MarvelIT presenta:
#½ - Cominciamo dal principio
di Klaproth
E’ il mestiere più vecchio del mondo, dicono.
Questo ovviamente non ti risparmia dal dover aspettare al freddo di un cazzo di incrocio a New York un cliente ritardatario. Non fosse per l’anticipo incredibile che ha già versato sul mio conto corrente sarei a bere una cioccolata calda in qualche localino, aspettando che trascorra un po’ di tempo per non fare preoccupare troppo mia nonna. E poi odio aspettare, perché inevitabilmente quando sei sola ti metti a pensare.
E’ il mestiere più vecchio del mondo, dicono.
Questo significa che nell’antichità, prima dei filosofi, prima dei medici, prima dei poliziotti che adesso ci perseguitano, c’eravamo già. Probabilmente non lo facevamo per soldi, o per prestigio, ma per un fuoco, per un po’ di carne cotta, per la sicurezza che la stessa mano callosa che si abbatte per punirci un giorno ci avrebbe protetto. Protezione, tutto quello che si cerca, in fondo.
Non cerco molte giustificazioni per la scelta della mia terza identità, e probabilmente se avessi saputo quando ho incominciato quanti e quali guai mi avrebbe portato la mia seconda identità non avrei seguito certi pensieri. Ho scelto di iniziare a presentarmi come una escort di nome Jessica Carpenter perché mi sembrava completasse un certo tipo di discorso con le classi sociali che frequentavo come Charlotte: Charlotte vendeva le sue idee perché altre persone indossandole si sentissero più osservate, Jessica vende il suo corpo perché altre persone con lei al loro fianco si sentano più osservate. Sono sempre stata una prostituta, di idee o di corpo poco importa, ma mi sono sempre venduta.
Cercavo protezione, da sempre. Hai una nonna con poteri psichici in grado di cancellare la mente di tutti quelli che l’hanno vista negli ultimi tre giorni, ma non può proteggerti da una sconfitta alla partita di softball a scuola. O dalla tristezza che ti scende addosso quando il ragazzo che ti piace sceglie un’altra come compagna per il ballo di fine anno scolastico, no? Niente secchi di sangue di maiale per me, ho dovuto farcela da sola, i miei poteri psichici si sono manifestati dopo, e non ho ancora capito se sono l’ennesima conseguenza della sovrapposizione dei poteri delle tre poveracce a cui ho terminato la carriera da supereroine o se erano sempre stati dentro di me ma mi mancava il momento e la ragione giusta per tirarle fuori.
Ricordo ancora con piacere la sensazione di potere che mi permeava una volta che la mia forza di volontà mi aveva resa libera dalla sete vampiresca a cui mi aveva condannata il Dottor Octopus. Finalmente, per la prima volta nella mia vita, non dovevo più chiedere protezione a nessuno, ma ero in grado di vendicarmi da sola; purtroppo, il cambio di personalità è risultato troppo nocivo alla vecchia Charlotte, e non sono stata più capace di disegnare abiti di moda con la stessa pazienza e la stessa umiltà di prima. In compenso, ho finalmente potuto realizzare il mio sogno di essere una supereroina, e di combattere a testa bassa e direttamente il male che mi circondava. Basta stare attaccata alle sottane di qualcun altro, ora ero io quella che offriva protezione. Ma i vecchi vizi non si perdono mai, e ho continuato a prendere appuntamenti come Jessica, perché i soldi servono sempre; mi chiedo come facciano a vivere supereroi come Devil o come l’Uomo Ragno, che sembrano essere sempre in costume a combattere il male. Probabilmente hanno lavori tipo magazzinieri o scaricatori di porto, qualcosa dove possano mimetizzare al meglio la loro forza e la loro agilità. Mi chiedo come ci rimarrebbero se sapessero che io come “identità semi-ufficiale” faccio la escort.
Unf… ancora una sigaretta e poi me ne vado, non ce la faccio più a rimanere qui ad aspettare i comodi ed i ritardi di quel cretino; mezz’ora è passata, adesso basta. I soldi non possono comperare tutto, e il freddo sulle mie gambe appena velate dalle calze a rete non è compreso nell’anticipo che mi ha versato. Magari mi cambio e do un’occhiata in giro per vedere se c’è qualche lavoretto per la Donna Ragno.
Come non detto, ecco la macchina che arriva. Legge di Murphy, accendi una sigaretta e subito vedrai arrivare la metropolitana che aspettavi da un quarto d’ora. La lascio cadere a terra e poi la spengo con la punta del vertiginoso tacco che mi aiuta a sembrare ancora più bella, mentre mi avvicino alla portiera lato passeggero del mio cliente.
E’ il mestiere più vecchio del mondo, dicono. E io sto per iniziare il mio turno.