#1 - RICORDI DI FAMIGLIA

by Pablo

New York, Queens.
Il piccolo supermercato del signor Bolton si sta lentamente svuotando, una breve fila sta aspettando alle cassa. Una signora entra, trascinando un bambino di circa 10 anni e facendolo sbattere contro un uomo che aveva appena pagato e stava uscendo con la spesa.
- Mi scusi! - disse la signora.
- Non si preoccupi... - rispose l'uomo, ma si rese subito conto che il bambino lo stava fissando.
- Che c'è? - gli disse, abbassandosi alla sua altezza.
Gli occhi del bambino erano sgranati, mentre una lacrima uscì furtiva da quello destro. Il bambino gli puntò un dito contro.
- Tu... ucciderai... una... donna... - disse tremante.
L'uomo si alzò di scatto fissandolo. La madre reagì dando uno schiaffo al bambino.
- Dì scusa al signore! - disse, ma lui tacque, e così si rivolse all'uomo – Lo scusi, a volte si comporta da vero pazzo!
L'uomo fece un cenno di assenso con la testa, poi uscì. La signora si guardò attorno, e si rese conto che la scena era stata seguita da numerosi clienti. Trascinò il bambino, che continuava a guardare la porta da cui era uscito l'uomo.
- Questa me la paghi! - gli disse, mentre il bambino cercava di asciugarsi le lacrime con la manica della giacca.

New York, quartiere di Brooklyn, oltre 20 anni dopo.
Miky Traversi attraversò la strada. Pioveva a dirotto, e qualche tuono scuoteva l'aria. Imprecò a denti stretti. Entrò nell'atrio del condominio inzuppato di acqua. Si scrollò leggermente, poi si inoltrò verso i gradini, quando sentì un rumore alle sue spalle. Si girò e vide un uomo puntargli addosso una pistola. Era vestito tutto di scuro, ad esclusione di un grosso teschio bianco della maglia. Ma la cosa più angosciante erano i suoi occhi allucinati.
- Chi-chi sei tu?! Cosa vuoi?? - disse, tremando.
- Tu ucciderai, devo impedirtelo! - rispose lui con una voce glaciale.
- Ma che stai dicendo? Io non ho mai ucciso nessuno, e non inizierò certo oggi! - rispose Miky, convinto.
- Entrerai in casa e ucciderai tua moglie dopo un litigio, ed io sono qui per impedirtelo! - e senza aggiungere altro gli sparò in fronte.

Qualche ora prima, alla fermata della metropolitana, Miky Traversi si apprestava a scendere, quando un uomo lo urtò. Miky si girò, ma l'uomo proseguì per la sua strada senza voltarsi.
- Va all'inferno, stronzo! - disse Miky, prima di proseguire per la sua strada.
- Tu mi precederai! - rispose Frank Castle.

Manhattan, l'attico di uno dei più prestigiosi palazzi della city è la casa di uno dei più terribili boss della mafia locale, conosciuto come Silvermane per via della sua argentea capigliatura. Ufficialmente ha un'azienda che si occupa di import/export, ma in realtà le sue principali fonti di reddito derivano dalla droga, dalla prostituzione e dal gioco d'azzardo. Sorrise come uno squalo quando Testa di Martello, uno dei suoi subalterni, entrò nella stanza.
- Allora? Che notizie mi porti?
Testa di Martello, il cui nome deriva dalla calotta cranica artificiale in lega di titanio che ha, sorrise.
- Tutto bene, i nostri traffici proseguono nel modo giusto, gli introiti sono molto elevati e il foraggiamento di alcuni settori della polizia ci ha protetto le spalle!
Silvermane unì le mani, portandole sotto il mento.
- E delle misteriose morti attribuite al fantomatico giustiziere chiamato Punitore?
- Abbiamo qualcosa in mano...
Il sorriso di Silvermane si allargò.
- Cosa aspetti a parlarmene?

Frank Castle rientrò nella sua casa, a Soho. Era madido di sudore, i suoi “contatti” lo sfibravano non poco, e a volte cominciava a pensare di smetterla, di non uccidere più. Poi i ricordi, il dolore, lo travolsero. Imprecò e pianse, mentre si accasciava a terra.

Due anni prima, Central Park.
- Papà, mi compri un gelato? - strillò il piccolo Mike.
Frank lo guardò e sorrise.
- Certo, a che gusto?
- Cioccolato!
Si girò per dirigersi verso il bar, distante circa 300 metri, quando una voce lo richiamò.
- E a noi niente gelato?
La moglie gli sorrise, mentre Anne, la figlia quindicenne gli teneva un leggero broncio.
- Ok, che gusti?
- Cioccolato per me andrà bene! - disse la moglie.
- Per me fragola e limone - aggiunse Anne.
Frank sorrise.
- Niente cose semplici per tuo padre, eh?
Si girò e si avviò verso il bar, urtando un uomo. Dopo qualche attimo delle immagini confuse di dolore invasero la sua mente. Sentì gridare il suo nome, si girò preoccupato, ma la moglie e i figli stavano scherzando tra di loro. Rimase un attimo fermo, a fissarli, mentre cercava di capire cosa poteva essergli successo, poi riprese a dirigersi verso il gelataio.

Testa di Martello si avvicinò a Jimmy Reinagh.
- Allora? Che notizie mi porti?
- Kingpin pare sia interessato ad un carico di armi proveniente dal Nord Africa. E' un carico grosso, merce sicura e controllata, nessun bluff!
Testa di Martello si toccò il mento con la mano destra, socchiudendo gli occhi.
- Eppure qualcosa mi sfugge...
- Cosa?
Fece schioccare due dita.
- Sai, mi puzza il fatto che tu sappia di una cosa così grossa amico! Sei solo un misero spacciatore da angolo della strada, mi dici come fai a sapere queste cose? - disse infilandogli con un gesto rapido una pistola in bocca.
- C-c-cosa stai d-dicendo...
Quattro uomini armati apparvero dietro Testa di Martello.
- La verità, mio caro doppiogiochista! Tu hai giocato le tue carte sia con noi che con Kingpin!
Improvvisamente dalla boscaglia apparvero altri tre uomini. Uno di loro era alto quasi due metri, uno sguardo di ghiaccio e una cicatrice a forma di bersaglio sulla testa rasata.
Testa di Martello e il nuovo arrivato si scrutarono.
- Bullseye! - disse, fissandolo negli occhi.
- Già, il galoppino di Kingpin, come ami ripetere tu!
Testa di Martello gli puntò contro la pistola.
- Crepa! - disse, sparando.

Frank prese il portafoglio da dentro la tasca e lo aprì per prendere i soldi per i gelati, quando sentì rumore di spari alle sue spalle. Si girò mentre una strana sensazione gli attanagliava lo stomaco, poi sentì un urlo che aveva già sentito.
- Frankkkkkkkkkkkkkkkkkkkk!
Era sua moglie ad urlare, insieme ai figli, mentre crepitavano i colpi di pistola. Si lanciò di corsa verso la zona del parco dove era ferma la sua famiglia. Giunto lì vide alcuni uomini scappare, ma non se ne occupò, accorrendo vero la sua famiglia, riversa a terra in un lago di sangue. Si aggirò stralunato tra i corpi esanimi del figlio, morto per un colpo alla testa, e la figlia, colpita diverse volte alla schiena. Non pianse, era troppo stordito per poterlo fare. Si avvicinò alla moglie, che sembrava ancora viva, si inginocchiò accanto a lei e le alzò la testa. Non disse niente, né lei riuscì a parlare. Si fissarono per qualche attimo, cercò di accarezzarne il volto, ma senza riuscirci, prima di accasciarsi senza vita.

Frank diede un pugno al tavolo, mentre le lacrime uscivano dai suoi occhi. Maledì se stesso con tutte le sue forze, ma maledì ancor di più i suoi genitori, che quando era piccolo lo portarono in terapia, facendogli dimenticare quel suo dono, che adesso era per lui una maledizione. Poi spergiurò, per l'ennesima volta da due anni a questa parte, che avrebbe fatto di tutto per impedire che altri soffrissero come lui, e che avrebbe vendicato sua moglie. Fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto.

Note dell'autore: ed ecco entrare in scena la versione Extreme del Punitore. All'inizio credevo impossibile extremizzare questo personaggio, poi però una notte, nel dormiveglia, ovvero nel miglior momento creativo, un lampo mi fulminò e la trama del primo episodio venne giù come l'acqua. Inutile starvi a sottolineare da dove ho preso le idee (mica sono tanto originale dopotutto), ma è inutile dirvi che era l'unico modo sensato di rendere estremo questo personaggio. Chiaramente mi aspetto che mi scriviate i vostri commenti e le vostre impressioni.