Due
macchine si fermarono davanti ad un fatiscente palazzo di Soho.
Lo sportello posteriore si aprì e Testa di Martello uscì
fuori, accendendosi una sigaretta e sorridendo sadicamente. Altri sette
uomini armati di tutto punto uscirono dalle auto, guardandosi attorno.
- Dovrebbe essere qui! - disse uno di loro.
Testa di Martello annuì con la testa, pensando al cadavere del
ragazzo che li aveva informati. Voleva dei soldi perchè aveva
messo incinta la sua ragazza e doveva sposarla. Dovrà trovarsene
un altro, pensò l'uomo di Silvermane.
Gli otto lentamente si diressero verso l'ingresso. La via era deserta,
e pochi curiosi affacciarono la loro testa fuori dalla finestra, per
reinfilarla immediatamente dentro per la paura. Varcarono il portone,
risalendo lentamente le scale con un incedere sicuro.
Giunti al terzo piano si fermarono davanti ad una porta, quella dell'appartamento
di Frank Castle. Testa di Martello fece cenno agli altri col dito di
tacere, andandosi a posizionare sul lato destro della porta. Tre suoi
uomini entrarono sparando in tutte le direzioni, seguiti da altri tre.
Le stanze furono riempite di piombo prima che perlustrate, ma in nessuna
di essere sembrava trovarsi il vigilante chiamato Punitore.
- Zona pulita! - disse uno di loro, rivolto a Testa di Martello che
era rimasto fuori.
- Come sarebbe a dire? - imprecò mentre entrava – Non è
questa la casa?
Uno degli uomini indicò una maglia di kevlar con il teschio bianco
dipinto sopra.
- No, è questa, ma lui non c'è!
Testa di Martello si guardò attorno. Esplorò con circospezione
e attenzione ogni angolo del piccolo appartamento, e il suo sguardo
si posò su una foto in una cornice caduta a terra e finita in
frantumi. La raccolse. Vi era ritratta una famiglia, un padre, una madre,
e due figli, una ragazza e un ragazzo. Sorrise per un attimo, poi qualcosa
scattò nella sua testa. Un ricordo marginale prese il sopravvento,
il volto della ragazzina ricoprì la sua vista, andandosi a sovrapporre
a quello della foto. Poi rivide la stessa ragazzina urlare qualcosa
e scappare via, dandogli le spalle. E vide lui sparare, crivellandola
di colpi. Il ricordo lo colpì come una frusta.
- Merda! - esclamò, quasi stordito.
Un colpo secco proveniente dall'ingresso lo riportò alla realtà.
Si voltò verso il salottino, sentì un altro colpo e vide
uno dei suoi uomini balzare all'indietro con un buco in fronte che schizzava
sangue ovunque.
Afferrò la sua pistola e indietreggiò. Due suoi uomini
stavano irrompendo nella stanza dalla camera da letto. Li sentì
imprecare qualcosa che non riuscì a distinguere. Poi vide una
sagoma nera che attraversava a mezzo metro da terra il salottino. Vide
cinque lampi in sequenza partire dalle mani di quest'ultima, e vide
i due accasciarsi al suolo, colpiti al petto e al volto. Indietreggiò
ulteriormente, stringendo il freddo calcio della sua pistola. Due figure,
due suoi uomini, lo urtarono alle spalle, piombando verso la porta davanti
a lui, ma l'angelo sterminatore uscì improvvisamente da dietro
il muro, crivellandoli di colpi e beccandosene uno nella spalla. I due
uomini caddero a terra, mentre Testa di Martello alzò la sua
arma verso il Punitore, ma quest'ultimo aveva oramai poggiato una sua
pistola sul naso.
- Ciao, Testa di Martello... - disse, sorridendo amaramente.
Delle gocce di sudore imperlarono il volto del criminale.
- Vediamo se il tuo naso è in titanio? - disse Frank.
Gli occhi di Testa di Martello balenarono in tutte le direzioni, alla
ricerca di una soluzione, di un appiglio. Si ritrovò a rivivere
gli ultimi eventi che avevano decimato la sua squadra. L'uomo sulla
porta, quello in salotto, i due nella stanza da letto, i due che erano
dietro di lui. Erano sei. Uno era ancora vivo. Sorrise, mentre questo
puntava la sua arma alla nuca di Frank Castle.
- Parti invertite, figlio di puttana! - disse sorridendo Testa di Martello,
prima di colpirlo al volto con il calcio della pistola, facendolo stramazzare
a terra.
- Bob, tienilo sotto mira! E' un bastardo di prima categoria!
L'uomo ubbidì, mentre con la coda dell'occhio osservava i suoi
colleghi caduti a terra.
- Me ne sono accorto! - aggiunse.
Testa di Martello si inginocchiò, tenendo tra il pollice e l'indice
la sua arma. Frank lo fissava stordito, quasi apatico.
- Sai che ci hai procurato un mare di guai, pezzo di merda?
Frank non rispose.
- Hai intralciato molte nostre commesse, hai mandato in fumo decine
di affari. Sei un piccolo stronzo che crede di poter decidere chi debba
vivere oppure no!
Frank continuò a tacere.
- Sai cosa credo? Che tu non sapessi a cosa stavi andando incontro!
Hai giocato col fuoco, ed è giunta l'ora di bruciarsi!
Si alzò e raccolse la foto della famiglia di Frank, provocandone
una leggera reazione, tenuta a bada dalla pistola di Bob. Testa di Martello
fissò la foto, sorridendo amaramente.
- In fondo ti capisco, sai? Se a me avessero massacrato la famiglia,
anche se non ho mai avuto una famiglia, mi sarei incazzato come una
bestia sai? Avrei ucciso chi aveva osato tanto, avrei massacrato i suoi
cari, e i cari dei suoi cari, fino alla settima generazione! Non mi
sarei fermato finchè l'ultimo di loro non fosse morto.
Fissò Frank con uno sguardo duro, a cui il Punitore rispose senza
cedere.
- Ti capisco e ti ammiro, - continuò – e infatti non faccio
altro che seguire il tuo esempio. Tu stai minacciando la mia “famiglia”,
e quindi sto reagendo. Certo, è una famiglia mafiosa, ma non
sottolizzerei su questi termini.
Osservò di nuovo il portaritratti, e lentamente ne estrasse la
foto. La prese tra le sue mani, e iniziò a strapparla in due
parti.
- Addio, famiglia Castle!
Frank cercò di reagire, ma Bob lo colpì di nuovo col calcio
della pistola, facendolo stramazzare a terra, mentre la foto si era
tramutata in coriandoli che volavano per la stanza.
- Ora tocca a te, ultimo sopravissuto all'ecatombe! - lo schernì
Testa di Martello, afferrando la sua pistola.
In quel momento risuonarono lungo la strada le sirene della polizia,
accompagnate da una lunga frenata. Questo distraette Bob e Testa di
Martello, e Frank ne approfittò, afferrò il polso dello
scagnozzo e girandoglielo di scatto, spezzandoglielo.
In un attimo si impossessò della pistola e gli sparò in
piena fronte, uccidendolo. Poi con un calcio ben assestato alla gamba
del tavolino, lo indirizzò verso Testa di Martello, che stava
prendendo la mira, facendolo cadere.
In meno di un secondo era su di lui e l'aveva disarmato, mentre le grida
concitate dei poliziotti e i rumori di stivali gli indicavano che stavano
entrando nel palazzo.
- Ora la situazione si è invertita! - sibilò Frank, afferrandogli
il collo.
Un marea. Le sensazioni lo travolserò come una marea. Vide con
gli occhi di Testa di Martello, e si vide vivo e in piedi davanti a
lui. Vide che lui gli puntava l'arma contro. Lo sentì parlare,
ma la sua voce rimbombava e le sue parole era indistinguibili. Poi vide
la canna della pistola infiammarsi e la visione svanì.
Le voci dei poliziotti erano sempre più vicine. Fissò
Testa di Martello e pensò al suo futuro, al fatto che Testa di
Martello gli avrebbe sparato, al fatto che avrebbe potuto impedirlo,
poi scuotè il capo e diede un colpo con il calcio della pistola
al basso ventre, facendolo contorcere a terra, per poi allontanarsi
tramite un'uscita di sicurezza nascosta in un armadio.
Dopo qualche istante i poliziotti entrarono, circondando Testa di Martello,
che stava cercando di alzarsi per fuggire.
- Guarda guarda che bell'uccellino è finito nella gabbietta!
- disse una voce alle spalle del gruppo di poliziotti.
Questi si aprirono, lasciando passare un uomo di colore, alto quasi
due metri, pieno di muscoli, con un sorriso di soddisfazione stampato
in faccia.
- Capitano Cage, non posso dire che per me sia lo stesso...
Cage gli rifilò un calcione in bocca, facendolo rotolare.
- Vedremo quanto riderai quando ti interrogherò personalmente!
Testa di Martello gli lanciò uno sguardo sprezzante, toccandosi
il labbro inferiore insanguinato.
Frank
Castle sfuggì rapidamente alla polizia, senza esplodere nessun
colpo. Non aveva intenzione di sparare ai poliziotti. Certo, quando
la sua famiglia fu massacrata non gli furono d'aiuto, non trovarono
i vigliacchi che hanno ucciso sua moglie e i suoi figli, però
non avrebbe mai alzato un'arma contro di loro. Ora però doveva
pensare a trovare una nuova casa base, a depredare un altro negozio
di armi e a ricominciare la sua missione, finchè non avrà
vendicato la sua famiglia. Mentre era immerso nei suoi pensieri, urtò
un ragazzo di colore. La sua mente fu inondata da una visione, l'ennesima,
di lui che picchiava a morte una prostituta, e mentre lo faceva rideva.
Si fermò ansimando, poi si voltò e vide l'uomo girare
l'angolo. Sorrise. La sua missione stava per ricominciare.
Il
tenente Cage colpì Testa di Martello con una manganellata nello
stomaco.
- E così volevi uccidere il Punitore, piuttosto di denunciarlo
come ogni bravo cittadino? - lo canzonò.
- Fottiti! - gli rispose lui, sputando sangue.
Cage lo colpì di nuovo, con ancora più violenza, facendolo
rotolare sul pavimento.
- Beep! Risposta errata!
In quel momento un poliziotto entrò nella stanza e disse qualcosa
nell'orecchio del tenente. Quest'ultimo abbassò il manganello
e sorrise al criminale.
- Tesoro, il vecchio Silvermane ha deciso che sono troppo duro per te,
ed ha pagato la cauzione!
Testa di Martello si alzò, e barcollando andò verso l'uscita.
Prima di varcare la soglia, si girò verso Luke Cage.
- Ti staccherò i denti uno ad uno, con le mie mani, e godrò
nel vederti urlare!
Cage sorrise.
- Credici pure!
Testa di Martello sputò a terra una chiazza di sangue, poi uscì
dalla stanza.
Note
dell'autore: dopo tanto tempo, ecco la seconda parte della mini
sulla versione "estrema" del Punitore. Questo episodio, che
dovrebbe rappresentare il giro di boa verso la conclusione, introduce
nell'Extreme Universe il personaggio di Luke Cage e serve a farci vedere
uno squarcio sul futuro dell'eroe, ma come sicuramente avrete notato
non aggiunge ne toglie nulla allo sviluppo della storia, che sarà
concentrato nei prossimi episodi.
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