PROLOGO: Regno Indipendente
di Wundagore
Nessun altro luogo al mondo
poteva meglio simbolizzare la Nuova Era, nell’anno 65 del Calendario Zulu. Se,
fino al 1939, la città di New York era la candidata naturale al rango di ‘cosmopolitana’,
oggi Wundagore reggeva lo scettro con onore.
Sito nella regione della
Transia, l’RIW era stato fondato dal Dottor Herbert Wyndham, rinomato
genetista, e uomo desideroso di dare una nuova dignità al regno animale -non
che ce ne fosse veramente più bisogno di tanto, oggettivamente. Gli animali,
come parte integrante di quasi tutte le antiche fedi resuscitate con il Ritorno
degli Dei, erano più che rispettati ormai. Le nuove tecnologie da una parte, e
la magia dall’altra, garantivano una coesione fondamentalmente pacifica fra l’Uomo
ed il resto del pianeta.
Wyndham era andato oltre:
secondo lui, il rapporto fra l’umanità e le altre forme di vita doveva
raggiungere un gradino più alto, e si era messo al lavoro per creare una stirpe
mai vista prima sulla Terra: i Nuovi Uomini, o Neomani. Animali artificialmente
evoluti per possedere quelle qualità psicofisiche capaci di piena interazione
con l’Uomo. Animali antropomorfi dove possibile, o dotati di un’elevata
intelligenza per compensare l’impossibilità di un’efficace evoluzione della
forma.
Il suo lavoro, iniziato nel
1951 dC, o 12 NE, vide la nascita della prima generazione nel 21, le due
successive erano nate dai…consueti mezzi naturali. L’SNS, la Società delle
Nazioni e delle Specie, aveva riconosciuto a larga maggioranza l’esistenza del
Regno Indipendente di Wundagore, e in tale decisione avevano pesato non poco
l’appoggio e la garanzia del vicino stato ‘tutore’: il Regno Federale di
Latveria.
Naturalmente, come ogni cosa
mortale di questo mondo, anche Wundagore non era esente dalle sue imperfezioni
ed i suoi problemi. Era per vigilare su tali problemi che, durante la seconda
generazione dei Neomani, aveva visto la luce una nuova specie molto
particolare, ancora più peculiare: creature interamente progettate in
laboratorio, nate in freddi ventri artificiali. Creature speciali, detti a
buona ragione, ufficialmente, le ‘Chimere’. E, volgarmente, i ‘Rinnegati’ dai
loro nemici.
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L’aeroporto era uno spettacolo
a parte. Fortemente voluto e finanziato da Latveria, consisteva di una
gigantesca piattaforma volante a tre ponti. Una specie di nuvola circondava la
struttura: erano le piattaforme che trasportavano bagagli, personale e
passeggeri da e verso terra, da dove partiva, in una pianta a stella, la rete
autostradale.
L’aereo con la bandiera degli
Stati Uniti d’America atterrò sul ponte superiore, nell’area riservata ai voli
privati.
Appena l’apparecchio si fu
fermato, si aprì il portello-scaletta. Poco dopo, dal velivolo uscirono tre
figure: due giovani pressappoco della stessa età, e un uomo più anziano. I due
giovani avranno avuto intorno ai venticinque anni, mentre l’uomo era
sicuramente sopra i trenta.
Il giovane duo formava uno
strano connubio: il ragazzo vestito da pilota irradiava sicurezza e
spavalderia, l’immagine del biondo ariano tosto e pronto a conquistare il
mondo. Secondo il dossier, tuttavia, Jonathan
Storm non aveva alcun parente tedesco, ne’ affiliazioni con il Partito
Nazionalsocialista.
Il ragazzo in tenuta civile, occhiali
a montatura quadrata, capelli accuratamente pettinati con una riga centrale,
vestito sobriamente con il suo completo dai colori neutri, con una cravatta
rossa come unica nota di colore vivo, osservava con deliziata reverenza
l’ambiente intorno a sé, soffermandosi non poche volte sulla ‘fauna’
dell’aeroporto. Peter Parker,
l’ospite d’onore, per il quale l’agente Kenner era stato scomodato, era un
genio, di quelli che assorbono continuamente ogni informazione, senza stancarsi.
L’uomo dai lunghi capelli
castani in uniforme blu, bianca e rossa, che si muoveva come una pantera
accanto a Parker era un ‘collega’: Alexander
Goodwin Pierce, dello SHIELD, l’agenzia segreta statunitense. La sua sola
presenza stava ad indicare l’importanza del giovane Parker.
Storm fece un ultimo cenno di
saluto allo scienziato, e si allontanò verso l’area del personale. L’agente
Kenner si avvicinò agli altri due. Parker lo guardò con rinnovata ammirazione
-e meritata, in un certo senso. Negli USA, almeno, quella porzione di
territorio sopravvissuto alla restituzione alle tribù native, le ricerche
biogenetiche erano tabù, insieme a molte altre cose. Parker aveva potuto
studiare grazie al Worldnet, ma la pratica era stata fortemente limitata.
Kenner, una chimera di nome e
di fatto, era la sua prima visione concreta della realtà fuori dalle barriere
della censura: l’agente Wundagoriano era enorme, ma capace di muoversi con
sorprendente grazia. Come quasi tutti gli abitanti dotati di pelliccia, i suoi abiti
erano ridotti allo stretto necessario per il proprio decoro e per il senso del
pudore dei forestieri.
Kenner era coperto perlopiù da
una morbida pelliccia castana. Dai gomiti alle mani, e dalle ginocchia fino ai
piedi artigliati digitigradi, era coperto di spesse scaglie smeraldine. Gli
artigli erano pugnali ricurvi che ticchettavano sul pavimento.
La testa di Kenner era quella
di un leone, ma con le zanne a sciabola. Sul suo petto, spiccava un’affilata
testa caprina, le cui corna si piegavano all’indietro fino alle spalle.
“Benvenuti a Wundagore,
signori.” Kenner stese una zampa paurosa. Peter la osservò per un attimo,
esitante, prima di stringerla. Poi fu la testa di capra a proseguire. “Così, tu
sei la giovane promessa? Di’ un po’, ma vi fanno mangiare nel tuo paese?”
Peter spalancò gli occhi e arrossì,
e prima che potesse parlare, Pierce disse, “Consideri che lui è florido, per un
ragazzo della sua estrazione.”
Kenner annuì. Gli USA,
l’ultima roccaforte del fondamentalismo neoumanista, o semplicemente ‘umanista’, per convenzione, erano rimasti spaventosamente
arretrati rispetto al resto del mondo. Anche se non lo si poteva definire un paese
‘povero’, i forti divari sociali avevano ridotto le classi a due: gli ‘alti’, i
ricchi, e i ‘bassi’, la ex-classe media, i nuovi schiavi del vecchio
capitalismo, senza più alcuna ‘classe media’ di
mezzo.
Gli zii di Peter, dei bassi,
avevano potuto tirare su il ragazzo solo grazie al contributo dei suoi
genitori, degli alti che non avevano pianificato quella nascita, ma che avevano
dovuto portarla avanti sotto la pressione del clero -pena la revoca del loro
status. L’affidamento di Peter includeva un assegno di mantenimento, e così il
ragazzo aveva potuto studiare.
Il terzetto si diresse verso
la rampa dove attendeva il veicolo di Kenner. La chimera disse, “Userete la
giornata di oggi per familiarizzare con la capitale e la sua gente: i patroni
della conferenza vogliono essere sicuri che il migliore relatore non si senta
troppo a disagio quando parlerà di fronte a un pubblico…variegato. Io sarò la
vostra scorta, naturalmente. Consideratemi come una specie di ‘spirito
guardiano’: farete quello che volete, ed io interverrò solo se sarete in pericolo.”
“Non sarebbe più facile
impedire che si finisca nei guai, per cominciare?” fece Pierce, con un tocco di
sarcasmo.
Il gruppo salì sul veicolo.
Kenner si mise al posto del pilota, davanti a un cruscotto ricco di pannelli e
comandi, con una cloche al posto del volante. “Non abbiamo ‘zone malfamate’ a
Wundagore, se è questo che la preoccupa…ma la nostra gente è un po’, come dire,
‘volatile’ di temperamento. Sono sicuro che Parker sia un bravo ragazzo, ma una
battuta sbagliata al momento sbagliato con la persona sbagliata significa tanta
bua.” Ridacchiò, un verso gutturale che non suonava affatto rassicurante. “Ad
ogni modo, a meno che il nostro stesso ospite non desideri chiudersi in albergo
fino a domani, non c’è problema…”
“No,” lo interruppe Peter.
“Desidero davvero girare per la città anche fino a domattina, se necessario.
Non credo che un’occasione come questa si ripeterà presto.” Tutto dipendeva
dalla sua capacità di impressionare il pubblico, naturalmente. Se il suo lavoro
fosse stato accettato dalla commissione di ricerca di COSMOpolis, la
città-Centro Organizzativo delle Scienze Mondiali, avrebbe potuto dire addio
per sempre agli Stati Uniti…
Inoltre, poteva permettersi di
tirare tardi: una seconda dose dei farmaci usati per eliminare il jet-lag poteva tenerlo su e lucido per
altre ventiquattro ore filate. Certo, poi avrebbe dovuto dormire mezza giornata
per recuperare, ma ne sarebbe valsa la pena.
Pierce strinse le labbra: le
Chimere erano gente tosta, il servizio segreto era efficiente e capillare, e come
se non bastasse, potevano genericamente contare sull’appoggio della popolazione
-cosa non da poco, quando un fuggiasco poteva venire identificato a occhio
acuto, a naso, orecchio e anche a pensieri. Una testimonianza significava
davvero qualcosa, qui.
Ciononostante, un minimo
margine di criminalità esisteva. Crimini perlopiù ‘accidentali’, risultati di
una zuffa sfuggita di mano, dove il colpevole, per paura, cercava di
eclissarsi. Un caso psicotico qua e là, risultato di rancori a lungo covati -le
malattie genetiche erano pressoché inesistenti non solo a Wundagore ma in quasi
tutto il mondo. Non si correva neppure il rischio di essere rapinati, visto che
il denaro contante era merce estinta.
La battuta sulle ‘parole
sbagliate’ di Kenner non era stata fuori posto: i Wundagoriani non erano
misantropi, ma condividevano un orgoglio di ferro. Denigrare le loro origini o
i loro ‘cugini’ inevoluti poteva essere una causa di morte.
Il veicolo si staccò dal suo
alveolo e si diresse con un ronzio verso l’imbocco stradale. I ganci ventrali
si agganciarono al binario magnetico, e la corsa proseguì veloce e sicura.
“Il ragazzo ha avuto la sua
carta?” chiese Kenner. Ogni carta di credito funzionava riconoscendo i
parametri genetici e biometrici del suo proprietario. Non potevano esisterne
due. Se un ladro voleva fare soldi, la sua sola speranza era darsi da fare in
rete o scalare i vertici del potere. Gli hacker erano più numerosi dei
criminali violenti, a Wundagore.
Quando Peter mostrò la sua
tessera -bianca, attraversata da una tripla banda azzurra e verde, i colori
della bandiera di Wundagore- Kenner disse, “Allora ci dirigeremo subito al
Castello Wyndham, da dove è nata la capitale. Un ripasso di storia, dal vivo,
non ti farà male.”
“Come siete messi con i vostri
Umanisti?” chiese Pierce.
Una scrollata di spalle. “Se ci
sono altri adepti, si nascondono bene. Dopo che uno di loro cercò di fare
saltare un asilo in un attacco suicida, anche i Neomani più riottosi hanno
collaborato per stanarli ed espellerli. Oggi possono ancora esprimersi attraverso
ogni mezzo desiderato, ma con un solo limite: mai in carne ed ossa.”
“Non sono tutti così, sapete?”
disse Peter, la voce venata di amarezza. “Zio Ben e zia May non torcerebbero un
capello a chicchessia. Un ladro sparò allo zio, una volta, quasi uccidendolo,
ma dopo essere guarito lui trovò la forza di perdonarlo e lo aiutò anche a
trovarsi un lavoro...”
Kenner annuì. “Vero. Ci sono
aspetti molto positivi della loro fede, ed è per questo che Re Wyndham ha
accettato di averli nel suo territorio. Abbiamo perdonato loro i primi
incidenti -del resto, predicare la ‘superiorità morale’ umana ai Neomani può
avere le sue controindicazioni, e anche noi dovremmo evitare di essere così
sensibili in merito.
“I guai sono iniziati con i
primi morti. Se i Frati Superiori avessero collaborato con le autorità consegnandoci
i colpevoli, avrebbero almeno mostrato buona volontà. Chiudendosi a riccio,
hanno dato la precisa impressione di essere tutto un fascio con loro. Così
iniziò la prima espulsione.
“Ci furono altri incidenti.
Almeno uno fu provocato dalla nostra gente, ed io arrestai personalmente i
colpevoli; è da allora che gli estremisti ci chiamano ‘i Rinnegati’. Tuttavia,
i loro avvocati riuscirono a rivoltare la frittata, e questo causò un altro
paio di espulsioni.
“L’esasperazione montò da
entrambe le parti, fino al tentato attacco suicida. E a quel punto, gli
Umanisti divennero persone non grate.” La stessa Santa Sede, di stanza a New
York, aveva soffiato e sbuffato, ma visto che l’allontanamento non era stato seguito
da persecuzioni, e, anzi, era stato accompagnato da un congruo risarcimento,
alla fine aveva deciso che poteva permettersi di attendere che le acque si
calmassero abbastanza per un futuro ritorno.
Essere un simpatizzante non
era un problema, per questo Peter era stato ammesso dentro i confini. Ma, nella
sua inesperienza, poteva finire nei guai in men che non si dica… Senza contare
un altro tipo di minaccia, della quale, tuttavia, solo Kenner, Pierce, ed i
rispettivi superiori, erano al corrente. Parker doveva essere tenuto
all’oscuro, per non turbarlo, anche se Kenner avrebbe preferito il contrario:
meglio nervoso, ma attento, piuttosto che ignaro e facile bersaglio… “E adesso,
cos’hai?”
Peter non smetteva di
osservare con aria avida attraverso il finestrino, come se volesse tuffarsi
nelle foreste punteggiate da villaggi. “Tutto questo spazio... Non…non ho mai
visto così tanto verde. La vostra capitale deve essere piccola vero?”
“Dipende da cosa intendi: la
stiamo già attraversando.” Per quanto gli stessi Dei, il cui ritorno in terra
aveva cambiato per sempre il corso della storia, nel 1939, apprezzassero un
numero alto di devoti, i loro insegnamenti sull’equilibrio fra uomo e natura
non prevedevano l’esplosione demografica, a differenza della vecchia fede
monoteistica. Con il loro aiuto, e con la scienza più avanzata, le nuove
metropoli si erano evolute in strutture molto più disperse. La struttura centrale
era molto piccola, almeno di fronte
agli USA, coperti per il 90% da megalopoli, dove solo gli alti potevano permettersi
una qualità della vita decente. Gli spostamenti, per tutti, erano limitati ad
autoveicoli gommati alimentati ad idrocarburi, gli ultimi al mondo.
“Il Castello Wyndham è al
centro del più grande settore della Capitale. Lì sono ospitati gli archivi e le
strutture di coordinazione, oltre che gli istituti tutoriali. Anche se la
dispersione a rete neurale permette comunque un’agile gestione del Regno, è
sempre meglio avere una zona di back-up. E ai turisti piace avere un luogo dove
potersela spassare mescolandosi.”
Peter annuì distrattamente,
mentre continuava ad osservare il panorama. “Posso aprire il finestrino?”
“Siamo troppo veloci, ti
volerebbero via gli occhiali. Ma se preferisci, posso sganciarmi e atterrare
presso il settore più vicino. Allacciatevi la cintura.”
Pochi istanti dopo, dopo che
il computer di bordo ebbe segnalato l’imminente manovra alla Polizia Stradale,
l’aerodinamico veicolo si staccò dalla strada e si involò verso la foresta.
“Tieniti forte, giovanotto!”
ruggì Kenner. Pierce, guardando gli alberi avvicinarsi, sapeva cosa li
aspettava.
Il veicolo ruotò di 45° e si
infilò nella foresta a tutta velocità!
Per circa cinque minuti,
Kenner impresse uno slalom indiavolato, e a giudicare dalle grida eccitate del
suo passeggero, doveva essere stata una buona idea.
Altri cinque minuti, e
sarebbero arrivati presso il distretto di Karina. Lì, avrebbero trovato una
buona accoglien*Cosa?!
Pensarlo e reagire fu
tutt’uno. Nel momento in cui il display del radar mostrò il puntino in rapido
avvicinamento, un puntino saltato fuori
dal nulla, Kenner impresse una nuova torsione. Sapeva di non potere evitare
il missile, ma poteva almeno impedire un disastro irreparabile.
L’ordigno colpì il ventre del
veicolo. L’esplosione avrebbe annientato lo scafo polarizzato, ma i mezzi del Servizio
erano equipaggiati con campi di forza esterni. Tuttavia, per quanto attutita,
un’esplosione così ravvicinata destabilizzò ugualmente l’apparecchio.
“Reggetevi!” Avvertimento
naturalmente inutile. Kenner stava facendo i miracoli e per evitare di
schiantarsi a quella velocità contro un albero della fitta foresta, mentre allo
stesso tempo osservava preoccupato il display.
Come temeva: altri tre missili
in arrivo, da tre direzioni diverse!
“Kenner, cosa diavolo sta
succedendo?!” urlò Pierce. Accanto a lui, Peter era diventato pallidissimo.
“I Ghost Rider!” ruggì di rimando la chimera. E tirò completamente la
cloche a sé, contemporaneamente abbassandola fino in grembo.
Il veicolo scattò verso
l’alto, un angolo di quasi 90°. Un
missile, il più vicino, iniziò a correggere la propria rotta, ma non fece
decisamente in tempo. Si scontrò contro un albero, spezzandolo.
Un secondo missile non poté
evitare il fusto, e fece la stessa fine del suo compagno. Il terzo proseguì
indisturbato, seguendo la scia dei rami spezzati creata dal veicolo del
Servizio.
Finalmente, emersero dalla
cima della foresta. A quel punto, anche se il missile aveva campo libero, lo
stesso valeva per Kenner.
Dal veicolo, partì una raffica
di plasma. L’ordigno esplose, trasformandosi in una nube di detriti.
Fortunatamente, era autunno, e le recenti piogge avevano reso quasi
impermeabile la vegetazione. “La Gilda dei Giardinieri vorrà tutte e tre le mie
teste, per questo,” disse Kenner. “E dobbiamo ancora vedercela con i Rider.”
“Conosci qualche buona preghiera
per l’occasione?” fu la sarcastica domanda di Pierce.
“Scomodare gli Dei per così
poco?” La chimera schiacciò un pulsante sulla cloche. “Guarda e impara,
collega.” Contemporaneamente, si chiuse
un divisorio fra i passeggeri e la posizione di guida. Subito dopo, si
aprì il tettuccio dell’abitacolo.
Kenner saltò fuori dal
veicolo. Dalla sua schiena si protesero un paio di enormi ali di drago.
Gli occhi della testa di capro
si accesero. “Sono tutti e tre qui intorno.”
“Datti da fare, allora.”
La chimera si mise in
posizione, come per raccogliersi. La testa caprina si illuminò fino alle corna,
e la stessa energia si sparse a tutto il resto del corpo. Poi Kenner spalancò
le braccia.
Un fiotto di energia
abbagliante sgorgò dal suo corpo, irradiando per centinaia di metri intorno a
sé.
Sotto quell’assalto mistico,
tre punti apparentemente occupati dal nulla tremolarono…e presero una forma
precisa.
Quella di tre identiche
figure, umanoidi, rivestite di una massiccia armatura argentea irta di aculei
sulle spalle e sulle braccia. Il metallo era avvolto da un’aura fiammeggiante.
Le loro teste erano mostruosi teschi demoniaci cornuti. Ognuno di loro
cavalcava uno skycicle non meno temibile all’apparenza.
“Mostro,” disse uno di loro,
con una voce metallica. “Figlio di una scienza malata e di una fede empia.
Consegnaci il ragazzo e la tua anima sarà salva.”
Kenner osservò il veicolo
diretto verso il villaggio. C’erano pochi dubbi sul cosa quell’’offerta’
significava davvero: i Ghost Rider erano la massima espressione del fanatismo
Umanista, ‘Angeli della Morte’, il cui scopo era la terminazione inappellabile
del nemico. ‘Salvarsi l’anima’, con loro, significava garantirsi una morte rapida
e null’altro.
Loro volevano solo una scusa
per annientare anche il villaggio, un bonus collaterale. Per questo non avevano
ancora tentato un nuovo assalto al veicolo!
E Kenner, a questo
punto…sorrise. “Che ne dite di ficcarvela, invece, coglioni?”
I cavalieri puntarono le loro
pistole, e spararono il loro fuoco infernale.
Di nuovo Kenner stese le
braccia e le corna caprine brillarono. Di nuovo, la chimera fu avvolta da un
campo di energia protettiva contro il quale le fiamme rimbalzarono inutilmente.
“Ora tocca a me, giusto?”
velocemente, Kenner unì le braccia. Immediatamente, la carne si fuse in
un’unica cosa, un ruggente, fiammeggiante corpo di drago serpentino! Alla
velocità della luce, la creatura colpì uno dopo l’altro i tre cavalieri.
L’attacco mistico ebbe facilmente ragione delle loro corazze. Uno dopo l’altro,
anche i tre veicoli esplosero. Quanto rimase dei corpi dei Ghost Rider si unì
alla pioggia di detriti infuocati.
Kenner, le braccia tornate ad
essere due arti separati, si unì al veicolo mentre questi toccava terra nella
piazza centrale del villaggio.
La chimera telecomandò
l’apertura delle porte dei passeggeri. “Potete uscire senza pericolo, adesso.”
Per buona misura, Pierce, arma
al plasma in mano, uscì per primo. I suoi occhi volarono sulla folla che si
stava radunando: una selezione, circa trenta individui, di diverse specie,
vestite (meglio, quasi vestite) nei modi più diversi ed adatti alla loro
appartenenza. Gli insettoidi, gli aviani ed i rettiliani, per esempio,
sembravano accontentarsi di elaborate pitture corporali.
La vista di uno straniero
umano armato mandò un visibile fremito fra la gente. Kenner si affrettò a
mettere una mano sull’arma per abbassarla. “Ho detto che siamo al sicuro, ora.
Non percepisco altri nemici.”
Riluttantemente, Pierce ripose
l’arma nella fondina.
“Possiamo sapere cosa è
successo?” chiese una gatta, una splendida norvegese dal pelo folto che le
conferiva un’aria ingannevolmente paffuta. Sulla testa, portava il diadema che
la identificava come capodistretto. “I nostri Giardinieri quasi si sono fatti
prendere un accidente, e a buon diritto…”
Kenner sollevò una mano a
quietarla, poi fece un rapido resoconto dei fatti. “Il nostro ospite,” indicò
Peter, “è un relatore su una procedura per fornire superpoteri con un processo
controllato in laboratorio. Immagino che siano in parecchi a non volere che
tale conoscenza diventi di dominio pubblico. Mi dispiace di essere giunto qui
con un simile problema.” Chinò il collo.
La voce di lei aveva toni
morbidi, conciliatori. “Potete comunque fermarvi presso il nostro ostello per
il tempo che riterrete necessario. Se qualcuno oserà mettere piede qui senza
essere stato invitato, scoprirà che non siamo deboli o inermi.”
Scambiati gli ultimi saluti,
il terzetto, accompagnato da un orso che fungeva da facchino, si diresse verso
una delle più ampie strutture del villaggio. Peter osservava incuriosito
l’architettura ‘personalizzata’ locale. Gli edifici degli aviani, per esempio,
erano simili a ‘funghi’, con un’enorme cappella su cui si concentrava
l’attività degli uomini-uccello. Gli insetti erano concentrati in torri a
‘termitaio’, collegate fra loro da ponti di roccia, eleganti e disseminate di
finestre da cui entravano ed uscivano senza alcun ordine apparente. I mammiferi
ed i rettili condividevano case simili a quelle usate dall’Uomo, ma era
difficile che in queste ultime ci fossero fusti esterni per arrampicarsi dentro
e fuori, o terrazzi attrezzati come piccole foreste autosufficienti.
“Non sarebbe più pratico
raccogliere le varie architetture in quartieri monospecie?” chiese Peter.
“Renderebbe la gestione più semplice.”
“Alimenterebbe il senso di
divisione,” rispose Kenner. “Per quanto siano ancora forti gli istinti, non
possiamo permettere che prendano il sopravvento. Che senso avrebbe insegnare la
reciproca integrazione se poi ognuno scappa nella sua tana, circondato solo dai
suoi simili?”
Peter annuì.
Se il villaggio era un
bizzarro e colorato mosaico di vari stili architettonici, l’albergo, come gli
altri grandi edifici pubblici, rifletteva ancora meglio tale promiscuità. Era
impossibile definire un simile tipo di edificio, che partendo da una pianta
geometrica era integrato con tutto quello che serviva per la sua variegata
clientela.
“Abbiamo provato con una
struttura semplice,” disse Kenner, mentre entravano attraverso una porta
girevole a vetri. “Ma causava un grave stress agli ospiti.”
Le luci dentro erano morbide,
soffuse. Con gli interni in legno e la vegetazione disposta ad arte secondo i
migliori canoni del Feng-shui,
sembrava di trovarsi in una collina al tramonto. L’odore di vegetazione,
pelliccia e piume, era quasi stordente.
Prenotare una camera per tutti
e tre fu cosa da poco. Il tempo più lungo lo prese il controllo su Pierce e le
sue armi.
Dopo che il facchino fu uscito
e la porta chiusa, Kenner disse, “Dobbiamo rivedere le nostre opzioni, ovviamente:
Pierce, ci sono altri contatti SHIELD in zona?”
L’uomo rimase muto, una
risposta che poteva essere interpretata tanto positivamente quanto
negativamente. Lo SHIELD poteva essere un’agenzia esclusivamente USA, ma come
un’idra, aveva i suoi tentacoli e le sue teste ovunque.
“Dove tieni i tuoi appunti,
ragazzo?” chiese la testa di capra.
Peter indicò la sua valigia.
“Sono in duplice copia. Una è chiusa in un doppiofondo.”
“Ottimo. Chiederò immediata
assistenza di un altro agente.”
“Non avreste dovuto essere in
grado di prevenire un simile evento?” chiese Pierce, guardando dalla finestra.
“Anche se i Rider vanno a tecnologia Stealth, non è assolutamente invisibile,
non quando ci sono i sigilli mistici di protezione ai confini e nel
territorio.”
“È vero. Il che vuol dire che
ci devono essere state delle grandi manovre dietro a questo attentato. Ma
risolverlo spetta ai miei superiori. Qui sarà meglio che non salti fuori un
altro Rogers all’ultimo momento.” La chimera si riferiva a Steve Rogers, il
giovane fanatico che uccise il Professor Erskine, il padre del progetto di biopotenziamento.
Erskine era, come si dice, inciampato sulla propria scoperta; per essere sicuro
che non vi sarebbero stati sfruttamenti indebiti del processo, lo aveva
brevettato… Tuttavia, voleva anche essere sicuro che i più estremisti fra i
suoi simili non diventassero superumani per iniziare una nuova, insensata
guerra.
Tale dedizione alla pace gli
costò cara: Steve Rogers, un bravo ragazzo plagiato dal più fanatico Umanismo,
complice il suo compagno di scuola John Walker, uccise il mite professore in
casa sua.
Fu Peter Parker, allievo di
Erskine alla ESU, a raccogliere e migliorare l’eredità del suo mentore: il
Professore, sentendo di dovere affidare i suoi segreti a qualcuno degno, aveva
scelto la giovane promessa nel campo della biochimica. E in base al Weapons
Transparency Act, il lavoro di Peter era diventato oggetto della curiosità del
Comitato Superiore di COSMOpolis.
“Farò qualche controllo con i
miei superiori,” disse Kenner, accarezzandosi il polso, attivando il
mini-biocomputer sottocutaneo. “Nel frattempo…” la sua mente percepì il
pensiero nel momento in cui stava trasformandosi in azione!
Non di nuovo, per Gaea!
Poi la porta esplose. Tutti e
tre furono gettati a terra in una pioggia di schegge.
Kenner fu il primo a
riprendersi, mentre sulla soglia si stagliava una nuova figura corazzata: un
uomo la cui armatura rispecchiava nei colori la bandiera americana, ma con il
nero al posto del blu, ed uno scudo su cui spiccava in rilievo un’aquila ad ali
spiegate.
“Potete farcela contro quegli
sfigati motociclisti…ma non potrete vincere il Patriota Americano!”