# 5 - LA CASA COMUNE

byPablo

 

Autunno del 1999, Podgorica, capitale del Montenegro.
Un uomo attempato, di quasi 80 anni, vestito con un gessato scuro, stava entrando in una piccola villetta posta su una collina agli estremi della città. Nessuno badava a lui, ma se lo avessero osservato per bene si sarebbero resi conto che non camminava, ma levitava a qualche centimetro dal suolo. La porta della villa si aprì automaticamente, e l'uomo entrò sotto gli occhi imperturbabili di un cameriere.
- Il padrone la sta aspettando! - disse con una voce monocorde.
La porta di una grande sala si aprì. In fondo c'era un uomo dai corti capelli bianchi, che indossava un pullover grigio e dei pantaloni di panno neri. Sorrise all'indirizzo del suo ospite.
- Erik, amico mio, accomodati!
Magneto si fermò.
- Non sono – cough! cough! - propriamente un tuo amico.
Painer lo ignorò.
- Gradisci uno scotch? Del Bayles?
Magneto fece un cenno di diniego, e Painer andò a sedersi col suo bicchiere di whisky in mano.
- Sai perché ti ho voluto qui?
- Per cosa?
- Perché ho trovato la soluzione ai tuoi problemi, ai problemi della tua razza!
- Cosa intendi dire? - chiese diffidente Magneto.
Painer rimase in silenzio per qualche secondo.
- Hai mai sentito parlare di Genosha?
- Non so, non credo. – cough! cough! - Cosa sarebbe?
Painer aprì una cartellina, facendone uscire una mappa, e la spinse verso Magneto, che l'afferrò.
- E' una piccola isola lungo la costa sudorientale dell'Africa, nell'oceano Indiano. E' stata comprata qualche decina di anni fa da degli emiri ricchi e oziosi, per farne una sorta di stato sovrano, ma erano troppo pieni di ozio perché ci potessero riuscire, e quindi hanno deciso di venderla.
Magneto osservò per qualche istante la cartina.
- Perché proprio a me?
Painer rise.
- Non a te, a me! Ed io la rivenderò a te!
Magneto lo fissò.
- Cosa ti fa pensare che io – cough! cough! - non mi rivolga direttamente a loro, evitando così di sborsare più soldi con te come intermediario?
Painer rise di nuovo.
- Perché gli emiri non farebbero mai affari con un mutante. Per loro sei un aborto del demonio o poco più, e non venderebbero mai la loro splendida isola ad uno come te.
Magneto strinse i denti: la rabbia stava salendo, e fece di tutto per fermarla, riuscendoci in extremis.
- E cosa ti credere che io non ti uccida otturandoti le arterie col ferro presente nel tuo sangue, una volta ricevuto l'isola?
Per l'ennesima volta Painer esibì una risata carica di sicurezza.
- Perché non ho mai creduto che tu possa fare una cosa del genere. I tuoi poteri ben si adattano alle grosse masse metalliche, e non a minuscole particelle. - inclinò la testa – Non è vero?
Magneto rimase in silenzio, poi poggiò la mappa sul tavolo.
- E sia...
Painer sorrise, questa volta era un sorriso compiaciuto.
- Bene, hai fatto la scelta migliore. - gli diede un cd – Qui dentro ci sono tutti gli estremi del contratto, le loro richieste e le informazioni su Genosha stessa. Ti darò mie notizie al più presto.
Magneto prese il cd e si allontanò verso l'uscita.
- E mi raccomando, - aggiunse Painer – fai qualcosa per quella fastidiosa tosse!

Pietro attese il padre nel suo jet personale.
- Allora? Che cosa voleva dirti?
- Che forse c'è una casa per il popolo mutante, figlio mio.
- Dici davvero? E' una buona notizia questa!
Magneto si sedette pensieroso.
- Qualcosa non va?
- Temo che affidandoci a Painer, – cough! cough! - finiremo nelle sue mani in tutto e per tutto!
Pietro sospirò profondamente.
- Il nostro popolo chiede da anni una sua patria, e tu sei l'unico che possa dargliela.
- Può essere, ma le minacce sono numerose! E a volte non sono solo tra gli intolleranti homo sapiens, ma anche tra i superior come me e te...
- Stai pensando a Xavier?
- Si, gente come lui non fa altro che screditare a livello mondiale l'immagine dei mutanti! Siamo sempre più una minaccia, – cough! cough! - e non una normale evoluzione da capire e integrare...
Il figlio abbassò il capo, socchiudendo gli occhi.
- Stai pensando a tua sorella? - chiese Magnus.
- Già! Mi chiedo che fine abbia fatto...
- La ritroveremo, vedrai! - rispose Magneto, mettendogli una mano sulla spalla prima di entrare nella sua cabina privata.

Due anni dopo, Palazzo di Vetro dell'ONU.
Kofi Annan si avvicinò leggermente al microfono, sospirò lentamente, cercando di calmarsi, e fece l'annuncio.
- Voglio dare il benvenuto ad Erik Leshner Magnus, rappresentate civile e politico dei movimenti dei mutanti di tutto il mondo!
All'ingresso della sua figura ci fu qualche applauso, ma fu un sommesso brusio di fondo a riempire l'aria della sala del congresso. Magneto levitò lentamente verso il palco da cui avrebbe parlato, fissando negli occhi tutti i delegati e i capi di stato che incrociavano il suo sguardo. Si avvicinò al microfono, diede un leggero colpo di tosse, poi iniziò a parlare.
- Non so qui per chiedere la vostra tolleranza! - esordì tra lo stupore generale – La parola “tolleranza” è una brutta parola, ha un pessimo significato, significa che voi ci tollerate, quasi costretti, ma che non ci accettate. Chi parla di tolleranza è una persona ipocrita, che crede di poter risolvere i problemi degli emarginati tappandosi il naso. No... non voglio la tolleranza, infida e meschina, a lei preferisco l'odio razziale, più schietto e pulito. - Il brusio nella sala non accennò a diminuire, e così il Segretario fu costretto a richiamare più volte al silenzio – Ed è per questo, per evitare le ipocrisie di un mondo che si tappa il naso per accettarci, per tollerarci, ho deciso che i mutanti avranno una loro terra.
Qualche voce si alzò da alcuni settori dell'assemblea, ma Kofi Annan li zittì di nuovo.
- Ho acquistato un'isola nell'oceano Indiano, l'isola di Genosha! - alcuni delegati dei paesi arabi tentarono una timida reazione di protesta – Sarà lo stato dei mutanti, dove potranno vivere in pace con i loro simili! Gli umani saranno bene accetti, e non tollerati! Sarà la nuova Israele, senza l'assillo della Palestina!
Molti urlarono alla scandalo, e ci vollero cinque buoni minuti per riportare la calma.
- Non sono venuto per minacciare la pace mondiale, ma per avere la possibilità di considerare Genosha non un'isola, ma uno stato moderno, civile e sovrano! Non chiedo l'elemosina degli stati ricchi e potenti, né la loro pietà, chiedo solo di darci un luogo dove vivere!
Qualche timido applauso salì dalla sala, seguito da altri. La maggior parte di loro si alzò in piedi, mentre alcuni rimasero seduti a mugugnare mentre Magneto usciva dalla sala.
Pietro lo raggiunse in un lampo.
- Un grandissimo discorso padre! - disse.
L'uomo lo fissò, poi cominciò a tossire vigorosamente, come se avesse trattenuto tutto il suo male per la durata del discorso, accasciandosi a terra sotto lo sguardo inerme del figlio, che lo raccolse prima che cadesse rovinosamente.
- PRESTO! PRESTO! CHIAMATE DEI SOCCORSI! - urlò, mentre le convulsioni del padre non cessavano, e mentre grida e commenti di tutti i presenti li circondavano.

Note dell'autore: ecco il mio contributo all'X-Month. Contributo a metà, visto che la serie l'ho generata io, ma ne ho approfittato per dare un contributo sostanziale ad un personaggio (Magneto) e ad un luogo (Genosha). Spero che la storia vi piaccia, anche se non c'è un minimo di azione.