Ma#velit presents:
Uomo Ragno #46.
Phade away...#2.
di Yuri N. A. Lucia
In volo sull’Atlantico. - Velivolo del P.H.A.D.E. - Ore 10.00 p.m.
Si sentiva piuttosto a disagio, lì, seduto fianco a fianco a quegli uomini, che per lui erano dei perfetti sconosciuti. Tutti indossavano un passamontagna, lui compreso, che ne copriva i lineamenti, e portavano un rilevatore di luce residua assicurato con una cinghia alla testa. Anche lui era vestito come loro: tuta d'assalto, colore scuro, guanti, giacchetto senza maniche pieno di tasche, con la differenza che i suoi stivaletti erano decisamente più leggeri, gli occhi erano coperti da lenti scure, molto meno grandi di quelle che usava per la sua maschera abituale, ed invece di avere armi letali, portava con se solo fumogeni e una pistola caricata a narcotici. Per tutto il tragitto si erano rivolti a lui, quelle rare volte, chiamandolo signore, cosa che lo metteva a disagio. Gli era stato detto che era un paraumano, addestrato per missioni di quel tipo e che dovevano collaborare con lui. A loro tanto bastava, si trattava di professionisti avvezzi a quel genere di lavori, fedeli agli ordini ricevuti, tutti con un curriculum impeccabile, buoni patrioti pronti a morire nell'adempiere il proprio dovere se necessario. Peter sospirò silenziosamente, e buttò un occhio alla fascia segna ora sulla parete: meno di un’ora per arrivare sul bersaglio, calcolando la velocità del veicolo. Si trattava, gli aveva spiegato Russel Lindsey, l'uomo presentatogli dalla Miles, di una derivazione del Quinjet usato dai Vendicatori. Alcuni reparti d'elite ne possedevano uno, lasciando intendere che fosse segno di una certa importanza. Sicuramente doveva esserlo, visto la portata della loro Organizzazione: il P.H.A.D.E.
Cercò di riordinare le idee e di ricordare come si fosse trovato lì. L'incontro con Dafne Miles sembrava un sogno, avvenuto solo pochi minuti prima, ed invece erano passati alcuni giorni...
New
York City - Abitazione di T. O. Rucker. - Ore 17.00 p.m.
"Rucker maledizione! Capisci cosa voglio dire!"
La sua voce era disperata e quasi incollerita.
"E' accaduto proprio ciò che temevo. Qualcun'altro conosce la mia vera identità."
Il poliziotto sedeva su una poltroncina, tenendo le gambe accavallate, mentre fissava apparentemente distratto un punto del soffitto. Aspirava lentamente la sua sigaretta, con una calma che stava mandando su tutte le furie un agitato Peter Parker.
"Tanto per iniziare - disse con voce che non tradiva particolari emozioni -, da quello che mi hai raccontato, sapevano già di te prima della storia di Scorpione. Se è vero, e non abbiamo motivo di dubitarne, fin'ora non hanno mai pensato di rivelare pubblicamente la tua identità ma anzi, stando a quanto dicono è loro interesse proteggere il tuo anonimato si che tu possa continuare ad operare indisturbato. Ho fatto dei controlli, chiedendo dei favori ai miei amici nel F.B.I. e ad un paio che hanno lavorato nella C.I.A., e anche se ne sanno pochissimo, per non dire nulla, P.H.A.D.E. esiste davvero. Se ne parla molto poco, vista la sua natura, ma non si tratta di un bluff. Del resto non si è limitata a dirti che sei l'Uomo Ragno, ti ha dimostrato senza ombra di dubbio che siete la stessa persona, portandoti tutta una serie di prove, dimostrazione che dietro c'è stato un buon lavoro di investigazione, costante negli anni."
Si era un po' calmato, grazie al tono pacato usato dall'amico, tuttavia rimaneva visibilmente scosso. Rucker questo lo aveva capito e cercava di essere il più rassicurante possibile. I nervi del ragazzo erano stati già messi duramente alla prova nell'ultimo periodo e voleva evitare un crollo nervoso.
"Ed è questo che mi preoccupa. Durante la nostra chiacchierata, la signorina Miles, se questo è il suo vero nome, mi ha detto che nel tempo, hanno protetto più di una volta il mio segreto, impedendo che divenisse di pubblico dominio... ma avrebbe anche potuto essere interpretato come una minaccia che lo avrebbero fatto se mi fossi rifiutato di obbedirgli. Hanno le prove, tu stesso lo hai detto, stavolta penso che niente potrebbe salvarmi."
"Però di fatto, non ti ha minacciato, si è solo limitata ad esercitare una piccola pressione psicologica su di te, facendoti presente che pur sapendo tutto, non hanno mai lasciato trapelare nulla, anzi, si sono adoperati in tutti i modi affinché Peter Parker e l'Uomo Ragno rimanessero per la pubblica opinione, due individui ben distinti. Vogliono qualcosa da te, e hanno cercato di convincerti ricorrendo a un banale trucchetto. Tuttavia se avessero voluto andarci pesante, si sarebbero comportati in modo diverso. Non credo sia nel d.n.a. di questa organizzazione farlo: hanno sempre operato rispettando il principio della massima segretezza giusto? Dovevano tenere il profilo basso anche perché entravano in possesso di informazioni molto importanti per la sicurezza nazionale. Il che significa che i suoi membri sono abituati ad agire con discrezione e nella maniera meno vistosa possibile, probabilmente secondo il principio del massimo minimalismo, quindi anche a trattare nel modo più tranquillo che si possa con i paraumani con cui vengono a contatto... e noi non abbiamo motivo di non pensare che ci siano stati altri avvicinamenti nel corso degli anni... anzi, da come la signorina di cui mi hai parlato si è comportata, direi che hanno una certa esperienza nel campo."
"Lo penso anche io analizzando meglio la questione. Ma cosa dovrei fare secondo te?"
"Accettare."
"Cosa?"
"E perché no Peter.
Siamo onesti, cos'hai da perdere? Non credo che rifiutandoti loro ti
smaschererebbero pubblicamente per vendetta,
perché in quel caso tu potresti montargli contro gli altri tuoi colleghi
che tengono alla propria sicurezza e alla propria intimità. Senza contare che
potresti accusarli di aver messo a repentaglio la tua vita, sollevando contro
di loro l'opinione pubblica e rivelando la loro esistenza, e ricorda, per
quanto in passato tu non sia stato ben visto, la privacy è qualcosa a cui gli
americani tengono molto. Scateneresti un linciaggio morale e non solo... quindi
non gli converrebbe farlo. Però in questo caso sei tu
che hai da perdere. Volevi sistemare i Jong e la questione del traffico di armi
hi tech? Loro ti danno i mezzi per farlo. Ascolta bene i termini dell'accordo
che ti proporranno prima di rifiutarlo a priori solo perché sei abituato a
lavorare da solo..."
"E con gli altri... Kaine,
Ben, Matt... e tutti i super tizi che conosco? Dovrei parlarne anche a
loro."
"Per il momento dovresti avvertire solo gli amici più stretti, ma non far circolare la notizia, dovrai vincolarli al segreto. Non dimenticarti che comunque, anche queste persone tengono anche alla loro di privacy ed è sempre meglio non pestarsi i piedi con nessuno quando si può evitare di farlo."
Si lasciò cadere su una poltrona che stava di fronte a quella dell'amico. Era strano, lo conosceva relativamente da poco eppure si fidava del suo consiglio come se fosse una della persone più care mai avute.
"Accidenti, e dire che le cose con M.J. cominciavano
ad aggiustarsi... avevo ripreso il lavoro da poco... Dio! Vorrei urlare. Dovrò
parlarne apertamente con lei, non posso
nasconderglielo. Il fatto che qualcuno conosca la mia identità la riguarda, è
mia moglie e rischia anche lei... e mia figlia! Mia figlia Rucker! Perché devo
sempre metterle in pericolo!"
Si coprì il volto con le mani,
cercando di trattenere i singhiozzi di disperazione. Rucker sapeva bene cosa
volesse dire...
In volo sull’Atlantico. -
Velivolo del P.H.A.D.E. - Ore 10.50 p.m.
"Signore, tra poco saremo
sul luogo dello sbarco. "
Si sentiva nervoso, perché il
ruolo di agente segreto era qualcosa che sentiva non calzargli proprio,
nonostante i precedenti familiari.
Parlò di nuovo il tenente Roche,
un ragazzo prossimo alla trentina, con l'aria di chi ne aveva viste tante.
"Signori, ci atterremo al
piano concordato in precedenza, lei ricorda cosa deve fare?"
Uomo Ragno trasse un respiro e
rispose cercando di nascondere la sua ansia:
"Io andrò in avanscoperta, mi infiltrerò all'interno dell'installazione nemica. Disattiverò tutti i congegni di sicurezza. Dopo mezz'ora dalla mia entrata la squadra Rosso 1, eseguirà la manovra diversiva, cercando di attirare in un combattimento allo scoperto quanti più uomini possibile. Rosso 2 invece entrerà dal punto b-8, che, sperando vada tutto bene, sarà stato reso accessibile dal mio lavoro."
L'ufficiale aveva l'aria compiaciuta e assentì prendendo la parola e continuando ad esporre:
"Dovremo essere rapidi una volta dentro! Ricordate: nessuno spari se non per difendersi, voglio il minor numero di morti possibile, sopratutto tra di voi. Prenderemo le prove materiali che ci servono e cattureremo i criminali su cui c'è il mandato. Il resto di quella marmaglia non possiamo toccarlo! Nessun colpo di testa, nessun giustiziere o punitore improvvisato, sono stato chiaro? Bene! Distruggeremo il resto delle armi con le cariche G.F., scapperemo e andremo nel punto di raccolta Grand Hill, dove saremo recuperati da questa aereo nave. Tutto chiaro gente?"
"SIGNORSI!"
La prontezza e la coralità della risposta lo aveva lasciato spiazzato. Non riusciva a sentirsi parte integrante di quel meccanismo da battaglia, anche perché, nonostante tutto, non riusciva ad accettare l'idea che avrebbero potuto uccidere, anche se per difendersi. Ma con lui o senza, P.H.A.D.E. li avrebbe mandati lo stesso e con il suo aiuto potevano esserci meno morti... così gli aveva detto Dafne... di sicuro sapeva come essere convincente. Cerco di trattenersi dal deglutire perché non voleva fargli capire quanto si sentisse a disagio. Si era sentito così nervoso solo quando aveva parlato con M.J. della cosa.
Forest Hill - Casa dei coniugi Parker - Ore 19.00 p.m.
Mary Jane aveva ascoltato pazientemente tutto quello che Peter aveva raccontato, rimase alcuni attimi in silenzio, facendo vagare lo sguardo sui quadretti appesi alla parete di fronte, poi prese un cuscino del divano e lo strinse a sé, delicatamente.
“Quindi, mi stai dicendo, che volendo potrebbero smascherarti pubblicamente, visto le prove in loro possesso, però non ti hanno minacciato di farlo, chiedendoti semplicemente di aiutarli in qualcosa che comunque faresti da solo o che farebbero loro da soli…”
Lo aveva sorpreso la pacatezza del tono di voce e dell’espressione della moglie.
“Si… si M.J… diciamo che è così…”
“Tu cosa pensi di fare?”
“Onestamente? Quello che mi ha consigliato Terenzio mi sembra tutto sommato sensato a questo punto. Mi sento un po’ a disagio nel pensare di collaborare con un ente paragovernativo, del resto c’è una prima volta per tutto no? - disse allargando le braccia e cercando di abbozzare un sorriso, a cui la moglie rispose timidamente. - Accetterò l’offerta fattami dalla Miles… quello che mi chiedevo…”
“Era come l’avrei presa io?
Amore… Peter… tra di noi ci sono stati dei problemi ultimamente, e tutt’ora non
si sono completamente risolti, anche se dopo gli eventi delle ultime settimane
ho capito di amarti ancora… non sono felice che tu parta, però non posso
neanche chiederti di rimanere. Sono molto confusa sul nostro rapporto, non so
neanche cosa succedere alla lunga, ma tu fa quello che pensi di dover fare. Non
posso darti la mia benedizione, se è questo che mi stai chiedendo, ma non ti negherò per la tua partenza la possibilità di
risolvere i nostri problemi, se è questo che temi.”
Si fissarono senza parlare,
finché lui rispose:
“Ti amo. Lo sai, e quando
tornerò risolveremo le cose…”
Lei assentì.
“May tornerà con zia Anna tra un
po’.”
“Non ti dispiace se la porto fuori? Andiamo a mangiare da Mighty Mouse insieme… sai quanto le piace quel posto…”
“Sei suo padre, sono felice quando passi del tempo con lei… se stasera vuoi, quando la riporti, fermarti a dormire qui… magari sul divano se non te la senti di farlo in camera con me…”
“Grazie… sei unica M.J.”
Si abbracciarono.
Sull’Atlantico. - Velivolo
del P.H.A.D.E. - Ore 11.00 p.m.
Il jet ammarò, scivolando sulle onde con grazia incredibile per un veicolo di metallo pesante tutte quelle tonnellate. In breve i Rosso 1 e 2, fuoriuscirono su dei canotti spinti da piccoli motori, da un portellone laterale, dirigendosi silenziosamente verso la costa. In lontananza, guardando con il cannocchiale digitale, Peter scorse l’antica fortezza saracena che si stagliava contro il cielo notturno, apparentemente abbandonata, ma sapeva che l’apparenza ingannava e che nei suoi sotterranei stava per svolgersi l’incontro clandestino organizzato dalla pericolosissima Quest Inc. La sua attenzione fu attirata da bagliori rossastri che provenivano dalla sinistra della vecchia costruzione. Aggrottò le sopraciglia sotto il passamontagna e si girò verso l’addetto alle comunicazioni, un ragazzo di origini andine di circa 23 anni, che proprio in quel momento stava ricevendo un messaggio in codice degli agenti sul posto.
“Signore, ci dicono proprio ora che stanno scoppiando una serie di incendi, e che si diffondono rapidamente verso Lisbona. Purtroppo il bersaglio è proprio sulla loro linea di avanzamento.”
“Ottimo. - si lasciò scappare arrabbiato. - Come se non bastassero le difficoltà che incontreremo! Sappiamo entro quanto arriverà?”
“Secondo loro, circa 4 ore”
Intervenne il tenente:
“Dovremo fare attenzione a terminare la missione nei tempi stabiliti. Svelto, avverti il Jet di tenersi pronto a cambiare luogo dell’appuntamento, se il fuoco ci dovesse impedire di arrivare alla Grand Hill.”
L’Uomo Ragno si fece silenzioso, finché non arrivarono sulla spiaggia. Trascinarono a riva i loro mezzi di trasporto e mentre provvedevano a sgonfiarli, si preparò a compiere la sua parte.
“Tenente, io vado, e che Dio ce la mandi buona.”
“In bocca al lupo, signore!”
"Crepi!"
Corse mantenendo il profilo più basso possibile verso delle frasche non molto distanti, richiamando alla mente i particolari delle cartine che aveva studiato per ore ed ore prima di affrontare la missione. Saltò su un albero, e di ramo in ramo, si addentrò in un boschetto che si infittiva sempre di più avvicinandosi ai piedi della collinetta. Il famigliare pizzicore lo guidava, impedendogli di mettere i piedi su un ramo debole e cadere. C’erano diverse trappole a giudicare da come vibrava, tutto come previsto. Si bloccò, e aspettò. Una ronda, non lo avevano visto, c’era pochissima luce, anche se non c’erano nuvole in cielo. Due uomini, un cane, armi leggere ma probabilmente letali… dopo qualche minuto proseguì verso il bersaglio, arrivando in prossimità del condotto d’aria in cui si sarebbe dovuto infilare, troppo stretto per chiunque non fosse lui.
Portogallo - La fortezza saracena nei pressi di
Lisbona. - Ore 11.15.
“Come mi trovi mr. Weird?”
“Benissimo Mr. Quest, il bianco le dona molto e quella maschera le dà la giusta dose di mistero che dovrebbe avere un uomo nella sua posizione.”
“Gentile come al solito, amico mio. Viene da Venezia, la bella Signora del mare, una città che di maschere ne ha conosciute molte… e dove ancora ne vivono diverse, tra i suoi stretti cunicoli, nei vecchi palazzi, nelle ombre dei portici…”
Si guardò allo specchio aggiustando il fazzoletto che portava nel taschino della giacca.
“Perdonami, ma quando sono in procinto di affrontare eventi come questo mi lascio sempre andare a vaneggiamenti del genere. I nostri invitati sono tutti arrivati?”
“Non manca nessuno.”
“Molto bene! Fai cortesemente entrare Ms. Perfection.”
Il braccio destro del faccendiere fece un breve inchino e
prontamente andò ad aprire le porte dell’appartamento. Perfection fece il suo
ingresso, con indosso un meraviglioso completo di Versace, color rosa tenue che metteva in risalto le sue belle forme.
Anche il trucco era molto elegante e sobrio, come piaceva al suo principale, e
sottolineava le proporzioni perfette del suo viso.
“Signore. Comandi pure.”
Quest si girò verso di lei
ammirandola incantato, poi le prese una mano guantata ed eseguì un baciamano da
manuale.
“Siete bellissima mia cara! Dire
adorabile non renderebbe giustizia alla vostra leggiadria.”
Quella arrossì leggermente.
“Grazie mio signore, ma non mi
sento molto a mio agio a dire il vero. Apprezzo molto il vostro regalo, non
fraintendetemi, però preferirei occuparmi della sicurezza insieme al mio
collega, mr Weird.”
“Sciocchezze mia cara. Voi vi
preoccupate troppo, è perché avete un senso del dovere troppo sviluppato, date
retta a me. Il nostro Weird è perfettamente in grado di vegliare sulla nostra
sicurezza anche da solo. Stasera voi sarete la mia dama di compagnia, e voglio
sentirvi solo discutere di cose piacevoli e frivole. Quando la presentazione e
l’asta saranno concluse, berremo un buon vino insieme, e balleremo per tutto il
resto della notte… intesi?”
La voce del capo era suadente e
vellutata, nessuno avrebbe mai immaginato, sentendolo parlare così, quanto
sapesse essere determinato ed energico nei momenti cruciali.
“Come desiderate signore.”
“Molto bene, ora andate pure,
aspettatemi di là vi prego. Sistemo alcuni dettagli con il mio amico e vi
raggiungo subito. Faremo il nostro ingresso insieme, e vedrà! Saremo la coppia
più ammirata di tutta la serata.”
Perfection si lasciò scappare un sorriso e dopo aver salutato uscì come le era stato chiesto.
“Decisamete desiderabile… non trovi?”
Weird assentì sorridendo.
“Per quanta riguarda quegli incendi?”
“Non saranno qui prima di quattro ore signore.”
“Non possiamo fare nulla al riguardo?”
“Non senza attirare l’attenzione, ma qui nel sotterraneo siamo al sicuro, anche se dovessero bruciare tutto quello che c’è in superfice.”
“Questo mi fa felice… anche se contavo di portare Ms. Perfection ad ammirare il panorama… ah! Questi posti sono lo scenario ideale per consumare certi piaceri… hanno una loro bellezza selvaggia quasi ipnotica…”
Quest si preparò a raggiungere la sua accompagnatrice e guardia del corpo.
Manatthan. Millar bulding - uno dei covi dei Jong. Ore
22.00 p.m.
All'interno del palazzo si stava
svolgendo una delicata riunione tra le alte sfere del clan Jong a New York
City. A parlare era Chig Wong, un uomo di mezza età, un tempo famoso per essere
uno dei killer più spietati al soldo della triade ad Hong Kong, ora apprezzato
organizzatore dei traffici della famiglia cinese nella Grande Mela.
"Esimi e stimati colleghi,
amici, fratelli. Oggi stiamo prendendo delle decisioni importanti: la
destituzione e il processo di Jingu, fino a ieri nostro capo ma ora mai solo un
peso per l'espandersi della nostra gloriosa organizzazione. Le sue azioni sono
state avventate e sconsiderate e ci hanno arrecato solo danni e nessun
vantaggio e tutto questo per una vana vendetta personale. Il vigilante
mascherato noto come Uomo Ragno era diventata una sua personale ossessione,
poiché riteneva che le sue azioni fossero direttamente mirate alla sua persona.
Ha confuso le questioni personali con gli affari, mettendo il suo interesse
sopra quello della famiglia, incurante dei rischi che correva. Ha perso la
necessaria lucidità che gli avrebbe permesso di evitare il disastro e di
arginare le piccole perdite che subivamo. Così invece ha fatto si che
ricevessimo un duro colpo. Si è dimostrato indegno della sua carica e del ruolo
che ricopre. Tuttavia non possiamo
dimenticare che in passato è stato proprio lui uno degli artefici della nostra
espansione, sopratutto qui, nel nuovo mondo e che tutt'ora ha accettato la
responsabilità del suo errore con grande dignità e rispetto per il Venerabile
Consiglio, che ha incaricato noi, suoi umili servitori, di decidere della sorte
del figliolo caduto in disgrazia. Ora anche se..."
Le luci si spensero
all'improvviso e immediatamente le guardie del corpo presenti nella stanza
estrassero le automatiche dalle fondine, piazzandosi vicino ai rispettivi
padroni, pronti a tutto per proteggere le loro vite. Se fosse stato solo un
semplice guasto o un black out, i gruppi elettrogeni d'emergenza avrebbero
ripristinato la corrente in meno di un minuto. Ovviamente, come aveva temuto
Ching, così non era stato e questo significava che qualcuno aveva
deliberatamente sabotato il loro impianto. Era uno che conosceva bene quel tipo
di operazioni, visto che in passato ne aveva svolto lui stesso diverse, e quel
modus operandi gli era familiare: creare panico tra le vittime, gettandoli in
una situazione poco chiara e ambigua, facendo si che al momento di colpire, non
avrebbero potuto difendersi con il necessario vigore. I muscoli erano pronti ad
entrare in azione in ogni momento, anche se sapeva che l'età l'aveva privato di
gran parte della sua velocità e della forza e che l'efficacia delle sue azioni
sarebbe stata notevolmente ridotta. Certe altre cose invece, non cambiavano
mai, e la volontà di non soccombere come un agnello da macello era forte: al
diavolo! Avrebbe portato con se i propri assassini!
Il resto accadde con
sorprendente rapidità. I rumori che udì erano molto indicativi: un paio di
colli vennero spezzati, uno dopo l'altro, in rapida successione. Venne aperto
il fuoco e lui si gettò rapidamente a terra.
"Fermatevi! - ruggì
cercando di superare il clamore delle armi - Così ci uccideremo tra di
noi!"
Ormai c'erano altri tre cadaveri nella stanza. Tutti erano tesi e si chiedevano dove fossero i loro assalitori e come avessero fatto ad entrare lì senza farsi notare, ma il vecchio Ching era uno furbo, e conosceva la risposta: i condotti dell'aria! Si maledì per non aver pensato a quelli come luogo da cui sarebbe potuto provenire un possibile attacco, ma del resto non se ne aspettavano. Altro segno che stava invecchiando, una volta, ai bei vecchi tempi, non avrebbe sottovalutato un particolare del genere. Sentì chiaramente che uno dei gorilla cercava di avvicinarsi silenziosamente alla porta e avrebbe voluto avvertirlo di fermarsi. Ma nonostante il dispiacere che provava per quel giovane, che aveva identificato essere il primogenito del vecchio Yen, il suo cuore di guerriero sapeva che in ogni battaglia era necessario un sacrificio. Mentalmente disse una preghiera per la sua anima e si preparò ad agire. Come aveva previsto il corpo cadde a terra, con un pesante tonfo, trafitto da qualcosa di sottile, largo, che aveva fatto fischiare l'aria: shuriken?
"Il soffitto!"
Urlò secco e cominciò a sparare verso l'altro, seguito dai suoi. I bossoli cadevano a terra con un sinistro tintinnio, mentre l'aria si riempiva dei fumi delle armi, intanto gli altri capi presenti si erano rifugiati sotto l'ampia scrivania. Un attimo dopo anche lui fu li sotto mentre uno dopo l'altro, gli uomini cominciarono a cadere, abbattuti da quella che doveva essere una coppia di Glock 11 a giudicare dal rumore. Rotolò via, proprio prima che la mini granata incendiaria che aveva sentito colpire la superficie del suo riparo esplodesse, appiccandogli il fuoco. Per un attimo un'alta fiammata aveva illuminato la stanza. E sul soffitto non c'era più traccia del suo assalitore. Quelli che erano rimasti sotto urlavano contorcendosi come dannati di un incisione di Gustav Dorè. Era strano che in quel momento pensasse ai lavori di quell'artista occidentale che aveva sempre tanto amato, ma forse quando si sapeva di dover morire i pensieri strani erano gli unici che riuscivano a venire alla mente. Forse era la risposta a tutte quelle volte che si era chiesto cosa passasse per la testa delle sue vittime prime di eliminarle. Maledetti! Pensò con rabbia, desiderando che la piantassero di fare tutto quel chiasso, impedendogli di localizzare con l'udito il misterioso assassino. Era molto bravo, non c'era nulla da dire, un vero fuoriclasse. Aveva eliminato evidentemente le 8 guardie fuori dalla porta, in modo rapido ed efficente e sopratutto, silenzioso, e ne aveva fatte fuori altre 10 li dentro, senza contare gli 8 boss che stavano arrostendo a fuoco lento. La puzza di carne umana bruciata era nauseante ma invece di disgustarlo contribuiva ad aumentare l'eccitazione che l'aveva preso. Teneva l'arma puntata davanti a se, pronto a sparare in qualsiasi momento, ansioso di porre fine a quel gioco di morte. Si abbassò voltandosi di scatto e sparò in un angolo ma quello era saltato su un alto mobile, tutto forato dai colpi. Aveva il corpo fasciato dalla stessa tuta che usavano i soldati speciali modificati con i trattamenti di potenziamento acquistati dalla Quest INC. Rise a denti stretti, con un rivolo di sangue che gli correva dalla fronte alla bocca. Lo lecco via e puntandogli l'arma contro più in gesto di sfida che non di minaccia:
"Coraggio ragazzino! Sei stato bravo fin'ora, ma se vuoi essere considerato un vero professionista devi finire il lavoro e togliere di mezzo questo vecchio rincoglionito. Fammi vedere se ci riesci..."
Gli fece cenno di farglisi contro e quello con un balzo gli fu addosso, afferrandolo ai polsi e allargandogli le braccia, ma il vecchio killer, senza scomporsi, assecondò il movimento e si lasciò cadere all'indietro, atterrando in modo di farsi il meno male possibile, e gli piantò i piedi contro l'addome. Lo spinse verso l'alto, lontano da se e continuando nella capriola si rimise in piedi e girandosi, aprì il fuoco la dove avrebbe dovuto trovarsi l'aggressore. I proiettili morsero solo il pavimento e un attimo dopo entrarono gli altri uomini che stavano al piano terra.
"Signore!"
Quello non rispose e guardava freddamente davanti a se. Non c'era dubbio, era fuggito passando per lo stesso condotto dal quale era entrato. Dannazione se era rapido! Rapido come un demone della notte.
"Signore tutto..."
"Si! Sto bene! Non per merito vostro. La vostra lentezza è costata la vita ad alcuni dei nostri uomini più importanti e a voi, potete starne certi, costerà cara. Quel figlio di puttana è terribilmente bravo... ma il vecchi Ching conosce un paio di trucchetti in più..."
Le ultime parole le mormorò rivolgendosi praticamente a se stesso. Intanto l'uomo che gli aveva chiesto come stava attendeva rispettosamente altre indicazioni con il capo chino.
"Vai ad avvertire tutti di tenersi pronti: sembra che il figliolo decaduto abbia preso meno bene di quel credessimo la sua nuova situazione. Bene. Ero sinceramente intenzionato a mostrarmi clemente e a battermi per il suo perdono. Ora giuro sulle tombe degli Antenati che prima o poi appenderò la sua lurida testa nella mia stanza."
Il subordinato si inchinò e uscì per eseguire i suoi ordini.
Il Demone attraversava i cieli della città, lanciando il suo appiglio da un grattacielo all'altro.
"Mooolto bene... mooolto bene."
gongolava tra se e se. Sapeva di aver acceso la miccia. Anche se doveva ammettere che il vecchio era stato davvero un osso duro, avrebbe ottenuto il suo scopo: Jingu era un uomo morto ora.
Portogallo - La fortezza saracena nei pressi di Lisbona. - Ore 11.15. p.m.
Peter stava avanzando nel
condotto, disattivando passo dopo passo i sensori che incontrava… ne aveva
incontrato ben 15, segno che alla sicurezza li dentro ci tenevano. Li bypassava
uno dopo l’altro, in modo da non far insospettire nessuno nel caso fossero
stati monitorati a distanza. Arrivò dove c’era una presa che dava su di un
magazzino in cui erano conservate munizioni e armi usate dagli uomini di Quest.
C'erano due uomini di guardia e sapeva di doverli mettere fuori gioco nel modo
più discreto possibile o addio effetto sorpresa e missione. Per distrarli sparò
un pungiglione contro una cassa e il rumore li mise sul chi va là.
Silenziosamente, comunicando a gesti, si spostarono verso la fonte del suono
dandogli il tempo di scivolare fuori. Strisciò lungo alla parete, fino al
soffitto, mentre quelli stavano ispezionando con attenzione il locale dove si
trovavano. Aveva modificato i suoi lancia ragnatele in modo da poter usare lo
stesso equipaggiamento di Benjamin, sperando che lui non se ne avesse a male,
ma per quel compito in cui si era imbarcato, aveva bisogno di tutte le armi
disponibili. Un paio di tele d'impatto colpirono i due guardiani, avvolgendoli
rapidamente in un bozzolo duro come l'acciaio in cui, almeno per otto ore,
sarebbero stati intrappolati ed impossibilitati a comunicare con gli altri. Era
stata infatti sua premura, modificare leggermente la composizione di quella
tela in modo da impedire la trasmissione di segnali radio. Per fortuna il
locale non era sorvegliato da telecamere, una debolezza nel sistema di
sicurezza che sarebbe costata cara agli occupanti del maniero e dei suoi
sotterranei. Ora da lì avrebbe dovuto raggiungere il centro di controllo e,
quando sarebbe iniziato il diversivo, avrebbe abbassato le difese di quel posto
e allora sarebbero iniziati i fuochi d’artificio.
Fine seconda parte.