgogliando mentre alle sue spalle, con ancora in pugno la spada,
emerge la figura di Cigno Nero.
-Se è davvero chi
pensi che sia…- dice rivolta ad Elektra -… questo non la fermerà a lungo ma
almeno ci darà il tempo di decidere cosa fare.-
Elektra tace, immersa in cupi
pensieri.
La
casa di Clive Reston è esattamente come la ricordavo dalla mia ultima visita.
Forse qualche cimelio in più. Se Leiko è a disagio non lo dà a vedere ma può
darsi che non sia facile per lei, dopotutto ha vissuto in questa casa per anni
quando era sposata con Reston, un ruolo che ora spetta alla donna che ci viene
incontro.
-Shang Chi, Leiko,
sono lieta che siate venuti.-
-Non potevamo fare
diversamente, Juliette,-rispondo.
La donna
che il bel mondo britannico chiama Lady Reston ma che per me sarà sempre e solo
Juliette ci fa cenno di seguirla sino ad un salotto dove Clive Reston sta
discutendo con una donna che sembra più anziana di lui di qualche anno e un
uomo che riconoscerei dovunque. L’età ha incanutito i suoi capelli ed i baffi
ma non ha smorzato il suo carattere.
-È escluso che tu
faccia tutto da solo, Reston.- afferma
con decisione Black Jack Tarr.
-Ha ragione,
Reston.- intervengo -Lascia che i
tuoi amici ti aiutino.-
-Shang Chi.- esclama Reston -Davvero mi consideri un
amico?-
-Nonostante i
nostri numerosi contrasti, Reston, sei una delle poche persone a cui affiderei
la mia vita senza esitare.- rispondo.
-Ed è per questo
che sei venuto immediatamente non appena Tarr ti ha chiamato in soccorso? Ti
ringrazio.- si volge verso Leiko come se
la vedesse per la prima volta -E ringrazio te, Leiko. So quanto dev’esserti
costato venire qui.-
-I vecchi rancori
sono sepolti da tempo, Clive, come è giusto che sia.- risponde Leiko -Pensiamo al bene di tuo figlio ora.-
-Non ti ho chiesto
di… di tua figlia.-
-Mei-Lien sta bene.
Ora è nella nostra isola in buone mani. La stessa cosa che immagino dei due
gemelli.-
-Puoi
scommetterci.-
-Mi piacerebbe
capire perché mia sorella ha deciso di rapire suo figlio.- intervengo -Dopotutto fu lei stessa a lasciartelo poco dopo la sua
nascita.-
-Un rigurgito di
amore materno?- risponde Reston -Chi
riesce a capirla? Le motivazioni di quella donna sono sempre state contorte.-
Il
che è dolorosamente vero.
7.
James Reston si guarda
intorno e poi dice:
-Perché mi hai
portato qui?-
-È così che i
giovani moderni si rivolgono alla loro madre?- replica Fah Lo Suee sogghignando
-Sei un giovanotto impertinente.-
-Davvero?- ribatte
il ragazzo -Da quel che so di te, non sei sempre stata una figlia ubbidiente
per tuo padre… tranne quando ti fece una lobotomia.-
-Hai temperamento,
ragazzo e mi fa piacere. Quindi ti sei informato su di me, ne sono lusingata. E
cosa sai o credi di sapere di me?-
-Quasi tutto quello
che so l’ho letto in vecchi romanzi che erano nella biblioteca di casa. Papà
dice che romanzano troppo le cose ma sostanzialmente raccontano la verità. Poi
c’erano vecchi film. Alcuni carini ma altri… yeach.-
Fah Lo Suee ride sinceramente
divertita e replica:
-Li ricordo:
Christopher Lee ha dato un eccellente ritratto di mio padre ma per il resto… ma
non hai altre domande su di me, James? Per esempio: perché, se sono davvero tua
madre, sembro appena più vecchia di te?-
-Quello lo so: hai
una specie di siero dell’eterna giovinezza.-
-L’elixir vitae
creato da tuo nonno. Di certo tu ora non ne hai bisogno.-
-Perché mi hai
rapito? Credevo non t’importasse nulla di me, dopotutto mi lasciasti a mio
padre e non ti sei più fatta vedere.-
-Non andò proprio
così: intendevo fare di te il mio erede e avevo offerto a tuo padre di essere
il mio consorte ma lui rifiutò. Nella fuga dovetti lasciarti a lui ma spesso ho
pensato a te, a quello che avevo perso.-
-Ma avevi anche
altri figli, non è vero?-
Prima che Fah lo Suee possa
rispondere, si odono dei rumori fuori dal salone, poi la pesante porta di
quercia viene aperta con forza ed entra un uomo, un cinese dal fisico tonico e
muscoloso dai capelli lunghi e due folti baffi ricurvi.
-Prima di parlargli
dei tuoi figli, perché non gli racconti dei tuoi fratelli?- dice sprezzante.
-Ombra Mobile!-
esclama Fah Lo Suee.
-Sorpresa? Eppure
dovevi sapere che sarei arrivato.-
Non così presto, pensa la figlia di
Fu Manchu, non così presto.
Miranda Rand, l’ultima degli Iron
Fist, sorride e replica al suo avversario:
-No, Davos, tu sei
mio.-
Le sue mani si illuminano di energia
e subito dopo accade lo stesso a quelle del Serpente d’Acciaio che le stringe i
polsi.
-Ma cosa…?- esclama
questi.
-Volevi il potere
del Pugno d’Acciaio? Eccotelo, è tuo.- ribatte Miranda -Il potere di Orson
Randall, il potere di Danny. Tanto potere, troppo per assorbirlo tutto in una
volta, non è vero?-
-Tu… maledetta!-
La figura del Serpente d’Acciaio
sembra sciogliersi come se fosse fatta di cera e alla fine di lui rimane solo una
poltiglia informe che il vento spazza via.
-Non mi hai
lasciato scelta.- mormora Miranda.
Le sue mani brillano mentre il
potere fluisce di nuovo dentro di lei. Si avvicina ai bambini ancora
addormentati e mormora:
-Si torna a casa,
ragazzi.-
Un
aereo privato dotato di tutti i comfort. Anche ora che non è più nel MI6,
Reston si tratta bene. I suoi finanziatori non badano a spese, come sempre.
Facciamo
tappa a Hong Kong per raccogliere l’ultimo membro della nostra spedizione, una
vecchia conoscenza: Shen Kuei, detto il Gatto.
Sale a
bordo e ci squadra tutti. Con ognuno di noi ha legami complicati che in questo
momento è meglio non rivangare.
-E così tua sorella
è tornata a farsi viva, Inglese.- mi dice. Inglese è il modo in cui mi chiama dalla prima volta
che ci incontrammo. Eravamo su fronti contrapposti: lui agente dei servizi
segreti cinesi e io di quelli britannici e chiamarmi Inglese, io che ero Cinese
come lui, era un segno di disprezzo che col tempo è diventato una sorta di
gioco tra di noi.
-Così pare.- rispondo.
Shen
Kuei si guarda intorno e il suo sguardo si posa su un ragazzo sui vent’anni
circa dai capelli chiari ma dai tratti orientaleggianti
-Perché sei qui
anche tu?- gli chiede.
-Ero in visita alla
mamma.- risponde lui -Non potevo non
aiutare.-
-E tu glielo
permetti?- ribatte Shen Kuei rivolto a
Reston.
-È figlio tuo e di
Juliette, credi che potrei imporgli di fare qualcosa anche se ci provassi?- replica Reston con un sorrisetto.
Shen
Kuei è cupo ma non aggiunge altro. Solo dopo il decollo del jet parla di nuovo:
-Allora penetriamo
nella fortezza di Fah Lo Suee, ci riprendiamo il ragazzo e ce ne andiamo?-
-Potrebbe esserci
qualche complicazione in più.- chiarisce
Reston -Qualche sera fa ho fatto una partita a baccarat, era uno dei giochi
preferiti di mio padre e ogni tanto mi ci diverto anch’io.-
-Taglia corto coi
tuoi passatempi, Reston, e vieni al dunque.- lo interrompe il Gatto.
Qualcuno
che non lo conoscesse bene potrebbe pensare che l’attitudine di Shen Kuei verso
Reston sia frutto del rancore perché la sua ex moglie, e madre di suo figlio, è
l’attuale moglie di Reston e forse è in parte è così, ma la verità è che essere
brusco e sarcastico fa parte del carattere del mio amico.
-Ci stavo
arrivando.- replica, tranquillo, Reston -Il
tizio in questione era un baro ma io l’ho battuto sul suo stesso terreno ed è
stato divertente, quanto può esserlo una partita a carte perlomeno. All’uscita
del club qualcuno mi ha sparato mancandomi per un soffio. All’inizio non ero
sicuro di poter collegare le due cose, poi un amico del S.I.S.[6]
mi ha fatto avere questa.-
Su
uno schermo appare la foto di un uomo sui cinquant’anni, i capelli bianchi e
gli occhi nascosti da occhiali scuri.
- Karl von Horstbadden, alias Fritz
von Voltzmann. Il volto era
un po’ diverso ma le impronte digitali provano inequivocabilmente che si tratta
dell’uomo con cui mi sono battuto. Voltzmann era il braccio destro
dell’Artiglio Giallo e se è di nuovo in giro…-
-Vuol dire che
forse l’Artiglio Giallo è ancora in circolazione.- conclude Shen Kuei.
-O che lo è sua
nipote Suwan…- mi intrometto io -… la
figlia di mia sorella.-
-Esatto.- conferma Reston -Quando venimmo a sapere
del loro legame, che fu anche quando venni a sapere che quella vipera di Fah Lo
Suee era incinta di James, erano alleate, ma tante cose sono successe da allora
ed è impossibile dire da che parte starà Suwan in questa sciarada… oltre che
dalla sua, s’intende.-
Abbiamo
un problema in più, come se quelli che già avevamo non fossero sufficienti.
8.
Anche
oggi che il suo leggendario padrone è scomparso da tempo, la fortezza di Honan,
nel cuore della Cina, è accuratamente evitata da chiunque. Il governo della
Repubblica Popolare Cinese ha provato a conquistarla un paio di volte in questi
anni ma visti i risultati ha preferito fingere di ignorare l’esistenza stessa
di questo posto dove il tempo sembra essersi fermato a prima della rivoluzione
del 1911 che depose l’ultimo Imperatore.
Tutto
questo sembra importare ben poco all’uomo a torso nudo che avanza con andatura
strafottente verso Fah Lo Suee e il suo figlio occidentale.
-Allora, sorella…-
dice -… non hai parlato a tuo figlio di me?-
Fah Lo Suee sospira e si rivolge al
ragazzo:
-Questo, James, è
il mio fratellastro Ombra Mobile. Attualmente mio riluttante alleato
nell’imminente guerra che ci aspetta.-
-Sembra che il
destino dei figli di Fu Manchu sia di stringere precarie alleanze tra un
tentativo di uccidersi e l’altro.- afferma, divertito, Ombra Mobile.
-Ma chi è il tuo
nemico?- chiede il giovane James Reston.
-Il più pericoloso
di tutti.- risponde Fa Lo Suee -È una donna. Il suo nome è Suwan ma preferisce
farsi chiamare Artiglio di Giada. È tua sorella, James… mia figlia.-
Il ragazzo rimane senza parole.
Strette
manette di metallo trattengono la ragazza che Paladin ha ribattezzato Wild
Thing. Lo squarcio che le ha aperto l’addome si va rimarginando e presto solo
gli strappi sulla tuta ricorderanno che c’è stato. Per fortuna dei presenti, il
suo fattore di guarigione è meno potente di quello di Wolverine o non avrebbero
avuto il tempo di legarla. Gli artigli sono scomparsi non appena è svenuta,
quasi fossero psionici o qualcosa di simile.
Elektra la guarda con un’espressione
di assoluta tristezza.
-Sei davvero sicura
che sia tua figlia?- le chiede Paladin.
-Non ho dubbi.-
replica lei -Il suo viso, il suo nome, gli artigli. Comunque il test del DNA lo
proverà oltre ogni ragionevole dubbio, vedrai.-
-E tu come ti
senti?-
-Non lo so. Felice,
arrabbiata, triste. Credevo fosse morta e invece Matsu’o ci aveva ingannati
tutti e ne ha fatto lo strumento di una raffinata vendetta. Se lei mi avesse
ucciso o io avessi ucciso lei, lui avrebbe comunque vinto.-
-E ora che ne
faremo di lei?- chiede Nina McCabe.
-Ucciderla è fuori
questione.- replica Elektra -Come pure lasciarla semplicemente libera,
tornerebbe a cercarci e ci ritroveremmo daccapo. Anche consegnarla alle
autorità è fuori questione: troppe cose da spiegare e poi… è mia figlia, non
posso farle questo.-
-E allora cosa
farai? È una situazione senza via d’uscita.-
-Forse… e forse no.
Hai fatto quel che ti avevo chiesto?-
-Certo. I cadaveri
sono stati rimossi e i corridoi ripuliti a fondo. Domani nessuno si accorgerà
del massacro che c’è stato. I familiari dei defunti saranno risarciti come hai
disposto.-
-Bene… e Garrett?-
-È lì, come avevi
chiesto.-
Elektra si avvicina ad un tavolo
d’acciaio su cui è posato il corpo del cyborg col petto squarciato.
-Abbiamo avuto una
lunga storia in comune io e te, Garrett… John... ma ora…- mormora -… ora è finita.
Tante cose sono finite oggi e altre possono ricominciare.-
Si volge verso i suoi soci e ordina:
-Rimandatelo al
giovane Howard, che sia lui a decidere cosa farne.-
-E tu?- chiede
Nina.
-Io? Io vado sul
tetto… a riflettere.-
La donna ha quel genere di
lineamenti così ben cesellati e apparentemente delicati che alcuni direbbero
che sembrano di porcellana. È decisamente bella ma sulle sue labbra c’è una
piega crudele.
-Non aspetteremo
oltre.- dice -Sferreremo l’attacco alla fortezza di mio nonno adesso, la
strapperemo a mia madre e ci impadroniremo del mio fratellastro.-
-Ancora non capisco
perché quel ragazzo sia così importante.- interviene Fritz von Voltzmann -Mi
sono esposto per tendere una trappola a Reston ma Fah Lo Suee è arrivata prima
di noi.-
-Mia madre ha
sempre avuto un ottimo tempismo. E non spetta a te capire i miei motivi,
Voltzmann.-
L’Artiglio di Giada si volge verso i
suoi uomini:
-Attacchiamo,
adesso!-
9.
Quante
volte ho percorso questa strada per oppormi ai folli piani di mio padre o di
mia sorella? Sembra che la mia vita sia una specie di circolo vizioso.
Siamo
arrivati sino a qui senza problemi grazie ai contatti di Shen Kuei col governo
cinese, che è ben contento di lasciare a noi il compito di risolvere un
problema spinoso, ed ora ci prepariamo all’azione.
-Pronti.- dice Reston -La prima cosa da fare è
penetrare non visti nella fortezza, quindi… ehi dov’è finito Shang Chi?-
Segretezza
e rapidità sono essenziali. Mentre Reston parlava io stavo già scalando le mura
della fortezza. Superare le difese è un gioco da ragazzi per chi conosce ogni
pietra di questo posto. Il Gatto mi ha seguito passo per passo. Insieme
sistemiamo le guardie sugli spalti ed al portone in pochi attimi ed apriamo le
pesanti porte.
-Presto.- dico –Entrate.-
In
breve Leiko, Reston, Marcus, il figlio di Shen Kuei, e gli altri componenti del
nostro piccolo commando oltrepassano il portone.
-Presto.- incita Reston -Dobbiamo…-
Prima
che finisca di parlare, si scatena l’inferno. Un attacco in grande stile è stato appena sferrato dal cielo. Missili
aria-terra colpiscono la fortezza e subito dopo una forza d’attacco sostenuta
da jetpack esce da un grosso velivolo.
A
guidare gli attaccanti, Suwan in persona.
-Shang Chi.- esclama -Non posso dire di essere sorpresa
di trovarti qui. Tu ed i tuoi amici volete unirvi a me contro mia madre?-
Prima
che io possa rispondere, si fa avanti Leiko:
-Perché dovremmo
fidarci di te? Ci hai già tradito in passato.-
-Ma vi ho anche
aiutato non è forse vero?-
-Non fidatevi di lei,
il suo solo scopo è il potere e ucciderà per averlo… ucciderà mio figlio.-
Fah
Lo Suee è arrivata sulla scena. A quale bugiarda dovremmo credere adesso?
Elektra Natchios è sul tetto del suo
palazzo e il vento le scompiglia i capelli e il vestito. La voce alle sue
spalle non la sorprende:
-Elektra.-
Voltandosi sorride al vecchio cieco
che indossa un giubbotto di pelle e un berretto da baseball e che si appoggia
ad un bastone.
-Stick!- esclama
-Sapevo che saresti venuto.-
-Io accorro sempre
al richiamo dei miei allievi se ne vale la pena.- ribatte il vecchio chiamato
Stick.
-Ho un problema.-
ammette Elektra -Ho una figlia che…-
-So tutto di tua
figlia e posso aiutarla che lei lo voglia o no. Disfare i danni causati
dall’indottrinamento della Mano e di Matsu’o Tsurayaba non sarà facile ma i
Casti possono riuscirci.-
-E lo farai anche
se ho scelto un diverso sentiero? La Via della Mano Sinistra.-
-Il lato oscuro
della Forza.- Stick sorride -Il Male ed il Bene sono in ciascuno di noi e sta a
noi decidere quale scegliere. Offrirò a tua figlia l’opportunità di una scelta
consapevole. Quel che farà dopo sarà una sua esclusiva decisione.-
Elektra fa un profondo inchino e
replica:
-Mi basta, sensei,
mi affido alla tua saggezza.-
Al
fianco di Fah Lo Suee c’è l’altro mio fratello: Ombra Mobile. È un assassino
efferato e spietato che vende i suoi servizi al miglior offerente. Eppure
l’ultima volta che ci siamo incontrati mi ha aiutato a sventare una minaccia
per la pace mondiale, quindi c’è qualcosa di buono anche in lui.
-Fidati di nostra
sorella, Shang Chi, e vieni dalla nostra parte.- dice.
Reston
punta il fucile dritto in faccia a Suwan.
-Non credo che ci
alleeremo con nessuna di voi due.- afferma
-Ci riprendiamo mio figlio e vi lasceremo a sbrigare le vostre beghe tra di
voi.-
-Temo di non
potervelo permettere.- replica l’Artiglio
di Giada -Uccideteli tutti e portatemi mio fratello.-
Quel che
accade dopo è estremamente rapido. Io, il Gatto e Ombra Mobile ci muoviamo in
sincrono. Non abbiamo bisogno di dirci nulla. C’è chi dice che un uomo
disarmato sia un uomo morto se incontra un avversario con una qualunque arma.
Nel giro di pochi minuti noi tre proviamo l’inesattezza di quella affermazione.
Al nostro fianco Reston, Leiko e il giovane Marcus combattono con i mezzi che
conoscono meglio e non c’è molto altro che possiamo chiedere.
-L’Artiglio di
Giada è scomparsa!- ci avverte Leiko.
-E anche Fah Lo
Suee.- aggiunge Marcus.
-Devono essere da
James.- conclude Reston -E io…-
-Vai da loro!- gli urla Leiko -A questi ci pensiamo
noi. Muoviti, salva tuo figlio!-
Reston
esita solo un secondo, poi comincia a correre verso l’edificio principale.
-Vagli dietro Shang
Chi.- mi incoraggia Leiko -Salva il
ragazzo, salvali tutti!-
Corro
dietro a Reston ma lo perdo di vista. Poco importa, perché so dove sta andando.
Continuo a correre per corridoi vuoti, finché mi giunge una voce:
-Mi dispiace, Herr
Reston, ma non possiamo permetterle di interferire col nostro piano.- deve essere il Tedesco di cui parlava
Reston.
-Se proprio devo
morire, almeno prima ditemi qual è questo fantomatico piano.- la voce di Reston.
-Questo posso
dirtelo io.- Fah lo Suee -Nostro
figlio è unico al mondo: il suo sangue produce spontaneamente l’Elixir vitae.-
-Esatto.- Questa è Artiglio di Giada -Se capissimo
come e perché accade, potremmo riprodurlo all’infinito. Non dovremmo più
assumerlo periodicamente, sarebbe parte di noi.-
-Immortalità
garantita.- commenta Reston -Quello
che non capisco è: perché adesso, dopo tutto questo tempo?-
-Ho sempre e solo
voluto il bene di James.- si difende Fah
Lo Suee -Quando ho saputo che Suwan lo cercava, l’ho portato qui per
proteggerlo.-
-Bella protezione.
Venire da me e dirmi tutto per trovare una soluzione, no,eh?-
-Non… non è il mio
stile chiedere aiuto.-
-Meglio il
rapimento quindi?-
-Basta così!- interviene Artiglio di Giada -Voltzmann,
visto che Mr. Reston non vuol collaborare, uccidilo, a mia madre penso io.-
-Ja Meine Frau.- risponde il Tedesco -Come le dicevo,
Herr Reston, devo…-
-James!- urla Reston.
-Sì, papà?- risponde il ragazzo.
-Buttati a terra
adesso!-
Mentre
suo figlio esegue l’ordine, Reston apre la mano sinistra e lascia cadere
qualcosa che a contatto col terreno esplode. Nulla di troppo serio ma basta a
sconcertare Voltzmann quanto basta perché Reston lo colpisca con una gomitata e
poi con un pugno.
-Per te sono Sir
Clive, bastardo nazista.-
È a questo punto che piombo nella
stanza.
-Era ora che
arrivassi.- mi canzona Reston -Avevi
intenzione di restare ad ascoltare le nostre chiacchiere senza far niente
ancora a lungo?-
-Mi era sembrato
che te la cavassi bene anche senza di me.- ribatto.
-Certo, come no: mi
stavo divertendo un mondo, non si vedeva?-
Reston
recupera le sue armi e si rivolge alle donne davanti a lui:
-Spiacente, care
signore, ma la musica è cambiata,-
-Il mio piano
avrebbe avuto successo senza l’interferenza tua e dei tuoi amici, Reston.- ribatte Suwan.
-E ti aspettavi
davvero che mi lasciassi portare via mio figlio senza reagire? Ne sai poco di
padri, ragazza.- Reston si rivolge al
figlio -James vieni qui.-
Il
ragazzo esegue e si porta a fianco del padre che gli chiede:
-Va tutto bene?-
-Sì.- risponde il ragazzo -La… la mamma mi ha
trattato bene.-
-Non avrei mai
potuto fare del male a mio figlio.- afferma,
risoluta, mia sorella.
-Ti credo, ma non
credo che lei avrebbe fatto lo stesso.- Reston
punta il suo fucile su Artiglio di Giada e dice -Se avessi fatto del male a
mio figlio, ti avrei uccisa senza esitare, invece mi limiterò a portarti con me
e a consegnarti alle autorità del mio paese. Sei ricercata per molti crimini e
ti aspettano diversi anni di carcere, esaurirai tutto il tuo elisir della vita,
mi sa.-
-Temo di non
poterlo permettere.- interviene Fah Lo
Suee -Suwan è pur sempre mia figlia e mi occuperò io di lei. Ombra
Mobile!-.
Avevo
percepito la presenza del mio fratellastro da tempo ed ora mi volto per
affrontarlo.
-Come ti avevo
detto, Shang Chi...- mi dice sorridendo -…
in quest’occasione la mia lealtà va a nostra sorella. Se dovrò combatterti, lo farò. Dopotutto,
dobbiamo ancora stabilire chi di noi due è il migliore.-
-Ma non stavolta.-
A parlare è stato Marcus, appena
arrivato. Alle sue spalle vedo Shen Kuei. Suo figlio prosegue:
-Posso spararti in
testa prima che tu muova un muscolo.-
-Davvero?- ribatte Ombra Mobile -Questo è da
vedersi.-
-Fermi!- intima Fah Lo Suee -Combattere non è più
necessario. Clive, tu puoi tornare a casa con nostro figlio ed i tuoi amici. Di
Artiglio di Giada e del suo alleato tedesco mi occuperò io e ti garantisco che
non ne sentirai parlare per molto tempo.-
-Mi sta bene.- dice, infine Reston.
Ombra
Mobile sogghigna e con un movimento rapido ed improvviso sferra un calcio
contro il fucile di Marcus strappandolo di mano al ragazzo senza quasi
toccargli le mani.
-Giusto per
dimostrare che potevo farlo.- soggiunge,
poi si rivolge a me -Riprenderemo la nostra sfida un altro giorno. Ci
saranno di sicuro altre occasioni.-
-Sì.- ribatto in tono amaro -Ne sono convinto
anch’io.-
Fah
Lo Suee si avvicina a James Reston.
-Addio James.
Nonostante le circostanze, sono stata felice di rivederti Non dimenticarmi.-
-Non lo farò.- afferma con decisione il ragazzo.
Fa Lo
Suee mi si avvicina e dice:
-Addio Piccolo
Spirito che non smette di avanzare. Spero che la prossima volta ci rivedremo
non da avversari ma da fratelli.- poi si
china su di me e mi sussurra in modo che gli altri non sentano -Promettimi
che lo proteggerai sempre… anche da me.-
-Te lo prometto.- rispondo con convinzione.
Ci
voltiamo e ce ne andiamo. Non so per quanto tempo ancora sento il suo sguardo
su di noi.
10.
Miranda Rand raggiunge la casa che
fu di suo padre assieme ai quattro
ragazzi, tre dei quali sono sangue del suo sangue.
Nel
salotto ci sono due donne di una quarantina d’anni circa: una bionda e una
rossa coi capelli che arrivano al fondoschiena.
-Joy… Colleen.- le
saluta Miranda sfilandosi il cappuccio -Speravo di trovarvi qui.-
-Mamma!- esclama la
piccola Sabrina e corre tra le braccia di Colleen Wing.
Joy Meachum si avvicina alla sua
socia e le chiede:
-Com’è andata?-
-Il Serpente
d’Acciaio è andato, consumato da quel potere che tanto bramava. Tornerà? Non
sono in grado di dirlo. Non tanto presto, comunque,- risponde Miranda.
-Grazie per… per
lei.-
Joy indica sua figlia.
-Non potevo fare di
meno. In fondo siamo una famiglia.- risponde Miranda con sincerità.
-E chi l’avrebbe
mai detto tanti anni fa?- ammette Joy.
-Misty?- chiede
ancora Miranda.
-È in ospedale
adesso. A parte un lieve stato di shock sta bene.- risponde Colleen -Le stanno
riattaccando un nuovo braccio bionico, ormai ci hanno fatto l’abitudine. Presto
sarà di nuovo qui, in questa bella comune di donne abbandonate.-
-Questo è ingiusto
e lo sai, Colleen. Parli come se Danny…-
-Lo so, lo so,
scusami. È che a volte… Misty mi ha perdonata da anni ma io non posso
dimenticare di averla tradita. Ho modo di ricordarlo ogni giorno.-
-Tutte noi abbiamo
i nostri rimpianti.- replica Joy -Io talvolta mi chiedo se non sono stata io a
permettere a Davos di usarmi. Se fossi stata più forte…-
-Non avrebbe fatto
differenza, credimi.- ribatte Miranda.
Stella Meachum si avvicina alla
madre e chiede:
-Quell’uomo che ci
ha rapiti… lui era mio padre?-
-No.- risponde Joy
-Davos non ha mai saputo cosa vuol dire essere padri.-
E questa probabilmente è stata una
delle sue debolezze fatali, pensa Miranda.
Il
viaggio di ritorno è facile e presto siamo sul jet che ci riporterà a casa.
Prima tappa Hong Kong per il Gatto e poi l’isola dove viviamo io e Leiko con
nostra figlia. Sono lontano da lei solo da poco è già mi manca parecchio.
Senza
volerlo sento i discorsi dei miei compagni.
-La Vedova Nera?- esclama Shen Kuei -Ma ha almeno
trent’anni più di te.-
-Mi ha solo offerto
un lavoro estivo, mica mi ha sedotto!- replica,
ridacchiando, suo figlio -Un lavoro estivo e un po’ di addestramento. Mi è
stato utile, non credi? E poi, anche tu non lavori per lei?-
-Con lei.- precisa il Gatto -E poi è… è diverso.-
-È sempre diverso
per voi genitori.-
Sorrido
mentre sento anche i discorsi tra Reston e suo figlio.
-Credi che la
rivedremo, Papà? Mia madre intendo.- chiede
James.
-Figliolo, se c’è
una cosa che ho imparato nel mio tipo di lavoro è che la rivedremo prima di
quanto ci aspettiamo.- risponde suo
padre.-
-È davvero malvagia
come dicono?-
-È… una creatura
molto complicata e questa è la risposta più onesta che posso darti.-
Leiko
mi stringe la mano.
-Presto saremo a
casa.- mi dice -A casa, da nostra
figlia.-
Nostra
figlia. Penso a lei e tutto il resto non conta.
Matsu’o Tsurayaba è seduto nel suo
ufficio privato. Da fuori arrivano i rumori di uno scontro: spari, urla e poi
il silenzio.
Pochi attimi dopo la porta dello
studio viene divelta con un calcio e nel vano della porta appare un uomo non
molto alto dai folti capelli neri e le tempie lievemente ingrigite.
-Ho saputo cosa hai
fatto a mia figlia Matsu’o e non mi è piaciuto.- dice in tono freddo -Sono
decisamente arrabbiato.-
Il suono successivo è uno SNIKT poi
Matsu’o comincia ad urlare.
FINE
NOTE
DELL’AUTORE
Con quest’episodio
speciale festeggiamo 15 anni di Marvelit dando uno sguardo a 15 anni nel
futuro, un futuro possibile ma certo non inevitabile.
Abbiamo visto compiersi il destino
di Rina Logan e conosciuto il figlio di Clive Reston di cui Fah Lo Suee aveva dichiarato di essere
incinta, tutte cose che arrivano da Marvel Knights #75.
Per chi se lo chiedesse, il nome
James per il figlio primogenito di Clive Reston è un omaggio al padre di Reston
che è (era?) un famoso agente segreto britannico con licenza di uccidere. -_^
Abbiamo saputo che Danny Rand è
sparito ma non sappiamo come e perché ma sappiamo che si è lasciato dietro ben due figli da due donne
diverse.
Ci sarebbe ancora molto da dire ma è
ora di tornare al presente dove altre avventure aspettano i nostri eroi.
Non mancate.
Carlo
[1] Knight of the Garter, Cavaliere dell’Ordine della
Giarrettiera
[2] Knight Commander of the Order of
Saint Michael and Saint George, Cavaliere Comandante dell’Ordine di San Michele
e San Giorgio.
[3] Officer of the Order Of British Empire, Ufficiale
dell’Ordine dell’Impero Britannico.
[4] The Chicago Syndacate o the Chicago Outfit, è la
“sezione” della Mafia Italiana che controlla il crimine organizzato nel Midwest
e su buona parte della Costa Occidentale degli Stati Uniti.
[5] “A un topo” di Robert Burns.
[6] Secret Intelligence
Service, nome ufficiale del MI6, il servizio segreto per l’estero britannico.