presenta:
Ogni seme Germoglia
prima parte

di Xel aka Joji

Nota: questa storia avviene prima della saga "Rain on New York"

Betty Brant si alzò dal letto sbadigliando e zittendo la sveglia con un dito.
Si infilò le pantofole di peluche e con passo stanco si recò in cucina per prepararsi un caffè.
Accese il fuoco e mentre aspettava che fosse pronto, uscì di casa per prendere il giornale, che la attendeva poggiato sullo zerbino.
Con l'occhio sui titoli in prima pagina, si apprestava a rientrare in casa, mentre lasciava che la porta si chiudesse alle sue spalle.
Un attimo prima che la porta si fosse chiusa, nella piccola fessura, le parve di vedere qualcuno che la osservava dall'altra parte della strada.
Incredula, riaprì la porta di scatto.
Ma non c'era nessuno.
Richiuse la porta, convinta che fosse un'illusione dovuta al poco sonno.

Tiny portò una mano davanti agli occhi per proteggersi dal sole che quel giorno picchiava più del solito.
Come ogni giorno, avrebbe faticato lì al cantiere, dove prestava servizio come manovale, fino a sera.
Non era il più prestigioso degli impieghi, ma era pur sempre un lavoro dignitoso, che permetteva di mettere da parte i soldi con i quali, a fine anno, avrebbe pagato il matrimonio con la sua ragazza.
Si tirò su le maniche e si avvicinò a un cumulo di mattoni.
Si chinò per sollevarli, quando, con la coda dell'occhio vide una figura dall'altra parte del cantiere.
Era un ragazzo dai capelli biondicci...
Si rialzò di scatto, stupito, ma il ragazzo era sparito.
Si grattò la testa confuso e poi tornò al lavoro.

Jason uscì dall'ufficio sbadigliando.
Aveva lavorato tutta la mattina ed adesso si dirigeva verso la meritata pausa pranzo, che avrebbe consumato come al solito da solo in un angolo della mensa, dato che nessuno, sul posto di lavoro, voleva avere niente a che fare con lui.
Forse perché era evidente che era entrato in quell'azienda solo grazie alle raccomandazioni del padre, o forse perché avevano un carattere orribile, non aveva fatto amicizia con nessuno in quegli anni.
Ripetendosi mentalmente che non gli interessava, entrò nell'affollato ascensore, diretto verso il piano terra.
L'ascensore si fermò al secondo piano, per dar modo ad una ragazza di scendere.
E fu allora che Jason intravide, nel corridoio, quel ragazzo con la giacca della squadra di football del suo liceo...
Jason sbatté le palpebre stupito, ma prima che potesse muoversi le porte si chiusero.

Felicia Hardy scese le scale della metro con aria annoiata.
Si stava dirigendo ad un appuntamento di lavoro, un uomo aveva richiesto i servizi della sua agenzia investigativa.
Si trattava di sicuro di un marito geloso che voleva che sorvegliasse la moglie o qualcosa del genere.
Lanciò un sospiro rassegnato: quando aveva iniziato quel lavoro sperava in qualcosa di molto più avventuroso.
Timbrò il biglietto alla macchinetta e, vedendo che la metro era appena arrivata, accelerò il passo.
Non appena entrata si voltò e spalancò gli occhi stupiti: non poteva credere chi aveva appena visto accanto alle macchinette.
Cercò di tornare sui passi, ma la gente che stava entrava la spingeva indietro.
"Mi scusi, mi faccia passare, la prego..."
Le porte della metro le si chiusero davanti la faccia.

"Mamma! Mamma! Mi compri un palloncino!"
"Certo Normie, scegli quello che preferisci." Liz diede i soldi al pagliaccio e suo figlio scelse un grosso palloncino rosso.
La donna si sedette su una panchina sorridendo, mentre il figlio correva per il parco con gli occhi puntati sul palloncino.
Il parco era pieno di gente, molti probabilmente stavano tornando dal lavoro o stavano uscendo per la serata.
D'un tratto sentì la voce di Normie richiamarla, si voltò e vide non molto lontano il bambino sotto un albero tra i cui rami si era impigliato il palloncino "Mamma! Aiutami!"
"Arrivo Normie." Liz si alzò e si diresse verso il figlio, facendosi largo tra la fiumana di gente che si muoveva in senso opposto.
Tra la confusione, vide che qualcuno si era avvicinato a Normie, un ragazzo dal fisico muscoloso...
Quando riuscì a raggiungere il figlio, vide che aveva di nuovo tra le mani il palloncino "Non c'è più bisogno, mamma! Mi ha aiutato lo zio!".
"Zio? Di chi parli?" chiese preoccupata Liz.
"Ma sì mamma! Lo zio Flash!"

In un ristorante cinese a Manhattan, Shan Shan stava soffriggendo in padella l'uovo per il riso alla cantonese.
Era giunta negli USA da poco, scappata dal suo paese natio per paura della polmonite atipica, e si riteneva fortunata ad aver trovato subito un lavoro.
Certo, gli mancavano gli amici e i parenti, lì in America era praticamente sola, ma si sarebbe fatta forza.
"C'è da portare la spazzatura fuori!" strillò la padrona mentre guarniva i piatti degli involtini al vapore.
"vado io!" esclamò la ragazza.
Fece scivolare le uova strapazzate su un piatto e poi afferrò il sacco nero, uscendo dalla porta che dava sul retro del locale.
"Quanto pesa..." mormorò trascinandolo a fatica.
Una mano afferrò il sacco dal fondo e la aiutò a sollevarlo.
"Ah, grazie!" esclamò la ragazza; aprì il cassonetto e lasciò cadere il sacco, mentre una voce alle spalle le diceva "Prego."
Shan Shan si gelò: avevo riconosciuto quella voce.
Si voltò, ma nel vicolo c'era solo un gatto che miagolava.

Broadway, le strade erano illuminate dalle mille luci della sera.
Davanti ad un grande teatro, i curiosi si assiepavano per assistere al passaggio degli attori che la settimana dopo avrebbero partecipato alla messa in scena di Moulin Rouge.
Mary Jane Watson Parker, con le braccia colme di mazzi di fiori lasciatele dai suoi ammiratori, si dirigeva verso il suo taxi.
Aveva appena aperto la portiera e si stava infilando nella macchina, quando tra i petali e gli steli, intravide una figura che le era ben nota osservarla tra la folla.
"Flash Thompson?" cercò di guardare fuori dal finestrino, ma la folla di fans le precluse la visuale.

L'Uomo Ragno si muoveva tra i palazzi, appeso alla sua ragnatela, preso dalla sua ronda notturna, quando d'improvviso il cicalino del suo cerca persone lo avvertì che qualcuno lo stava cercando.
Si fermò sopra una cabina telefonica e si apprestò a chiamare subito Mary Jane.
"Amore? Che succede?" chiese preoccupato: pensava che la moglie stesse già dormendo.
"Peter oggi.. è successa una cosa strana.. ed ho parlato poco fa con Liz al telefono... non sono stata l'unica.. lei ha sentito altre amiche del liceo.." la sua voce tradiva un certo nervosismo.
"Calmati! Prendi fiato e dimmi che è successo."
La ragazza, dall'altro capo della cornetta tacque un attimo, per riordinare le idee e poi pronunciò due semplici parole "Flash Thompson."
Peter sentì un nodo in gola.
Gli capitava sempre ogni volta che pensava ad un suo caro mancato.
E con Flash era ancora peggio, perché pensando alla sua morte non poteva fare a meno di ritenerla ingiusta, uno scherzo di un destino beffardo, che l'aveva privato dei suoi più cari amici senza che lui potesse farci niente.
Flash si era spento davanti a Peter, avevano passato gli ultimi minuti assieme, ma si sarebbe sempre maledetto per non aver potuto approfondire gli ultimi mesi di vita del suo amico, l'occasione mancata di conoscerlo meglio...
"Mary Jane.. di cosa Stai parlando?"
"L'abbiamo visto.."
Di nuovo il nodo alla gola, stavolta accompagnato da un sussulto allo stomaco.
"Sembra assurdo... in un'altra occasione avrei pensato a un'illusione dovuta alla fatica.. ma l'abbiamo visto almeno in tre! Una coincidenza troppo..."
"Amore..." la bloccò Peter "Rimani in casa. Io faccio un altro giro, poi torno da te. Ok?"
"Va bene..."
"E dimmi.. chi sai per certo che l'ha visto?"
"Liz ha sentito Tiny... e poi un'altra sua amica, non so come si chiami.. e questa ha incontrato Jason, e anche lui...Ah, si.. ha chiamato pure Betty..."
"Ok.. ci vediamo dopo...."
Peter attaccò la cornetta, poi con balzo guizzò nell'aria e si attaccò ad un cornicione con un filo di tela, piroettando verso il cielo.

Dopo pochi minuti, era a Forrest Hills, appollaiato su un palo della luce, di fronte a un condominio.
Era lì che Flash Thompson aveva passato l'infanzia, era la sua casa paterna, dove vivevano ancora il padre e la madre.
Se davvero c'era qualcuno con la faccia di Flash in giro, c'era da scommettere che sarebbe passato anche da lì.
Dalla finestra poteva vedere i due anziani coniugi: erano nella cucina, davanti al televisore.
Nel pensare che aveva davanti la casa dove Flash era cresciuto, si trovò a pensare quanto poco aveva conosciuto in realtà il suo amico.
Le loro vite era andati avanti come due binari paralleli a lungo, era sempre stati vicini senza mai intrecciarsi veramente, e poi ad un certo punto si erano inevitabilmente separate.
Preso da quei pensieri inizialmente non notò la figura in impermeabile che si avvicinava al condominio dei Thompson.
La notte stava calando rapidamente, accompagnata da una leggere nebbia dal colore grigiastro.
Il senso di ragno iniziò a pizzicare debolmente.
Fu allora che Peter notò la figura che stava salendo dalla scala antincendio con fare sospetto.
L'Uomo Ragno saltò verso il palazzo e poi percorse il muro con movimenti rapidi fino a giungere qualche metro sopra l'individuo: aveva il colletto alzato e un cappello calato sul volto, che ne nascondevano i lineamenti.
"Se cerchi il raduno nazionale dei fan di Humprey Bogart sei nel posto sbagliato amico!" la figura si voltò di scatto, cercando di scendere giù per le scale, ma l'Uomo Ragno lo bloccò prontamente con la sua tela.
"Cosa c'è? Sei timido?" l'Uomo Ragno gli saltò di fronte "Vediamo di vincerla questa timidezza!" E così dicendo gli tolse il cappello.
Il tempo si fermò per un attimo.
Voci si sovrapposero nelle sue orecchie, echi del passato e immagini in bianco nero.
Immagini del liceo, di Flash Thompson che lo provocava, che lo prendeva in giro, Flash Thompson che fondava il club dell'Uomo Ragno, e poi per vestirsi come il suo eroe finiva nei guai, Flash che partiva per il Vietman e tornava più adulto e maturo, Flash che frequentava Felicia, che veniva aggredito da Lapide, che lavorava in una scuola, Flash che iniziava a bere, che diventava il galoppino di Osborn, Flash che moriva...
Flash che era davanti a lui, con gli occhi sbarrati e le labbra tremanti.
La prima cosa che fece l'Uomo Ragno, non appena si riprese, fu colpirlo con un sonoro pugno.
"Sei di nuovo tu Camaleonte? Non ti è bastato violare la memoria di Sally l'ultima volta? Adesso tiri in ballo anche Flash?" portò avanti il pugno minaccioso.
"No, Uomo Ragno.. sono io davvero!" balbettò Flash.
"Davvero? A quello che ne so io, i morti non escono delle tombe.... Cioè, escludendo un paio di casi, che poi sono almeno metà delle persone che conosco.. Ma non ha importanza! Flash è morto tra le mie braccia!" l'Uomo Ragno l'afferrò per il bavero dell'impermeabile.
"Credimi.. sono io!"
"E allora chi era quello nel letto d'ospedale? Non dirmi 'un attore addestrato ad imitarti alla perfezione' perché non sono così stupido da cascarci! Non una seconda volta almeno!"
"Credimi... non è come.. Maguire, no!" le parole morirono in bocca a Flash: il ragazzo sbarrò gli occhi guardando alle spalle dell'Uomo Ragno.
Il senso di ragno che fino ad allora aveva pizzicato debolmente, esplose con vigore.
Peter si voltò e vide che sulla scala antincendio, poco sopra di loro, era sdraiato su un gradino un gatto dal pelo lungo e setoso.
"E' quello a far impazzire il mio senso di ragno? Vuoi vedere che ho una mortale allergia ai gatti e non l'ho mai saputo?" pensò Peter.
Il gatto sbadigliò pigramente emettendo un flebile miagolio.
Quel suono leggero riecheggiò nelle orecchie di Peter, amplificandosi come il suono di un gong.
L'Uomo Ragno sentì la testa preda delle vertigini, mollò la presa su Flash e si inginocchiò a terra.
Sentì chiaramente i passi di Flash che si allontanavano di corsa per i gradini della scala, allungò una mano, cercando di afferrarlo, pur non sapendo dove fosse, e invece si trovò con la coda del gatto stretta in pugno.
"Oh, grandioso..." mormorò Peter, mentre si guardava intorno, cercando di individuare Flash: ma le nebbia si era alzata, avvolgendo tutto.
Il gatto intanto protestava miagolando e Peter lo lasciò andare.
Nella nebbia, l'Uomo Ragno intravide qualcosa brillare.
Visto che era l'unico punto di riferimento che aveva, si lanciò in quella direzione, tessendo la sua tela.
Atterrò sul tetto di un palazzo, dove, in piedi sul bordo, una persona dalla testa in fiamme guarda giù per la strada.
"Uomo Ragno.. perché mi stai sempre tra i piedi?" mormorò Jack Lanterna voltandosi.
"Misteryo? Cioè... Armada.. cioè.. diavolo, hai avuto più alias tu che Prince! Come devo chiamarti?" fece l'Uomo Ragno tessendo la sua tela.
Il getto di liquido passò attraversò Jack Lanterna, sparendo nella nebbia "I nomi servono a fissare le cose, Uomo Ragno... Le mie identità sono molteplici, come i miei scopi... E ti posso assicurare che non è carino trovarti sempre in mezzo quando do la caccia a qualcuno!"
Il gatto giunse con un balzo tra i due.
"Ecco dove l'ho già visto! Era il tuo gatto..." esclamò l'Uomo Ragno, mentre Maguire scivolava tra le gambe di Jack facendo le fusa.
"Non ho altro tempo da perdere, Uomo Ragno!" ridacchiò Jack sollevandosi in aria.
"Non andrai da nessuna parte, se prima non mi dici se c'entri qualcosa con quel falso Flash!" gridò Peter correndogli incontro.
Maguire miagolò sommessamente e Jack si staccò la testa dal corpo "Odio le perdite di tempo, ragno, ma se proprio ci tieni!"
Peter si parò con le braccia, mentre la testa a forma di zucca gli volava contro, spalancando la sua enorme bocca e ingoiandolo.
Si trovò all'interno di una caverna ribollente di liquido rosso.
"Questo devo averlo già visto in un film..." mormorò Peter alzando lo sguardo, sul soffitto riposava uno stormo di pipistrelli, che si ridestò a sentire le sue parole.
I pipistrelli gli volarono addosso, l'Uomo Ragno cercò di schivarli, ma il liquido rosso gli aveva invischiato i piedi impedendogli di muoversi, quindi si trovò alla mercé dei roditori volanti che ferirono il suo corpo in più punti.
"Non è reale... non è reale.. Non_E'_Reale!" gridò allargando le braccia e si trovò sul tetto del condominio dei Thompson: di Jack e Flash nessuna traccia.
Non aveva ferite sul corpo, tuttavia sentiva il dolore dei tagli che gli avevano procurato i pipistrelli.
Tese la sua tela e si diresse verso casa, mentre la nebbia veniva trascinata via dal vento.

"Era Flash? Flash Thompson?"
"No, era quello che correva più veloce del suono..." rispose Peter asciugandosi capelli.
"Divertente..." commentò Mary Jane imbronciata, lasciandosi cadere sul divano.
"Scusa Tesoro." Peter le schioccò un bacio sulle guance, poi scostò il peluche del ragno rosso che May aveva lasciato sul divano e si sedette accanto alla moglie "Sono così nervoso... C'è qualcuno in giro per NewYork con la faccia di Flash. La cosa mi fa rabbrividire. Non è la prima volta che i miei nemici usano i miei cari defunti come arma contro di me... Il clone di Gwen, I miei falsi Genitori, zia May... Perché non possono lasciarli riposare in pace?"
Mary Jane fece scivolare le braccia dietro la schiena di Peter "Vedrai che andrà tutto bene. Lo prenderai, scoprirai chi è e tutto si risolverà..."
Si alzarono insieme, tenendosi mano nella mano; Mj raccolse il peluche e si diressero verso la camera di May.
La bambina dormiva abbracciata al peluche dell'Uomo Ragno nel suo lettino.
"Sai... per un attimo.. ho sperato.." mormorò Peter mentre la moglie poggiava il peluche accanto a May "Che fosse veramente Flash. Ho sperato di aver veramente l'opportunità di recuperare il tempo perduto... ma quando ho visto Jack Lanterna, ho capito che doveva essere in qualche modo coinvolto... Ho capito che le mie speranze erano vane.. Flash non tornerà più..."
"Dove andrai a cercarlo?" gli chiese.
"Farò un giro di telefonate... vedrò chi è che l'ha visto e andrò ad esclusione..." baciò sulla fronte May e si diresse con la moglie verso la camera da letto.

Intanto, in un punto imprecisato di NewYork, Flash Thompson si accasciò su una montagnola di rifiuti accanto a un cassonetto.
"Ho... poco tempo..." mormorò il ragazzo "Devo riuscire.. a salutarli tutti.. prima che il mio tempo.. finisca..."
Chiuse gli occhi e si addormentò, in attesa dell'alba.

 

Prossimamente
Ogni seme germoglia:seconda parte.
Qual è il segreto del redivivo Flash? Cosa vuole da lui Jack Lanterna? Come reagirà Peter?

Note:
alla fine l'ho fatto.
Ho scritto la storia con il ritorno di Flash Thompson!
Come dite? Non credete che sia lui?
Beh, aspettate il prossimo numero... ne vedrete delle belle!