Marvel IT presenta:

#12 - ”Il fattore X”
di Mickey


 
Empire State University.
Peter Parker e Gwen Stacy si stanno baciando. La scena dovrebbe sorprendere pochi… se non fosse che il ragazzo è omosessuale. Un milione di pensieri stanno vorticando nella sua testa.
Che sto facendo, vabbé, lei è bella, mi piace, ma non mi eccita, Harry la vuole, che strana sensazione le sue labbra, piacevole ma non so, forse è sbagliato, forse dovrei approfittarne…
L’Uomo Ragno si stacca bruscamente dalla ragazza e la guarda stranito.
- Allora? – lo guarda nelle palle degli occhi, inquisitoria.
- Io… Gwen, tu mi piaci molto, però… - diventa paonazzo Peter, a causa di ciò che sta per dirle.
- Non mettere in mezzo Harry… la vostra amicizia non può essere così forte – si intromette lei.
- Non è solo questo… è che… - deglutisce vistosamente – io… sono gay – le confessa, a bassissima voce.
- Ah! – sospira la ragazza, con un suono misto tra una risata e un urlo di stupore. – Io… non avevo…
- Non scusarti, sono io che devo farlo… mi dispiace… - sta guardando altrove Peter – certo… se vuoi possiamo stare insieme lo stesso, perché, come ti ho detto, mi piaci comunque…
- Io… no, grazie dell’offerta, ma va bene così… - sorride lei.
- Gwen, io ti voglio bene, non voglio rovinare tutto così…
- Anch’io ti voglio bene… e voglio rimanerti comunque accanto. Ti va?
- Sì – la abbraccia calorosamente, senza lesinare la sua forza sovraumana. Gwen gli dà due pacche sulla spalla e cerca di parlare:
- Ok, ok, ma… non mi soffocare….
- Oh, scusa – la lascia.
- Sei forte… ma Harry lo sa? – salta di palo in frasca.
- No, e non deve saperlo per ora.
- Ma… ti piace?
Peter tace per qualche secondo, imbarazzato.
- Sono innamorato di lui.
- Adesso tutto torna – sorride ancora - Certo, sono un po’ delusa per questa… cotta che ho per te, ma sono contenta che tu ti sia aperto con me, lo trovo un gesto molto bello. Sappi che se hai bisogno di parlare, io…
- Grazie, so di poter contare su di te. Cavolo, sta morendo dalla curiosità di sapere tutto della mia vita sessuale… devo andarci cauto! Adesso stiamo facendo tardi alla lezione…
- Ok, andiamo!

- … analizzeremo nei minimi dettagli uno striscio di sangue… - spiega il prof. Miles Warren - purtroppo ho appena scoperto che le scorte dell’università sono finite e non vorrei saltare l’ora di laboratorio… qualcuno di voi è disposto a fare da donatore? Ho qui due liberatorie… Parker, Stacy, che ne dite?
- Cosa? Noi? – si guardano perplessi i due. Da quando il professore conosce i loro nomi?
- Va bene – accetta Peter, timoroso di avere un voto più basso all’esame in caso di rifiuto. Insieme alla sua amica, dà una scorsa veloce ai fogli che Warren ha sottoposto loro e li firma, non senza un cattivo presentimento.

- Ecco fatto, possiamo procedere – annuncia poco dopo il docente, mettendo in un piccolo frigorifero due sacche di sangue, prendendo poi le due provette dal contenuto rosso scuro che utilizzerà subito. Peter e Gwen stanno bevendo due succhi di frutta, premendo un batuffolo di cotone dove l’ago ha penetrato le loro vene.
- C’era bisogno di tirarne così tanto? – si chiede sottovoce il Ragno, senza ottenere risposta dalla sua compagna.

Tenuta degli Osborn, ora di pranzo.
Padre e figlio stanno mangiando in una lussuosa sala, ai capi di un altrettanto lussuoso tavolo.
- Allora, perché hai voluto vedermi oggi? – chiede Harry, guardando timoroso nel piatto in cui mangia.
- Da quando un papà deve avere un motivo per vedere suo figlio? Voglio sapere come procedono i tuoi studi…
- Abbastanza bene, grazie.
- Come va con le donne?
- Sono domande da farsi? – lo rimprovera bonariamente - Comunque ci sarebbe una ragazza… una bionda davvero bella, che farebbe perdere la testa a chiunque, e l’ha fatta perdere anche a me…
- No, sta’ alla larga da tipe del genere: sfruttano il loro fascino per ammaliarti e rovinarti – lo mette in guardia Norman.
- Quanto la fai tragica… ma tanto non c’è pericolo. Sembra che gli piaccia Parker…e poi ho già adocchiato una rossa niente male di Psicologia…
- Parker, dici? Che mi dici di lui? – il livello di attenzione dell’imprenditore si alza pericolosamente.
- Niente di particolare: è un bravo ragazzo, tranquillo, anche se ultimamente fatico a sopportarlo, visto che mi sta soffiando la preda…
- Dev’essere un predatore come te… insospettabile… - rimugina interessato.
- Sì, insospettabile… ma adesso voglio la verità, papà: perché vuoi che lo tenga d’occhio?
Il cameriere irrompe al momento giusto, porgendo un cordless al padrone di casa.
- Signore, mi scusi, so che non voleva essere disturbato, ma mi dicono che è una questione importante.
- Va bene, Arnold, grazie – prende l’apparecchio Norman e risponde. – Sì?
- Signor Osborn, sono Warren.
- Oh, salve, professore – Norman si alza con aria circospetta dal tavolo, si dirige verso un angolo della stanza e inizia a parlare
a bassa voce – Novità?
- Sì: ho i campioni che ci servono. Adesso potremo iniziare tutte le analisi del caso.
- Ha fatto bene a comunicarmi l’ottima notizia. Quanto ci vorrà per ottenere risultati?
- Questa è la nota dolente, ma del resto già era al corrente che ci sarebbero voluti dei mesi.
- Sì, lo so, lo studio non è facile e lo capisco. Operi con la dovuta calma e mi tenga aggiornato.
- Va bene, signore, a presto.
Norman Osborn sa cosa stanno cercando e perché ci vorrà tempo per la ricerca. Segretamente, i suoi laboratori hanno sviluppato una serie di seri mutageni per conferire ad essere umani caratteristiche proprie degli animali, perse a causa del cammino evoluzionistico. Tutte le sperimentazioni avevano dato cattivi esiti: degenerazione cellulare, sviluppo di forme tumorali, aborti, malformazioni e quant’altro. Per un caso del destino, Peter Parker è stato esposto al siero di origine araneide e, dopo vari mesi, non ha mostrato alcun segno collaterale. “Il segreto dev’essere contenuto nel suo genoma” avevano detto Warren e i suoi colleghi “Doveva avere una predisposizione a manifestare facoltà mutanti”. Ci vorrà del tempo per studiare tutto il suo genotipo e scoprire il fattore che renderà un successo il Progetto Centauro.
- Chi era? – chiede insospettito Harry.
- Un mio dipendente.
- Non hai risposto alla mia domanda di prima – gli ricorda, con inedita audacia.
- Non essere impertinente. Devi solo riferirmi qualsiasi cosa strana che riguardi Peter Parker e devi mantenere ottimi rapporti con lui, anche se siete rivali sulle vostre prede sessuali. Sfogati con la rossa di cui parlavi e continua a fare il tuo lavoro tranquillamente. A tempo debito scoprirai tutto.
- Come non detto, papà – ingoia il boccone amaro Harry. Non si può mai discutere con lui…

Empire State University.
Gennaio 2003.

Peter Parker e Gwen Stacy sono ormai inseparabili: sono amici intimi, tanto che ormai la maggior parte degli studenti che li conoscono li considerano felici partner. 
- Se non ti dispiace, glielo lascerei pensare – aveva chiesto Peter.
- Per me non c’è problema, mi toglierà un po’ di pretendenti dalle scatole…
Harry Osborn è uno dei pochi ad avere la certezza che i due sono solo amici, eppure si chiede che tipo di rapporti leghi Parker e la Stacy, iniziando a nutrire dei dubbi sulle tendenze sessuali di entrambi.
- Sì, il nostro rapporto è un po’ ambiguo, ma… stiamo bene così – aveva tentato di spiegare l’interessato.
- Peggio per te se non te la porti a letto – aveva invece liquidato la questione Harry. Ormai faceva coppia fissa con la rossa e caliente Mary Jane Watson, studentessa di Psicologia, nonché vicina di casa di Peter – che non aveva mai notato a causa dei suoi gusti. Perlomeno questo gli ha tolto dalla testa Gwen, si consola, anche se è ancora molto innamorato del suo compagno di stanza e, di conseguenza, inevitabilmente geloso.
I loro rapporti, ad ogni modo, scorrono abbastanza sereni. L’unica cosa di cui si rimprovera Peter è di non aver ancora rivelato a Gwen di essere l’Uomo Ragno – o, perlomeno, di essere un organismo geneticamente modificato. Non ha mai trovato l’occasione giusta e, nonostante l’affetto sincero e profondo che la ragazza nutre per lui, teme sempre una sua brusca reazione alla notizia. Ha già reagito troppo bene quando le ho detto che sono gay, si ripeteva.
A turbare la sua tranquillità, avevano contribuito occasionali incontri nel campus con Flash Thompson, alle prese con Scienze Motorie. Si erano a malapena salutati: era evidente (e comprensibile) che Eugene lo scansasse.

- Non ti mancano un po’ le lezioni di Warren? – chiede Peter alla sua amica, passeggiando nel campus. Sono appena rientrati dalle vacanze natalizie, durante le quali Peter ha approfittato per trascorrere molto tempo con sua madre.
- Sì, ogni tanto ci penso… forse perché è un uomo affascinante, o forse perché mi ricorda l’inizio di questo capitolo della mia vita… chissà.
- Perché non andiamo a trovarlo? Da quando non lavora più all’università non l’ho più visto.
- Sì, è sparito dalla circolazione, che strano… e dobbiamo ancora ringraziarlo come si deve per i nostri 30[1].
- Mi informerò su dove abita… ma, come al solito, adesso farò tardi a Bioetica, Harry sarà già lì…
- Ok, ci vediamo! – si congedano i due amici.

- Alla buon’ora, non sei tu il secchione fra noi due? – lo canzona l’oggetto del suo desiderio.
- Scusa, stavo chiacchierando con Gwen… è iniziato da molto?
- No… ascolta che sembra interessante…
- … avrete sentito che la società ClonAid avrebbe fatto nascere Eva, la prima bambina clonata, nata il 26 Dicembre – annuncia il professor Daldry, suscitando interesse tra i ragazzi - Credo che il nostro programma debba subire grossi scossoni, per parlare di questi temi di grande attualità.
Il vociare nell’aula rischia di diventare assordante, ma il docente non perde tempo ad alzare la voce e farsi ascoltare.
- Per ciò che è noto alla comunità scientifica internazionale, la clonazione riproduttiva umana non è ancora possibile. Troppi rischi e troppo scarsa la sperimentazione. Quindi la notizia va presa molto con le pinze. Ma ammettiamo che esista una loggia di laboratori con tecnologie più avanzate di quelle ufficiali…
Oh, sì che esiste, conferma a se stesso Peter, pensando all’azienda del padre del suo amico.
- … la notizia non può che creare indignazione. Voi non state studiando per realizzare questo. Potrete dedicarvi alla clonazione terapeutica, che presuppone un discorso a parte, ma che non è condannabile quanto la clonazione riproduttiva, che non ha alcun fine scientifico. Vorrei, però, sentire i vostri pareri al riguardo…

- Che lezione super-interessante!! – commenta esaltato Peter, all’uscita.
- Sì, abbastanza – modera i termini Harry – se ti interessa, posso cercare qualche notizia in merito.
- Come?
- Mio padre è uno dei maggiori finanziatori della ClonAid, sai, c’è molta collaborazione tra loro e l’azienda di famiglia. E… che resti fra noi… mio padre non è sfavorevole alla clonazione.
- Davvero? Mi lasci… sorpreso.
- Lo capisco. Io devo ancora capire se sono a favore o meno… di certo non vado a dirlo al prof, se no mi boccia.
- Già – risponde con un monosillabo l’Uomo Ragno, in segno di preoccupazione. Ma cosa combinano alla fondazione Osborn? Forse è ora che inizi a usare le sue facoltà sovraumane per fare qualcosa di utile…

Continua…

L’Uomo Ragno e la clonazione… questo binomio non vi suggerisce niente?



[1] Ovviamente parlo del corrispettivo americano del nostro massimo voto per un esame universitario!