Marvel IT presenta:
#11 - ”College”
di
Mickey
Forest Hills.
Peter
Parker ne ha passate di cotte e di crude da quando ha ricevuto i suoi poteri
aracnidi. E’ riuscito, bene o male, ad integrarsi con i suoi coetanei. Ha
stuprato Flash Thompson. Ha girato gli Stati Uniti con uno show di comici. Ha
provato a lavorare per la CIA ed è stato in Afghanistan. E questa è solo la
punta di un iceberg.
Adesso ha bisogno di un’overdose di normalità.
- Allora hai proprio deciso, eh? – finge di rassegnarsi sua madre Mary.
- Mamma, dovrei essere proprio scemo a non accettare… - le risponde, mentre
riprende a fare le valigie disfatte un paio di settimane prima.
- Lo so, ma non vedevo l’ora che tornassi da quel tuo assurdo tour… e adesso mi
lasci di nuovo.
- Mamma! Sarò sempre a New York!
Mary
abbraccia suo figlio, che una volta tanto ricambia calorosamente il gesto.
- Promettimi almeno che cercherai di usare il meno possibile le tue…
facoltà speciali, ecco.
- Sì, mamma, te lo prometto… ho sempre desiderato essere un ragazzo come gli
altri… e anche se non lo sono, voglio provarci seriamente! – sorride Peter, con
la luce negli occhi.
Empire State University.
Quando ha ricevuto la notizia, Peter era alquanto riluttante.
Il magnate della ricerca scientifica Norman Osborn gli aveva offerto vitto e
alloggio gratis nel campus universitario, come ennesima ricompensa per l’incidente
che avvenne alla sua fondazione – e che trasformò il timido Parker nell’Uomo
Ragno. Ma da quando il ragazzo aveva scoperto che persino Osborn era guidato
solo da interessi economici, pur essendo uno scienziato, aveva perso tutta la
sua stima.
Ci aveva pensato, però… e sarebbe stato un allocco a rifiutare un’offerta del
genere. In fondo, visti i suoi risultati scolastici, merita proprio quella
borsa di studio.
Quando entra per la prima volta nella sua stanza, Peter ci trova già un
inquilino.
- Oh, scusa… ma è la camera 12, questa?
- Sì – si volta il ragazzo per rispondergli.
Carino, somiglia vagamente a James Dean[1],
pensa inconsciamente.
- Sapevo che mi fosse stata assegnata questa camera… - spiega quasi
balbettando. Di fronte ad un bel ragazzo sconosciuto la timidezza gli torna
tutta.
- Se sei Peter Parker, sei nel posto giusto – gli va incontro sorridendo il
ragazzo.
Wow, ha pronunciato il mio nome… che bel sorriso…
- Oh, be’, sì, sono io…
- Allora piacere… io sono Harry Osborn! – gli porge la mano.
Ricambiando la stretta, Peter chiede a dir poco stupito: - Il… figlio di
Norman?
- Esatto! Papà ha pensato bene di metterci insieme, sa che non sono un cattivo
ragazzo…
- Molto gentile da parte sua…
- Allora, ti do una mano a mettere le tue cose a posto?
Peter accenna un sorriso come risposta affermativa.
Una settimana prima, a casa Osborn.
Harry entra nello studio di suo padre guardingo. Non ha un rapporto particolarmente
affiatato con lui e ci parla malvolentieri, anche se avrebbe sempre desiderato il
contrario.
- Papà, mi hai fatto chiamare? – si fa vedere timidamente il ragazzo.
Norman, al telefono, gli fa gesto di avvicinarsi, poi saluta il suo interlocutore
e interrompe la comunicazione.
- Vieni, figliolo…volevo sapere se hai scelto che corso frequentare.
- Io… sai che farò a tocco tra le varie possibilità… non so proprio…
Un forte colpo sulla scrivania fa sobbalzare il povero Harry, che si chiede se
suo padre si sia fatto male sbattendo la mano.
- Harry! Sei un ragazzo ricco e bello… devi avere spina dorsale, non fare la femminuccia
quando si tratta di decisioni!
- Va bene… allora seguirò il tuo consiglio, farò Biotecnologie…
- Bravo. Credimi, quello è il campo più prolifico del futuro… se ci fosse stata
ai tempi miei…
Harry non sa cos’altro dire. Norman gli ha fatto decidere su due piedi il suo
futuro!
- A proposito… come ti ho accennato, quel ragazzo… Peter Parker… dovrebbe essere
in stanza con te in facoltà.
- Allora… è confermato?
- Secondo le mie attuali informazioni, sì. Mi raccomando, tienilo d’occhio come
ti ho chiesto.
- Va bene, papà… posso andare?
- Vai – gli concede Norman.
Harry se ne va sconsolato. Non vorrebbe andare a vivere al campus, è comodo
vivere nella villa di famiglia… ma suo padre vuole fortificarlo a tutti i
costi, e vuole tenere d’occhio quel ragazzo che ha avuto quell’incidente… non
capisce perché. Conoscendolo, sa che non è per altruismo.
Dietro la sua scrivania d’antiquariato, Norman riflette.
Bene, per ora va tutto bene. Il sesto senso aracnide non ti scatterà, caro
Peter… e se sopravvivrai pochi altri mesi a quello che ti è successo, potrò
proclamare il successo del Progetto Centauro… e potrò finalmente trarne
profitto, fa previsioni sul futuro, speranzoso, con i simboli dei dollari
marcati a fuoco nelle pupille.
Empire State University.
Peter si conosce. Sa che nel giro di dodici ore si è invaghito del suo compagno
di stanza… nonostante sia il figlio di Norman. O proprio per quello? Chi lo sa.
Fatto sta che è stato piacevole chiacchierare con lui ieri sera, ma ha fatto in
modo di non ritrovarsi nudo nello stesso ambiente con lui. Ha fatto fatica ad
addormentarsi, ma deve aver schiacciato un pisolino per qualche ora.
L’idea di Harry sotto la doccia – costantemente rievocata dal fruscio dell’acqua
– ha sortito l’effetto di svegliarlo, insieme all’eccitazione di iniziare il
corso in Biotecnologie. Non vede l’ora di saperne di più in questo campo, per
poter studiare i suoi poteri e per poter mettere in pratica il suo talento
scientifico.
- Accomodati – lo avverte il compagno, uscendo dal bagno con un accappatoio.
- Oh mamma… Grazie, vado subito – corre Peter, catapultandosi sotto il
getto dell’acqua fredda.
Mezz’ora dopo, i due coinquilini sono nell’aula dove si terrà la prima lezione.
E’ già abbastanza gremita di alunni.
- Quanta gente – commenta Peter, frastornato da tutta quella vitalità.
- Lo credo bene… noi di Biotecnologie non siamo gli unici a seguire questo
corso! Ehi, guarda quella! – indica discretamente una bella ragazza bionda,
tutta sola. – Sediamoci davanti a lei, dai!
- Come preferisci – accetta Peter, maledicendo la conferma sulle tendenze di
Harry. Ma in fondo anch’io a volte scherzo su queste cose, per dare a vedere…
chissà che… si illude.
- Salve – dice spavaldo Harry ai ragazzi intorno a lei, sedendosi. Tutti
salutano e recitano le proprie generalità. In particolare la ragazza bionda e
taciturna che aveva adocchiato.
- Salve, sono Gwen Stacy… - si presenta.
- Ciao, io sono Harry Osborn, e lui è Peter Parker…
- Molto piacere – manda un intenso sguardo al Ragno, facendolo arrossire.
- Che corso frequenti tu? – continua, insolitamente audace, il figlio di
Norman.
- Medicina, voi?
- Biotecnologie – s’intromette inaspettatamente Peter – Quindi non ci vedremo
sempre…
- Già… oh, ecco che arriva Warren! A dopo! – li saluta Gwen, sedendosi.
Dopo aver ottenuto il silenzio, il professore prende a parlare.
- Salve, sono il professore Miles Warren e sarò il vostro docente di Biologia
cellulare e molecolare – si presenta l’affascinante professore, dal capello
brizzolato.
- Ma non lavora alla fondazione di tuo padre? – chiede Peter, con il tono più
basso che riesce a produrre.
- Sì, ci collabora… sai che era amico intimo di Severino Antinori, prima che
venisse sconfessato da tutta la comunità?
- Il sostenitore della clonazione riproduttiva? Incredibile…
- Ora ascoltiamo….
La prima lezione si rivela alquanto stimolante per tutti, soprattutto per Peter
che, dopo qualche mese di sbandamento, riscopre in pieno il suo amore per la scienza.
- Sì… ha una voce molto piacevole da ascoltare… - conferma la buona impressione
Gwen, all’uscita.
- Già, è stato molto interessante – rincalza il Ragno, vagamente affascinato
dalla maturità di Warren.
- Allora ci vediamo alla sua prossima lezione – le ricorda Gwen.
- Sì, non vedo l’ora – risponde enigmatica la ragazza, salutandoli.
- Che topa! Pensi che le piaccio? Da quella frase…
- Forse sì, Harry… adesso andiamo, o ci perderemo la lezione di chimica – lo trascina
Peter, con una vena di gelosia.
La giornata sembra passare in fretta, Peter è contento di averne passato la
maggior parte insieme alla sua nuova cotta… ed è ancora più contento di poterci
dormire insieme. Deve solo imparare ad essere disinvolto durante la loro
convivenza. Cavolo, hai violentato un ragazzo, recitato su un palcoscenico,
affrontato guerriglieri talebani… che vuoi che sia?
- Peter! – lo fa sussultare Harry, mentre si sta spogliando in un angolo del
letto.
- Che c’è? – chiede il ragazzo.
- Che sport facevi al liceo?! – gli ribatte Osborn stupito.
- Io? Perché?
- Il fisico che hai… è per gran parte insospettabile sotto i vestiti! Anche se
qualche dubbio m’era venuto…
- Oh… ho fatto della pallacanestro, ma… più che altro palestra…
- Complimenti… vorrei averlo io un fisico così…
Mi fa sentire in colpa, sorride Peter, poi il telefono squilla: è sua
madre che vuol dargli la buonanotte.
Il mattino dopo ricomincia la routine. Stavolta, però, dopo due ore di
matematica e una di chimica, arrivano le tanto attese ore con il professor
Warren. Chi per un motivo, chi per l’altro.
- Ciao Gwen! – grida quasi Harry, per salutare la ragazza, sedendosi accanto a
lei. Per la disponibilità di posti, Peter è costretto a sedersi accanto a lei e
non accanto al suo compagno.
- Salve, ragazzi… come va?
- Bene…e a te?
- Bene, grazie!
Regna un certo imbarazzo tra i tre e nessuno sa spiegarsi il perché.
- Peter, cosa fanno i tuoi? – si gira verso di lui Gwen.
- I miei? Ah… mio padre è morto quando sono piccolo…
- Mi dispiace… anche per mia madre è stato così…
- Davvero? E… mia madre invece fa la traduttrice. Tuo padre?
- E’ capitano di polizia.
- Cioè… non dirmi che tuo padre è George Stacy!
- Conosci?
- Sì, l’ho sentito nominare spesso… un eroe, da quello che ho sentito…
- Grazie…
- Mio padre invece è un industriale, Gwen – si intromette indispettito Harry.
- Lo so, siete entrambi molto famosi… se c’è una cosa che abbiamo in comune, è
che siamo tutti e tre orfani di un genitore – nota la ragazza.
- Oh, sono sicuro che abbiamo molti altri punti in comune… - allude
maliziosamente Osborn.
I giorni passano ancora, le relazioni si approfondiscono ulteriormente. Sebbene
Gwen Stacy non sembra aver intenzione di mettersi con Harry, l’amicizia tra i
tre s’infittisce. A livello generale, però.
Harry inizia a trattarmi male, perché Gwen è più gentile e carina con me…
non che la cosa mi dispiaccia, è una bellissima ragazza ed esercita un certo
fascino persino su di me… ma inizio ad odiarla per aver troncato sul nascere un
bel rapporto con lui, sbatte un pugno contro il muro, incrinandolo. E’
da molto che non uso i miei poteri, fa mente locale Peter. Forse dovrebbe
mettersi il suo ridicolo costume ed andare in giro a sgranchirsi un po’ le
gambe… Ma no, che andrei facendo…
- Domani non vengo a lezione – gli annuncia Harry, mettendolo di malumore –
ho un po’ di mal di testa e dubito mi sarà passato domani. Cerca di non
svegliarmi e salutami Gwen, okay?
- Va bene, Harry… buonanotte – si corica triste Peter. Vorrebbe andare nel suo
letto ad accarezzarlo, a cercare di lenire il suo dolore (se davvero ce l’ha),
magari con un massaggio… Scuote la testa per scacciare quei pensieri. Non vuole
ripetere l’errore che ha fatto con Flash Thompson.
Casa Osborn.
Norman è al telefono con un suo collaboratore.
- Miles, come va all’università?
- Bene… suo figlio e il ragazzo-ragno stanno frequentando assiduamente… domani
spero di riuscire a prelevare un campione del suo sangue.
- Davvero? Le mie congratulazioni…
- Spero che la mia collaborazione venga ricambiata…
- Di che parla, Warren?
- L’autorizzazione per l’elaborazione e la sperimentazione del siero dello
Sciacallo…
- L’avrai, ma ti ho già espresso i miei dubbi. Di tutte le specie animali, vuoi
concentrarti su una delle più inutili…
- Norman, non capisci il fascino di quella bestia… cercherò di fartelo capire.
- Libero di provarci. Buonanotte, professore.
Empire State University.
- Ciao, Gwen… - saluta come sempre timidamente Peter, sedendosi accanto alla
bionda.
- Ciao, Pete… e Harry?
- Ha mal di testa, non viene oggi…
- Bene, finalmente soli…
- In che senso? – non riesce a trattenere la domanda.
- No, così… dicevo tanto per dire…
No, ti prego, dimmi che non si è davvero invaghita di me!, si augura
Peter, seguendo male la lezione a causa di questi e altri pensieri.
Durante un’ora buco, i due ragazzi passeggiano per il campo e vanno a sedersi
su una panchina, ombreggiata da un albero.
- Gwen, posso parlarti sinceramente?
- Dimmi tutto…
- Harry non ti piace proprio?
La ragazza inarca le sopracciglia, poi risponde.
- Sì, è un bel ragazzo, a suo modo simpatico… ma se non è scattato qualcosa subito,
dubito potrà nascere in seguito…
- Peccato… ho imparato solo ora a conoscerlo… e ho capito che non è sicuro di
sé come fa vedere. Ci rimarrà molto male se continuerai a… ignorarlo in quel
verso.
- Non posso forzarmi per non farlo dispiacere! Io sto bene con voi… e
soprattutto con te.
- Grazie…
- Parker… parliamoci chiaro. Tu sei il mio tipo: sei carino, intelligente e sprizzi
tenerezza da tutti i pori, anche se a volte ti atteggi da duro come Harry.
Peter diventa nuovamente paonazzo.
- Mi piaci molto – continua Gwen, fino a baciarlo delicatamente ad un angolo
della bocca.
Peter non fa niente per impedirlo.
Poi le loro labbra si accostano sempre di più… finché i due ragazzi non si
stanno davvero baciando.
Continua…
Il rapporto
tra Gwen e Peter prende una svolta inaspettata e un’innocente sessione di
laboratorio darà il via ad una serie di eventi…
Note
Benvenuti al nuovo ciclo della serie – probabilmente l’ultimo scritto da me! Ho
apportato alcune modifiche alla storia tradizionale, ma sostanzialmente la
variazione sul tema è data semplicemente dai diversi gusti sessuali di Peter,
che influenzeranno i suoi rapporti con Harry e Gwen.