L'UOMO SENZA PAURA
N° 35
(PARTE
QUINTA)
Di Carlo Monni
La situazione? Pessima. Un gruppo di sedicenti
terroristi musulmani si è impadronita della sede della W.F.S.K. e minaccia di
uccidere un ostaggio ogni ora, se gli imputati nel processo per l’attentato al
Radio City Music Hall non saranno liberati. Il problema è di quelli seri. Il
palazzo della W.F.K.S. è circondato da squadre della Polizia Cittadina e
dell’F.B.I. Le trattative con i terroristi non sembrano fare passi avanti e
tutti sono consapevoli che basta poco e quella gente scatenerà una strage.
Ed è qui che entro in azione io. Il mio nome?
Ormai dovreste saperlo: mi chiamo Matt Murdock e sono un avvocato, ma quando
indosso questo attillato costume rosso mi chiamano Devil l’Uomo senza Paura.
Sono arrivato da poco ed ecco che si
fa vivo un bel gruppetto di supereroi appartenenti ai Vendicatori. Praticamente
quelli che sono riusciti a trovare, mentre tutto il resto della banda è
occupato a salvare il mondo altrove: Occhio di Falco, Photon, Nova, il Fante di
Cuori e l’Uomo Sabbia. Con tutto il rispetto, se li lascio intervenire a passo
di carica ci ritroveremo in una classica situazione da “distruggere il
villaggio allo scopo di salvarlo”,[1]
per questo, dopo aver riflettuto un po’, dico loro:
-Ho
un piano.-
-Magnifico,
cornetto.- interviene l’Uomo Sabbia –Avevamo proprio bisogno che arrivasse una
testa fina a dirci come fare il nostro lavoro.-
-Sta
zitto Baker.- lo redarguisce Occhio di Falco –Ho imparato a fidarmi di Devil.
Su, dicci cosa ha in mente.-
-Nulla
di eccezionale, ma avrò bisogno dell’aiuto di Photon e dell’Uomo Sabbia.-
E speriamo che tutto vada bene.
Siamo
tutti in attesa. Qualcuno ci chiama avvoltoi, o con altri epiteti più forti e,
riconosciamolo, spesso meritati ma la verità è che siamo giornalisti ed abbiamo
un compito non facile, ma, tuttavia indispensabile: riferire i fatti alla
gente. È quanto io e la mia collega Candace Nelson stiamo cercando di fare.
Siamo riusciti a superare la folla assiepata dinanzi all’edificio assediato ed
a raggiungere le prime file. La prima persona in cui c’imbattiamo è il
Commissario di Polizia Arthur Stacy.
-Oh,
Ben Urich c’era da scommetterci che saresti saltato fuori prima o poi.-
-Sono
come l’erba cattiva, Commissario, novità?-
-Non
dovrei nemmeno parlarti, ma… Ok, le autorità federali non trattano, ovviamente.
I negoziatori cercano di prendere tempo, ma con questi fanatici non si sa mai e
tra poco scadrà il primo ultimatum.-
-Un
quadro poco confortante. Cosa state facendo per evitare il peggio?-
-Non spetta
a me dirlo, io fornisco solo gli uomini, la direzione è dei federali stavolta.
Un’irruzione è molto difficile, non sappiamo dove sono le cariche esplosive e
loro avrebbero il tempo di farle saltare in aria. Anche i cecchini potrebbero
non riuscire nel loro intento e non c’è garanzia che gli ostaggi non ci
rimettano.-
-Una bella
impasse.- dico io, accendendomi un’altra sigaretta. Stacy mi guarda storto –Lo
so, mi uccideranno prima o poi. Non sapevo che fosse un salutista Stacy.-
Prima che possa rispondere, ci
accorgiamo di una certa agitazione nei presi del palazzo. Sta succedendo
qualcosa, ma cosa?
Sono
proprio sull’orlo del tetto del palazzo, lo sguardo apparentemente puntato su
quello della W.F.S.K. I Vendicatori mi osservano perplessi, ma non ho
intenzione di spiegar loro cosa sto facendo. È un esercizio che ho provato solo
pochissime volte in passato e richiede un controllo totale dei miei supersensi.
Quando i miei sensi si risvegliarono, ero del tutto incapace di controllarli,
ci riuscii a prezzo di una concentrazione totale. Un uomo di nome Stick
m’insegno a controllare il flusso di stimoli che continuamente arrivano ai
sensi umani. Normalmente basta a ridurre il volume degli impulsi sensoriali
quanto basta per non farmi impazzire, ma ci sono altre applicazioni più
difficili da gestire. Mi concentro, eliminando il mondo circostante. I rumori più
forti cessano, poi tocca agli altri, il suono di mille voci, gli odori,
svaniscono, rimangono i suoni più leggeri ed indefinibili, poi quelli ancora
più bassi, e tra questi devo isolarne uno. Se potessi vedermi, ora certamente
noterei le gocce di sudore che m’imperlano la fronte. Il palazzo di fronte a me
è totalmente silenzioso ora, non un suono, non un odore mi arriva, a parte
quelli che stavo cercando. Non posso sbagliare o le conseguenze saranno gravi.
Alla fine isolo quello proprio ciò che mi serve, il cupo ronzio di un
meccanismo elettronico. Ora è il momento di agire e non possiamo permetterci il
lusso di sbagliare. Mi giro verso i miei compagni d’avventura e dico loro:
-È ora. Photon, aspetta 10
minuti dopo che sarò entrato e poi fa quello che abbiamo detto.-
La giovane donna annuisce.
-Immagino che tu sappia
quel che stai facendo.- mi dice.
-Certo!- rispondo
ostentando sicurezza, poi mi tuffo giù dal tetto
-Quell’uomo è pazzo.-
commenta il Fante di Cuori.
-No!- risponde Occhio di
Falco. -È senza paura.-
2.
Leggendo romanzi o fumetti, oppure guardando
film o telefilm avete certamente sentito usare la frase: “La tensione si taglia
con il coltello” ed è probabile che l’abbiate trovata esagerata ed abusata.
All’interno dei locali della W.F.S.K. quest’espressione sembra avere più che
mai un fondo di verità. I giornalisti prigionieri sperimentano, una volta
tanto, l’essere parte della notizia e non coloro che la raccontano. Osservano i
terroristi che confabulano. Ognuno di loro indossa una cintura imbottita
d’esplosivo ed hanno anche minato punti strategici dell’edificio. Sono pronti a
morire ed ora che l’ultimatum è quasi scaduto, sono anche pronti ad uccidere il
primo ostaggio, si tratta solo di sceglierlo. Ecco, sembra che abbiano preso
una decisione, due di loro si avvicinano al gruppetto di ostaggi, poi… un
lampo, o almeno questo sembra agli occhi degli astanti, attraversa una
finestra, passa attraverso i terroristi ed infine assume forma umana, la forma
della Vendicatrice di nome Photon, il tutto in poco più di un secondo, o così
pare agli osservatori.
-Vi consiglio di arrendervi.- dice semplicemente.
-Mai!- risponde quello che probabilmente è il capo -Uccidetela!-
Sparano, ma i
proiettili attraversano la forma olografica di Photon, conficcandosi nella
parete alle sue spalle senza far danni. Photon rilascia una scarica d’energia,
che abbatte due terroristi, ma nel farlo si solidifica, esponendosi al tiro di
uno dei miliziani. L’uomo non arriva a sparare, però. Improvvisamente si trova
avvolto da… un mucchio di sabbia umanoide.
-Spiacente amico…- esclama William Baker -…ma noi Vendicatori non
amiamo che si spari ai nostri compagni.-
Il capo esclama
rabbiosamente:
-Maledetti americani, col vostro gesto avete condannato a morte tutti!-
Anche una donna che
può muoversi alla velocità della luce può non avere i riflessi abbastanza
pronti da impedire all’uomo di premere il pulsante su una scatoletta che
stringe in mano
Avere
dei supersensi che compensano la mia cecità può essere un gran vantaggio, per
esempio mi ha permesso di individuare il posto esatto dove è stato piazzato
l’esplosivo che dovrebbe far saltare l’intero palazzo. È qualcosa di molto
sofisticato e compatto.Potrebbe essere quel C 270 inventato dall’A.I.M. e che
si dice che ignoti ladri abbiano rubato nella sua stessa isola?[2]
Non ho tempo di chiedermelo. Mi sono assunto il compito di disinnescare
l’esplosivo. Se Photon farà quanto le ho chiesto, sarà un lavoro inutile, ma se
il sistema avesse previsto anche l’eventualità di un attacco elettromagnetico?
Non posso correre rischi con delle vite in gioco. Non vedo il piccolo display
davanti a me. Con abbastanza tempo riuscirei a trovare il sistema di leggerlo,
ma non ne ho, devo fidarmi dei miei rimanenti sensi, seguire le sottili
variazioni nel calore e nei suoni. Sentire il movimento degli ingranaggi
elettronici pregare di non interpretare male i segnali. Ecco, il punto
dev’essere questo e dopo aver preso un profondo respiro alzo la mano a taglio
e…colpisco!
Il capo dei terroristi preme il pulsante e...
non accade nulla
-Cosa?- esclama sorpreso.
-Credo dovresti sapere…- interviene Photon -… che nel passarvi
attraverso in forma di raggio ho messo in cortocircuito i vostri congegni, ora
sono inutilizzabili.-
-E se non basta, io ho disattivato il vostro esplosivo.- è la voce di
Devil.
-No!- urla il capo –Non può finire così, non deve!-
-Attenti!- urla Devil –Ha un dispositivo manuale per la sua cintura di
esplosivi!-
Il resto accade troppo
velocemente perché si riesca a seguirlo. L’Uomo Sabbia salta addosso al
terrorista, mentre questi grida:
-Muoio per la gloria di Allah!-
Poi, avvolto da un
bozzolo di sabbia, l’uomo è spinto contro una finestra proprio mentre esplode.
La forza dell’esplosione è contenuta dal bozzolo e si disperde nell’aria esterna,
mentre il terrorista precipita al suolo, unica vittima della sua esplosione.
Quanto al resto dei
membri della cosiddetta Spada di Allah, per loro non c’è storia. Sono sconfitti
rapidamente e consegnati alle autorità. I giornali ed i notiziari riferiranno
di una brillante operazione dei Vendicatori aiutati da Devil. Quanto al
giustiziere di Hell’Kitchen, continuerà a rivolgersi una sola domanda: perché?
3.
Passano i
giorni e la faccenda dell’assedio della W.F.S.K. diventa storia vecchia per i media
della Grande Mela, soppiantato da notizie come: il rapimento degli eredi Stark,[3]
o l’intervento dei Vendicatori in Slokovia.[4]
Naturalmente, il processo ai presunti colpevoli dell’attentato al Radio City
Music Hall merita sempre l’onore della Prima Pagina..
Kathy Malper
attraversa di corsa il corridoio del quarto paino del Palazzo di Giustizia
Federale, diretta agli ascensori. Da quando è diventata Capo della Divisione
Crimine Organizzato della Procura degli Stati Uniti, Distretto Sud dello Stato
di New York le capita di rado di comparire personalmente in un’aula di
giustizia per sostenere l’accusa, l’ultima volta è stato durante il processo ai
boss della Costa Est tra cui Kingpin.
Dal punto di vista statistico una vittoria, ma a Kathy brucia di essere
riuscita ad ottenere solo una condanna per evasione fiscale. Sei anni passano
presto, purtroppo. Proprio perché oggi non deve comparire davanti ad un
giudice, Kathy è vestita in modo informale, come piace a lei: camicetta, jeans,
giubbotto di pelle e berretto dei Red Sox in testa. Per fortuna sua, il
Procuratore Nelson, nonostante abbia fama di conservatore, non bada molto alla
forma purché si faccia un buon lavoro. Distratta dai suoi pensieri, Kathy non
si accorge dell’uomo che arriva dalla direzione opposta e quasi gli sbatterebbe
contro, se lui, una frazione di secondo prima dell’impatto non si spostasse
leggermente di lato, evitando lo scontro.
-Dovrebbe stare più attenta Procuratore Malper. – le dice.
Kathy lo guarda e lo
riconosce.
-Avvocato Murdock!- esclama –Come ha fatto a riconoscermi?-
Matt Murdock sorride
rispondendo:
-Oh, è stato facile, riconoscerei il suo profumo dovunque.-
Kathy è lusingata da
quell’osservazione. Ha sempre considerato Matt Murdock come un uomo molto
attraente. Un peccato che sia cieco. Per un attimo si chiede che effetto faccia
essere amata da un uomo che non è in grado di vederla, che può farsi un
ritratto di lei solo dal suo profumo, dalla sua voce ed affidandosi a quello
che può rivelargli il tocco delle sue mani. Scaccia rapidamente quel pensiero,
una fantasia da ragazzina. Murdock sta sorridendo, un sorriso strano, come se
avesse capito cosa le stava passando per la mente, come se attraverso quegli
occhiali scuri che coprono i suoi occhi (azzurri, ci scommette) potesse vedere
dentro di lei. Ah sciocchezze! Deve essersi fatta suggestionare da quegli
articoli che dicono che il gemello di Murdock potrebbe essere Devil. Certo se
davvero sotto quella maschera ci fosse un volto come quello… Si affetta a
salutarlo, vagamente imbarazzata ed ha l’impressione che lui rida sommessamente
mentre lei si allontana.
Quando entro
nell’aula in cui si svolgerà il processo mi accorgo che i miei clienti sono già
stati portati al tavolo della difesa. Tengono la testa bassa e tutti i loro valori
corporei sono fuori scala e non c’è da stupirsene: sono perfettamente coscienti
che c’è in gioco la loro stessa vita. Accanto a loro, il terzo imputato, il
libanese americano Raymond Haddad, con il suo avvocato, il costosissimo Gerald
Norton. Al tavolo dell’accusa c’è il mio amico di una vita ed ex socio Foggy,
ovvero Franklin E, Nelson Jr., Procuratore degli Stati Uniti per questo
Distretto Giudiziario. È estremamente raro che il Capo dell’Ufficio in persona
venga in aula a sostenere l’accusa, ma questo non è un caso come gli altri.
Quando mi avvicino Foggy sta parlando con qualcuno. I miei ipersensi mi
rimandano l’immagine di un uomo all’incirca della nostra età, il suo dopobarba
ed il balsamo per i capelli sono di una marca molto costosa, il modo in cui il
vestito gli ricade addosso indica che è stato fatto su misura. Si volta verso
di me è mi tende la mano
-Avvocato Murdock è un
piacere fare la sua conoscenza.- dice –Io sono Richard Walton Flood.-
Accento puro Boston, scommetto che indossa la cravatta di
Harvard. La sua stretta di mano e forte e decisa, all’indice ha un anello con
un diamante tagliato a goccia.Tutto in lui parla di forza determinazione,
ambizione e sicurezza di se. Conosco il tipo.
-Sono appena arrivato da
Washington.- continua –Assisterò Mr. Nelson in questo processo.-
-Mr. Flood è stato mandato
dalla Sezione Antiterrorismo della Divisione Penale l’incarico di Accusatore
Speciale.- si sente in dovere di precisare Foggy con un tono di voce che fa
capire chiaramente la sua delusione. A quanto pare, il Dipartimento della
Giustizia di cui la Divisione Penale, come, del resto, L’E.O.U.S.A., ovvero
l’Ufficio Esecutivo per i Procuratori degli Stati Uniti, l’organismo che
sovrintende all’organizzazione della Pubblica Accusa Federale. Ha deciso di
occuparsi direttamente del processo. Se hanno mandato uno degli avvocati in
forza alla Sezione Antiterrorismo per affiancare Foggy è perché a Washington
sono in fibrillazione per questo caso e vogliono controllarlo più da vicino. Da
parte mia nessun problema. Battermi con Foggy mi dava poco piacere, ma se
riuscirò a battere quest’esempio della fauna di Washington, beh ne sarò
soddisfatto e se la cosa vi sembra meschina, beh c’è poco da fare, sono solo
umano, dopotutto.
All’entrata del Giudice, ci azzittiamo tutti. Ho già
avuto a che fare con il Giudice Lewis e so che saprà essere giusto. Suo Onore
si aggiusta gli occhiali, si schiarisce la voce e dice:
-Allora, signori, vogliamo
cominciare?
-Gli imputati rinunciano
alla lettura delle imputazioni e ribadiscono la loro dichiarazione di non
colpevolezza.- esordisco io.
-Molto bene, ora se
l’Accusa vuole introdurre il suo primo teste…-
Entra uno dei primi agenti della Polizia di New York ad
accorrere sul luogo, il Detective Quentin Chase. Dopo aver giurato e declinato
le sue generalità comincia a testimoniare.
Ammetto
che Flood è in gamba: le sue domande sono precise e pertinenti, è lui a
condurre il gioco e sotto la sua guida Chase fa una ricostruzione accurata dei
primi momenti dopo l’esplosione. Il mio controinterrogatorio è molto breve, il
teste non sa dire nulla di utile, avendo passato quasi subito la mano all’Unità
Antiterrorismo dell’F.B.I. Ascolto la testimonianza dei pompieri e del medico
legale. Non aggiungono nulla di nuovo, infine arriviamo agli agenti dell’F.B.I.
che hanno arrestato i miei clienti ed è il momento che aspettavo. Mi alzo in
piedi e mi avvicino al banco dei testimoni.
In un posto lontano un uomo segue le notizie
alla TV. Il processo sta attirando molta attenzione, ma quel Murdock è in gamba
e potrebbe rovesciare l’accusa e spingere la giuria verso un’assoluzione. Non deve accadere e lui impedirà che accada.
Attenderà ancora, pensa, mentre si avvicina ad un armadio, che apre rivelando
una specie di costume, ma se i suoi timori dovessero diventare più concreti,
allora interverrà ed i Tre del Radio City proveranno l’implacabile giustizia
del Tribuno, l’ultimo vero difensore dei Valori Americani.
4.
Dal
banco della stampa seguo la performance di Matt nel controinterrogatorio. Sono
abituato a vederlo agire nel suo costume rosso, ma come avvocati ha pochi
rivali. Candace Nelson lo guarda, combattuta tra l’ammirazione per lui ed il
desiderio che anche il fratello si faccia onore. Quanto a me, il vecchio Urich
si accontenta di informare i lettori il più onestamente possibile. Matt si
avvicina al banco dei testimoni quasi con noncuranza, si ferma e si appoggia al
bastone, quindi parla:
-Dunque, Agente Speciale
Roberts, lei ci ha appena detto che arrivaste agli odierni imputati allertati
da una soffiata.-
-Esatto, capita molto spesso
nel nostro mestiere, sa?-
Matt abbozza un sorriso.
-Lo immagino, si. Ma non
sarebbe più esatto dire che in questo caso avete ricevuto una telefonata
anonima?-
-Beh si, direi che si può
definirla così.-
-Io direi che non c’è altro
modo per definirla.- Matt alza una mano e la sua assistente Bernie Rosenthal si
alza e si avvicina al banco del giudice con una busta in mano –Reperto della
Difesa N° 1, Vostro Onore.- continua Matt –La cassetta originale che l’F.B.I.
ha consegnato solo dietro mandato del Magistrato.-.
-Obiezione!- scatta il
Procuratore Flood –L’accusa non si basa su quanto c’è nella cassetta, ma sui
risultati delle indagini. Quest’ufficio sa bene che le comunicazioni anonime
sono prive di valore.-
-Mi fa piacere che lo
riconosca, Mr. Flood, tuttavia, Vostro Onore, questo riguarda la sua
utilizzabilità come elemento d’accusa, io mi propongo di usarlo come elemento a
discarico.-
-La ammetto, per ora, ma mi
aspetto che dimostri alla svelta la sua tesi, Avvocato Murdock.-
-Grazie Vostro Onore. Dunque,
Agente Speciale Roberts, ora sentiremo la registrazione, la prego di ascoltarla
attentamente:
Le parole si diffondono nell’aria. Una voce secca e
decisa, vedo che Matt ascolta con molta concentrazione
“Se cercate notizie sugli
attentatori del Radio City ho un’informazione per voi.”
“Chi è lei?”
“Non deve importarvi, ho tre
nomi caldi per voi: Ahmed Al Rashid; un arabo; un iraniano di nome Bahman Eshfandiari ed un
gentiluomo di nome Raymond Haddad. Se perquisirete le loro abitazioni,
troverete cose interessanti.”
La voce prosegue snocciolando gli
indirizzi, pi si sente di nuovo la voce dell’Agente dell’F.B.I.:
“Chi
è lei, come fa a sapere…”
“Diciamo
che sono un patriota americano.”
Il registratore si spegne e Matt
torna a rivolgersi a Roberts:
-Sappiamo
che avete effettuato quelle perquisizioni e ci ha illustrato quello che avete
trovato. Tra le altre cose: un paio di cartine di New York, materiale
propagandistico di un’organizzazione radicale islamica e tracce di collegamenti
ad un forum internet a cui si collegano anche alcuni presunti terroristi.
Esatto?-
-Beh
si, ma non c’è solo quello. In uno dei forum c’erano le istruzioni per
preparare un ordigno esplosivo di notevole potenza. Uno degli imputati lavora
in un’industria chimica e poteva procurarsi il necessario.-
-Ma
non avete trovato nulla nelle loro case, vero?-
-No.-
risponde l’altro a denti stretti –Nel bagagliaio dell’auto dell’iraniano
abbiamo trovato residui di nitrati presenti anche nella bomba.-
-Il
signor Eshfandiari ha un nome, Agente. Tutti questi elementi di “primaria
importanza”…- mi chiedo quanti abbaino colto l’ironia nelle parole di Matt -…
li avete trovati solo grazie alla telefonata, dunque. Un uomo molto bene
informato, quello, non è vero? Chissà come faceva ad essere così sicuro che
avreste trovato qualcosa?-
-Non
saprei.-
-Beh
potremmo fare delle ipotesi abbastanza inquietanti. Voi state brancolando nel
buio ed ecco un aiuto risolutore da un buon samaritano.-
-Obiezione!-
scatta Flood –La Difesa sta argomentando.-
Matt sorride.
-Mi
scuso Vostro Onore, mi sono lasciato, forse, trascinare.-
Lewis sorride indulgente, poi guarda
l’orologio, ed annuncia:
Signori,
credo che ci convenga prenderci un po’ di riposo. L’udienza è sospesa sino alle
10 di domatttina.-
E così, questo round è terminato.
Deborah Harris è una donna in gamba. Non è esente da
pecche, certo, come tutti noi, del resto. Quando la conobbi ero appena agli
inizi della mia duplice carriera di avvocato e supereroe e lei si era fatta
plagiare dall’ambizioso Abner Jonas, che aveva concepito un contorto piano per
impadronirsi dell’Amministrazione cittadina. Quando comprese che tipo fosse,
accettò di testimoniare contro di lui, ma questo non le evitò un certo periodo
di prigione. Nonostante ciò, la relazione iniziata con Foggy Nelson portò,
infine, al loro matrimonio. In un mondo perfetto tutto sarebbe finito con un:
“E vissero per sempre felici e contenti”, ma questo è tutt’altro che un mondo
perfetto. Per motivi su cui non vale più la pena di indugiare, Debbie tradì
Foggy con un altro uomo e questo pose fine al matrimonio. Per anni non ci siamo
più visti e poi le nostre strade si sono di nuovo incontrate e tra noi è nato
un rapporto che stiamo costruendo giorno per giorno.
-Sei preoccupato Matt?- mi
chiede. -È per il processo, vero?-
Come dicevo, è una donna in gamba.
-Si. C’è qualcosa che mi
sfugge in tutta la vicenda.- rispondo. –Sono convinto che i miei clienti siano
stati incastrati, ma perché? Ci sono almeno un paio di ipotesi e sono entrambe
inquietanti.-
-E sarebbero?-
-Beh, o qualcuno vuole a
tutti i costi dei capri espiatori al punto di fabbricare un caso contro degli
innocenti o… peggio ancora… lo stesso attentato è stato concepito per arrivare
a questo.-
-Vorresti dire che
avrebbero messo la bomba al Radio City e fatto credere ad un attentato del
terrorismo arabo allo scopo di processare quei tre? Ma perché?-
-Non lo so. Forse per
fomentare l’odio razziale e religioso. Per alimentare la psicosi del Nemico o
per scopi troppo sottili da capire. In ogni caso, questo non promette nulla di
buono.-
Debbie si stringe a me
-Ti ammiro Matt.- dice –Tu
non ti arrendi mai.-
-Me l’ha insegnato mio
padre.- rispondo. Passo le dita sul suo viso –Ora pensiamo ad altro, vuoi?
Lasciamo le preoccupazioni fuori dalla porta per stanotte.-
Mentre la bacio non posso non pensare che le
preoccupazioni ed i guai sono subdoli: tu li fai uscire dalla porta, ma loro
tentano sempre di rientrare dalla finestra.
Il Josie Bar ‘n’ Grill
ha visto entrare molti tipi di visitatori nella sua storia. Sono famose le visite di Devil; di solito
finiscono con una vetrina rotta e talvolta con una rissa. L’uomo che entra
stasera sembra decisamente più innocuo: è cieco. Un uomo di colore
dell’apparente età di circa 40 anni, occhiali scuri a coprire occhi che non
vedono più dal giorno in cui una granata gli è esplosa in faccia tanto tempo
fa. Ex soldato, ex poliziotto, Willie Lincoln è oggi un investigatore privato
al servizio dello Studio Legale Nelson & Murdock. Dove non arrivano i suoi
occhi, sa giungere con l’astuzia ed il ragionamento. Josie lo riconosce e lo saluta
-Ehi Willie, ne è passato di tempo dall’ultima volta.-
Willie sorride, mentre
risponde
-Vero Josie, ma a giudicare dalla tua voce, direi che sei sempre la
solita stupenda ragazza.-
-Adulatore. Vuoi un bicchierino di quello buono?-
-Beh perché no?-
Mentre beve, Willie,
senza darlo a vedere, individua tra le molte voci quella che stava cercando.
Lascia il bicchiere vuoto sul bancone e si dirige verso un tavolo dove un uomo
di colore sta parlando a voce troppo alta:
-E allora comincio a lavorarmi la cassaforte ed è un osso duro,
davvero, così decido di usare l’esplosivo e...-
-… E sentono il botto da Harlem
a Tribeca perché non hai saputo dosare l’esplosivo, Turk, sei fortunato ad
essere vivo.-
-Chi? Oh….l’Agente Lincoln!-
Willie si siede tra
Turk ed i suoi compari.
-Non sono più nella Polizia, lo sai, Turk e sono certo che sai anche
altre cose che potrebbero essermi utili…-
-Io non so niente di niente.-
.-Nemmeno di Ricky Stanton? Eppure so che facevate affari insieme.-
-Attento a dove ficchi il naso, Lincoln.- interviene un uomo
decisamente grasso –Non mi sembra che tu sia in grado di difenderti bene.-
-Oh, il vecchio Pike Occhi d’Oro!- replica Willie –Beh , se non ho
sentito male, pare proprio che un cieco ti abbia umiliato a biliardo e poi te
le abbia anche suonate un po’ di tempo fa, vero? Fossi in te non li
sottovaluterei più i ciechi. Ora, ragazzi, io cerco informazioni sull’assassino
di Ricky e se non siete interessati a vendicarlo, forse un pò di fruscianti
banconote potrebbero interessarvi.-
-E se ti saltassimo addosso e ti portassimo via i soldi, cieco?- dice
un terzo.
-E se ti facessi sbranare dal mio cane, invece? Su ragazzi, vogliamo
litigare o essere ragionevoli?-
È Turk a rompere gli
indugi e rispondere:
-Cosa vuoi sapere, Lincoln?-
5.
Dallo schermo arrivano
le immagini della giovane anchorwoman cinoamericana Joan Chen e del suo ospite,
un uomo di colore che il colletto identifica come un uomo di Chiesa.
<<Siamo qui assieme al Reverendo Jackson Tolliver, influente
esponente della Comunità Nera, con cui vorremmo commentare le recenti
dichiarazioni del capo della Cosiddetta Coalizione Morale, il Reverendo
Jeremiah Wintergood..>>
<<Guardi Miss Chen, le dichiarazioni razziste di Wintergood, si
commentano da sole. È deplorevole che ad un uomo simile sia ancora concesso di
parlare da un pulpito. Che un uomo del genere, che incita all’odio contro chi è
diverso dal suo concetto di americano, possa essere definito un ministro di Dio
è assolutamente inconcepibile.>>
>>Eppure si dice che anche lei abbia pronunciato sermoni che
hanno infuocato gli animi dei suoi parrocchiani.>>
<<Questo è molto diverso. Quando ti minacciano hai il diritto di
reagire…>>
Il salone è affollato
di persone in uniforme verde con un elmetto che ricorda la testa di un
serpente. Su un palco che li sovrasta, il loro capo li sta arringando:
-È arrivato il momento di agire, miei fedeli amici. I Figli del
Serpente mostreranno a tutti cosa significa essere un vero americano. Tutti i
traditori stranieri, negri, ebrei, arabi, gialli sentiranno il nostro morso.
Domani sarà il nostro giorno, ricordate: niente prigionieri!-
Sotto il suo elmetto,
il Serpente Supremo sorride sinistramente.
Il Reverendo
Wintergood si deterge il sudore e si rivolge al suo assistente personale
-Direi che ci siamo George.-
L’uomo si schiarisce
la gola imbarazzato
-Mi scusi se glielo chiedo, Reverendo, ma non crede di essere andato
troppo oltre? Se continua di questo passo, potremmo arrivare a moti di piazza,
a rivolte…-
Wintergood sorride
soddisfatto:
-Mio caro George…- risponde tranquillo -… questo è precisamente quello
che voglio.-
6.
Il processo è
proseguito con andamento altalenante. Sia coloro che hanno potuto essere
presenti, sia coloro che lo seguono attraverso i notiziari TV sono testimoni
dell’abilità con cui Matt Murdock e Bernie Rosenthal, nonché Gerald Norton ed
il suo staff s’impegnano a smontare le prove dell’Accusa, evidenziandone la genericità,
puntualizzando, come si tratti nella migliore delle ipotesi, di indizi vaghi,
di come non si siano trovati collegamenti diretti tra l’attentato ed i tre.
Richard Walton Flood è duro, incalzante, costruisce il suo caso con
determinazione, attendo a sottolineare ogni aspetto a suo vantaggio. Dopo ogni
controinterrogatorio, reinterroga i suoi testimoni sempre con piglio
aggressivo. Dal canto suo, Foggy Nelson è calmo, riflessivo, ragionevole, i
suoi interventi sono sempre mirati. Lascia volentieri a Flood gli onori della
ribalta.
Nel frattempo, al di
fuori dell’aula gli animi si surriscaldano, la Polizia fa sempre più fatica a
mantenere l'ordine e la calma tra i gruppi che si affollano intorno al
Tribunale Federale. Al terzo giorno del processo scoppiano dei tafferugli tra
innocentisti e colpevolisti. Tutti sono nervosi, sembra il periodo che precede
una tempesta e la tempesta non tarderà.
Infine, l’Accusa termina di presentare i suoi
testimoni e documenti. Ora tocca alla difesa.
Io e Foggy ci troviamo nel
corridoio, prima di entrare in aula e da quel che sento, si affretta a finire
un panino di stazza rilevante.
-Credevo
che Liz ti avesse messo a dieta, Foggy.- gli dico scherzando e riferendomi alla
sua fidanzata Liz Allen.
Lui inghiotte l’ultimo boccone e
risponde:
Uhm
lei non ne sa niente… e non dovrà saperlo.- si avvicina al distributore
dell’acqua, ne prende un bicchiere, poi mi guarda:
-Li
farai testimoniare?- mi chiede. Parla dei miei clienti, ovviamente.
-Ci
sto pensando.- rispondo in maniera evasiva. Io e Foggy siamo vecchi amici, ma
in questa faccenda siamo su fronti opposti.
Lui annuisce, comprende bene la
situazione. Sono certo che è quasi sollevato che quel Flood sia arrivato a
prendersi gloria e demeriti di un caso di cui lui avrebbe fatto volentieri a
meno. Vorrei dirgli qualcosa al riguardo, quando percepisco qualcosa di strano.
Le guardie del Tribunale, non sono le stesse di tutti gli altri giorni. Non mi
sbaglio, conosco ogni sfumatura dei loro battiti e odori. Capirei se qualcuno
fosse ammalato, ma sostituirli tutti? E c’è di più, sento una strana sensazione
che non so definire.. c’è qualcosa di strano nelle loro armi, non sono comuni
pistole.
-Foggy…
io devo andare.-
Matt…
che succede?-
Foggy è uno di coloro che conoscono
il mio segreto, ma non posso perdere tempo a dargli spiegazioni. Mi muovo, ma
due guardie mi si parano davanti
-Fermo
Avvocato, di qui non si passa!-
Un uomo massiccio, solido come una
quercia e quella sensazione di prima è sempre più forte, qualunque cosa ci sia
sotto la sua divisa manda un costante impulso elettronico. Ma cosa sta
succedendo?
Fuori dall’aula qualcosa sta
succedendo. Nessuno può dire com'è cominciata. Uno dei dimostranti innocentisti
è colpito da un sasso. Un altro reagisce e dopo pochi minuti la rissa si
scatena e comincia il caos.
7.
Sono appena arrivato in Tribunale che qualcosa accade. I
dimostranti si stanno accapigliando. È come se le tensioni accumulate stessero
scoppiando, come se un fuoco represso stesse improvvisamente divampando. La
situazione potrebbe anche essere messa sotto controllo, quando li vedo
apparire. Sono quei cosiddetti Figli del Serpente. Li sento gridare i loro
slogan e subito dopo puntano i loro bastoni e sparano i loro raggi:
-Morte ai nemici
dell’America!- li sento urlare, poi si scatena il panico, qualcuno mi urta,
cado e perdo gli occhiali. Sento la voce di Candace Nelson che urla:
-Ben! Ben!-
Poi è trascinata via dalla folla.
Al palazzo dei
Vendicatori, Capitan America e Songbird stanno guardando i notiziari al
monitor.
-Ma che sta succedendo?- esclama la ragazza..
-Non lo so- risponde Cap -Ma quelli sono i Figli del Serpente e ciò
vuol dire che devo intervenire. Avverti gli altri, io mi avvio!-
E senza dare a
Songbird il tempo di replicare, Cap abbandona di corsa la sala.
Io e Foggy veniamo spinti dentro l’aula. In un
angolo sento il Giudice Lewis trattenuto da due di quelle strane guardie. Allo
scranno del giudice una nuova figura, un uomo che al posto della toga ha un
mantello svolazzante.
-Signore e signori.- la sua
voce è fredda –Ho preso possesso di quest’aula perché è ora che sia
amministrata la vera giustizia. Gli imputati pagheranno per i loro crimini
contro questa Nazione. Io sono il Tribuno e vi prometto che giustizia sarà
fatta ed io sarò Giudice, Giuria ed esecutore!-
Ora ne sono certo: questo è un grosso guai ed io non che
una minima chance di uscirne, ma, per il bene di tutti i presenti innocenti,
devo provarci, devo trovare il modo.
FINE QUINTA PARTE
NOTE DELL’AUTORE
Fine di un episodio concitato, che ha lasciato poco
spazio alle nostre usuali sottotrame, ma vi prometto che ci rifaremo nel
prossimo episodio, per il momento, ecco le note.
1)
Per coloro che se lo
chiedono, i Pubblici Accusatori Federali o Procuratori degli Stati Uniti fanno
parte del Dipartimento della Giustizia e sono inseriti in un sistema gerarchico
che vede al suo vertice il Procuratore Generale degli Stati Uniti, equivalente
americano del Ministro della Giustizia. Ecco perché Foggy ha potuto messere
scavalcato da un funzionario proveniente da Washington.
2)
Nota di continuity. La prima
parte di questa storia, che continua direttamente dall’episodio precedente, si
svolge tra gli episodi #40 e 41 de I Vendicatori MIT, mentre gli eventi dal
Capitolo 3. in poi, come pure quelli del prossimo episodio, si svolgono dopo
Vendicatori #44, e Capitan America #26
Nel prossimo episodio: un
finale serrato con molti ospiti d’onore. I Vendicatori, U.S.Agent, la Vedova
Nera, la Pantera Nera e, magari qualcun altro. Inoltre, uno speciale sguardo a
questa vicenda lo avrete anche su Marvel Knights #36 con l’amichevole
partecipazione di Paladin, Luke Cage e Moon Knight. Non mancate ad entrambi gli
appuntamenti.
Carlo