L'UOMO SENZA PAURA
N° 34
(PARTE
QUARTA)
Di Carlo Monni
<<Qui è, come sempre, la
vostra Joan Chen dalla W.F.S.K. TV per il notiziario delle sei. Grande attesa
per il processo ai tre del Radio City Music Hall, che comincerà domani. Ci si
chiede se…>>
La prigione federale di Brooklin non è certo un
luogo piacevole. Non deve esserlo, del resto. In una delle celle di questo
complesso il mio vecchio nemico Wilson Fisk, meglio noto come Kingpin sta
scontando una condanna a sei anni per evasione fiscale. Appena uscirà da qui lo
aspetta un altro soggiorno di due anni al penitenziario di Attica per frode. Le
sole cose per cui la giurisdizione federale e quella statale sono riuscite ad
incastrarlo. Troppo poco per un uomo che è responsabile di più reati di quanti
riesca a contarne. La nostra rivalità è durata per anni, lui ha provato a
distruggere la mia vita più di una volta ed io l’ho ripagato portandogli via
ogni cosa che avesse valore per lui, ma non basta a colmare il vuoto che ho
dentro da quando Karen è morta.
-Può entrare avvocato
Murdock.-
La voce
della guardia carceraria mi distoglie dai miei pensieri. Entro in una stanza
spoglia, a parte un tavolo di ferro e quattro sedie. Su due di esse stanno
seduti i miei clienti. Si chiamano: Ahmed Al Rashid, cittadino saudita e Bahman
Eshfandiari, nativo dell’Iran. Posso sentire la loro paura. Soli, in un paese
straniero, con scarsa padronanza della sua lingua, accusati di un crimine
gravissimo di cui sono innocenti. Come
so che lo sono? Non sono un semplice avvocato, ho dei superpoteri, ovvero:
sensi supersviluppati. Posso sentire la minima variazione di un battito
cardiaco e le sottili variazioni nella chimica corporea. In parole povere,
posso agire da lie detector vivente. Per questo so che non mentono quando
dicono di non aver piazzato la bomba al Radio City Music Hall. Non posso,
quindi non chiedermi chi ha voluto incastrarli e perché? Una chiamata anonima
ha indirizzato la task force che indagava sull’attentato proprio verso di loro.
Chi l’ha fatta? Perché è rimasto anonimo? I federali non se lo sono chiesto, si
sono accontentati degli elementi incriminanti trovati. Poca roba, in verità:
una cartina con segnato il Radio City, materiale su gruppi radicali arabi e
poco altro. Chi ha chiamato sapeva cosa ci sarebbe stato nelle case dei miei
clienti, ma come? Tutte cose che devo scoprire io… o il mio alter ego Devil.
Il
cieco cammina lungo il marciapiede con il suo cane al guinzaglio. William T.
Lincoln conosce il quartiere dai tempi in cui era solo un Agente di Pattuglia
fresco d’Accademia e non ne ha paura. I due che lo fermano non sanno che Willie
è un ex poliziotto e che ha perso la vista nelle giungle del Sud Est Asiatico a
causa di una granata; per loro è solo un cieco qualunque da tormentare.
-Ehi dove vai tutto solo paparino?- comincia uno, parandosi davanti a
lui.
Willie sospira. Non è
la prima volta che gli capita una cosa simile e non sarà neanche l’ultima.
Sente il fiato del ragazzo e scommetterebbe tutto quel che ha che si fatto
almeno tre birre e, magari, ha sniffato qualcosa. Non che sia una sorpresa da
queste parti.
-Se io fossi tuo padre, penserei seriamente al suicidio, ragazzo.-
risponde sferzante.
-Ehi cerchi di farmi passare per fesso, cieco?-
-Non hai bisogno di me per questo.- ribatte Willie –Sei abbastanza
bravo da solo. Ora ti dispiacerebbe farmi passare?-
-E se non lo faccio che farai? Chiami aiuto? O speri nel tuo
cagnaccio?-
Un altro sospiro., poi
Willie muove il suo bastone, e lo usa per far cadere uno dei due teppisti, poi
lascia libero il cane
-Vai Wolf!- incita.
Il cane salta addosso
all’altro rovesciandolo a terra.
-Se ora fate i bravi, dico al mio cane di non azzannare, ok?-
Mentre sente un bel
coro di si, Willie pensa che ogni tanto è bello prendersi certe soddisfazioni.
Per sua fortuna ha imparato da tempo che l’essere cieco non significa essere
indifeso. Quei corsi di minima autodifesa sono serviti. Se pensa che c’era un
tempo, non appena rimase cieco, in cui era pronto a cedere alla disperazione ed
ora, invece…. Deve ringraziare Matt Murdock per questo ed il modo che ha di
ripagarlo è fare bene il suo lavoro e questo significa non tardare troppo al
suo appuntamento.
Il suo informatore ha
detto di avere notizie scottanti e Willie non intende trascurare alcuna pista
Entra in un vecchio palazzo e sale per scale da cui emanano odore di cavolo ed
altri odori sulla cui origine preferisce non farsi domande. Finalmente arriva
alla porta che cerca. È socchiusa. Willie non è un novellino, abbiamo detto, sa
bene che in questo quartiere nessuno lascia la porta aperta. Con molta
circospezione spinge la porta ed entra, Nessun rumore. Anche se non può certo
raggiungere i livelli di Matt Murdock, tuttavia, da quando è rimasto cieco,
Willie ha imparato ad usare al meglio i suoi rimanenti quattro sensi. È quasi
certo che nel piccolo appartamento non ci sia nessuno… nessuno vivo, cioè. Il suo
cane ringhia
-Che c’è Wolf?- chiede Willie –Cos’hai visto?-
Si lascia guidare dal
cane ed intanto muove in avanti il suo bastone, finché non incontra qualcosa.
Un corpo umano. Willie si china e lo tasta. Morto. Il rigor mortis si sta
appena diffondendo. È già passata qualche ora, quindi. Quell’odore dolciastro…
sangue. Ce n’è una pozza proprio sotto i suoi piedi. Qualcuno ha ucciso Ricky
Stanton e non c’è andato piano, deve averlo squartato o quasi. Willie si alza
in piedi ed afferra il suo cellulare, quindi forma un numero che conosce
benissimo.
2.
Sono appena uscito dal carcere,
potrei prendere un Taxi, ma perché perdersi la sensazione del vento sulla
faccia, mentre mi spenzolo attaccato al mio fedele bastone? Inutile negarlo: in
questi momenti non ci sono più i problemi di Matt Murdock o dei suoi clienti,
ma solo il puro e semplice divertimento, una sensazione che mi sembra sempre
più lontana in questi giorni. Salto oltre l’ultimo pilone del Ponte di Brooklin
e sono in caduta libera, aspettando, come al solito, l’ultimo istante
disponibile per far scattare il cavo retrattile ed aggrapparmi al più vicino
appiglio, La gente intorno è divisa tra ammiratori ed altri che mi gridano
frasi che è meglio non ripetere. Quasi tutti pensano che io sia un esibizionista
e non posso dar loro del tutto torto.
Sono appena entrato in casa, che il
telefono squilla, Rispondo e riconosco subito quella voce:
-Cosa c’è
Willie?- gli chiedo.
-Un brutto
guaio, temo.- risponde Willie Lincoln e mi fa un resoconto accurato di tutto
quanto è successo.
-Hai già
chiamato la Polizia?
-Non ancora,
pensavo dovessi saperlo prima tu.-
-Ok, hai
fatto bene. Chiamali dopo che ho riattaccato e di loro tutto quello che pensi
debbano sapere.-
Riattacco e mi chiedo cosa fare.
Potrei recarmi ad Harlem e vedere, se posso fare qualcosa, ma ora non avrebbe
senso: la pista è fredda ormai e non tutti i poliziotti apprezzano la mia
presenza. Più tardi, forse. Ora
pensiamo a farci una doccia e riposarci un po’. I problemi non finiscono mai,
purtroppo.
Il mio nome è Ben Urich e sono un
giornalista. Non è molto, ma è quanto vi basta sapere di me. La mia specialità
è il giornalismo investigativo. C’è gente in questa città che mi vedrebbe
volentieri morto e qualcuno di loro ci ha anche provato a rendere questo
desiderio realtà. Senza successo, però. Vedete: io ho questa specie di angelo
custode, beh dovrei dire un diavolo, in realtà, ma non sottilizziamo troppo,
d’accordo? In un vecchio fumetto mi avrebbero già chiamato “L’Amico di Devil”,
lo ammetto. Proprio il mio vecchio amico Matt Murdock è uno dei motivi per cui
sono qui. , in quest’aula di giustizia. L’imputato è conosciuto solo come
Bullseye ed è accusato di multipli omicidi, uno in particolar modo: quello di
una donna di nome Karen Page. Karen era la donna di Matt, il grande amore della
sua vita, se vi piacciono i toni melodrammatici. Bullseye l’ha uccisa senza
ripensamenti. Ora il suo processo riprende, dopo l’interruzione dovuta alla sua
fuga e presunta morte[1]
ed il Pubblico Accusatore, una donna di nome Grace Powell, è determinata a
farlo condannare. Quanto a lui, non sembra uno che è caduto da una palazzina di
cinque piani, il vantaggio di avere le ossa ricoperte di adamantio, immagino.
Lo vedo del tutto indifferente, come se non gli importasse affatto del processo
e del verdetto e probabilmente è proprio così. Al termine dell’udienza lo
portano via più legato di Hannibal Lecter. Si volta un istante e mi fissa e,
cosa che m’inquieta alquanto, sorride, poi riprende la sua maschera di
impassibilità. Non dovrei essere spaventato, è stato messo in condizione di non
nuocere, giusto? Beh è inutile negarlo, questo non mi consola, sono spaventato.
Il Sergente Detective
Lou Snider del 28° Distretto di Harlem ne ha viste troppe in vita sua, per
farsi impressionare da un semplice cadavere sgozzato. Lascia che i ragazzi del
C.S.U.[2]
facciano il loro lavoro e si rivolge a Willie Lincoln:
-Allora Willie, cos’è successo qui?-
-Ne so quanto te, Lou.- risponde Willie –Ricky era uno dei miei
informatori abituali sin dai vecchi tempi – intende dire quando era anche lui
un poliziotto -Avevo un appuntamento con Ricky, doveva dirmi qualcosa. Quando
sono arrivato qui l’ho trovato così.-
-Mmm. Che cosa poteva mai avere da dire una mezza tacca come Ricky
Stanton proprio a te?-
Willie sospira.
Conosce Snider da quando era appena una recluta, ma ora ha dei doveri verso Matt Murdock ed i suoi
clienti e ci sono cose su cui essere riservati, purtroppo.
-Francamente non lo so.- risponde, infine –Sto indagando su quella
storia del Radio City, dovresti saperlo. Ricky mi ha chiamato dicendo che aveva
qualcosa di scottante da dirmi, sono parole sue, qualcosa che valeva un bel
mucchio di bigliettoni.-
-E cos’era?-
-Non ha voluto dirmelo al telefono. Mi ha dato appuntamento qui e mi ha
detto di portare i soldi.-
-E ti aspetti che ci creda Willie? Dimmi perché non dovrei credere che
tu o Murdock non ne sappiate di più su questa storia e non vogliate tenervelo
per usarlo in quel vostro dannato processo?-
-Perché te lo dico io, ecco perché!- ribatte Willie –Onestamente: se ne
sapessi di più, forse non te lo direi, almeno senza l’autorizzazione di
Murdock, ma questo è davvero tutto quello che so, credimi.-
Snider borbotta
qualcosa d’incomprensibile, poi:
-Ok, Ok! Vai pure adesso Willie, ma se avessi bisogno di te, fatti
trovare.-
Willie si concede un
sorriso e sfila dal taschino della giacca un biglietto da visita, mettendolo
nella mano di Snider.
-Qui ci sono i miei numeri.- gli dice –fatti vivo quando vuoi.- poi,
afferra il guinzaglio e si rivolge al suo cane –Coraggio Wolf, andiamo a casa.-
3.
L’uomo di nome Richard Fisk sta sorridendo. Le cose non potrebbero
andare meglio per lui in questo momento. Ogni cosa che ha pianificato sta
andando come previsto, ha lavorato duramente per allontanare da se l’ombra di
suo padre e c’è riuscito. Certo, ci sarà sempre qualcuno che sarà diffidente
nei suoi confronti, ma era previsto e non importa. Ora per l’opinione pubblica,
il nome di Richard Fisk è associato al lavoro della sua Fondazione per l’Aiuto
alle Vittime del Crimine, tutte operazioni perfettamente legittime e dirette
davvero a beneficio di chi dicono. È il bello dell’intera questione. È come nei
giochi di prestigio: non c’è trucco e non c’è inganno, si dice, ma in realtà le
cose non sono mai quelle che sembrano. Il ruolo del prestigiatore gli si
addice, in fondo.
Il cellulare squilla e
lui risponde:
-Ciao cara, come va ad Isla Suerte?- chiede.
<<Benissimo.>> risponde la donna dall’altra parte del
collegamento, una giovane bionda in un bikini mozzafiato, distesa su una sedia
a sdraio.<<Vorrei che tu fossi qui… con me.>>
-Lo vorrei anch’io.- risponde lui con aria mesta –Purtroppo, perché
tutto vada secondo i nostri piani, mi tocca rimanere qui, forse il prossimo
weekend…-
<<Dici sempre cosi e poi… ma lasciamo perdere, davvero tutto
procede bene?>>
-A meraviglia sinora. Tutti sanno che mi sono sempre opposto a mio
padre e quelli che sospettano le mie altre attività non hanno neanche la benché
minima prova, purtroppo per loro. E men che meno sospettano che tu sia
d’accordo con me.-
<<Come ho fatto a farmi coinvolgere da te Richard?>>
-Eri annoiata di una vita vuota, io ti ho dato l’opportunità di
riempirla di emozioni.-
<<È vero caro, il nostro incontro in Svizzera è stato un colpo di
fortuna per tutti e due.>>
La conversazione
prosegue ancora per un po’, poi i due si salutano. Richard sorride ancora
mentre si alza dalla scrivania. Gran donna, pensa, in gamba, fiera e
determinata, nonostante… Si, è stata una fortuna averla conosciuta.
Il mattino mi trova in riunione con gli altri
soci ed associati dello Studio Legale per fare il punto della situazione.
Partecipa anche Willie Lincoln a cui cedo la parola:
-Non
c’è molto da dire: qualunque cosa Ricky Stanton avesse da dirmi, se l’è portata
nella tomba.-
-Accidenti.-
è Bernie Rosenthal a parlare –Poteva essere importante ed ora non lo sapremo
più.-
-Non
è detto.- interviene Becky Blake, l’energica amministratrice dello Studio
–Dopotutto sappiamo sempre qualcosa, abbiamo dei punti di partenza.-
Sorrido Ho sempre saputo che Becky
ha una mente di prim’ordine, l’essere bloccata in una sedia a rotelle non ha
affatto fiaccato il suo spirito, anzi l’ha rafforzato
-Becky
ha perfettamente ragione.- dico –Sappiamo davvero qualcosa… per esempio: come
può quel Ricky Stanton aver saputo l’informazione che voleva venderci?-
Willie annuisce.
-Proprio
questo è il punto.- afferma. -È chiaro che può averlo appreso solo in certi
ambienti ed è da qui che dobbiamo partire se…-
L’entrata della mia segretaria
interrompe la riunione.
-Scusate.-
dice –Credo che fareste meglio a guardare il notiziario.-
La
redazione di un grande giornale metropolitano ferve sempre di attività a certe
ore del mattino, io sto alla mia scrivania riguardando il mio ultimo pezzo
quando, dalla scrivania accanto alla mia arriva un’esclamazione di Candace
Nelson, che sta controllando le agenzie via internet.
-Oh
Cielo!-
Mi giro per chiederle cosa c’è,
quando, a passo di marcia ecco entrare il nostro impavido editore J.Jonah
Jameson e la sua voce copre ogni altro rumore:
-Questo
è un giornale non un circolo di cucito. Le notizie non voglio apprenderle prima
da uno stupido notiziario TV, voglio che i miei giornalisti le diano per primi,
capito?-
-Ma
cosa?- esclamo sorpreso.
URICH!-
mi urla J.J.J. nelle orecchie –Non dirmi che non sai niente? E ti fai chiamare
giornalista? Mmf ai miei tempi…-
-Calma
Jonah.- interviene il nostro Direttore Joseph “Robbie” Robertson, affiancato
dal Capo Redattore per la Cronaca Cittadina, Kathryn Cushing, -Accendiamo la
TV, Ben.-
Lo faccio e quando sento le notizie
capisco l’umore di Jonah. Cosa succederà adesso?
4.
<<Qui è Trish Tilby in diretta proprio di fronte al palazzo della
W.F.S.K. dove, poco meno di mezz’ora fa, un commando di uomini armati è
penetrato negli studi, ha preso in ostaggio il personale ed ha lanciato il suo
messaggio. Prego la regia di trasmetterlo >>
L’immagine cambia ed
ora si vede un uomo in tenuta paramilitare, sulla testa il classico copricapo
arabo il volto nascosto da una specie di sciarpa, che con voce dal palese
accento mediorientale sta dicendo:
<<Noi siamo la Spada di Allah e reclamiamo la liberazione dei
nostri fratelli musulmani detenuti nelle vostre carceri per il cosiddetto
attentato al Radio City Music Hall. Se le nostre richieste non verranno
soddisfatte, uccideremo tutti i nostri ostaggi. Non tentate di fermarci.
Abbiamo armi ed esplosivi che possono far saltare questo palazzo ed è quello
che accadrà se verrà tentata una qualunque azione di forza. Il vostro tempo è
poco. Se tra un ora esatta le nostre richieste non saranno state soddisfatte,
il primo ostaggio sarà ucciso. Che il suo sangue ricada sulle vostre teste.
Allah è grande!>>
L’immagine ritorna su
Trish Tilby:
<<E questa è la situazione. Ora, a mezz’ora dallo scadere
dell’ultimatum, il luogo è circondato dalla Polizia e sono presenti anche
Agenti dell’F.B.I. ed altre agenzie federali. Nessuno può dire cosa accadrà
adesso.>>
Nel Palazzo dei
Vendicatori l’uomo di nome Tony Stark sbotta in un imprecazione. Doveva capitare
proprio ora che la gran parte dei Vendicatori sono fuori?[3]
Deve chiamare tutti quelli che riesce a trovare, ora.
Ci ho messo forse troppo tempo per congedare
gli altri, cambiarmi e raggiungere il posto, ma ora che sono qui, che posso
fare? Un attacco diretto non mi sembra il più adatto, non se voglio davvero
salvare qualcuno. Mi piazzo sul tetto di un palazzo vicino e lascio lavorare i
miei sensi, Sotto di me tre uomini ed una donna stanno parlando. Una delle voci
la conosco quasi quanto la mia: è il mio vecchio amico e socio Foggy Nelson,
oggi Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New
York.
-Che
si sa di questi tizi?- sta chiedendo.
-Non
sono segnati in nessun file dell’Antiterrorismo. Di fatto, non sappiamo niente
di loro.- risponde una voce maschile. L’uomo che ha parlato non l’ho mai
incontrato personalmente, ma l’ho sentito parlare in TV: è Lee Kearns, il Capo
dell’F.B.I. a New York.
-Molto
consolante. Un gruppo di sconosciuti, probabilmente fanatici pronti a morire,
questo direi che consiglia prudenza. Non voglio un bagno di sangue, specie se
fosse degli ostaggi. Idee Commissario?- a parlare è stata Connie Ferrari,
Procuratore Distrettuale di Manhattan.
-Nessuna
azione di forza se non si rende assolutamente necessaria.- risponde il
Commissario di Polizia Arthur Stacy.-Ho chiamato i migliori negoziatori del
Dipartimento per questo.-
-Ed
io ho i miei.- aggiunge Kearns.
Il fatto che i pezzi grossi siano
qui conferma che non è uno scherzo beffardo e tra poco più di 10 minuti
l’ultimatum scadrà. Non c’è dubbio: devo trovare un modo per entrare e…
Se non fossi stato troppo distratto
li avrei sentiti arrivare alle mie spalle molto prima ed invece, anche se mi
giro immediatamente, loro sono già in posizione.
-Hai
i riflessi pronti Cornetto.- la voce è sarcastica. Appartiene ad un uomo che ha
passato la quarantina. Il senso radar mi rimanda un immagine non definita, come
se la sua struttura non fosse stabile. So chi è.
-Magari
ha gli occhi anche dietro la testa.- dice un altro, giovane, direi, poco oltre
la ventina, forse. Lo riconosco. è uno che ho incontrato una volta sola, ma è
stata un’occasione importante: mi ha salvato la vita.
-Ha
molte risorse credimi.- a rispondere è un terzo uomo, appena un po’ più giovane
di me e che conosco bene da anni, ormai –Mi sono battuto con lui una volta e
non è un esperienza che ricordo volentieri.-
Il quarto non parla, ma percepisco
in lui un tumulto d’energia pronta ad esplodere; la quinta figura non sembra
avere consistenza corporea, quasi un ologramma vivente.
-Cosa
fate voi qui?- chiedo. –I Vendicatori sono a corto di personale?-
Domanda stupida. Cosa possono volere
l’Uomo Sabbia, Nova, Occhio di Falco ed uno che probabilmente è il Fante di
Cuori, assieme a Photon in questo frangente? Sono qui per il mio stesso motivo.
-Che
razza di domande.- ribatte Occhio di falco –Siamo qui per sistemare la
situazione. Questo è un lavoro per i professionisti.-
Che arroganza! Non mi trattengo dal
rispondergli:
-Ti
faccio notare che io sono in giro da più tempo di quasi tutti voi e poi….
Quelli la dentro non sono Kang il Conquistatore. Se provate a caricare a testa
bassa, provocherete solo un bel massacro. Qui bisogna agire con più
sottigliezza se vogliamo salvare capra e cavoli.-
Sento la perplessità di Occhio di
Falco. Si rende conto anche lui del problema. Alla fine dice:
-Puoi
aver ragione, ma non possiamo star fermi senza far niente.-
Faccio un lieve sogghigno e replico:
-Non
ho detto questo. Vedi: ho un piano.-
L’uomo che osserva gli eventi alla TV è
compiaciuto e soddisfatto di se. Tutto sta andando esattamente secondo i piani
e presto New York sarà una polveriera pronta per esplodere e lui… lui sarà
quello che accenderà la miccia.
Ecco finito un episodio che almeno
apparentemente vira la storyline verso una nuova e forse, inaspettata
direzione, ma sarà davvero così? Lo scopriremo di certo. Per ora un po’ di
note.
1)
Questa
storia si svolge parallelamente agli eventi di Vendicatori #40, quindi, degli
attuali membri attivi dei Vendicatori Iron Man (Eddie March), Scarlet, Sersi,
Songbird, Thunderstrike, Wonder Man e Deathlok sono ad Olympia, capitale degli
Eterni; Capitan Marvel e Quasar sono nello spazio; la Visione è nel Microverso;
Aracne e a Denver, War Machine, Amor e Stingray sono nelle profondità
dell’Oceano Pacifico; Artiglio d’argento è nel Wisconsin coi Thunderbolts.
Capitan America e Falcon arriveranno, forse nel prossimo episodio e Machine
Man…. Non contate di vederlo qui amici. -_^
2)
Devil ed
occhio di falco s’incontrarono, anzi si scontrarono in Daredevil Vol 1° #99 a
causa di Natasha Romanov, la Vedova Nera, all’epoca convivente di Devil ed ex
innamorata di Clint Barton. Si erano, però già incontrarti in precedenza, per
esempio in Avengers Vol 1° #82 in cui combatterono contro lo Zodiaco, ma
all’epoca Clint aveva assunto l’identità di Golia II.
3)
L’unico
incontro tra Devil e Nova avvenne, invece in Daredevil Vol 1° #142 (Uomo Ragno,
Corno, #232/233) in cui lo aiutava ad uscire da una trappola di Bullseye. Devil
esagera nel dire che gli ha salvato la vita, probabilmente se la sarebbe cavata
da solo, ma con più fatica. -_^
4)
Nello
scorso episodio vi avevo promesso un’ospite a sorpresa e ne avete avuti
addirittura cinque e non è finita qui -_^
Nel prossimo episodio: come se non bastasse L’Armata di Allah, a
complicare le cose arrivano i Figli del Serpente, il ed altro ancora. Il tutto
mentre il processo ha inizio. Oh, dimenticavo, torna la Vedova nera, contenti?
-_^
Carlo