Marvel IT presenta:

#8
”Futuro incerto”
di Mickey


Peter Parker, il cabarettista noto come l’Uomo Ragno, è tornato da poco a casa, da sua madre Mary. L’accoglienza della donna è stata calorosissima, come Peter poteva aspettarsi. Del resto, si sono tenuti sempre in contatto durante i mesi estivi, nonostante gli impegni con il tour del gruppo Iena, e il ragazzo sapeva quanto sua madre stesse soffrendo per la sua mancanza. Di positivo in quell’esperienza c’era stato molto: finalmente era diventato un ragazzo autonomo e sicuro di sé, e si sentiva pronto ad affrontare la vita dell’università. Per fortuna, poi, che Mary ha avuto tre mesi per accettare la realtà che suo figlio è un mutato… e sembra esserci riuscita. Non sa ancora, purtroppo, che tra le altre cose suo figlio è gay.

Peter, nonostante siano passati dei giorni dal suo ritorno, sta ancora raccontando altri aneddoti, quando il cellulare di Mary squilla.
- Sì? Oddio, accendo subito… - chiude la comunicazione, prendendo il telecomando della TV.
- Chi era?
- La mia amica Anna… mi ha avvisato di accendere, c’è un disastro a Manhattan…
Quando l’immagine del primo canale appare sullo schermo, Peter e Mary vengono colti dallo sgomento.
Le Torri Gemelle stanno fumando. E non si tratta di un incidente, ma di un attentato che ha colpito anche il Pentagono, a giudicare dai sottotitoli della CNN.

Le ore successive sono prevedibilmente angoscianti. Il crollo delle torri, lo schianto dei quattro aerei… immagini e notizie sconvolgenti per chiunque abiti in un società civile. A più riprese Peter, shockato, ha minacciato di andare a Manhattan, ma è sempre stato fermato.
- Mamma, basta!
- Peter, ma cosa pretendi? Neanche tu avresti potuto impedire il crollo delle torri!
- Hai ragione, ma adesso posso dare il mio contributo per salvare qualcuno dalle macerie! La mia forza sarà più che utile!
La donna abbassa lo sguardo e capisce che deve lasciare andare suo figlio. Ormai è un uomo in grado di prendere le sue decisioni.

Quando Peter torna a casa, a notte fonda, è visibilmente sconvolto.
- Tesoro… come stai? Devi riposarti…
- Mamma… - dice a bassa voce, con lo sguardo perso nel vuoto - … avevo questi poteri… e li ho usati per fare cabaret. Ti rendi conto?
- Cosa avresti dovuto farne?
- Ci sto pensando – dice, fiondandosi in bagno per fare una doccia.

I giorni passano, i traumi vengono parzialmente assorbiti, ma sono ancora tutti sotto shock. E Peter non è da meno, altrimenti non avrebbe chiesto un colloquio nella sede locale della CIA.
- E così tu sei Peter Parker? – gli chiede altezzoso Nicholas Fury, dalla sua poltrona girevole, dietro la scrivania.
- Sì. I miei genitori hanno lavorato per questa agenzia, mio padre è morto in…
- Sì, sì, mi sono documentato, ragazzo. E pensi di poter essere utile alla nazione?
- Sì. Voglio aiutare l’America nella lotta al terrorismo. E ho il potere di farlo.
- Davvero? Cosa te lo fa credere?
Come aveva fatto qualche mese prima nello studio del suo manager, Peter decide di dar sfoggio delle sue abilità. Di certo il generale non divulgherà il suo segreto senza il suo consenso. Così, salta da un lato all’altro della stanza, cammina carponi sul soffitto e sulle pareti, poi scende e solleva la scrivania di Fury come fosse di polistirolo.
Rimettendola al suo posto, dice:
- Questo, me lo fa credere.
- Tu… tu sei l’Uomo Ragno? Il comico!?
- Sono l’Uomo Ragno. Ma non sono più un comico.

Passano altri giorni. All’insaputa di sua madre, Peter è stato illegalmente arruolato per direttissima alla CIA, grazie a Fury, e si sta allenando per poter andare finalmente in missione.
- Non hai intenzione di andare all’università, ragazzo? – gli chiede Fury, dopo l’ennesima sessione.
- Sì, spero di riuscire a coltivare entrambe le cose.
- Lo spero per te. Non ho mai visto uno studente che nel tempo libero fa l’agente segreto. Né il contrario – spegne il suo entusiasmo Fury.
- Quando inizierò ad andare sul campo? Ho firmato quella dichiarazione in cui mi prendo la responsabilità e pretendo di…
- Calma, calma. Sono venuto apposta per questo. Seguimi e ti darò i dettagli della tua prima missione.
Esaltato, l’Uomo Ragno segue Fury nel suo ufficio.
- Bene. E’ un momento molto delicato, come immagini, a causa dell’imminente operazione “Giustizia Infinita”. E tu dovrai andare direttamente al confine tra Afghanistan e Pakistan.
Spidey vorrebbe gridare “Cosa!?” ma si trattiene. E’ che non immaginava di dover andare fino là per la prima missione!
- Stiamo collaborando con l’SVR
[agenzia russa di spionaggio estero]… è nato un joint intelligence team con i servizi segreti di Russia, Tagikistan e Pakistan, che ci tengono costantemente aggiornati sulla situazione… e il loro più prezioso agente è stato catturato dai talebani. Alcune tribù pashtun stanno collaborando per guadagnare tempo, ma non è abbastanza. In cambio di agevolazioni logistiche e altro, abbiamo offerto la nostra collaborazione al governo russo.
- Cosa dovrei fare, esattamente?
- Infiltrarti nella base, come solo tu puoi fare. Recuperare l’agente Dimitri
Smerdyakov. E riportarlo a Mosca, incolume.
Gli occhi di Peter strabuzzano. Questo potrebbe andare oltre le sue possibilità.

- Dov’è che vai!? – urla Mary Fitzpatrick a suo figlio, non appena ha sentito che partirà per un misterioso viaggio.
- Non te lo posso dire.
- Scherzi? E tu vorresti partire in questo periodo così… pericoloso!?
- Pensi non saprei difendere il mio aereo da dei dirottatori!?
- Non ne sono sicura! E tu da qui non ti muovi!
- Ho diciotto anni! E sono stufo – grida, prendendola per il collo e sollevandola – delle tue limitazioni!
- Cough… lasciami, Peter…
Il ragazzo la esaudisce. Prende dalla tasca un foglio – l’autorizzazione straordinaria di Fury per partire – gliela sbatte sul tavolo  e corre a chiudersi in camera. Non avrebbe voluto litigare con lei… soprattutto adesso che potrebbe… morire in… missione. Morire? E’ davvero sicuro di voler rischiare la vita?
Ormai non può tirarsi indietro. Ci penserà se e quando tornerà a casa…

Ventiquattro ore dopo, Peter Parker è su un aereo dell’esercito americano. Hanno attraversato gran parte della Russia ed entro un’ora si saranno avvicinati all’aerea più critica, dove dovrà lanciarsi con il paracadute per lasciare fuggire via il velivolo. Veste un costume tutto nero, di un tessuto traspirante, che gli ricopre anche il volto grazie ad una maschera. Due piccole lenti sono l’unico tocco di colore della tenuta.
Parecchio tempo dopo, un suo collega umano gli urla:
- Spider-man, tieniti pronto al lancio!
Peter salta in piedi, con il paracadute mimetico (color cielo all’interno, verde all’esterno) chiuso sulla schiena, pronto a esplodere. Si avvicina cautamente al portello… e guarda giù.
”Per fortuna uno dei miei poteri è non soffrire di vertigini” si consola.
- Obiettivo centrato! Lanciarsi! – urla il pilota.
E l’Uomo Ragno salta nel vuoto.

”Wow” pensa una volta atterrato. Ha avuto una bellissima scarica di adrenalina nelle vene… ma adesso viene la parte peggiore. Si sgancia dal paracadute e sgattaiola verso l’edificio più vicino, uno dei tanti rifugi dei talebani. Gli sovvengono in mente le immagini dell’attentato a Manhattan e la rabbia lo assale. Anche se indiretti responsabili, questi fantomatici studenti coranici la pagheranno per aver sostenuto Al Qaeda.
Con un solo balzo giunge sul tetto e si appiattisce contro di esso. Sente che c’è molto fermento nella base, anche se non capisce cosa dicano i militanti. E’ evidente che il passaggio dell’aereo e il suo lancio non sono passati inosservati. Ma è proprio per ovviare a questa mancanza che è stato ingaggiato lui.
Facendo completo affidamento sul suo senso di ragno, Spidey cammina sulle pareti dell’edificio fino ad incontrare una finestra. Per fortuna, non ci sono vetri a chiuderla, così può agilmente passare al soffitto interno. Naturalmente non c’è nessuno nella stanza in cui è entrato, altrimenti il senso di ragno lo avrebbe…
Ecco che scatta! Allarmato, Peter si congela sul soffitto, contando sul fatto che il buio e il costume lo renderanno praticamente invisibile. Nella camera sono entrati tre tizi armati, di chiara provenienza afgana. Non lo notano.
Per quanto si sforzi, non riesce a capire una sola parola di quello che dicono. Tranne una.
Smerdyakov.
Ed è abbastanza per fargli aguzzare ancor di più le orecchie… invano, però.
Finalmente il pericolo cessa: non solo i tre filotalebani escono dalla stanza, ma nella fretta lasciano la porta aperta, evitandogli così di fare rumore o destare sospetti. Sempre defilato, continua a percorrere il soffitto, finché il senso del pericolo non scatta nuovamente!
I tre soldati di prima stanno andando a passo sostenuto verso di lui… e portano con sé un prigioniero, coperto da un passamontagna!
”Se non è l’agente russo, è comunque un prigioniero dei talebani e quindi un loro nemico… e i nemici dei nostri nemici sono nostri amici” conclude Peter, entrando in azione.
Salta giù, cogliendo completamente di sorpresa i nemici, che imprecano nella loro lingua.
- Scusate, ho interrotto qualcosa? – scherza, per far capire al prigioniero che è un amico (i tempi della Guerra Fredda sono molto lontani).
I tre gli puntano contro un mitra, ma vengono subito disarmati da un triplo calcio del Ragno, che frattura il dito di uno e il polso di un altro. Altri tre pugni secchi, e i potenziali terroristi sono ko.
- Chi sei? – chiede, con un accento strano, in un inglese accademico, il prigioniero.
- Sono un agente della CIA. Come ti chiami?
- Smerdyakov…
- Allora sei il mio uomo… seguimi – dice, sfilandogli il passamontagna. L’agente cerca di resistere, inutilmente. Ormai il volto è scoperto, così come il suo segreto.
- Flash?! – si chiede attonito l’Uomo Ragno.

Continua…
 
Note
Non preoccupatevi, fra due numeri inizia il classico periodo universitario di Peter Parker. Questo dittico si propone di affrontare la tematica della responsabilità… come potete prevedere, le cose non vanno come ci si aspetterebbe. L’11 Settembre ha funto un po’ da “morte dello zio Ben” in questa continuity… ma gli effetti non saranno gli stessi. Del resto, la nascita dell’universo Extreme è scaturita proprio da quegli attentati, che ci hanno convinti che il supereroismo tradizionale non era abbastanza, per il nuovo millennio (anche questa, naturalmente, è un’opinione estrema
J )