Ma#velit presents:
Uomo
Ragno #50.
Vacanze Romane.
Part I
Di
Yuri N. A. Lucia.
Campagna nei pressi di Trequanda, provincia di Siena - Toscana -
Italia. Lunedì, ore 5.00 a.m.
Il sole
cominciava a rosseggiare pigramente al di là dell'orizzonte, e ormai in cielo,
brillavano solo le stele mattutine, tra cui una luminosissima Venere. Peter
dovette distogliere a forza lo sguardo da quello spettacolo decisamente
affascinante e tornò a fissare davanti a sé: la campagna della Val D'Orcia era
stupenda con il suo susseguirsi di collinette e avvallamenti, campi di grano,
girasole, erbosi, o semplicemente arati, e tutto cominciava a bruciare
timidamente alle prime luci di quella calda alba, divenendo una teoria di
gialli, ocra, bruni, verdi, a scacchi e onde; la sua attenzione era per una
collinetta dalla bassa erba dorata, alla cui base erano ammassate ordinatamente
diverse enormi balle di fieno, e su cui si inerpicava un sentiero che pareva a
malapena disegnato, e portava ad un vecchio casale, che dall'aspetto sembrava
essere ottocentesco o giù di lì.
Sapeva che
dietro quello spettacolo delizioso e quella quiete paradisiaca, rotta solo dal
cinguettare di qualche uccellino e dal ronzare di solitari insetti, si
nascondeva il suo bersaglio: una delle basi italiane di Quest.
Non aveva
motivo di pensare che P.H.A.D.E. gli avesse dato informazioni sbagliate e il
movimento sospetto di veicoli che aveva visto durante la notte lo confermava.
Voleva spiare i sui suoi uomini per avere
informazioni sul loro padrone, e saperne qualcosa di più, visto che era stanco
di brancolare nel buio. Si trovò a pensare, nonostante il momento, che sarebbe
stato bello, qualora lui, M.J. e May fossero andati in Scozia, fare una
capatina da quelle parti e dividere con loro quell'idilio.
La sua
pazienza venne premiata, e vide una macchina venire fuori dall'edificio, una
Lada Niva color bianco; si mosse con la rapidità eccezionale di una ragno dalle
proporzioni umane, e con l'abilità che il predatore vivente in lui aveva
sviluppato in migliaia e migliaia di generazioni di cacciatori a otto zampe.
Non poteva lanciarsi da una parte all'altra con le tela e, per non essere
visto, spiccare lunghi balzi, ma si muoveva a quattro zampe, scivolando con il
ventre a pochi millimetri dal terreno, silenzioso, determinato, pronto a tutto.
Doveva seguire l'auto, e non perderla di vista. Per sua fortuna non era un
veicolo troppo veloce per lui, e riuscì a non perderlo di vista per un bel po'.
Entrarono in un paesino, di nome Calcagallo, passando attraverso le antiche
mura medievali per una porta dall'arco a tutto sesto, sormontato da uno stemma
mediceo: un leone che reggeva una palla;
il paesino
era arroccato su di un alto collo, e le torri di guardia erano ancora in buono
stato.
Peter
sorrise, pensando che avrebbe potuto cambiarsi e seguirli nei suoi panni civili
e...
L'esplosione
che ci fu all'improvviso fu molto potente: un lampo accecante seguito da un
alta fiammata, e, dopo neanche un secondo, i frammenti dell'antico muro che
venivano scagliati a grande distanza;
senza
pensarci su un attimo, corse in direzione della cittadina, per portare il suo
aiuto.
La scena che
gli si parò innanzi, all'inizio, gli risultò terrificante e incomprensibile
allo stesso tempo:
per le strade
erano riversate centinaia di persone, alcune indossavano delle uniformi bianche
e verdi ed erano armate; sparavano contro un gruppo che aveva fatto quadrato e
cercava di resistere. Notò che si tenevano dietro quella che sembrava una
barriera di energia, e che a generarla era una donna sulla quarantina, le cui
mani, creptanti di energia statica, proiettavano un vello trasparente.
Ad un certo
punto, uno di quelli sotto attacco urlò delle parole in italiano, che non
riuscì a capire, in parte anche per colpa del fragore che si era levato:
"Nazion
Mutante! Nazion Mutante! Non arrendiamoci fratelli e sorelle! Non arrendiamoci
a questi sporchi assassini di mutanti! Colpiamoli tutti insieme, con tutta la
nostra forza!"
Il disperato
appello, seppur incomprensibile per lui, sembrava sinceramente accorato, e in
qualche modo ne intuì il senso, ma quelli erano troppo terrorizzati e ormai, il
muro energetico, colpito da un specie di arma a raggi, stava cedendo. Decise di
aver visto sin troppo, e passò all'azione anche se questo avrebbe mandato al
diavolo il suo piano.
Saltò su un
tetto spiovente, tutto coperto da vecchie tegole, sfondandone alcune, e, dopo
un paio di balzi, aggirò quelli che portavano l'attacco agli altri che,
dall'unica parola di cui aveva capito il significato, aveva identificato come
mutanti. Lanciò un paio di tele di impatto che esplosero sulle teste dei tre
che reggevano la grossa arma a raggi, intrappolandoli in un bozzolo duro come
l'acciaio. Prima che capissero cosa stesse succedendo, si gettò tra di loro, e
cominciò a colpirli con velocità e grande abilità.
"Assassini!
Ma come vi salta in mente di fare qualcosa di cose assurdo come aprire il
fuoco..."
Si abbassò di
scattò, evitando una pugnalata alle spalle, e con il gomito compresse il
diaframma del soldato facendogli uscire tutta l'aria dai polmoni e provocandone
lo svenimento.
"... su
delle persone inermi! Non ci posso credere! Credevo che queste cose avvenissero
solo dalle mie parti, ma vedo che l'idiozia..."
Saltò e colpì
in spaccata altri due che provarono a prenderlo ai fianchi. Riatterò sulla
mano, si sollevò sul braccio e si lanciò contro quelli che erano assiepati nei
pressi del muro di energia, e riprese il suo assalto.
"... non
ha frontiere!"
In breve
c'era una gran numero di persone a terra, mentre gli abitanti del paese che
erano rimasti nelle case, osservavano la scena terrorizzati da dietro le
imposte.
Si guardò
intorno, e s'avvide che qualcuno era rimasto in piedi, ma prima che potessero
fuggire, i mutanti passarono all'attacco, e cominciarono a colpirli con tutto
quello che avevano: bastoni, sassi, pugni, raggi...;
"No!"
Urlò l'Uomo
Ragno, e si affrettò a sottrarre gli uomini in uniforme dal linciaggio, ma
quando si frappose tra loro e la folla urlante si accorse che se la stavano
prendendo anche con gli svenuti.
"Fermi!
Fermi! Per l'amor di Dio, ma che cosa vi siete messi in testa di..."
Nonostante
l'avesse avvertito, per via del poco spazio, non riuscì a evitare un raggio
verde che lo colpì in pieno petto, scaraventandolo indietro, verso il muro. Si
portò con sé un paio di quelli che voleva ora proteggere, e involontariamente
gli ammortizzarono l'impatto. Sentì il crack delle loro ossa, e con il sangue
raggelato si voltò verso di loro. Fu preso di mira da una fitta sassaiola, e si
trovò costretto a saltare sopra un tetto per evitare di essere lapidato.
Alcuni sassi
l'avevano preso, e le ferite dolevano parecchio.
I mutanti
presero le armi che erano cadute e il cannone che era rimasto fuori dal bozzolo
contenitivo.
"Ci
volevano ammazzare tutti! Abbattere come cani arrabbiati! E nessuno di questi
miseri Minus Habens ha mosso un dito! DuX ha ragione! Sono solo dei vigliacchi
inferiori e nostri nemici! Nessuna pietà per loro, come loro non ne hanno avuta
per voi e i vostri figli."
Quando capì
cosa stavano per fare, si lasciò cadere in basso, agganciò il muro con un paio
di tele, e si spinse dentro, sfondando le imposte. Rotolò spostando un grande
letto di ottone e ferro battuto. Senza dire una parola si alzò, prese la donna
e il bambino urlanti che fino a poco prima osservavano atterriti la scena, se
li caricò sulle spalle, e corse via, uscendo dalla camera da letto.
"Via!
Via!"
Urlò usando
una delle poche parole di italiano che conosceva. Ma gli anziani che erano in
corridoio sembravano troppo terrorizzati per capirlo e lui aveva giàchui aveva
giàcupate con i due che scalciavano e gli battevano con i pugni sulla schiena.
Allora li lasciò cadere in terra, si voltò e sganciò una sfera con una tela
d'impatto che eresse, appena in tempo, una barriera tra loro e la camera.
Il raggio
concussion sventrò la parte superiore della facciata della palazzina, tirandola
giù come se fosse stata fatta di sabbia.
Si levarono
ululati di gioia selvaggia, e quello che poco prima era stato un antico e
tranquillo borgo medievale era divenuto una specie di inferno a cielo aperto.
Stavolta gli occupanti della casa, seguirono l’Uomo Ragno che fece loro strada
sfondando il pesante portoncino blindato con un calcio.
"Via,
per di qua!"
Urlava
sperando che lo capissero.
"C'è un
uscita sul retro?"
Nessuna
risposta, solo sguardi carichi di lacrime, e lamenti inintellegibili.
"Ok, non
c'è problema gente, ci penso io!"
Scese di
corsa le strette scalette di pietra, la cui superfice era ormai incurvata e i
bordi consumati, fino all'atrio.
Davanti a lui
il portone, in legno rinforzato da fasce di metallo e borchie di ferro. Dietro,
alle spalle, un muro dall'aria molto solida.
"Vediamo
quanto sei duro."
Lo colpì con
le mani unite a formare un maglio, facendolo vibrare con forza, e provocando un
primo buco nella pietra. Aveva le nocche dolenti e si erano procurato delle
escoriazioni, ma senza perdersi d'animo, colpì con calci e altri pugni per
allargare il foro, fino a permettere l'uscita della famiglia su una stradina
che passava dietro la palazzina a due piani. Non perse tempo, e prima che
potesse ripetersi una cosa del genere, si fiondò contro il portone,
trasformandosi in un missile umano, con le braccia incrociate davanti a sé. In
un mare di schegge si ritrovò in strada, rotolando verso quelli che ora
tenevano la pericolosa arma, e, colti di sorpresa, la colpì da terra con un
violento calcio che la fece volare via un centinaio di metri.
"Spiacente
per il vostro giocattolo, ma era un po' troppo pericoloso per i mie
gusti!"
Non
sembravano capirlo, ne preoccuparsi minimamente di cosa stesse dicendo, ormai
erano tutti preda di una sorta di follia collettiva, mentre dalle finestre la
gente lanciava di tutto, dalle sedie, a pesanti tavolini, qualcuno si era
persino munito di carabina e sparava inveendo contro i mutanti.
Una ragazzina
di quindici anni circa, crollò a terra, mentre intorno a lei si allargava una
pozza di sangue.
Peter urlò e
scansò a forza il muro di folla che lo separava da lei: ormai non c'era più
niente da fare, aveva una larga ferita in testa e non respirava più; sentì la
terra tremare, e il senso di ragno lo richiamò al mondo circostante. Stavano
avanzando, dall'altro lato della strada, quelle che sembravano tre Sentinelle,
anche se di taglia ridotta rispetto a quelle che ricordava lui.
Era
esasperato, e arrabbiato per il modo senza senso in cui una ragazzina era
dovuta morire.
I mutanti
erano di nuovo terrorizzati, solo quello che li aveva incitati prima,
continuava imperterrito ad attaccare, e si scagliò da solo contro i terribili
automi.
Urlò di
fermarsi, ma quello non dette a vedere neanche che lo aveva sentito: venne
vaporizzato da un raggio scarlatto; l'aria era divenuta improvvisamente
rovente, e tutti i presenti tossirono violentemente.
Anche se con
il cuore che gli doleva, lasciò il corpo della giovane morta, e si diresse
verso un vicolo laterale, in cui lesto si infilò, arrivando alla strada su cui
aveva aperto prima una via di fuga per la famigliola, e corse per portarsi
dietro le tre sentinelle. Quando sbucò di nuovo su quella che aveva capito
essere una delle vie principali del paesino, le macchine erano avanzate
ulteriormente verso i mutanti, che invano si accalcavano in prossimità della
breccia per guadagnare una via di fuga: spingevano, si spintonavano, si
calpestavano; prima che quella centrale potesse aprire di nuovo il fuoco, la
agganciò con un doppio filo di ragnatela e, con ogni oncia di forza che
possedeva la strattonò violentemente indietro, e, colta di sorpresa, quella
cadde come un albero abbattuto, sollevando un gran polverone e con un
assordante clangore metallico.
Gli abitanti,
che poco prima avevano accolto la venuta delle Sentinelle con grida di giubilo,
ora erano tornati in preda al panico, e stavolta fuggivano dalle proprie
abitazioni. Altra gente per le strada, altre urla, altre grida, altro panico.
"Oh
no!"
Saltò, con
tutta la potenza di cui era capace, sollevandosi di una ventina di metri,
appena in tempo per evitare il raggio che invece colpì il pavimento della
strada, al cui posto c'era un cratere fumante. Nuove Sentinelle erano giunte
lì, erano sei, e seppe che probabilmente per lui era finita.
[Soggetto riconosciuto: Uomo Ragno; paraumano americano.]
La voce
riverberata dell'automa era giunta a lui in inglese, ma non se ne sentì affatto
rassicurato.
Avvertì
chiaramente che stava per essere colpito da più direzioni, e in una frazione di
secondo, abbracciò mentalmente la sua famiglia, rammaricandosi di non averli
visti per un'ultima volta, e si chiese se zio Ben e zia May sarebbero stati ad
attenderlo al suo arrivo all'altro mondo.
Lo schianto
della Sentinella davanti a lui fu fortissimo, e si sentì anche se era avvenuto
a circa un paio di kilometri di distanza, mentre quella dietro, si era trovata
con la testa improvvisamente fusa.
Sospeso in
aria, le braccia conserte, la massiccia figura, un uomo coperto da un aderente
tuta color nero, stivaletti di pelo marrone scuro alle gambe e bracciali di
cuio borchiato sulle braccia, un elmetto che copriva completamente la testa,
lasciando scoperta solo una bocca ghignante, quelli che sembravano due grandi
occhiali da motociclista che nascondevano gli occhi, e ai lati, due corna
ornamentali che si incurvavano fino in alto, terminando in un pomello.
Il suo
compagno, quello che aveva decapitato la Sentinella, sembrava essere un robot,
o un uomo in armatura, le cui forme erano una serie di morbide linee curve e
proporzionate, una scocca arrotondata e leggermente sporgente sul petto, divisa
in due da una piccola linea orizzontale, la parte superiore abbombata, quella
inferiore concava al centro, gli schinieri allungati a protezione del
ginocchio, i piedi arrotondati, grandi guanti - bracciale che sembravano
percorsi da alcune venature, l'elmetto con l'ampia falda posteriore a
protezione della nuca, la maschera che copriva il volto, attraversata da quella
che sembrava essere una croce appena visibile, in cui splendeva un unico gruppo
ottico rosso.
Il grande
guerriero con le corna, tuonò con una voce che non ammetteva repliche:
"Miserabili
ammassi di metallo! Udite bene queste parole, poiché a pronunciarle è il
Signore delle perdute genti di Dan, forti guerrieri e prodi navigatori,
Shardana l'iracondo. Oggi come non mai, questo titolo datomi dai mortali, si
rivelerà verò, se non vi affetterete a lasciare questi lochi e tornare alle
lande maledette che v'hanno partorito!"
Per tutta
risposta, uno dei miserabili ammassi, disse:
[Soggetto non - umano sconosciuto: passare immediatamente
alla sua terminazione. ]
Partì un
raggio che investì in pieno Shardana, eppure, pur trattandosi dello stesso che
aveva disintegrato il mutante, l'Uomo Ragno aveva immaginato quello che sarebbe
stato il risultato.
"Invero,
speravo in questa reazione! "
Shardana era
ancora lì in aria, la stessa posizione, il ghigno ancora più feroce di prima.
Si gettò in
picchiata all'improvviso contro di loro, ne afferrò una, sollevandola come se
non avesse peso, e la lanciò verso l'alto, finche non scomparve alla vista.
Che l'avesse
messa in orbita? Si chiese l'Uomo Ragno, e, soffermandocisi a pensare, si rese
conto che aveva capito tutto quello che il gigante volante aveva detto!
Quello in
armatura che forse era un robot, puntò un braccio contro un'altra Sentinella, e
il bracciale si aprì come un fiore, dividendosi in dodici petali concavi nella
parte interna. Avvenne molto rapidamente: diverse piccole particelle luminose
comparvero in prossimità dall'arto, attirate verso la superfice dorata e ne
fuoriuscì un raggio smeraldo che sciolse il torace della Sentinella,
scavandogli un buco come se fosse stato un coltello scaldato che passava
attraverso del burro.
Frattanto,
l'Uomo Ragno decise di non rimanersene con le mani in mano e prese ad attaccare
anche lui uno dei robot: saltò sul tetto di una casa e da lì prima coprì i
sensori ottici del colosso con la sua tela, poi, spiccò un salto in avanti e lo
colpi con un doppio calcio dopo essersi girato in avanti e ruotando su se
stesso; questo rovinò addosso al compagno, innescando un mezzo effetto domino e
finendo tutti e due sulla strada. Di nuovo un lancio di pietre, ma stavolta
erano gli abitanti umani della città gli artefici.
"Ma che
diavolo fate! Non capite? Questi affari sono pericolosi anche per..."
Istintivamente
si scanzò di lato, e l'onda di energia investì i presenti.
"NOOOO!!!"
[Errore: bersaglio Uomo Ragno
mancato. Analisi: bersagli umani a rischio poiché sulla linea di fuoco.
Opzioni: interrompere il processo di terminazione, continuare il processo di
terminazione; giudizio finale: obbiettivo primario eliminazione delle forme di
vita non umane per il bene di quelle umane; perdite umane accettabili per il compimento
della missione.]
L'Uomo Ragno
inorridì nell'udire quelle parole. Certo, una macchina era solo una macchina e
non aveva emozioni, né il senso morale per distinguere il bene dal male: ma gli
umani che l'avevano programmata, si, e quello che volevano era che uccidessero
tutti i mutanti, senza pietà, anche a costo di mandarci di mezzo gli esseri
umani che pretendevano di difendere.
Shardana si
avventò inferocito contro il robot, colpendolo con un pugno così forte da
staccargli la testa che andò a frantumarsi contro una chiesetta medievale che,
dopo settecento anni di esistenza, si accartocciò su sé stessa, come una
scatola di cartone bagnato.
"Cristo!
Stai attento! O corri il rischio di mandarci di mezzo degli innocenti!"
"Sei
coraggioso assai, giovane amico, e ancora di più per rivolgerti con quel tono
ad un dio! Tuttavia, le tue parole sono veritiere e Shardana, che non è qui per
arrecare altra sofferenza ai mortali, modererà le sue azioni."
Ancora urla,
ancora grida, i mutanti erano tornati all'assalto, approfittando dell'aiuto
apportatogli dal terzetto per vendicarsi sugli umani. Lingue di fiamme
divoravano la cittadella, con un sinistro creptio, e ovunque si alzava il puzzo
disgustoso di carne bruciata. Mutanti e non, avvinghiati l'uno all'altro, in
una folle danza mortale.
"Questo
è il nostro futuro?"
Si chiese per
un istante terrorizzato l'Uomo Ragno, mentre tornava con la mente a quello
che Lo Stregone dei Ragni gli aveva
mostrato al centro della Grande Tela di Colui il Quale Tesse e Tesse tra le
Ombre Eterne.
Avrebbe
voluto alzarsi la maschera e vomitare, ed invece fece quello che faceva sempre:
agì rapidamente e con decisione. Separava in malo modo le persone, cercando
però di non fargli male, e le bloccava con la tela. Ma era un impresa disperata,
specie con le Sentinelle che avevano aumentato la potenza del loro attacco
contro i due inaspettati alleati.
Si sentì un
fischio alto nel cielo, e comparve un aereo, che rapidamente e in verticale,
abbassò la sua quota: aveva la forma di un grande boomerang, quasi fosse un
unica ala, di un colore azzurro metallizzato, con una fascia tricolore che
ricopriva l'estremità destra. Il ventre si aprì in un diaframma circolare, e ne
venne fuori una creatura animalesca che reggeva sotto le sue braccia un uomo e
una donna.
L'essere
balzò da un centinaio di metri d'altezza, senza nessun problema. Il suono del
suo schianto fu sordo e breve.
La sua
apparizione era terrificante: il corpo era in parte antropomorfo, anche se
gigantesco, era alto almeno cinque metri, avea le gambe con l'articolazione
invertita, coperta da pelliccia lunga e nera, terminanti in due zoccoli, mentre
le mani erano adorne di lunghi artigli e le braccia ricoperte da un folto pelo
rossiccio che arrivava sino al petto dai muscoli d'acciaio. La testa era quella
di un enorme leone, con la criniera che cadeva in tanti riccioli scomposti
sulla schiena, quasi fosse un mantello, la bocca carica di fauci, la fronte
adorna di corna caprine, e gli occhi, dalle pupille di serpente, brillavano di
una sinistra rabbia ferina. Dietro di lui si sollevò una coda squamosa, e con
orrore si accorse che terminava in una testa sibilante di serpente, anch'esso
munito di corna e con due lunghissimi denti a sciabola.
RAAAWWWLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLL!!!!!!
Urlò l'essere,
dopo aver posato i due umani, e si avventò con gioia selvaggia su due delle
sentinelle, insensibile ai loro colpi, e martoriandole con una serie di pugni e
fendenti con gli artigli che aprivano il metallo come se fosse carta.
I due erano
vestiti con un uniforme azzurra, e avevano uno scudetto tricolore con lo stemma
italiano, lui al centro del petto, lei all'altezza del cuore, lo stesso che
campeggiava al centro delle loro cinture.
Lui aveva il
volto coperto da una maschera simile a quella di Cap, ma che lasciava scoperto
il capo, ornato da una nera chioma che cadeva in riccioli ribelli sulla fronte
e le tempie. La donna aveva un identica uniforme ma portava sopra una giacca
lunga color bianco.
L'uomo, il
cui fisico era scultoreo, agì con grandissima coordinazione e abilità, e
cominciò a sedare la sommossa in corso.
"Ora
basta! Ascoltatemi tutti, mutanti e umani! Combattere tra di voi è inutile, e i
Guardiani hanno dimostrato di essere un pericolo per entrambi. Lasciate
immediatamente la strada, portatevi tutti fuori dalla città e lasciateci liberi
di agire."
Il tono della
voce era autorevole e deciso, quasi in contrasto con la sua giovane figura.
Ottenne incredibilmente l'effetto desiderato e quelli, anche se
disordinatamente, si affrettarono a sgombrare il campo.
"Contessa
Cagliostro: erigi un campo di forza protettivo intorno a noi."
La ragazza,
alzò le braccia al cielo, e l'aria intorno a loro sembrò tremolare: si formò
una cupola in cui le ultime sentinelle erano intrappolate insieme a loro.
"E tu,
Uomo Ragno, che ne dici di darci una mano?"
"Parli
la mia lingua?"
"Sorpreso?
Coraggio! Non perdiamo tempo, le spiegazioni a dopo!"
Si trovava
perfettamente d’accordo con quello che gli era stato detto, e così sferrarono
l'ultimo attacco alle Sentinelle.
Il capo di
quel gruppo, estrasse dal suo stesso corpo, che per un istante sembrò divenire
immateriale, una spada e uno scudo, e la sua testa, venne ornata magicamente e
con uno sfolgorio di luce argentea, da un elmo di fattura antica.
Fu rapido e
preciso, e insieme lui e l'Uomo Ragno, fecero letteralmente a pezzi una delle
Sentinelle.
I due
balzarono da un capo all'altro della stradina, sfruttando ogni cm disponibile,
passando tra le gambe dei robot, per sferrare attacchi da più punti.
Intanto
Shardana, il robot/armatura e la bestia, smembravano a gran velocità le
Sentinelle.
Si sedette su
alcuni scalini, appoggiando le mani alle ginocchia. Si guardò intorno: palazzi
abbattuti, macerie fumanti in ogni dove, copri straziati a terra; sembrava di
trovarsi in zona di guerra.
"Non ci
posso credere... non è possibile..."
"E
invece lo è..."
A
rispondergli con il tono carico rabbiosa amarezza era stato l'uomo con cui
aveva combattuto fianco a fianco.
"Ma cosa
è successo? Perché è successo!"
"Perché
siamo sull'orlo della guerra."
"Cosa?!
Ma non è possibile! E da quando l'Italia è sull'orlo della guerra?!"
"Da
diversi mesi, ormai. A iniziare sono stati quelli di Fazione Umanità. Hanno
soffiato per anni il veleno del sospetto e della paura nel cuore della popolazione
umana nei confronti degli umani-mutanti. La loro tesi è che non si tratta di
creature naturali, ma sono il frutto degli esperimenti nucleari condotti
nel passato, e che le loro intenzioni non sono niente affatto amichevoli nei
confronti dei non mutanti."
"Ma è
assurdo!"
"Non
completamente. Non fraintendermi: intendo dire la storia degli esperimenti
nucleari. Specialmente qui in Italia, anche se molti non lo sanno, negli anni
'50 e '60 si condussero esperimenti con i nuovi elementi radiottivi che i
reattori nucleari mettevano a disposizione in gran quantità. Si usavano per
irraggiare i vegetali e vederne gli effetti, e
scoprirono che le piante figlie di quelle sottoposte al bombardamento,
possedevano un numero doppio di cromosomi rispetto la precedente
generazione."
"Oh
signore! Una volta ho letto qualcosa al riguardo! Esperimenti del genere, se ne
facevano un po' in tutto il mondo."
"Non in
tutto: solo nei paesi che erano sotto l'egemonia dell'U.R.S.S. o degli
U.S.A."
"Le
piante alterate geneticamente, come ad esempio il grano..."
"Erano
più grandi e resistenti delle precedenti, e così ben presto le loro sementi
vennero usate per coltivare i campi.”
Eticamente
discutibile, ma se oggi abbiamo un agricoltura in grado di sfamarci tutti, lo
dobbiamo anche a quegli esperimenti, che però, produssero anche un aumento
vertiginoso della popolazione mutante."
"Ma questo non giustifica quello che quegli uomini in uniforme hanno
fatto..."
"No. Ma
la paura rende gli uomini ciechi e folli. Fazione Umanità è quasi una setta
religiosa ormai, e conta sull'appoggio economico e finanziario di molti
potenti, e persino di quello segreto di molte nazioni. Quelli contro cui
abbiamo combattuto, sono i Guardiani, e non le Sentinelle come potresti
erroneamente pensare. Sono di fabbricazione italiana, anche se ufficialmente il
Governo nega che la commissione sia partita da loro, ed in un certo senso è
vero. Da 20 anni a questa parte, temendo una rivolta dei mutanti, o un loro
tentativo di colpo di stato, i Servizi Segreti hanno commissionato ad alcune
industri belliche, lo sviluppo di una arma preventiva e, prendendo spunto dalle
Sentinelle americane, hanno costruito gli altrettanto letali ed efficienti
Guardiani. Negli ultimi tempi, è sorto un movimento, Nazion Mutante, che è
guidato da un misterioso e potente mutante conosciuto solo come DuX. DuX è uno
che ci sa fare con i bei discorsi e partecipando in prima linea a diverse
azioni di sabotaggio contro quelle industrie, si è guadagnato la fiducia di
molti mutanti.
All'inizio,
le sue azioni erano persino condivisibili, visto che è stato lui a far scoprire
questo scandalo.
Ma molti
cittadini italiani, erano dell'opinione che fosse giusto mettersi nelle
condizioni di proteggersi dai mutanti, e ci sono state dimostrazioni e atti di
violenza nei confronti delle comunità mutanti che ne hanno esasperato gli
animi.
DuX, da
protettore, si è trasformato in un condottiero e ha cominciato ad organizzare
truppe paramilitari, aumentando la tensione generale. Ora Fazione Umanità, si è
rivelata essere per quello che è: un ente ormai ingestibile anche per i Servizi
Segreti che probabilmente la hanno creata, e sta sferrando offensive così dette
preventive contro i non umani...;
il Governo
non sà cosa fare, ha dichiarato fuori legge tanto l'F.U. che N.M., e nonostante
ci siano stati degli arresti e alcuni covi siano stati smantellati, sembra che
lo scontro tra questi due sia inevitabile e quando questo accadrà,
probabilmente scoppierà la guerra civile. In questi giorni si sta discutendo su
di una legge sulla registrazione dei cittadini dotati di poteri mutanti e non,
sul modello di quella del Senatore Kelly. A sostenerla, c'è uno schieramento
trasversale che va da sinistra a destra, e comprende contemporaneamente forze
di Governo e di Opposizione, e lo stesso vale per chi vi si oppone. Questo è
andato ad aggravare ulteriormente una situazione già di per sé molto
grave."
"Da noi
negli U.S.A. non avevo sentito parlare di una cosa del genere."
"L'attenzione
dei media è stata monopolizzata da tutta una serie di eventi: l'Attacco di
Atlantide di qualche tempo fa, l'attentato alle Torri Gemelle, la guerra in
Afghanistan e Iraq e l'invasione dei marziani; cielo! Ci pensi? Siamo stati
invasi dai marziani! Le tensioni provocate dalla questione mutante non fanno
più scalpore, e la stampa internazionale si è limitata a bollare quanto succede
qui, come le solite cose che succedono anche in altre parti."
"Stanno sottovalutando gli avvenimenti! Cristo! Questa non è la solita
cosa."
Scattò in
piedi facendo un largo gesto con il braccio, a mostrare il desolante spettacolo
intorno a loro.
"No. Ma
quando se ne renderanno conto, sarà troppo tardi e, comunque, al momento non si
può fare niente."
"E
quella gente?"
"Stanno
arrivando uomini dell'esercito, i N.O.Q.P.M. dei Carabinieri, la protezione
civile e la croce rossa. Porteranno soccorso a tutti, e faranno i necessari
accertamenti. Ci si faranno un po' di processi, e molti dibattiti tv ai talk
show e poi, tutto riprenderà come prima. No, non preoccuparti, i miei uomini controllano
che non riprendano a scannarsi."
L'Uomo Ragno
sospirò, passandosi una mano sul capo.
"Tu lo
sai chi sono io?"
"Certo."
"E come
fai a sapere che sono l'originale."
"Hai
partecipato, una settimana fa, ad un azione in Portogallo, contro un organizzazione
internazionale dedita al traffico d'armi hi-tech."
"Le
notizie corrono veloci. Voi lavorate per il Governo?"
"No.
Anzi, la nostra posizione nei suoi confronti è ancora da chiarire, o quanto
meno loro pensano così. Noi lavoriamo per questa grande nazione, e per la sua
gente. Serviamo il Tricolore."
Disse quelle
parole con una grande dignità e fierezza, e da esse trapelavano un grande amore
e calore.
"A
proposito: io sono Enea, e quelli che hai visto per primi sono Shardana e
Crociato. La bella dama è la Contessa di Cagliostro, e il nostro rude amico è
Chimera: noi siamo le Brigate Azzurre."
L'Uomo Ragno
strinse volentieri quella mano che gli veniva porta in modo sinceramente
amichevole.
Villa Falconieri, Roma. Lunedì - ore 12.00 p.m.
Arrotolò con cura
gli spaghetti intorno alla forchetta d'argento, e sollevò dal piatto in fine
porcellana ungherese decorato con motivi floreali, il boccone grondante di
odoroso e fumante sugo.
Mangiò,
masticando lentamente, e deglutendo con gran soddisfazione e gusto, il volto
raggiante come quello di un bimbo.
Posò lo
sguardo su Perfection, che stava attentissima a non macchiarsi la bella
vestaglia regalatagli da lui.
Era di seta e
raso, color turchese e indaco pastello, disegnata su misura per le quelle belle
forme, pensata per coprirle senza però nasconderle.
Le stava di
incanto e si ritrovò ipnotizato nell'ammirarla.
Lei gli
sorrise e lui ricambiò con dolcezza.
"Ti
piacciono?"
"Sono
buonissimi!"
"Negli
U.S.A. non si mangia così bene, vero?"
"No!
Devo proprio ammetterlo."
"Ogni
volta che vengo qui, sono felice già solo per il fatto di mettermi seduto a
tavola, e gustare questi deliziosi manicaretti, con questo impareggiabile
panorama che si vede dalla finestra. Ma oggi... oggi è ancora più bello perché
tu sei qui con me."
Il volto di
lei si coprì di un vistoso rossore, e abbassò lo sguardo e questo lo divertì e
lo intenerì ancora di più.
"Siete...
sei troppo buono con me."
"No. Non
lo sono affatto. Non come vorrei."
Tornarono a
mangiare.
Avrebbe
voluto avere la mente completamente sgombra da ogni pensiero, ma purtroppo non
ci riusciva. Il P.H.A.D.E. continuava a stargli addosso, e per quanto non lo
desse a vedere ai suoi uomini e affermasse il contrario, l'attacco in
Portogallo era stato un duro colpo alla Quest Inc. E lui, ne aveva ancora
bisogno, perché non era pronto ad agire allo scoperto. L'Uomo Ragno era un osso
duro, e sapeva che non lo avrebbe mollato facilmente. Paradossalmente provava
una genuina simpatia per quel tipo: era brillante, audace, moralmente integro,
ed estremamente generoso; ammirava tutte quelle qualità, e gli dispiaceva
pensare a quello che il destino gli serbava.
La giornata
si prospettava densa di avvenimenti: c'era stato quell'episodio di guerriglia
in provincia di Siena e ormai Fazione Umanità e Nazion Mutante stavano per
dichiararsi apertamente guerra; il ché era un bene per i suoi affari, anche se,
i suoi uomini che dovevano ivi incontrare proprio alcuni rappresentati di
Nazion Mutante, erano stati coinvolti nello scontro, perdendo la vita.
Erano dei
buoni impiegati e gli dispiaceva molto averli persi così, anche se era un
rischio calcolato nel loro mestiere.
C'era un
altro aspetto molto positivo in tutta quella faccenda: sapeva per certo,
dall'ultima trasmissione effettuata da uno dei suoi, che l'Uomo Ragno si
trovava lì.
"Molto
astuto!" Si compiacque nella sua mente." Invece di
venirmi a cercare subito, volevi prendere qualche altra informazione sul mio
conto. Allora il P.H.A.D.E. non ha sbagliato nel metterti sulle mie
tracce."
Sorrise, e bevve
un sorso del suo Est Est Est.
Clinica Privata José Noriega: Lower Manhattan. Lunedì ore 1.00 p.m.
"Allora,
sputa il rospo Ethan, e per favore, risparmiami fesserie o mezzi termini."
Etham Lizier
scrutò il volto emaciato e corrucciato di Norman Osborn, uno dei maggiori
sostenitori finanziari dell'ospedale, e sua personale conoscenza ai tempi del
liceo.
Non gli era
mai piaciuto, con quei suoi modi arroganti e dittatoriali, sempre così pieno di
sé al punto da non degnare nemmeno di uno sguardo quelli intorno, incurante
delle altrui sofferenze, arrabbiato di potere. Un vero arrivista privo
di scrupoli mascherato da gentiluomo ed ora se ne stava lì, disteso sul letto,
e lui aveva il dovere di dirgli quello che lo aspettava.
"Mi
dispiace Norman, ma le cose vanno male... molto male."
Negli ultimi
mesi, era divenuto il depositario di tutti i segreti di Norman e del suo ex
alter ego, Goblin, al fine di poter condurre ricerche più approfondite su
quello che era lo stato di salute del milionario.
"Ma...
le precedenti analisi mediche..."
"So cosa
dicevano, però ora le cose sono cambiate, per non dire peggiorate
drasticamente.
C'è una
tossina nel tuo corpo, prodotta da alcune sequenze del tuo D.N.A. che si
replicano in modo erroneo. Si tratta di una micro mutazione giunta al suo
culmine ultimamente e provocata a monte da Dio solo sa cosa. Hai provato
davvero tutto: composti chimici, rituali magici e persino simbionti alieni;
probabilmente questo danno verificatosi attualmente, è stato impedito dal
fattore rigenerante che possedevi ma adesso, senza di esso..."
"NO! Ci
deve essere qualcosa che puoi fare! Mio Dio, non è giusto che stia succedendo
adesso, non dopo tutto quello che ho passato e tutto quello che ho fatto per
riscattarmi."
Ethan aveva
molto da obbiettare, ma i giudizi morali preferiva tenerseli per sé, specie in
quel frangente: davanti a lui c'era pur sempre un malato bisognoso del suo
aiuto.
"Il
danno si sta estendendo rapidamente, e i problemi motori e ai centri del
linguaggio da te accusati ne sono i primi inequivocabili sintomi: problemi di
coordinazione, spasmi muscolari dolorosi, difficoltà nel parlare. Per curarti,
si dovrebbe ricorrere ad una serie di interventi radicali a livello
genetico..."
"Ma
allora si può fare! La mia compagnia ha la tecnologia per farlo..."
"E si
tratta di tutta tecnologia a livello sperimentale, e nel corso degli anni,
avendo a che fare con molti pazienti sottoposti a processi di potenziamento
mediante manipolazioni dei geni, posso assicurarti che ricorrere a simili mezzi
per la cura, non sempre garantisce il risultato anzi, in molti casi aggrava
ulteriormente la situazione."
"Perché
parli così!?! Maledizione!!! Dammi almeno un po' di speranza."
Norman aveva
alzato la voce iniziando ad urlare senza nemmeno che se ne accorgesse. Dentro
aveva sentito una scintilla di quell'antica rabbia che aveva più e più volte
gonfiato il suo petto quando era folle ed incontrollabile.
"Mi hai
chiesto di essere onesto, e lo sono stato. Non posso darti false illusioni,
posso solo assicurarti che farò del mio meglio per curarti, ma questo
richiederà del tempo e potrebbe essere molto doloroso."
Ethan sentì
la manica del suo camice venire afferrato e poi, la voce tremante di Osborn:
"Ethan...
per carità... ho paura... aiutami."
Per la prima
volta in vita sua, Ethan Lizier non provò antipatia o odio per quell'uomo, ma
solo pietà.
Forrest Hill
-Casa Parker Watson. Lunedì,
ore 3.00 p.m.
M.J. era a
dir poco raggiante, e doveva trattenersi per non piangere dalla felicità. Gayle
la guardava sorridendo e le chiese:
"Cosa è
successo oggi? La mia bella sorellina sembra un vero e proprio fuoco
d'artificio."
"Niente...
sai, è il lavoro e la mia vita privata: ultimamente vanno così bene che quasi
mi sembra tutto un sogno.
Ho ricevuto
l'altro giorno notizie da Peter, che si trovava in Scozia per, uhm, lavoro e
mentre eravamo al telefono mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto passare le
prossime vacanze lì io, lui e la nostra piccolina."
"Mi
sembra una bella idea!"
"Sarebbe
ancora meglio se venissi anche tu e i bambini e magari anche la nostra dinamica
cuginetta."
Disse
indicando con la testa Kristy, intenta a studiare il complesso gioco di carte
illustrate che Kevin e Tommy tentavano di insegnarle. May prese una carta dal
mazzo e, depositandola in terra, disse con estremo compiacimento:
"Elfo
dalla dovvia lava attacca!"
Tommy rise:
"Hey,
brava, anche se il nome non è proprio quello, è una carta d'attacco e pure
molto forte. Kristy, com'è che la nostra piccola cuginetta sta cominciando a
capire come si gioca e tu sei ancora in alto mare?"
Kevin si
voltò, per non far vedere che se la stava ridendo sotto i baffi e May gli
chiese:
"Keevin?
Hai il mal di plancia per caso?"
"No...
no... ihihih... e poi si chiama mal di pancia tesoro... è solo che sono
allegro..."
"Allegro
perchè sta prendendo in giro la tua cuginetta Kristy!"
Sentenziò con
aria seccata la ragazza.
"Kevin!
Cattivo! Non prendere in givo Kisty!"
"Brava!
Diglielo che non si fa così! Avete visto, sapientoni, la più bella cuginetta
del mondo, ha buon gusto e preferisce stare dalla mia che dalla vostra."
"Awn!"
Rispose ridendo Tommy che fece un gesto della mano per minimizzare la cosa."
Ma noi stavamo solo scherzando un po', anche se ammetterai che per insegnarti a
giocare ci stiamo mettendo davvero un sacco di tempo!"
"E
allora? Ognuno ha i suoi tempi di apprendimento... vediamo un po'...:
sovvertitore mentale delle schiere ocra!"
Ci fu un
altro breve scoppio di risa dei due fratelli.
"Insomma!
Ma che ho combinato stavolta?!"
"Sovvertitore,"
le spiegò diligentemente Kevin, assumendo una posa finto autorevole"
non può essere lanciata se non hai giù almeno due carte combattenti psico, o
almeno una combattente Esp di livello superiore e, comunque, insieme a loro,
devi avere almeno un soldato delle schiere ocra."
Mary Jane
guardava la sorella divertita.
"L'avresti
mai detto? Sembriamo davvero una vera famiglia felice, con i figli riuniti in
salotto a giocare e tutto il resto."
"Forse
M.J., siamo davvero una famiglia felice."
"Forse...
credo proprio di si."
Presero un sorso
di thé che Mary aveva preparato per lei e la sorella, e poi disse:
"Onestamente,
sono anche un po' preoccupata per la mole di lavoro che mi aspetta. Già c'era
la tourné di Moulen Rouge, ed ora questa proposta di prendere parte a
Chicago... non vorrei oberarmi troppo di impegni, e non riuscire più a stare
insieme alla mia famiglia."
"Tu?
Naaa. Sei una vera tigre M.J., riusciresti anche a partecipare ad un programma
di addestramento da astronauta alla N.A.S.A. nel frattempo. E poi, questo è il
momento che aspettavi da tempo per la tua carriera: non sarebbe giusto verso te
stessa mollare ora; sono convinta che né Peter, né May vorrebbero questo."
"Lo
penso anche io, ma..."
"Niente
ma.! Non voglio sentire storie, sorellina cara. Lo sai cosa facciamo adesso?
Prendiamo la nostra allegra famigliola, e ce ne andiamo un po' in giro a
passeggiare: magari potremmo fare un po' di shopping, vedere un film e mangiare
una pizza fuori. Credo sia il modo migliore per godersi un giorno di libertà
dalle prove, tu che ne dici?"
Mary Jane
assentì energicamente e chiamò i ragazzi, invitandoli a prepararsi per uscire.
Una locale abbandonato nell' East Village. Lunedì: ore 11.00 a.m.
Avanzò con
passo incerto, tra le ombre e le luci che filtravano dalle assi di legno con cui
erano state inchiodate le finestre. Ovunque c'era polvere e sporcizia e si
chiese cosa ci fosse venuto a fare in un posto del genere.
"Sono
qui..."
Si girò di
scatto e per poco non lasciò cadere la pesante custodia che faticosamente
portava sotto braccio.
"Oh
Gesù! Mi hai fatto prendere un..."
"Lo
stato del tuo cuore mi è indifferente," tagliò corto la figura che
stava dietro il bancone." voglio vedere la merce."
L'altro,
infastidito ma troppo intimorito per rispondere, si limitò a posare l'oggetto
sul piano in legno di pioppo e aprì dopo aver composto la combinazione.
"Eccola...
che te ne pare?"
Lui la prese
con delicatezza, studiandone i particolari con attenzione, poi, la ripose.
"Mille,
come stabilito."
"Mille?!
Ma trovarla mi è costato più di quanto..."
"Mille,
in contanti, né un dollaro in meno, né un dollaro in più. Questo è quanto mi
hai chiesto, se le ricerche sono state più dispendiose di quanto hai
preventivato, non è affar mio. Puoi riprendertelo e andartene se vuoi, oppure
onorare la parola e continuare a fare affari con me."
Carli Howman
strinse i denti, e fu sul punto di dire qualcos, e fu sul punto di dire
qualcos0 il volto coperto
dall'inquietante passamontagna, e si ritrovò a mormorare in tono di scusa:
"Certo...
mille è quanto concordato... sta bene. Ma... per i prossimi articoli, dovrò
alzare il prezzo..."
"Millecinquecento,
più un premio speciale di cinquecento se me le porti prima di ventiquattro
ore."
"Ma...
ma..."
"Sei
finito dentro molte volte, e sei stato anche un soffione della polizia e di
parecchi tizzi in calzamaglia. Tanti del tuo giro lo sospettano, e
difficilmente accetterebbero i tuoi servigi. Inoltre c'è già qualcuno che pensa
di accopparti, e se farai un buon lavoro con me, farò in modo di non farti
ritrovare in qualche vicoletto buio con un coltello piantato tra la terza e la
quarta. L'accordo ti soddisfa?"
"Si...
si..."
"Ora
togliti dai piedi, e va a procurarti il resto. Mi sento generoso: a fine lavoro,
se l'ultima consegna avverrà entro questo Sabato a mezzanotte, avrai altri
tremila. Se ci tieni al denaro... e alla pelle, fai bene il tuo lavoro."
Il lacché se
ne andò via, senza obbiettare nulla, ormai completamente succube.
Ne osservò la
patetica uscita di scena e, rimasto solo, tornò ad osservare il primo pezzo
della sua scalata al potere.
"Niente
male, Desmond... vedremo se ne saprò fare un uso migliore del tuo..."
Greenwich
village - Strange Palace Night bar. Ore 9.00. p.m.
"Allora
è così che hai iniziato la tua carriera come eroe?"
Chiese con
ammirazione Phantom rider.
"Più o
meno, anche se, guardando in prospettiva dietro di me non c'è questa gran scia
di successi. Ci sono stati giorni in cui pensavo proprio di non esserci
tagliato, e all'inizio, la molla che mi ha spinto ad iniziare è stato il sapere
che mio padre avesse tentato di sfondare nel mondo dei supercriminali. Mi
feriva l'idea di sapere che la gente, almeno quella che se ne ricordava,
associasse il nome e il costume di Uomo Rana alla parola delinquente: è un po'
come se l'avessero fatto con il nome e la faccia di mio padre; ne ho passati
molti di momenti difficili ma alla fine, dopo aver brontolato parecchio, il mio
vecchio si è deciso a darmi la sua benedizione, anche se ogni tanto qualche
borbottio lo sento uscendo di casa per la ronda notturna."
"Deve
essere una persona molto in gamba tuo padre, sei veramente fortunato
Eugene."
"Si,
decisamente, e non solo in quel senso, e già stiamo parlando di una grandissima
fortuna, intendiamoci, ma anche come Uomo Rana secondo lo sono stato
parecchio."
"Già! Mi
hai detto di aver conosciuto di persona l'Uomo Ragno!"
"Vero."
"Cielo!
Non ci posso credere! Voglio dire, quando ero ragazzino ero talmente fanatico
dell'Uomo Ragno che arrivai a comprarmi persino le mutande con la sua immagine
sopra."
"Cosa
che, conoscendolo, non credo gli farebbe molto piacere."
"Quello
che voglio dire è... che è stata una vera fonte di ispirazione. Molti lo
ritengono un criminale, o comunque un personaggio moralmente ambiguo, e questo
dimostra quanto il potere dei media possa essere distorcente. Ha salvato tante
di quelle vite, e credo che dopo la storia dello Scorpione nessuno lo potrà più
mettere in dubbio, neanche quel vecchio trombone di J.J.J. e tutto il suo dannato
staff del Bugle. Mi piacerebbe davvero conoscerlo, credimi."
"In
questi giorni non si sono sentite notizie su di lui, anche se gira un tipo con
indosso il suo vecchio costume nero. Girano voci che sia lui, ma anche se
sembrano avere gli stessi poteri e lo stesso modo di fare, c'è qualcosa che non
mi convince."
"Pensi
che ci sia un altro Uomo Ragno in circolazione?"
"Magari
è una specie di assistente, un allievo, o un parente! Chi può dirlo. Di voci
strane sul ragnetto ne sono sempre girate, ad esempio si diceva, che quando gli
avevano messo quella taglia sulla testa per quella brutta storia dell'omicidio
di non mi ricordo chi, il tessiragnatele avesse abbandonato il suo costume,
perché gli era praticamente impossibile volteggiare per la città, e si fosse creato
una seconda identità segreta."
"Ma no!
Dai, è incredibile."
"Io non
direi. Comparvero un certo numero di avventurieri mascherati in quel periodo ed
io, personalmente, ho sempre puntato sul Calabrone rosso o su Prodigy.
Comunque, quando si farà vedere in giro, vedrò se riesco a combinare un
appuntamento, così te lo faccio conoscere."
"Wow!
Eugene, sei proprio il massimo!"
I due
alzarono i bicchieri pieni di bevenda analcolica e bevvero insieme dopo aver
brindato alla salute dell'Uomo Ragno.
Lo Strange
Palace, era un bar notturno aperto da poco, e da qualche tempo, per via degli
orari, era divenuto un punto di riferimento per tutti gli aspiranti eroi della
città, che all'inizio ci capitavano per bere qualcosa, o magari mangiare un
sandwich, o vedere gli ultimi minuti dei play off o cose del genere, ed ora era
divenuto un vero e proprio centro di aggregamento per questa variegata fetta di
umanità. C'erano anche alcuni studenti universitari piuttosto bohemien che
consideravano la prospettiva di poter parlare con siffatti esempi di contorta
psicologia giovanile e non un attrattiva irresistibile, così si erano
spontaneamente formate delle comitive miste e spesso, molti di quelli che
entravano con grottesche maschere, mantelli kitch, o improbabili esoscheletri,
erano solo degli Imbucati, ovvero persone che volevano solo attirate
l'attenzione e magari rimorchiare un po' tra le ragazze più appetibili presenti
nel locale.
Si mormorava,
da un sacco di tempo, che esistesse un posto simile, senza nome, dove si
riunivano più o meno nello stesso modo i super criminali, solo che non erano
permesse presenze esterne, e ogni tanto ci si vedeva dentro qualche peso
massimo della catergoria. Da loro, di pesi massimi, neanche l'ombra, anche se
una volta il barista disse ad Eugene che Devil era venuto a prendercisi una
birra.
"Devil
lavora prevalentemente ad Hell's Kitche, Clive, e poi non beve alcolici."
Gli rispose
il ragazzo.
"E tu
che ne sai?"
"Lo
sanno tutti che lavora in quella zona."
"No,
dicevo degli alcolici."
"Gli
eroi non bevono in servizio."
"Magari
era l'altro Devil."
"Quale
altro Devil?"
"Quello
con il costume corazzato! Non te lo sarai già scordato."
"Ah, si!
Certo. Magari era lo stesso vecchio Devil che aveva fatto finta di essere un
altro Devil."
"E
perché diamine avrebbe dovuto fare una cosa così contorta?"
"E che
ne so? Non lo bazzico molto, anzi, non lo bazzico per niente. Magari era una
tattica per confondere i suoi nemici, chi lo può dire? Di fatto quando il Devil
corazzato e scomparso, quello classico e ricomparso dopo pochi giorni. Quanto
meno la cosa dà da pensare, e comunque rimane il fatto: tu le spari belle
grosse, amico mio."
Clive Burton
Kemp era un bravo ragazzo, che aveva aperto il locale con molti sacrifici,
investendo i soldi risparmiati in anni di duro lavoro, e costruendolo pian
piano con il sudore della fronte e tanto amore. Certo, quando aveva iniziato,
non avrebbe mai potuto prevedere che cosa sarebbe successo: si figurava un bar
tipo quello di Cin Cin, con vecchi allenatori di baseball in pensione che
davano consigli un po' suonati a tutti, e dove la gente si poteva sentire a
casa, tra momenti di toccante umanità e gag esilaranti a base di sottile e
raffinato umorismo newyorkese, alternato a qualche battuta un po' più triviale;
le cose non erano effettivamente molto diverse, solo che i suoi clienti non
facevano il postino, il meccanico, il ragioniere, o meglio, facevano
probabilmente anche quello, ma la notte, e alcuni anche il giorno, se ne
andavano in giro come se se ne venissero dalla parata del Comus a New Orleans.
Clive, era un uono molto accomodante e di grande
spirito, perciò, invece di lamentarsi o mandare via i nuovi avventori, cosa
contraria alla sua etica professionale, adattò il posto alle loro esigenze:
sulle doghe in legno con cui aveva ricoperto le pareti, aveva appeso dei poster
dell'Uomo Ragno, dei Fantastici Quattro, dei Vendicatori, degli X men e ne
aveva trovato uno persino dei Difensori, una vera rarità; il tiro a segno per
le freccette erano stata una vera genialata: c'era sopra un bel faccione di
Destino, e c'era sempre una lunga coda che di gente che aspettava il suo turno
per fargliela vedere al buon dottore.
I panini e le
bibite avevano nomi tipo: Superenergizzantegamma, Stimolatelapatia,
Piroprosciuttoconsalsabeta, Fluidozero, Sciogliadamantio... e via dicendo; per
il resto era tutto come se lo era sempre immaginato, con luci soffuse, tavolini
in legno scuro, un grande bancone in noce, un alto soffitto a cassettoni, e
quattro tavoli da bigliardo da cui veniva sempre un allegro vociare. Per quanto
fossero bizzarri i suoi clienti, doveva ammettere che erano brave persone.
Rispettavano sempre le Regole Auree: 1) Nessuna disputa all'interno del locale
o nelle sue immediate vicinanze. 2) Nessuna dimostrazione di poteri o capacità
al suo interno che potesse minare la salute fisica o mentale degli altri
avventori, o danneggiare in toto o in parte il locale stesso. 3) Nessun insulto
a sfondo razziale contro i mutanti o altre etnie, e nessuna imprecazione contro
le divinità, per quanto scherzosa fosse (con tizzi come Thor e Ercole in giro,
voleva tutelarsi...) 4) Era vietata l'ubriachezza molesta e perciò non si
servivano più di tre alcolici a sera, e solo fino alle 11.30. 5) Era vietato
infastidire altri avventori, o fare schiamazzi fuori il locale.; più qualche
altra regolina che nessuno aveva mai infranto. Erano in gran parte giovani
idealisti e con grandi sogni, e una gran voglia di chiacchierare, di
raccontarsi, e raccontare imprese più o meno vere. E lui, una delle figure più
importanti nella storia del genere umano, il barman, era lì per ascoltarli e
persino consigliarli. Ormai, almeno quanto il suo locale, era un punto di
riferimento per loro e questo lo riempiva di un segreto orgoglio. Magari la
stragrande maggioranza di loro un domani avrebbe appeso il costume al chiodo e
nessuno avrebbe mai saputo chi erano, ma lui li avrebbe sempre ricordati come
persone forse un po' ingenue, forse un po' pazze, ma con un gran coraggio e
senso del sacrificio e poi, chissà, magari li in mezzo c'erano i nuovi Uomo
Ragno, Devil, Moon Kinight, i nuovi X men... chi lo poteva dire?
"Doroty!"
"Si
Clive, ti sento forte e chiaro."
"Per
piacere, porta questi Sandiwich al nostro strabigliante Uomo Rana e al suo
nuovo amico, io devo preparare dieci tropical per la Super Squadra Dieci."
"Adesso
si fanno chiamare così? Che c'è? I Super Diavoli Dieci risultava un po' troppo
minaccioso."
"Doroty!
Quante volte ti ho detto di evitare i commenti caustici sui nostri clienti! Se
vogliono farsi chiamare così, saranno affari loro."
"A
sicuramente, come sicuramente saranno affari loro quando affronteranno qualcuno
di tosto e avranno da esibire come super abilità, quella di ragazzi pon pon
della squadra di atletica femminile del loro college! Per me dovremmo chiamare
le loro famiglie, e raccomandargli caldamente di costringerli ad un periodo di
analisi intensiva presso..."
"Doroty!"
Si, si, ho
capito, oh grande e potente Mago di Oz! Dammi i Sandwitch per il sorprendente
rospo umano e il suo amico bianchetto."
Clive
sospirò, mandando un'occhiata la soffitto, e dette il vassoio a Doroty. Se non
fosse stata una vera stakanovista del lavoro, e così carina, e sopratutto una
delle poche persone disposte a lavorare in mezzo a quella folla di matti,
l'avrebbe licenziata su due piedi. Doveva anche considerare il fatto che sua
madre non gli avrebbe mai perdonato di aver cacciato la nipote preferita.
Grugnì per la frustrazione.
Dortoty
camminò tra i tavolini, facendo lo slalom tra mantelli, staffe del potere
cosmico ( o almeno così le chiamavano i proprietari), skateboards a reazione e
altre amenità, attenta a non far cadere niente di quello che portava sul
vassoio.
Aveva 19
anni, alta 1.75, piuttosto magra, un bell'ovale per viso, gli occhi leggermente
allungati, neri come la notte, capelli anch'essi neri ma rasati, eccezion fatta
per due lunghe ciocche sul davanti, un nasino delizioso su cui campeggiava
un cerchietto alla narice destra,
orecchie piccole e quasi senza lobo, su cui stavano alcuni piercing.
Era vestita
con un paio di jeans neri tagliati alle ginocchia, una t-shirt con sopra un
immagine dei Quiet Riot, anfinbi e, naturalmente, il grembiulino del locale,
con su scritto Strange Palace Staff.
"Allora
Uomo salterino, ecco le ordinazioni tue e del tuo misterioso amico, l'uomo
neve: un X sandwich con doppia salsa Gamma e doppio X factor, un Vendicatori
Uniti, altri due succhi di frutta Cosmici e patatine fritte alla Torcia
Umana."
Eugene
Patillo, alias l'Uomo Rana, le sorrise e le disse:
"Felice
di vederti di ottimo umore, Doroty! Colgo l'occasione di presentarti il mio
nuovo amico: Phantom Rider; anche se è nuovo del giro, ti assicuro che ci sa
fare, io l'ho visto in azione."
Doroty li
guardò entrambi senza nascondere i suoi dubbi, alzò il sopraciglio destro, e si
limitò a rispondere:
"Si, si,
qui è pieno di professionisti che ci sanno fare."
Se ne andò, e
l'Uomo Rana, seguì la sua camminata fino al bancone. Girandosi, notò che anche
Phantom Rider l'aveva fatto.
"E' un
amore, vero?"
"Un po'
troppo sarcastica, per i miei gusti, ma devo ammettere che è uno schianto.
Comunque, continua a raccontarmi: mi dicevi che hai anche lavorato in un super
gruppo."
"Ah,
così ci piaceva pensare a me e i miei compagni al tempo. Tutto era iniziato
perché ci eravamo messi in testa di fare da spalla all'U.R., ma lui è un tipo
piuttosto solitario, o comunque lo era al tempo. Però visto che la cosa ci
aveva fatto incontrare e che ci trovavamo molto bene tra di noi, colti
dall'entusiasmo del momento, fondammo gli Sbandati, ovvero io, Ragno d'Acciaio
e Toad."
"Toad?
Apsetta... ora ricordo! L'ho letto su Internet! Ma non era un membro di quel
gruppo terroristico di mutanti guidato da Magneto?"
"Non ti sorprendere: non è certo il primo eroe ad avere un passato oscuro;
posso assicurarti che fece di tutto per riscattarsi e fu un buon mentore per
me, almeno quanto lo fu mio padre. Mi insegnò parecchi trucchetti del mestiere,
e lavorò molto sulle mie capacità come lottatore, sottoponendomi ad un duro
allenamento. Gli Sbandati andarono avanti per un po' ed insieme ci siamo
divertiti. Avevamo addirittura un quartier generale segreto, e lanciammo una
campagna acquisti per ampliare i ranghi."
"E come
andò?"
"Reclutammo,
dopo un'attenta selezione l'Incompreso Uomo Castoro e lo scintillante
Ricaricatore umano."
"Wow,
eravate in cinque!"
"Numero
che non ci portò fortuna, perché dopo qualche tempo, anche a causa dei nostri
impegni personali, ci sciogliemmo. Ogni tanto ho sentito Ragno d'Acciaio,
Castoro e Ricaricatore hanno costituito un duo e si fanno vedere da 'ste parti,
ma di Toad purtroppo non ho più avuto notizie e questo mi dispiace molto. Ora
però tocca a te raccontarmi la tua storia. Com'è che il nome Phantom Rider non
mi suona nuovo?"
"C'era
un eroe nel vecchio west che si chiamava così, e che possedeva la capacità
di... rendersi invisibile come me. Era un tipo in gamba, lavorava ogni tanto
con gente come Kid due pistole e Rowhide kid, anche se era principalmente un
solitario. Ho letto alcuni racconti scritti da un giornalista di quei tempi sul
suo conto e quando ho acquistato i miei poteri, ho deciso di adottare il suo
nome, in segno di rispetto per il lavoro svolto più di un secolo fa a favore
del bene e della giustizia."
"Ottima
idea! Senti, non vorrei sembrarti sfacciato, visto che ci conosciamo da poco,
ma... che ne diresti di lavorare in società con me?"
"Davvero?!
Wow! Sai, ero un po' in imbarazzo e non riuscivo a chiedertelo io... voglio
dire, faccio questo mestiere da poco e non sapevo come avrebbe reagito uno con
così tanta esperienza come te. Accetto molto più che volentieri, socio."
I due si
strinsero la mano con grande entusiasmo, mentre Dotty a distanza, li guardava e
squoteva tristemente la testa
Roma, Stazione Termini, Lunedì ore 10.00 a.m.
Gli sembrava
un sogno tutto quello accaduto poco più di cinque ore prima in Toscana: diversi
giornali che aveva adocchiato in edicola, riportavano la notizia riguardante
una tragica sommossa di mutanti nell'antica cittadina d'arte di Calcagallo, e
di come Fazione Umanità avesse irresponsabilmente fatto uso di Guardiani
illegalmente detenuti;
c'era un gran
caldo e, guardando in lontananza vedeva le immagini tremolare a causa
dell'escursione termica.
Un forte
puzzo di orina e sporco gli arrivò alle nari, e non riuscì a trattenere un
grugnito di fastidio.
C'erano tante
persone che affollavano l'interno della stazione, italiani e stranieri, che
correvano a vedere gli orari dei treni, a comprare i biglietti, o si sedevano
in terra ad aspettare. Avendo visto il grado di pulizia della pavimentazione si
chiese come facessero a sedercisi. Notò che c'era anche una folta schiera di
questuanti, zingare che giravano con bambini piccoli avvolti in luride coperte
e intenti a suggere il latte materno, che si muoveva seguendo uno schema in
continua variazione, seguendo qualcuno per chiedergli la carità.
"Mi
scusi, permette due parole educate? Sono rimasto senza soldi, e devo fare il
biglietto per tornare a casa... mi potrebbe offrire un piccolo aiuto?"
Il ragazzo
che gli aveva parlato era magro da far paura, aveva la bocca piena di denti
guasti e spezzati, gli occhi infossati e sottolineati da pesanti occhiaie, i
capelli rasati a zero, e indossava un paio di pantaloni a costine verdi chiaro
e una camicia a fiori sporchi e lisi, aveva biasciacato le parole pronunciate,
ma lui aveva solo capito le parole Scusi, aiuto e soldi. Gli rispose:
"Mi
dispiace, non ti capisco, sono americano. Parli inglese?"
"Ma
vattela a piglià in culo! Te e la tua America fascista e imperialista!"
Pur non
essendo un conoscitore della lingua italica, eccetuate poche parole imparate
per lo più guardando i Soprano, capì perfettamente il senso della frase appena
pronunciata: certe cose non conoscevano confini geografici o culturali; il
ragazzo, con andatura barcollante, se ne andò verso alcune persone assiepate su
un muretto della stazione. Avevano per lo più gli occhi azzurro chiaro, i
capelli biondicci, erano vestiti alla meno peggio ed erano visibilmente
sporchi. C'erano diverse lattine di birra e cartoni di quello che identificò
come vino, sparsi in terra e sopratutto nelle loro mani.
I volti erano
rubizzi, e vociavano allegramente, in mezzo a loro c'era una ragazza, forse
sulla trentina, che cominciò a ridere sguaitamente, mostrando una bocca quasi
completamente sdentata.
Stavano
ridendo per lui, per quello che il ragazzo gli aveva raccontato. Era una scena
grottesca, una fetta di umanità che sembrava scivolata in uno stato tale di
perdizione da non poter essere più redenta: forse perché ne sembravano così felici;
si voltò, guardando la strada e le macchine che, se pur con il rosso,
continuavano a passare tranquillamente sulla strada pavimentata con il tipico
san pietrino romano. C'erano numerosi negozzi di alimentari, bar e
ristorantini, notò anche delle lavanderie che svolgevano servizio di Internet
café. Nonostate tutto, rimase affascinato dai vecchi edifici risalenti ai primi
del '900 e pensò che la storia sul fascino irresistibile della Città Eterna era
vera.
Ad un certo
punto, si ritrovò di fianco un ragazzo, piuttosto giovane, forse neanche
diciottenne, capelli lunghi oltre le spalle, mossi, color nero, occhi castani,
non molto alto, di corporatura media. Indossava dei jeans neri e una maglietta
egualmente nera, scarpe da ginnastica bianche e blu, e portava uno zainetto in
spalla.
Attraversò
approfittando di un momentaneo varco e Peter ne approfittò per attraversare
anche lui. Si decise a parlargli e, parlando lentamente chiese:
"Ehm, mi
scusi, capisce la mia lingua? Sono un turista, e avrei bisogno di alcune
informazioni."
Il ragazzo si
voltò, fissandolo con i suoi occhi castani incorniciati da due folte
sopraciglia, e, parlando in inglese dall'accento scolastico rispose:
"Si, mi
dica pure, prego."
"Cercavo
l'Hotel Santa Maria Chiara a San Lorenzo. Sa dirmi dove si trova San
Lorenzo?"
"Si, ed
anzi, io ci sto andando, se vuole, posso accompagnarla fino al quartiere e da
lì le spiego come raggiungere l'Hotel."
Era stato
molto gentile nel parlargli e Peter si sentì sollevato da tanta cortesia e
gentilezza.
Fino a poco
prima era stato sull'aereo delle Brigate Azzurre, che gli avevano offerto un
passaggio per Roma quando gli aveva palesato la sua intenzione di raggiungere
la capitale. Anche loro erano stati estremamente gentili, e gli avevano dato
appuntamento a Tre ponti, un altro paesino non molto distante, in modo che
avesse il tempo di prendere le sue cose. Si presentò con un anonimo zaino e
nessuno gli fece domande sul perché stesse andando a Roma, sembravano
rispettare molto la sua privacy, e per un po' fu tentato di parlargliene, ma
alla fine preferì evitare. Parlò con Enea e Shardana, sopratutto di quanto
accaduto a Calcagallo, le cui immagini continuavano a ripetersi ossessivamente
nella sua testa.
"L'Italia,
non è nuova alla presenza di esseri dalle capacità eccezionali. Voi americani
tendete a dimenticare che qui, secoli e secoli fa, creature mitologiche e semi
dei, camminavano insieme ai comuni esseri umani, senza dimenticare i numerosi
eroi della nostra tradizione." Gli spiegava pazientemente Enea."
Essi erano reali, come lo sono Thor, Ercole, Sersi, Starfox, e molti altri
ancora. In realtà essi non sono mai veramente scomparsi dalle nostre terre, ma
sono stati chiamati con nomi diversi: Santi, Maschere erano solo alcuni di
esse; non abbiamo eroi in costumi di elastan o polimeri vistosi come i vostri,
quello è un fattore legato anche alla vostra cultura, essenzialmente più
giovane della nostra, ma adesso stiamo importando, come puoi vedere, anche
quello da voi. I problemi sono giunti quando la popolazione mutante italiana, e
cominciata a crescere vertiginosamente negli ultimi quaranta anni. Il tasso di
nascite nel nostro paese è molto basso, mentre in proporzione, i mutanti sono
molto prolifici, il ché significa che attualmente, ogni duecento italiani, c'è
un italiano mutante, e i dati mostrano che il rapporto è destinato a crescere
in loro favore."
"E per
voi è un problema?"
"Si e
no. Si, perché la popolazione non mutante ha paura di essere rimpiazzata, non
capendo che stiamo comunque parlando di esseri umani e italiani quanto loro.
Qualcuno commenta che sia il naturale corso dell'evoluzione e, in questo senso,
non è un problema, perché contro l'evoluzione non si può fare niente. Rimane un
problema perché alcuni mutanti, una piccola percentuale, quando manifesta i
propri poteri lo fa in modo incontrollato, arrivando a mettere in pericolo sé
stessi e quelli che li circondano, alimentando ulteriormente le fobie anti
mutanti. Un altro problema è che alcuni mutanti, una percentuale sempre più in
crescita, vede l'Uomo normale come una minaccia alla propria esistenza, e
vorrebbe anticipare i tempi eliminandolo completamente ora. Come ti dicevo,
negli ultimi anni, Fazione Umanità e Nazion Mutante, hanno riscosso sempre più
consensi e acquistato crescente potere grazie a questo clima di paura."
"Ma
possibile che il vostro Governo non riesca a fare qualcosa?"
"E che
cosa dovrebbe fare? Gli esponenti più importanti dei due movimenti vivono in
clandestinità, oppure protetti da anonimato, salvaguardato probabilmente da
importanti amicizie. Come ti dicevo in questa vicenda vi sono implicati i due
servizi segreti italiani, quello militare e quello civile. Ogni tanto catturano
qualche pesce piccolo, e gli altri... gli altri sono solo dei simpatizzanti.
Non possono far arrestare qualcuno solo perché ha detto di condividere le tesi
dell'uno o dell'altro gruppo. Hanno approvato delle leggi così dette anti -
razziste, qualche anno addietro, per cui insulti tipo sporco mutante, o
degenerato mutante, possono essere sanzionati con pesanti multe. Il risultato è
stato che alcuni mutanti decisamente poco per bene, se ne sono serviti per
denunciare persone che tutto sommato non gli avevano fatto niente, e i non
mutanti hanno cominciato ad insorgere per questo e perché limita, secondo loro,
la propria libertà di espressione."
"Tu che
ne pensi dei mutanti?
"Che
sono umani come qualsiasi altra persona, ma posseggono dei poteri e questo
implica, che gli piaccia o meno delle responsabilità, tra cui quella di
imparare a controllarli. Credo dovrebbero esistere delle strutture preposte ad
aiutarli, ma la loro creazione è fonte di numerosi contrasti tra Maggioranza e
Opposizione, e spesso, al loro stesso interno."
"So che
ci sono degli enti privati che se ne occupano."
"Si, c'è
Warren Worringhton III°, ma le strutture che ha approntato non sono infallibili
e non possono essere ovunque. La questione è molto delicata e non credo sia di
facile risoluzione."
Shardana,
prese la parola:
"Invero,
facile o meno che sia, una soluzione deve essere trovata e l'insensato
spargimento di sangue fraterno fermato, prima che i lutti si moltiplichino a
tal punto da offuscare il brandello di ragione ancora in possesso dei mortali.
Ho visto molto, durante la mia vita, e sopratutto tanto odio e rabbia, cosa che
mi ha sempre atterrito oltre ogni dire. Ma nei cuori, c'era sempre della
speranza: oggi non ne vedo più, e temo che alla fine l'Uomo, mutante o non che
sia, si darà con le proprie mani quella morte i cui gesti farebbero pensare che
agogni più d'ogni altra cosa."
Shardana era
davvero una figura imponente e l'Uomo Ragno non poteva fare a meno di guardarlo
con un misto di curiosità e, rispettosa ammirazione.
Si erano
separati, quando si era lanciato su di un tetto, protetto da un incantesimo
occultante di Lady Cagliostro, dopo aver salutato calorosamente tutti i membri
delle Brigate Azzurre, con l'augurio di rivedersi un giorno in occasioni
decisamente migliori.
Il ragazzo lo
condusse fino a quelle che gli spiegò essere le mura di San Lorenzo, un
quartiere che aveva alle sue spalle una storia vecchia e interessante.
Peter, che
sentiva il bisogno di distrarsi dalle scene di morte e rabbia che lo
ossessionavano, gli chiese di raccontargliela.
Fine dell'episodio.
Per
sueggerimenti, commenti, minacce anonime e non, vaticini, oracoli, trick e
track, castagnole, frullati alla banana, consigli su come arredare il vostro
sgabuzzino, e proposte di collaborazione, rivolgetevi pure a Magneto.
Per
scrivermi:
Spider_Man2332@yahoo.it
oppure:
Green_Lantern832@yahoo.it
Un grazie a
tutti i miei lettori ( ma quanti diavolo siete? Comincio a sospettare che mi
leggano in tre...), a tutte quelle persone che volendo o no collaborano con me
( Il Monni, Gambitto, Kayakko che non sento da un po' ma rimane sempre fonte di
sublime ispirazione, Il Pastori con cui ogni tanto mi ci soffio un po' tipo
gatti ma che ha delle idee niente male...) e un grazie speciale al mio
Supervisore, Frank Webley
Vorrei,
ufficialmente, fare le mie scuse a quest'ultimo. Il numero 48 di U.R. non
presentava le modifiche che mi aveva chiesto di apportare e vorrei chiarire
pubblicamente, che non si è trattato di un mio tentativo di scavalcare la sua
autorità, ma di un errore di buona fede, in quanto ho inviato al buon pablo una
versione del racconto non modificata.
Volevo anche
cogliere l'occasione di spiegare, sempre davanti a tutti, quanto importante sia
per me il lavoro di Fank e quanto sia difficile per quest'ultimo lavorare con
una piaga come me: chiedetelo a Miguel-Mikey;
apprezzo
davvero la sollecitudine e la passione con cui lavori al mio materiale, e spero
rimarrai ancora a lungo il mio prezioso Supervisore.
Un saluto.
Yuri N. A.
Lucia.