(CAVALIERI
MARVEL)
(PARTE PRIMA)
VERDI COLLINE D’AFRICA
1.
Aeroporto di Heathrow a Londra, capitale di quello che fu l’orgoglioso Impero Britannico in tempi che, ormai, sembrano lontanissimi. L’aereo decolla diretto verso sud, verso quella che un tempo veniva chiamata Africa Nera.
Lorna Halliwell, è una bella ragazza diciannovenne, bionda e con due occhi azzurri e profondi e si sente davvero eccitata. Ha progettato questo viaggio per mesi e non si può certo dire che i suoi genitori siano stati entusiasti del fatto che lasciasse il college per… qual’era l’espressione che ha usato? Ah si, “trovare se stessa”. La verità è che dopo quello che è successo con Jim doveva staccare o… beh non sa bene cosa poteva succedere, sa solo che doveva andarsene. Londra è stata solo la prima tappa, il suo vero obiettivo è l’Africa. Forse non troverà più quella terra incantata e selvaggia che sua nonna descriveva in quei racconti della sua giovinezza che sembravano favole, ma non le importa, in qualche modo sa che è lì che troverà le risposte che sta cercando.
-Posso aiutarla?-
A parlare è stato un giovanotto, che, senza aspettare risposta le prende la borsa e la sistema nel portabagagli sopra le poltroncine.
-Grazie è molto gentile..- risponde Lorna. Il giovane si siede proprio davanti a lei, che non può fare a meno di osservarlo. È un bel ragazzo davvero; non sembra molto più anziano di lei, ma ha ugualmente un’aria matura: folti capelli neri, occhi grigi e scrutatori, alto forse un metro e 90, fisico asciutto e muscoloso al tempo stesso, di chi è abituato a praticare molti sport, atletica, forse, e anche nuoto. Calma la fantasia ragazza, ti eri imposta di non pensare a queste cose per un po’, ricordi?
-Lei è americana, vero?-
-Canadese.- lo corregge sorridendo Lorna -Di Terranova per la precisione, ma attualmente si può dire che sono una giramondo. Lei, invece è inglese, vero? Si sente dal suo accento puro Eton, Mr. ….-
-Oh mi scusi, sono un tremendo maleducato, ho dimenticato di presentarmi: mi chiamo… Jack Porter e quanto all’essere un’inglese purosangue… beh ci sono abbastanza americani, francesi ed altro ancora nel mio albero genealogico da non rendermene affatto sicuro. Non voglio che pensi che sono uno sfacciato che approccia tutte le donne che incontra, ma abbiamo almeno nove ore di volo davanti e non credo che sarebbe una cattiva idea se provassimo a conoscerci meglio, non crede?-
Suo malgrado, Lorna ride:
-Io so essere più sfacciata di solito.- risponde –E a proposito, mi chiamo Lorna Halliwell.-
Mentre gli stringe la mano, Lorna non riesce a liberarsi di un’inquietante sensazione di familiarità. È certa di non averlo mai conosciuto prima, eppure gli ricorda qualcuno, ma non riesce a capire chi. Mah, meglio non sforzarsi troppo, come ha detto lui, sarà un viaggio lungo, meglio rilassarsi.
Jane Mahoney è appena più vecchia di Lorna, ha i capelli scuri e lunghi, che le ricadono sulle spalle ed in questo momento sospira, e si chiede per l’ennesima volta che cosa le sia saltato in mente di passare le vacanze in Africa occidentale proprio adesso. Prima quel mattoide della Pantera Nera si sposa a sorpresa con una tizia mai vista prima, poi proclama l’Impero d’Africa e, sorpresa, i governanti di paesi che, per decenni, si sono fatti la guerra gli danno ascolto e rinunciano spontaneamente al loro potere, votando per l’unificazione; infine, si scopre che erano tutti sotto il controllo mentale di una ragazzina, figlia di un noto, o quasi, supercriminale e l’Impero si sfascia come un castello di carte.[1] Risultato? Caos, disorganizzazione, anarchia e nessuno sa dirle quando partirà il prossimo volo per la civiltà. Tutto questo, lo deve ammettere è davvero frustrante, la prossima volta che le verrà il Mal d’Africa, sceglierà Sharm El Sheik lo giura.Ma chi vuole prendere in giro? Il Mal d’Africa dev’essere nel DNA di famiglia, altrimenti, perché sarebbe venuta proprio qui dove…
-Mi scusi, lei è Jane Mahoney, la famosa atleta americana?-
Ci mancava anche questa la solita coppia di turisti che l’ha riconosciuta ed ora le chiede l’autografo, I guai dell’essere una ginnasta affermata. Janet firma l’autografo in fretta ed esce dall’albergo, ignara di un vecchio nero che la scruta con attenzione.
Clive Reston è svegliato da i raggi del sole che filtrano dalle tapparelle. Si sente la testa pesante, troppi drink e troppe sigarette, beh no, quelle no, ha praticamente smesso da due settimane e dovrebbe reggere bene anche l’alcool, ormai, no? Meglio non pensarci troppo o, peggio che mai, dirlo ad alta voce o a C[2] potrebbe venire in mente di sospenderlo o, magari, obbligarlo a fare una cura disintossicante. A dire il vero la vera ragione del suo stato attuale può essere imputata al fatto che non ha dormito poi molto nelle ultime due notti. Clive si alza e, ancora nudo, dà un’occhiata al letto in cui giace addormentata una giovane donna bionda il cui corpo nudo è ora quasi del tutto scoperto dopo che il lenzuolo, spostato da Clive alzandosi, è scivolato fin quasi alle caviglie della ragazza, il cui volto è affondato nel cuscino. L’agente sogghigna. Suo padre l’aveva avvertito che le russe sono delle vere forze della natura in certe occasioni, ma lui è troppo ostinato per non sperimentarlo di persona. Certo Yelena Belova può anche essere poco più di una ragazzina, ma, non si sarebbe detto stanotte. Per sua fortuna, pensa Reston, Melissa Greville è fuori città in questi ultimi giorni, perché se fosse capitata all’improvviso e l’avesse trovato con la giovane aspirante Vedova Nera, beh addio speranze di… di cosa? Di una relazione stabile? Proprio lui? No meglio non farsi illusioni.
Clive si dirige in bagno: una doccia è proprio quello che ci vuole in questi casi per rimettersi a nuovo e schiarirsi il cervello. È ancora lì, abbandonato al piacere dell’acqua calda che gli scorre sul volto e sulla schiena, quando il box doccia si apre per lasciar entrare la sua compagna di divertimenti.
-Ti sei alzato presto Gospodin Reston.- gli dice lei con voce ironica.
-Sono sempre stato mattiniero.- risponde lui.
-Anche quando la notte precedente non hai dormito molto?-
-Ho molta resistenza. Ribatte Clive e quasi si pente di averlo detto.-
-Sei fatto di ferro Clive Reston, ne so qualcosa.- ribatte Yelena maliziosamente spingendo il suo corpo contro quello dell’uomo e Clive sente la mano della giovane agente russa toccarlo nel suo punto più sensibile. Mio dio pensa, ma non è ancora stanca?
-Sono meglio io o la Romanova?- chiede.
-Mio dio, ma devi trasformare tutto in una competizione con Natasha?- sbotta Clive.
-È il mio scopo nella vita, essere migliore di lei in tutto, compreso questo.-
Beh, pensa Clive, sempre meglio che essere il bersaglio in una gara di tiro, è decisamente più piacevole. Sta cominciando a convincersi che sino al suo ritorno in servizio o alla partenza di Yelena per Mosca non avrà molte opportunità di lasciare il suo appartamento. Oh beh farà anche questo sacrificio.
2.
Il suo nome è Erik Killmonger o, per essere esatti, è il nome che lui stesso si è dato quando ha cominciato la sua crociata contro la Pantera Nera per sottrargli il controllo di Wakanda. Più di una volta ha fallito, ma l’ultima è stata la più umiliante di tutte: ha commesso l’errore di allearsi con quel matto di Achebe e la loro incursione all’incoronazione di T’Challa ad Imperatore d’Africa si è risolta in una secca sconfitta per mano della Fantastic Force ed il suo conseguente imprigionamento in una cella supersicura.[3] Per sua fortuna, Killmonger ha imparato a non affidare le sue fortune ad un solo piano e si è preparato una possibilità alternativa... e che possibilità! T’Challa ne rimarrà sorpreso, quando la scoprirà e sarà questa la parte più divertente. Se non ha fatto male i suoi calcoli, la sua agente dovrebbe entrare in azione tra non molto... se già non l’ha fatto.
La ragazza indossa solo un succinto costume bianco, adatto a far risaltare la sua pelle color dell’ambra. È stata abilissima a superare il sistema di difesa della cinta muraria intorno alla prigione del palazzo reale. Dopo tutto questo tempo ed i guai che ha avuto, pensa la donna, T’Challa non si è ancora deciso ad aumentare il servizio di guardia, confida troppo nel suo prestigio di Pantera Nera, ma dopo questa sera, chissà…. È un gioco da ragazzi per lei abbattere le due guardie del piccolo complesso detentivo e forzare la porta della cella.
Killmonger la accoglie con un sorriso soddisfatto:
-Ah mia piccola Malizia, sei arrivata finalmente.- commenta. –Su andiamo via adesso… Attenta!-
All’avvertimento la ragazza si gira di scatto, per vedere una guardia che le punta contro la sua arma… ma l’uomo non ha il tempo di sparare, la donna chiamata Malizia punta la sua lancia, da cui esce un raggio che lo colpisce al petto.
-Ben fatto piccola mia.. ed ora andiamo, grandi cose ci aspettano adesso.-
Il sonno di T’Challa è agitato. Sono successe troppe cose ultimamente ed invece di averne il controllo, lui è stato solo un burattino. Se pensa che è stato irretito da Persuasion e l’ha pure sposata… ora quel matrimonio è stato annullato, ma non si possono cancellare le ferite del proprio animo, giusto? Mentre si agita nel letto, il suo animo è turbato da oscuri presentimenti, poi, di colpo, si sveglia, conscio di una presenza nella stanza.
-Salve T’Challa, brutti sogni stanotte?-
La voce è sferzante e T’Challa la riconosce ancora prima di vedere chi ha parlato.
-Killmonger!-
-Si proprio io, stupito che non sia più nella cella in cui mi avevi confinato?-
T’Challa tace, mentre la punta acuminata di un coltello gli solletica la gola. Ha in mente almeno una decina di mosse per liberarsene.
-Non pensarci neppure.- gli replica Killmonger –come se gli avesse letto nel pensiero –Comunque, non è mia intenzione ucciderti… non così almeno.-
-Cosa vuoi allora?- chiede T’Challa.
-Solo darti un avvertimento: tornerò presto ed il tuo trono traballante sarà mio, come è giusto che sia. Vivrai abbastanza per vedermi portarti via tutto quello a cui tieni di più ed anche se non lo sai, ho già cominciato da un pezzo.-
-Cosa … cosa vuoi dire?-
-Lo saprai presto… e mi piacerebbe essere presente per vedere la tua faccia allora, ma chissà… ora addio, anzi arrivederci, ma prima di andarmene, ti lascerò qualcosa che ti ricordi di me.
T’Challa non saprà mai dire cosa l’ha colpito, sa solo che si risveglia diverse ore dopo con un bel mal di testa. Nella sua mano destra c’è qualcosa… l’ha lasciato Killmonger di sicuro. Il fiato manca al sovrano di Wakanda quando riconosce cos’è: un girocollo decorato che regalò tanto tempo fa alla donna che doveva divenire sua moglie, Monica Lynne.
3.
Fortezza di Honan, nel cuore della Cina, l’uomo conosciuto e temuto col nome di Fu Manchu si rivolge ad uno dei suoi sottoposti:
-Tutto è stato fatto secondo le mie disposizioni Chen?-
-Si Maestro.- risponde l’uomo, poi continua: -Mi perdoni… non spetta a me fare domande, ma non posso fare a meno di chiedermi il perché di quest’azione.-
-Hai ragione Chen, non ha importanza che tu sappia il perché, l’importante è che l’ordine sia eseguito alla perfezione.-
-Lo sarà, mio signore.-
Mentre il suo servitore si allontana, Fu Manchu si rilassa. Non c’è dubbio che i suoi piani siano complicati, ma deve essere molto sottile se vuol essere sicuro di battere sua figlia e senza che lei sospetti la sua mano dietro i suoi fallimenti, d’altra parte come potrebbe, visto che le stesse pedine di cui si è servito sinora non ne hanno idea? Comunque vada a finire, lui sarà il trionfatore,
Il mio
nome è Shang Chi e sono il figlio di Fu Manchu e da quando anni fa ho scoperto
chi è veramente mio padre, mi sono trovato spesso a contrastare i suoi malvagi
piani contro l’umanità. Adesso mi chiedo se non ci sia lui dietro quanto mi sta
capitando. A causa di certi debiti d’onore, mi trovo spesso a collaborare con i
Servizi Segreti inglesi e questa volta ho accettato di accompagnare un vecchio
alleato, Black Jack Tarr, nell’Isola di Mordillo per scoprire chi ci fosse
dietro una serie di attentati al nostro comune amico Clive Reston. Il problema
è che Mordillo morì proprio sotto i miei occhi ed invece si è presentato a noi
vivo e vegeto e desideroso di vendetta. Tra tutti coloro che conosco, solo mio
padre è ha i mezzi per ridare la vita a chi è ridotto al puro e semplice
scheletro, è forse una sua diavoleria questa? Non saprei, ma devo restare vivo
per scoprirlo.
Poco
fa,[4]
io e Tarr siamo caduti lungo uno scivolo, per finire sorprendentemente in
quella che sembra…
-… una clessidra gigantesca, si, Shang Chi, proprio così.- la voce di Mordillo è sferzante –Misura il tempo che vi resta da vivere… la sabbia cadrà e voi morrete, lentamente, soffocati.-
Ha
ragione, sembra. Siamo nella metà inferiore della clessidra e la sabbia cade a
ritmo impressionante.
-Che modo stupido di morire.- commenta Tarr.
Quanto
a me, cerco una via d’uscita. Il materiale di cui è composta la clessidra mi è
sconosciuto, ma è totalmente infrangibile. Il mio amico Iron Fist è capace di
convogliare tutta la sua energia in un singolo colpo. Io non so fare
altrettanto, ma non sono disposto a morire così facilmente. Anche il materiale
più duro cede, se lo colpisci abbastanza a lungo, il mio problema è il tempo:
ne avrò quanto basta? Non importa, perché non ho alternative.
Sir Denis Nayland Smith è un uomo molto vecchio e per molti versi è anche un uomo amareggiato. Per oltre 90 anni ha combattuto un genio del male spietato ed efficiente, il Dottor Fu Manchu, ma, per quanto lui ed i suoi alleati siano riusciti, praticamente sempre, a sventare i suoi diabolici piani, il loro avversario ne è sempre uscito indenne e pronto a ricominciare. Oggi Sir Denis si sente giunto alla fine del suo cammino. Molti di coloro che conosceva sono morti, come il suo inseparabile compagno di molte avventure, il Dottor Petrie, e lui è bloccato su una sedia a rotelle con gli acciacchi, a lungo rimandati, dell’età ormai incalzanti. Non si fa illusioni: morirà prima di vedere la sconfitta finale di Fu Manchu, ma almeno ci saranno altri a continuare la battaglia, altri come Clive Reston. Quel ragazzo è impulsivo e spericolato come suo padre, ma è sufficientemente determinato e non si tira mai indietro. E non deve dimenticare Shang Chi, con quel giovanotto ha avuto molte divergenze, ma anche lui non si tira indietro quando viene il momento.
Se solo capisse cosa ha in mente il diabolico cinese questa volta, perché ha un piano, ne è certo, è come un burattinaio che tira i fili di tutto o, meglio ancora, uno scacchista esperto, che muove le sue pedine con abilità e lui sta cercando di contrastarlo senza nemmeno avere la possibilità di vedere la scacchiera, eppure non può e non vuole mollare, non ancora, almeno.
4.
Jane Mahoney è arrivata all’aeroporto senza riuscire a liberarsi della fastidiosa sensazione di non essere sola. Si è girata più volte, ma non ha visto nessuno, a parte… quel vecchio nero vestito con un costume tradizionale da Stregone… perché non se n’è accorta prima? E perché sembra che lei sia la sola a vederlo? Si avvicina a lui e gli si rivolge brusca:
-Ehi tu… ce l’hai con me per caso?
Forse il vecchio vorrebbe risponderle, ma non ne ha l’opportunità, perché una violenta esplosione scuote la sala e Jane si ritrova spinta lontano dall’onda d’urto.
Ma che diavolo sta succedendo? Si chiede la ragazza.
Lorna Halliwell ha appena finito il percorso che dall’aereo porta verso l’uscita del terminal, quando avviene l’esplosione e si ritrova proiettata a terra, mentre qualcosa, calcinacci, forse, le passa sopra la testa.
-Ma che dia…- esclama, poi comincia un altro genere d’inferno, quando una sventagliata di proiettili attraversa le vetrate.
Lorna sente una mano spingerla di nuovo a terra.
-Giù la testa!- le intima una voce nota, quella del suo compagno di viaggio. Come si chiamava? Ah si, Jack Porter. -Meglio non muoversi mentre volano i proiettili, dammi retta.-
Il caos dura ancora pochi minuti in cui è possibile capire che c’è una furiosa a battaglia in corso, poi tutto cessa ed entrano uomini in divisa ed uno di loro, evidentemente un ufficiale, proclama:
-C’è stato un attacco di ribelli. Per la vostra incolumità sarete trasportati immediatamente al più vicino confine.
Magnifico, pensa Lorna, mi ci voleva anche questa.
5.
Li hanno caricati su camionette e sono partiti subito. Da quanto Jane può capire, la capitale è sotto un attacco massiccio da parte di una delle tante fazioni ribelli che si muovono da queste parti. È stato deciso di sgombrare gli stranieri e non è poi una cattiva idea, sennonché la fretta è, forse, un po’ eccessiva. Lei stessa ha avuto a malapena il tempo di prendere le sue cose all’hotel ed ogni tentativo di contattare l’ambasciata si è rivelato inutile. Maledizione, lei non è una qualunque, ma una famosa campionessa olimpionica dovrebbero avere più rispetto per… ehi… eccolo ancora, il vecchio stregone. L’aveva perso di vista nel caos precedente ed ora è lì sul ciglio della strada, che l’osserva con un sorriso inquietante. Ma chi è? Cosa vuole?
Sta ancora chiedendoselo, mentre la camionetta avanza in una strada piena di buche facendola sobbalzare, poi… un’esplosione sotto di lei.. una mina… e poi un’altra. Li hanno portati su un campo minato quegli incoscienti? Strano che si renda conto solo ora che la camionetta si è rovesciata e che lei sta cadendo. Urla, poi, pian, piano, si muove. È ammaccata, ma intera. Peccato non si possa dire lo stesso degli altri. La prima cosa che tocca è un braccio tranciato di netto. Urla ancora e reprime un conato di vomito. Ode grida in una lingua che non capisce e poi spari ed altre esplosioni. Un’altra battaglia? Ma che sta succedendo?
-Come sta?-
Jane si volge, riconosce quel volto, il giovane bruno e dagli occhi grigi che era nella camionetta dietro alla sua.
-Non… credo di essere ferita, se è questo che vuol sapere… ma che sta succedendo?-
-Oh, solo i guerriglieri di una fazione, non so quale, decisi a sterminare chiunque o magari a prenderci prigionieri per rivenderci come schiavi.-
-Cosa? Ma la schiavitù non esiste più ormai.- ribatte Jane.
-Dice? Non se sarei tanto sicuro, sa? Io credo che sia più saggio filarsela da qui finché possiamo… sa nuotare?-
-Certo, sono un’ottima nuotatrice, perché?-
-Perché ora ci alzeremo e correremo sino al fiume alle nostre spalle e ci tufferemo dentro.-
-Lei è pazzo mister…-
-Forse, ma se fossi in lei non aspetterei di essere ucciso o violentato.- detto questo, il giovane si rivolge alla ragazza bionda accanto a lui.-
-Sei con me anche tu?- le chiede.
Lorna Halliwell respira a fondo, prima di rispondere:
-Ma certo!-
-Va bene Allora, pronte… ora!-
Scattano e si mettono a correre. Il giovane procede a zig zag per evitare di essere colpito dalla fucileria e le due ragazze lo imitano. Giungono alla riva miracolosamente illesi e lui si tuffa. Lorna e Jane hanno meno di un secondo di esitazione e poi lo seguono.
Non è forse il mio migliore tuffo, pensa Jane, ma ha funzionato, quando riemergono, la corrente del fiume li ha già portati lontano dalla zona pericolosa, sempre ammesso che anche il fiume non sia pericoloso, ovviamente. Il ragazzo indica loro un tronco portato dalla corrente ed i tre si affrettano a raggiungerlo e ad aggrapparvisi.
-Ce l’abbiamo fatta.- commenta Lorna.
-Così pare.- replica Jane –Ma adesso che facciamo?-
-Ci facciamo trascinare dalla corrente per un po’, poi cercheremo il modo di raggiungere un posto sicuro.- risponde l’uomo, poi si rivolge a Jane –A proposito, io mi chiamo Jack Porter.-
-Jane Mahoney.-
-La campionessa di ginnastica? Che strani incontri si fanno da queste parti.-
Il che è un commento molto appropriato per quanto è avvenuto, pensa Jane poi il suo sguardo si alza e su una delle rive vede…. Lo stregone, sempre il solito vecchio. Sbatte gli occhi quando li riapre non c’è più. Ha sognato? Non ne è affatto certa e l’inquietudine aumenta.
. Palazzo reale di Wakanda, il Consiglio di Governo è riunito al gran completo.
-Come se non bastassero gli altri problemi, ora Killmonger è di nuovo libero.- sta dicendo T’Challa.
-L’ho sempre detto che sei troppo tenero T’Challa.- interviene Zuri –Io l’avrei ucciso senza tanti complimenti.-
-Non si può fare così Zuri.- ribatte la Pantera Nera -Esistono le procedure di giustizia e...-
-Bah, i bianchi ti hanno riempito la testa di strane idee secondo me, tuo padre…-
-Mio padre è morto ed Il re sono io adesso, Zuri, e si fa come dico io.- chiude la questione l’altro –Quello che voglio sapere è: come poteva Killmonger avere la collana di Monica Lynne. Come l’ha avuta? L’ultima cosa che ho saputo di lei era che Nakia[5] aveva azionato il suo sedile eiettabile mentre erano proprio sopra la jungla,[6] ma non siete stati capaci di trovarla…-
-Abbiamo fatto del nostro meglio.- risponde W'Kabi, responsabile per la Sicurezza.
-Lo so, amico mio, non te ne faccio una colpa, ma questo vuol forse dire che Monica è viva e prigioniera di Killmonger ed io devo saperlo a tutti i costi.
Da qualche parte nel suo rifugio segreto Erik Killmonger è compiaciuto,
-Non potrei essere più soddisfatto mie care amiche. A quest’ora il caro T’Challa, la tanto vantata Pantera Nera, si starà macerando chiedendosi del destino della donna che un tempo voleva sposare, peccato che il destino sarà ancora più crudele con lui…-
Si volge a guardare le due donne in piedi davanti a lui, entrambe di colore come lui. Nel costume bianco di Malizia, sta una donna che T’'Challa ben conosce, è Nakia, la Dora Milaje rinnegata, ma lo sguardo di Killmonger si fissa sull’altra donna, che indossa un costume di pelle di leopardo, con un lungo mantello fatto con la stessa pelliccia ed un diadema con decorato con due zanne del medesimo animale posato sulla fronte.
-Certo Erik, proprio come dici tu.-
E mentre così risponde, Monica Lynne fa un sorriso maligno.
FINE PARTE PRIMA
NOTE DELL’AUTORE
Inizia una nuova storyline che riprende le vicende della Pantera Nera dopo la conclusione del primo ciclo di WorldWatch e cerca di far luce su misteri in sospeso addirittura da prima dell’inizio di Marvelit. Per chi ne sentisse il bisogno dirò:
1) Il titolo “Jungle Action” è un omaggio al comic book in cui comparve il primo serial tutto dedicato alla Pantera Nera dal settembre 1973 al novembre 1976. Tutti i personaggi che vedrete comparire in questa saga africana sono apparsi in quelle pagine tranne…
2) Lorna Halliwell, Jane Mahoney, Jack Porter sono mie creazioni originali, anche se le loro ascendenze possono essere rintracciate nel passato sia Marvel, che addirittura extra Marvel. L’idea dei personaggi di Lorna e Jane, peraltro, mi è stata suggerita dal valente Valerio Pastore a cui va il dovuto riconoscimento. E prima che qualcuno me lo chieda: no Lorna Halliwell non è parente di Geri Halliwell. -_^
3) Il titolo “Verdi colline d’Africa” è, invece, un omaggio ad un famoso romanzo di Ernest Hemingway.
4) Confesso, senza alcun intento veramente polemico, che l’idea di usare Erik Killmonger come villain mi è venuta non solo per motivi nostalgici, ma anche per riscattarlo dalla pessima figura da lui fatta in WorldWatch #20, vi assicuro che in questa trilogia lo vedrete al massimo delle sue potenzialità, almeno se ne sarò capace.
5) Se qualcuno si stupisce che la guerriera in body bianco è chiamata Malizia e non Malice, beh lo so che Malice non significa esattamente Malizia, ma la Corno la tradusse così ed io mi adeguo. -_^ E poi… non ci sono già troppe Malice in giro?
6) Come ha fatto Erik Killmonger a portare dalla sua parte e far diventare fedeli alleate due acerrime rivali come Nakia e Monica Lynne? Abbiate pazienza e lo saprete, ve lo assicuro.
7) Se qualcuno è preoccupato, invece, degli sviluppi della trama legata a Leiko Wu, Carlton Velcro ed i piani di Fu Manchu, tranquilli non me li sono scordati, tutto si risolverà prestissimo.
Nel prossimo episodio: Killmonger raduna il suo esercito per sferrare un colpo mortale contro T’Challa. Nel frattempo Jack, Lorna e Jane devono fare scelte difficili e le due donne affrontano un lato isospettabile di se stesse. Ma cosa c’entra questo con la Pantera Nera?
Carlo