Marvelit presents:

 

 

Uomo Ragno #48

 

The Crown and the Sword.  

 

di Yuri N. A. Lucia

 

 

 

Portogallo. Ore 4.00 a.m.

 

 

L'antica fortezza saracena, un imponente costruzione di pietra, era avvolta dal fumo e dalle fiamme, e il mare, poco distante, era ormai carico dei riflessi dell'enorme incendio che andava propagandosi lungo tutto la costa e che presto avrebbe inglobato quello che a suo paragone era solo un piccolo fuoco.

L'Uomo Ragno si era tirato su a sedere a fatica, aiutato dai suoi misteriosi soccorritori.

"Puoi ripetermi chi siete?“ chiese tossendo pesantemente, mentre un altro uomo, vestito della stessa uniforme di quella con cui gli si era presentata come Flare, gli dava un occhiata al braccio.“ Non vorrei sembrarti maleducato ma, sai com'è, qualche minuto fa ero decisamente poco in me."

La ragazza sorrise e rispose con un accento molto britannico:

"Crown. Consideraci una sorta di Alpha Flight europeo... immagino che di loro avrai senz'altro sentito parlare, vero?"

"Sono decisamente popolari dalle mie parti, come i rangers a cavallo o i giacimenti d'oro canadesi... e da quando in quà l'Europa ha un super gruppo?"

"Da alcuni anni, anche se non ufficialmente e nello specifico è l'Unione Europea ad avere un super gruppo... o meglio ancora il Dipartimento Affari Para umani e Mutanti della Difesa Europea."

"Non mi risultava che esistesse un ente per la Difesa Europea ma in geopolitica non sono mai stato molto ferrato..."

"Esiste, anche se è molto poco conosciuto. Noi non abbiamo tenuto ancora il battesimo ufficiale ma ufficiosamente siamo operativi da qualche tempo come ti dicevo. Vuoi prendere un sorso d'acqua?"

Gli porse una borraccia che accettò molto volentieri. Si tirò il passamontagna su fino al naso e bevve avidamente, lasciando che alcune goccioline gli cadessero sul mento dove il sangue colato prima si era già seccato.

"Vedo che hai smesso di sanguinare."

osservò lei.

"Si..." osservò egli stesso con un certo stupore, anche se la sua mente era ancora un po' annebbiata per poter riflettere lucidamente su quel particolare.

"Non credevo che anche l'Uomo Ragno possedesse un fattore di guarigione, pensavo fosse un esclusiva dei mutanti canadesi..."

La scrutò sospettoso e chiese:

"Chi ti dice che io sia l'Uomo Ragno?"

"A parte i residui di tela che abbiamo trovato dentro? Il fatto che i nostri servizi di intelligence ci avevano avvertiti della tua partecipazione alla missione di P.H.A.D.E. Tra l'altro abbiamo già avuto a che fare con loro in passato."

"Mi fa piacere che già vi conosciate... ma io non riesco ancora a capire voi da che parte stiate e che cosa volete."

"Noi siamo i buoni mr. Ragnetto."

"Certo! Tutti sono buoni. Parla con il Teschio Rosso, o Magneto, o Wizard... chiedigli se sono buoni o cattivi e vedi che ti rispondono. Tutti angioletti..."

"Hai voglia di scherzare nonostante tutte le botte che hai preso? Sei ammirevole..."

"No, sono matto. Matto ad essere venuto sin qui. Matto ad essermi fatto mettere in mezzo a tutto questo, ma tu non stai ancora rispondendo alla mia domanda. Qual'è il vostro ruolo in questa faccenda?"

Flare lo guardò divertita e sorrise:

"Perché dovrei risponderti?"

L'Uomo Ragno ricambiò il sorriso e rispose con naturalezza:

"Perché se sei veramente dei buoni non dovresti avere nessun problema a farlo. E perché spero che, tra super eroi, sia ancora in vigore il mai scritto e sempre sottointeso patto di mutuo soccorso. In questo momento il sapere la verità mi aiuterebbe non poco... quanto meno a non sentirmi così male."

Lei si scambiò un occhiata con un uomo alto, sulla trentina, di carnagione scura, capelli neri tagliati corti e pettinati all'indietro, viso scoperto, lineamenti scavati e spigolosi, che sembrò assentire mutamente alla sua richiesta. Flare tornò a girarsi verso di lui e parlò a bassa voce:

"Siamo qui per la Quest Inc."

"Ah! Bene! Allora volete prendere anche voi quei bastardi eh? Però chissà perché, sento che stai per dirmi qualcosa che non mi piacerà affatto..."

"Ragno... la Quest è uno dei nostri obiettivi ma... quello principale non sono loro. Siamo venuti qui per assicurarci che il P.H.A.D.E. non metta le mani sulle armi basate sulla tecnologia latveriana di cui quei criminali sono venuti in possesso."

Peter indurì lo sguardo dietro le lenti, socchiudendo gli occhi, la bocca contratta in una smorfia di rabbia.

"Che cosa avete fatto agli uomini che erano con me?"

"Nulla. Hai la mia parola. Quando siamo arrivati erano ridotti piuttosto male. Non erano intenzionati ad affrontare uno scontro con noi. Gli abbiamo lasciato prelevare tutte le prove di cui avevano bisogno... tranne, come potrai intuire, quelle che potevano essere collegate in qualche modo a Latveria."

"Perché?"

"Non essere ingenuo, sono convinta che ci puoi arrivare benissimo."

"Invece non ci arrivo, evidentemente sono meno intelligente di quello che credi..."

"E va bene, ma quello che ti sto dicendo è un informazione riservata... anche se la dovessi divulgare, l'ente per cui lavoriamo noi negherebbe tutto e inoltre, ritorcerebbe la cosa contro il tuo paese, visto che una squadra appartenente ad un suo ente paragovernativo era impegnata in un azione militare non autorizzata in Europa. L'ordine di eliminare quelle armi viene da un organismo europeo segreto molto importante. Non vogliono che il nome di Destino sia collegato alla Quest, anche se non è stato lui a vendergli direttamente quella tecnologia. La cosa, visto che non ha propriamente la fama di un santo, non gioverebbe di certo alla sua immagine di fronte all'opinione pubblica mondiale."

"E come mai voi... voi siete così interessati ad evitare ciò."

"Perché l'Europa, Ragnetto, vuole Latveria. Noi stiamo nascendo ora come soggetto politico che possiede anche un vero peso sulle questioni mondiali. Fino a ieri eravamo solo un insieme di paesi che agiva sotto l'influenza degli U.S.A., ma adesso le cose stanno cambiando. Tuttavia, per raggiungere quella forza alla quale aspiriamo, dobbiamo, oltre che ad essere compatti, ingrandirci per divenire più forti. Per farlo abbiamo bisogno di paesi che hanno un importanza capitale per la nascita di un Unione forte e libera: Russia, con la sua forza bellica, Turchia, con la sua posizione strategica, Israele, con la sua potenza economica e politica e, infine, Latveria, con la sua tecnologia...; oggi noi facciamo un favore a Destino, domani lui, forse, si sentirà in obbligo ad ascoltare le nostre proposte, quando gliele faremo."

Peter rise amaramente, abbassando lo sguardo e poi, con grande tristezza rispose:

"Allora... tutta la nostra fatica... tutta questa storia... è stato tutto inutile? E tutto per una questione di giochetti politici?"

Flare avrebbe voluto voltarsi, perché sentiva lo sguardo di lui bruciagli addosso, ma invece rimase al suo posto, immobile e controbattè:

"Ti prego Ragno, evitiamo facili moralismi. Che cosa credi? Che tu ti trovassi qui per beneficenza? Credi che il tuo paese non avesse i propri interessi in tutta questa storia? Sai cosa volevano? Volevano innanzitutto mettere le mani su tutta la tecnologia segreta di cui era venuto in possesso Quest, tecnologia appartenente ad un gran numero di nazioni. Volevano prendere le armi latveriane per poter collegare Destino a tutta questa faccenda, perché hanno capito che noi abbiamo interesse a lui. L'avrebbero usata per tentare di ricattarlo o per impedire poi a noi di proporgli un'alleanza. Noi non siamo gli unici a giocare sporco amico mio... voi avete messe tiranni sui troni di numerosi paesi, solo perché vi faceva comodo, voi... la Prima e più grande tra tutte le Democrazie planetarie... e tutti quei terroristi che ci sono ora in giro nel mondo? Quanti sono stati addestrati in campi segreti della C.I.A. a suo tempo? Allora erano i vostri alleati, certo, ma non erano meno sanguinari di oggi, credimi."

"Io... io non sono loro!"

"Bella frase, quella che uno si aspetta da un eroe come te. Ma hai collaborato con loro e quindi, consapevole o meno, ormai ti sei sporcato le mani. Benvenuto nel club!"

Peter chinò la testa, cercando di trattenere le lacrime di frustrazione che volevano venirsene fuori.

 

 

Harlem - ore 2.00 a.m.

 

 

Agganciò con il suo cavo d'acciaio la grondaia di un vecchio palazzone risalente agli anni '70 e si lanciò per qualche istante nel vuoto solo per trasformare la sua veloce discesa in una ampia parabola che lo portò di nuovo su, eseguì una capriola in aria, premendo contemporaneamente il pulsante che faceva aprire il rampino e riavvolgeva il cavo, atterrando dolcemente su di una terrazza sporca e coperta dei vetri rotti di alcuni lucernai.

Dette un'occhiata al di là del parapetto e si trovò ad ammirare quello spettacolo decadente che era quella parte di New York City. Da un paio di ore, Prowler, stava pattugliando quella zona per via delle segnalazioni di attività da parte di alcune nuove bande di giamaicani che si erano fatte piuttosto violente nel darsi guerra per il predominio sul territorio.

In particolare aveva trovato interessante il racconto di un delinquentello che aveva assistito al pestaggio di alcuni signorotti della mala locale da parte di un vigilante con indosso un attillato costumo scuro.

"Va bene amico" disse tra sé e sé " lo zio Prowler è qui solo per fare quattro chiacchiere, giusto per rendersi conto se sei uno dei nostri o..."

"O?"

Trasalì al suono di quella voce, così stranamente cupa eppure allo stesso tempo melodiosa. Si voltò con grande rapidità, mettendosi sulla difensiva.

"Ti prego, non fare così. Non voglio di certo farti del male... non ancora per lo meno."

Il Demone era fasciato in un aderente costume, probabilmente in quel tessuto ai polimeri ed elastan così tanto di moda in quel periodo tra quelli dell'ambiente. Era di un colore particolare... nera... ma c'era anche del cremisi e del rosso... apparentemente sulla maschera nessuna lente o apertura per la bocca, naso o orecchie. Dal fisico doveva aver un età compresa tra i 20 e i 30 anni, decisamente in gran forma, muscolatura tonica e ben proporzionata, agile e scattante.

Stava a braccia conserte, fissandolo da sopra il tettuccio dell'accesso alle scale che portavano all'interno della palazzina, 12 piani di squallore metropolitano, un ombra rapace pronta a spiccare il balzo e carpirlo in qualsiasi momento.

"Complimenti mister! Non sono poi molti quelli che riescono ad avvicinarmi così tanto senza che io non me ne accorga... allora tu saresti il Demone di cui ho tanto sentito parlare? So che ci vai giù parecchio pesante amico, non che quelli che hai pestato siano degli stinchi di santo, ma non ti sembra di aver esagerato un po' troppo?"

Prowler aveva parlato usando un tono sarcastico, deliberatamente provocatorio per vedere come avrebbe reagito l'altro.

Quello, invece, sempre mantenendo una calma glaciale, si limitò a controbattere:

"E' perché mai avrei esagerato? Dici che quella spazzatura ha dei diritti? Io dico di no."

"Allora abbiamo un novello Punitore qui in città! Ci mancava un altro psicopatico!"

"Davvero? Sarei io lo psicopatico? O voi, che lasciate che questa feccia continui a spadroneggiare per la strade, mh? Guardatevi! Passate tutta la vostra vita, un giorno dopo l'altro, ad acchiappare gente che poi viene regolarmente rimessa in libertà cinque minuti dopo. Voi siete convinti di essere così bravi nell'agire rispettando il vostro codice cavalleresco che neanche vi rendete conto dei danni che fate! Ogni volta che li beccate e quelli escono, sono più feroci e cattivi di prima, e tutto perché voi siete troppo superbi per scendere dai vostri piedistalli, per smetterla con il vostro assurdo balletto e fare invece il vostro dovere, fino in fondo."

"Tu vaneggi, amico, mi sembri piuttosto fuori di testa. Forse dovresti parlarne con un bravo psichiatra, in prigione so che ce ne sono ottimi."

"Fuori di testa? Si, non nego che potrei esserlo, ma voi siete peggio di me."

"Come ti permetti! Pezzo di merda! Tu non hai idea di quanto la genti che disprezzi abbia aiutato questa città, più e più volte!"

"Dici? Allora spiegami una cosa: di chi è la colpa per tutti quei morti che lo Scorpione ha fatto?"

"Risposta facile imbecille: lo Scorpione!"

"No, risposta sbagliata! L'Uomo Ragno. Oh, sotto quella maschera devi avere un espressione decisamente incazzata, e chissà cosa mi stai per rispondere. Allora rispondi a questo: se l'Uomo Ragno avesse ucciso anni addietro lo Scorpione, quanta gente sarebbe ancora viva ora?"

Prowler era effettivamente parecchio alterato ma cercò di calmarsi e di rispondergli a tono. Aveva la certezza che il loro incontro sarebbe sfociato in uno scontro ma prima voleva provare a ragionare con lui, e sopratutto voleva farlo parlare per capire qualcosa di più su quel tipo.

"Tu sei nuovo dell'ambiente vero? L'ho capito da come parli. Sai, effettivamente il fatto che tu ti permetta di parlare così di uno come il ragnetto mi fa un po' alterare ma anche io, una volta, non ero molto diverso da te e non lo vedevo proprio di buon occhio. Non so perché tu ti sia infilato in quella calzamaglia ma ti posso dire che di solito quando uno lo fa è perché c'è qualche brutta storia dietro, un dolore che non si riesce a dimenticare, o il senso soffocante di aver sbagliato qualcosa e il bisogno di riparare in qualche modo. Allora ci caliamo queste belle maschere sul viso e pensiamo di diventare altre persone e di poter risolvere non solo i nostri problemi ma anche quelli degli altri: dalle persone che amiamo a l'uomo della strada. I primi tempi siamo attratti dalle soluzioni facili e menare le mani sembra la soluzione migliore ad ogni cosa ma non è così. Non esistono vie semplici né metodi infallibili. Qualsiasi azione da noi compiuta comporta una conseguenze e noi non possiamo mai averne il controllo completo. Cristo, a chi di noi non fa schifo questa feccia!? Ma reagire alla violenza con ancora più violenza non porta certo a nulla di buono. Noi abbiamo dei talenti speciali ed è sicuramente giusto metterli al servizio del prossimo ma non dobbiamo mai dimenticare che non siamo onnipotenti o perfetti e che non abbiamo il diritto di superare il limite."

Il Demone cominciò ad applaudire lasciando l'altro ancora più interdetto di prima.

"Ecco, vedi, ho perfettamente ragione. Tu caro Prowler non hai fatto altro che darmi un ulteriore conferma. Che lurido ipocrita falso che sei! Ma non ti sei sentito? E tu credi di essere cosa? Un saggio maestro di vita che parla ad una pecorella smarrita? Dio, quanta arroganza! Sveglia! Noi non siamo un ordine cavalleresco né una qualche organizzazione religiosa! Non siamo i crociati del duemila e nessuno, nessuno credimi, ci ha chiesto di esserlo. Il limite? Il limite non è quello che pensi tu ma quello fissato dalla legge! E si da il caso che noi lo abbiamo bellamente superato infilandoci queste graziose tutine colorate! Abbiamo tutti fatto il grande passo ad un certo punto, perché sentivamo che la società, la legge, il prossimo, non erano in grado di darci quello che cercavamo! Facendolo ci siamo caricati di una grande responsabilità amico mio! Da un grande potere, deriva sempre una grande responsabilità! Non conosci questa famosa frase? E' verissima, forse l'unica cosa

sacrosanta che abbia mai sentito in tutta la mia vita, o quanto meno l'unica che mi pare avere un senso. E noi chi siamo per non ottemperare alla nostra responsabilità? Per quale motivo poi? La salvezza della nostra anima? Per mettere a tacere la nostra coscienza? Vigliacchi! Io non ho paura di fare quello che và fatto! Se uccidere è l'unico modo per garantire la sicurezza del prossimo, bene, io non mi tiro indietro!"

Fu sopra Prowler in un attimo e il vendicatore nero non riuscì ad evitare un poderoso calcio che lo prese alla mascella e lo mandò a sbattere in terra. Reagì quasi istintivamente, calciando verso l'alto, all'altezza dello sterno e premendo un contatto sul guanto per far partire dalla cavigliera un dardo anestetico che andò ad attraversare l'aria e colpire un muro scrostato dal tempo e dalle intemperie.

Ringhiò rabbioso, dandosi lo slancio per rimettersi in piedi, una mano al petto pronta a colpire e l'altra in avanti, semi aperta, a difesa di viso e gola.

Girò su sé stesso un paio di volte, cercando di capire dove fosse sparito.

"Carogna! Dove cazzo sei eh?! Cosa fai!? Colpisci a tradimento e poi ti nasc..."

Il fiato gli mancò all'improvviso quando il Demone lo prese alle spalle eseguendo una tecnica di strangolamento da manuale.

"Quante parole cattive, zio Prowler... quanta rabbia e quanta ferocia verso questa povera, povera pecorella smarrita! E dire che volevi solo fare quattro chiacchiere nevvero? Giusto per capire se ero o no uno dei vostri. Ora cosa hai concluso eh? Sono o no uno dei vostri?"

Strinse con più forza facendo sbavare l'artigliato giustiziere della notte mentre arrancava cercando di respirare. Gli occhi lacrimavano per la mancanza di ossigeno e sentiva i polmoni bruciare. Alla testa arrivava molto meno sangue e la sentiva sempre più pesante.

"Non ti sento zietto. Parla un po' più forte. Sono curioso, dai! Rispondimi: sono o no uno dei vostri?"

"Cristoooo!!!!"

Imprecò tra i denti e cercò di squarciargli il viso con il guanto destro ma il Demone si era tolto in tempo lasciandolo però libero. Si girò di nuovo, lanciando una serie di dardi shock che aveva da poco messo appunto, che esplosero in sequenza a qualche centimetro di distanza, liberando una cortina fumogena in cui contava di nascondersi per tirare un po' il fiato.

Respirava pesantemente, facendo abbassare e alzare velocemente la cassa toracica ma, all'improvviso, un pugno rapidissimo gli spaccò il sopraciglio sinistro e si ritrovò a spaccare con la spalla una presa d'aria.

Urlò per il dolore e quando venne afferrato per il mantello non riuscì ad opporre resistenza. Venne scagliato in malo modo contro un lucernaio che andò in frantumi e si ritrovò nel bagno di un appartamento sotto.

Era tutto coperto di calcinacci e tossiva penosamente mentre erano entrati gli abitanti dell'appartamento, una coppia di giovani sposi che lo guardava esterrefatta e impaurita. Sopra di lui l'ombra del Demone che rideva e lo scherniva

"Zio, zio, zio! E tu volevi darmi delle lezioni di vita! Oh zio che delusione, speravo tanto avessi qualcosa di interessante da insegnarmi ed invece; guardati lì zio, sei la caricatura di te stesso, più morto che vivo. Chissà se ci rivedremo ancora oppure no? Questo solo iddio ce lo saprà dire. Un saluto, caro zio, spero che tu ti possa rimettere presto."

Svanì nelle tenebre che lo avevano vomitato fuori mentre Hobie Brown, un secondo prima di svenire, giurava a sé stesso che lo avrebbe preso, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.

 

 

 

Portogallo. Ore 4.00 a.m. Lontano dalla Fortezza Saracina, nei pressi di un piccolo aereoporto privato.

 

 

La Maserati Quattroporte color grigio metallizzato sfrecciava a 180 km/h, allontanandosi dal teatro di quella che era stato un duro scontro.

Quest guardava dritto davanti a sé, seduto tra Ms. Perfection e una guardia della sua legione, mentre Weird guidava personalmente la berlina.

Quest'ultimo guardò per un attimo nello specchietto retrovisore e, incrociato lo sguardo del principale gli disse:

"Le chiedo ancora scusa signore."

"Per che cosa?" chiese distrattamente l'uomo d'affari.

"La colpa di quello che è successo è mia. Avrei dovuto organizzare meglio il nostro servizio di sicurezza."

"Ah, quello. No amico mio, la colpa è del nostro servizio di Intelligence, che avrebbe dovuto avvertirci per tempo. Stavolta quelli del P.H.A.D.E. sono quasi riusciti a farmela. E dire che pago fiori di dollaroni i nostri contatti nella C.I.A., proprio per non avere brutte sorprese! Ma stavolta mi farò sentire. Tu non hai niente da rimproverarti, anzi, se non fosse stato per te e per l'addestramento esemplare dei tuoi uomini non oso pensare a che cosa sarebbe potuto accadere."

Sospirò e poi si voltò verso Ms. Perfection rivolgendole un raggiante sorriso.

"Mi dispiace mia cara che non abbiamo potuto godere di più dei piaceri della fortezza. Sai, credo che mi mancherà parecchio con i suoi alti soffitti a volta, il porticato del giardino interno, le sale affrescate. Era davvero una signora base!"

"Ne abbiamo di altrettanto belle signore, l'importante è che lei stia bene."

Quest era sorpreso del sincero slancio d'affetto con cui gli aveva risposto e la fissò altrettanto affettuosamente.

"Già, abbiamo altre basi e la serata non è andata così male. Anche se alcuni dei clienti più prestigiosi se la sono piuttosto presa, molte new entry della criminalità e del terrorismo sono rimasti impressionati dall'efficienza delle nostre armi e non hanno rinunciato ai loro ordini. Poi abbiamo ancora un affare piuttosto importante da trattare" disse carezzando la custodia di legno di ciliegio che teneva tra le gambe" e non vedo l'ora di incontrare il nostro cliente a Londra. E' uno degli articoli più importanti che abbia mai trattato."

Weird, che ne conosceva la natura, azzardò a chiedere:

"Signore, onestamente, anche se il compenso è alto non capisco perché invece di venderla non la tenga lei. Voglio dire, se disponessimo di un simile artefatto, non dovremmo più temere azioni come queste nei nostri confronti."

"Weird, vecchio mio. Ho sempre pensato che nella vita si devono sempre riconoscere i propri limiti ed io, francamente, non mi sento pronto ad assumere la responsabilità di utilizzare questa meraviglia. Poi c'è la questione dell'etica professionale che non dobbiamo mai dimenticarci. Ho preso un impegno quando mi è stato commissionato di ritrovarla e intendo onorarlo. Che nessuno possa mai dire di Quest che è un ladro e un bugiardo."

"Mi scusi signore, non volevo dire questo."

"Nessun problema. Alla tua età anche io avevo una smodata sete di potere. E' perfettamente naturale! Ma con il tempo dobbiamo imparare a mitigarla con la prudenza e con l'onestà. Bene, ora andiamo, non vorremo arrivare tardi del nostro amico vero?"

 

 

Portogallo. Ore 4.20 a.m.

 

Guardò con rabbia i corpi che erano stati portati fuori ed infilati celermente nei neri sacchi di plastica e si chiese che cosa sarebbe stato detto alle famiglie di quegli uomini. Pensò anche alle altre vittime, quelle tra le fila nemiche, e si domandò se anche loro avessero delle famiglie e se qualcuno avrebbe dato loro delle spiegazioni per la loro scomparsa.

"Tenente!" chiamò pieno di rabbia l'Uomo Ragno" Avevamo un accordo! Avreste dovuto usare proiettili anestetici o cariche shocker! Invece voi avete usato proiettili veri!"

Quello lo guardò, con espressione impassibile e rispose:

"Con tutto il rispetto signore, la responsabilità della sicurezza dei miei uomini è mia e solo mia. Cosa pretendeva? Che entrassimo la dentro per addormentarli tutti? Avevano giubbotti antiproiettile al kevlar e i normali Anesto - Ammo non sarebbero bastati per perforarli. Rispetto le sue personali convinzioni ma non ha alcun diritto di imporle a noi."

"Lei mi aveva assicurato..."

"Ho mentito. Di questo me ne dispiaccio perché ho tradito la sua buona fede. Ma non sempre facciamo cose piacevoli nella vita."

L'Uomo Ragno dette una triste occhiata tutta intorno e serrò i pugni.

"Mi sà che sono stato proprio un cretino ad imbarcarmi in questa storia eh? La verità è che non vorrei prendere a pugni lei per avermi mentito, ma me perché le ho creduto. Aveva degli ordini e si è attenuto a quelli. Ora però voglio parlare con il comando centrale."

"Certo signore."

Lui e il tenente si scambiarono un'ultima occhiata carica di amarezza e poi si voltò dirigendosi verso il soldato addetto alle comunicazioni.

 

"Mi dispiace che tu la prenda così Uomo Ragno."

"Chissà come mai ci credo poco Dafne. Comunque non è di questo che voglio parlare, ci sarà tempo di discuterne quando tornerò a casa. Sono venuto per inchiodare Quest perché è lui che ha rifornito i Jong di armi e perché lo fa anche con la maggior parte dei pazzi sanguinari negli U.S.A. e nel mondo. Lo voglio prendere il bastardo, costi quel che costi. Il capitano dei Crowns mi ha detto che a loro risulta che Quest abbia un appuntamento a Glenshine, vicino Londra, con un cliente che si fa chiamare Spectre e che deve consegnargli un articolo particolare. Loro non hanno ricevuto ordini precisi in proposito ma si sono offerti di darmi un passaggio sin lì. Hai qualcosa da dirmi?"

Il bell'agente del P.H.A.D.E. sfoggiò uno dei suoi irresistibili e sensuali sorrisi e gli rispose pacatamente:

"Sai bene che non hai un obbligo vero e proprio nei nostri confronti. Di certo i miei superiori non saranno entusiasti di questa tua iniziativa, più che altro perché avrebbero gradito fare quattro chiacchiere con te. Per quello che ci riguarda comunque rimani un libero professionista, se vogliamo dire così, e puoi andare e fare quello che ti pare, purché ovviamente tu non riveli particolari sulla nostra organizzazione, ma questo è sottinteso. Anche se non sei un nostro membro effettivo e ti stai imbarcando in una missione non autorizzata, se posso esserti in qualche modo d'aiuto..."

"Si. Ho bisogno di un po' di soldi e di un costume di ricambio, intendo uno come il mio modello tradizionale."

"Quanto ti serve?"

"Diciamo circa 1000 dollari in valuta inglese... ovviamente ve li ridarò quando tornerò a casa."

"Considerali un premio. Quando arriverai a Glenshine rivolgiti al locale ufficio postale usando il nome di Marshal Capegold, troverai tutto quello che hai chiesto."

"Ti ringrazio."

"Di nulla. Ti serve altro bellezza?"

"No."

"Allora ti saluto, ci sentiamo presto."

Strinse i denti. L'idea di averle dovuto chiedere aiuto non gli piaceva ma ne aveva dannatamente bisogno. Doveva produrre dell'altro fluido per il lancia ragnatele perché quello che aveva era esaurito e gli serviva anche un altro costume. Tornato a casa avrebbe davvero fatti i conti con loro.

 

 

 

 

 

Forest Hills - Casa dei coniugi Parker. Il giorno prima rispetto a quanto successo in Portogallo, ore 11.00 P.M.

 

 

M.J. guardava sorridente i suoi due nipoti giocare con la piccola. May gradiva parecchio le attenzioni che i due cugini più grandi le riservavano e cominciò a ridere a crepapelle quando Kevin la prese e cominciò a lanciarla in aria per riprenderla subito dopo.

"Kevin! Stai attento!" disse Gayle preoccupata che la bambina potesse farsi male.

"Si mamma, non ti preoccupare, le Byrnes airlines sono le più sicure del mondo, vero signorinella?"

"Yeppeeee!" strillò contenta quella.

"Gayle, non c'è problema, non la sta mica lanciando così in alto e poi a me sembra che May si stia divertendo così tanto..."

si bloccò qualche istante fissando la scena e tristemente, sottovoce, aggiunse:

"... e Dio sà se non ne sono felice. Da quando è iniziata questa storia con..."

si interruppe ancora, quasi incapace di proseguire nel discorso e la sorella maggiore le venne in aiuto:

"Peter. M.J., è un ora che ci stiamo girando attorno. Ho capito subito che c'era qualcosa che non andava quando telefonicamente mi hai detto che Peter era partito per un viaggio di lavoro. Anche se siamo state separate per molto tempo sei sempre mia sorella e credo di conoscerti meglio di tante altre persone, per quanto possa sembrare che tu sia cambiata sei sempre la piccola M.J. di una volta, solo più forte e determinata. Cielo, lo eri già allora forte e determinata. Con tutto quello che Philip ci ha fatto passare ho sempre pensato che fosse un vero miracolo tutto quello che sei riuscita a costruire per te e la tua famiglia. Sei sposata con l'uomo che hai sempre amato, hai un figlia meravigliosa e riesci a portare avanti splendidamente la tua carriera di attrice. A proposito, ti ho detto che mi hanno chiesto tutti i miei amici di inviargli una foto con dedica e autografo da parte tua? Pensa c'è gente con la quale non ho mai scambiato una parola che come ha saputo chi era mia sorella è venuta a bussare alla porta di casa per dirmi di farti i loro complimenti e i loro migliori auguri."

Mary Jane ricambiò il sorriso di Gayle che le prese la mano stringendola nella sua.

"So che siamo state lontane per tanto tempo e so che ci sono stati dei momenti in cui sono stata estremamente ingiusta e dura con te. Però tu non mi hai mai abbandonata e sei corsa subito in mio aiuto ogni volta che è stato necessario, anche quando ero finita in carcere per colpa di papà. Non credo di essere mai riuscita ad esprimerti appieno la mia gratitudine e vorrei farti capire che io ci sono se hai bisogno di me. E credo che adesso il momento sia arrivato."

La bella rossa prese un lungo respiro e tornò ad osservare la bella scenetta dei cuginetti che giocavano insieme.

"Ragazzi " li chiamò" credo che i dolci di zia Anna siano pronti. Vi consiglio di andare da lei e chiedergliene un po', sono buonissimi sapete?"

Quelli sembravano entusiasti all'idea e, caricata la sempre più divertita May a cavalluccio sulle spalle di Kevin, partirono alla conquista delle delizie promesse dalla zia.

Rimaste sole le due donne tornarono a guardarsi.

"Tu e Peter state attraversando una crisi?"

a rompere il silenzio era stata la sorella maggiore che continuava a tenere la mano dell'altra e attendeva pazientemente una risposta.

"Peter... ha molti impegni ultimamente Gayle. Spesso per lui è una vera impresa riuscire a stare dietro ad ogni cosa."

"Anche per te M.J., anche tu fai tante cose eppure riesci a dedicare a tua figlia tutto il tempo di cui ha bisogno e anche a Peter gliene dedichi di tempo. Nessuno può accusarti di essere una moglie o una madre distratta, quindi non vedo perché tu stia giustificando tuo marito."

"Ma Gayle io non lo sto giustificando..."

"Strano, da come hai esordito avrei creduto il contrario. Non fraintendermi, io adoro Peter. Ricordo ancora quando mi parlò in prigione. Capii che era una persona dolce e molto sensibile e con un gran senso di... responsabilità. Però può capitare a tutti di sbagliare, di essere troppo presi dai propri problemi e non chiedere aiuto agli altri quando dovremmo. Io su questo argomento posso dire di saperne qualcosa. Credo che lui ne faccia spesso di questo tipo di sbagli vero? Sicuramente in buona fede, perché è così che succede sempre, ci diciamo che è meglio non gravare gli altri dei propri problemi così, un giorno dopo l'altro, si accumulano dentro, finché qualcosa non si rompe."

Gayle ovviamente non sapeva e non sospettava neanche lontanamente che Pete fosse l'Uomo Ragno, eppure aveva descritto quel tratto del suo carattere in modo così preciso. E aveva anche centrato un'altra questione: lei tendeva a giustificare ogni sua azione perché si sentiva in colpa per la sfuriata dei giorni passati, quando gli aveva detto tutto quello che pensava di lui e della sua attività come vigilante. Era stato come aprire il vaso di Pandora e si chiedeva se almeno dentro fosse rimasta un po' di speranza. Ora sentiva che parte della responsabilità dell'allontanamento del marito era sua e si detestava per questo.

"Allora M.J., dimmi, mi sono sbagliata?"

"No Gayle, non ti sei sbagliata. Qualche giorno fa abbiamo avuto una discussione sul suo... lavoro, ed io sono stata particolarmente dura con lui."

"E tu pensi che sia stato questo ad allontanarlo."

"Tu che ne pensi?"

"Che si sarebbe allontanato comunque prima o poi. Mary, può succedere quando un uomo è confuso, che scappi, si allontani per cercare di pensare. Non è giusto nei confronti degli altri ma succede e io e te lo abbiamo fatto in passato. Non so dirti che cosa farà lui in futuro ma posso dirti cosa devi fare tu: non devi lasciarti andare. Devi continuare ad andare avanti e qualsiasi siano le sue decisioni non devi mai perdere di vista i tuoi obbiettivi. Ti ricordi la mamma? So che è sempre doloroso per te parlarne ma ti chiedo di ripensare a lei. Aveva basato tutta la sua vita su papà e quando lui si è rivelato per quello che era crollò completamente. Era sempre stata in suo completo potere e lui le ha rovinato l'esistenza con l'egoismo e il cinismo delle proprie azioni. Peter è molto diverso da quel bastardo di nostro padre ma non devi permettergli comunque di spezzarti, anche se non lo fa volontariamente. Con o senza di lui, tu sei sempre Mary Jane Watson, la tigre rossa di Pittsburg!"

Mary scoppiò in una risata divertita e un ottimo dopo, le lacrime rigavano il suo volto. Si buttò tra le braccia della sorella che la strinse con forza a sé e le carezzava i capelli.

"Scusami Gayle," disse tirandosi su e ricomponendosi" non sono proprio riuscita a trattenermi."

"Shhh. Non devi scusarti ogni volta che tiri fuori quello che provi la dentro, nel tuo piccolo grande cuoricino o che pensi in quella graziosa testolina, sotto quella bella massa di capelli rosso fuoco. Non devi mai scusarti perché hai detto quello che sentivi, né con me, né con Pete, né con nessun altro.

Allora, se non sbaglio adesso hai un appuntamento vero?"

"Si. Martin Savery deve parlarci del tour di Moulin Rouge, vuole definire i particolari con il cast e la troupe. Accidenti! Ci aspetta alle 12.30! Chissà se arriverò mai in tempo?"

"Ti chiamo un taxi e vedrai che arriverai lì in un batter d'occhio!"

"Ti ringrazio davvero tanto Gayle! Ora mi sento davvero molto meglio ma... tu non mi hai detto niente di te e Arch."

"Oh, non ho molto da dirti, se non che io e il signor Mstislav ci trasferiremo ad Albany il mese prossimo e che presto avrà accanto una signora Watson - Mstislav che spera di aver imparato bene la pronuncia dell'impossibile cognome del futuro consorte."

"Gayle! Ma è meraviglioso!"

Mary Jane abbracciò con forza la sorella.

 

 

 

Glenshine, nei pressi di Londra - Inghilterra. Vicino ad una vecchia chiesa abbandonata. Ore 21.30 p.m., 17 ore dopo quanto accaduto in Portogallo.

 

 

Spectre aveva atteso pazientemente che Quest arrivasse. Stava seduto su di una grande roccia circondata dall'erba e dai cardi a fissare le mura del vecchio edificio religioso che sorgeva sulla collinetta. Erano rimaste in piedi solo quelle poiché il tetto era crollato da tempo e non c'era più la pesante porta che doveva averne protetto l'entrata né i vetri che avevano impedito al freddo di insinuarsi al suo interno. Nel rosone e negli archi ad ogiva che ne adornavano l'abside c'era qualcosa di incredibilmente familiare e così strano da ritrovare in un contesto che avrebbe dovuto essergli alieno. Nelle pietre colorata era impressa una sorta di firma, quel qualcosa che sfugge beffardo e delle volte maligno alla classificazione dei mortali, e in quelle linee che protendevano verso l'alto ritrovò quell'idea di spiritualità su cui da tempo non si soffermava.

La macchina di Quest arrivò: una TVR Tuscan color verde da corsa britannico; sopra c'erano l'affarista in persona e il suo autista e guardia del corpo, Weird.

Erano seguiti da una Qvale Modena Mangusta color amaranto su cui c'erano la donna bellissima che era chiamata Ms. Perfection e uno dei suoi soldati in borghese.

Ai lati si fermarono due  Mercedes V su cui viaggiavano in tutto dieci uomini, guardie ben addestrate e pronte a proteggere il loro signore ad ogni costo.

Non aveva il minimo dubbio che intorno al perimetro della zona ce ne dovessero essere delle altre, pronte ad intervenire al minimo accenno di pericolo.

Non se la sentiva di criticare Quest per questo, visto che avrebbe fatto sicuramente la stessa identica cosa, ma si limitò ad alzarsi ed andargli incontro seguito dai suoi due uomini, mentre il venditore vestito con un abito Brooke's Brother color grigio scuro di taglio impeccabile, faceva altrettanto, fiancheggiato da Weird e Perfection vestiti in modo decisamente più sportivo: pantalone e maglioncino a collo alto con scarpe basse lei e Blazer con blue jeans lui.

Il suo sguardo rapace si posò sulla scatola di legno di ciliegio che Quest portava sotto braccio e già sentiva la brama per l'oggetto in essa contenuta tentare di impossessarsi di lui. Si richiamò silenziosamente ad un contegno più adeguato e con voce che non tradiva in alcun modo l'impazienza:

"Signor Quest, dopo le notizie che mi sono giunte su quanto accaduto in Portogallo temevo che non sarebbe venuto al nostro appuntamento."

"Sia mai!" fece sorridente e di buon umore l'altro" Con pioggia o vento o neve o grandine, la Quest Inc. onora sempre i suoi impegni, dovesse arrivare all'Inferno per farlo."

"E non dubito che per recuperarla ci sia dovuto davvero andare."

"Non proprio. Effettivamente si trovava in luogo adiacente ma non molto collegato. Là non si sono mai accorti della sua presenza altrimenti prenderla avrebbe potuto essere molto più difficoltoso."

"E costoso."

"Ravviso un accento di mal contento? Suvvia, sa benissimo che non le ho chiesto una cifra ingiusta per il lavoro. La spesa da lei affrontata è stata sicuramente proporzionata al valore di questa meraviglia che ho qui. Del resto lei da solo non sarebbe mai riuscito neanche a rintracciarla con i pochi indizi che aveva mentre i miei esperti hanno fatto un lavoro eccezionale, e credo che di questo dovrebbe darmene atto."

Spectre rovesciò la testa indietro e dalla sua gola si levò una risata stridula e maligna.

"Quest! Lei mi piace! Sono costretto ad ammettere che ha ragione, il suo lavoro e quello dei suoi collaboratori è stato eccezionale. I vostri servigi valgono indubbiamente il prezzo pattuito."

"Allora sono sicuro che vorrà saldare volentieri il rimante del conto."

"Ma certo!"

Battè le mani e uno degli uomini aprì una valigetta mostrandone il contenuto. Il luccichio dei diamanti riempì gli occhi di Quest che li fissava sorridente mentre i suoi uomini rimenavano concentrati sugli altri onde non farsi cogliere impreparati in caso di brutte sorprese.

"Spero che a lei non dispiaccia se prima di saldare do un occhiata alla merce."

Per tutta risposta, tenendola sulle braccia, Quest aprì la scatola mostrandogliene il contenuto.

Spectre deglutì e chiese:

"Il panno che l'avvolge è..."

"Pelo di olifante consacrato da un arcimago, si. Procurarcene uno è stato difficile almeno quanto recuperare la nostra bella amica. Sulla Terra di Olifanti non se ne sono mai visti molti e attualmente sono tutti estinti."

"E l'arcimago?" chiese preoccupato l'acquirente "Non ha chiesto nulla? Non si è insospettito?"

"Non ci siamo rivolti al Mago supremo di questo mondo ovviamente. Quello è un tipo sveglio ed in gamba, non gli ci sarebbe voluto molto a capire per cosa ci serviva una cosa del genere. Non avrebbe mai accettato la nostra richiesta e avremmo dovuto anche affrontare il problema di trovarcelo sicuramente contro."

"Non ne so molto ma ho sentito dire che è un osso particolarmente duro. E' vero che possiede un talismano appartenente a quello che voi chiamate Agamotto?"

"Si, voi lo conoscete come l'Occhio di Xarrani. Tale oggetto è in suo possesso attualmente."

"Conosco pochi altri oggetti mistici potenti come quelli."

"Le potrei citare l'elmo dei dio che voi conoscete con il nome di Sarsalion..."

"Sarebbero due articoli molto interessanti... lei che ne pensa?"

"Di solito non rifiuto mai un incarico, specie se rappresenta anche una bella sfida oltre che una grande fonte di guadagno ma in questo caso devo dirle no. Mettermi contro  due dei Maghi Supremi più potenti dell'Esistenza non mi sembra il caso. Comunque come le dicevo prima il panno me lo ha dato un Arci mago di uno stream secondario, decisamente meno potente, più arrendevole ed avido del nostro Dott. Strange."

"Capisco. Posso vederla... senza il panno?"

"Lei è incontentabile!"

lo ammonì bonariamente Quest e, attento a non sfiorarla direttamente, le tolse la copertura da sopra. Stavolta nessuno potè ignorare la visione che catturò lo sguardo di tutti. Spectre avrebbe voluto mettersi a piangere dalla contentezza. Quest era più che soddisfatto e trionfante annunciò:

"Signor Spectre, ho il piacere di mostrarle quello che da millenni gli occhi mortali ed immortali non hanno più visto. Una delle due Spade Nere Gemelle, appartenute ad Arioch in persona: Stormbringer!"

Spectre disse in un sussurro carico di rispetto e gioia:

"E proprio lei!"

 

 

 

Glenshine, nei pressi di Londra - Inghilterra. Diverse ore prima dell'accaduto, circa le 11.00 della mattina.

 

 

Peter Parker appoggiò la fronte contro le piastrelle del muro della doccia, mentre l'acqua cadeva lungo la schiena, passando sopra gli ematomi e i tagli che ancora gli facevano male. Weird lo aveva pestato ben bene e si chiese cosa sarebbe successo se quelli di Crown non fossero intervenuti. Doveva muoversi e uscire fuori perché doveva preparare il fluido per la missione di quella sera. Gli avevano detto che l'incontro con il cliente sarebbe avvenuto grosso modo intorno alle 21 e quello sarebbe stato il momento migliore per prendere Quest. All'azione avrebbero partecipato Flare, Leone Rosso, Grendel, Performer, Gunther e Shine. Il viaggio l'aveva fatto con Flare e Leone ma gli altri non li aveva visti. L'idea di collaborare con loro non gli sembrava di certo peggiore di quella di collaborare con gli uomini del P.H.A.D.E. e visto come erano andate le cose non si sentiva certo entusiasta all'idea, tuttavia aveva un debito nei loro confronti e non aveva potuto rifiutargli la richiesta: Flare voleva prendere Quest quanto lui. All'ufficio postale aveva trovato un pacco che conteneva una serie di documenti falsi e un costume da U.R. modello tradizionale.

Aveva fissato la maschera rossa con una certo senso di sollievo e aveva passato il resto della giornata a preparare il fluido con cui aveva riempito le cartucce e le tele d'impatto, nonché l'anestetico di cui erano imbevuti i pungiglioni. Trovare i prodotti chimici non era stato semplice ma alla fine c'era riuscito.

Sentì bussare alla porta.

"Chi è?"

"Sono io, ti dispiace se entro?"

"Un momento solo."

Infilò la parte inferiore del costume e la maschera e disse:

"Vieni, puoi entrare ora."

Flare fece il suo ingresso, vestita in borghese con una blusa color verde pastello e un paio di jeans a costine verde scuro, scarpe da passeggio basse, marroncino chiaro, trucco leggero sul viso, niente rossetto.

Alta poco più di 1.70, aveva una corporatura piuttosto proporzionata, decisamente tonica, lineamenti insolitamente duri per una ragazza ma tutt'altro che spiacevoli, occhi scuri, nocciola intenso, capelli biondo cenere arricciati che erano tagliati corti, acconciati in modo decisamente maschile. Avanzò con passo sicuro non badando al fatto che fosse a petto nudo e guardò divertita il kit per il trucco facciale con cui lui si era mascherato, in modo da non farsi riconoscere.

Prese tra le dita un paio di baffi finti che facevano bella mostra di sé su di un comodino e si mise a sedere sul letto accavallando le gambe. Li osservò tra il divertito e l'incuriosito.

"Lo fai sempre?"

"Vedo che tu non ti preoccupi della tua identità segreta, io invece si."

"Anche io, credimi. Ma per te, con o senza trucco, rimango un volto sconosciuto in una folla di volti sconosciuti. Stai bene con quel costume, non che l'altro non mi piacesse ma è così che ti ho visto la prima volta."

"Davvero?" chiese sarcastico.

"Si." rispose lei senza dare a vedere se sé ne fosse avveduta o meno" Un servizio alla tv che ho visto anni fa, quando eri all'inizio della tua carriera ed eri ancora una novità. Sei stato uno dei primi dopo anni di assenza dalle scene di paraumani e vigilantes mascherati vari, lo sai?"

"Me lo hanno detto."

"E che cosa provi?"

"Ad appartenere ad una schiera di matti che gira con calzamaglie aderenti nel vano tentativo di combattere il male?"

"Si serio..."

"Mi chiedo se serva a qualcosa farlo."

"E hai mai trovato una risposta?"

"Si: ho una responsabilità, un dovere che deriva dalle mie capacità; ho il dovere di utilizzarle per difendere il prossimo."

Lei lo guardava, con aria di vera ammirazione.

"Perché mi fissi così?"

"Perché ho davanti a me una legenda del mondo contemporaneo. Capisci, è come se un abitante dell'antica Grecia si fosse trovato di fronte Ercole in persona..."

"Credo che sia successo."

"Si, certo, ma capisci cosa intendo?"

"Temo di essere ad un livello decisamente inferiore rispetto all'olimpico."

"Non per me."

"Come?"

"La superbia è un peccato e la troppa modestia anche..."

"Interessante detto, devo annotarmelo da qualche parte."

Lei cominciò a scrutare i muscoli del suo corpo: i pettorali, gli addominali, i bicipiti delle braccia, le cosce; era magro, un profilo estremamente snello ma la muscolatura era ben sviluppata, non gonfia, ma allungata e sicuramente molto potente; l'ingannevole magrezza nascondeva un fisico forte e agile in modo sovraumano e questo lo sapeva bene.

"Hai finito di sondarmi con i raggi x?" chiese imbarazzato e anche un po' arrabbiato l'Uomo Ragno.

"Sei sposato?"

"No." rispose fingendo indifferenza.

"Hai una ragazza? No, non rispondermi, anche se l'avessi non mi diresti la verità. E' vero che una volta te la facevi con quella che chiamano la Gatta Nera?"

"Anche questo lo hai visto su un programma tv?"

"No, letto su Marvel bullpen."

"Su cosa?"

"E' una rivista nata 6 anni fa che tratta del mondo a 360 gradi dei super eroi, raccontando anche pettegolezzi e dicerie varie."

"Ci mancava solo una rivista scandalistica su di noi."

"Ti va di farti una scopata?"

Il silenzio era calato come un pesante maglio in quella stanza, gelando il sangue del ragnetto che era rimasto bloccato con le braccia conserte appoggiato al telaio della porta del bagno. Deglutì e poi, con molta calma, chiese:

"Hai voglia di scherzare?"

Flare rispose con grande serietà:

"Mi dispiace se ho sconvolto il tuo senso della morale. Per me non c'è nulla di male nel farsi una scopata prima di una missione, specie con qualcuno che ti attrae fisicamente e, nel tuo caso, l'attrazione è anche doppia. Voglio dire, farmi uno degli uomini che mi ha ispirato durante la mia carriera di super eroina sarebbe il massimo, proverei un doppio orgasmo solo per questo. Sai, ogni volta che sto per imbarcarmi in qualche impresa, faccio sempre qualcosa di strano, o avventato o piacevole... perché potrebbe essere l'ultima volta."

L'Uomo Ragno rifletté su quelle parole, pensando effettivamente quante volte si fosse trovato in situazioni dalle quali era uscito per il rotto della cuffia quando ormai pensava di essere condannato. In quei momenti avrebbe voluto solo rivedere la sua famiglia ma, anni addietro, i primi tempi, la sua mente veniva affollata effettivamente da pensieri insoliti e bizzarri e, qualche volta, si era comportato in modo strano per i suoi standard. Quando comprò la sua vecchia moto, aveva sempre pensato che fosse per far colpo sugli amici, ma in realtà voleva fare qualcosa di diverso, che lo facesse uscire dal personaggio di Peter Parker il secchione e lo rendesse un po' più umano. Nella sua mente c'era la figlia, la moglie e lui che le portava in giro con quel ferro vecchio che aveva tanto amato. Nella sua mente c'era anche una ragazza di nome Ilya che non avrebbe dovuto esserci e la voglia di baciarla ancora, di averla lì per poterla possedere con forza e senza rimorso.

C'erano anche lo zio Ben e la zia May e avrebbe tanto voluto che fossero ancora vivi, per chiedergli consiglio e aiuto in quel momento.

"Flare..."

"Mi chiamo Vasiliki, ma tu puoi chiamarmi Vasso, come fanno i miei amici."

"Vasso... grazie per l'offerta ma non sono il tipo. Spero solo di non averti delusa."

Lei si alzò in piedi e gli si fece vicino e, inaspettatamente, gli dette un bacio sulla guancia, in modo molto tenero e affettuoso.

"Tutt'altro. Tu sei uno di quei miti che non deludono mai vero?"

"E' una delle cose che temo di più."

"Essere un mito?"

"Che la gente creda che io possa non deluderla mai..."

 

Erano le ore 9.35 p.m., ed erano appostati su una collinetta antistante il luogo dell'incontro, ventre a terra, ognuno con un cannocchiale digitale con cui osservava la scena. Quest era senza maschera, un uomo sulla quarantina, biondo chiaro, carnagione abbronzata con una leggera cicatrice sulla guancia sinistra, occhi azzurri e il naso leggermente troppo lungo per quel viso. Spectre era invece molto alto, 1.95, fisico massiccio, spalle larghe, un viso lungo e affilato, con le guance scavate, labbra chiare, larghe e sottili, una fronte piatta e non troppo alta, il naso aquilino e dalle larghe falde, gli occhi leggermente allungati, di un indefinibile grigio - verde, un pizzo lungo intrecciato con un filo di perline, color nero, mentre una folta chioma rossa cadeva raccolta in una treccia lungo la schiena. Indossava una giacca di lana grezza verde scuro, con toppe di tweed sui gomiti, una camicia a quadretti in tessuto oxford, pantaloni di velluto color asfalto, forse un po' troppo larghi, e scarpe di cuoio di foggia italiana. Con lui c'erano solo due uomini mentre Quest, compresi Weird e Perfection, ne contava 12. Sapevano che ce ne dovevano essere altri e quando Performer tornò dal suo giro di perlustrazione confermò i loro sospetti:

"20 Uomini Quest," riferì il grosso uomo rasato con uno spiccato accento russo" 25 l'altro figlio di puttana."

"Ne sei sicuro?" chiese in un sussurro Flare.

"Come sempre, capo."

L'Uomo Ragno si girò per guardarlo e ne approfittò per dare un'occhiata agli altri uomini presenti.

Shine sembrava essere molto giovane, sulla ventina, esile e con un volto esangue, spigoloso ma stranamente attraente con quei suoi grandi occhi neri e quel sorriso radioso e spontaneo. Leone Rosso lo conosceva già mentre Gunther era un'altro dei nuovi per lui: il suo profilo era decisamente inquietante ed indossava una maschera scura che ne impediva di intuirne i lineamenti, con due aperture per gli occhi, coperte da lenti, ed una sottile per la bocca, coperta da una pellicola semitrasparente. Poteva avvertirne lo sguardo ostile e il suo atteggiamento era stato di fredda indifferenza durante tutti i preparativi per quella missione.

Grendel non l'aveva visto, gli era stato riferito che sarebbe intervenuto al momento opportuno fornendo copertura aerea.

Tutti i membri di Crown indossavano un'uniforme di elastan blu scuro, con una corona di stelle all'altezza del cuore, il loro simbolo, e ognuno portava qualche tocco personalizzante, come le maniche mancanti di Flare, o il mantello e la maschera di Gunther, i molteplici porta oggetti di Performer, gli stivali alla coscia di Shine, la casacca rosso scuro di Leone rosso. Durante la riunione che avevano avuto a Glenshine, in un vecchio palazzo abbandonato, aveva notato quanto, ad eccezione di Gunther, sembrassero affiatati e provò invidia per loro, chiedendosi se lavorare da solo per tutto quel tempo fosse stata la scelta giusta.

 

Quest aveva finito di mostrare a Spectre quella che sembrava una spada ma, la cosa davvero bizzarra ed inquietante, era stato che una volta tolto il panno che la copriva il senso di ragno del ragnetto si era messo in moto, facendogli provare diverse dolorose scariche che da dietro la nuca si spandevano come anelli lungo la spina dorsale. La pelle sotto il costume si era accapponata e, con un certo disappunto, si accorse che stava ansimando e sbavando, quasi fosse un animale spaventato. Flare lo fissava, preoccupata per i versi che gli aveva sentito emettere.

"Tutto bene?" chiese la ragazza.

"No... c'è qualcosa che non và."

"E tu come lo sai?" chiese Performer.

"Lui sa molto più di quel che non sembri" intervenne pacato Leone rosso in un accento che non era facilmente riconoscibile.

" Amerikan..." disse quasi fosse un insulto Gunther, con la sua voce dal timbro così particolare.

" Il ragno ha parecchia più esperienza di noi, dovremmo fidarci." fece Shine.

"Parla per te ragazzina" disse scherzosamente Performer, facendole l'occhiolino." quando a testa di tela qui presente cambiavano il pannolino io aveva già affrontato la mia prima missione."

"Comunque, sembra che il Ragno qualcosa la sappia. Ci vuoi dire che cos'è?" insistette di nuovo Flare.

"E' quella cosa, la spada. Non posso spiegarvi... fidatevi di me, è molto pericolosa."

"Bene, tra un po' lo scopriremo."

"Stiamo andando?"

"Quale momento migliore?"

"Ne sei sicura?"

"Sempre! E poi, comunque all'altro mondo potrò dire di aver dato un bacio all'Uomo Ragno."

Nel buio della sera, sotto un cielo leggermente velato, si scambiarono un invisibile sorriso.

 

 

 

L'Uomo Ragno agganciò con il braccio una guardia di Quest, colpendone una di Spectre con un calcio che la scaraventò a 15 metri di distanza mentre la costringeva a cadere a terra. Applicò una leggera pressione, facendola svenire per soffocamento, attento a non ucciderla. Per evitarle di essere ammazzata dai colpi dei compagni dovette incollarsela mentre compiva un lungo balzo laterale, e la scaricò prima di dirigersi verso 2 uomini armati di uzi.

Li bloccò con uno spruzzo di tela, incollandoli l'uno all'altro e, a un metro sopra le loro teste, li colpì privandoli dei sensi prima di atterrare con un'elegante capriola alle loro spalle.

Flare, in un lampo simile al guizzare del fuoco, si era trasformata in una fiamma vivente di forma antropomorfa. Diresse due lingue di fuoco rosse gialle scaturite dalle mani contro la Qvale Modena facendola rotolare di lato per diversi metri prima di esplodere. I proiettili non riuscivano a toccarla perché si scioglievano prima e intanto dava ordini ai suoi uomini che agivano con grande determinazione e rapidità.

Performer aveva stesso da solo quattro nemici, dapprima caricandoli quasi fosse un giocatore di football, poi, sorprendendoli, prodigandosi in una serie di tecniche che ricordavano in parte la Capoeira e in parte il Wu shu acrobatico.

Shine aveva messo le mani una sopra l'altra, all'altezza del diaframma, e poi aprendole ne era venuta fuori una sfera luminosa che, proiettata verso la Tuscan, si era divisa in tre, distruggendola e facendo svenire due uomini.

Leone rosso aveva emesso una serie di scariche scarlatte dalle mani che avevano trasformato in fango le armi degli assalitori.

Gunther aveva spiccato il volo, lanciandosi contro le due Mercedes e riducendole in tanti pezzi fumanti.

Quest stava osservando la scena con aria interessata, mentre Weird e Perfection lo fiancheggiavano, pronti a dare la vita per lui. I loro avversari li stavano circondando e Spectre sembrava esserne molto contrariato.

"Allora Quest! Mi vuole o no dare Stormbringer? Così farò finire io personalmente questo casino."

"Mi sembra giusto, mio cortese amico, del resto ha pagato per averla."

Gli porse la scatola e quello, rapidamente, corse ad afferrare l'impugnatura dell'arma.

 

Il tessiragnatele sbaragliò da solo cinque uomini che avevano cercato di sopraffarlo, lanciandoli per ogni dove e provocando un fischio d'ammirazione di Shine.

"Calma piccola" fece Performer un po' seccato" Io lo saprei fare bendato e con un braccio dietro la schiena."

"Sciocco russo! Non so chi sia più irritante, se tu o l'amerikaner con la sua aria da salvatore del mondo! Invece di cercare di far colpo su quella insulsa ragazza pensa a combattere!"

Gunther sollevò la carcassa arroventata della T.V.R., lanciandola alla spalle di un gruppetto di guardie che caddero a terra spaventate.

Il ragno non badava a quello che dicevano, troppo preso dall'allarme che continuava a registrare e che stava compromettendo la sua percezione di altre fonti di pericolo. C'era qualcosa che non andava, di decisamente sbagliato, e cominciava a temere seriamente.

Si voltò, bloccando un uomo armato di machete che avrebbe voluto provare ad affettarlo, strappandogli l'arma di mano e rompendola. Evitò una rapida sequenza di tre calci al volto ed uno a spazzata che avrebbe dovuto sorprendere qualsiasi altra persona e per poco non sorprese lui. L'aveva a malapena avvertito ed era saltato all'ultimo secondo. Si accucciò rapidamente, agganciando con la sua presa speciale la caviglia dell'avversario, sollevandolo di colpo da terra e sbattendolo sul terreno, attento a non ucciderlo ma solo a sballottolarlo un po'.

Cercò con lo sguardo Quest, incontrando gli occhi infuocati di Weird. Sentiva ancora i dolori del loro ultimo scontro e voleva prendersi una bella rivincita ma, proprio mentre lo pensava, la testa esplose in una fiammata liquida mentre il suo senso di ragno urlò che il grande pericolo era arrivato.

 

Il volto di Spectre era deformato da una ferina rabbia e da una gioia selvaggia che raramente aveva visto. Gli ricordò Goblin nei suoi giorni peggiori e lo Scorpione all'apice della follia. I denti aguzzi e ingialliti balenarono nella notte rischiarata dalle torce e gli occhi crepitavano, pervasi da un energia aliena, che scorreva dalla lama nera attraverso il braccio. Il nero sembrava essersi fuso e divenuto più che un colore, quasi fosse il vuoto siderale stesso.

Senza dire nulla uccise una delle sue stesse guardie del corpo e quello che successo fu incredibile e atroce al tempo stesso.

La vittima lanciò un urlo disumano che si interruppe quasi subito, mentre un lampo verdastro si levò dalla ferita, penetrando nella spada nera, quasi ne venisse risucchiato. Gli occhi di Spectre, da rossi, divennero di un verde intenso. Ghignò ed urlò la sua sfida agli eroi, mentre il cadavere ridotto in pochi istanti ad una mummia rinsecchita venne lanciato di lato:

"Vediamo cosa sanno fare i campioni di questo mondo!"

Gunther accettò la sfida gridando:

"Per la Patria! Per il Popolo! Per il Furher!"

Per un pelo non venne colpito ma proprio all'ultimo era riuscito a scansare il colpo ma cadde a terra come se la lama l'avesse squarciato. Gridò, evidentemente sorpreso da quanto accaduto e anche i suoi compagni lo sembravano.

"Non è possibile!" disse a denti stretti Flare.

L'Uomo Ragno sentiva che progressivamente il suo senso di ragno vibrava con maggior forza. Vide Gunther provare a rialzarsi e guardarsi la dove c'era una striscia del suo corpo che sembrava essere congelata. Portò la mano sulla insolita ferita e cominciò a vacillare vistosamente fino a piegarsi sul ginocchio destro mentre vi premeva sopra quasi volesse trattenere qualcosa.

"Ah! Non serve a niente amico mio! Avresti dovuto essere meno avventato! E' stato interessante! Non hai idea di quanto nutrimento tu ci abbia dato e non ti abbiamo neanche toccato direttamente! Quando ti infilzeremo da parte a parte ci renderai molto potenti."

"NO!" Urlò Shine cercando di colpirlo con una delle sue sfere luminose che venne tagliata in due dalla misteriosa Stormbringer.

La ragazza era rimasta a bocca aperta, incapace di dire nulla, era la prima volta che era accaduta una cosa del genere in vita sua e anche gli altri sembravano altrettanto stupiti, anche se mantenevano le loro posizioni.

"Uomo Ragno!"

La voce di Flare lo scosse e cercò di riprendersi, controllando il flusso di sensazioni che stava provando.

"Ci sono Flare!  Sembra che non ci si possa avvicinare, quella spada è pericolosa! Non preoccuparti per il tuo uomo, a lui ci penso... io!"

spiccò un lunghissimo balzo, con tutta la potenza che gli consentivano le gambe, agganciando e tirando a forza verso di se Gunther con una tela. Lo prese tra le braccia e atterrò oltre Spectre che aveva osservato divertito la scena.

"Come và?"

" Fottuto Yankee... ti devo la vita. Stai tranquillo che contraccambierò."

"Non ne dubito amico krauten, ora però stai buono, non ho capito cosa ti ha fatto quello ma mi sembra una cosa seria."

"Ah, puoi dirlo forte mio misterioso ragno umano!"

"Uomo Ragno prego! Il ragno umano era un nome a cui avevo pensato anni fa ma il mio curatore di immagine aveva detto che non andava bene e che Uomo Ragno suonava meglio ed era molto più commercializzabile."

"Che differenza vuoi che faccia il nome, visto che presto morirai come tutti i tuoi amici?"

"Certo che fa differenza. Dopo che avrò finito di cambiarti i connotati e ti chiederanno chi è stato potrai rispondere correttamente alle domande della polizia."

Mentre Spectre era distratto dal ragno, Flare provò a prenderlo alle spalle ma, un attimo prima che riuscisse a mettergli le mani infuocate addosso, quello si voltò trafiggendola al ventre con Stormbringer. Lo stesso straziante urlo, la stessa scintilla verde mentre la fiamma si riconvertiva in carne. Gli occhi sbarrati sotto lo sguardo atterrito dei suoi compagni. L'Uomo Ragno che proiettandosi alla velocità di 860khm orari, la prese allontanandola dalla spada, facendogliela scivolare attraverso il corpo. Si fermò per assicurarsi che lei stesse bene ma il suo volto era contratto in una orribile smorfia.

"E' inutile! Stavolta la Spada Nera ha morso direttamente la sua vittima e anche se la allontani è comunque condannata. Certo, l'assorbimento della sua energia vitale e della sua anima è un po' più lento ma ormai, caricata di forza com'è, l'arma vivente la succhierà via in fretta."

"Maledetto!"

"Non inveire contro di me ma prenditela con..."

Un colpo simile ad una scarica elettrica si abbattè dall'alto verso Spectre. Si alzò un grande fumo e pochi istanti dopo, fissando in cielo, l'Uomo Ragno vide che scendeva in cerchi concentrici sempre più stretti una creatura alata, una sorta di rettile antropomorfo, con la testa e la schiena ornata di un lungo crine e una coda che si agitava nell'aria.

"Grendel!" gridò piena di speranza Shine.

"Sono qui!" rispose con voce piena e profonda la creatura." Maledetto nazista! E' tutta colpa tua se Flare è ridotta così! Se non fosse stato per l'Uomo Ragno ora sarebbe morta! Dovrei staccarti la testa e gettarla via."

"Mein Freund, dubito che ci riusciresti... ma per quanto riguarda quello che dici hai ragione... è stata colpa della mia avvent... Mein Gott!!! Das impossible!"

Diradato il fumo, al centro di una ampio cerchio di terra bruciata, stava Spectre, che sorridente stringeva la spada percorsa da scariche elettriche.

"Voi non avete idea del potere di Stormbringer! Maledetti bastardi ignoranti! Questa arma fu forgiata dagli dei del caos di un diverso piano dimensionale e fu posseduta da Arioch il folle in persona! Credete sia possibile imbrigliarne tanto facilmente il potere e sottometterne l'oscura forza? La vostra amica è condannata! Non potrei salvarla nemmeno io poiché ora la Spada Nera si sta nutrendo di lei. L'unica speranza per voi è lasciarmi andare... perché da dove andrò ora la spada non potrà farle male, e il legame mortale che le unisce sarà reciso."

Per alcuni istanti nessuno seppe che dire, finché Grendel non cominciò a farsi avanti urlando:

"Bastardo! Che Dio ti maledica! Quando avrò strappato il tuo cuore e le tue viscere, frantumerò io stesso quella dannata spada e..."

"Fermo!" lo ammonì l'arrampicamuri che era balzato al suo fianco e lo bloccò sollevando un braccio tra di lui e il suo bersaglio.

"Ma come?! Dopo quello che ha fatto a Flare osi dirmi che dovrei fermarmi?"

"Proprio per questo non è il caso di peggiorare le cose. Il vostro capo è stato ferito gravemente e per quello che ne sappiamo lui potrebbe aver detto la verità: l'unica speranza di salvezza e lasciarlo andare. Non abbiamo scelta, per il momento dobbiamo fidarci."

"Il ragno ha ragione" convenne Leone Rosso" Ho provato a lanciare degli incantesimi verso quella spada per sondarne le reali capacità ma nessuno di essi ha avuto effetto. Qualunque cosa sia è molto pericolosa e non ne sappiamo nulla... lasciare andare quel bastardo è l'unica opzione che abbiamo."

"A me la cosa non piace... ma temo non abbiamo scelta." Disse tristemente Performer.

L'Uomo Ragno aveva nel frattempo notato che Quest si era defilato, sparendo nel nulla. Giurò a sé che prima o poi lo avrebbe ritrovato ma in quel momento doveva pensare al presente e occuparsi di Flare.

"Bene. Hai sentito cosa hanno detto? Vattene pure Spectre."

"Vi saluto dicendovi: addio per sempre amici."

Cominciò a correre verso una collina non molto distante da dove, ad un suo gesto, era cominciato a provenire un singolare bagliore che bene presto divenne una colonna di luce dorata che si alzava fino al cielo.

"Ed ora cosa facciamo?" chiese terrorizzata Shine.

"Portatela ad un ospedale."

"E tu cosa farai Ragno?" chiese Leone

"Lo seguo."

"Cosa? Ma pensavo lo volessi lasciare andare..."

"Si. Infatti lo seguo dove ha intenzione di andare... voglio salvare Flare ma non voglio che quell'arma, qualunque cosa sia, rimanga nelle sue mani. Ho un brutto presentimento. Voi rimanete qui... non voglio che si accorga di essere seguito... da solo ho buone possibilità di non farmi notare."

Sentì una flebile voce che lo chiamava e lui si chinò verso la ragazza ferita.

"Non... andare... è..."

"Shhh. Va tutto bene. Non dimenticare che non è certo la prima volta che mi caccio in situazioni del genere. Quando torno andremo a mangiare qualcosa insieme e ti farò pure un autografo. Tu pensa solo a guarire."

Le carezzò delicatamente la guancia mentre lei gli sorrise, ormai pallida ed emaciata come se fosse stata colpita da un misterioso morbo, e si alzò seguendolo a gran velocità.

 

Spectre arrivò innanzi la colonna di energia dorata e, sorridendo, vi si gettò dentro.

Pochi secondi dopo, l'Uomo Ragno, pregando iddio di non commettere un errore fatale, lo seguì.

 

La colonna tremolò, spegnendosi nell'oscurità.

 

"L'amerikaner è stato molto coraggioso."

"Forse è stato troppo avventato..."

"No..." fece Flare che cominciava a sentirsi un po' meglio, quasi fosse stata esorcizzata da una nera presenza che si era insinuata al suo interno" è semplicemente l'Uomo Ragno..." pronunciò quelle parole con grande fiducia.

 

 

Fine

 

 

 

Per commenti e/o suggerimenti, scrivete a Spider_man2332@yahoo.com

oppure Loky_Lolth@hotmail.com