Marvelit
presents:
Uomo Ragno #48
The Crown and the Sword.
di Yuri N.
A. Lucia
Portogallo. Ore 4.00 a.m.
L'antica
fortezza saracena, un imponente costruzione di pietra, era avvolta dal fumo e
dalle fiamme, e il mare, poco distante, era ormai carico dei riflessi
dell'enorme incendio che andava propagandosi lungo tutto la costa e che presto
avrebbe inglobato quello che a suo paragone era solo un piccolo fuoco.
L'Uomo
Ragno si era tirato su a sedere a fatica, aiutato dai suoi misteriosi
soccorritori.
"Puoi
ripetermi chi siete?“ chiese tossendo pesantemente, mentre un altro uomo,
vestito della stessa uniforme di quella con cui gli si era presentata come
Flare, gli dava un occhiata al braccio.“ Non vorrei sembrarti maleducato ma,
sai com'è, qualche minuto fa ero decisamente poco in me."
La
ragazza sorrise e rispose con un accento molto britannico:
"Crown.
Consideraci una sorta di Alpha Flight europeo... immagino che di loro avrai
senz'altro sentito parlare, vero?"
"Sono
decisamente popolari dalle mie parti, come i rangers a cavallo o i giacimenti
d'oro canadesi... e da quando in quà l'Europa ha un super gruppo?"
"Da
alcuni anni, anche se non ufficialmente e nello specifico è l'Unione Europea ad
avere un super gruppo... o meglio ancora il Dipartimento Affari Para umani e
Mutanti della Difesa Europea."
"Non
mi risultava che esistesse un ente per la Difesa Europea ma in geopolitica non
sono mai stato molto ferrato..."
"Esiste,
anche se è molto poco conosciuto. Noi non abbiamo tenuto ancora il battesimo
ufficiale ma ufficiosamente siamo operativi da qualche tempo come ti dicevo.
Vuoi prendere un sorso d'acqua?"
Gli
porse una borraccia che accettò molto volentieri. Si tirò il passamontagna su
fino al naso e bevve avidamente, lasciando che alcune goccioline gli cadessero
sul mento dove il sangue colato prima si era già seccato.
"Vedo
che hai smesso di sanguinare."
osservò
lei.
"Si..."
osservò egli stesso con un certo stupore, anche se la sua mente era ancora un
po' annebbiata per poter riflettere lucidamente su quel particolare.
"Non
credevo che anche l'Uomo Ragno possedesse un fattore di guarigione, pensavo
fosse un esclusiva dei mutanti canadesi..."
La
scrutò sospettoso e chiese:
"Chi
ti dice che io sia l'Uomo Ragno?"
"A
parte i residui di tela che abbiamo trovato dentro? Il fatto che i nostri
servizi di intelligence ci avevano avvertiti della tua partecipazione alla
missione di P.H.A.D.E. Tra l'altro abbiamo già avuto a che fare con loro in
passato."
"Mi
fa piacere che già vi conosciate... ma io non riesco ancora a capire voi da che
parte stiate e che cosa volete."
"Noi
siamo i buoni mr. Ragnetto."
"Certo!
Tutti sono buoni. Parla con il Teschio Rosso, o Magneto, o Wizard... chiedigli
se sono buoni o cattivi e vedi che ti rispondono. Tutti angioletti..."
"Hai
voglia di scherzare nonostante tutte le botte che hai preso? Sei
ammirevole..."
"No,
sono matto. Matto ad essere venuto sin qui. Matto ad essermi fatto mettere in
mezzo a tutto questo, ma tu non stai ancora rispondendo alla mia domanda.
Qual'è il vostro ruolo in questa faccenda?"
Flare
lo guardò divertita e sorrise:
"Perché
dovrei risponderti?"
L'Uomo
Ragno ricambiò il sorriso e rispose con naturalezza:
"Perché
se sei veramente dei buoni non dovresti avere nessun problema a farlo. E perché
spero che, tra super eroi, sia ancora in vigore il mai scritto e sempre
sottointeso patto di mutuo soccorso. In questo momento il sapere la verità mi
aiuterebbe non poco... quanto meno a non sentirmi così male."
Lei
si scambiò un occhiata con un uomo alto, sulla trentina, di carnagione scura,
capelli neri tagliati corti e pettinati all'indietro, viso scoperto, lineamenti
scavati e spigolosi, che sembrò assentire mutamente alla sua richiesta. Flare
tornò a girarsi verso di lui e parlò a bassa voce:
"Siamo
qui per la Quest Inc."
"Ah!
Bene! Allora volete prendere anche voi quei bastardi eh? Però chissà perché,
sento che stai per dirmi qualcosa che non mi piacerà affatto..."
"Ragno...
la Quest è uno dei nostri obiettivi ma... quello principale non sono loro.
Siamo venuti qui per assicurarci che il P.H.A.D.E. non metta le mani sulle armi
basate sulla tecnologia latveriana di cui quei criminali sono venuti in
possesso."
Peter
indurì lo sguardo dietro le lenti, socchiudendo gli occhi, la bocca contratta
in una smorfia di rabbia.
"Che
cosa avete fatto agli uomini che erano con me?"
"Nulla.
Hai la mia parola. Quando siamo arrivati erano ridotti piuttosto male. Non
erano intenzionati ad affrontare uno scontro con noi. Gli abbiamo lasciato
prelevare tutte le prove di cui avevano bisogno... tranne, come potrai intuire,
quelle che potevano essere collegate in qualche modo a Latveria."
"Perché?"
"Non
essere ingenuo, sono convinta che ci puoi arrivare benissimo."
"Invece
non ci arrivo, evidentemente sono meno intelligente di quello che
credi..."
"E
va bene, ma quello che ti sto dicendo è un informazione riservata... anche se
la dovessi divulgare, l'ente per cui lavoriamo noi negherebbe tutto e inoltre,
ritorcerebbe la cosa contro il tuo paese, visto che una squadra appartenente ad
un suo ente paragovernativo era impegnata in un azione militare non autorizzata
in Europa. L'ordine di eliminare quelle armi viene da un organismo europeo
segreto molto importante. Non vogliono che il nome di Destino sia collegato
alla Quest, anche se non è stato lui a vendergli direttamente quella
tecnologia. La cosa, visto che non ha propriamente la fama di un santo, non
gioverebbe di certo alla sua immagine di fronte all'opinione pubblica
mondiale."
"E
come mai voi... voi siete così interessati ad evitare ciò."
"Perché
l'Europa, Ragnetto, vuole Latveria. Noi stiamo nascendo ora come soggetto
politico che possiede anche un vero peso sulle questioni mondiali. Fino a ieri
eravamo solo un insieme di paesi che agiva sotto l'influenza degli U.S.A., ma
adesso le cose stanno cambiando. Tuttavia, per raggiungere quella forza alla
quale aspiriamo, dobbiamo, oltre che ad essere compatti, ingrandirci per
divenire più forti. Per farlo abbiamo bisogno di paesi che hanno un importanza
capitale per la nascita di un Unione forte e libera: Russia, con la sua forza
bellica, Turchia, con la sua posizione strategica, Israele, con la sua potenza
economica e politica e, infine, Latveria, con la sua tecnologia...; oggi noi
facciamo un favore a Destino, domani lui, forse, si sentirà in obbligo ad
ascoltare le nostre proposte, quando gliele faremo."
Peter
rise amaramente, abbassando lo sguardo e poi, con grande tristezza rispose:
"Allora...
tutta la nostra fatica... tutta questa storia... è stato tutto inutile? E tutto
per una questione di giochetti politici?"
Flare
avrebbe voluto voltarsi, perché sentiva lo sguardo di lui bruciagli addosso, ma
invece rimase al suo posto, immobile e controbattè:
"Ti
prego Ragno, evitiamo facili moralismi. Che cosa credi? Che tu ti trovassi qui
per beneficenza? Credi che il tuo paese non avesse i propri interessi in tutta
questa storia? Sai cosa volevano? Volevano innanzitutto mettere le mani su
tutta la tecnologia segreta di cui era venuto in possesso Quest, tecnologia
appartenente ad un gran numero di nazioni. Volevano prendere le armi latveriane
per poter collegare Destino a tutta questa faccenda, perché hanno capito che
noi abbiamo interesse a lui. L'avrebbero usata per tentare di ricattarlo o per
impedire poi a noi di proporgli un'alleanza. Noi non siamo gli unici a giocare
sporco amico mio... voi avete messe tiranni sui troni di numerosi paesi, solo perché
vi faceva comodo, voi... la Prima e più grande tra tutte le Democrazie
planetarie... e tutti quei terroristi che ci sono ora in giro nel mondo? Quanti
sono stati addestrati in campi segreti della C.I.A. a suo tempo? Allora erano i
vostri alleati, certo, ma non erano meno sanguinari di oggi, credimi."
"Io...
io non sono loro!"
"Bella
frase, quella che uno si aspetta da un eroe come te. Ma hai collaborato con
loro e quindi, consapevole o meno, ormai ti sei sporcato le mani. Benvenuto nel
club!"
Peter
chinò la testa, cercando di trattenere le lacrime di frustrazione che volevano
venirsene fuori.
Harlem
- ore 2.00 a.m.
Agganciò
con il suo cavo d'acciaio la grondaia di un vecchio palazzone risalente agli
anni '70 e si lanciò per qualche istante nel vuoto solo per trasformare la sua
veloce discesa in una ampia parabola che lo portò di nuovo su, eseguì una
capriola in aria, premendo contemporaneamente il pulsante che faceva aprire il
rampino e riavvolgeva il cavo, atterrando dolcemente su di una terrazza sporca
e coperta dei vetri rotti di alcuni lucernai.
Dette
un'occhiata al di là del parapetto e si trovò ad ammirare quello spettacolo
decadente che era quella parte di New York City. Da un paio di ore, Prowler,
stava pattugliando quella zona per via delle segnalazioni di attività da parte
di alcune nuove bande di giamaicani che si erano fatte piuttosto violente nel
darsi guerra per il predominio sul territorio.
In
particolare aveva trovato interessante il racconto di un delinquentello che
aveva assistito al pestaggio di alcuni signorotti della mala locale da parte di
un vigilante con indosso un attillato costumo scuro.
"Va
bene amico" disse tra sé e sé " lo zio Prowler è qui
solo per fare quattro chiacchiere, giusto per rendersi conto se sei uno dei
nostri o..."
"O?"
Trasalì
al suono di quella voce, così stranamente cupa eppure allo stesso tempo
melodiosa. Si voltò con grande rapidità, mettendosi sulla difensiva.
"Ti
prego, non fare così. Non voglio di certo farti del male... non ancora per lo
meno."
Il
Demone era fasciato in un aderente costume, probabilmente in quel tessuto ai
polimeri ed elastan così tanto di moda in quel periodo tra quelli
dell'ambiente. Era di un colore particolare... nera... ma c'era anche del
cremisi e del rosso... apparentemente sulla maschera nessuna lente o apertura
per la bocca, naso o orecchie. Dal fisico doveva aver un età compresa tra i 20
e i 30 anni, decisamente in gran forma, muscolatura tonica e ben proporzionata,
agile e scattante.
Stava
a braccia conserte, fissandolo da sopra il tettuccio dell'accesso alle scale
che portavano all'interno della palazzina, 12 piani di squallore metropolitano,
un ombra rapace pronta a spiccare il balzo e carpirlo in qualsiasi momento.
"Complimenti
mister! Non sono poi molti quelli che riescono ad avvicinarmi così tanto senza
che io non me ne accorga... allora tu saresti il Demone di cui ho tanto sentito
parlare? So che ci vai giù parecchio pesante amico, non che quelli che hai
pestato siano degli stinchi di santo, ma non ti sembra di aver esagerato un po'
troppo?"
Prowler
aveva parlato usando un tono sarcastico, deliberatamente provocatorio per
vedere come avrebbe reagito l'altro.
Quello,
invece, sempre mantenendo una calma glaciale, si limitò a controbattere:
"E'
perché mai avrei esagerato? Dici che quella spazzatura ha dei diritti? Io dico
di no."
"Allora
abbiamo un novello Punitore qui in città! Ci mancava un altro
psicopatico!"
"Davvero?
Sarei io lo psicopatico? O voi, che lasciate che questa feccia continui a spadroneggiare
per la strade, mh? Guardatevi! Passate tutta la vostra vita, un giorno dopo
l'altro, ad acchiappare gente che poi viene regolarmente rimessa in libertà
cinque minuti dopo. Voi siete convinti di essere così bravi nell'agire
rispettando il vostro codice cavalleresco che neanche vi rendete conto dei
danni che fate! Ogni volta che li beccate e quelli escono, sono più feroci e
cattivi di prima, e tutto perché voi siete troppo superbi per scendere dai
vostri piedistalli, per smetterla con il vostro assurdo balletto e fare invece
il vostro dovere, fino in fondo."
"Tu
vaneggi, amico, mi sembri piuttosto fuori di testa. Forse dovresti parlarne con
un bravo psichiatra, in prigione so che ce ne sono ottimi."
"Fuori
di testa? Si, non nego che potrei esserlo, ma voi siete peggio di me."
"Come
ti permetti! Pezzo di merda! Tu non hai idea di quanto la genti che disprezzi
abbia aiutato questa città, più e più volte!"
"Dici?
Allora spiegami una cosa: di chi è la colpa per tutti quei morti che lo
Scorpione ha fatto?"
"Risposta
facile imbecille: lo Scorpione!"
"No,
risposta sbagliata! L'Uomo Ragno. Oh, sotto quella maschera devi avere un
espressione decisamente incazzata, e chissà cosa mi stai per rispondere. Allora
rispondi a questo: se l'Uomo Ragno avesse ucciso anni addietro lo Scorpione,
quanta gente sarebbe ancora viva ora?"
Prowler
era effettivamente parecchio alterato ma cercò di calmarsi e di rispondergli a
tono. Aveva la certezza che il loro incontro sarebbe sfociato in uno scontro ma
prima voleva provare a ragionare con lui, e sopratutto voleva farlo parlare per
capire qualcosa di più su quel tipo.
"Tu
sei nuovo dell'ambiente vero? L'ho capito da come parli. Sai, effettivamente il
fatto che tu ti permetta di parlare così di uno come il ragnetto mi fa un po'
alterare ma anche io, una volta, non ero molto diverso da te e non lo vedevo
proprio di buon occhio. Non so perché tu ti sia infilato in quella calzamaglia
ma ti posso dire che di solito quando uno lo fa è perché c'è qualche brutta
storia dietro, un dolore che non si riesce a dimenticare, o il senso soffocante
di aver sbagliato qualcosa e il bisogno di riparare in qualche modo. Allora ci
caliamo queste belle maschere sul viso e pensiamo di diventare altre persone e
di poter risolvere non solo i nostri problemi ma anche quelli degli altri:
dalle persone che amiamo a l'uomo della strada. I primi tempi siamo attratti
dalle soluzioni facili e menare le mani sembra la soluzione migliore ad ogni
cosa ma non è così. Non esistono vie semplici né metodi infallibili. Qualsiasi
azione da noi compiuta comporta una conseguenze e noi non possiamo mai averne
il controllo completo. Cristo, a chi di noi non fa schifo questa feccia!? Ma
reagire alla violenza con ancora più violenza non porta certo a nulla di buono.
Noi abbiamo dei talenti speciali ed è sicuramente giusto metterli al servizio
del prossimo ma non dobbiamo mai dimenticare che non siamo onnipotenti o
perfetti e che non abbiamo il diritto di superare il limite."
Il
Demone cominciò ad applaudire lasciando l'altro ancora più interdetto di prima.
"Ecco,
vedi, ho perfettamente ragione. Tu caro Prowler non hai fatto altro che darmi
un ulteriore conferma. Che lurido ipocrita falso che sei! Ma non ti sei
sentito? E tu credi di essere cosa? Un saggio maestro di vita che parla ad una
pecorella smarrita? Dio, quanta arroganza! Sveglia! Noi non siamo un ordine
cavalleresco né una qualche organizzazione religiosa! Non siamo i crociati del
duemila e nessuno, nessuno credimi, ci ha chiesto di esserlo. Il limite? Il
limite non è quello che pensi tu ma quello fissato dalla legge! E si da il caso
che noi lo abbiamo bellamente superato infilandoci queste graziose tutine
colorate! Abbiamo tutti fatto il grande passo ad un certo punto, perché
sentivamo che la società, la legge, il prossimo, non erano in grado di darci
quello che cercavamo! Facendolo ci siamo caricati di una grande responsabilità
amico mio! Da un grande potere, deriva sempre una grande responsabilità! Non
conosci questa famosa frase? E' verissima, forse l'unica cosa
sacrosanta
che abbia mai sentito in tutta la mia vita, o quanto meno l'unica che mi pare
avere un senso. E noi chi siamo per non ottemperare alla nostra responsabilità?
Per quale motivo poi? La salvezza della nostra anima? Per mettere a tacere la
nostra coscienza? Vigliacchi! Io non ho paura di fare quello che và fatto! Se
uccidere è l'unico modo per garantire la sicurezza del prossimo, bene, io non
mi tiro indietro!"
Fu
sopra Prowler in un attimo e il vendicatore nero non riuscì ad evitare un
poderoso calcio che lo prese alla mascella e lo mandò a sbattere in terra.
Reagì quasi istintivamente, calciando verso l'alto, all'altezza dello sterno e
premendo un contatto sul guanto per far partire dalla cavigliera un dardo
anestetico che andò ad attraversare l'aria e colpire un muro scrostato dal
tempo e dalle intemperie.
Ringhiò
rabbioso, dandosi lo slancio per rimettersi in piedi, una mano al petto pronta
a colpire e l'altra in avanti, semi aperta, a difesa di viso e gola.
Girò
su sé stesso un paio di volte, cercando di capire dove fosse sparito.
"Carogna!
Dove cazzo sei eh?! Cosa fai!? Colpisci a tradimento e poi ti nasc..."
Il
fiato gli mancò all'improvviso quando il Demone lo prese alle spalle eseguendo
una tecnica di strangolamento da manuale.
"Quante
parole cattive, zio Prowler... quanta rabbia e quanta ferocia verso questa
povera, povera pecorella smarrita! E dire che volevi solo fare quattro
chiacchiere nevvero? Giusto per capire se ero o no uno dei vostri. Ora cosa hai
concluso eh? Sono o no uno dei vostri?"
Strinse
con più forza facendo sbavare l'artigliato giustiziere della notte mentre
arrancava cercando di respirare. Gli occhi lacrimavano per la mancanza di
ossigeno e sentiva i polmoni bruciare. Alla testa arrivava molto meno sangue e
la sentiva sempre più pesante.
"Non
ti sento zietto. Parla un po' più forte. Sono curioso, dai! Rispondimi: sono o
no uno dei vostri?"
"Cristoooo!!!!"
Imprecò
tra i denti e cercò di squarciargli il viso con il guanto destro ma il Demone
si era tolto in tempo lasciandolo però libero. Si girò di nuovo, lanciando una
serie di dardi shock che aveva da poco messo appunto, che esplosero in sequenza
a qualche centimetro di distanza, liberando una cortina fumogena in cui contava
di nascondersi per tirare un po' il fiato.
Respirava
pesantemente, facendo abbassare e alzare velocemente la cassa toracica ma,
all'improvviso, un pugno rapidissimo gli spaccò il sopraciglio sinistro e si
ritrovò a spaccare con la spalla una presa d'aria.
Urlò
per il dolore e quando venne afferrato per il mantello non riuscì ad opporre
resistenza. Venne scagliato in malo modo contro un lucernaio che andò in
frantumi e si ritrovò nel bagno di un appartamento sotto.
Era
tutto coperto di calcinacci e tossiva penosamente mentre erano entrati gli
abitanti dell'appartamento, una coppia di giovani sposi che lo guardava
esterrefatta e impaurita. Sopra di lui l'ombra del Demone che rideva e lo
scherniva
"Zio,
zio, zio! E tu volevi darmi delle lezioni di vita! Oh zio che delusione,
speravo tanto avessi qualcosa di interessante da insegnarmi ed invece; guardati
lì zio, sei la caricatura di te stesso, più morto che vivo. Chissà se ci
rivedremo ancora oppure no? Questo solo iddio ce lo saprà dire. Un saluto, caro
zio, spero che tu ti possa rimettere presto."
Svanì
nelle tenebre che lo avevano vomitato fuori mentre Hobie Brown, un secondo
prima di svenire, giurava a sé stesso che lo avrebbe preso, qualunque fosse
stato il prezzo da pagare.
Portogallo. Ore 4.00 a.m. Lontano dalla Fortezza Saracina,
nei pressi di un piccolo aereoporto privato.
La
Maserati Quattroporte color grigio metallizzato sfrecciava a 180 km/h,
allontanandosi dal teatro di quella che era stato un duro scontro.
Quest
guardava dritto davanti a sé, seduto tra Ms. Perfection e una guardia della sua
legione, mentre Weird guidava personalmente la berlina.
Quest'ultimo
guardò per un attimo nello specchietto retrovisore e, incrociato lo sguardo del
principale gli disse:
"Le
chiedo ancora scusa signore."
"Per
che cosa?" chiese distrattamente l'uomo d'affari.
"La
colpa di quello che è successo è mia. Avrei dovuto organizzare meglio il nostro
servizio di sicurezza."
"Ah,
quello. No amico mio, la colpa è del nostro servizio di Intelligence, che
avrebbe dovuto avvertirci per tempo. Stavolta quelli del P.H.A.D.E. sono quasi
riusciti a farmela. E dire che pago fiori di dollaroni i nostri contatti nella
C.I.A., proprio per non avere brutte sorprese! Ma stavolta mi farò sentire. Tu
non hai niente da rimproverarti, anzi, se non fosse stato per te e per
l'addestramento esemplare dei tuoi uomini non oso pensare a che cosa sarebbe
potuto accadere."
Sospirò
e poi si voltò verso Ms. Perfection rivolgendole un raggiante sorriso.
"Mi
dispiace mia cara che non abbiamo potuto godere di più dei piaceri della
fortezza. Sai, credo che mi mancherà parecchio con i suoi alti soffitti a
volta, il porticato del giardino interno, le sale affrescate. Era davvero una
signora base!"
"Ne
abbiamo di altrettanto belle signore, l'importante è che lei stia bene."
Quest
era sorpreso del sincero slancio d'affetto con cui gli aveva risposto e la
fissò altrettanto affettuosamente.
"Già,
abbiamo altre basi e la serata non è andata così male. Anche se alcuni dei
clienti più prestigiosi se la sono piuttosto presa, molte new entry della
criminalità e del terrorismo sono rimasti impressionati dall'efficienza delle
nostre armi e non hanno rinunciato ai loro ordini. Poi abbiamo ancora un affare
piuttosto importante da trattare" disse carezzando la custodia di
legno di ciliegio che teneva tra le gambe" e non vedo l'ora di
incontrare il nostro cliente a Londra. E' uno degli articoli più importanti che
abbia mai trattato."
Weird,
che ne conosceva la natura, azzardò a chiedere:
"Signore,
onestamente, anche se il compenso è alto non capisco perché invece di venderla
non la tenga lei. Voglio dire, se disponessimo di un simile artefatto, non
dovremmo più temere azioni come queste nei nostri confronti."
"Weird,
vecchio mio. Ho sempre pensato che nella vita si devono sempre riconoscere i
propri limiti ed io, francamente, non mi sento pronto ad assumere la
responsabilità di utilizzare questa meraviglia. Poi c'è la questione dell'etica
professionale che non dobbiamo mai dimenticarci. Ho preso un impegno quando mi
è stato commissionato di ritrovarla e intendo onorarlo. Che nessuno possa mai
dire di Quest che è un ladro e un bugiardo."
"Mi
scusi signore, non volevo dire questo."
"Nessun
problema. Alla tua età anche io avevo una smodata sete di potere. E'
perfettamente naturale! Ma con il tempo dobbiamo imparare a mitigarla con la
prudenza e con l'onestà. Bene, ora andiamo, non vorremo arrivare tardi del
nostro amico vero?"
Portogallo. Ore 4.20 a.m.
Guardò
con rabbia i corpi che erano stati portati fuori ed infilati celermente nei
neri sacchi di plastica e si chiese che cosa sarebbe stato detto alle famiglie
di quegli uomini. Pensò anche alle altre vittime, quelle tra le fila nemiche, e
si domandò se anche loro avessero delle famiglie e se qualcuno avrebbe dato
loro delle spiegazioni per la loro scomparsa.
"Tenente!"
chiamò pieno di rabbia l'Uomo Ragno" Avevamo un accordo! Avreste
dovuto usare proiettili anestetici o cariche shocker! Invece voi avete usato
proiettili veri!"
Quello
lo guardò, con espressione impassibile e rispose:
"Con
tutto il rispetto signore, la responsabilità della sicurezza dei miei uomini è
mia e solo mia. Cosa pretendeva? Che entrassimo la dentro per addormentarli
tutti? Avevano giubbotti antiproiettile al kevlar e i normali Anesto - Ammo non
sarebbero bastati per perforarli. Rispetto le sue personali convinzioni ma non
ha alcun diritto di imporle a noi."
"Lei
mi aveva assicurato..."
"Ho
mentito. Di questo me ne dispiaccio perché ho tradito la sua buona fede. Ma non
sempre facciamo cose piacevoli nella vita."
L'Uomo
Ragno dette una triste occhiata tutta intorno e serrò i pugni.
"Mi
sà che sono stato proprio un cretino ad imbarcarmi in questa storia eh? La
verità è che non vorrei prendere a pugni lei per avermi mentito, ma me perché
le ho creduto. Aveva degli ordini e si è attenuto a quelli. Ora però voglio
parlare con il comando centrale."
"Certo
signore."
Lui
e il tenente si scambiarono un'ultima occhiata carica di amarezza e poi si
voltò dirigendosi verso il soldato addetto alle comunicazioni.
"Mi
dispiace che tu la prenda così Uomo Ragno."
"Chissà
come mai ci credo poco Dafne. Comunque non è di questo che voglio parlare, ci
sarà tempo di discuterne quando tornerò a casa. Sono venuto per inchiodare
Quest perché è lui che ha rifornito i Jong di armi e perché lo fa anche con la
maggior parte dei pazzi sanguinari negli U.S.A. e nel mondo. Lo voglio prendere
il bastardo, costi quel che costi. Il capitano dei Crowns mi ha detto che a
loro risulta che Quest abbia un appuntamento a Glenshine, vicino Londra, con un
cliente che si fa chiamare Spectre e che deve consegnargli un articolo
particolare. Loro non hanno ricevuto ordini precisi in proposito ma si sono
offerti di darmi un passaggio sin lì. Hai qualcosa da dirmi?"
Il
bell'agente del P.H.A.D.E. sfoggiò uno dei suoi irresistibili e sensuali
sorrisi e gli rispose pacatamente:
"Sai
bene che non hai un obbligo vero e proprio nei nostri confronti. Di certo i
miei superiori non saranno entusiasti di questa tua iniziativa, più che altro
perché avrebbero gradito fare quattro chiacchiere con te. Per quello che ci
riguarda comunque rimani un libero professionista, se vogliamo dire così, e
puoi andare e fare quello che ti pare, purché ovviamente tu non riveli
particolari sulla nostra organizzazione, ma questo è sottinteso. Anche se non
sei un nostro membro effettivo e ti stai imbarcando in una missione non
autorizzata, se posso esserti in qualche modo d'aiuto..."
"Si.
Ho bisogno di un po' di soldi e di un costume di ricambio, intendo uno come il
mio modello tradizionale."
"Quanto
ti serve?"
"Diciamo
circa 1000 dollari in valuta inglese... ovviamente ve li ridarò quando tornerò
a casa."
"Considerali
un premio. Quando arriverai a Glenshine rivolgiti al locale ufficio postale
usando il nome di Marshal Capegold, troverai tutto quello che hai
chiesto."
"Ti
ringrazio."
"Di
nulla. Ti serve altro bellezza?"
"No."
"Allora
ti saluto, ci sentiamo presto."
Strinse
i denti. L'idea di averle dovuto chiedere aiuto non gli piaceva ma ne aveva
dannatamente bisogno. Doveva produrre dell'altro fluido per il lancia ragnatele
perché quello che aveva era esaurito e gli serviva anche un altro costume.
Tornato a casa avrebbe davvero fatti i conti con loro.
Forest Hills - Casa dei coniugi Parker. Il giorno prima
rispetto a quanto successo in Portogallo, ore 11.00 P.M.
M.J.
guardava sorridente i suoi due nipoti giocare con la piccola. May gradiva
parecchio le attenzioni che i due cugini più grandi le riservavano e cominciò a
ridere a crepapelle quando Kevin la prese e cominciò a lanciarla in aria per
riprenderla subito dopo.
"Kevin!
Stai attento!" disse Gayle preoccupata che la bambina potesse farsi male.
"Si
mamma, non ti preoccupare, le Byrnes airlines sono le più sicure del mondo,
vero signorinella?"
"Yeppeeee!"
strillò contenta quella.
"Gayle,
non c'è problema, non la sta mica lanciando così in alto e poi a me sembra che
May si stia divertendo così tanto..."
si
bloccò qualche istante fissando la scena e tristemente, sottovoce, aggiunse:
"...
e Dio sà se non ne sono felice. Da quando è iniziata questa storia con..."
si
interruppe ancora, quasi incapace di proseguire nel discorso e la sorella
maggiore le venne in aiuto:
"Peter.
M.J., è un ora che ci stiamo girando attorno. Ho capito subito che c'era qualcosa
che non andava quando telefonicamente mi hai detto che Peter era partito per un
viaggio di lavoro. Anche se siamo state separate per molto tempo sei sempre mia
sorella e credo di conoscerti meglio di tante altre persone, per quanto possa
sembrare che tu sia cambiata sei sempre la piccola M.J. di una volta, solo più
forte e determinata. Cielo, lo eri già allora forte e determinata. Con tutto
quello che Philip ci ha fatto passare ho sempre pensato che fosse un vero
miracolo tutto quello che sei riuscita a costruire per te e la tua famiglia.
Sei sposata con l'uomo che hai sempre amato, hai un figlia meravigliosa e
riesci a portare avanti splendidamente la tua carriera di attrice. A proposito,
ti ho detto che mi hanno chiesto tutti i miei amici di inviargli una foto con
dedica e autografo da parte tua? Pensa c'è gente con la quale non ho mai
scambiato una parola che come ha saputo chi era mia sorella è venuta a bussare
alla porta di casa per dirmi di farti i loro complimenti e i loro migliori
auguri."
Mary
Jane ricambiò il sorriso di Gayle che le prese la mano stringendola nella sua.
"So
che siamo state lontane per tanto tempo e so che ci sono stati dei momenti in
cui sono stata estremamente ingiusta e dura con te. Però tu non mi hai mai
abbandonata e sei corsa subito in mio aiuto ogni volta che è stato necessario,
anche quando ero finita in carcere per colpa di papà. Non credo di essere mai
riuscita ad esprimerti appieno la mia gratitudine e vorrei farti capire che io
ci sono se hai bisogno di me. E credo che adesso il momento sia arrivato."
La
bella rossa prese un lungo respiro e tornò ad osservare la bella scenetta dei
cuginetti che giocavano insieme.
"Ragazzi
" li chiamò" credo che i dolci di zia Anna siano
pronti. Vi consiglio di andare da lei e chiedergliene un po', sono buonissimi
sapete?"
Quelli
sembravano entusiasti all'idea e, caricata la sempre più divertita May a
cavalluccio sulle spalle di Kevin, partirono alla conquista delle delizie
promesse dalla zia.
Rimaste
sole le due donne tornarono a guardarsi.
"Tu
e Peter state attraversando una crisi?"
a
rompere il silenzio era stata la sorella maggiore che continuava a tenere la
mano dell'altra e attendeva pazientemente una risposta.
"Peter...
ha molti impegni ultimamente Gayle. Spesso per lui è una vera impresa riuscire
a stare dietro ad ogni cosa."
"Anche
per te M.J., anche tu fai tante cose eppure riesci a dedicare a tua figlia
tutto il tempo di cui ha bisogno e anche a Peter gliene dedichi di tempo.
Nessuno può accusarti di essere una moglie o una madre distratta, quindi non
vedo perché tu stia giustificando tuo marito."
"Ma
Gayle io non lo sto giustificando..."
"Strano,
da come hai esordito avrei creduto il contrario. Non fraintendermi, io adoro
Peter. Ricordo ancora quando mi parlò in prigione. Capii che era una persona
dolce e molto sensibile e con un gran senso di... responsabilità. Però può
capitare a tutti di sbagliare, di essere troppo presi dai propri problemi e non
chiedere aiuto agli altri quando dovremmo. Io su questo argomento posso dire di
saperne qualcosa. Credo che lui ne faccia spesso di questo tipo di sbagli vero?
Sicuramente in buona fede, perché è così che succede sempre, ci diciamo che è
meglio non gravare gli altri dei propri problemi così, un giorno dopo l'altro,
si accumulano dentro, finché qualcosa non si rompe."
Gayle
ovviamente non sapeva e non sospettava neanche lontanamente che Pete fosse
l'Uomo Ragno, eppure aveva descritto quel tratto del suo carattere in modo così
preciso. E aveva anche centrato un'altra questione: lei tendeva a giustificare
ogni sua azione perché si sentiva in colpa per la sfuriata dei giorni passati,
quando gli aveva detto tutto quello che pensava di lui e della sua attività
come vigilante. Era stato come aprire il vaso di Pandora e si chiedeva se
almeno dentro fosse rimasta un po' di speranza. Ora sentiva che parte della
responsabilità dell'allontanamento del marito era sua e si detestava per
questo.
"Allora
M.J., dimmi, mi sono sbagliata?"
"No
Gayle, non ti sei sbagliata. Qualche giorno fa abbiamo avuto una discussione
sul suo... lavoro, ed io sono stata particolarmente dura con lui."
"E
tu pensi che sia stato questo ad allontanarlo."
"Tu
che ne pensi?"
"Che
si sarebbe allontanato comunque prima o poi. Mary, può succedere quando un uomo
è confuso, che scappi, si allontani per cercare di pensare. Non è giusto nei
confronti degli altri ma succede e io e te lo abbiamo fatto in passato. Non so
dirti che cosa farà lui in futuro ma posso dirti cosa devi fare tu: non devi
lasciarti andare. Devi continuare ad andare avanti e qualsiasi siano le sue
decisioni non devi mai perdere di vista i tuoi obbiettivi. Ti ricordi la mamma?
So che è sempre doloroso per te parlarne ma ti chiedo di ripensare a lei. Aveva
basato tutta la sua vita su papà e quando lui si è rivelato per quello che era
crollò completamente. Era sempre stata in suo completo potere e lui le ha
rovinato l'esistenza con l'egoismo e il cinismo delle proprie azioni. Peter è
molto diverso da quel bastardo di nostro padre ma non devi permettergli
comunque di spezzarti, anche se non lo fa volontariamente. Con o senza di lui,
tu sei sempre Mary Jane Watson, la tigre rossa di Pittsburg!"
Mary
scoppiò in una risata divertita e un ottimo dopo, le lacrime rigavano il suo
volto. Si buttò tra le braccia della sorella che la strinse con forza a sé e le
carezzava i capelli.
"Scusami
Gayle," disse tirandosi su e ricomponendosi" non sono
proprio riuscita a trattenermi."
"Shhh.
Non devi scusarti ogni volta che tiri fuori quello che provi la dentro, nel tuo
piccolo grande cuoricino o che pensi in quella graziosa testolina, sotto quella
bella massa di capelli rosso fuoco. Non devi mai scusarti perché hai detto
quello che sentivi, né con me, né con Pete, né con nessun altro.
Allora,
se non sbaglio adesso hai un appuntamento vero?"
"Si.
Martin Savery deve parlarci del tour di Moulin Rouge, vuole definire i
particolari con il cast e la troupe. Accidenti! Ci aspetta alle 12.30! Chissà
se arriverò mai in tempo?"
"Ti
chiamo un taxi e vedrai che arriverai lì in un batter d'occhio!"
"Ti
ringrazio davvero tanto Gayle! Ora mi sento davvero molto meglio ma... tu non
mi hai detto niente di te e Arch."
"Oh,
non ho molto da dirti, se non che io e il signor Mstislav ci trasferiremo ad
Albany il mese prossimo e che presto avrà accanto una signora Watson - Mstislav
che spera di aver imparato bene la pronuncia dell'impossibile cognome del
futuro consorte."
"Gayle!
Ma è meraviglioso!"
Mary
Jane abbracciò con forza la sorella.
Glenshine, nei pressi di Londra - Inghilterra. Vicino ad
una vecchia chiesa abbandonata. Ore 21.30 p.m., 17 ore dopo quanto accaduto in
Portogallo.
Spectre
aveva atteso pazientemente che Quest arrivasse. Stava seduto su di una grande
roccia circondata dall'erba e dai cardi a fissare le mura del vecchio edificio
religioso che sorgeva sulla collinetta. Erano rimaste in piedi solo quelle
poiché il tetto era crollato da tempo e non c'era più la pesante porta che
doveva averne protetto l'entrata né i vetri che avevano impedito al freddo di
insinuarsi al suo interno. Nel rosone e negli archi ad ogiva che ne adornavano
l'abside c'era qualcosa di incredibilmente familiare e così strano da ritrovare
in un contesto che avrebbe dovuto essergli alieno. Nelle pietre colorata era
impressa una sorta di firma, quel qualcosa che sfugge beffardo e delle volte
maligno alla classificazione dei mortali, e in quelle linee che protendevano
verso l'alto ritrovò quell'idea di spiritualità su cui da tempo non si
soffermava.
La
macchina di Quest arrivò: una TVR Tuscan color verde da corsa britannico; sopra
c'erano l'affarista in persona e il suo autista e guardia del corpo, Weird.
Erano
seguiti da una Qvale Modena Mangusta color amaranto su cui c'erano la donna
bellissima che era chiamata Ms. Perfection e uno dei suoi soldati in borghese.
Ai
lati si fermarono due Mercedes V su cui
viaggiavano in tutto dieci uomini, guardie ben addestrate e pronte a proteggere
il loro signore ad ogni costo.
Non
aveva il minimo dubbio che intorno al perimetro della zona ce ne dovessero
essere delle altre, pronte ad intervenire al minimo accenno di pericolo.
Non
se la sentiva di criticare Quest per questo, visto che avrebbe fatto
sicuramente la stessa identica cosa, ma si limitò ad alzarsi ed andargli
incontro seguito dai suoi due uomini, mentre il venditore vestito con un abito
Brooke's Brother color grigio scuro di taglio impeccabile, faceva altrettanto,
fiancheggiato da Weird e Perfection vestiti in modo decisamente più sportivo:
pantalone e maglioncino a collo alto con scarpe basse lei e Blazer con blue
jeans lui.
Il
suo sguardo rapace si posò sulla scatola di legno di ciliegio che Quest portava
sotto braccio e già sentiva la brama per l'oggetto in essa contenuta tentare di
impossessarsi di lui. Si richiamò silenziosamente ad un contegno più adeguato e
con voce che non tradiva in alcun modo l'impazienza:
"Signor
Quest, dopo le notizie che mi sono giunte su quanto accaduto in Portogallo
temevo che non sarebbe venuto al nostro appuntamento."
"Sia
mai!" fece sorridente e di buon umore l'altro" Con
pioggia o vento o neve o grandine, la Quest Inc. onora sempre i suoi impegni,
dovesse arrivare all'Inferno per farlo."
"E
non dubito che per recuperarla ci sia dovuto davvero andare."
"Non
proprio. Effettivamente si trovava in luogo adiacente ma non molto collegato.
Là non si sono mai accorti della sua presenza altrimenti prenderla avrebbe
potuto essere molto più difficoltoso."
"E
costoso."
"Ravviso
un accento di mal contento? Suvvia, sa benissimo che non le ho chiesto una
cifra ingiusta per il lavoro. La spesa da lei affrontata è stata sicuramente
proporzionata al valore di questa meraviglia che ho qui. Del resto lei da solo
non sarebbe mai riuscito neanche a rintracciarla con i pochi indizi che aveva
mentre i miei esperti hanno fatto un lavoro eccezionale, e credo che di questo
dovrebbe darmene atto."
Spectre
rovesciò la testa indietro e dalla sua gola si levò una risata stridula e
maligna.
"Quest!
Lei mi piace! Sono costretto ad ammettere che ha ragione, il suo lavoro e
quello dei suoi collaboratori è stato eccezionale. I vostri servigi valgono
indubbiamente il prezzo pattuito."
"Allora
sono sicuro che vorrà saldare volentieri il rimante del conto."
"Ma
certo!"
Battè
le mani e uno degli uomini aprì una valigetta mostrandone il contenuto. Il
luccichio dei diamanti riempì gli occhi di Quest che li fissava sorridente
mentre i suoi uomini rimenavano concentrati sugli altri onde non farsi cogliere
impreparati in caso di brutte sorprese.
"Spero
che a lei non dispiaccia se prima di saldare do un occhiata alla merce."
Per
tutta risposta, tenendola sulle braccia, Quest aprì la scatola mostrandogliene
il contenuto.
Spectre
deglutì e chiese:
"Il
panno che l'avvolge è..."
"Pelo
di olifante consacrato da un arcimago, si. Procurarcene uno è stato difficile
almeno quanto recuperare la nostra bella amica. Sulla Terra di Olifanti non se
ne sono mai visti molti e attualmente sono tutti estinti."
"E
l'arcimago?" chiese preoccupato l'acquirente "Non ha chiesto nulla?
Non si è insospettito?"
"Non
ci siamo rivolti al Mago supremo di questo mondo ovviamente. Quello è un tipo
sveglio ed in gamba, non gli ci sarebbe voluto molto a capire per cosa ci
serviva una cosa del genere. Non avrebbe mai accettato la nostra richiesta e
avremmo dovuto anche affrontare il problema di trovarcelo sicuramente contro."
"Non
ne so molto ma ho sentito dire che è un osso particolarmente duro. E' vero che
possiede un talismano appartenente a quello che voi chiamate Agamotto?"
"Si,
voi lo conoscete come l'Occhio di Xarrani. Tale oggetto è in suo possesso
attualmente."
"Conosco
pochi altri oggetti mistici potenti come quelli."
"Le
potrei citare l'elmo dei dio che voi conoscete con il nome di
Sarsalion..."
"Sarebbero
due articoli molto interessanti... lei che ne pensa?"
"Di
solito non rifiuto mai un incarico, specie se rappresenta anche una bella sfida
oltre che una grande fonte di guadagno ma in questo caso devo dirle no.
Mettermi contro due dei Maghi Supremi
più potenti dell'Esistenza non mi sembra il caso. Comunque come le dicevo prima
il panno me lo ha dato un Arci mago di uno stream secondario, decisamente meno
potente, più arrendevole ed avido del nostro Dott. Strange."
"Capisco.
Posso vederla... senza il panno?"
"Lei
è incontentabile!"
lo
ammonì bonariamente Quest e, attento a non sfiorarla direttamente, le tolse la
copertura da sopra. Stavolta nessuno potè ignorare la visione che catturò lo
sguardo di tutti. Spectre avrebbe voluto mettersi a piangere dalla contentezza.
Quest era più che soddisfatto e trionfante annunciò:
"Signor
Spectre, ho il piacere di mostrarle quello che da millenni gli occhi mortali ed
immortali non hanno più visto. Una delle due Spade Nere Gemelle, appartenute ad
Arioch in persona: Stormbringer!"
Spectre
disse in un sussurro carico di rispetto e gioia:
"E
proprio lei!"
Glenshine, nei pressi di Londra - Inghilterra. Diverse ore
prima dell'accaduto, circa le 11.00 della mattina.
Peter
Parker appoggiò la fronte contro le piastrelle del muro della doccia, mentre
l'acqua cadeva lungo la schiena, passando sopra gli ematomi e i tagli che
ancora gli facevano male. Weird lo aveva pestato ben bene e si chiese cosa
sarebbe successo se quelli di Crown non fossero intervenuti. Doveva muoversi e
uscire fuori perché doveva preparare il fluido per la missione di quella sera.
Gli avevano detto che l'incontro con il cliente sarebbe avvenuto grosso modo
intorno alle 21 e quello sarebbe stato il momento migliore per prendere Quest.
All'azione avrebbero partecipato Flare, Leone Rosso, Grendel, Performer,
Gunther e Shine. Il viaggio l'aveva fatto con Flare e Leone ma gli altri non li
aveva visti. L'idea di collaborare con loro non gli sembrava di certo peggiore
di quella di collaborare con gli uomini del P.H.A.D.E. e visto come erano
andate le cose non si sentiva certo entusiasta all'idea, tuttavia aveva un
debito nei loro confronti e non aveva potuto rifiutargli la richiesta: Flare
voleva prendere Quest quanto lui. All'ufficio postale aveva trovato un pacco
che conteneva una serie di documenti falsi e un costume da U.R. modello
tradizionale.
Aveva
fissato la maschera rossa con una certo senso di sollievo e aveva passato il
resto della giornata a preparare il fluido con cui aveva riempito le cartucce e
le tele d'impatto, nonché l'anestetico di cui erano imbevuti i pungiglioni.
Trovare i prodotti chimici non era stato semplice ma alla fine c'era riuscito.
Sentì
bussare alla porta.
"Chi
è?"
"Sono
io, ti dispiace se entro?"
"Un
momento solo."
Infilò
la parte inferiore del costume e la maschera e disse:
"Vieni,
puoi entrare ora."
Flare
fece il suo ingresso, vestita in borghese con una blusa color verde pastello e
un paio di jeans a costine verde scuro, scarpe da passeggio basse, marroncino
chiaro, trucco leggero sul viso, niente rossetto.
Alta
poco più di 1.70, aveva una corporatura piuttosto proporzionata, decisamente
tonica, lineamenti insolitamente duri per una ragazza ma tutt'altro che
spiacevoli, occhi scuri, nocciola intenso, capelli biondo cenere arricciati che
erano tagliati corti, acconciati in modo decisamente maschile. Avanzò con passo
sicuro non badando al fatto che fosse a petto nudo e guardò divertita il kit
per il trucco facciale con cui lui si era mascherato, in modo da non farsi
riconoscere.
Prese
tra le dita un paio di baffi finti che facevano bella mostra di sé su di un
comodino e si mise a sedere sul letto accavallando le gambe. Li osservò tra il
divertito e l'incuriosito.
"Lo
fai sempre?"
"Vedo
che tu non ti preoccupi della tua identità segreta, io invece si."
"Anche
io, credimi. Ma per te, con o senza trucco, rimango un volto sconosciuto in una
folla di volti sconosciuti. Stai bene con quel costume, non che l'altro non mi
piacesse ma è così che ti ho visto la prima volta."
"Davvero?"
chiese sarcastico.
"Si."
rispose lei senza dare a vedere se sé ne fosse avveduta o meno" Un
servizio alla tv che ho visto anni fa, quando eri all'inizio della tua carriera
ed eri ancora una novità. Sei stato uno dei primi dopo anni di assenza dalle
scene di paraumani e vigilantes mascherati vari, lo sai?"
"Me
lo hanno detto."
"E
che cosa provi?"
"Ad
appartenere ad una schiera di matti che gira con calzamaglie aderenti nel vano
tentativo di combattere il male?"
"Si
serio..."
"Mi
chiedo se serva a qualcosa farlo."
"E
hai mai trovato una risposta?"
"Si:
ho una responsabilità, un dovere che deriva dalle mie capacità; ho il dovere di
utilizzarle per difendere il prossimo."
Lei
lo guardava, con aria di vera ammirazione.
"Perché
mi fissi così?"
"Perché
ho davanti a me una legenda del mondo contemporaneo. Capisci, è come se un
abitante dell'antica Grecia si fosse trovato di fronte Ercole in
persona..."
"Credo
che sia successo."
"Si,
certo, ma capisci cosa intendo?"
"Temo
di essere ad un livello decisamente inferiore rispetto all'olimpico."
"Non
per me."
"Come?"
"La
superbia è un peccato e la troppa modestia anche..."
"Interessante
detto, devo annotarmelo da qualche parte."
Lei
cominciò a scrutare i muscoli del suo corpo: i pettorali, gli addominali, i
bicipiti delle braccia, le cosce; era magro, un profilo estremamente snello ma
la muscolatura era ben sviluppata, non gonfia, ma allungata e sicuramente molto
potente; l'ingannevole magrezza nascondeva un fisico forte e agile in modo
sovraumano e questo lo sapeva bene.
"Hai
finito di sondarmi con i raggi x?" chiese imbarazzato e anche un po'
arrabbiato l'Uomo Ragno.
"Sei
sposato?"
"No."
rispose fingendo indifferenza.
"Hai
una ragazza? No, non rispondermi, anche se l'avessi non mi diresti la verità.
E' vero che una volta te la facevi con quella che chiamano la Gatta Nera?"
"Anche
questo lo hai visto su un programma tv?"
"No,
letto su Marvel bullpen."
"Su
cosa?"
"E'
una rivista nata 6 anni fa che tratta del mondo a 360 gradi dei super eroi,
raccontando anche pettegolezzi e dicerie varie."
"Ci
mancava solo una rivista scandalistica su di noi."
"Ti
va di farti una scopata?"
Il
silenzio era calato come un pesante maglio in quella stanza, gelando il sangue
del ragnetto che era rimasto bloccato con le braccia conserte appoggiato al
telaio della porta del bagno. Deglutì e poi, con molta calma, chiese:
"Hai
voglia di scherzare?"
Flare
rispose con grande serietà:
"Mi
dispiace se ho sconvolto il tuo senso della morale. Per me non c'è nulla di
male nel farsi una scopata prima di una missione, specie con qualcuno che ti
attrae fisicamente e, nel tuo caso, l'attrazione è anche doppia. Voglio dire,
farmi uno degli uomini che mi ha ispirato durante la mia carriera di super
eroina sarebbe il massimo, proverei un doppio orgasmo solo per questo. Sai,
ogni volta che sto per imbarcarmi in qualche impresa, faccio sempre qualcosa di
strano, o avventato o piacevole... perché potrebbe essere l'ultima volta."
L'Uomo
Ragno rifletté su quelle parole, pensando effettivamente quante volte si fosse
trovato in situazioni dalle quali era uscito per il rotto della cuffia quando
ormai pensava di essere condannato. In quei momenti avrebbe voluto solo
rivedere la sua famiglia ma, anni addietro, i primi tempi, la sua mente veniva
affollata effettivamente da pensieri insoliti e bizzarri e, qualche volta, si
era comportato in modo strano per i suoi standard. Quando comprò la sua vecchia
moto, aveva sempre pensato che fosse per far colpo sugli amici, ma in realtà
voleva fare qualcosa di diverso, che lo facesse uscire dal personaggio di Peter
Parker il secchione e lo rendesse un po' più umano. Nella sua mente c'era la
figlia, la moglie e lui che le portava in giro con quel ferro vecchio che aveva
tanto amato. Nella sua mente c'era anche una ragazza di nome Ilya che non
avrebbe dovuto esserci e la voglia di baciarla ancora, di averla lì per poterla
possedere con forza e senza rimorso.
C'erano
anche lo zio Ben e la zia May e avrebbe tanto voluto che fossero ancora vivi,
per chiedergli consiglio e aiuto in quel momento.
"Flare..."
"Mi
chiamo Vasiliki, ma tu puoi chiamarmi Vasso, come fanno i miei amici."
"Vasso...
grazie per l'offerta ma non sono il tipo. Spero solo di non averti
delusa."
Lei
si alzò in piedi e gli si fece vicino e, inaspettatamente, gli dette un bacio
sulla guancia, in modo molto tenero e affettuoso.
"Tutt'altro.
Tu sei uno di quei miti che non deludono mai vero?"
"E'
una delle cose che temo di più."
"Essere
un mito?"
"Che
la gente creda che io possa non deluderla mai..."
Erano
le ore 9.35 p.m., ed erano appostati su una collinetta antistante il luogo
dell'incontro, ventre a terra, ognuno con un cannocchiale digitale con cui
osservava la scena. Quest era senza maschera, un uomo sulla quarantina, biondo
chiaro, carnagione abbronzata con una leggera cicatrice sulla guancia sinistra,
occhi azzurri e il naso leggermente troppo lungo per quel viso. Spectre era
invece molto alto, 1.95, fisico massiccio, spalle larghe, un viso lungo e
affilato, con le guance scavate, labbra chiare, larghe e sottili, una fronte
piatta e non troppo alta, il naso aquilino e dalle larghe falde, gli occhi
leggermente allungati, di un indefinibile grigio - verde, un pizzo lungo
intrecciato con un filo di perline, color nero, mentre una folta chioma rossa
cadeva raccolta in una treccia lungo la schiena. Indossava una giacca di lana
grezza verde scuro, con toppe di tweed sui gomiti, una camicia a quadretti in
tessuto oxford, pantaloni di velluto color asfalto, forse un po' troppo larghi,
e scarpe di cuoio di foggia italiana. Con lui c'erano solo due uomini mentre Quest, compresi Weird e Perfection, ne contava
12. Sapevano che ce ne dovevano essere altri e quando Performer tornò dal suo
giro di perlustrazione confermò i loro sospetti:
"20
Uomini Quest," riferì il grosso uomo rasato con uno spiccato
accento russo" 25 l'altro figlio di puttana."
"Ne
sei sicuro?" chiese in un sussurro Flare.
"Come
sempre, capo."
L'Uomo
Ragno si girò per guardarlo e ne approfittò per dare un'occhiata agli altri
uomini presenti.
Shine
sembrava essere molto giovane, sulla ventina, esile e con un volto esangue,
spigoloso ma stranamente attraente con quei suoi grandi occhi neri e quel
sorriso radioso e spontaneo. Leone Rosso lo conosceva già mentre Gunther era
un'altro dei nuovi per lui: il suo profilo era decisamente inquietante ed
indossava una maschera scura che ne impediva di intuirne i lineamenti, con due
aperture per gli occhi, coperte da lenti, ed una sottile per la bocca, coperta
da una pellicola semitrasparente. Poteva avvertirne lo sguardo ostile e il suo
atteggiamento era stato di fredda indifferenza durante tutti i preparativi per
quella missione.
Grendel
non l'aveva visto, gli era stato riferito che sarebbe intervenuto al momento
opportuno fornendo copertura aerea.
Tutti
i membri di Crown indossavano un'uniforme di elastan blu scuro, con una corona
di stelle all'altezza del cuore, il loro simbolo, e ognuno portava qualche
tocco personalizzante, come le maniche mancanti di Flare, o il mantello e la
maschera di Gunther, i molteplici porta oggetti di Performer, gli stivali alla
coscia di Shine, la casacca rosso scuro di Leone rosso. Durante la riunione che
avevano avuto a Glenshine, in un vecchio palazzo abbandonato, aveva notato
quanto, ad eccezione di Gunther, sembrassero affiatati e provò invidia per
loro, chiedendosi se lavorare da solo per tutto quel tempo fosse stata la
scelta giusta.
Quest
aveva finito di mostrare a Spectre quella che sembrava una spada ma, la cosa
davvero bizzarra ed inquietante, era stato che una volta tolto il panno che la
copriva il senso di ragno del ragnetto si era messo in moto, facendogli provare
diverse dolorose scariche che da dietro la nuca si spandevano come anelli lungo
la spina dorsale. La pelle sotto il costume si era accapponata e, con un certo
disappunto, si accorse che stava ansimando e sbavando, quasi fosse un animale
spaventato. Flare lo fissava, preoccupata per i versi che gli aveva sentito
emettere.
"Tutto
bene?" chiese la ragazza.
"No...
c'è qualcosa che non và."
"E
tu come lo sai?" chiese Performer.
"Lui
sa molto più di quel che non sembri" intervenne pacato Leone rosso in un
accento che non era facilmente riconoscibile.
"
Amerikan..." disse quasi fosse un insulto Gunther, con la sua voce
dal timbro così particolare.
"
Il ragno ha parecchia più esperienza di noi, dovremmo fidarci." fece
Shine.
"Parla
per te ragazzina" disse scherzosamente Performer, facendole
l'occhiolino." quando a testa di tela qui presente cambiavano il
pannolino io aveva già affrontato la mia prima missione."
"Comunque,
sembra che il Ragno qualcosa la sappia. Ci vuoi dire che cos'è?"
insistette di nuovo Flare.
"E'
quella cosa, la spada. Non posso spiegarvi... fidatevi di me, è molto
pericolosa."
"Bene,
tra un po' lo scopriremo."
"Stiamo
andando?"
"Quale
momento migliore?"
"Ne
sei sicura?"
"Sempre!
E poi, comunque all'altro mondo potrò dire di aver dato un bacio all'Uomo
Ragno."
Nel
buio della sera, sotto un cielo leggermente velato, si scambiarono un
invisibile sorriso.
L'Uomo
Ragno agganciò con il braccio una guardia di Quest, colpendone una di Spectre
con un calcio che la scaraventò a 15 metri di distanza mentre la costringeva a
cadere a terra. Applicò una leggera pressione, facendola svenire per
soffocamento, attento a non ucciderla. Per evitarle di essere ammazzata dai
colpi dei compagni dovette incollarsela mentre compiva un lungo balzo laterale,
e la scaricò prima di dirigersi verso 2 uomini armati di uzi.
Li
bloccò con uno spruzzo di tela, incollandoli l'uno all'altro e, a un metro
sopra le loro teste, li colpì privandoli dei sensi prima di atterrare con
un'elegante capriola alle loro spalle.
Flare,
in un lampo simile al guizzare del fuoco, si era trasformata in una fiamma
vivente di forma antropomorfa. Diresse due lingue di fuoco rosse gialle
scaturite dalle mani contro la Qvale Modena facendola rotolare di lato per
diversi metri prima di esplodere. I proiettili non riuscivano a toccarla perché
si scioglievano prima e intanto dava ordini ai suoi uomini che agivano con
grande determinazione e rapidità.
Performer
aveva stesso da solo quattro nemici, dapprima caricandoli quasi fosse un
giocatore di football, poi, sorprendendoli, prodigandosi in una serie di
tecniche che ricordavano in parte la Capoeira e in parte il Wu shu acrobatico.
Shine
aveva messo le mani una sopra l'altra, all'altezza del diaframma, e poi
aprendole ne era venuta fuori una sfera luminosa che, proiettata verso la
Tuscan, si era divisa in tre, distruggendola e facendo svenire due uomini.
Leone
rosso aveva emesso una serie di scariche scarlatte dalle mani che avevano
trasformato in fango le armi degli assalitori.
Gunther
aveva spiccato il volo, lanciandosi contro le due Mercedes e riducendole in
tanti pezzi fumanti.
Quest
stava osservando la scena con aria interessata, mentre Weird e Perfection lo
fiancheggiavano, pronti a dare la vita per lui. I loro avversari li stavano
circondando e Spectre sembrava esserne molto contrariato.
"Allora
Quest! Mi vuole o no dare Stormbringer? Così farò finire io personalmente
questo casino."
"Mi
sembra giusto, mio cortese amico, del resto ha pagato per averla."
Gli
porse la scatola e quello, rapidamente, corse ad afferrare l'impugnatura
dell'arma.
Il
tessiragnatele sbaragliò da solo cinque uomini che avevano cercato di
sopraffarlo, lanciandoli per ogni dove e provocando un fischio d'ammirazione di
Shine.
"Calma
piccola" fece Performer un po' seccato" Io lo saprei
fare bendato e con un braccio dietro la schiena."
"Sciocco
russo! Non so chi sia più irritante, se tu o l'amerikaner con la sua aria da
salvatore del mondo! Invece di cercare di far colpo su quella insulsa ragazza
pensa a combattere!"
Gunther
sollevò la carcassa arroventata della T.V.R., lanciandola alla spalle di un
gruppetto di guardie che caddero a terra spaventate.
Il
ragno non badava a quello che dicevano, troppo preso dall'allarme che
continuava a registrare e che stava compromettendo la sua percezione di altre
fonti di pericolo. C'era qualcosa che non andava, di decisamente sbagliato, e
cominciava a temere seriamente.
Si
voltò, bloccando un uomo armato di machete che avrebbe voluto provare ad
affettarlo, strappandogli l'arma di mano e rompendola. Evitò una rapida sequenza
di tre calci al volto ed uno a spazzata che avrebbe dovuto sorprendere
qualsiasi altra persona e per poco non sorprese lui. L'aveva a malapena
avvertito ed era saltato all'ultimo secondo. Si accucciò rapidamente,
agganciando con la sua presa speciale la caviglia dell'avversario, sollevandolo
di colpo da terra e sbattendolo sul terreno, attento a non ucciderlo ma solo a
sballottolarlo un po'.
Cercò
con lo sguardo Quest, incontrando gli occhi infuocati di Weird. Sentiva ancora
i dolori del loro ultimo scontro e voleva prendersi una bella rivincita ma,
proprio mentre lo pensava, la testa esplose in una fiammata liquida mentre il
suo senso di ragno urlò che il grande pericolo era arrivato.
Il
volto di Spectre era deformato da una ferina rabbia e da una gioia selvaggia
che raramente aveva visto. Gli ricordò Goblin nei suoi giorni peggiori e lo
Scorpione all'apice della follia. I denti aguzzi e ingialliti balenarono nella
notte rischiarata dalle torce e gli occhi crepitavano, pervasi da un energia
aliena, che scorreva dalla lama nera attraverso il braccio. Il nero sembrava
essersi fuso e divenuto più che un colore, quasi fosse il vuoto siderale
stesso.
Senza
dire nulla uccise una delle sue stesse guardie del corpo e quello che successo
fu incredibile e atroce al tempo stesso.
La
vittima lanciò un urlo disumano che si interruppe quasi subito, mentre un lampo
verdastro si levò dalla ferita, penetrando nella spada nera, quasi ne venisse
risucchiato. Gli occhi di Spectre, da rossi, divennero di un verde intenso.
Ghignò ed urlò la sua sfida agli eroi, mentre il cadavere ridotto in pochi
istanti ad una mummia rinsecchita venne lanciato di lato:
"Vediamo
cosa sanno fare i campioni di questo mondo!"
Gunther
accettò la sfida gridando:
"Per
la Patria! Per il Popolo! Per il Furher!"
Per
un pelo non venne colpito ma proprio all'ultimo era riuscito a scansare il
colpo ma cadde a terra come se la lama l'avesse squarciato. Gridò,
evidentemente sorpreso da quanto accaduto e anche i suoi compagni lo
sembravano.
"Non
è possibile!" disse a denti stretti Flare.
L'Uomo
Ragno sentiva che progressivamente il suo senso di ragno vibrava con maggior
forza. Vide Gunther provare a rialzarsi e guardarsi la dove c'era una striscia
del suo corpo che sembrava essere congelata. Portò la mano sulla insolita
ferita e cominciò a vacillare vistosamente fino a piegarsi sul ginocchio destro
mentre vi premeva sopra quasi volesse trattenere qualcosa.
"Ah!
Non serve a niente amico mio! Avresti dovuto essere meno avventato! E' stato
interessante! Non hai idea di quanto nutrimento tu ci abbia dato e non ti
abbiamo neanche toccato direttamente! Quando ti infilzeremo da parte a parte ci
renderai molto potenti."
"NO!"
Urlò Shine cercando di colpirlo con una delle sue sfere luminose che venne
tagliata in due dalla misteriosa Stormbringer.
La
ragazza era rimasta a bocca aperta, incapace di dire nulla, era la prima volta
che era accaduta una cosa del genere in vita sua e anche gli altri sembravano
altrettanto stupiti, anche se mantenevano le loro posizioni.
"Uomo
Ragno!"
La
voce di Flare lo scosse e cercò di riprendersi, controllando il flusso di
sensazioni che stava provando.
"Ci
sono Flare! Sembra che non ci si possa
avvicinare, quella spada è pericolosa! Non preoccuparti per il tuo uomo, a lui
ci penso... io!"
spiccò
un lunghissimo balzo, con tutta la potenza che gli consentivano le gambe,
agganciando e tirando a forza verso di se Gunther con una tela. Lo prese tra le
braccia e atterrò oltre Spectre che aveva osservato divertito la scena.
"Come
và?"
"
Fottuto Yankee... ti devo la vita. Stai tranquillo che contraccambierò."
"Non
ne dubito amico krauten, ora però stai buono, non ho capito cosa ti ha fatto
quello ma mi sembra una cosa seria."
"Ah,
puoi dirlo forte mio misterioso ragno umano!"
"Uomo
Ragno prego! Il ragno umano era un nome a cui avevo pensato anni fa ma il mio
curatore di immagine aveva detto che non andava bene e che Uomo Ragno suonava
meglio ed era molto più commercializzabile."
"Che
differenza vuoi che faccia il nome, visto che presto morirai come tutti i tuoi
amici?"
"Certo
che fa differenza. Dopo che avrò finito di cambiarti i connotati e ti
chiederanno chi è stato potrai rispondere correttamente alle domande della
polizia."
Mentre
Spectre era distratto dal ragno, Flare provò a prenderlo alle spalle ma, un
attimo prima che riuscisse a mettergli le mani infuocate addosso, quello si
voltò trafiggendola al ventre con Stormbringer. Lo stesso straziante urlo, la
stessa scintilla verde mentre la fiamma si riconvertiva in carne. Gli occhi
sbarrati sotto lo sguardo atterrito dei suoi compagni. L'Uomo Ragno che
proiettandosi alla velocità di 860khm orari, la prese allontanandola dalla
spada, facendogliela scivolare attraverso il corpo. Si fermò per assicurarsi
che lei stesse bene ma il suo volto era contratto in una orribile smorfia.
"E'
inutile! Stavolta la Spada Nera ha morso direttamente la sua vittima e anche se
la allontani è comunque condannata. Certo, l'assorbimento della sua energia
vitale e della sua anima è un po' più lento ma ormai, caricata di forza com'è,
l'arma vivente la succhierà via in fretta."
"Maledetto!"
"Non
inveire contro di me ma prenditela con..."
Un
colpo simile ad una scarica elettrica si abbattè dall'alto verso Spectre. Si
alzò un grande fumo e pochi istanti dopo, fissando in cielo, l'Uomo Ragno vide
che scendeva in cerchi concentrici sempre più stretti una creatura alata, una
sorta di rettile antropomorfo, con la testa e la schiena ornata di un lungo
crine e una coda che si agitava nell'aria.
"Grendel!"
gridò piena di speranza Shine.
"Sono
qui!" rispose con voce piena e profonda la creatura." Maledetto
nazista! E' tutta colpa tua se Flare è ridotta così! Se non fosse stato per
l'Uomo Ragno ora sarebbe morta! Dovrei staccarti la testa e gettarla via."
"Mein
Freund, dubito che ci riusciresti... ma per quanto riguarda quello che dici hai
ragione... è stata colpa della mia avvent... Mein Gott!!! Das impossible!"
Diradato
il fumo, al centro di una ampio cerchio di terra bruciata, stava Spectre, che
sorridente stringeva la spada percorsa da scariche elettriche.
"Voi
non avete idea del potere di Stormbringer! Maledetti bastardi ignoranti! Questa
arma fu forgiata dagli dei del caos di un diverso piano dimensionale e fu
posseduta da Arioch il folle in persona! Credete sia possibile imbrigliarne
tanto facilmente il potere e sottometterne l'oscura forza? La vostra amica è
condannata! Non potrei salvarla nemmeno io poiché ora la Spada Nera si sta
nutrendo di lei. L'unica speranza per voi è lasciarmi andare... perché da dove
andrò ora la spada non potrà farle male, e il legame mortale che le unisce sarà
reciso."
Per
alcuni istanti nessuno seppe che dire, finché Grendel non cominciò a farsi
avanti urlando:
"Bastardo!
Che Dio ti maledica! Quando avrò strappato il tuo cuore e le tue viscere,
frantumerò io stesso quella dannata spada e..."
"Fermo!"
lo ammonì l'arrampicamuri che era balzato al suo fianco e lo bloccò sollevando
un braccio tra di lui e il suo bersaglio.
"Ma
come?! Dopo quello che ha fatto a Flare osi dirmi che dovrei fermarmi?"
"Proprio
per questo non è il caso di peggiorare le cose. Il vostro capo è stato ferito
gravemente e per quello che ne sappiamo lui potrebbe aver detto la verità:
l'unica speranza di salvezza e lasciarlo andare. Non abbiamo scelta, per il
momento dobbiamo fidarci."
"Il
ragno ha ragione" convenne Leone Rosso" Ho provato a
lanciare degli incantesimi verso quella spada per sondarne le reali capacità ma
nessuno di essi ha avuto effetto. Qualunque cosa sia è molto pericolosa e non
ne sappiamo nulla... lasciare andare quel bastardo è l'unica opzione che
abbiamo."
"A
me la cosa non piace... ma temo non abbiamo scelta." Disse tristemente
Performer.
L'Uomo
Ragno aveva nel frattempo notato che Quest si era defilato, sparendo nel nulla.
Giurò a sé che prima o poi lo avrebbe ritrovato ma in quel momento doveva
pensare al presente e occuparsi di Flare.
"Bene.
Hai sentito cosa hanno detto? Vattene pure Spectre."
"Vi
saluto dicendovi: addio per sempre amici."
Cominciò
a correre verso una collina non molto distante da dove, ad un suo gesto, era
cominciato a provenire un singolare bagliore che bene presto divenne una
colonna di luce dorata che si alzava fino al cielo.
"Ed
ora cosa facciamo?" chiese terrorizzata Shine.
"Portatela
ad un ospedale."
"E
tu cosa farai Ragno?" chiese Leone
"Lo
seguo."
"Cosa?
Ma pensavo lo volessi lasciare andare..."
"Si.
Infatti lo seguo dove ha intenzione di andare... voglio salvare Flare ma non
voglio che quell'arma, qualunque cosa sia, rimanga nelle sue mani. Ho un brutto
presentimento. Voi rimanete qui... non voglio che si accorga di essere
seguito... da solo ho buone possibilità di non farmi notare."
Sentì
una flebile voce che lo chiamava e lui si chinò verso la ragazza ferita.
"Non...
andare... è..."
"Shhh.
Va tutto bene. Non dimenticare che non è certo la prima volta che mi caccio in
situazioni del genere. Quando torno andremo a mangiare qualcosa insieme e ti
farò pure un autografo. Tu pensa solo a guarire."
Le
carezzò delicatamente la guancia mentre lei gli sorrise, ormai pallida ed
emaciata come se fosse stata colpita da un misterioso morbo, e si alzò
seguendolo a gran velocità.
Spectre
arrivò innanzi la colonna di energia dorata e, sorridendo, vi si gettò dentro.
Pochi
secondi dopo, l'Uomo Ragno, pregando iddio di non commettere un errore fatale,
lo seguì.
La
colonna tremolò, spegnendosi nell'oscurità.
"L'amerikaner
è stato molto coraggioso."
"Forse
è stato troppo avventato..."
"No..."
fece Flare che cominciava a sentirsi un po' meglio, quasi fosse stata
esorcizzata da una nera presenza che si era insinuata al suo interno" è
semplicemente l'Uomo Ragno..." pronunciò quelle parole con grande fiducia.
Fine
Per
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Loky_Lolth@hotmail.com