#2 - PROCESSO

di Elisabetta Negro

ATTENZIONE: La storia che state per leggere è ambientata circa un anno dopo gli avvenimenti narrati in Extreme Elektra #1.

 

In un luogo isolato, nascosto da occhi indiscreti...

Una  donna sta passando una notte molta agitata. Nei suoi incubi, sta rivivendo un passato che vorrebbe dimenticare, pur sapendo che per lei è impossibile farlo. Troppo oscuro, troppo macchiato di sangue. Troppa vergogna…troppa delusione per la sua ingenuità, per il suo comportamento, per la sua incapacità di capire la verità. Ma non è la sua delusione che le provoca questo tormento. Ad agitare i suoi sonni è il pensiero del padre, che ha sempre sentito accanto a sé, ma che ora pensa averla abbandonata. Nei suoi sogni, il suo volto, uguale a tanti anni prima, quando era ancora una ragazzina, che la guarda dall’alto, con aria severa, indicandola e pronunciando poche e terribili parole :

"Sei stata una delusione...mi vergogno di te. Da oggi tu non sei più mia figlia!"

La giovane donna si risveglia dal sonno, grondando sudore dalla fronte , piangendo e tenendo tra le mani il volto incorniciato dai lunghi capelli neri. Questo non la fa dormire la notte...questo e il senso di colpa per ciò che un anno prima lei, Elektra Natchios, aveva commesso. Non un omicidio, ma  delle stragi, che saranno sulla sua coscienza. E per sempre. La sua anima candida era stata macchiata prima ancora di quei fatti dal desiderio di vendetta che aveva provato per tutta la vita...desiderio di vendetta per ciò che era successo al suo amato padre quando era ancora poco più che una bambina, e che mai e poi mai avrebbe dimenticato...quella scena, quell’esplosione, era un altro dei suoi incubi ricorrenti....quanto terribile era sto per quella ragazza vedere il padre morire, divorato dalle fiamme, sotto i suoi occhi, e sapere che solo per un puro caso lei non era morta con lui...quanto avrebbe voluto essere morta anche lei con lui....se fosse stata con lui, nulla di ciò che accadde tre anni dopo sarebbe successo. Ma io passato non si poteva cambiare...si poteva solo convivere con il senso di colpa, o almeno provare.

E lei ci aveva provato. Per una anno intero aveva vissuto un’altra vita, una vita che non era sua. Una vita inventata ad hoc per superare quei fatti. Si era chiamata Jane Foster, una donna sulla ventina che faceva la segretaria. Aveva trovato lavoro in una città dove nessuno l’ aveva mai conosciuta, tentando di ricominciare da capo e di espiare quelle colpe che sentiva, forse giustamente, sulla sua coscienza.  Era laboriosa, più di chiunque altro nel suo studio, ma era sempre come preoccupata, assente quasi, e spesso nervosa. Cosa la faceva sentire così, la mancanza di sonno, o la paura d essere scoperta, di vedere entrare dalla porta qualcuno che l’avrebbe riconosciuta e arrestata? O forse...forse...forse era il dubbio che si insinuava ogni giorno, in ogni momento nella sua mente, quello che lei aveva fato tutto questo non perché ingannata o per giustizia....ma perché malvagia nel suo io interiore? Questo forse non la faceva dormire, la paura di non conoscersi abbastanza bene e di scoprirsi completamente diversa da quello che credeva di essere? Non riusciva  a capirlo...non capiva più niente.  Aveva solo capito una cosa: cambiare vita, ricominciare da zero,per lei non sarebbe bastato. Doveva prima capire cosa la tormentava...cosa rendeva così agitati i suoi sogni.

Non molto tempo dopo, in Grecia

Aveva scelto quel luogo non per la lontananza dall’ America, ma per la tranquillità che le  aveva sempre fatto provare, seppure non ci fosse mai stata. Quel luogo, quella casa sulla montagna, era il luogo dove il padre si era allenato nelle arti marziali fin dalla gioventù, convinto che solo l’isolamento e la solitudine temprassero veramente l’animo umano. Ma ci voleva anche forza interiore, una forza che lui aveva, ma che sua figlia non era sicura di possedere. Quel luogo, lei lo aveva scelto per un motivo non molto differente. Sperava che la meditazione potesse darle la risposta al suo interrogativo: cosa mi perseguita, e cosa mi fa paura veramente?  Ma la risposta non arrivava. Anche se dentro di sé si sentiva un po’ meglio, era come se le sue ansie stessero lentamente sparendo, fino a quella terribile notte, quella notte in cui si sarebbe deciso il destino di una donna... il suo!

Una figura  alata, simile ad un uomo,nel cuore della notte, la raggiunse, ma prima ancora che si potesse essere avvicinata , Elektra compì una capriola all’indietro dal letto, atterrando sul pavimento, di fronte alla creatura, seppure ad una discreta distanza: davanti a lei, fiero e maestoso, si ergeva statuario una specie di angelo,con ali piumate che ricordavano quelle di un demone però, che guardava con aria severa la donna che si era messa in posizione di difesa. Chi era, e cosa voleva da lei? Era umano, mutante  o cos’altro?

"Stai calma, creatura umana....non sono qui per farti del male. Sono solo un  messaggero inviato per portarti nel mio regno, nel regno oscuro delle ombre, dove forse avrai le tue risposte. Sappi che ciò che ti aspetta è un processo. Non avrai difesa,solo accusa. Solo al termine sarai chiamata a parlare e difenderti. Seguimi."

Senza obbiettare, Elektra si lasciò trasportare dal suo misterioso visitatore, e tra le sue braccia perse i sensi. Quando si risvegliò, vide che aveva mani e piedi incatenati, e che non aveva più il pigiama che indossava nella casa sulla montagna, ma l’abito che  aveva indosso quando commise quelle atrocità. Era per quello che al processavano.

Era al centro di una grande sala, tutto era scuro intorno a lei, solo una luce era presente in quello spazio smisurato, un riflettore che puntava su di lei, inginocchiata a terra; altre luci si accesero in seguito: puntavano sul pubblico del processo, e tra di loro riconobbe alcuni volti, due erano degli uomini che aveva ucciso in quella casa con una bomba, provocando tantissime altre morti, altri erano persone che lavoravano con lei all’agenzia di Queen, gente che come lei forse era inconsapevole di cosa faceva e di chi fossero veramente i loro superioriQuelle persone, erano quelle che lei aveva ucciso.

Solo una cosa in quegli occhi: rabbia, e desiderio di vendetta. Lo stesso che per anni Elektra aveva provato.  Trovare il coraggio di reagire a quelle persone, a quei volti era impossibile:  troppo dolore, troppa rabbia. E lei sa una cosa: non la possono perdonare perché lei gli ha tolto ciò che non può essere restituito una volta portata via: la vita. In quel momento, con gli occhi fissi a terra, socchiusi, il pensiero della delusione da parte del padre nella mente, Elektra sentì una voce che le parlava, dicendola che quel processo avrebbe  sentenziato la colpevolezza o meno della sua anima, e , in caso di mancata assoluzione, anche la pena.

Sentì le voci delle persone che erano state parlare di lei e di cosa aveva fato, senza interrompere, con l’ espressione triste e gli occhi socchiusi. Tra sé e sé pensava che non stavano mentendo, che tutto ciò che dicevano era vero. Sua la responsabilità, sua la colpa. Che decidessero del suo destino una volta per tutte, che le dessero una risposta. Se era colpevole- e lei era certa di esserlo- che le dessero una punizione...anche il tormento eterno, anche passare l’eternità nel parte più bassa dell’inferno, insieme ai più malvagi della storia, se lo meritava. O almeno così credeva. Il giudice, immerso nell’oscurità, la guardò, e le chiese perché non avesse mai protestato, obiettato.

"Mi è stato detto che potevo parlare solo al termine, e poi...come potevo contraddirli, dato che  loro avevano ragione?"

Il misterioso essere fu sorpreso dalla risposta.

"Ma tu...hai agito in buona fede. Pensavi di fare del bene...o sbaglio?"

"Ho agito guidata falla rabbia e dalla vendetta, sentimenti che non possono provocare altro che rabbia e vendetta. E nel mio caso, solitudine. Ciò che ho fatto è imperdonabile: che mi sia data la punizione che merito: questo è il giusto."

"Una nuova possibilità. Questo noi stabiliamo per te. Avrai tutta la tua vita per espiare...e sappi bambina mia che non sono mai stato più fiero di te. Hai riconosciuto i tuoi errori, te ne sei presa la responsabilità, hai affrontato con coraggio e determinazione questo processo. Non dimenticherai, ma saprai la verità: non tutto il male viene per nuocere. Lo so, sembra una frase fatta, ma è così. Perché per redimerti, tu farai molto bene per questo mondo...meriti di vivere... e ricorda che tutto ciò che hai fatto, lo hai fatto credendo di agire a fin di bene. Non sentirti in colpa...e vivi la tua nuova vita con gioia e serenità, pensando al bene del prossimo tuo.  Voglio solo un’ultima cosa: che tu sii ancora Elektra Natchios. Nessuno sa di dov’eri, o che sei stata tu a distruggere quel covo demoniaco, pensano che tu sia scomparsa. Ritorna da dove sei venuta, se ti chiedono qualcosa, dì che dovevi riflettere sua alcune scelte che dovevi fare, che avevi bisogno di stare un po’ sola...e agisci sempre a fin di bene. Addio per sempre, bambina mia. Io veglierò per sempre su di te, come ho fatto fino ad ora."

Elektra ebbe solo il tempo di sussurrare tra le lacrime la parola "papà", che perse nuovamente i sensi. Quando si risvegliò, era nuovamente a casa sua, e affacciandosi alla finestra, non poté che ritenersi fortunata per quel perdono e quella nuova possibilità.

 Altrove

"Da oggi, la mia bambina sarà in costante pericolo,amico mio. I nostri nemici potrebbero tentare di portarla dalla loro parte, e lei è troppo fragile... potrebbe cedere alla tentazione, o morire per difendere il suo operato. Sono molto, molto potenti."

La misteriosa creatura che aveva portato in quel misterioso luogo la giovane e bella Elektra si rivolse a quello che un tempo era stato Alexandros Natchios.

" Vuole forse che trovi qualcuno che la possa aiutare?"

"Sì, necessita di una guida, di qualcuno che le stia accanto, qualcuno come te. Assumerei forma umana e la guiderai."

"Come volete, venerabile maestro."

Altrove, in un luogo sconosciuto

Un uomo, seduto sulla sua poltrona in pelle, in un lussuosissimo ufficio, incrociò le braccia e sogghignò quasi con soddisfazione. Attraverso le sue doti mentali, aveva visto quello che le due creature, un tempo entrambe umane, si erano dette.

"Dunque sanno...e manderanno la nuova recluta a proteggere la ragazza....ma non gli servirà a nulla. Riuscirò comunque a portare a termine i miei progetti. Niente e nessuno mi fermerà. AH AH AH!!!!"

Prossimamente: chi è il misterioso individuo che complotta nell’ombra? Che legami ha con Elektra? Chi la proteggerà,e come? E soprattutto...cosa deciderà di fare per redimersi?  Tutto questo e altro, nel prossimo numero!