Stelle Gemelle
di Fabio Furlanetto
New York City, tra circa quindici anni
Si dice che sia impossibile sorprendere gli abitanti di questa città, ma questo non significa che un’esplosione in pieno centro passi inosservata.
Gli allarmi e le grida scattano immediatamente, come ci si può aspettare. Quello che è più insolito è che in meno di un minuto la strada si trasformi in una zona di guerra: una buona dozzina di uomini in uniforme gialla, pesantemente armati, circondano l’ingresso di un negozio da barbiere ed aprono il fuoco indiscriminatamente.
Circondati da vetri rotti, gli agenti SHIELD all’interno del negozio si riparano come meglio possono e rispondono al fuoco. Gli uomini dell’AIM hanno preparato a dovere questo attacco: l’esplosione ha distrutto tutti i sistemi di difesa, lasciando la base vulnerabile.
Il colpo di grazia arriva quando uno dei soldati attiva una granata gamma e la lancia verso il negozio. Invece di radere al suolo l’edificio, però, la granata è intercettata da qualcosa che si muove molto più velocemente dell’occhio umano e scagliata verso l’alto così rapidamente da superare la forza di gravità terrestre, esplodendo nello spazio.
-Questo quartiere mi piace così com’è. Andate a fare shopping da un’altra parte.
A parlare è stata una ragazza a malapena quindicenne, sospesa a dieci metri d’altezza. Il suo volto è parzialmente nascosto da una mascherina blu, ma il costume rosso non nasconde molto altro lasciando scoperte le gambe e l’addome.
-Vi darei la possibilità di arrendervi, ma so che quelli come voi sono troppo stupidi per farlo.
-Uccidetela!!! – ordina il capo del commando, aprendo il fuoco.
-Ecco, appunto – risponde la ragazza, incurante dei proiettili che rimbalzano sul suo corpo. Scende a terra e si avvicina al capo, afferrando la sua arma e stritolandola a mani nude. Soltanto allora i suoi sottoposti capiscono di non poterla ferire e cessano il fuoco.
-Non state lì a fare niente, è solo una ragazzina!
-Sbagliato. Sono Miss Marvel – risponde lei, afferrando l’uomo per il bavero e sollevandolo ad un metro da terra.
-Davvero, cosa avevate in testa? Ci sono, tipo, ottocento super-eroi a New York, perché venire qui?
-Dovevamo recuperare l’Artefatto FF15. Grazie per la distrazione, mocciosa.
Qualcosa di pesante fuoriesce dal negozio, spingendo da parte gli agenti dello SHIELD come se fossero bambole di pezza. E’ alto quasi tre metri, ricoperto da un materiale spugnoso grigio, e la testa assomiglia ad un grosso mattone.
-Oh, adesso sì che ragioniamo – sorride Miss Marvel, lasciando cadere il soldato AIM e sfregandosi le mani. Vola verso il gigantesco mostro, colpendolo alla testa con un pugno abbastanza forte da spaccare il granito...ma la sua mano affonda nel materiale spugnoso, rimbalzando violentemente. Se non fosse per la sua forza sovrumana, Miss Marvel si sarebbe appena rotta tutte le ossa del braccio.
-Okay, bestione, sei un po’ più tosto del previsto. Vediamo cosa sai fare!
L’essere artificiale non risponde a parole. La mano destra prende una forma quadrata e colpisce Miss Marvel in pieno, dato che la ragazza non fa nessun tentativo di evitare il colpo.
Il colpo la scaglia dall’altro lato della strada, e si ferma solo perché sbatte la schiena contro una parete.
-Ow. Non è stata una delle mie strategie migliori – ammette. Non si dà per vinta e vola immediatamente verso l’avversario, preparandosi a colpirlo molto più forte di prima, ma l’androide si sposta con la sua stessa velocità. Prendendola di sorpresa, afferra Miss Marvel per una gamba e la scaraventa contro l’asfalto. Nemmeno il tempo di prendere fiato, ed un secondo pugno la fa affondare ancora di più nella strada. Prima di ricevere il terzo pugno, Miss Marvel chiude gli occhi.
Quando li riapre, c’è una donna bionda in costume rosso e blu sopra di lei a bloccare pugno del Terribile Androide.
-Mamma?
-Resta dove sei, signorina, tu ed io dobbiamo fare un discorso – risponde la donna prima di alzarsi in volo. Cinque secondi dopo, si trova nello spazio esterno. Il Terribile Androide cerca di ribellarsi, ma la donna lo scaglia con tutta la forza che ha verso il Sole. Poi preme un pulsante sul guanto.
-Capitan Marvel a SWORD. Ho appena lanciato un androide ostile verso il Sole, assicuratevi che arrivi a destinazione.
-Ricevuto, Capitano. Hai bisogno di assistenza? – chiede una voce via radio.
-Non quanto ne avrà bisogno Miss Marvel.
Un attacco terroristico in piena New York fa sempre notizia. Decine di giornalisti sono sul posto nel giro di pochi minuti, cercando di ottenere qualche dichiarazione e fare qualche fotografia alla zona isolata dallo SHIELD. Miss Marvel fluttua sopra il pubblico, ma Capitan Marvel la afferra per un braccio.
-Vieni qui tu. Abbiamo finito, agente?
-Avrei preferito che non distruggesse l’androide per darci modo di studiarlo, ma so per esperienza che non c’è molto da discutere con un Vendicatore in casi simili.
-Sono più preoccupata dal fatto che l’AIM sapesse così tanto sulla posizione e sulle difese di una base SHIELD, nonché di cosa potessero rubare al suo interno – nota Capitan Marvel.
-Forse c’è una talpa! Dovremmo fare qualche indagine – suggerisce Miss Marvel.
-Informerò i Vendicatori dell’accaduto e vedremo cosa possiamo fare – taglia corto Capitan Marvel, alzandosi in volo inseguita da Miss Marvel.
Bastano pochi istanti perché madre e figlia siano a duemila metri di altezza; solo ora Capitan Marvel disattiva il casco del costume, lasciando scoperto il volto di Carol Danvers Whitman.
-Allora, qual è la prossima mossa? Secondo me c’è dietro il Pensatore Pazzo! - ipotizza la figlia.
-La prossima mossa è tornare a scuola, dove dovresti essere a quest’ora.
-Ma mamma...
-Niente “ma mamma”. Quando ho detto niente costume durante l’orario di lezione, non intendevo “tranne quando pensi che tua madre non lo venga a sapere”. E a proposito del costume...
-Lo so, lo so – tiene il broncio Miss Marvel, la cui uniforme cambia forma da solo ricoprendo le gambe e l’addome in un look meno appariscente.
-Non è giusto; perché devo passare il tempo a studiare cose inutili invece di picchiare i cattivi?
-Jane, ne abbiamo già parlato. Nella vita non bastano i super-poteri. Perché non prendi esempio da tua sorella? Lei non ha mai saltato un giorno di scuola.
-Solo perché lei è più brava a nasconderlo – risponde Miss Marvel, realizzando troppo tardi che cosa ha detto.
-Jane, dov’è tua sorella?
177A Bleckeer
Street, Greenwich Village
Madre e figlia atterrano nel vicolo
più vicino. Dopo un intenso lampo di luce, le due super-eroine
lasciano il posto alle proprie identità civili: una bionda cinquantenne che
giurereste abbia dieci anni di meno ed una mora quindicenne che sembra avere un
paio d’anni in più.
-Devo proprio venire anch’io? Questo
posto mi mette i brividi – ammette Jane.
-Bene – risponde laconicamente la
madre. Prima che possa aprire il campanello, un asiatico di mezz’età apre la
porta.
-Benvenute. Il Dottor Kaplan vi stava aspettando.
-Grazie, Wong.
Ti trovo in forma come sempre.
-Servire il Mago Supremo mantiene
allenati lo spirito ed il corpo.
-Ti dispiace tenere d’occhio Jane?
Devo parlare con la mia altra figlia indisciplinata.
Il Sanctum
Sanctorum è molto più vasto all’interno che all’esterno, un fatto che Carol ha
sempre trovato disorientante. E’ stata qui innumerevoli volte... come membro
dei Vendicatori, dei Difensori, dei Guardiani della Galassia... ed ancora
fatica a trovare la strada.
Questa volta è semplice. Essere
stata sposata per più di quindici anni con il Cavaliere Nero l’ha abituata a
riconoscere il suono di due spade che si scontrano.
Non può evitare di provare un po’ di
orgoglio materno nell’osservare Jade Whitman duellare
con la Valchiria, cosa resa ancora più impressionante considerato che a
differenza della sorella Jade non ha ereditato né la
velocità né la super-forza della madre. Eppure riesce a dare del filo da
torcere ad un’asgardiana prima ancora di avere l’età
per la patente.
-E’ brava. Potrebbe diventare la
migliore spadaccina del pianeta – commenta il Dottor Kaplan,
improvvisamente apparso al fianco di Carol.
-Lo so. E lo sa anche lei.
-Ti ha detto che vuole entrare a far
parte dei Difensori? Credo di aver avuto la sua età quando sono entrato nei
Giovani Vendicatori.
-Ed ora sei il Mago Supremo. Solo
perché tu ce l’hai fatta non significa che sia una buona idea, Billy; non tutti
riescono a sopravvivere a questo tipo di vita.
-Non dovrebbe essere lei a
scegliere?
Lo scontro non è rallentato con
l’arrivo di Carol. Quando però Jade si accorge di lei
con la coda dell’occhio, si distrae per un secondo di troppo... un secondo che
basta alla Valchiria per disarmarla.
-Non abbassare mai la guardia,
giovane guerriera. Il nemico non esiterà ad usare ogni mezzo.
-Nemmeno io – risponde Jade, stringendo i pugni.
Una scarica energetica investe la
Valchiria con la forza cinetica di un treno in corsa, lanciandola contro la
parete. Questo non basta a mettere il tappeto un’asgardiana,
ma quando la Valchiria solleva la spada la sua avversaria ha già recuperato la
propria arma.
Lo scontro termina alla pari:
entrambe hanno la punta della spada pronta a tagliare la gola dell’altra.
-Non dirmi che quelle sono spade
vere – interviene Carol.
-Come vuoi – risponde Jade, lanciando in aria l’arma per afferrarla al volo e
rimetterla nel fodero in uno sfoggio di destrezza assolutamente inutile.
-E tu non hai niente da dire, Val? Dovresti essere un’adulta responsabile, invece non
solo dai un’arma ad una minorenne ma la fai anche combattere durante le ore di
scuola.
-Su Asgard
ogni donna capace di stringere tra le mani un pugnale è considerata adulta.
-Beh qui non siamo su Asgard. Mi aspettavo un comportamento del genere da tua
sorella, Jade: se ti interessa così tanto allenarti
puoi farlo durante il fine settimana.
-Secondo me è più interessata alla
sua insegnante che all’allenamento – la punzecchia Jane.
-Non è vero!!! – protesta
veementemente Jade, arrossendo.
-Smettetela, tutte e due. Adesso
torniamo a casa per una lunga- risponde Carol, interrotta dal suono familiare
della communicard nella sua borsetta.
-Solo un secondo. Qui Capitan
Marvel, che c’è Iron Man?
<<Abbiamo
ricevuto un allarme dalla Luna: Terminus sta attaccando la Zona Blu. Riunione
dei Vendicatori tra cinque minuti>> -
risponde una voce camuffata elettronicamente.
-Posso venire anch’io? – chiedono
all’unisono Jane e Jade Whitman.
Casa Whitman, Manhattan
A prima vista le gemelle Whitman
potrebbero essere scambiate per monozigote, per quanto si assomigliano: Jane è
bionda e Jade è bruna, ma le altre differenze non
saltano subito all’occhio.
Osservarle nella loro camera ne
sottolineerebbe altre: Jane sta fluttuando mezzo metro sopra il proprio letto,
di fronte ad un muro tappezzato di poster di Capitan America e Spider-Girl.
Per contrasto, appesi al muro del
lato della stanza di Jade ci sono solo una sciabola
ed una foto autografata della Vedova Nera.
-Non riesco a credere che mamma ci
abbia messe in punizione – si lamenta Jane.
-Non è la prima volta – risponde Jade, senza alzare gli occhi sul tablet
su cui è concentrata.
-Perché lei può combattere un mostro
sulla Luna mentre io devo fare un’ora di ginnastica fingendo di non poter
volare?
-Perché non sei voluta andare alla
Scuola Xavier.
-E far parte di una di quelle
squadre di sfigati che fanno finta di essere X-Men?
No grazie!
-Non ti basta l’Accademia dei Vendicatori?
-Non è male, ma perché dobbiamo
anche andare a scuola? Voglio un po’ di azione adesso, non dopo il diploma!
Quanti anni aveva Spider-Girl quando ha cominciato? Scommetto che lei non è mai
stata messa in punizione dai genitori!
-Hai intenzione di lamentarti per
tutto il giorno?
-Perché, hai qualcosa di meglio da
fare?
-A dire il vero, sì – risponde Jade alla sorella, mostrandole il tablet:
è una scheda SHIELD.
-Hey, quello è il tizio di stamattina! Come hai fatto a...
-Ho preso la communicard
da Vendicatore di riserva della Valchiria. Credo non si ricordasse nemmeno di
averla ancora.
-Wow. Avevo capito che volevi
mettere le mani su di lei, ma pensavo in un altro senso.
-Adesso ti faccio vedere io a chi
metto le mani addosso – risponde Jade, saltando
addosso alla sorella. Jane si limita a fluttuare più in alto, ma Jade rimbalza sul letto e l’afferra facendole perdere
l’equilibrio. Jane è troppo forte per essere immobilizzata, ma prima che possa
liberarsi il telefono squilla. Le due gemelle restano ferme per un istante in
un abbraccio ostile.
-E’ papà. Rispondi tu – dice Jane.
-Non ci penso neanche – risponde Jade.
-Secondo te chiamerebbe a casa se
non sapesse che siamo in punizione?
-Appunto, perché devo farmi sgridare
io?
-Perché te lo dico io e sono la
sorella maggiore!
-Di due minuti!!!
-Valgono lo stesso!!!
-Di tutte le... e va bene, rispondo
io – si decide Jade, prendendo in mano la cornetta.
-Ciao papà. No, è andata sulla Luna.
Sì, lo so, mi dispiace. Sì, proprio con la Valchiria. Dici sul serio? Neanche
papà ha mai sconfitto la Valchiria in un combattimento leale – aggiunge Jade parlando a bassa voce alla sorella mentre copre con
una mano il microfono.
-E chissenefrega.
Io ho battuto Mister Hyde l’estate scorsa.
-Tutti hanno battuto Mister Hyde! Sì, scusa papà. Jane è qui con me. Certo, senz’altro!
Senti, hai mai sconfitto Mister Hyde? Ah, davvero?
No, nessun motivo, era solo per curiosità. Ciao papà.
Jade riattacca, lasciando la sorella preda della
curiosità:
-Che cosa ha detto!?
-Che ha battuto Mister Hyde. Anche la mamma lo ha già fatto.
-Non quello, stupida, perché ha
chiamato?
-Vuole che facciamo un salto al
laboratorio per dargli una mano su un caso a cui sta lavorando.
-Un caso scientifico o un caso da
Cavaliere Nero?
-Non ha specificato. Ma ha chiesto
di non dire niente alla mamma.
Zona Blu della Luna
Un gigantesco essere di metallo sta
calpestando un avamposto Kree vecchio di migliaia di
anni, scagliando raggi di energia cosmica dalla lancia che stringe tra le mani.
Due donne stanno evitando i suoi
colpi, eseguendo complesse manovre aeree: una è Capitan Marvel, l’altra è una
donna dai capelli rossi in un costume giallo.
-Vedrai che è solo una fase – dice Firestar, lanciando una fiammata verso l’enorme Terminus.
-Lo pensavo anch’io, ma diventa
sempre più difficile tenerle a bada – risponde Capitan Marvel, rilasciando
dalle mani una scarica di energia contro la mano di Terminus,
che perde la presa.
-Pensi che faccia male a cercare di
dar loro una vita normale?
-Se vogliono fare le super-eroine non devi averle cresciute tanto male – si
intromette una donna di origini asiatiche, che muovendosi a super-velocità
genera una scossa elettrica capace di impedire a Terminus
di rientrare in contatto con la propria arma.
-Non dico che non debbano mettersi
un costume, Jolt, solo che dovrebbero anche cercare
di costruirsi una propria identità civile.
-PULCI INSIGNIFICANTI!!! QUESTO
PIANETA APPARTIENE A TERMINUS!!!
-Oh, sta zitto tu – replica Capitan
Marvel, colpendo il gigante con un pugno sul casco.
Terminus riprende l’equilibrio, ma prima che possa fare
qualcosa uno stormo di corvi d’ombra si scaglia contro il suo casco.
-Non credo funzionerebbe – dice
Corvo Nero prima di trasformarsi in nebbia e sfruttare le micro-fessure
aperte dai colpi dei suoi compagni per scomparire all’interno dell’armatura
aliena.
-Ed immagino che ora mi spiegherai
il perché.
<<Ora, mentre
Corvo Nero disattiva il suo campo di forza, dategli tutto quello che
avete!>> incita Iron
Man, che si avvicina a Terminus rilasciando scariche
a tutta potenza dai palmi delle mani e dall’Uniraggio
sul suo petto. Capitan Marvel e Firestar si uniscono
all’attacco.
Corvo Nero esce giusto in tempo dal
corpo di Terminus, avvicinandosi a Capitan Marvel.
-Un atteggiamento negativo nei
confronti della scelta di un adolescente tende a rinforzare il loro corso di
azione invece che di modificarlo. Dovresti concentrare i tuoi sforzi
nell’aiutare le tue figlie a bilanciare la propria vita, invece di decidere i
dettagli del loro comportamento.
-FERMATEVI!!! NON POTETE FARE QUESTO
A TERMINUS!!! NON POTETE...
Il gigante alieno crolla sotto i
colpi dei potenti Vendicatori, sollevando un’enorme nube di polvere lunare. Jolt e Firestar si danno il
cinque, mentre Corvo Nero si limita ad osservare soddisfatto.
-Grazie per il suggerimento, CN. Lo
terrò a mente – risponde Capitan Marvel.
<<Ottimo
lavoro, gruppo. Abbiamo sconfitto Terminus anche senza Capitan America e
Thor... dovrò prendere provvedimenti disciplinari per l’ennesima emergenza a
cui non hanno risposto>>
-Tu non hai nessun suggerimento, Iron Man? – gli chiede Capitan Marvel.
<<Riguardo
cosa?>>
-Quello di cui stavamo parlando
tutti quanti durante la battaglia.
<<Oh. Non ci
ho fatto molto caso. Non era qualcosa di importante, vero?>>
-Stavo parlando della mia famiglia.
<<Quindi no.
Vi dispiace dare una ripulita? Sono in ritardo per una riunione alla
Stark-Fujikawa>> taglia corto
il Vendicatore rosso e oro, alzandosi in volo per raggiungere la Terra.
-Preferivo quando sotto l’armatura
c’era Tony Stark – mormora Carol.
Fondazione Futuro, New York City
Dane Whitman è prima di tutto un uomo di scienza. Una
caratteristica inaspettata per l’erede di una tradizione mistica vecchia più di
mille anni, forse.
Ma questo spiega perché da tempo ha
abbandonato l’armatura del Cavaliere Nero per dedicarsi ai suoi primi due
amori: la ricerca e la sua famiglia.
Le porte del laboratorio si aprono
per lasciar entrare Jane e Jade. Nessuna delle due ha
mai mostrato un particolare interesse per la scienza, ed è la prima volta in
cui visitano il laboratorio.
-Guarda che roba. Sembra di essere
al Baxter Building – commenta Jane.
-Ti piacerebbe, così potresti
sbavare dietro a Frank Richards.
-Sono subito da voi, ragazze – le
saluta il padre, indossando un paio di occhiali da saldatura ed attivando un
raggio laser diretto verso un disco metallico. Il raggio non solo non intacca
il bersaglio, ma viene ridirezionato verso
l’emettitore che esplode in mille pezzi.
-Perfetto. Avvicinatevi pure; Jane,
ti dispiace portarmi quel contenitore? – chiede Dane,
indicando un cubo bianco alto poco più di un metro.
La figlia bionda obbedisce
controvoglia, fino a quando non si rende conto che il contenitore pesa più di
dieci tonnellate. Solo allora lo solleva con una mano sola, con una smorfia
diretta alla sorella che lo traduce con un familiare “guarda cosa posso fare,
tu non ci riesci”.
-A cosa stai lavorando, papà? –
chiede Jade, fingendo di non far caso allo sfoggio di
forza di Jane.
-Ad una lega di adamantio
e vibranio. Lo scudo di Capitan America è l’unico
caso conosciuto e finora nessuno è riuscito a duplicarlo.
-No, intendevo a cosa stai
“lavorando” – specifica Jade.
-In che senso?
-Non ci hai chiamate qui per
aiutarti in un caso del Cavaliere Nero? – chiede Jane.
-Cosa? No, niente del genere. Avevo
pensato di indagare su un attacco dell’AIM allo SHIELD di questa mattina, ma
sembra che Capitan America abbia già risolto tutto. Pare ci fossero degli Skrull infiltrati in entrambe le organizzazioni.
-Ci siamo perse gli Skrull per una noiosa lezione di scienze? – si deprime
Jane.
-Certo che no. Come si fa ad
annoiarsi con la scienza?
Le due sorelle si scambiano uno
sguardo tradotto come “questo è il peggior giorno di sempre”.
-Vedete quel contenitore? Due
centimetri di adamantio primario su ogni lato.
Nemmeno Hulk o Thor possono distruggere una cosa del
genere.
-Una cosa del genere non costa,
tipo, mille miliardi di dollari? – chiede Jane.
-Non così tanto, ma considerato che
contiene una delle più pericolose armi del pianeta Tony non ha badato a spese
per metterla al sicuro – risponde Dane, aprendo con
molta cautela il contenitore.
Le sue mani tremano leggermente e
sembra esitare, anche se cerca di non darlo a vedere alle figlie.
Quando lo apre, le ragazze restano a
bocca aperta. Ne hanno sentito parlare per tutta la loro vita, ma non l’avevano
mai vista con i proprio occhi. Una spada nera, più nera della notte più
profonda.
-La Lama d’Ebano – dicono entrambe a
voce bassa.
-L’unica arma capace di tagliare l’adamantio senza alcuno sforzo.
-Credevo fosse andata persa o
distrutta – ricorda Jade.
-Non sono in molti a sapere che è
ancora mia. Ho usato molte altre spade negli ultimi anni, le poche volte in cui
ho rimesso l’armatura del Cavaliere Nero. Ma il legame con la Lama d’Ebano
scorre nel mio sangue... e anche nel vostro.
-Posso toccarla? – chiede Jane,
mesmerizzata dalla vista dell’arma.
-Stai molto attenta. Basta sfiorarla
leggermente per versare del sangue ed attivare la maledizione... e credimi, non
vuoi sapere che cosa ho dovuto fare per liberarmene.
Jane Whitman non è mai stata molto
interessata alla storia della sua famiglia; la passione per le armi bianche è
stata ereditata esclusivamente da sua sorella Jade,
mentre lei ha sempre trovato molto più affascinanti le avventuri spaziali della
madre.
Ma quella spada... impugnarla,
ascoltare il suo oscuro sussurro, scuote la sua anima.
-E’...è bellissima...
-Dalla a me – protesta Jade, cercando di sfilare l’arma dalle mani della sorella.
Ci riuscirebbe anche, forse, se Jane non fosse immensamente più forte di lei.
-State attente, non è un giocattolo
– le redarguisce Dane. Considerato con quanta forza
ha inculcato nelle loro menti il rispetto per le armi e la necessità di
trattarle responsabilmente, non serve molto per convincerle a calmarsi.
-Scusa papà – rispondono.
-Ho giurato che non avrei mai più
impugnato la Lama d’Ebano. Ma l’unico modo per verificare se il mio esperimento
ha avuto successo è tramite essa...lo scudo di Capitan America è l’unica cosa che
non è mai riuscita a tagliare. Un giorno la Lama d’Ebano apparterrà a voi e ai
vostri figli... e vorrei che la vostra prima esperienza con il suo potere non
sia negativa.
-Grazie, papà. Sono sicura che il
tuo esperimento sarà un successo – risponde Jade.
-Quindi chi di noi due deve provare
a distruggere lo scudo indistruttibile? – chiede Jane.
-Tutte e due. Assieme – risponde il
padre.
Le due sorelle annuiscono,
afferrando assieme la Lama d’Ebano e caricando il colpo. Il loro cuore sobbalza
quando cala il fendente... che passa attraverso la nuova lega, tagliandola come
burro fuso, assieme al tavolo da laboratorio su cui è appoggiata.
Le due ragazze osservano deluse i
risultati del test; Dane Whitman lo nasconde meglio,
ma di poco.
-Dannazione. Sembra che lo scudo di Cap resterà unico ancora per un po’.
-Uhm... papà? E’ normale che la
spada sanguini? – chiede Jane, lasciando istintivamente la presa.
-Jade, lasciala andare! – ordina il padre.
-Ci sto provando, ma non si
stacca!!! – protesta la ragazza, la cui mano stringe l’elsa con sempre più
forza. La Lama d’Ebano rilascia allora una fitta nebbia rossa, che si raggruppa
e si solidifica in una figura umanoide armata di sciabola.
-Finalmente la profezia si è avverata, ed il potere
della Lama d’Ebano è di nuovo mio!
-Bloodwraith!? – si stupisce Dane
Whitman.
Quartier Generale delle Nazioni Unite, New York City
Capitan Marvel atterra sul tetto di
uno degli edifici più famosi del mondo; non è troppo preoccupata per la
quantità di volte in cui è stata vista recarsi qui, data la sua permanenza nei
Vendicatori.
Deve solo stare molto attenta a non
essere vista quando, con un lampo di luce, il suo costume lascia spazio ad un
completo da ufficio e Capitan Marvel viene sostituita da Carol Danvers Whitman.
Per i suoi gusti ci sono già troppe
persone a conoscenza della sua identità segreta; un tempo la cosa non le
importava più di tanto, ma l’arrivo di Jane e Jade ha
cambiato tutto.
Il suo lavoro allo SHIELD e allo
SWORD le manca, ma non può più permettersi di essere sempre in missione
all’altro lato del pianeta... o nel caso dello SWORD, fuori dal pianeta.
Raggiunge rapidamente gli uffici
dell’OCSA (Office for the Coordination
of Superhuman Affairs), e non appena si compiace per averla fatta franca
la sua segretaria le chiede a bruciapelo:
-Direttrice! Dov’è stata tutto il
mattino?
-Allo SWORD. C’è stato un attacco
alla Luna – improvvisa Carol.
-Lo SWORD ci ha avvisato... ho
provato a chiamarla sul cellulare ma non ha risposto.
-Perché il cellulare non prende
sulla Luna.
-Cosa?
-Non importa. Cosa c’è sull’agenda
per oggi?
-Il Direttore Rogers
ha chiesto una riunione d’urgenza sul problema Skrull,
ma è stata rimandata; pare che ci sia un attacco alla Fondazione Futuro.
-Certo che oggi è una giornata
davvero... aspetta, hai detto la Fondazione Futuro?
-Sì, signora. Sembra che sia stata
attaccata da un... direttrice?
La segretaria ha distolto lo sguardo
per meno di un secondo, ma Carol è già svanita lasciandosi alle spalle una
collaboratrice estremamente frustrata.
-Come facciamo a coordinare i
super-umani se non riusciamo neanche a coordinarci con noi stessi?
Fondazione Futuro, New York City
Il vento di sangue sollevato dalla
presenza di Bloodwraith è doloroso: il dolore
provocato dalle migliaia di vittime della Lama d’Ebano soffia come una tempesta
di scaglie di vetro.
-Papà, stai indietro! – avverte
Jane, volando verso Dane Whitman e togliendolo dalla
traiettoria della scimitarra di Bloodwraith.
-“Il cielo sanguina quando le stelle gemelle impugnano
la spada delle tenebre”! Nemmeno Merlino stesso sapeva quale potere avrebbe
scatenato la maledizione!
-Di che sta parlando? – chiede la
ragazza.
-Non lo so, quella spada ha
accumulato troppe maledizioni nei secoli per tenere il conto. Dobbiamo
separarla da Jade!
-Ci penso io – risponde Jane con
l’arroganza della gioventù, trasformando i propri abiti nel costume di Miss
Marvel e volando con tutta forza verso Bloodwraith.
-Hey, brutto muso! Vediamo cosa sai fare!!!
-Non ho più bisogno di te – la liquida il mostro, scacciandola via come una
mosca.
Miss Marvel sfascia il muro, altre
due pareti, sorvola un intero quartiere, ed infine sfonda il tetto di un
palazzo di un altro isolato precipitando in un superattico.
-Devo smetterla di usare quella
frase – realizza. E per la seconda volta in un giorno, nella stessa identica
situazione si ritrova davanti sua madre.
-So cosa stai per dirmi, mamma...
-Stai bene?
-Certo, ci vuole molto di più per
ferirmi.
-Allora andiamo a stendere un
mostro. Poi sei in punizione, di nuovo.
-Ecco, era quello che pensavo
avresti detto...
Jade Whitman si trova al centro della tempesta di sangue.
La sua mano destra stringe la Lama d’Ebano a tal punto che le dita le sembrano
fondersi con l’elsa.
Se solo avesse la forza di sua
sorella o di sua madre sarebbe più facile liberarsi. Ha invidiato quell’eredità
da quando Jane ha imparato a volare. Ma anche se Carol non le ha trasmesso
tutti i suoi poteri, ha ancora qualcosa di sua madre: la forza di volontà. Ed
il potere di generare energia.
La sua mano destra diventa
incandescente, rilasciando più energia di quanto Jade
credesse possibile. A differenza di Jane, lei ha studiato a fondo la carriera
del padre ed ha imparato che la capacità di tagliare qualunque cosa è solo uno
dei poteri della Lama d’Ebano: un altro è quello di assorbire, amplificare e
ridirigere qualsiasi tipo di energia.
Quando la Lama d’Ebano raggiunge il
proprio limite, rilascia quello che ha assorbito e lo scaglia contro Bloodwraith, amplificando di cento volte la sua furia distruttrice.
Il mostro lancia un urlo di dolore; Jade riesce finalmente a lasciare la presa, lasciando
cadere a terra la Lama d’Ebano e correndo al soccorso del padre.
-Infante insolente! Pensi di poter salvare il Cavaliere
Nero? Non sei nemmeno armata!!!
Bloodwraith attacca Dane Whitman con la
propria spada, ma prima che possa ferirlo Jade devia
il colpo che avrebbe altrimenti ucciso il padre. Nelle sue mani stringe due
spade di pura energia solidificata, ed i suoi abiti civili lasciano spazio ad
un costume bianco e rosso: una versione modificata dell’uniforme che sua madre
indossava con i Predoni Stellari.
-Credi sia disarmata? Sono la Lama
Bianca, mostro. Stai lontano da mio padre!
La spada di Bloodwraith
non riesce ad intaccare le lame di luce, ma lo scontro è a uno stallo: non è
possibile tagliare la nebbia. Bloodwraith cambia
strategia, preferendo tagliare quel poco che resta della parete sfondata da
Miss Marvel ed uscire dal palazzo.
-Stai bene, papà? – chiede Lama
Bianca.
-Quasi – risponde Dane Whitman, allungando una mano verso la Lama d’Ebano. La
spada vola nella sua mano, riformando l’armatura del Cavaliere Nero.
-Ecco, adesso sto bene. Ti va di salvare il mondo?
-E’ solo un mostro magico, papà –
alza gli occhi Jade.
-Va bene, ti va di combattere assieme
un mostro magico?
-Credevo non me l’avresti mai
chiesto.
Fuori dall’edificio, Bloodwraith può espandere la propria forma. La sua spada è
così grande da poter probabilmente tagliare a metà un grattacielo con una sola
mossa.
-Io lo colpisco in alto e tu in
basso! – propone Miss Marvel, ma sua madre la ferma subito.
-No. Non tutti i nemici si sconfiggono prendendoli a
pugni.
Madre e figlia raggiungono il resto
della famiglia; Miss Marvel si rallegra di vedere che la sorella si è liberata
della spada, mentre Capitan Marvel chiede al marito:
-Hai fatto toccare la spada alle
ragazze?
-Sembrava una buona idea al momento
– risponde Dane alzando le spalle.
-Ne parleremo più tardi. Qualche
suggerimento su come liberarci di quell’affare?
-Io ho qualche idea – risponde Miss
Marvel, facendo scrocchiare le nocche.
-Ti ho già detto di no.
-Non mi lasciate mai fare niente...
-Bloodwraith è fatto di nebbia magica. Come si fa a sconfiggere
qualcosa che non si può ferire? – si domanda Lama Bianca.
-Con un’arma che può fare
l’impossibile – risponde il Cavaliere Nero, sollevando la Lama d’Ebano.
Capitan Marvel non sembra per nulla
entusiasta dell’idea.
-Dane, no. E’ troppo pericoloso, Bloodwraith
potrebbe usarla per possederti un’altra volta.
-Forse c’è un altro modo – realizza
Lama Bianca.
Diversi uomini hanno portato il
manto di Bloodwraith, ma ora non c’è nessun essere
umano all’interno della sua forma. Solamente dolore ed odio fatti persona,
senza nessuna guida. Forse per questo ora che si è liberato dalla prigionia della
Lama d’Ebano esita: in mancanza di un obiettivo, non ha alcuna direzione.
-Hey brutto muso! Che ne dici di un altro round? – urla
Miss Marvel.
Il mostro rosso si volta verso di
lei, preparandosi a colpire. La ragazza impugna di nuovo la Lama d’Ebano, ma
non è sola: anche sua sorella la stringe, e riversa al suo interno tutto il suo
potere.
-Mi hai colto di sorpresa la prima volta, bambina. Ma
ora sono pronto per te.
-“Il cielo sanguina quando le stelle
gemelle impugnano la spada delle tenebre”, ricordi? – chiede Lama Bianca,
subito prima che la spada rilasci tutta la propria energia.
Il bersaglio però non è Bloodwraith, ma Capitan Marvel. Il potere centuplicato
della figlia la colpisce, ed il suo corpo ne assorbe tutta l’energia. Non aveva
realizzato quanto potere avesse ereditato Jade: serve
tutta la sua forza di volontà per trattenerla.
-Impressionante.
Ma perché esiti, prima di attaccarmi?
-Perché non abbiamo ancora finito –
risponde Lama Bianca, lanciando la Lama d’Ebano alla madre.
Capitan Marvel rilascia tutto quello
che ha nella spada, che centuplica per la
seconda volta il potere della famiglia Whitman contro Bloodwraith.
Persino per un essere alimentato da
millenni di sofferenza, è troppo. La sua forma esplode in una fontana di dolore
liquido: il cielo sanguina ed il mondo è salvo.
-E’ stato fantastico! Dovremmo
rifarlo tutti gli anni!!! – esulta Miss Marvel.
-Se fossi in te sarei meno
entusiasta: sei ancora in punizione – le ricorda Capitan Marvel.
Casa Whitman
Carol Danvers
si stringe al marito, osservando l’oggetto all’interno della teca in salotto:
la Lama d’Ebano. Non ha mai completamente accettato quella parte della vita di Dane, e la spada è sempre stata una sorta di terza incomoda
nel loro rapporto.
-E’ solo una sistemazione
temporanea, prometto. Troverò un modo per metterla al sicuro, Carol.
-Sono passati quanto, tre anni
dall’ultima volta che ha combinato un disastro?
-La Lama sarà sempre parte di me.
Tenerla al sicuro è un mio dovere.
-Lo so. Non credo di capire, ma so
quanto ti è costato smettere di essere il Cavaliere Nero.
-Speravo che, se avessi tenuto le
ragazze lontane dalla Lama, non sarebbero state toccate dalla maledizione. Ma
c’è anche un aspetto positivo della tradizione del Cavaliere Nero, e non posso
escluderle se vogliono essere coinvolte.
-Credi che Jade
sarà il nuovo Cavaliere Nero?
-Forse. La spada e il cavaliere si
scelgono a vicenda; solo il tempo può dirlo. Però... quindici anni e già tiene
testa alla Valchiria. Niente male, vero?
-Non sottovalutare neanche Jane. E’
già più forte di quanto fossi io quando sono diventata Miss Marvel; se solo
imparasse a ragionare con la testa invece che con i pugni...
-Capisco mostri spaziali e fantasmi
magici, ma Jane che ragiona? Ora non esageriamo!
Solo al suono della voce di Jade, Carol e Dane si accorgono
di non essere soli nella stanza. Ovviamente anche la sorella l’ha sentita; la
guarda dall’alto al basso fluttuando a un metro da terra.
-Cos’è che hai detto? Ti va di ripeterlo nella
stratosfera?
-Come volevasi dimostrare – risponde
Jade, illuminando i pugni e preparandosi a
combattere.
E’ Carol ad interrompere il loro
litigio, come ha già dovuto fare infinite volte negli ultimi anni.
-Ragazze, vi siete dimenticate di
essere in punizione per aver saltato la scuola?
-Ma mamma, abbiamo salvato il mondo!
– protesta Jane.
-Ed io devo salvare il mondo da voi
due – risponde Carol, indicando la direzione verso la camera delle ragazze.
Sperando che almeno questa volta le diano retta... c’è una prima volta per
tutto.