Vibrazioni – parte 4

di Vale AlbaDiggi

 

La pelle avvertì il tenue tocco del cotone impregnato di disinfettante, mentre la mente faceva di tutto per non tornare alla coscienza.

- mmm…. – mugugnò Peter, movendo leggermente il braccio.

- Shhhh…buono…sta calmo tesoro… -

- …M…M.J.? -

Gli occhi percepirono con gratitudine la penombra della stanza.

- Sta calmo, Peter…hai dormito molto. – disse la rossa, dandogli un bacio sulla fronte.

- Uh…sono arrivato a casa? Non ricordo di… -

- Non avevi una bella cera. Hai mancato la finestra, e quando sei scivolato dentro non sei riuscito neanche a parlare. Hai perso i sensi quasi subito. -

- Electro… -

- Ho visto tutto in tv. È stato terribile, temevo che non ti risvegliassi! -

- Non è stato così…come sta May? -

- Si è svegliata stanotte, credo ti abbia sentito rientrare, ma non ha capito cosa stava succedendo. -

- Ah, la mia piccola… - per associazione di idee, un ricordo balenò nella sua mente - …oh, no! -

- Cosa c’è? Che c’è Peter? -

- Devo alzarmi…adesso… -

- Non se ne parla! No, assolutamente… -

A fatica, l’eroe riuscì a mettersi a sedere, vincendo la stretta della sua amata. Barcollava, non c’era verso di stare in piedi.

- Lo vedi? Dove credi di andare? -

- Mary Jane…una bambina è in pericolo…almeno credo. Insomma, Shocker ed io dovevamo andarla a prendere per… -

- Collabori con Shocker? -

- Storia lunga. Non mi fido di lui ed è proprio per questo che non posso lasciarla nelle sue mani, senza almeno sincerarmi delle sue intenzioni. -

- Peter Parker, non sei nelle condizioni di camminare. Vuoi spiegarmi come faresti a volteggiare per la città alla ricerca di quei due? -

- E cosa dovrei fare? Stiamo parlando di una bambina, M.J. -

- Telefona a qualche eroe amico tuo. Telefona ai Vendicatori o a Devil…perché devi occupartene proprio tu? -

- Il problema è Shocker. Sembra stranamente motivato a rigare dritto, nei suoi limiti, ma…se gli sguinzaglio dietro i Vendicatori o chi per loro potrebbe fare qualche idiozia. – concluse Peter, indossando un costume nuovo. La manovra richiese qualche minuto e, cosa sorprendente per lui, per indossare la parte inferiore fu costretto a reggersi su una sedia, addirittura a sedersi. Questi gesti balzarono agli occhi di sua moglie. Non c’era modo di convincere suo marito a non intervenire, ma come poteva lasciarlo andare così?

- Sai almeno dove dirigerti? -

- Se Shocker ha trovato la piccola e se tutto è filato liscio, non credo che siano tornati a casa sua. No, in effetti, non so da dove partire. -

- Allora…so che non lo farai, ma prova ad ascoltare questo mio consiglio. Non sei per niente in forma, perché non provi ad iniziare le ricerche come Peter Parker e a tenere l’Uomo Ragno nascosto fino a che non saprai qualcosa di certo? -

 

- D’accordo, ora tu resta qui. – disse Shocker, trattenendosi dall’aggiungere “…e tieni il motore acceso. La piccola si era già adagiata sul sedile e aveva chiuso gli occhi da tempo. Forse non era una buona idea lasciarla sola in macchina, concluse ben presto Herman, prendendola in  braccio. Anne, nel sonno, non avvertì la differenza fra il sedile e il costume del super-criminale, nascosto da un impermeabile.

E speriamo che non riconoscano la mia faccia. Pensò Schultz, varcando la porta.

- Buongiorno, posso aiutarla? – fece una voce femminile, ma professionale.

Betty Brant sorrise udendo quella frase, pensando a quante volte, nel passato, fosse toccato a lei pronunciarla. Ora era una reporter d’assalto, ma quegli anni passati dietro una scrivania gli erano, tutto sommato, ancora cari. Il suo sguardo si soffermò sulla bambina che poggiava la testa sulla spalla dell’uomo che la teneva.

- Ehr…io…vorrei… - balbettava Herman, intanto.

- Permetti Carla? Sono Betty Brant… -

- La giornalista? -

- Si. Beh, a meno che lei non debba annunciarmi un licenziamento… -

- Cosa? No, no…ecco… -

- Il suo viso mi sembra familiare, sa? -

Shocker si rese conto solo allora dell’errore. Era stato fotografato anche senza il suo costume, di recente.

- Uhm…si…ho una faccia comune. Senta, so che può sembrarle una domanda piuttosto bizzarra, ma ho bisogno di contattare l’Uomo Ragno. -

Betty sgranò leggermente gli occhi. Certo, era una richiesta piuttosto strana.

- Beh, in questo caso perché è qui, signor…signor? -

- Sc…Smith. -

- Signor Smith, questa è la redazione di un giornale…se ha urgente bisogno di contattare un supereroe dovrebbe rivolgersi…non so, credo ai Vendicatori. -

- Non credo di potere. Inoltre, ho bisogno della stampa. Devo raccontare una lunga storia. -

- Allora è nel posto giusto e ha trovato la persona giusta. La prego, si accomodi nel mio ufficio, io devo fare una telefonata. -
- D’accordo, grazie. -

Mentre Herman si allontanava, Betty valutò rapidamente la situazione. Di svitati ne capitavano tanti in quella redazione (primo fra tutti l’editore), ma quanti svitati portavano con sé una bambina sulle spalle e si facevano tante riserve a parlare direttamente? Il cellulare entrò in modalità rubrica, mentre lo sguardo della reporter scorreva i nomi, alla ricerca di quello desiderato.

 

- Come pensavo… - si disse Peter, osservando la scena. Gran parte dell’edificio dove viveva Shocker mostrava i segni della battaglia con Electro. Il posto per di più pullulava di agenti, era impossibile che fosse tornato a casa.

- Un viaggio in auto sprecato. – il ragazzo non amava viaggiare in auto. La sua mente ragionava in linea d’aria, spesso solo il suo senso di ragno gli impediva di imboccare una strada con senso di marcia opposto.

E adesso? M.J. ha ragione a preoccuparsi per me, sono debole, ma temo che Peter Parker debba proprio uscire di scena, devo andare a cercare qualche informatore…un trillo interruppe i suoi pensieri.

- Pronto? -

- Ciao Peter, sono Betty. -

- Oh, ciao. Ho saputo dell’affare della TriCorp… -

- Vorrei parlarne, ma ora non c’è tempo. Magari di persona, visto che volevo chiederti di raggiungermi in redazione. -

- C’è qualche problema? -

- Beh, c’è questo tizio, dice di chiamarsi Smith…credo che il nome sia falso…ma comunque, dice di voler parlare con l’Uomo Ragno. Ha una bambina con sé, la cosa potrebbe essere seria… -

- Una bambina? -

- Si, tu hai ancora qualche contatto con l’Uomo Ragno? Cioè, sempre che tu l’abbia mai avuto… -

- Non so se riuscirò a contattarlo, ma farò il possibile. Ti richiamo appena so qualcosa. -

 

- Allora, precisamente di cosa voleva parlare? – fece Betty, entrando nell’ufficio.

- Credo che non sia una cosa semplice da spiegare. -

- …mmm…papà? – disse Anne, aprendo appena le palpebre.

- Ha una bellissima bambina, signor Smith. -

- Cosa? – fece Shocker, sbalordito – No, no…non è mia…uhm, è una storia lunga, questa non è mia figlia. -

- Quindi anche la piccola è implicata nella vicenda? -

- Si. Vogliono ucciderla. Hanno ucciso prima il padre ed ora cercano lei. -

- Chi? -

- L’HYDRA. -

- Mi scusi, perché un’organizzazione come quella di cui stiamo parlando vorrebbe assassinare una bambina? -

- È questo il punto. Non lo so. Hanno organizzato una specie di messinscena, una rapina in banca in cui…hanno ucciso… - si fermò. Anne era ormai sveglia e lo osservava, aveva capito.

- …papà… -

I contorni della stanza tremarono, crepitando come fiamme, poi divennero evanescenti e si sostituirono con un nuovo ambiente, più ampio ma leggermente sfumato. Shocker non fece fatica a riconoscerlo, si trattava della banca della rapina, ma i suoni non erano percepibili con chiarezza.

La piccola Anne comparve accanto al padre. Betty osservò quella bimba e poi la bambina in braccio allo Shocker.

- Ma…cosa… -

- Come le ho detto, è una lunga storia. -

Anne voltò la testa di scatto e cominciò a dimenarsi per scendere a terra, così Herman la mise giù.

- Papà! – gridò, correndo verso il genitore, ma quando fu per afferrarlo gli passò attraverso.

- Si può sapere cosa sta succedendo? – chiese la giornalista.

- Credo che Anne, la bambina, possieda un qualche tipo di potere…uhm, telepatico o cose del genere. Questo deve essere il suo ricordo del giorno di cui le stavo parlando. -

Improvvisamente entrarono i rapinatori. Herman si riconobbe in costume, mentre Betty osservava tutta la scena a bocca spalancata.

 

Peter atterrò pesantemente su un tetto antistante agli uffici del Daily Bugle.

- Uh…quindici isolati in due minuti e mezzo, cambio d’abiti escluso. Sono un po’ arrugginito. -

In quel momento notò un raggio luminoso che usciva dalla finestra di quello che riconobbe come l’ufficio di Betty.

- Oh-oh… - disse lanciandosi verso la finestra. Il senso di ragno taceva, quindi i suoi timori sparirono presto, ma ad ogni modo preferì chiudere gli occhi, anche per non rimanere accecato dalla luce. Non appena percepì il calore dell’ambiente chiuso li riaprì, ritrovandosi nel ricordo, accanto agli altri.

- Uomo Ragno…ti ha contattato… - fece Betty.

- È stato fortunato a trovarmi. – disse Peter, cercando di essere convincente.

- Vedo che stavolta ti sei ricordato di venire. – disse Shocker.

- Uh…ciao Herman. Dove siamo? -

- Eroe del…dove ti sei cacciato ieri sera? -

- Un’emergenza. Davvero, non ti avrei mai lasciato solo se non… -

- Certo, sicuro. Speravi che l’HYDRA mi facesse la pelle, così ti saresti liberato di me! -

- L’HYDRA? Che c’entra l’HYDRA? -

- Vorrei saperlo. Vogliono uccidere Anne…insomma, la mocciosa volevo dire. Non sai quanti problemi mi ha dato questa mocciosa mutante consti poteri telepatici! – disse lo Shocker, aggiungendo l’ultima parte allo scopo di darsi un contegno da criminale. Peter non lo notò neanche, stava cercando di mettere insieme tutte le informazioni. Dietro la rapina, e quindi all’omicidio del padre della bambina, c’era un’organizzazione criminale di stampo nazista. Carl Zante non era altro che una pedina divertita dal simpatico giochino e allettato dal rischio che comportava la missione. Shocker c’era capitato in mezzo e aveva rovinato tutto, per motivi ancora non chiari, ma in cui sembrava stranamente persistere, dato che aveva tenuto e difeso la bambina. Poi c’erano i poteri di Anne…

- Papà! – gridarono all’unisono le due bimbe, sia nel ricordo che nel presente. L’immagine del padre morente colpì tutti i presenti, ammutolendoli. Solo a Betty sfuggì un’esclamazione, appena percettibile, come un sospiro, più lieve di una lacrima. Anne non si mosse questa volta, si limitò a guardare la scena, stava elaborando il dolore in maniera molto rapida, grazie alle sue abilità.

Di nuovo, mentre Shocker riviveva quell’attimo in cui aveva tatuato quel bastardo di Wearon sul muro, i contorni della scena presero a crepitare, fino a sparire. Lo studio di Betty riapparve, l’Uomo Ragno era appena all’interno di esso, davanti alla finestra. La bimba piangeva, le lacrime le scendevano rapidamente dalle guance al mento.

- Ehi… - fece Betty, non riuscendo a vincere il suo istinto materno -…no, no…beh, in realtà piangere ti farà bene; comunque, non devi preoccuparti, ora ci siamo noi, ti aiuteremo. Penseremo noi a te, Anne. – La bambina, forse spaventata dal viso sconosciuto della giornalista o dalla maschera di Peter, piangendo in silenzio, corse verso l’unico viso più noto e rassicurante.

- …oh, no… - mormorò Herman, mentre Anne gli afferrava le ginocchia. Doveva vincere l’idea di essere osservato in quel momento dal suo mortale nemico? Poteva farlo?

- Su, su…buona…shhhh… - disse, prendendola in braccio – Cosa facciamo, Ragno? – disse, mentre la consolava.

Prima che potesse rispondergli, il senso di ragno pizzicò e dalla strada si levò un grido potente, con un tono militare.

- HEIL HYDRA! -

In strada, un plotone sufficientemente numeroso dell’HYDRA si era schierato davanti alle entrate del palazzo. Dovevano aver notato la luce prodotta dai poteri di Anne.

- Vogliamo la bambina. Non sperate nell’intervento della polizia, l’area è stata isolata. -

Avevano piazzato autobus e altri veicoli ad ogni incrocio, bloccando l’accesso via terra, mentre la contraerea si era appostata sui tetti vicini. Peter, colpito da un tale spiegamento di forze, si ritrovò ad osservare Anne, chiedendosi quanto dovesse valere quella bambina per l’HYDRA  Herman, dal canto suo, era impallidito. Si chiese solamente perché si trovasse lì e non dall’altra parte della barricata, a puntare le sue unità vibratorie contro la sede del Bugle. Anne gli si strinse al petto, spaventata da tutti quei suoni e la risposta non ebbe più alcun senso.

 

Fine IV parte

 

Nel prossimo numero: la conclusione. Come la volete chiamare? La storia finisce, puff…niente più Vibrazioni…e…Finisce? Davvero? No, ragazzi, è uno scherzo?

 

Avete un mondo tutto vostro, lasciate dunque la Luna a noi poveri pazzi, lasciate la Luna a noi poeti.