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SOLITAIRE

di Michele "Mickey" Miglionico


Introduzione
Eccovi al secondo e ultimo ciclo di questa serie partorito dalla mia mente
. Se nel primo story-arc ho preferito concentrarmi sui personaggi ragneschi uno per volta, il crossover “Inferno2” (che vi consiglio di leggere, nella sezione “Marvel IT Presenta”) mi ha dato l’occasione per cambiare l’impostazione della serie per le storie finali. I personaggi non finiscono però nel dimenticatoio: in fondo alla raccolta, ne saprete di più del loro destino e di quello di questa serie. Buona lettura!

 

#2003 – ROAD TO PERDITION

"...calano le Ombre e puoi scoprire
ogni difetto che
gelosamente nel Limbo tuo
Nasconderai..."
Tiziano Ferro, Le cose che non dici

Casa di Madame Web.
- Sono così preoccupata… mai avvertito tante sensazioni negative - annuncia tetra la veggente alla sua coinquilina, Sharon Kane, guardando fuori dalla finestra - e come se non bastasse… il legame psichico con mia nipote… si è spezzato.
- Scusami, Cassandra, ma… di cosa parli? Non riesco a seguirti… - scuote la testa incuriosita l’anziana Regina Ragno.
- Scusami tu, non dovrei parlare di queste cose… non posso… ma mia nipote… potrebbe essere morta in questo momento. O essere stata sopraffatta dal Re delle Ombre. Non me ne stupirei, con l’energia maligna che sta saturando l’aria, immagina in segreto.
- Lo capisco, anch’io ti nascondo tante cose - sussurra - E mi dispiace per tua nipote, anche se non capisco da cosa tu desuma che sia in pericolo… adesso siediti e rilassati, è da stamattina che sei tutta un nervo… se potessi farei qualcosa per te, lo farei, ma abbiamo visto che sono alquanto… impedita attualmente.
- Apprezzo il pensiero - la ringrazia Madame Web, conoscendo le sue condizioni e sentendosi quasi in colpa per essere di nuovo giovane e in salute.
L’ultima performance - una spericolata fuga dal Carnefice
[nel #6] - è costata a Sharon una settimana di convalescenza, distesa nel letto, accusando dolori di ogni tipo. Assumere un siero mutageno di origine aracnide dopo i sessant’anni aveva senz’altro contribuito a rigenerare il suo organismo decadente, a partire dal suo sistema muscolare (cuore compreso), per non parlare dei suoi riflessi e della sua lucidità, ma spesso Sharon Kane dimentica di essere abbastanza vicina a compiere un secolo di età. E quando questa consapevolezza ritorna così prepotente, la donna non può che cadere preda dello sconforto. Ha perso mezzo secolo della sua vita in un carcere militare… graziata dalla sua pena, ha cercato di riconquistare il tempo perduto viaggiando in lungo e in largo e toccando con mano ciò che aveva solo potuto studiare tra le mura della sua cella… ma il tempo è tiranno, e ben presto ha dovuto fermare le sue peregrinazioni a causa dell’età. Una cosa che le brucia sempre e fa rinnovare il suo odio verso un paese in cui solo recentemente ha trovato la forza di tornare...
- Per ora rimaniamo in casa, è più sicuro - consiglia Cassandra, e la sua coinquilina annuisce distrattamente.

Quartier Generale della Confraternita degli Eterni.
Adrian Toomes è sconvolto. E’ da molte settimane, ormai, il galoppino di questa società segreta. Lo fa volentieri: gli hanno ridato la giovinezza e gli danno vitto e alloggio, in cambio di un po’ di lavoro sporco. Una pacchia.
Oggi, però, qualcosa sta andando terribilmente storto.
Dalla sua stanza privata, ha sentito urla e grida provenire dal piano superiore, dove l’associazione a delinquere suole riunirsi. Quando, insospettito, si è recato di sopra per controllare, ha assistito ad una scena sanguinolenta.
Il leader della Confraternita… è stato appena linciato dai suoi colleghi. E l’Avvoltoio ha assistito impassibile al massacro.
- Era ora! - grida qualcuno - Saremmo marciti seguendo la sua ideologia… ci vuole una brusca sterzata, qui!
- Sì, ben detto… - gli fa eco un confratello - … ma non sarai certo tu a darla! - dà una botta mortale in testa a chi aveva parlato.
Meglio squagliarsela, questi sono tutti matti, pensa saggiamente il criminale, scendendo nel suo alloggio e indossando la sua attrezzatura per andare via.
Improvvisamente, però, oscuri pensieri vengono a galla nella sua mente criminale, evocati dalla violenza a cui ha appena assistito. Probabilmente, la Confraternita subirà un tracollo o un completo cambio al vertice da cui potrebbe non uscirne avvantaggiato. E, altrettanto improvvisamente e irrazionalmente, gli torna in mente che c’è molta gente che l’ha umiliato e trattato male, nel corso degli anni… ed è ora di riscattare il suo onore, a partire dai colpevoli più inermi e dalle ferite più recenti, a costo di usare il Juvenator portatile inserito nel suo costume e che i suoi datori di lavoro gli avevano sempre impedito di usare.
In questo caso, Madame Web sarà la prima a ricevere una lezione.

San Francisco. Stazione di polizia di Richmond.
- E’ un pandemonio! Ci faranno saltare la pausa pranzo, con questo andazzo! - grida esasperato Steve Harris, e il suo collega Ben Reilly non può non capirlo. Non ne ha parlato con nessuno, ma avverte una sensazione di disagio fin da quando si è svegliato. Disagio incrementato dal crescendo di delitti e segnalazioni di cui giunge notizia alla centrale, con una frequenza a dir poco insolita. Per sua sfortuna, Ben non è nella Grande Mela… altrimenti, sarebbe subito venuto a sapere delle cause di quello strano fenomeno. Perché c’è una spiegazione all’improvvisa impennata di omicidi, suicidi, stupri che si sta avendo nelle ultime ore… e che è destinata ad aumentare vertiginosamente. Un complesso fenomeno mistico che ha come epicentro New York e che si sta diffondendo in tutto il mondo.
- Ehi, guardate qui - Paul Carlson attira l'attenzione di tutti verso il televisore, alzando il volume. E' sempre un brutto segno quando la CNN mette in onda delle Breaking News.
"… questa edizione straordinaria del notiziario. Sembra incomba una maledizione su New York City. La Grande Mela, infatti, è da mezz’ora vittima della più completa follia. Non solo i suoi cittadini stanno dando inaudite manifestazioni di violenza, ma si registrano innumerevoli apparizioni di mostri e demoni. Secondo alcune indiscrezioni, il fenomeno si starebbe allargando a macchia d’olio nei paesi vicini, ma le autorità non confermano. Abbiamo difficoltà a contattare---
- Oh mio dio… non anche questo… - si accarezza
la fronte Steve.
- Che annata del diavolo! Prima i Marziani, poi le Twin Towers, poi Phoenix… e adesso questo! - sbotta Jack Roberts.
- Scusate, devo chiamare mio cugino… - si allontana
in apprensione Ben, usando il telefono della sua postazione.
- Sì? - risponde una voce anziana e tremante, che riconosce come quella di Anna Watson. Con una mano sul microfono della cornetta, il poliziotto chiede:
- Salve, signora... Peter è in casa?
- Con chi parlo? - chiede sospettosa la donna. In città la crisi è in pieno fermento e Anna è barricata in casa.
- Un amico, da fuori città... ho sentito la televisione...
- Capisco. No, Peter non c'è adesso...
- Grazie lo stesso. Si prenda cura di sé, signora - chiude in fretta la telefonata.
Un tentativo al cellulare di Peter va a vuoto. Fa niente, se la saprà cavare... spero bene per la bambina e la zia. Adesso... se la situazione dovesse peggiorare anche qui... dovrò darmi da fare, decide di dileguarsi, nella confusione generale.

New York, nei pressi di Harlem...
Felicia Hardy è nel suo sensuale costume da Gatta Nera, appollaiata sul cornicione di un tetto. Scruta la città dall'alto, con un misto di paura e curiosità: per sua fortuna non ha ancora incontrato demoni, ma ne vede qualcuno scorrazzare per le strade, insieme a gesti irrazionali e violenti da parte della gente comune. Sente che c'è qualcosa nell'aria che sta facendo impazzire tutti... e sta iniziando a corrodere anche la sua mente.
Mantieni la calma, Felicia... concentrati e pensa solo a proteggere te stessa e gli altri, si ripete, lanciando un lazo intorno al comignolo di un palazzo adiacente. Non riesce a lanciarsi nel vuoto, però. Come faccio a farlo di solito? Non ho lo straccio di un potere, se dovessi cadere... l'altra volta fu... Kaine, a salvarmi. Chissà cosa sta facendo in questo momento, si chiede, immobile, mentre particolari ormoni iniziano a bersagliare il suo organismo. Non devi pensare a lui in quei termini... è un assassino ed è il clone del tuo ex. Ci sono tanti bei ragazzi al mondo, pensa, mentre decide di scendere per le più tranquille scale. Mentre passa accanto a vari appartamenti, tra cui qualcuno facilmente accessibile - qualcuno è fuggito lasciando la porta aperta, per esempio - le sovviene il suo vecchio mestiere, all'eccitamento e alla soddisfazione che le portava un furto ben riuscito. Sarebbe così facile, adesso... nessuno se ne accorgerebbe, nel caos. Appunto, non c'è gusto, caccia via il pensiero, subito rimpiazzato da certe fantasie sessuali che non pensava di poter concepire.
- Ho bisogno di un uomo! - urla al mondo, senza che nessuno la ascolti, per sfortuna della popolazione maschile.
- Eccotene uno - rantola una voce alle sue spalle… un demone, troppo simile ad un normale essere umano, sta incedendo verso di lei, voglioso.
- Io... ho parlato a vanvera - indietreggia la vigilante.
- Ti sbagli... hai parlato con tutta la sincerità possibile... e io voglio accontentarti... - dice la creatura, mentre assume alcuni lineamenti caratteristici di Peter Parker, agli occhi di Felicia.
- Sta' lontano da me! - si mette in posizione d'attacco la Gatta.
- Saremo più vicini e uniti di quanto potrai mai essere con un mortale - le assicura, saltandole addosso.

Brooklyn.
Edward Brock stava lavorando ad un pezzo sulle novità nel processo all’Incappucciata, per il New York Express,  quando ha sentito caos provenire dalle strade ed ha acceso la tv, scoprendo quello che sta succedendo in città. Ecco perché mi sentivo così a disagio, oggi, capisce, ripensando alle strane sensazioni che hanno affollato la sua mente da quando è sveglio. Credo sia proprio il caso di uscire come Ragno nero, il costume è nella naftalina da troppi giorni, prende l'uniforme e la indossa, guardandosi nello specchio. Quel grosso ragno bianco cucito sul petto gli porta alla mente vecchi ricordi.
Quando si affaccia sul davanzale della finestra e si rende conto della situazione che sta peggiorando, viene preso dallo sconforto. Ha resistito nelle situazioni più impensabili… ma oggi sente di non potercela fare. Perché? Cosa gli manca? Ha il potere, la libertà, un lavoro… cosa potrebbe desiderare di più - oltre ad una compagna? Ecco, forse è questo che gli manca… una partner. Forse dovrebbe richiamare la sua ex-moglie Ann. Pensandoci, però, il simbionte è asessuato ed è capace di stabilire una relazione che due semplici esseri umani non potrebbero stabilire... no, dimenticalo, spara una ragnatela e inizia a volteggiare per il quartiere. Però non ho nessuna voglia di aiutare nessuno... questa gente si sta facendo del male da sola: la punizione è compresa nelle cose brutte che fanno. Invece altre sue vecchie conoscenze hanno bisogno che un eroe come lui li punisca per quello che gli hanno fatto.
Sa chi si vorrebbe trovare avanti adesso.
Kaine, per esempio. Da quel che sa, è un criminale peggiore di lui, che gli ha rubato l’idea del costume nero… un design concepito dallo stesso simbionte… e che non merita.
La Donna Ragno, efferata delinquente responsabile dell'ultima separazione tra Eddie e l'alieno. Imperdonabile.
E poi c’è Peter Parker… tanti anni di odio covato per lui, sorto dalla vendetta e dal risentimento… altrettanti anni di tregua, amnesie, ritrattazioni… finché ha riscoperto la sua identità segreta, è miracolosamente scampato alla morte per mano di Carnage, la Donna Ragno - quanto odia anche quella troia - lo ha separato dal simbionte e… poi, grazie alle facoltà aracnidi lasciategli in eredità dall’alieno, ha aiutato l’Uomo Ragno a fuggire di prigione per riprendersi la sua vita. A parte una telefonata, non sente di essere stato abbastanza ringraziato dal Ragno… se crede che io abbia scontato quello che gli ho fatto passare negli anni… be’, non ha capito niente, gli rimonta la rabbia.
Basta, inutile rifuggire: per raddrizzare tutti questi torti, c'è bisogno che torni Venom, sentenzia tra sé e sé, dirigendosi verso la TriCorp Pharmaceuticals.

Pianeta Dendera, già Chelemek III.
Charlotte Witter non capisce assolutamente cosa sia successo. Sembrava tutto tranquillo, stamattina, finché sua nonna Cassandra non ha rotto il silenzio dopo settimane di rottura tra di loro per chiederle aiuto, per indagare su sconvolgenti avvenimenti che stavano per accadere. Riluttante, aveva indagato come Donna Ragno nel Greenwich Village, dove sembrava esserci l’epicentro dei guai. Nel Sancta Sanctorum del dottor Strange ha trovato una strega molto potente… che senza mezzi termini l’ha scagliata in un portale[1].
E adesso si ritrova qui, in quello che reputa un mondo… alieno. C’è qualcosa di vagamente terrestre, ma è del tutto anacronistico. Nelle architetture. E soprattutto nel vestiario della gente che la sta circondando, spaventata e incuriosita. Per la maggior parte, sono donne.
- Chiamate le Consigliere della Dea! - gridava qualcuna.
- Sta arrivando qualcuno - acquietava
i timori un’altra donna.
Ma dove diavolo sono finita? Chi sono queste donne vestite per Halloween? Che lingua parlano? Oh, ma che domande… scrolla la testa Charlotte, rialzandosi dopo essersi ripresa dallo shock.
Improvvisamente, un silenzio innaturale cala sulla piazza in cui è apparsa la Donna Ragno. Il volto delle donne attorno a lei (e di un paio di affascinanti uomini, all’apparenza timorati di dio) si incupisce, per poi sparire: tutte le persone si sono prostate sul terreno, con la testa premuta per terra. Solo così Charlotte può vederla… una donna bellissima sta avanzando verso di lei, accompagnata dalla musica di un sistro che porta sotto il braccio e che suona da solo. In testa, un bizzarro copricapo ispirato a una testa bovina.
- Salve, straniera…
Ma come? Parla inglese?, si meraviglia, ma poi si rende conto che il suono che giunge alle sue orecchie e le informazioni che giungono al suo cervello non coincidono.
- Dove mi trovo?
- Benvenuta su Dendera. Io sono Hathor… e ti invito nella mia reggia.

San Francisco, videoteca VideoMania.
Helen Spacey lavora da poco tempo in questo negozio come commessa e si è trovata abbastanza bene. Stamattina, invece, è venuta davvero controvoglia: avrebbe voluto rimanere a dormire, e il fatto di essere dietro il bancone, senza un cliente neanche a pagarlo, la sta facendo davvero innervosire.
- Giornata fiaccia, eh? - nota Anthony, il padrone che l'ha assunta.
- Già... se continua così me ne vado - lo avvisa Helen.
- A tuo rischio e pericolo, non ti pagherei dopo - l'avvisa anche lui.
- Stronzo - sussurra tra i denti la ragazza.
Prima che Anthony possa inalberarsi per ciò che ha vagamente sentito, una banda di ragazzi irrompe nel negozio, rumoreggiando.
- Ciao, bellezza... hai qualche film porno da consigliarci? - esordisce uno di loro.
- Abbiamo voglia di farci qualche sega... ci vuoi aiutare per caso? - lo segue a ruota un suo compagno.
- Ehi, come vi permettete... - cerca di difenderla Anthony, ma una sprangata sulla spalla e un calcio nell'addome lo mettono fuori gioco.
Helen indietreggia, atterrita e confusa. Dov'è il Ragno Rosso quando serve!?, si chiede retoricamente, pensando al suo ragazzo. Gli verrebbe in mente di chiamarlo, ma non ha né lo spazio per muoversi né il tempo di farlo.
- Perché accontentarci di una sega... quando abbiamo della bella carne fresca? - propone uno di loro.
Helen urla prima ancora che l'intera banda la violi.

Harlem.
La Gatta Nera si sente stranissima. Non e' riuscita ad evitare che il demone le si avvinghiasse addosso... ma non si aspettava la successiva mossa. Il mostro non la sta violentando: sta penetrando in lei, ma non nell'accezione sessuale. Sta entrando nel suo corpo, risvegliando sensazioni sopite ed evocandone nuove di tipo orgasmico, che la pervadono. Poi, improvvisamente, tutto tace, come se il demone fosse sparito... o fosse stato assorbito.
- Dio, che diavolo e' successo?! - si chiede, guardandosi intorno. Pur nel suo stato confusionale, riesce ad arrivare in strada.
Un uomo esce da un portone brandendo una pistola contro una donna, che fugge terrorizzata qualche metro davanti a lui.
- Fermo! - gli corre incontro Felicia, pur stordita, nell'impossibile intento di raggiungerlo e fermarlo in tempo.
L'uomo preme il grilletto. Nulla. Ci riprova più volte: ma la pistola si è inceppata.
Per fortuna, pensa la Gatta, rendendo inconsciente con un paio di mosse il pericoloso individuo e disarmandolo.
Intanto, la donna in fuga si è fermata per capire come ha fatto a salvarsi. Sta andando incontro alla vigilante per ringraziarla, quando una macchina in corsa a più di 200 km/h macina in pochi secondi il tratto di strada che la separa dalle due.
- No! - urla Felicia, consapevole di non potersi in alcun modo scansare in tempo.
Improvvisamente, una gomma dell'automobile scoppia, facendo sbandare il veicolo, che si va a schiantare sul muro di un palazzo, senza alcuna vittima oltre il conducente.
Oddio, allora... il demone ha risvegliato i miei poteri iettatori!, capisce la Gatta Nera, inquietata ma piacevolmente sorpresa. Adesso sa come usare questa facoltà contro chi vuol far uso di violenza...

Dendera.
La Donna Ragno segue perplessa la donna che si è dichiarata essere una dea, che la sta conducendo in un lussuosissimo palazzo. Charlotte nota con interesse che gli individui del suo sesso sono libere, mentre gli uomini sembrano addetti a incarichi più umili e servili. Forse è solo un'impressione, si giustifica.
- I miei colleghi sono molto più restrittivi verso i visitatori del nostro vecchio universo - spiega Hathor - a ragione; spesso voi metaumani siete forieri di seccature. Ma io so riconoscere un’ospite gradita da una sgradita.
- Io sarei gradita? - chiede sfacciata la Donna Ragno, per nulla intimorita dall’essere alla presenza di una dea.
- Sì… avverto un’affinità tra di noi. Continua a seguirmi… e capirai.
Non posso fare altro… non sono sulla Terra e non so come tornare a casa. Ho un appuntamento fra poco!, ricorda con dispiacere.
- Dentro di te alberga un male oscuro… - la avverte la dea, squadrandola da capo a piedi, forte della sua sensibilità metafisica.
- Ne sono a conoscenza… - si riferisce al Re delle Ombre imbrigliato nella sua psiche.
- Posso fare qualcosa per aiutarti?
La tentazione di risponderle positivamente è forte... ma Charlotte Witter ha bisogno di conferme per la sua autostima, dopo essere stata usata in tutti i modi in cui una donna può essere usata.
- No, grazie... - dice a malincuore.
- Non si rifiuta impunemente il dono di una dea. Ad ogni modo... benvenuta nel mio harem - apre con un gesto un grosso portale. Nell'immensa sala, Charlotte vede dozzine di uomini bellissimi, avvinghiati ai piedi di pochissime donne, e altrettanti impegnati in danze sensuali per la gioia di alcune spettatrici.
- Wow - commenta.
- Questa è la filosofia imperante sul mio mondo: l'unico scopo dell'uomo è dare piacere a noi donne... e permettere a chi vuole di sperimentare la gioia della maternità.
- Oh... io... sono sorpresa.
- So che sulla Terra le cose non funzionano in questo modo... tantomeno nelle terre che il mio pantheon governava. Non sono mai riuscita a imporre questa mentalità tra i miei simili... ma qui, su Dendera, ho piena autorità.
- Perché sono qui?
- Charlotte, sei un libro aperto per me. So cosa ti spinge a vendere il tuo corpo: il desiderio di dominare gli uomini per trarne soddisfazione. Ebbene... qui avrai ciò che desideri. Da ora in poi farai parte della mia corte privata.
La Donna Ragno sorride maliziosamente. Forse non si troverà male, qui. Anzi.

TriCorp Pharmaceuticals.
Come previsto, il servizio di sicurezza è praticamente inesistente, in questo momento: le guardie si staranno dando alla pazza gioia, come tutti i loro concittadini, del resto.
Poco gli importa se lo studio del suo amico simbionte e delle sue straordinarie facoltà biologiche potrebbe accelerare esponenzialmente i progressi in area biomedica… l’unico suo interesse è riunirsi all’alieno… e tornare ad essere Venom.
Così, Eddie Brock vaga per il complesso, seguendo le tracce che il suo istinto ragnesco riesce a leggere. Dopo dieci minuti, capisce che il suo amico è dietro una porta spessissima. Niente che non si possa deformare con la forza di un culturista con i poteri dell'Uomo Ragno. Dopodiché... lo vede.
*Eddie...* lo saluta nella testa l'alieno. Se il vigilante aveva ancora qualche dubbio sulla sua riunione con lui, questo è scomparso alla vista del simbionte dolorante, irriconoscibile in quel cilindro termico.
- Cosa ti hanno fatto?! Ti torturano, questi macellai! - urla indignato, iniziando a prendere a pugni il vetro che li separa. Ignora il suo sesto senso, che lo avvisa di essere osservato.
Quando finalmente il cilindro crolla a pezzi, Edward Brock e' pronto a sopportare il dolore che accompagna sempre l'inizio di una nuova simbiosi.

Casa Webb.
Una finestra si infrange, facendo scattare la molla tesa che ha rappresentato finora gli animi di Cassandra e Sharon.
- Pagherai per esserti intrufolata nel mio cervello, donna!
[sempre nel #6]- maledice l’Avvoltoio, afferrando Madame Web per i polsi prima che lei o la sua coinquilina possano realizzare ciò che sta succedendo e reagire.
A questo punto, l’occhio umano non vede chiaramente cosa sta succedendo. Non si capisce perché la veggente stia urlando di dolore, non può essere solo il dolore ai polsi… quando compaiono improvvisamente un paio di rughe sul suo viso e sul suo collo, si intuisce che il villain le sta assorbendo l’energia vitale.
Sharon Kane non perde tempo: estrae dalla sua borsetta una piccola pistola e grida “Fermati!”, puntandola contro il criminale, il quale si ferma e ride sguaiatamente.
- Non ci casco due volte, vecchia gallina… non so che farmene della tua tela - e un crepitio preannuncia la riattivazione del Juvenator.
Uno sparo rimbomba tra le pareti della casa. (Nessuno ci fa più caso, ormai, nel vicinato). Un proiettile colpisce in pieno petto l’Avvoltoio, facendogli lasciare la presa e facendolo cadere all’indietro. Per sua fortuna, il costume rinforzato lo ha protetto abbastanza.
Madame Web crolla anch’ella sul pavimento, priva di sensi.
La Regina Ragno fa cadere la pistola, causa rinculo, con le orecchie che le rimbombano, ma non si perde d’animo; raccoglie l’arma, procede verso il criminale e gliela punta di nuovo addosso.
- Non sottovalutarmi. Cassandra Webb è una brava donna, non merita questo. In quanto a noi due… tu lascia stare lei e portami dai tuoi capi. Solo così non ti sparerò un colpo in testa.
- Una nonnina tenace, eh? Ho rubato qualche anno di vita alla tua amica, sono soddisfatto… e se proprio vuoi incontrare i miei capi… fai pure. In questo momento, però, dovrebbero essere alquanto impegnati… - usa un eufemismo.
- Nessuna finta, nessun doppio gioco, Avvoltoio. Ho novant’anni, saresti un vigliacco a colpirmi alle spalle.
- Facciamo presto - le intima il criminale, minaccioso.
Più velocemente che può, Sharon apre l’armadio della sua coinquilina e tira con forza l’abito che Cassandra usa abitualmente quando lavora. Appallottolato, lo infila in una borsa insieme alle sue pistole - quella ordinaria e quella lanciaragnatele.
- Andiamo.
Con fare insolito, Adrian prende con facilità tra le sue braccia la donna, lancia uno sguardo di soddisfazione all’incosciente Cassandra e spicca il volo.

San Francisco, casa Reilly.
Helen è sotto la doccia, con lo sguardo perso. Una spugna ruvida spalma con troppa forza sul suo corpo un bagnoschiuma esfoliante, che le graffia la pelle. Il suo intento è lavare via ogni traccia fisica di quello che è successo, lavare via l'onta e il ribrezzo. Solo un'ora fa è stata stuprata da quel gruppo di ragazzi, il trauma è ancora fresco. Anche il tragitto verso casa - uno slalom tra gente fuori di sé e demoni - non è stato granché rilassante.
La cosa che più la fa impazzire è che una parte di lei ha goduto per la spontaneità e il furore di quell'atto di violenza. Per un secondo pensa ad Anthony, che lasciato lì, impunemente inerme.
Si accorge che l'acqua che le cola dal capo è scura: la tintura castana sta andando via.
Finalmente si decide ad uscire dalla doccia e si asciuga con cura, come se si sentisse un fiore sgualcito. Mentre usa l'asciugacapelli, vede delinearsi nello specchio il fantasma di colei per cui è al mondo. Ricorda com'era prima che Gwen morisse, prima che con il suo omicidio finisse l'età dell'innocenza. Vuole tornare a quei tempi.

Quartier Generale della Confraternita degli Eterni.
- Eccoci arrivati - annuncia Toomes, facendo il verso ad un’ipotetica hostess, entrando da una finestra rotta, sul fianco dell’attico del grattacielo - Fai come se fossi a casa tua… dopo quello che è successo non credo di avere più un legame con questa società.
Scendendo sulle proprie gambe, Sharon Kane capisce il senso di quelle parole.
Lo scenario è degno del finale di una tragedia greca. Cadaveri e sangue dappertutto.
La vista, al momento, non sembra destare turbamento nella donna. In fondo, nei suoi anni oscuri, era disposta a rendersi complice di stragi ben peggiori.
- Spero non ci rivedremo più… ho dei conti da saldare, adesso - sta per spiccare il volo, e la Regina Ragno non fa in tempo a fermarlo, se non a gridare:
- Ti ricompenserò!
Rimasta da sola in quel letterale macello, l’avventuriera si guarda intorno, cercando di capire come sfruttare un’occasione così potenzialmente fruttuosa. Pensavo di dover faticare per ottenere ciò che voglio… invece non trovo ostacoli sulla mia via. Non posso fallire, si ripromette. Dei passi in lontananza capitano a fagiolo: seguendone il rumore, giunge alle spalle di un misterioso fuggitivo.
- Fermo! - gli intima, con la pistola puntata verso di lui.
- E tu chi sei!? - chiede adirato l’uomo, voltandosi di scatto.
- Piacere, io sono Sharon… e voglio accesso alla fonte della giovinezza.
- Ah! - emette un suono di superiorità - Pensi che abbia paura di te? Ho ben altro da fare, io…
- Tutti indaffarati, a quanto sento. Ma tu mi renderai giovane, volente o nolente. Se può interessarti, ti darò qualcosa in cambio.
L’avidità inizia a farsi strada nella mente dell’Eterno.
- Sentiamo…
- Una volta tornata nel fiore degli anni… te lo succhierò
.
In un altro contesto, una frase del genere pronunciata da labbra così vecchie avrebbe scatenato il riso in chiunque.
- Ah, davvero? Be’, come minimo dovresti concedermi anche una bella scopata
- Ok, avrai quello che desideri. Ma adesso… muoviamoci.
L’Eterno sorride, roso dalla lussuria che gli sta pregiudicando la capacità di intendere e di volere, e fa cenno alla Regina Ragno di seguirlo.

Casa Reilly.
Ben torna a casa di corsa, ha provato a chiamare ma nessuno risponde, teme che possa essere successo qualcosa alla sua donna. E' stato rallentato da un paio di situazioni critiche che doveva contribuire a risolvere, ma ha fatto più in fretta che ha potuto.
- Helen! - apre di corsa la porta principale, guardandosi di fronte. E rimane allibito dalla donna che vede di fronte a sé.
Un conto è con un look diverso, un conto è rivedere Gwen Stacy, bionda, con la sua caratteristica fascia e un abito vintage, seduta sul divano di casa sua. E' proprio come vedere un fantasma, una sensazione poco piacevole.
- Helen, ma... che fai? Stai bene? - le si avvicina, anche se lei continua ad avere uno sguardo fisso e assente.
- Helen è stata stuprata, Peter.
- Ma... cosa dici?
- E' così. Dov'eri quando aveva bisogno di te? Ti stavi facendo biondo? - finalmente lo guarda, ma con disprezzo e rancore.
- Oddio, Helen, che ti succede...
- Io sono Gwen! - urla infastidita.
- E va bene, giochiamo a questo gioco! - grida seccato Ben, correndo in bagno e tornando un minuto dopo, con i capelli impiastricciati di tintura castana, che copre il biondo transgenico della sua chioma.
- Sei contenta, così? Sono il tuo Peter, adesso! - la afferra per le spalle, scuotendola. La ragazza scoppia in un pianto dirotto e si copre il volto con le mani.
- Ben, aiutami - abbraccia il suo ragazzo.
- Helen... ti hanno davvero...
- Sì - conferma tra i singhiozzi. Ben la abbraccia più intensamente.
- Scusa, per proteggere gli altri non ho protetto te...se gioco a fare l'eroe è solo per dimostrare che sono all'altezza dell'originale... e ho fallito. Peter non salvò Gwen.... e io non ho salvato te.
Queste parole non sono molto di conforto per Helen, che prende a piangere più intensamente.
Come faccio a lasciarla qui sola, adesso? E io che volevo irrompere all'anagrafe per indagare su mio figlio, si rammmarica.

Quartier Generale della Confraternita degli Eterni
- Questo è il nostro laboratorio - spiega Philip, molto dopo essersi presentato.
- Affascinante ed inquietante - commenta
Sharon. Intorno a sé vede qualcosa di molto simile ad un zoo… una voliera zeppa di uccelli, gabbie strabordanti di vari animali, acquari… e celle con uomini apparentemente disperati. - A cosa servono questi animali? E… quegli uomini?
- Qualcuno desidera appropriarsi di energie vitali animali, dà una nota di colore al processo… mentre quegli uomini… davvero lo chiede?
- Chi sono?
- Feccia dimenticata, che noi trattiamo con tutti i crismi… almeno fino al momento del sacrificio.
- Capisco - dichiara impassibile la Kane, per poi informare: - Voglio essenza di ragni, dentro di me… è disponibile?
- Sì, ma… per essere una clandestina truffaldina, ne ha di richieste, eh?
- Cos’è, Philip… non senti più la canna della pistola sulla tua schiena?
- Oh, sì… e ricordo anche una certa promessa…
Qualche minuto dopo, tutto sembra essere pronto. Un ignoto homeless è stato narcotizzato e collegato a dei cavi, lo stesso è accaduto ad un contenitore colmo di aracnidi… e Sharon Kane, distesa su un lettino con un imbarazzante completo di biancheria intima, viene a sua volta ricoperta di elettrodi e fili.
- Mi passa quasi la voglia a vederti così… rattrappita - confessa Philip, armeggiando con una siringa.
- Molto gentile da parte tua… ma vedo ancora uno sguardo libidinoso nei tuoi occhi… e una salivazione eccessiva…
- E’ l’idea stessa di scopare… non riesco più a trattenermi, non mi è mai successo… ma non distrarmi…
- Cos’è quella roba? Non sarà mica un veleno?
- E’ un siero di enzima telomerasi. Favorisce il ringiovanimento genetico… sai, una volta senza questo gli effetti del Juvenator erano temporanei…
- Ah, capisco…. Dai, sbrigati!
Il contenuto della siringa viene iniettato nelle vene di Sharon, con una certa difficoltà da parte di Philip a trovare un punto adatto all’endovenosa.
Un minuto dopo, acceso il Juvenator, Sharon Kane ha le convulsioni.
- Non preoccuparti, è tutto normale - la rassicura, vedendo su di lei la pelle diventare morbida, i muscoli sodi e tonici, i lineamenti più regolari… finché, la Regina Ragno non emette un gemito di piacere.
- Ah… io… non mi sono mai sentita così bene! - urla, euforica.
- Avevi ragione, dovevo avere fiducia - si congratula indirettamente Philip, saltandole addosso.
Se in un primo momento Sharon aveva deciso di bluffare e mandare al diavolo il suo ingenuo collaboratore, adesso le sovviene che non tocca un uomo da secoli… e che un po’ di sesso non le farà affatto male.
- Nonostante tutto, sono una donna d’onore - dice, mentre si lascia strappare di dosso i suoi pochi indumenti.
Improvvisamente, però, un paio di demoni irrompono dalla finestra.
- Sì… stupro - dice uno all’altro, indicando la donna svestita.
- Se proprio devo, me li scelgo bene i partner - ironizza la Regina Ragno, balzando addosso alle due creature infernali, scaraventandone una giù per il grattacielo e spappolando l’altra contro una parete, tutto con la forza sovraumana delle sue giovani gambe.
Il povero Philip è più eccitato che mai dopo questa performance della guerriera desnuda.
- Dove eravamo rimasti?

Per le strade di Harlem...
La Gatta Nera si sta dando da fare per usare i suoi riscoperti poteri a fin di bene... ma la sua mente è completamente ottenebrata dalla lussuria, il suo corpo sfiaccato dallo sforzo.
Non ce la faccio più, si rintana affanata in un vicolo, sperando di essere al sicuro. Forse lo è da persone e mostri, ma non da ciò che è dentro di lei.
Ad aggravare le cose, una sagoma nera che le sfreccia sulla testa. La riconosce subito, come se non avesse fatto altro che avere gli occhi puntati per ritrovare...
- Kaine!! - grida ad alta voce, sortendo lo scopo di farlo fermare e tornare indietro. Non le è passato per la mente che in quel costume ci sarebbe potuto essere Eddie Brock. Inizia a salire le scale antincendio, mentre il Ragno Nero le va incontro dal tetto, arrampicandosi sulla parete del palazzo.
- Tutto ok, Felicia? - chiede Kaine, più per convenevoli che per altro.
- Tu che dici? E a te?
- Ho passato ore bruttissime, ma adesso... sto meglio, grazie - la rassicura, senza parlarle della drammatica rivolta che ha dovuto fronteggiare all'istituto Ravencroft insieme all'Uomo Ragno e agli Spiriti della Vendetta. Anche lui ha dato di matto, come molti... e la cosa lo ha impaurito non poco. Aveva bisogno di prendere una boccata d'aria.
Adesso i due sono alla stessa altezza.
- Mi fa piacere... che fortuna trovarti...
- Perché?
- L'altra volta mi sono comportata male con te... vorrei scusarmi e ripagarti...
- Non ti conviene stuzzicarmi... oggi non rispondo di me - la avverte il clone.
- E' esattamente quello che voglio - dice lei, prendendolo per il costume e tirandolo a sé.
Kaine si scopre la bocca dalla maschera: la Gatta Nera è più lasciva del solito e non si lascerà sfuggire l'occasione di esaudire le fantasie che hanno infestato la sua mente dal loro primo incontro in questi panni.
Due minuti dopo, il Ragno Nero sta aderendo al muro con la schiena e le piante dei piedi, la parte inferiore della calzamaglia impercettibilmente abbassata. La Gatta dello stesso colore è a cavalcioni sulle sue gambe piegate, con il suo costume in pelle cadente. I loro movimenti spiegano chiaramente ciò che stanno facendo...
- Oh, Kaine... io... - ansima Felicia, sfiorandogli le labbra.
- Non dire niente - la zittisce lui.
- Vieni a vivere con me - gli chiede, in un impeto irrazionale.
- Va bene - acconsente lui, continuando a spingere.

Dendera.
Sono passati molti giorni da quando la Donna Ragno è stata ammessa nella corte di Hathor (nella Zona Negativa il tempo scorre più lentamente) e, nonostante abbia sperimentato un piacere di intensità e qualità ignoti, Charlotte Witter si è ormai annoiata di ballare, cantare e fare sesso tutto il giorno.
- Mia dea - chiede di parlarle, con falsa reverenza - io mi chiedevo se... lei fosse disponibile a riportarmi a casa.
- Come? Stai forse rifiutando l'onore della mia disponibilità?! - si altera la divinità egizia.
- No, mia signora, le sono molto grata... ma ho nostalgia del mio mondo.
- Io... in tanti millenni, non ho mai saggiato tanta sfacciataggine in un mortale. Eppure... ammiro la tua audacia, Charlotte: è ciò che ci vuole in una donna, per riaffermare il valore del sesso femminile sulla Terra. Ebbene, acconsentirò alla tua richiesta, a patto che ti impegnerai a contribuire all'emancipazione delle tue simili.
- Con molto piacere, Hathor.
- Addio, Charlotte Witter - la congeda la dea, aprendo un portale accanto a loro con un solo pensiero.
- Addio... e mi saluti le donne di corte e i concubini - sono le ultime parole della Donna Ragno, prima di tornare sulla Terra devastata dall'Inferno. E si pente di aver lasciato il Negaverso.

Quartier Generale della Confraternita degli Eterni
Dieci secondi dopo la fine del rapporto, Sharon Kane ha usato le sue rinnovate facoltà aracnidi per mettere fuori gioco il suo partner. Subito dopo, si è dedicata a sbarazzarsi dei cadaveri sparsi per il quartier generale… infine, ha convocato i membri superstiti dell’organizzazione.
Sopraggiunti alla chiamata, hanno trovato il loro collega legato e imbavagliato, con una pistola puntata alla testa. Dietro di loro, un’affascinante donna, avvolta in un lungo abito di seta nera, rifulgente di un ragno argenteo sul florido petto.
- Cosa vuoi, puttana? - va al sodo uno degli Eterni.
- Semplice. La leadership della Confraternita.
- Stai scherzando… ci siamo scannati proprio per questo!
- E vi siete decimati. Sapete come si dice… tra i due litiganti, il terzo gode.
- Puoi lasciare andare Philip… un morto in meno non ci scomporrà. Non in questo momento.
- Va bene… ma questo non vuol dire che rinuncio al mio obiettivo. Ormai conosco questo posto, le vostre facce… potrei denunciarvi facilmente. Ma non lo farò… una società segreta è proprio ciò di cui avevo bisogno. E questa in particolare mi sarà d’aiuto.
- Non ti temiamo.
- Neanche dopo questo?
In pochi secondi, dà una dimostrazione dei poteri ragneschi che ha acquisito in Perù e che sono stati potenziati dall’essenza vitale dei ragni sacrificati alla sua giovinezza.
- Oh… credo possiamo discuterne, a questo punto - si lascia scappare uno di loro.
- Bene. Dopo tanti anni… è arrivato il momento del riscatto. La Regina Ragno è tornata… potente come non mai - sorride enigmaticamente, sotto lo sguardo perplesso degli Eterni.

  

 

[i]NOTE

 

 

Come avrete potuto notare, la lussuria è la conseguenza che più ho analizzato tra i possibili effetti della Cappa delle Ombre, non solo in questo tie-in. In generale, però, tutti i personaggi sono più spregiudicati e vittima dei loro vizi. Come sottile finezza, tutti si danno del tu, anche gli sconosciuti (in inglese avrei dovuto far chiamare tutti per nome, lo so). Per avere ulteriori notizie dei Ragni Neri, non perdetevi i tie-in de “L’Uomo Ragno”, dove ritrovate Kaine ed Eddie Brock. Essendo l'episodio gia' troppo lungo cosi', ho preferito dare solo degli sprazzi sui personaggi, riservandomi di svelare retroscena e conseguenze nei prossimi episodi... e se pensate che abbia esagerato nel ringiovanire anche la Regina Ragno... spero converrete che questa volta ha senso :) 


[ii][i] Poco conciso sunto di alcuni eventi di “Inferno#1”…

 

#09 – OCCHI DI GATTO

 

#9 - Occhi di gatto
di Mickey

 

 

1.

Felicia Hardy apre la porta d'ingresso del suo attico, a malapena succinta in una vestaglia di raso. L'ospite trattiene sorpresa e diletto per quella vista.
- Ciao... accomodati pure - lo invita ad entrare con un gesto della mano che rischia di mostrare cose proibite.
- Sicura di non averci ripensato? - chiede conferma il moro Kaine, con una grossa valigia in una mano. Non fa alcuna fatica a tenerla.
- Se i termini dell'accordo sono chiari... certo.
- Fammi ricapitolare - dice il clone, con un ghigno beffardo sul volto - in cambio di vitto e alloggio, collaborerò con te nelle indagini e nelle missioni della tua agenzia, terrò la casa pulita e in ordine - si guarda intorno spaurito, non la ricordava così grande - farò la spesa, andrò a pagare le bollette... insomma, sarò il tuo schiavetto personale.
- Esatto, ma... dimentichi qualcosa.
- Giusto: dimenticavo di dimenticarmi quello che è successo tra noi, perché "è stato solo uno sbaglio" - cita testualmente da una precedente conversazione, con sarcasmo.
- Ottimo. Adesso puoi davvero accomodarti.
Mentre Kaine sistema le sue cose nella sua nuova, improvvisata camera, Felicia lo osserva, appoggiata allo stipite della porta.
- Spero ti piaccia, ho fatto del mio meglio...
- Non preoccuparti, va benissimo... del resto, qualsiasi cosa è meglio di una cella. Con tutta la gratitudine e l'affetto che nutro nei confronti della prof. Kafka, non potevo stare più in quel manicomio. E' stato un sollievo per tutti, anche perché dopo la rivolta di qualche giorno fa ha il fiato sul collo da parte degli ispettori governativi.
- Capisco. Ha pensato lei a procurarti documenti falsi o devo pensarci io?
- Tutto a posto... le sue conoscenze sono servite, del resto riabilita così tanti criminali... ecco, guarda - si sfila il portafoglio di tasca e glielo lancia. Felicia lo apre, constata che contiene solo una banconota da un dollaro, oltre a una carta d'identità.
- Abel Fitzpatrick?! - sghignazza divertita - Uno ha la possibilità di cambiare nome e...
- Penseresti mai che è falso? - si ferma, guardandola negli occhi.
- Assolutamente no!
- Allora serve allo scopo - riprende a riporre vestiti nei cassetti - Se ti interessa, Fitzpatrick è il cognome da nubile della madre di Peter e di una donna a me cara, nel bene e nel male... e Abel... be', è il fratello buono che fa da contraltare al cattivo, Caino.
- Quindi è per questo che ti facevi chiamare così?
- Sì, ma anche perché fa rima con "dolore" [1]. ... qualcosa che mi ha accompagnato per cinque anni... - i suoi movimenti si rallentano.
- Se vuoi che ti faccia anche da psicoterapeuta dovrai lucidarmi l'argenteria...
- Ok, ok, la pianto... per cambiare argomento: ci sono state conseguenze per quello che non abbiamo fatto l'altro giorno?
- Non preoccuparti, ho fatto il test... e in ogni caso, finché lo vorrò, nessuno potrà... incastrarmi.
- Che vuoi dire?
- I miei poteri iettatori, no? Se li focalizzo sul... seme... e faccio crollare a zero le probabilità di essere ingravidata...
- Wow, questo sì che è un uso furbo ed inedito di un superpotere!
- Grazie... Abel.
- Grazie a te per avermi chiamato così - le sorride.
- Sai, a volte mi sembri la versione mafiosa di Peter...
- Ah, tante grazie!
- Non prenderla come un'offesa... è solo per il tuo look un po' dark...
- Senti, Felicia, ma... io ti sto simpatico solo perché sono... chi sai tu? So per certo che, più o meno due anni fa, abbordasti anche Ben Reilly... - le ricorda.
- Hai ragione, ma... sono l'unica al mondo a provare questo. La buon'anima di Gwen Stacy è sotto terra, Mary Jane ci sta ancora insieme... solo io so cosa significa perdere un ragazzo eccezionale come Peter. Davvero, non ti riprendi più! La relazione più seria e duratura che ho avuto dopo è stata con... Flash Thompson - abbassa lo sguardo triste.
- Ti comprendo, più o meno...
Dopo un mezzo minuto di imbarazzante silenzio, la donna ricomincia a parlare, cambiando totalmente discorso.
- Sai, vorrei approfittare di averti nella mia agenzia per rilanciarla: investire un po' in pubblicità, rinnovarla... l'ultimo incarico interessante risale a mesi fa! [2]
- Cosa hai intenzione di fare esattamente?
- Espanderci, offrire un servizio unico... se assumessimo qualcun altro e ci specializzassimo in casi superumani?
- E' un'idea, ma... hai qualcuno in mente o devi mettere un annuncio?
- Non lo so... ho pensato a Jessica Drew, ma che io sappia ha stabilito la sua attività a Madripoor e dubito accetterebbe...
- Perché non Madame Web, allora? Fino a qualche tempo fa lei e Jessica lavoravano insieme in questo campo, poi la nuova Donna Ragno ha minato la loro collaborazione. Del resto, un'ESPer non si butta via, in un'attività del genere..
- Mi confermi che adesso vede e cammina?
- Assolutamente.
- Allora potrebbe essere un'ottima idea... - Felicia si allontana e inizia a cercare l'elenco telefonico.

 

 

2.

Cassandra Webb potrebbe essere una delle persone più colpite dalla crisi infernale degli ultimi giorni. Ha perso il suo collegamento mentale con sua nipote Charlotte, l'Avvoltoio le ha rubato qualche anno di vita, lasciandola inconsciente per svariate ore e la sua coinquilina si è dileguata con la sua roba. Unica traccia di lei, una busta con dei soldi e poche righe:
Grazie dell'ospitalità, questo è quanto ti devo. Mi dispiace non averti potuto salutare di persona ma non avresti capito. Addio, Sharon
E' da quando la crisi è cessata che sta provando a contattare Charlotte in ogni modo, invano... fino ad adesso. Sente una traccia e non perde tempo a raccoglierla.
*Charlotte!*
*Nonna, che ci fai nella mia testa?!*, chiede la Donna Ragno, indispettita da quell'invasione psichica. Per fortuna si trova nel suo letto.
*Ti cercavo
... il legame psichico si era spezzato, e... ti sento confusa...*
*Lo credo bene, quando sono andata ad indagare per conto tuo ho trovato una tizia che mi ha spedito su un altro mondo, dove ho passato la settimana più assurda della mia vita...*
*Settimana? Qui sono passati poco più di tre giorni.*
*Boh, comunque torno qua e vedo che la città é un macello...*
*Già, è successo questo*, le visualizza nella mente un'idea degli ultimi avvenimenti.
*Accidenti, che mi sono persa!*, si rende conto Charlotte.
*L'importante adesso è rinsaldare con i miei poteri la prigione del Re delle Ombre...*
*Fai pure, tanto Farouk sta zitto e buono da un po'...*
*Questo dovrebbe metterti ancora più in allarme.*
*Perché? Magari si diverte dentro di me!*
*Lasciamo perdere... riguardati, piuttosto...*
*Non darmi consigli, grazie. Addio.*
Charlotte non ha dimenticato la soffiata che sua nonna fece alla polizia; Cassandra sente che non gliel'ha ancora perdonata... vorrebbe cercare Sharon Kane, ma adesso le sue facoltà telepatiche sono di nuovo vincolate dall'aiuto che sta dando a sua nipote. Avrei dovuto farlo prima, si rimprovera. La sua casa è sempre stata popolata negli ultimi tempi e si era abituata a questo... adesso è di nuovo sola, ha paura di vedere ancora i fantasmi e attende da un momento all'altro di veder spuntare uno di quei demoni che ha dovuto affrontare nei giorni scorsi, pur esautorata dalle forze. Un vero incubo... che rischia di trascinarla nella fobia. Nonostante le apparenze, ho pur sempre ottant'anni, giustifica i suoi timori.
 

 

3.


Edward Brock è alquanto inquieto in questi giorni. Sono passate poche settimane da quando aveva cominciato una nuova vita: si era lasciato alle spalle la sua simbiosi con Venom, era stato assolto per i crimini commessi in quella veste e aveva addirittura ottenuto il lavoro che ha sempre amato - giornalista. Questo, finché pochi giorni fa il pianeta è impazzito, e lui con esso. Si è riunito al simbionte alieno, ha sventato il definitivo ritorno sulla Terra dell'odiato Carnage e ha usato metodi troppo duri contro le persone che aveva sorpreso a fare uso di violenza durante la crisi. Adesso che è tutto finito, non sa che fare. In verità, l'alieno è alquanto silente: l'Uomo Ragno ha distrutto la sua volontà e gli studi fatti sulla sua pelle alla TriCorp gli hanno dato il colpo di grazia. Ci vorrà tempo prima di farlo riprendere dallo shock e far tornare dalle cenere il vecchio amico che conosceva... ma è sicuro di volerlo? Adesso, l'Uomo Ragno sa che Venom è tornato e potrebbe non esserne contento. E potrebbe non essere il solo.
Il senso di ragno scatta qualche secondo prima che il campanello del suo modesto bilocale suoni.
Chi cazzo è adesso?, si chiede turbato, andando con non-chalance ad aprire. Oh, no, che palle, pensa, quando vede...
- Salve, signor Brock... siamo gli agenti Connors e Phillips, dell'
FBSA - dice il primo dei due, mostrando insieme al suo collega il suo tesserino - possiamo entrare per farle qualche domanda?
- Prego, entrate - li invita ad accomodarsi, come se non avesse niente da nascondere. Meglio fare buon viso a cattivo gioco. - Posso offrirvi qualcosa?
- No, grazie, siamo in servizio - rifiuta Phillips, sedendosi su un consunto divano nell'ingresso - sa perché siamo qui, signor Brock?
Cosa mi conviene rispondergli? - Non ne sono sicuro, agenti... ditemi pure.
- Come dovrebbe sapere, l'entità simbiotica aliena classificata come "Venom" è stata trafugata dalla TriCorp Pharmaceuticals. Abbiamo qualche testimone che afferma di aver visto Venom in città, e in questo caso intendo la simbiosi tra l'alieno e un umano. Ovviamente, Eddie - cambia tono Connors - non ci sono prove che la coinvolgano, qualcun altro avrebbe potuto liberare il simbionte e unirsi ad esso... ma capisci bene che dovevamo interpellarti, no?
- Certo, certo... comunque io non c'entro niente - mette le mani in avanti Brock.
- Mi dispiace, Eddie - dice Phillips, prendendo qualcosa dalla giacca interna della tasca - dovresti seguirci senza fare storie. Questo apparecchio - mostra ciò che ha preso, che sembra più che altro un cellulare per fare
MMS - vibra, e vuol dire che rileva qualcosa di anomalo nei parametri fisici del tuo corpo. C'è un plotone di agenti armati per tutto l'edificio, quindi non fare scherzi.
- Siete folli - sentenzia Venom, mentre gli occhi diventano bianchi e grandi, e qualcosa che sembra sangue raggrummito si spande in pochi secondi su tutto il suo corpo da culturista.
- Fermo! - intimano i due agenti, puntandogli contro due pistole termosoniche. Dozzine di filamenti alieni si propagano verso di loro... le armi sparano raggi, ma il simbionte sembra esserne immune. I due non si accorgono nemmeno delle protusioni che salgono su per i loro nasi, entrando in contatto con i loro cervelli.

Un minuto dopo.
- Ecco a lei la copia del verbale, signor Brock - gli porge un foglio Phillips, come se niente fosse.
- Ci scusi ancora se abbiamo dubitato della sua buona fede - si rammarica Connors.
- Figuratevi... interpellatemi se ci sono novità - li accompagna alla porta, congedandoli.
Una volta solo, Eddie Brock sorride. Amico mio... c'è qualcosa che può fermarci? Ora dobbiamo tranquillizare un paio di persone... pensa, disegnandosi un cappotto addosso e uscendo di casa.

 

 

  4.


- Facciamola finita, Donna Ragno!
- Sono d’accordo… ma a modo mio!
A parlare, durante un intenso corpo a corpo a Battery Park, sono due vigilanti della Grande Mela: l’aracnide Charlotte Witter e il misconosciuto Strongarm, ragazzone biondo, ipertrofico e poco vulnerabile.
Charlotte è eccitata da questo scontro indetto a causa del Grande Gioco. Se è andata a letto con Youngblood, l’ultima volta… perché non dovrebbe farlo con questo ragazzo, che l'attrae ancora di più? Biondo, occhi azzurri e ben piazzato, a dir poco. Peccato doverlo sconfiggere…si rammarica, mentre evita l’ennesimo pugno dell’avversario, sotto gli occhi stupiti e impauriti degli astanti, pochi curiosi così audaci da rimanere ad assistere.
Combatte quasi automaticamente: mai come in questi giorni la sua mente è strabordante di pensieri. Da un lato il ricordo del suo recente soggiorno in un altro universo - esperienza che turberebbe chiunque; dall'altro, il turbolento rapporto con la sua giovane nonna... senza contare la curiosità di conoscere l'identità del suo sponsor, che un'ora fa le ha mandato un SMS sul suo cellulare per comunicarle luogo e ora del match. C'è che chi fa palestra, "aerobica" e simili; Charlotte preferisce tenersi in forma così. Ultimamente questo le serve più che mai: non riesce a capire perché, ma aumenta sempre più di peso. Per ora la differenza è solo nella bilancia, ma... chi può dirlo quando non sarà più presentabile in costume... o, peggio, nel letto dei suoi facoltosi clienti?
- E' inutile, bello mio... i miei riflessi sono molto più veloci dei tuoi - si concentra sulla battaglia e si compiace nel vedere il suo avversario sfiancarsi - Forse è ora di usare davvero i miei assi nella manica, che ne dici?!
- Ho sconfitto Bloodshed, sconfiggerò anche te - cerca di convincersi il ragazzo.
- Bloodchi?! Tesoro, io sono stata citata almeno tre volte sul Daily Bugle... a differenza di voi due!
Ho aspettato anche troppo, pensa, mentre emette della ragnatela psicorganica dai suoi polsi, intrappolando Strongarm e tirandolo a sé. Uno sbuffo di neurotossine paralizzanti - retaggio della Tela Mortale - mette fine alla partita.
- Cough! Cough! Ma cosa...?! - ramazza al suolo Armstrong.
- Scusami, ma mi stavo scocciando - si inginocchia per parlargli - Il mio sponsor mi ha chiesto di protrarre il più possibile gli incontri, altrimenti lui e i suoi amici non si divertono... - gli sfila un'inedita maschera dal volto, innalzandola al cielo per mostrarla a misteriosi osservatori (telecamere nascoste, probabilmente). - Tu vieni con me - si carica con facilità il ragazzo sulla spalla e corre via con libidinose intenzioni.

 

 

 

5.


Ben Reilly è sotto stress. La sua ragazza Helen è sotto shock a causa dello stupro che ha recentemente subito, la cui conseguenza più blanda è che non si fa toccare nemmeno da lui... ciò lo sta facendo molto riflettere sul loro rapporto. E' stato sgridato dai suoi superiori perché durante la crisi infernale è sparito in più occasioni, a differenza di molti suoi colleghi che hanno tenuto i nervi saldi. Per punizione, gli è stato affidato la maggior parte dell'intenso carico burocratico connesso alla crisi, una sequela infinita di verbali e rapporti su omicidi, atti di vandalismo e altro. Per di più, sembra che molti abbiano giovato degli effetti della Cappa delle Ombre, facendo qualcosa che non avrebbero avuto il coraggio di fare in un altro contesto; invece lui non l'ha fatto, e sta rimediando adesso, con tutti i sensi di colpa del caso. Innanzitutto, utilizzando i terminali della polizia ha finalmente rintracciato il numero del cellulare di Janine, anche se continua a rimirarlo lì, appuntato su un post-it. La chiamerà non appena troverà ciò che cerca davvero: notizie riguardo... loro figlio. Gli viene un tuffo al cuore ogni volta che ci pensa.
Sta dando fondo a tutti i trucchi di informatica che ha imparato dal buon (?) vecchio Seward Trainer. Ricorda quasi con nostalgia le sue battaglie nel cyberspazio. Ad ogni modo, si è accertato con quasi assoluta certezza che suo figlio non è stato adottato e non è morto. Dove può essere finito, allora?
Le sue ricerche iniziano a sembrare vane, quando finalmente trova una connessione... una sentenza di tribunale riguardo un caso di affidamento straordinario... Sì, è lui!!!, si rende conto quando vede che tutti i dettagli combaciano. Scorre freneticamente la pagina per saperne di più... e quando prende coscienza del destino di suo figlio, la sua vista si annebbia a causa dell'amara sorpresa.
- Reilly, procede bene il lavoro? - gli chiede alle spalle Paul Carlson. Grazie ai suoi riflessi sovraumani, Ben ha abbassato istantaneamente la finestra incriminata, lasciando spazio alla pagina di un verbale che avrebbe dovuto finire di redigere. Si gira verso il suo superiore con la fronte imperlata di sudore.
- Sissignore, grazie - cerca di liquidarlo, con un solo pensiero nella testa.
Deve chiamare Janine Godbe.


Adesso siamo nella redazione del San Francisco Herald, dove due promettenti reporter stanno discutendo con quanta più cautela possibile di una delicata questione.
- Se i tipografi del giornale non avessero scioperato, adesso il segreto di Peter Parker e Ben Reilly sarebbe di dominio pubblico - dice Ken Ellis, parlando della tentazione di diffondere la notizia durante l'Inferno - Meglio così, devo ancora indagare sul misterioso passato di Reilly per rendere lo scoop perfetto...
- Ken, mi fai paura, io... sono una professionista, ma non sono sicura che tu abbia il diritto di---
- Ti rendi conto che il tuo ex è nella tua stessa città da non ricordo più quanto e non vi siete ancora visti?! - le ricorda una sua mancanza, sia come donna sia come collaboratrice al clamoroso servizio di cui stanno parlando.
- Lui sa sicuramente dai giornali che sono in città, evidentemente non vuole parlarmi!
- Ovvio, mica è scemo! Tu conosci un suo segreto... e sa quello che vuoi e devi fare: scoprirne altri.
- Non posso, Ken: io sono solo una fotografa, non spetta a me!
- Jessica - il giornalista la afferra per le spalle e la fissa negli occhi - qua non si tratta di premio Pulitzer... qua si tratta di entrare nella storia
! E mi meraviglio che una del mestiere come te non ne abbia approfittato prima!
Se Jessica gli rivelasse che a suo tempo bruciò i negativi di Ben in costume da Uomo Ragno, Ellis la strangolerebbe, senza bisogno di alcuna influenza mistica... deve prendere tempo per cercare di arginare i pericoli di questa situazione. Non può essere un caso che lei abbia trovato lavoro in quel giornale... e non se la sente di ignorare i segnali del destino.

 

 

 

6.


La Regina Ragno è al culmine della felicità. In pochi giorni la sua vita ha subito una piacevole ed inaspettata svolta: è tornata giovane, ha visto le sue facoltà ragnesche intensificarsi e, anche grazie ad esse, ha preso il controllo della Confraternita degli Eterni.
- Come avrete capito, i nostri intenti non sono dissimili, anzi - continua un discorso già iniziato, diretto ai nuovi confratelli - entrambi desideriamo il nostro benessere e sfruttare il Juvenator, la fonte di questo benessere. Voi avevate intenzione di utilizzarlo per ricattare i governi del mondo... io voglio utilizzarlo per due obiettivi: sbarazzarmi di miei vecchi nemici... e sovvertire l'ordine mondiale imposto dagli Stati Uniti.
- Sharon, abbiamo accettato la tua scalata al potere come nostra leader perché ci hai dimostrato le tue... capacità, in tutti i sensi - interviene un distinto signore - ma non accetteremo di essere all'oscuro dei fini per cui utilizzeremo le nostre risorse.
- Hai ragione, Sean, vi devo una spiegazione. Ho sentito parlare di un'altra società segreta, conosciuta da alcuni come V Battalion...
- Un'altra?! - si stupisce Philip, l'uomo che ha portato la Regina Ragno in seno all'organizzazione.
- Un'altra, sì, tra le dozzine già esistentui... è un altro segno della decadenza dell'impero americano, a mio avviso. Comunque, il V Battalion riunisce vecchi bacucchi, eroi della Seconda Guerra Mondiale, intenzionati a regolare conti in sospeso da più di mezzo secolo. Io sono uno di quei conti in sospeso.
- Come mai? - chiede qualcun altro. Nessuno ha intenzione di farsi soggiogare completamente da questa donna.
- Ero una criminale di guerra, ho combattuto contro gli Invasori... perché odio l'America. E il mio odio è cresciuto sempre più col passare degli anni, di pari passo con l'influenza che questa nazione acquisiva sul resto del mondo. E dopo l'11 Settembre... siamo giunti ad un punto di non ritorno: l'odio nutrito per questo paese è diventato tangibile.
- Non vedo cosa c'entri questo con il V Battalion.
- Mi danno prevedibilmente la caccia... ma io so come trattarli: sono vecchi come lo ero io fino a pochi giorni fa, e come lo eravate voi fino a qualche mese fa
. Guadagneremo un accordo di non-belligeranza regalando loro qualche anno di vita.
- No, non possiamo inflazionare a questo modo il Juvenator!
- Potrebbero anche non accettare... e a quel punto li schiacceremo. Dopodiché... sovvertire il governo degli Stati Uniti sarà la nostra maggiore priorità - brillano gli occhi della Regina Ragno. Finalmente ho i mezzi per vendicarti, Anthony.

 

 

7.


Quando entra nella redazione del New York Express, Eddie Brock non può fare a meno di notare gli occhi immediatamente calamitati dalla sua vista. Evidentemente tutti sanno che Venom è tornato e sospettano di lui. Il suo capo, Paul Hamilton, ha chiesto espressamente di parlargli... e immagina bene di cosa si tratti.
Salutati fugacemente i suoi colleghi, Brock bussa all'ufficio del caporedattore e aspetta un "Avanti", che non tarda ad arrivare, nonostante Hamilton sia al telefono con la sua donna, almeno a giudicare dal tono della sua voce.
- A stasera, Val - chiude la conversazione - Salve, Brock... si accomodi pure.
- Mi dica pure, signor Hamilton... - si siede Eddie, sicuro di sé.
- Non immagini il motivo per cui ti ho chiamato?
- Sì... immagino si tratti di questo - gli porge il verbale dell'FBSA. Paul lo prende perplesso e lo legge velocemente. A quanto recita il rapporto, il giornalista sembra pulito.
- Io... Brock, deve scusarmi, sono mortificato... non avrei dovuto...
- Non si preoccupi, signore: è del tutto comprensibile. Però, se permette... vorrei fugare i dubbi di tutti - gli porge un altro foglio.
- Cos'è? - chiede Paul, dandogli una scorsa.
- Un pezzo su Venom... che, tra le altre cose, allontana i sospetti da me. So che potrebbe non essere corretto, ma...
- No, no, anzi... i lettori devono sapere che l'FBSA ti ha trovato pulito... e così partirà anche una caccia all'identità del nuovo Venom! Mi piace... chissà se piacerà all'editore...
- Se non c'è altro, io andrei...
- Sì, non c'è altro... leggo meglio l'articolo e le farò sapere, ok?
- Grazie, signore - si scambiano una stretta di mano.
Eddie è estremamente soddisfatto. Deve solo decidere cosa fare della sua seconda vita, adesso...

 


8.


Il campanello di casa Webb suona.
Chi diavolo è? Non aspetto nessun cliente..., si meraviglia, recandosi alla porta.
- Chi è?
- Signora Webb, disturbiamo? - risponde una voce femminile - Io sono Felicia Hardy, sono con un collega... vorrei farle una proposta di lavoro.
Una proposta? Sospettosa, Cassandra si concentra sulle sensazioni che i due avventori emanano. Non sembrano cattivi, apre la porta.
- Prego, accomodatevi...
- Grazie... lui è Abel Fitzpatrick.
- Ci siamo già visti? - lo squadra perplessa la veggente, stringendogli la mano.
- Chi lo sa... - elude una risposta precisa Kaine.
Una volta nel soggiorno, con tre tazze di caffé in mano, i tre iniziano a parlare seriamente del motivo per cui sono venuti gli ospiti.
- Allora, di quale proposta si tratta?
- Ah, sì... ho saputo che la sua attuale attività le rende bene, però ci provo comunque - premette Felicia - Io ho da anni un'agenzia investigativa, "Cat's eye", non so se ne ha mai sentito parlare... e so che ne ha avuta una anche lei fino a qualche tempo fa...
- Sì, più o meno...
- Bene, siccome sono in una fase di... ristrutturazione della mia attività, mi chiedevo se lei fosse disponibile a lavorare con noi nella nostra agenzia.
- Io? Ma... come mai questa idea?
- Siamo sicuri che una donna della sua esperienza e delle sue capacità non potrebbe che giovare a "Cat's eye". Certo, probabilmente guadagna molto di più leggendo il futuro della gente...
Cassandra non sa
cosa rispondere. Da un lato la Gatta Nera ha ragione: attualmente non ha problemi di denaro, il suo lavoro è alquanto remunerativo. Ma ci sono altri fattori da considerare: adesso che anche Sharon Kane se n'è andata, è nuovamente sola, per l'ennesima volta; il suo lavoro, a lungo andare, si sta dimostrando noioso, ripetitivo e, a volte, doloroso. Perché non accettare?


Nel prossimo episodio:
Le trame continuano: "Cat's eye" raggiunge un assetto stabile e riceve il primo, inaspettato cliente; la Donna Ragno continua ad essere immischiata nel Grande Gioco... e questa è solo la punta dell'iceberg!

Note
Eccoci ad un cambio di impostazione della serie: non più sotto-serie, ma un unicum che ci farà seguire le gesta dei "tessiragnatele" contemporaneamente, constatando volta per volta il via via maggiore coinvolgimento tra i vari personaggi. Spero di gestire al meglio una testata del genere, e spero che il cambiamento sia gradito...  tenete conto che questo è stato solo un episodio di riscaldamento! Per la cronaca,
Strongarm è nato e apparso solo in una storyline d’appendice del Ragno Rosso, pubblicata su “L’Uomo Ragno” 196-199, Marvel Italia
.

[1] Kaine è un omofono di Caine, ossia "Caino" in inglese, e fa rima con pain, ossia "dolore".
[2] Probabilmente si riferisce a "Lethal Honey"#3-4.

 

#10  - LA FORZA DEL PASSATO

1.

Benjamin Reilly è chiuso nella sua camera, con il cordless in mano. Lo rimira come se stesse per esplodere da un momento all’altro, poi si decide a comporre freneticamente un numero. Dai, rispondi, incita mentalmente l’interlocutore a rispondere.
- Sì? – risponde una voce femminile.
- Janine? Sono io, Ben… - si annuncia l’eroe, con il groppo in gola.
- Ben? Come… come hai avuto questo numero? – chiede Elisabeth, con il tono di chi è stato colto in flagrante sulla scena del delitto.
- Lavoro in polizia, ricordi?
- Io… sì, avrei dovuto immaginarlo.
- Dove sei?
- Io? A… nell’Oregon.
- Che ci fai lì?
- Vivo qui da qualche tempo…
- Capisco. Janine, io… ho scoperto qualcosa su nostro figlio – arriva al nocciolo della questione.
- Ah… davvero?
- Sì, ma… mi sembri più preoccupata che sorpresa! Puoi parlare?
- Sì, sì, dimmi tutto…
- E’ una cosa che mi ha sconvolto… sembra che sia in custodia presso un centro ricerche di… ehi, aspetta! Hai detto nell’Oregon!?
- Sì…
- Portland è nell’Oregon! Nostro figlio è lì, in una filiale della TriCorp… sembra sia molto malato e che lo stiano studiando! Non è terribile?
- Sì, infatti…
- Janine, dimmi
la verità! Sento che nascondi qualcosa…
- Ben, io… speravo scoprissi tutto. Dopo… dopo la prima volta che mi hanno contattato, non mi hanno più permesso di vederlo!
- Chi? Cosa?
- La TriCorp… era ancora la Garid, allora… i servizi sociali non sono riusciti a far adottare a nessuno il bambino perché è molto malato… così la Garid ne ha chiesto la custodia per studiarlo e curarlo! Mi hanno contattato per farmi degli esami e chiedere notizie di te… volevano capire perché il bambino ha tante malattie genetiche… io non ho potuto dire che tu eri… quello che sei, e poi eri morto, per quel che ne sapevo! Dopo quella volta, non ho più avuto notizie di nostro figlio, ma… sono rimasta qui! Quando ho saputo che eri vivo e che ti eri trasferito a S. Francisco… ho sentito che dovevo metterti la pulce nell’orecchio!
- Ma… perché non mi hai spiegato tutto subito?!
- Io… non potevo, non volevano…
- Ok, Janine… io ti raggiungerò prima possibile… e risolveremo la situazione!
- Come, Ben?! Non possiamo… da quando ho rinunciato a lui, non abbiamo nessun diritto su di lui!
- E’ mio figlio, è malato per colpa mia e forse in me c’è la risposta che serve ai suoi carcerieri per salvarlo!
- Non ti fermerò, Ben… ma non illuderti di poterlo liberare.
- E’ ora che essere un supereroe abbia un tornaconto nella mia vita privata. A presto, Janine – interrompe la comunicazione ed esce frettolosamente dalla stanza, dove trova la sua ragazza. Non avrebbe molto voglia di parlarle, adesso, ma…
- Ben, che succede? Sei entrato come un fulmine, ti sei chiuso in camera…
- Helen, ho scoperto dove si trova mio figlio. E ne ho parlato con Janine.
- Oh… mi fa piacere… che intenzioni hai adesso?
- Devo andare a prenderlo. Prendo il primo volo per l’Oregon.
- Cosa? Ma Ben, non puoi strapparlo alla sua famiglia così, non è…
- Non è in una famiglia. E’ in un centro ricerche. Lo stanno studiando, è malato.
- Oddio…
- Già… devo fare qualcosa, non posso stare con le mani in mano.
- Sì, va bene – lo abbraccia, dimostrandogli di fidarsi di lui, di aver superato il trauma del recente stupro, che ha minato molto i loro contatti fisici negli ultimi tempi.
- Grazie – la bacia, prima di riprendere il telefono e chiamare l’aeroporto.

2.

Casa Hardy è molto movimentata ultimamente. Non solo per il recente trasferimento di Abel Fitzpatrick, il primo clone dell’Uomo Ragno, ma soprattutto perché ciò è coinciso con il rilancio di “Cat’s eye”, l’agenzia investigativa di Felicia. La donna e il suo nuovo coinquilino stanno mettendo a posto gli ultimi dettagli, dopo l’assunzione di Madame Web nell’attività.
- Mi chiedevo… che fine hanno fatto Paul e Loop? – le chiede il ragno, tra una cosa e l’altra.
- Chi, i miei vecchi soci? E come li conosci tu?
- Eh, lunga storia, te la racconterò un’altra volta[1]. Allora?
- Capita di… avere delle incomprensioni. Diciamo che il signor Proust – dice, con tono sarcastico – ad un certo punto non è riuscito a mantenere il nostro rapporto sul piano professionale.
- Ah, immagino… rischio in cui potrei imbattermi io – la stuzzica Kaine.
- Abel… non ne abbiamo già parlato? – gli domanda. Si è impegnata giorno e notte per concentrarsi e chiamare Kaine con il suo nuovo nome (non che quello vecchio abbia più ragion d’essere…).
- Non mettere limiti alla provvidenza… - allude, ricevendo in cambio solo un’occhiata bonariamente accusatoria.
Nel giro di mezz’ora, il campanello della porta dell’ufficio suona, facendo sussultare i due. L’attico ha appositamente due entrate per distinguere gli ospiti dai clienti.
- A meno che non sia Cassandra che ha dimenticato le chiavi… dovrebbe essere il nostro primo cliente! – immagina trepidante Kaine, molto più di Felicia che fa questo lavoro da anni. La donna, sorridente e conturbante, si allontana per andare ad aprire, mentre Kaine si siede e si ricompone su una sedia dell’ufficio, in attesa del ritorno di Felicia e del cliente, che già sente avvicinarsi grazie al vocio.
Il suo senso di ragno scatta di colpo, non in maniera intensa o violenta, ma scatta, per avvertirlo di stare all’erta da un potenziale pericolo. L’uomo-ragno capisce di che si tratta quando il cliente entra dalla porta.
- Oh, lui è il mio collaboratore, il signor Fitzpatrick – gli viene presentato, ma Kaine non sembra avere intenzione di ricambiare il gesto della mano di…
Jacob Raven! Non voglio crederci, lo guarda sconcertato. Si tratta dell’uomo che ha segnato gran parte della sua vita, che lo ha seguito per tutti gli Stati Uniti allo scopo di mandarlo sulla forca. Devo fare finta di niente, non può riconoscermi, si convince, dal momento che ha un aspetto sano e un look completamente diverso da quello che l’ispettore ricorda. Così, raccolta tutta la sua forza di volontà, sfoggiando tutto il suo autocontrollo, Kaine ricambia il gesto e con non-chalance dice:
- Piacere, signor…? – finge ovviamente di non conoscerlo.
- Raven, Jacob Raven.
- Si sieda… allora, in che modo possiamo aiutarla? – interviene la Gatta.
- Sto cercando un uomo… un criminale. E’ evaso di prigione un paio di anni fa e da allora se ne sono perse le tracce.
- Non sarebbe compito delle autorità?
- Voi siete la mia ultima spiaggia, dopo essermi rivolto a tutti coloro a cui potevo. Le autorità non vogliono o non possono aiutarmi.
- Perché se ne sta occupando personalmente? E perché rivolgersi a noi?
- Io vi affido un incarico, ma non vorrei troppe domande. Lo affido a voi perché dichiarate di essere specializzati in casi meta-umani… e questo decisamente lo è.
- Va bene, come desidera – lascia perdere la Hardy - Ci può lasciare del materiale?
- Certo – poggia sulla scrivania una cartellina.
Mentre Felicia la apre e sfoglia sorpresa il suo contenuto, Kaine finge di tossire per farle capire di non far trasparire nulla.
- Va… va bene… cosa… dovremmo fare nell’eventualità che troviamo quest’uomo?
- Portatemelo, possibilmente vivo. A qualunque cifra.
- La ricontatteremo entro ventiquattr’ore, signor Raven, in modo che io possa parlarne con i miei soci e mettere a punto i dettagli – gli stringe la mano e lo congeda.
Un minuto dopo, scampato il pericolo, Felicia Hardy mostra tutta la sua sorpresa.
- Abel! Io… quell’uomo cercava te?!
- Oh, sei una volpe… - si gratta la testa Kaine - ma non seguisti il processo contro Peter?!
- Sì, infatti il nome mi suonava familiare, ma non ho collegato subito… che facciamo adesso? Forse dovremmo chiedere consiglio a Cassandra…
- Questa è una decisione che coinvolge me e non voglio immischiarla in questa storia, dovrei rivelarle tutto... Io… se il mio sesto senso non mi avesse avvertito, mi sarebbe venuto un collasso nel vedere quel tizio… è stato traumatico rimanere impassibile per tanto tempo…
- Io… capisco
. Però… ci sono due però: non voglio bruciarmi il primo nuovo caso… e poi, mi è venuta un’idea per prendere due piccioni con una fava!
- Come, sentiamo…? – si mostra scettico il ragno.
- E’ l’occasione buona per dichiarare Kaine… morto!
Gli occhi di Abel Fitzpatrick si illuminano insieme al suo sorriso. E’ l’occasione per chiudere con il passato, realizza.

3.

Edward Brock è confuso. Ha riavuto la libertà e il suo lavoro di giornalista. In un momento di debolezza, però, si è riunito al suo simbionte, tornando ad essere Venom e mostrandosi imprudentemente agli occhi dell’Uomo Ragno[2]. Ha dovuto manipolare la mente di due agenti per sviare le indagini dell’FBSA al riguardo. Dove lo porterà tutto questo? Il suo amico alieno sta recuperando la sua identità, dopo essere stato traumatizzato da Parker stesso… e ciò che sta tornando a galla è proprio odio, rancore per l’aracnide, che ancora una volta l’ha ingannato, usato e scaricato[3]. Sentimenti che, in un certo senso, Eddie stesso prova e che aumentano l’empatia con il suo partner extraterrestre.
Adesso, nel tentativo di riprendersi ciò che l’Uomo Ragno gli ha indirettamente tolto nel corso degli anni, è fuori alla porta di casa Weying. Ossia, dove abita la sua ex-moglie.
- Eddie! Che ci fai qui? – gli chiede sconvolta Anne, una volta aperta la porta.
- Sono
passato a salutarti… posso entrare? – chiede con remore Eddie.
- Io… non so…
- Avrai sentito che sono stato scagionato e tutto il resto, no?
- Sì, certo…
- So che non c’è sempre da fidarsi del sistema giudiziario, ma perché non dargli un’occasione?
- Va bene, accomodati…
La coppia si siede ad un tavolo, dove la donna serve del caffè.
- Come va il lavoro? – rompe il ghiaccio Brock.
- Non c’è
male, e a te? – domanda Anne, più per cortesia che per altro.
- Sono molto contento di aver ripreso a fare ciò che più amo.
- Anch’io lo sono per te. Ho letto un paio dei tuoi articoli… sono… buoni.
- Grazie. 
- Però… ho sentito anche che l’alieno… è scomparso – finisce la frase con timore.
- Sì, anch’io. Sono venuti a controllarmi, ma… tutto a posto – continua a mentire spudoratamente.
- Già, è normale... stai attento, però.
- Certo. Ma parliamo di te… come va? Ti vedi con qualcuno?
- Sì, c’è un mio collega che frequento… ma per ora niente di serio. Tu?
- Niente, irrimediabilmente single.
- Peccato, eppure sei un bel ragazzo…
- Con una reputazione da super-criminale sul groppone, lo dimentichi?
- Devi dare tempo al tempo…
- Io… speravo di poter avere un’altra possibilità.
- In che senso?
- Con te.
- Oh. Be’, io… non so se sarebbe una bella idea.
- Dovevo aspettarmelo – si alza nervoso Eddie.
- No, aspetta, non…
- Grazie di tutto, Anna – si congeda frettolosamente l’uomo, sbattendo violentemente la porta.
Una volta fuori, il suo simbionte – attento al suo senso di ragno – lo ricopre con il costume nero dell’Uomo Ragno. Sì, meglio schiarirsi le idee. Dubito incontrerò ancora quella mezzasega di Kaine, la città è grande, non posso essere così sfortunato, pensa, lanciandosi da una finestra nella tromba delle scale e sparando una tela verso l’edificio opposto. Se dovesse capitare, poi, lo concerei per le feste. C’è qualcosa di Parker in lui che mi innervosisce. Però… quasi quasi faccio una visita al buon vecchio Peter…
Da questa decisione dipende il futuro di Venom[4].

4.

“Gli altri sponsor si sono lamentati per l’esito del match contro Strongarm. Ti è stato vietato l’uso di neurotossine nei combattimenti. Prossimo scontro: Sudario, Alphabet City. H 18 p.m.”.
- Umpf – sbuffa Charlotte Witter, lanciando il suo cellulare sul letto. Come si permettono di mettermi la museruola?, si chiede, ripensando al messaggio appena ricevuto da parte del suo misterioso sponsor. Dimostrerò loro che posso vincere il Gioco anche solo con la forza bruta, si ripromette, davanti all’armadio, vagliando freneticamente tutto il suo guardaroba da Donna Ragno: una serie di costumi diversi, tutti di sua creazione. Un modo come un altro per sfogare il suo talento di stilista represso dalle sue disavventure. E poi questo… Sudario… chi sarà mai? Non ho le palle per grattarmi, scherza tra sé, fiondandosi appesa ad una tela dal suo attico.

Ma dove cazzo sta? Certo che potevano essere più precisi, si dice Charlotte, volteggiando per il malfamato quartiere in cerca del suo avversario. Se il Re delle Ombre, imprigionato nella sua mente, non tenesse impegnate le sue facoltà mentali –più del solito?-, a quest’ora la Donna Ragno si sarebbe accorta che il vigilante la sta studiando da palazzi di distanza, dietro un muro di cinta. Come un suo più noto collega, nonostante sia cieco, vede molto più della gente comune.
Ecco, si è avvicinata abbastanza, si rende conto e ne approfitta per evocare la Forza Oscura, e avvolgere Charlotte in una fitta e densa oscurità.
- Ma che diavolo---?! – impreca l’aracnide, colta alla sprovvista.
- Salve, Donna Ragno – la saluta il Sudario - Ho sentito parlare di te…
- Lo prendo come un complimento… ma… chi sei, e dove cavolo sei?! – si guarda intorno, ormai intimorita. Stavolta non sarà una passeggiata, capisce improvvisamente.
- Dovresti conoscere la risposta alla prima domanda… riguardo alla seconda, mi dispiace, ma è l’unico vantaggio che ho su di te – le replica, colpendola violentemente ad un fianco.
- Ehi! – cerca di rispondere a tono, ma colpisce a vuoto. L’oscurità è così fitta che inizia a perdere l’equilibrio. I suoi occhi non vogliono saperne di abituarsi al buio intenso…
- Non ho niente contro di te, anche se ho sentito che i tuoi esordi non sono stati molto… ortodossi – continua a parlare, la sua voce sembra provenire da ogni direzione e la disorienta. A peggiorare la situazione, il vigilante modella le ombre a sua immagine e somiglianza, creando di fatto una serie di vuoti simulacri di sé. E, come se non bastasse, inizia ad accusare vari dolori in varie parti del corpo. Non ci voleva questo adesso, che significa?!, si chiede preoccupata. Le fa male anche dove il suo avversario non l’ha neanche sfiorata.
- Adesso stai esagerando – Charlotte gira freneticamente la testa e usa tutta la sua forza per colpire i vari Sudario, invano. Dov’è il senso di ragno quando serve?!
- Mi dispiace, ma il mio unico obiettivo è arrivare ai vertici del Gioco… e incastrare chi lo organizza – confessa il Sudario.
- Tu… sei un infiltrato?!
- Ho già sparlato a sproposito…
- Appunto, ormai il danno è fatto, tanto io non so nemmeno chi sia il mio sponsor… e soprattutto perché sono curiosa! – cerca di distrarlo e capire come agire.
- Questo è ancora più sospetto… ma stai cedendo e questo mi facilita il compito. Addio, donna – sentenzia, iniziando a colpirla ripetutamente: l’ha confusa abbastanza negli ultimi minuti da poter evitare una difesa da parte di lei. Le gira la testa, le percosse del Sudario stanno infierendo sui dolori che già aveva… non ce la farà.
- No, no… - lamenta la Donna Ragno, prima di crollare esanime al suolo.

Quando si risveglia, si ritrova su un tetto di un vecchio edificio del quartiere. E’ piena di fitte, non capisce se è solo colpa del Sudario o no. Sbatte un pugno per terra, creando un piccolo buco. Maledizione! Ero così convinta di vincere… si rialza a fatica. Mentre zoppica con fatica fino al cornicione, si chiede come farà a tornare a casa e come farà a disdire gli appuntamenti dei prossimi tre giorni: non può certo lavorare in queste condizioni. Improvvisamente, poi, un dubbio la assale con prepotenza: anche lei avrebbe dovuto partecipare al Gioco nell’ottica del maledetto Sudario? Da mesi si sta atteggiando ad eroina e la cosa più naturale che un’eroina farebbe nella sua posizione… sarebbe denunciare i loschi organizzatori. In fondo ha già fatto qualcosa di simile, mandando materiale estorto ai suoi clienti per contribuire alla buona riuscita del processo ai boss del Maggia… Perché non agire alla stessa maniera? Potrebbe anche vendicarsi volentieri del suo sponsor e di tutti i suoi colleghi, visto che ormai ha perso… prima, però, sarebbe meglio farsi visitare da un dottore… Devo chiamare Lennon, pensa ad un suo fidato cliente che può aiutarla.

 

5.


Proprio mentre Ben Reilly sta per fare le valigie, in modo da poter partire in serata per Portland, il campanello suona, ed Helen va ad aprire. Poco dopo, dalla porta la ragazza lo avvisa di uscire dalla stanza, perché c’è una visita per lui. Proprio adesso che dovevo chiamare il mio capo per avvisarlo della partenza… si lamenta nella sua testa, uscendo dalla camera e accogliendo…
- Jessica! – rimane a bocca aperta nel vedere la sua ex-ragazza seduta sul suo divano.
- Ciao, Ben… chi non muore si rivede, eh? – si alza la ragazza, andando ad abbracciarlo e baciarlo.
- Già… come mai a San Francisco?
- Lavoro per l’Herald. Tu?
- Io… mi sono arruolato nella polizia.
- Mi fa piacere. Non dev’essere stato facile riprendere una vita normale, dopo tanti mesi di prigionia.
- Prigionia? Eh, sì – fa mente locale, ricordando la bufala propinata ai media per giustificare il suo ritorno in vita.
- Ben, c’è un motivo molto serio per cui ti ho cercato. Possiamo parlarne in privato?
- Io… veramente avrei fretta, ma… del resto non ci vediamo da mesi, farò un’eccezione…
- Grazie, ma non ti prenderò troppo tempo. Vado al sodo… tu e tuo cugino siete in pericolo – dichiara, a bassa voce, con circospezione.
- Io e…? Perché? – inizia ad allarmarsi. Essere messo in associazione con Peter è già un cattivo segno…
- Ken Ellis… saprai che è venuto a lavorare all’Herald
- In effetti sì…
- Ha in mano qualcosa di grosso. Sa che eri l’Uomo Ragno… be’, in realtà non mi ha detto tutto, ma vuole indagare su di te… ed è convinto che tu e Peter abbiate un legame molto più profondo di quello che si immagini con l’Uomo Ragno e il Ragno Rosso, non so se mi spiego…
- Io… cosa pensa? – si informa meglio il Ragno Rosso.
- Te l’ho detto, non mi ha spiegato tutto, e quel poco che mi ha detto mi ha confusa… voglio dire, io ero rimasta che tu fossi chi-sai-tu, purtroppo
- Io… be’, anch’io lo pensavo allora.
- In che senso?
- E’ una storia troppo assurda perché tu possa sentirla. Comunque non voglio che Ellis metta alla gogna me o mio cugino, qualunque cosa abbia in mente. Io… e Peter ti dobbiamo moltissimo per averci in guardia. L’unica cosa che possiamo fare, però… sarebbe querelarlo a danno fatto.
- Lo so, ma magari… tu sei un supereroe, qualcosa potrai fare… nel frattempo, io cercherò di rallentare al massimo i suoi lavori.
- Grazie, ma… perché fai questo per me?
- Già una volta ho ponderato le conseguenze di un atto simile… e ho desistito. Non ho cambiato idea, anche se i nostri rapporti non sono affatto idilliaci.
- Grazie ancora… - la abbraccia calorosamente. E adesso che faccio? Mi occupo di Ellis… o vado da mio figlio? In ogni caso… ho fatto bene a riesumare il costume di Dusk…

Continua…


Note
Vorrei precisare che la trama riguardante il figlio di Ben Reilly, pur ispirata a Spider-girl, è stata concepita prima della recente miniserie sull’Uomo Ghiaccio e sul suo fantomatico figlio segreto, anche se i presupposti sembrano simili (i risultati, sicuramente, saranno molto diversi). Riguardo il ritorno di Jacob Raven… anche se è un po’ artificioso che si tratti del primo caso della nuova “Cat’s eye”, non potevo perdere l’occasione di riutilizzarlo, soprattutto per ciò di cui parla la Gatta Nera.

 

#11 – QUESTIONI IN SOSPESO
scritto con Carlo Monni


San Francisco. Stazione di polizia di Richmond.

- Stai scherzando, vero? – fa una domanda retorica Paul Carson.
- Ehm, vorrei che fosse così – Ben Reilly si gratta la chioma bionda. Se il suo comandante fosse stata una donna, questo atteggiamento imbarazzato, sul tenero andante, avrebbe potuto fare colpo e risolvere. Ma, anche se ci troviamo a Frisco, Paul non è il genere di ragazzo che casca in questo genere di trucchi.
- Reilly, sei qui da poche settimane, ti sei dato da fare, ma… non è il primo permesso che mi chiedi. E adesso addirittura non vuoi farti cambiare un turno, ma addirittura prenderti un paio di giorni!?
- Signore, io… se le dicessi perché glielo chiedo, non mi crederebbe.
- Dici? Ho visto i marziani sbarcare sotto casa mia e la città impazzire per tre giorni infernali, c’è un teschio fiammeggiante che infesta la città e vedo il telegiornale… non credo ci sia qualcosa che possa lasciarmi incredulo.
- Come vuole… devo andare a trovare mio figlio. Ho scoperto solo adesso di averne uno.
Il poliziotto castano squadra la recluta della sua squadra con strano cipiglio.
- Troppo strano per essere una balla, anche se in effetti ho sentito una cosa del genere l’altro giorno a Beautiful.
- Vede Beautiful, signore? – domanda Ben, con un’ironia che di solito sfoggia dietro la maschera.
- No, lo vede mia madre – tacita qualsiasi sospetto – Ad ogni modo, ti concedo il permesso, ma non posso esimermi dal parlarne con Ironguts. Mi ha detto di tenerti d’occhio particolarmente, non so perché, ma non intendo deluderlo.
- Certo, faccia il suo dovere. Anche se non sembra, tengo molto a questo lavoro. Ma ci sono cose più importanti.
- Se quello che hai detto è vero, ti do ragione. In culo alla balena, ragazzo.

-Si è incazzato? – chiede curioso il suo collega Steve Harris.
- Ne parlerà con O’Hara, ma perlomeno noi ci rivediamo tra un paio di giorni.
- Ma cos’hai di così improrogabile da costringerti a chiedere un altro permesso?
- Questioni di famiglia – lo liquida Ben, pensieroso. Deve chiamare Peter per ragguagliarlo sulle ultime novità.

Agenzia investigativa Cat’s Eye.
L’uomo che si fa chiamare Abel Fitzpatrick è pensieroso e preoccupato a causa dell’incarico che l’Agenzia ha appena ricevuto: trovare e catturare l’uomo chiamato Kaine. Ci sarebbero molte cose da dire su quest’incarico, tra cui il fatto che l’uomo che ha assoldato lui e Felicia Hardy, la Gatta Nera, è un ufficiale della Polizia di Salt Lake City, nello Utah e che Abel stesso altri non è che Kaine. D’altra parte ci possono essere dei risvolti molto positivi in questa faccenda.
-Far morire Kaine e liberarmi del passato per sempre. – dice lui rivolto a Felicia –Un’opportunità unica, forse, ma come realizzarla?
-Oh sono sicura che penseremo a qualcosa, anzi, ho già qualche idea al proposito, se non ti dispiacerà reindossare per un’ultima volta i panni di Kaine. – risponde lei ammiccando.
-Non è un problema, anch’io sto già pensando ad una soluzione. Mettiamoci al lavoro.

Portland, Oregon.
Uscendo dall’aeroporto, Ben si guarda intorno. Era sicuro che Janine (per lui sarà sempre Janine Godbe, anche se ormai non c’è più alcun motivo perché non usi il suo vero nome: Elizabeth Tyne.) sarebbe stata lì ad accoglierlo, ma non riesce a vederla, quando, all’improvviso, ecco una voce alle sue spalle:
-Ben!-
Ben si volta di scatto e se la trova davanti
. Buffo come lo lasci ancora senza fiato: quei capelli rossi, gli occhi verdi e sempre quel velo di tristezza. Calma, si dice, è storia vecchia ormai. I saluti sono rapidi e Ben va dritto al punto.
-Dov’è?- chiede alludendo al bambino.
-Cosa vuoi fare Ben? – chiede lei di rimando.
-Non lo so ancora, ma… non mi fido di quella gente. Sono scienziati e tratteranno… mio figlio… come una cavia e non posso permetterlo.
-Ti ho già detto che è molto malato, una specie di degenerazione genetica che non sanno spiegarsi. Cioè non se la sanno spiegare perché loro non sanno che…
-Che io sono un clone? Se servirà a salvarlo, sarò io stesso a parlargliene, ma prima voglio essere sicuro delle loro buone intenzioni.
-Che intenzioni hai?
-Meglio che tu non lo sappia, farò tutto da solo, a modo mio.

In uno studio medico di Manhattan…
Il dottor Lennon sta richiudendo i pantaloni e il camice e, sul lettino di fronte a lui, anche Charlotte Witter si sta ricomponendo.
- Complimenti per la deontologia, David – manda una frecciatina la Donna Ragno – pretendere di sbattermi prima di darmi i risultati degli esami.
- Mia cara Jessica – la chiama con il suo pseudonimo da lavoro – sai che non riesco a resisterti… e poi sei stata tu a volere un check-up… gratuito.
- Ho bisogno di mettere soldi da parte. Allora, cos’ho?
- Innanzitutto dovresti essere contenta, perché non hai l’AIDS, né un tumore, né altre malattie. Ma c’è qualcosa che forse dovresti aver notato già da un po’: sei incinta, mia cara.
Charlotte strabuzza gli occhi.
- Cosa?! Ci dev’essere un errore, io… non ho avuto nessun ritardo!
- Nessun ritardo? Ne sei sicura? Non vorrei fossero perdite… comunque ti ho preparato questo, è il numero di un ginecologo mio amico – gli porge una ricetta - Io ho fatto quello che potevo, come ortopedico non posso fare altro.
- Ma… questo forse spiega il mio aumento di peso, ma… non tutti i fastidi che sento…
- No, figurati, è normale che una gravidanza a questo stadio porti delle controindicazioni.
- A questo stadio?
- Da reminescenze dei miei studi, credo che questi livelli di ormoni indichino almeno un paio di mesi.
- Sarà… eppure prendo sempre tutte le precauzioni del caso…
- Col mestiere che fai, le probabilità di essere incastrata sono altissime.
- Non è un mestiere, è un hobby – puntualizza la donna.
- Io non me ne vanterei troppo – sghignazza David Lennon – mi dispiace solo che adesso non potrai più… dedicarti al tuo cosiddetto passatempo.
- Questo è da vedere. Penso proprio che abortirò.
- Capisco… a te la decisione, Jessica.
Non voglio smettere di fare sesso, né tanto meno di essere la Donna Ragno, decide Charlotte, andando via.

New York. Stanza di Hotel di Jacob Raven.
L’anziano detective guarda fuori dalla finestra e si chiede se ha fatto la cosa giusta. Quella contro Kaine è diventata una crociata personale e lui l’ha portata sino a limiti estremi, forse farebbe ancora a tempo a fermarsi, basterebbe richiamare la Cat’s eye. Non può negare di essersi rivolto a loro proprio perché Felicia Hardy conosce l’Uomo Ragno e l’Arrampicamuri ha avuto spesso a che fare con Kaine, ma forse è ora di lasciarsi il passato alle spalle . Ehi cos’era quell’ombra là fuori?
Raven fa appena a tempo ad allontanarsi dalla finestra, quando la stessa esplode in mille pezzi, mentre una figura in costume color porpora irrompe nella stanza, una figura che Raven riconosce immediatamente.
-Kaine!- esclama.
-Proprio io. – ribatte la figura, la cui voce echeggia in modo strano da sotto la maschera che gli ricopre interamente il volto –Ho saputo che mi cercavi Raven. Vuoi finire la nostra piccola faida, beh accomodati.
Il detective mormone impugna la pistola e la punta contro l’avversario.
-Tu sei un assassino, Kaine. – gli dice –Hai ucciso la mia partner Louise Kennedy
[5]
-Quanto sei stupido Raven. – ribatte, sprezzante, Kaine –Louise avrebbe ucciso te e tuo figlio senza alcun ripensamento, uccidendola ti ho fatto un favore e tu lo sai.
-Forse, ma hai ucciso anche altri. C’è una scia di sangue che ti accompagna, Kaine, e devi pagare il prezzo dei tuoi delitti.
-Che ne sai del prezzo che pago ogni giorno, detective? Beh ora puoi farla finita. Sparami se ne hai il fegato.
Raven stringe le labbra e fissa Kaine in silenzio, ma non spara.. Con un gesto stizzito Kaine gli strappa l’arma di mano e lo afferra per il bavero.
-Sei sempre il solito, Raven. Voi cosiddetti giusti mi date il voltastomaco. Sempre pronti a cianciare di giustizia e retribuzione, ma quando si arriva al dunque, non avete abbastanza spina dorsale per fare quello che è giusto. Beh io non ho di questi scrupoli Raven. Ricordi il mio marchio di Kaine? Forse è ora di sfigurare anche la tua altra guancia.
In quel momento, un’altra figura irrompe nella stanza: l’agile ed aggraziata figura della Gatta Nera.
-Kaine!- esclama –Non sono riuscita a trovarti in tempo, ma non importa, perché t’impedirò di fare del male al Detective Raven.
Ben recitato Felicia, pensa Kaine, ma non esagerare. Di colpo, molla Raven e si getta addosso alla Gatta Nera, ma la giovane donna è rapida ad evitarlo. I due continuano la loro pantomima di lotta finché…
<<Kaine, qui è Codice Blu della Polizia di New York, parla il Capitano Stone. Sappiamo che sei lì dentro, arrenditi senza fare storie.>>
Finalmente, pensa Kaine, cominciavo a pensare che non sarebbero più arrivati. Adesso pronti con l’ultimo atto.  Scambia uno sguardo d’intesa con Felicia, poi la colpisce e lei finge di farsi abbattere. A questo punto, scatta ancora verso Raven e l’afferra per la gola. Il detective si difende, ma è tutto inutile. Kaine lo sospinge verso la finestra ed urla:
-Andatevene o gli taglio la gola!-

 

Portland. Oregon.
TriCorp Genetics.

Ci ha pensato a lungo, poi ha deciso di tentare in questo modo. Il costume di Dusk è stata un’ottima scelta, così, se qualcuno dovesse scoprirlo, non potrà collegare la presenza contemporanea del Ragno Rosso e di Ben Reilly in città. Ha ancora un’identità segreta, dopotutto e ci tiene a mantenerla.  Non trova difficoltà a spostarsi lungo i laboratori, il luogo è ancora com’era quando Peter Parker ci lavorò non molti anni fa e lui ne condivide i ricordi. Ecco il luogo che cercava: un laboratorio attrezzato e del personale accanto a…. Una culla termica? E quello è lui, suo figlio? Strano, non sa dire come si sente a quel pensiero. Tempo fa si sarebbe chiesto, se lui, una specie di essere artificiale, avesse il diritto di mettere al mondo un figlio, di farsi una famiglia, ora quel tempo è passato, ma il destino cospira ancora contro di lui. Attende nell’ombra e poi scivola nel laboratorio sino a raggiungere l’incubatrice, dove sta quel bambino di ormai due anni che fatica a rendersi conto di dove si trova e perché è trattato in questo modo dagli adulti. Sembra una creaturina così indifesa ed è stato lui a condannarlo a questo fato: lui gli ha trasmesso la malattia degenerativa dei cloni a cui sembrava essere immune, chissà, forse potrebbe anche salvarlo se…
-Ehi, chi saresti tu?
Una guardia notturna. “Dusk” si muove rapidissimo e lo disarma, ma ormai il danno è fatto, L’allarme risuona ed accorre fin troppa gente. Ben valuta l’opportunità di lottare, ma non avrebbe senso, così si libera dei primi assalitori e poi scappa nel corridoio, più rapido di quanto loro abbiano speranza di poter mai essere, poi si confonde nelle ombre e, finalmente, riesce ad uscire dal complesso scientifico. Tornerà, di questo ne è certo, in un modo o nell’altro, tornerà.

New York.
-Non ce la farai mai Kaine, ti conviene arrenderti. – gli dice Raven.
-Zitto! – replica Kaine –Ora vedremo se me la caverò o no.

Salta dalla finestra, sempre tenendo Raven per il collo e, prima che chiunque possa fare qualcosa, raggiunge rapidamente il tetto.
-Su, coraggio!- urla –Fermatemi se potete.

Più sotto, il Capitano Marcus Stone parla col suo addetto alle comunicazioni
-“Mamma” mi senti?
<<Forte e chiaro Stone.>> risponde “Mamma” Majowsky dalla sua postazione mobile <<Siamo pronti ad intervenire da ogni punto, basta che dici “Si!”>>
-Ok, pronti allora. Adesso!
Il sesto senso di Kaine reagisce senza preavviso di solito, ma non ne ha bisogno per saper cosa succederà, si è preparato per questo da tempo. Deve funzionare. Una porta salta ed ecco apparire “Cane Pazzo” Rassitano, seguito da “RiggerRuiz. Kaine sbatte lontano Raven e si tuffa contro di loro. La prima pallottola lo sbatte all’indietro, facendolo ricadere sul pavimento, prova a rialzarsi, ma una seconda pallottola lo coglie alla spalla. Si rialza e riprende lo slancio, poi un terzo colpo lo manca. Viene da dietro. È stato “FireworksFeldstein a sparargli. Sotto la maschera, Kaine sorride e salta, supera il tetto e piomba addosso a Feldstein. Il poliziotto non è all’altezza di Kaine, che gli strappa di dosso il suo armamentario, poi salta oltre il tetto e con una capriola entra in una finestra sfondandola. I ragazzi di Codice Blu scendono dal tetto, individuano l’appartamento, ma quando fanno saltare la porta, vengono fermati da una piccola esplosione che li acceca e li disorienta. Vedono la silhouette di Kaine contro la finestra e sparano a raffica. La figura oscilla, poi piomba oltre la finestra. Nella caduta, il suo mantello stracciato s’impiglia in un’asta di bandiera, non regge al peso e si rompe. Il corpo di Kaine prosegue la caduta e, quando piomba al suolo le bombe strappate a Feldstein esplodono, avvolgendo il corpo tra le fiamme in breve tempo.
Dall’alto Raven ha assistito all’intera sequenza.
Il corpo carbonizzato è appena stato portato via e Codice Blu si prepara a partire.
-Sa una cosa capitano?- esordisce Rassitano.
-Dimmi, Cane Pazzo.
-Di solito quando abbiamo a che fare con questi supertizi o sono invulnerabili o riescono ad evitare i proiettili che spariamo. Questo Kaine, beh… è stato diverso, l’abbiamo abbattuto abbastanza facilmente.
Stone si ferma a rifletterci, poi…
-Per una volta siamo stati fortunati, Cane Pazzo, non stiamo a pensarci troppo, Kaine è decisamente morto e stavolta possiamo starne sicuri.

Portland. Oregon
Ben Reilly si presenta alla porta ed è accolto da un funzionario del Complesso di ricerche. La verifica della sua identità dura solo pochi attimi, poi il giovanotto è portato alla presenza di un uomo in camice bianco.
-Sono il dottor Garland e lei è Mr. Reilly, vero? Mi era stato detto che era morto.
-C’era un po’ di esagerazione. - risponde Ben –Diciamo che ho… avuto dei problemi, ma ora sto meglio.
-Vedo che è un agente di Polizia, ma non è qui in veste ufficiale
-No e lei lo sa benissimo, io sono il padre di.. un bambino che tenete qui.
-Si, il piccolo David, lo so. Immagino che Miss Tyne le abbia detto perché è qui.
- David? È questo il nome?- strano, ora che ci pensa , non ha mai chiesto a Janine il suo nome. E forse non lo sapeva nemmeno lei.
- Sì, l’hanno chiamato così i suoi unici genitori affidatari, che l’hanno tenuto con sé solo pochi giorni, a causa della sua salute precaria.
-Janine… voglio dire Elizabeth mi ha detto che ha mostrato sintomi di una strana degenerazione cellulare.
-Sì, in particolare ha una ristretta gamma di anomalie genetiche che, sommate, danno gravi problemi. Noi siamo certi che è dovuta ad un difetto genetico all’origine sulla quale non abbiamo molti dati. Non dipende sicuramente dalla madre.
 -Lo capisco, ma è sempre mio figlio ed io ho dei diritti….
- Pensa di poter badare a suo figlio? Ha bisogno di cure e attenzioni costanti, per non parlare di farmaci sperimentali, costosissimi e non disponibili sul mercato… anche se potessimo affidarglielo, e non sono sicuro che la legge  le sia a favore, David non sopravvivrebbe a lungo ad una comune vita quotidiana. Quindi ci risparmi qualsiasi rogna legale e, anzi, ci ringrazi perché stiamo cercando di salvare il bambino e garantirgli un futuro normale.
- Io... io voglio le prove di quello che state dicendo!
- Possiamo farle leggere tutte le analisi e tutto il dossier su David, ma non so quanta competenza lei…
- Sono una specie di scienziato anch’io, sa?
[6]
- Più di questo non posso fare. Le dirò di più: lei non dovrebbe essere qui e non dovrebbe fare richieste di alcun genere. Ma non siamo ricercatori senza scrupoli.
Su questo ho i miei dubbi, si tiene il pensiero per sé Ben.
- A dir la verità, c’è un solo vero motivo per cui lei dovrebbe essere qui..
- Sarebbe a dire?
- Lei costituisce la maggiore speranza di salvezza di suo figlio.
Ben si irrigidisce sulla sedia ed ascolta con attenzione.

 

Quando esce, riflette su quanto ha sentito. Gli si spezza il cuore, ma lo hanno convinto che è la cosa migliore da fare, ma, non per questo, intende rinunciare a suo figlio. Se l’Alto Evoluzionario non fosse intervenuto sulle sue cellule[7], avrebbe potuto aiutare il bambino facendo studiare il proprio genoma… invece, adesso il suo organismo è leggermente diverso da quello con cui ha concepito suo figlio. E in ogni caso, il suo segreto sarebbe andato in fumo – cosa che gli sarebbe importato relativamente, per la salute di David. Intanto, però, ci sono altre questioni a cui pensare.
Ben prende il cellulare dalla tasca, sfoglia la rubrica alla J e chiama una certa persona.
- Sì? – risponde una ragazza.
- Jessica, sono
Ben. Disturbo? E’ abbastanza presto…
- Ah, ciao… dimmi, sto andando al lavoro.
- Novità con Ken?
- Ken chi? Ellis? Riguardo cosa?
- Come riguardo cosa? Sai di che parlo…
- Sinceramente no…
- Ho capito, non puoi parlare adesso…
- No, no, sono sola e posso parlare, ma davvero non capisco a cosa ti riferisci.
- Sono io a non capire! L’altro giorno mi hai parlato delle indagini che Ellis sta facendo…
- Ti ho parlato delle sue indagini sul Ragno Rosso? Davvero?
- Certo che sì.
- Ah, non lo ricordavo. Ma a te che interessa? Per sapere…
- Jessica, ti senti bene?
- Stavo per farti la stessa domanda. A essere sincera, però, stanotte ho fatto uno strano sogno e mi sono svegliata con un mal di testa storico, ma… non credo ti interessi.
- Va… va bene. Se ti viene in mente qualcosa, non esitare a chiamarmi.
- Ben, ci siamo salutati, ok, ma non so se è una buona idea riprendere i rapporti…
- Se lo dici tu… addio, Jessica – chiude bruscamente la conversazione, turbato. Perché Jessica si è rimangiata tutto? Sembrava sincera, però… che diavolo sta succedendo?[8]

 

New York. Agenzia Investigativa Cat’s eye.
Jacob Raven porge un assegno.
-Avete svolto bene il compito per cui vi ho assunto, ecco il compenso pattuito.
Prima che Felicia possa afferrare l’assegno, Abel la precede, contempla il piccolo foglio di carta per un attimo, poi lo strappa.
-Non ci facciamo pagare quando il lavoro lo ha fatto tutto la Polizia, Mr. Raven  Faccia una cosa per noi, usi questo denaro per suo figlio e seppellisca per sempre la vendetta dove deve  restare. Scommetto che non ha affatto un sapore dolce.
Raven scuote la testa.
-No, non ce l’ha. Credo che lei abbai ragione Mr. Fitzpatrick. Sa quel che ieri Kaine mi ha detto era giusto: Louise era corrotta ed ala fine avrebbe ucciso anche me e mio figlio se l’avessimo ostacolata, ma io preferisco ricordarla come la donna che era quando l’ho conosciuta, al buono che c’era in lei prima che il marcio dei Tannen
[9] la toccasse. La cosa importante, però, è che nessuno ha il diritto di prendere la vita altrui, per quanto malvagia e corrotta sia, Kaine doveva pagare e credo che l’abbia fatto, non come forse avrei voluto, ma credo che l’abbia fatto.
Abel fa una smorfia simile ad un sorriso.
-Lo credo
anch’io detective Raven. – commenta.
I due si stringono la mano e quando Raven è uscito Felicia sbotta:
-Ti odio quando fai tanto il corretto. Quei soldi ci facevano comodo lo sai.
-Può darsi. - risponde l’ex Kaine – Però è certo che sarebbero stati una truffa. - Dopotutto, quello che giace all’obitorio non è il suo cadavere, ma solo quello di un poveraccio senza nome, uno dei tanti John Doe di cui nessuno avrebbe reclamato il corpo e che Abel ha sottratto alla Morgue, senza nemmeno che se ne accorgessero, e rivestito del costume di Kaine perché fosse convenientemente impallinato al posto suo. Lui ha chiamato Codice Blu ed insieme a Felicia ha organizzato la messinscena.  - Ho commesso abbastanza reati ieri notte, non volevo aggiungerci anche la truffa ai danni di un uomo buono.
-Quando sei così… etico, mi ricordi tanto Peter Parker. – replica Felicia
Abel Fitzpatrick sogghigna:
-Lo considererò un complimento, mia cara.
È finita pensa. Kaine è morto, lunga vita al Ragno Nero.

 
New York. Lo studio di un ginecologo..
- Certo che è davvero strano il suo caso – il ginecologo sembra perplesso, sfogliando le carte della sua paziente – tre mesi di gravidanza e ha davvero ancora il ciclo mestruale!
- Ah, adesso sono tre mesi… - borbotta tra sé Charlotte.
- Signora, penso di essere costretto a portare il suo caso al prossimo convegno a cui parteciperò!
- No, non voglio pubblicità! Voglio solo abortire!
- Ne è sicura?! E’ un mio dovere studiare a fondo il suo caso e segnalarlo a…
- Non può senza il mio consenso. E mi dia un appuntamento per l’operazione.
- Prima devo calcolare le settimane di gestazione, potrebbe aver superato il termine legale senza saperlo.
Fai pure, tanto c’è sempre qualcuno a cui rivolgersi, pensa Charlotte, rabbrividendo per il gel che il medico le sta versando sulla pancia. Qualche secondo dopo, l’ecosonda sta accarezzando il suo addome.
- Sinceramente non vedo niente – confessa Charlotte, perplessa.
- Neanch’io… non capisco, forse è guasto il monitor… Fatto sta che lo schermo su cui si sarebbe dovuto vedere il feto è vittima di uno sfarfallio inevitabile.
- Mi dispiace, dovrò fare venire un tecnico per aggiustarlo… mai visto un guasto del genere.
- Grazie lo stesso, dottore… sarà per un’altra volta – dice velocemente, sbattendogli in mano la parcella.
Fuori della porta, Charlotte si appoggia allo stipite. Non si sente affatto bene, una serie di sensazioni spiacevoli le sta devastando il corpo e la mente. Può una gravidanza scombussolare così? Perché non si è accorta prima di essere incinta? E perché improvvisamente non ha più voglia di abortire?
Lo scopriremo solo vivendo…

Fine?

Note
La situazione è aperta per i nostri eroi: il Ragno Rosso deve elaborare ciò che ha scoperto suo figlio e scoprirne di più su Ken Ellis; la Donna Ragno è alle prese con la sua strana gravidanza… solo per Kaine sembra essersi chiuso un capitolo, ma si aprono nuove prospettive. Infatti, presto partiranno ben tre serie autonome dedicate ai nostri protagonisti: Ben Reilly sarà il protagonista di “Il Ragno Rosso”, serie firmata da Fabio “Mr. Kayak” Graziano e Xel aka Joji; il Ragno Nero esordirà in una serie firmata dall’attuale autore de “L’Uomo Ragno”, Yuri N. A. Lucia,   mentre continuerete a seguire le gesta di Charlotte Witter grazie a Valerio Pastore, nella nuovissima serie “La Donna Ragno Vol 2°. A tutti costoro passo il testimone! Quanto a questa collana, dal prossimo numero riprenderà l’originaria veste antologica, presentando storie a rotazione dedicate ai vari amici e comprimari del mondo ragnesco. Si partirà con… ma perché dirvelo? Restate sintonizzati e ne saprete di più!

 



[1] Kaine ha condiviso praticamente tutti i ricordi dei suoi fratelli di sangue.

[2] Su “L’Uomo Ragno”#33.

[3] Un non impreciso resoconto della saga “Viceversa”, sempre sulle pagine di UR.

[4] Non perdetevi “L’Uomo Ragno”#36 a questo proposito…

[5] Vedi Spider Man: The Lost Years #3 (WIZ #10)

[6] Piccola citazione del mio film preferito J

[7] Su “L’Uomo Ragno”#12.

[8] I lettori dovrebbero saperlo, o possono facilmente scoprirlo leggendo “L’Uomo Ragno”#36. Il nostro Ben dovrebbe scoprirlo presto…

[9] Il Boss del Crimine di Salt Lake City