Sono stata molte cose nella mia vita: una
figlia che adorava suo padre e voleva essere come lui, una delusione per mia
madre, una ladra, un’investigatrice, una cattiva ragazza dai discutibili valori
morali o, secondo qualcuno, completamente amorale, un’amica per pochi ed
un’amante per ancora meno, persino una specie di supereroina. Chi sia la vera
me stessa forse non lo so neanch’io e forse nemmeno voglio saperlo.
Mi chiamano Gatta Nera e dicono che porto sfortuna
a chi mi attraversa la strada. Potrebbe essere vero.
#22
Artigli
(Parte Prima)
Di Carlo Monni
(con tanti ringraziamenti e scuse
a Yuri
N. A. Lucia)
1.
Qualche mese fa un pazzoide completamente vestito di rosso che si fa chiamare il Demone mi ha assalito. Nella sua mente contorta avevo bisogno di una lezione e lui me l’ha data. La cosa peggiore non è stata l’esser picchiata: le ferite non sono state cosi dolorose come l’essermi sentita inerme, impotente, incapace di difendermi. Non voglio mai più sentirmi così. Ho passato tutto questo tempo ad allenarmi, a prepararmi.
Ti troverò Demone ed allora imparerai a tue spese che non si attraversa la strada di una Gatta Nera.
Accosciato
sull’orlo di un cornicione sotto la luce della luna piena, l’avventuriero in
costume chiamato Ragno Nero sembra una sorta di gargoyle, un’inquietante statua
di pietra pronta a prendere vita da un momento all’altro per un’oscura
maledizione ed è proprio quello che sembra accadere quando, senza alcun
preavviso, spicca un salto nel vuoto.
Per qualche istante sembra
semplicemente cadere verso il suolo distante, poi ecco che dai suoi polsi esce
un filo sottile che colpisce un vicino palazzo interrompendo la caduta, quindi,
con lo slancio dovuto ai suoi potenti muscoli, Ragno Nero si lancia tra i
palazzi, sostenuto dai fili di ragnatela che lancia alternativamente dalla mano
destra e da quella sinistra. Nessuno potrebbe dire se sta solo gironzolando in
una sorta di personale giro di pattuglia o se ha una meta precisa.
All’improvviso si ferma. Sotto di lui una scena purtroppo vecchia da quelle
parti: una ragazza che contratta una dose con uno spacciatore. Non sente le
parole, ma capisce che la ragazza non ha soldi e che lo spacciatore le sta
proponendo un’altra forma di pagamento.
Una rabbia sorda si impadronisce di
lui. Una parte di lui, quella che è Peter Parker, l’uomo da cui è stato
clonato, è sempre convinta che le cose dovrebbero essere migliori ed un’altra,
quella che era l’assassino che si faceva chiamare Kaine, brucia dalla voglia di
infliggere al criminale lo stesso dolore che ha inflitto alle sue vittime.
Salta vicino ai due proprio quando
lo spacciatore ha abbassato la zip dei suoi pantaloni e la ragazza si sta
inginocchiando.
-Vattene!-
urla alla ragazza.
-Ma
io…-
-Ho
detto vattene, non farmelo ripetere.-
Qualcosa nel tono nella voce le fa
capire che è meglio dargli retta e così la giovane corre via. Ragno Nero guarda
verso lo spacciatore.
-Prendi
la tua pistola.- gli dice.
-Cosa?-
-So
che ne hai una. Ti do l’opportunità di prenderla e spararmi. Su, che aspetti?-
Può sentire l’odore della sua paura,
percepisce la sua esitazione e sotto la maschera sorride quando lo vede
impugnare la pistola e puntarla verso di lui. Il senso di ragno pizzica
debolmente, ma lui lo ignora.
Si muove troppo velocemente perché
l’altro possa fare qualunque cosa: gli strappa di mano la pistola, poi lo
colpisce con un pugno al mento, quindi lo colpisce a mano aperta, una, due, tre
volte, lo sbatte contro un muro e quando lo vede scivolare a terra finalmente
si ferma.
Non l’ha ucciso e questo gli basta.
Adesso si sente meglio.
Ragno Nero ha lasciato il vicolo e
lo spacciatore giace a terra. Lentamente riprende i sensi e fatica a mettere a
fuoco la vista. Per un momento si chiede cosa gli sia successo, poi si ricorda
dell’uomo col costume nero ed il gigantesco ragno bianco sul petto e prova un
brivido . Le sue ossa dolgono. Sicuramente c’è qualcosa di rotto: qualche
costola e forse la mano destra. È intrappolato in qualcosa: un bozzolo di
ragnatela come quella dell’Uomo Ragno, ma l’Uomo Ragno non sarebbe mai stato
così violento, non è vero? Beh almeno non era il Punitore, con lui non ne
sarebbe mai uscito vivo. Quanto gli ci vorrà per potersi liberare da quella
cosa che lo ricopre? Ha sentito che le ragnatele evaporano dopo un po’, ma è
vero per quelle dell’Uomo Ragno, lo sarà anche per quelle di questo tipo? E se
prima arrivasse la Polizia?
Una figura in un costume attillato
atterra davanti a lui. L’uomo fa ancora fatica a mettere a fuoco le immagini: è
di nuovo quel Ragno Nero tornato a tormentarlo? No, il costume sembra meno
scuro e c’è del rosso. Rosso?
-Uomo
Ragno?- borbotta lo spacciatore.
Ahimè
no.- replica il nuovo arrivato –Non sono lui. Non leggi i giornali? L’Uomo
Ragno non si fa vedere in giro da una settimana.[1]
Non sono neanche Ragno Nero, però e nemmeno il suo gemello in rosso che sta a
Frisco.-[2]
-Chi…
chi sei?-
-Uno
molto meno misericordioso di Ragno Nero. Vedi, c’è una differenza sostanziale
tra noi due: lui era pazzo, una volta, mentre io… io lo sono ancora.-
Con una massa rapida il misterioso
personaggio afferra la testa dello spacciatore e la torce fino a sentire il
secco rumore del collo che si spezza.
-Ah,
il dolce suono di un omicidio ben eseguito.- commenta, poi, così com’era
venuto, scompare nelle tenebre.
2.
Le prime luci del
giorno vedono lo stesso vicolo affollato di gente: un discreto numero di agenti
in uniforme che presidiano la zona transennata dal nastro giallo che delimita
usualmente la scena di un crimine, i tecnici della C.S.U.[3]
nelle loro avveniristiche tute bianche che li ricoprono da capo a piedi, una
ragazza bionda con gli occhiali ed i capelli raccolti a coda di cavallo,
accosciata vicino al cadavere con una borsa da medico posata accanto ed infine
due detective in borghese ma con i distintivi appuntati bene in vista sulle
giacche.
È il detective più anziano, un nero
sui quarant’anni con il volto incorniciato da una corta barba, a parlare:
-Allora, qual è il
verdetto, dottoressa…?-
-Cooper, Carlie
Cooper.- risponde la giovane donna –A prima vista direi che la causa della
morte è stata una brusca torsione delle vertebre cervicali.-
-In altre parole, gli
hanno spezzato il collo.- interviene il detective più giovane.
-In altre parole:
si.- è la secca replica della ragazza- -Naturalmente potrò essere più precisa
dopo l’autopsia.-
-Si, si certo.- commenta
il detective anziano –Lei è nuova? Non ricordo di averla vista prima.-
-Non è molto che sono
nell’Ufficio del Medico Legale…- conferma la ragazza -… ma non sono esattamente
una novellina.-
In quel momento uno degli uomini in
tuta si avvicina e si toglie il casco rivelando il volto del Detective di Primo
Grado Peter Suschitziky
-Fatto.- dice –Per
quel che ci riguarda noi abbiamo finito.-
-Che mi dici, Pete?-
chiede il detective anziano –Quei residui potrebbero essere…-
-La ragnatela
dell’Uomo Ragno? È possibile. Di solito si dissolve troppo in fretta perché se
ne possa fare un esame approfondito e dubito che anche con le cautele che
abbiamo preso riusciremo a salvare un campione attendibile. Anche se fosse,
poi, non abbiamo nulla con cui compararlo.-
-Quindi ad uccidere
il nostro amico qui potrebbe essere stato l’Uomo Ragno o il suo gemello
violento, il Ragno Nero?- dice il detective più giovane.
-Non salterei subito
alle conclusioni, ricordi quando l’Uomo Ragno fu incastrato per l’omicidio di
Joey Z e poi saltò fuori che era stato Trapster?-[4]
-Non parlarmene.-
aggiunse il detective anziano –Sono stato io a tirar giù il cadavere di Joey
dal lampione a cui era appeso.- si fermò a riflettere –Forse dovremmo passare il
caso alla Omicidi, non hanno una squadra per i crimini dei superumani?-
-Ehi, il caso è
nostro.-sbotta il giovane –Perché dovremmo mollarlo a qualcun altro?-
Il detective anziano scuote la testa.
-Ne parleremo con il Capitano Scarfe e
sentiremo cosa ci dice.- replica.
-Beh, non riguarda me.- replicò Suschitziky
–Noi torniamo alla base, fateci solo sapere chi verrà a prendere i risultati
delle analisi.-
Mentre
il resto dei poliziotti si prepara ad andarsene, il detective Snipes si guarda
intorno e scuote la testa: il suo istinto gli dice che questa sarà una faccenda
dannatamente brutta.
Il suo nome è Felicia
Hardy, ma in molti la conoscono come Gatta Nera e ci sono tanti uomini e non
poche donne che sarebbero molto contenti di vederla attraversare la loro strada
e lei ridacchia a pensarci.
Sa quello che dicono di lei: che è
amorale, che non ha scrupoli a violare le leggi se le conviene, che è
superficiale ed egoista, che non sa cosa sono i sentimenti. Molte di queste
cose sono vere e lei non le nega, è lei stessa che ha voluto così per
proteggere il suo cuore dalle inevitabili delusioni.
Sa anche cosa pensano molti di
quelli che ha incontrato quando squadrano il suo corpo inguainato in un costume
così attillato da lasciare poco spazio all’immaginazione e con una scollatura
molto profonda. Lo sa e fa quello che può per alimentare certi pensieri: si
diverte a provocarli, anche questo fa parte del suo personaggio.
Non molto tempo fa un pazzoide che
si fa chiamare Demone e si crede un dispensatore di giustizia l’ha assalita.
Per qualche assurdo motivo che solo lui, nella sua logica distorta, poteva
capire aveva deciso di usarla per lasciare un messaggio agli eroi in costume
della città: siete troppo deboli, ed aveva scelto lei per lanciare quel
messaggio. La picchiò spietatamente e scientificamente senza la minima
indecisione od esitazione, la fece sentire indifesa, la lasciò al suolo a
sputare sangue.
La Gatta Nera non vuole più sentirsi
indifesa. Si è preparata, si è allenata. Ora è pronta ed avrà la sua vendetta,
sarà meglio che il Demone stia attento. Mentre si sta preparando ad uscire per
una nuova giornata di lavoro sente il notiziario e si ferma di colpo:
-Non è possibile!-
esclama –Non di nuovo.-
Negli uffici dell’agenzia
investigativa “Cat’s eye” di proprietà di Felicia Hardy Abel Fitzpatrick si sta
rilassando. Era da un po’ che non veniva al lavoro: da quando il cadavere di
Patricia Everett era stato scoperto. Ha vissuto dei giorni pazzeschi e non ne
sarebbe venuto fuori senza l’aiuto di Felicia deve ammetterlo. L’assassino di
Patricia non è ancora stato scoperto, ma per lui è ora di tornare ad una
parvenza di vita normale. Gli piace il suo nuovo look: la corta barba gli dà un
aspetto severo, ma non intimorisce e soprattutto lo differenzia quanto basta da
Peter Parker, un uomo con cui ha più in comune di quanto sia disposto ad
ammettere anche con se stesso.
Il suo relax finisce quando entra
Felicia.
-Hai sentito il
notiziario?- lo apostrofa lei senza nemmeno salutarlo.
-No, perché?- chiede
Abel perplesso.
-Beh, fallo ora.-
Abel accende la TV sintonizzandola
sul canale di News 24 ore su 24 WWN e così sente anche lui.
-Questo è… è
pazzesco.- commenta.
-Vieni nel mio
ufficio.
Appena entrati Felicia si chiude la porta
alle spalle e gli si rivolge ancora:
-E ora dimmi che non
sei stato tu.-
-Certo che no. Ho
davvero incontrato quello spacciatore ieri notte, ma l’ho lasciato malconcio ma
vivo. Io non uccido più, lo sai Felicia.-
-Lo so, ne ero
convinta, ma volevo sentirtelo dire.-
La giovane donna allunga una mano
per accarezzargli il volto, ma lui si sottrae. Felicia si morde le labbra ma fa
finta di niente.
-Che intendi fare?-
chiede.
-Ancora non lo so. Ho
la sensazione che quest’assassino sia lo stesso che ha ucciso Patricia. È
qualcuno che ce l’ha con me. Peccato che dei miei vecchi nemici solo Ben Reilly
sia rimasto in vita e di certo non è stato lui.-
-Non sei spiritoso.-
-Non volevo esserlo.
Sono fin troppo serio. Troverò quel dannato assassino prima che colpisca di
nuovo. Lo devo a Patricia ed a me stesso.-
Quando vede quella luce brillare
negli occhi di Abel Felicia ha paura: c’è ancora una possibilità che la bestia
intrappolata dentro di lui si risvegli e allora lei che farà?
3.
L’uomo che si fa chiamare il Demone
si prepara ad un’altra notte di caccia. Si sta giusto infilando la maschera che
qualcuno entra nel suo rifugio segreto. Rapido si volta per trovarsi di fronte
un’altra figura in costume.
-Sta calmo.- dice
il nuovo venuto –Sono io.-
-Tu?- esclama il
Demone riconoscendo il suo misterioso nuovo socio -Che novità è questa? Hai
deciso di far concorrenza a ragno Nero ed al Ragno Rosso nell’imitare l’Uomo
Ragno?-
-Cosa? Oh parli di
questo? Beh potrebbe non essere una cattiva idea dopotutto. Non credi che sarei
un giustiziere mascherato altrettanto credibile? Comunque se ti disturba,
rimedio subito.-
Il costume muta improvvisamente in
un comune abito composto da un maglione, un giubbotto di pelle e pantaloni in
Jeans.
-Come … come hai
fatto?-
-A dire il vero,
non sono troppo sicuro di averlo capito neanch’io. Stai uscendo a caccia
immagino.-
-Questa è l’ora in
cui la feccia criminale lascia le sue tane e tocca a me impartirle una lezione
definitiva.-
-Parli come un vero
emulo del Punitore. Sta attento, però, una di queste sere potresti imbatterti
in qualcuno dei
cosiddetti protettori in costume di questa città.-
-Parli di Ragno
Nero, Devil o qualcun altro di quegli smidollati che si fanno chiamare
supereroi? Che si facciano pure vedere. Insegnerò loro come si amministra
davvero la giustizia.-
Sarebbe una cosa molto divertente da
vedere, in effetti, pensa l’uomo misterioso, ma resta da capire per chi.
Felicia Hardy indossa il costume
della Gatta Nera e controlla che sia tutto in ordine, poi apre il lucernario
del suo appartamento e scivola nell’oscurità, fermandosi solo un attimo ad
ammirare la luna piena, poi spicca un balzo. Per un istante sembra quasi
congelata in aria, poi prende a cadere. Dal suo guanto esce un cavo a cui è
attaccato un rampino che si aggancia ad un’asta di bandiera e le dà la spinta
per passare al palazzo vicino e quindi a quello successivo.
Stanotte, come nelle ultime notti,
la Gatta ha una missione: trovare il Demone e fargliela pagare per quello che
le ha fatto. È solo questione di tempo. Prima o poi lo troverà. Mentre si
muove, è ignara che una figura in ombra la sta guardando.
L’ufficio è immerso nel buio, ma per
il suo occupante, le cui dita si muovono veloci su una tastiera speciale, non
fa la minima differenza. Matt Murdock vive nel buio da quando aveva 15 anni ed
in un impeto di generosità salvò la vita ad un cieco che stava per essere
investito da un camion che trasportava materiale radioattivo. Fu proprio uno
dei contenitori di quel materiale, caduto dal camion ed apertosi nell’urto col
suolo, a rendere Matt cieco ed a dotarlo anche di straordinari supersensi che
lui, anni dopo, usò per diventare il vigilante di nome Devil. Incidentalmente
Matt Murdock è anche uno dei migliori avvocati della Nazione e chissà se è del
vigilante o dell’avvocato che ha bisogno l’uomo in costume che ora fa capolino
dalla sua finestra?
-Buonasera Avvocato
Murdock.-
-Peter?- dice Matt
–No, aspetta: non sei Peter. L’odore, il battito cardiaco, la voce sono quasi identici,
ma ci sono differenze quasi impercettibili. Sei uno dei suoi cloni… il Ragno
Nero immagino, visto che l’altro sta a San Francisco.-
-Complimenti
avvocato.- si congratula Ragno Nero mentre salta dentro l’ufficio –I tuoi sensi
sono davvero stupefacenti come ricordavo… o meglio come ricordava l’uomo da cui
sono stato clonato. Sono Ragno Nero, in effetti, e se te lo stai chiedendo, il
mio nome di questi tempi è Abel Fitzpatrick.-
-Non eri tenuto a
dirmelo.-
-Forse no, ma tu
già sapevi le identità dei miei gemelli ed era ingiusto che io fossi in
vantaggio su di te, visto che so che sei Devil.-
-Ora ragioni
proprio come Peter. Sta bene, Abel, che posso fare per te? Cerchi aiuto per
difenderti dalle accuse per la morte di quello spacciatore l’altra notte?-
-No, non ancora
almeno. Nel caso te lo chiedessi, non sono stato io. Ho smesso di uccidere da
tempo… e non è stato nemmeno Peter.-
-Ti credo, so che
stai dicendo la verità.-
-Già, dimenticavo
che sei un lie detector vivente.-
-Allora, torniamo
al punto: che posso fare per te?-
-Una mia amica, la
Gatta Nera, è la fuori che dà la caccia a quel vigilante pazzo che chiamano il
Demone. Tempo fa lui l’ha picchiata selvaggiamente ed ora lei vuole
vendicarsi.-
-Da quel che so
della Gatta Nera non credo che riuscirai a dissuaderla.-
-Non voglio nemmeno
provarci. So che è in gamba, ma quel tipo è uno psicopatico senza freni.
Credimi, io me ne intendo di tipi del genere. Io ho… ho sognato che la Gatta
era ridotta in fin di vita in un lago di sangue. Non voglio che accada.-
-Tu hai dei poteri
precognitivi?-
-Una sorta di
evoluzione bizzarra del senso di ragno che ogni tanto mi tormenta. Visioni che
mi avvisano di ciò che potrebbe accadere se non si agisce in tempo… ed è questo
che voglio fare: impedire che si avveri quel che ho visto.-
-E come vuoi fare?-
-Il Demone
predilige Hell’s Kitchen ed i quartieri limitrofi come territorio di caccia e
tu conosci quelle zone come le tue tasche. Insieme potremmo riuscire a scovarlo
e fermarlo prima che faccia del male a Felicia.-
-Ci tieni davvero a
lei eh?-
-Io…-
-Lascia stare, non
sono cose che mi riguardano. In ogni modo, ci sto. Era da tempo che volevo
occuparmi del Demone, ma la guerra di bande e la caccia al Confessore mi
avevano distratto. Ora, grazie al cielo, le cose sono più tranquille.[5]
Un diavolo contro un demone, l’idea mi attira.-
Mentre stava parlando, Matt si è
tolto gli abiti rivelando il costume di Devil ed ora si infila la maschera e
divide in due tronconi il suo bastone sistemandone una parte nella fondina che porta
attaccata alla coscia sinistra.
-Possiamo andare.-
Un attimo dopo due figure, una in
costume nero e l’altra in costume rosso sfrecciano tra i palazzi della Grande
Mela.
4.
La gatta Nera si
muove sinuosa nella notte frugando ogni anfratto in cui il popolo della notte
si rifugia. È solo questione di tempo, si dice, prima o poi troverà colui che
cerca. Finalmente, stanotte, la sua pazienza viene ricompensata.
Sotto di lei il Demone sta pestando,
brutalmente come suo solito, due tizi. A Felicia non interessa quale crimine
possano aver commesso: se siano spacciatori, ladri, ruffiani o altro. Dubita
che perfino al Demone interessi. Quel pazzoide vuole solo amministrare il suo
tipo di giustizia e la Gatta non è disposta a lasciarglielo fare.
Salta su di lui sbilanciandolo. Il
Demone si rimette in piedi rapidamente
-Ma guarda chi c’è?
La Gattina. Non ti è bastata la lezione dell’ultima volta, ne vuoi un’altra?-
-Sarai tu a
riceverla stavolta, maniaco.-
-Che parole ardite.
Tu e gli altri buffoni in costume sapete solo parlare, io faccio i fatti.-
-E che ne dici di
questo?-
La Gatta si muove rapida e lo
colpisce al volto.-
-E così hai tirato
fuori gli artigli, gattina? Meglio così, vuol dire che hai capito la mia
lezione.-
Felicia non parla, si limita a saltargli
addosso sfoderando i piccoli artigli incorporati nei guanti. Da lì in avanti la
lotta diventa convulsa. La Gatta incalza il Demone non risparmiando i colpi e
mettendolo sulla difensiva. Calci, pugni, colpi di karate e tecniche da lotta
di strada: tutto va bene contro il suo avversario pur di abbatterlo, ma basta
un attimo in cui la sua guardia è scoperta ed il Demone ne approfitta per
saltarle addosso e sbatterla a terra, schiacciandola col suo peso e serrandole
i polsi in una stretta ferrea.
-Dove sono finiti i
tuoi poteri di sfortuna stasera, Gatta?- chiede.
Prima che Felicia possa rispondere
una nuova voce si ode:
-Non saprei, ma
intanto sono arrivato io e questa non è esattamente una fortuna per te.
Nel vicolo è appena saltata l’agile
figura di Devil.
Separarsi da Devil era sembrata una
buona idea al momento: avrebbero avuto più probabilità di rintracciare la Gatta
Nera così. Ragno Nero non può non sentirsi preoccupato per Felicia.
Rintracciare il Demone è divenuta una vera e propria ossessione per lei e lui
sa fin troppo bene che le ossessioni possono consumare. La rabbia e la sete di
vendetta potrebbero oscurare il giudizio della Gatta e portarla ad una nuova
sconfitta.,
Immerso in queste riflessioni, Ragno
Nero non presta ascolto al suo senso di ragno finché Non è troppo tardi.
Evita a malapena un dardo che
avrebbe potuto prenderlo al collo, ma non può far niente contro qualcosa che
trancia la ragnatela che lo sostiene a mezz’aria. Solo la sua straordinaria
agilità, derivante dai poteri trasmessi da un ragno radioattivo all’’uomo da
cui è stato clonato anni fa, gli permette di dirigere la caduta verso un vicino
tetto ed attutire l’impatto.
-Ben fatto, Ragno
Nero, sapevo che saresti stato all’altezza delle mie aspettative.-
Abel si gira verso la voce e
riconosce subito l’uomo davanti a lui: in tutto e per tutto simile al suo
vecchio nemico Kraven il Cacciatore, se non fosse per i capelli un po’ più
lunghi.
-Kraven Jr!- esclama
–Speravo che avessi rinunciato a quell’assurda idea della caccia al ragno.-
-Un’idea assurda
per te, forse…- replica Alyosha Kravinov -… ma per me è la vita.-
-Sei tale e quale
al tuo vecchio padre e guarda che fine ha fatto. Sei ancora in tempo a non
seguire la sua strada.-
Ragno Nero quasi si stupisce di aver
detto queste parole. Un tempo avrebbe avuto meno compassione dei suoi
avversari, un tempo avrebbe semplicemente usato la pura e semplice violenza per
sbarazzarsi dei suoi nemici. Evidentemente in lui c’è più Peter Parker di
quanto si aspettasse e forse più di quanto desidererebbe… o forse no
Mentre riflette su questo, evita un
colpo di lancia da parte di Kraven e con un colpo del taglio della mano spezza
in due l’arma per poi rivolgersi al suo nemico:
-Niente armi
Alyosha, risolviamola a mani nude.-
Il figlio di Kraven sorride.
-Intendi dire la
tua forza di ragno contro le mie pozioni della jungla? Perché no? Ma prima
eliminiamo un indebito vantaggio.-
Dal camiciotto di Alyosha esce uno
spruzzo che Ragno Nero non riesce ad evitare.
-Questo speciale
profumo della jungla ottunderà il tuo senso di ragno per il tempo sufficiente.-
-Accidenti a te, ma
perché non metti questo talento nel creare profumi al servizio di Chanel o
Givenchy? Ti pagherebbero bene e non dovresti preoccuparti di Uomini Ragno
che…-
Il pugno arriva quasi inaspettato
facendolo barcollare, ma non è sufficiente a stenderlo. Ragno Nero ne evita un
secondo ed afferra il polso destro del suo avversario.
-Facciamola finita…
adesso.- gli dice.
-Sono d’accordo.-
replica Kraven mentre con la mano sinistra tocca una guarnizione della sua
giubba. Immediatamente ne fuoriesce un raggio azzurrognolo che colpisce il suo
antagonista.
Ragno Nero crolla in ginocchio.
Quello che lo ha colpito è un paralizzatore muscolare creato dal padre di
Alyosha molto tempo fa.[6]
-Avevamo detto… a
mani… nude.- biascica a fatica.
-Vero.- conviene
Kraven –Non è stato molto leale da parte mia.- prende lo spezzone di lancia
rimasto a terra e lo solleva, pronto a calarlo sul suo avversario impotente
–Non è un peccato?-
Sono stati giorni frenetici per
l’Organized Crime Control Bureau del Dipartimento di Polizia di New York con i
numerosi arresti di criminali degli ultimi tempi[7]
ed il Detective Connor Trevane è stato piuttosto preso. Per questo quando vede
entrare l’U.S. Marshall Sam Gerard non si può dire che sia contento di vederlo.
-Novità sugli
omicidi di Kaine?- chiede senza preamboli Gerard.
-Prima di tutto,
non è affatto detto che siano opera di Kaine.- replica Trevane –Non è il suo
modus operandi e manca il suo marchio. Ho il sospetto che sia un depistaggio
anche se non saprei dire perché.-
-Qualche giorno fa
sono stato avvicinato da un tizio che sosteneva che Kaine è ancora vivo ed era
il colpevole.-
-Che tizio?-
-Non saprei dirlo:
mi è arrivato di colpo alle spalle, dopo che ero salito nella mia auto, mi ha
bloccato impedendomi di voltarmi ed è sparito subito dopo avermi detto che
Kaine è vivo ed è colpevole degli omicidi. Da quel poco che sono riuscito a vedere
dallo specchietto retrovisore, indossava un costume simile a quello dell’Uomo
Ragno… ma giurerei che non era lui.-
-Adoro i misteri.-
commenta Trevane con un tono che sottintende il contrario.
-Fatto sta che ci
ho riflettuto sopra.- aggiunge Gerard –Qualcuno si sta dando da fare per
convincerci che Kaine è ancora vivo ed in attività. La cosa non mi piace per
niente. Comincio a sentire una forte puzza di bruciato.-
-E che intende
fare?-
-Se qualcuno pensa
di potermi prendere in giro, farò in modo che se ne penta.-
5.
Di primo acchito
sembrano molto simili: entrambi vigilanti ed entrambi inguainati in un costume
rosso ispirato all’iconografia tradizionale del diavolo, ma le similitudini
finiscono qui: per Devil togliere la vita ad un altro essere umano è una scelta
giustificabile solo in situazioni disperate, per il Demone il solo criminale
buono è quello morto.
-Devil!- esclama il
Demone –Aspettavo proprio l’occasione di misurarmi con te, cuore tenero. Quelli
come te non hanno mai il coraggio di fare quello che deve essere fatto coi
criminali.-
-Vuoi dire
ucciderli?- replica Devil –Ammetto che ne ho avuto la tentazione qualche volta,
ma nessuno ha il diritto di ergersi a giudice giuria e giustiziere in nome
della sua morale.-
-Parli come quei
dannati avvocati… e quei liberali dal cuore tenero che si riempiono la bocca
con parole come giustizia. La mia è la vera giustizia… e il tempo delle parole
è finito.-
Un altro uomo sarebbe forse stato
preso di sorpresa dalla velocità con cui il Demone si è mosso, ma Devil
decisamente non è un uomo comune. I sensi iperpotenziati che compensano la sua
cecità lo hanno avvertito della mossa del suo avversario praticamente prima che
lui la compisse. Una variazione del ritmo cardiaco, un leggero aumento della
traspirazione, tutti segni che per Devil sono inequivocabili ed è per questo
che il calcio del suo avversario lo manca di pochi millimetri.
-Ok… sei in gamba,
ma cosa puoi fare contro questo?-
Un movimento del polso e il Demone
lancia qualcosa, Devil non riesce a capire bene cosa, forse un uncino. Senza
esitare usa il suo fidato bastone per ribatterlo indietro.
Devil legge la sorpresa nelle
variazioni del battito cardiaco del Demone, sente la rabbia montagli dentro,
percepisce l’odore di quella rabbia ed anche lo spostamento d’aria che fa il
corpo del Demone mentre balza su di lui e si sposta per evitare l’impatto, ma
al tempo stesso riesce a bloccare il suo avversario con i piedi uniti ed a
proiettarlo lontano.
Lo scontro è andato troppo avanti,
deve finire.
La Gatta Nera ha osservato lo
scontro tra i due uomini vestiti di rosso: quello che all’inizio sembrava un
balletto ora sembra essere diventata una rissa da strada, un genere in cui
entrambi sembrano eccellere. Dannato Kaine o Abel, Ragno Nero o comunque voglia
farsi chiamare. Ci scommetterebbe tutto quello che ha che è stato lui a
coinvolgere Devil in tutto questo, eppure sapeva quanto lei ci tenesse a
pareggiare i conti col Demone. Uomini, sono tutti uguali, ma lei avrebbe
dimostrato a tutti loro che non era un’indifesa damigella in pericolo.
L’avrebbero capito tutti quanti.
Dicono molte cose di me e poche sono lusinghiere. Forse ho meritato certi apprezzamenti ed è vero che non sono una brava ragazza, ma nessuno mi ha mai regalato nulla: ogni cosa che ho conquistato me la sono guadagnata duramente. Stasera affronterò una sfida difficile e voglio vincerla da sola.
Sono la Gatta Nera, non attraversatemi la strada.
FINE
PRIMA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Benvenuti al mio secondo ciclo di
storie di Ragno Nero in cui mi riprometto di chiudere ogni trama lasciata in
sospeso da Yuri su questa serie. Non c’è molto da dire su quest’episodio a
parte si svolge prima di Uomo Ragno #73/75 e Devil appare prima di Devil #51.
Nel prossimo episodio: la Gatta Nera
contro il Demone: si avvererà la fosca premonizione di Ragno Nero? E lui se la
caverà contro Kraven il Cacciatore? E cos ac’entra Kuro Neko? Se ve lo dicessi
adesso, che motivo avreste di leggere il prossimo episodio? -_^
Carlo
[1] E se volete sapere perché, leggete Uomo Ragno MIT #70/71.
[2] E cioè Ben Reilly alias il Ragno Rosso. Leggete anche le sue avventure.
[3] Crime Scene Unit, la sezione del Detective Bureau della Polizia di New York che si occupa della raccolta ed analisi delle prove materiali.
[4] Accadde in Spider Man Vol. 1° #88 (Uomo Ragno, Marvel Italia, #256).
[5] Un riferimento agli eventi del recente Devil #50.
[6] Usato per la prima volta in Amazing Spider Man Vol. 1° #46 (Prima edizione italiana Uomo Ragno, Corno, #41).
[7] Un altro riferimento ad eventi accaduti in Devil #50.