1.
-Mi
benedica, Padre, perché ho peccato.-
Quante volte ho pronunciato
questa frase? Quante volte avrei dovuto pronunciarla? Inginocchiato nella
penombra del confessionale, penso alle colpe di cui è macchiata la mia
coscienza e non so se farò a tempo a dirle tutte, il tempo è l’unica cosa che
manca, è sempre troppo poco per fare tutto quello che c’è da fare ed io sono
solo a farlo. Chi sono io? Il nome con cui sono nato è Matthew Michael Murdock
e sono un avvocato, ma ne ho avuti anche altri nel corso degli anni: Mike
Murdock,
quello di uno spavaldo gemello, che era tutto quello che io non avevo mai
potuto essere; Jack Murdock, quello del pugile cieco di Hell’s Kitchen, un uomo
senza ricordi e senza passato; Jack Batlin, quello di un truffatore con una
coscienza; ma, soprattutto, quello che mi affibbiò la crudeltà dei ragazzini
del quartiere quando ero piccolo, Devil. Ma anche Devil è stato molti uomini
nel corso degli anni: l’allegro spaccone col sorriso sulle labbra e la gioia di
vivere; il cupo giustiziere notturno, alfiere di una giustizia troppo spesso
negletta; lo spietato vigilante in cui la morale è sepolta dalla violenza. Sono
stato tutti questi uomini e, forse, nessuno di loro. Il che ci riporta alla
domanda di partenza: chi sono io? Il Cielo mi aiuti, non sono più sicuro di
saperlo.
Un
Ospedale non è quasi mai un posto tranquillo. Oggi, poi, al Memorial Hospital
devono affrontare una situazione molto difficile. In una delle sale parto, il Dottor Keith Kincaid, che in realtà
sarebbe un chirurgo, ma al momento non ha grande importanza, sta aiutando una
donna di nome Sorrow a partorire la sua prima figlia, mentre, in una vicina
sala operatoria, la dottoressa Jane Foster Kincaid sta, a sua volta, operando
la ginecologa Dottoressa Salinas, rimasta vittima dell’attacco di una creatura
che può essere chiamata solo demone.[1]
In un altro reparto di questo grande ospedale, una paziente si sta preparando
ad andarsene. Il suo nome è Candace Nelson ed è una giornalista. Circa due
giorni fa, un uomo di nome Bullet l’ha aggredita e le ha spezzato il braccio
destro in più punti.[2] Hanno dovuto
operarla per rimettere a posto le ossa, ma oggi, finalmente, le hanno dato il
permesso di uscire. Suo fratello Foggy, che, tra l’altro, è anche il
Procuratore degli Stati Uniti per questo distretto, non ha voluto intendere
ragioni e le ha, praticamente, imposto di venire ad abitare da lui per tutta la
durata della convalescenza. Candace ha sbuffato, ma non ha avuto altra scelta
che accettare, dopotutto da sola, nel suo appartamento, come potrebbe cavarsela
bene, usando un braccio solo? L’attacco dei demoni ha avuto inizio proprio
mentre Foggy (il suo nome, in realtà, è Franklin, ma sono in pochi, ormai, a
chiamarlo così) stava spingendo la sua sedia a rotelle, mezzo su cui le norme
sanitarie prescrivono che debbano essere accompagnati all’uscita tutti i
degenti quando vengono dimessi. Per loro fortuna, data la sua carica, Foggy è
sempre accompagnato da almeno un paio di agenti federali e questi, nonostante
una sorpresa iniziale, hanno saputo reagire con la necessaria rapidità. In
breve, questi demoni, sorprendentemente fragili dal punto di vista fisico, sono
stati sopraffatti, ma, per gli uomini della Sicurezza, non c’è che un
imperativo: andarsene alla svelta.
-Ma che ne sarà della gente qui?-
chiede Foggy –Quegli esseri potrebbero tornare.-
-Provvederemo ad avvisare chi di
dovere, signore…- risponde uno degli agenti -…ma, per ora, noi dobbiamo pensare
alla sua incolumità ed è chiaro che questo posto non è più sicuro.-
-Mmm, forse avete ragione.-
In
breve tempo, il gruppetto sale nelle auto in attesa e parte verso a sua
destinazione. Candace guarda, preoccupata, la cappa d’oscurità che sembra
diffondersi sulla città, una sorta d’oscuro istinto, le dice che le cose stanno
per peggiorare.
Avete mai
sentito l’espressione: “Bolgia infernale” riferita alla redazione di un grande
quotidiano nazionale? Oggi, quest’espressione figurata ha assunto un valore del
tutto reale, perché la redazione del Daily Bugle è invasa dai demoni ed intendo
veri demoni. Confesso di non essere un grande frequentatore di chiese,
diversamente dal mio amico Matt Murdock, ma, inconsapevolmente, recito una
preghiera, mentre sfascio una sedia contro un demone che, cadendo, si trasforma
in polvere. Qualunque cosa siano questi esseri, non sembrano davvero godere di
una grande consistenza fisica, ma non mi illudo, non durerà.
-Tutto bene Ben?- mi chiede un
affannato “Robbie” Robertson
-Per ora si.- rispondo –Cosa credi
che stia succedendo? Che cosa sono queste creature?-
-Sembrano parenti strette di
quelle che ci assalirono qualche anno fa,[3]
ma quelle erano, decisamente, più resistenti. Certo, all’epoca, Jonah, ha
ritenuto più conveniente credere che si trattasse di un fenomeno di
allucinazione collettiva, ma stavolta, non si potrà sostenerlo facilmente.-
Mi
guardo intorno, la redazione è devastata, sembra un teatro di guerra e chi può
dire che questa non lo sia? Prendo una sigaretta e l’accendo ed al diavolo gli
stupidi regolamenti, che non piacciono neppure a J.J.J. Morire di cancro ai
polmoni non sembra il maggior pericolo che corro al momento, forse non lo è mai
stato, a pensarci bene. Ben Urich, giornalista, un uomo che amava vivere
pericolosamente. Lo scriveranno sulla mia lapide un giorno, ma non oggi spero,
non oggi. Guardo verso l’orizzonte, qualcosa di brutto sta accadendo a New York
e, forse, a tutto il resto del dannato mondo. Immagino che gente come I
Vendicatori o l’Uomo Ragno od il mio amico Devil stiano già facendo del loro
meglio ed io?
-Esco!- dico improvvisamente
-Sei impazzito Ben?- mi chiede la
fotografa Angela Yin
-Forse!- rispondo –Ma la fuori sta
succedendo qualcosa di brutto e, se domani ci sarà ancora un Daily Bugle, sono
pronto a scommettere che Jameson vorrà un resoconto esatto.-
-Ti servirà una fotografa.-
commenta Angela
La
guardo, tossisco una volta, due, tre, poi rialzo la testa e le rispondo:
-Non se chi dei due sia il più
matto tra noi, comunque, se vuoi venire, accomodati, pure.-
E,
senza aspettare risposta, mi avvio all’uscita.
2.
Il
mondo è impazzito. Penso che, anche senza supersensi, me ne accorgerei
comunque. Non so dire perché, ma il cambiamento per me è palpabile. È un
insieme di cose: l’aumento dell’elettricità nell’aria, una serie di odori del
tutto nuovi o modificati e quegli esseri, sicuramente non umani, che ci hanno
assalito poco dopo il nostro arrivo in casa. Si sono disintegrati non appena li
ho colpiti col mio bastone, ma il pericolo non è cessato, lo sento, lo so. Il
mio senso radar inquadra il corpo rannicchiato in posizione fetale della mia
attuale ospite, la ragazza di colore che si fa chiamare Nyla Skin, che stringe
al petto il figlioletto Jack, lo stesso nome di mio padre, tra parentesi, ed è
chiaramente spaventatissima. Le tendo una mano e l’aiuto a rialzarsi.
-Va
tutto bene adesso.- le dico, sperando d’essere convincente
-Quelli
erano davvero demoni?-mi chiede
-Se
non lo erano, lo sembravano davvero.- le rispondo –Vieni, non possiamo restare
qui, potrebbero tornare ed essere molto più pericolosi di prima. Tu e tuo
figlio dovete stare al sicuro. Se sono davvero demoni, forse la chiesa di Padre
Gawaine sarà un’efficace protezione, andate lì.- Mi sfilo il crocefisso di Suor
Maggie dal collo e lo porgo a Nyla –Tienilo. Non so se ci credi, ma, chissà…
potrebbe davvero proteggerti.-
Sento che esita, poi lo afferra e lo
passa al collo del figlio.
-E tu
che farai?-mi chiede
-Io?
So cavarmela, non temere.- replico. Accarezzo rapidamente la testa di suo
figlio e salgo in camera mia. Nyla è il ricordo vivente e bruciante che io,
Matt Murdock, non sono esente dal peccato. A suo tempo lei mi dette il suo
aiuto ed il suo amore ed io, per tutta risposta, l’ho vigliaccamente
abbandonata quando non avevo più bisogno di lei. Mi sono comportato proprio
come l’uomo che l’ha messa incinta e di cui non vuol nemmeno parlare. Mi
atteggio a paladino della giustizia, ma il mio cuore non è puro. Giunto davanti
all’armadio, esito, non so bene perché… Quella che mi aspetta sarà una dura
giornata, devo affrontarla nel modo giusto, devo essere pronto al peggio.
Seduto, nella penombra del
suo laboratorio, nel retro del suo negozio di costumi, Melvin Potter è preda di
cupi pensieri. Stringe le labbra e serra i pugni. Il caos sta investendo la
città e lui non sa far altro che starsene seduto al buio, senza far niente.
Nessuno lo rispetta più. L’altro giorno l’Uomo Ragno lo ha trattato come un
bambino terrorizzato,[4]
è stato umiliante. In altri tempi, uno che lo trattasse così l’avrebbe preso
per il collo e gliel’avrebbe spezzato, ora, invece, invece… Hanno detto che era
guarito dalle sue tendenze psicotiche, che la violenza e l’istinto omicida sono
stati estirpati da lui per sempre e allora, perché sente quest’impulso ad
alzarsi e distruggere, di farla pagare a tutti, di far vedere chi è e di cosa è
capace? No, deve scacciare questi pensieri, deve fare qualcosa, parlarne con
Betsy, subito. Rapidamente compone il numero dell’ufficio della sua compagna,
l’Assistente Sociale Betsy Beatty, la prima che ha creduto in lui, nelle sue
possibilità di riscatto. Lei lo tranquillizzerà, lo fa sempre. Appena sente la
sua voce, già si sente meglio:
<<Sei tu Melvin? C’è
qualcosa che non va?>>
-Betsy io…volevo…-
<<Hai una voce strana, lo
sento. Ascolta Mel…cosa ti succede? Oggi l’intera città sembra impazzita e
tu…ehi..cosa… fermo..no… ah!-
Melvin
sente una serie di rumori, tra cui quello del ricevitore che cade in terra
-Betsy! Betsy mi senti?- urla
Melvin, ma nessuna risposta giunge dall’altra parte del filo, a parte una
risatina isterica che non sembra essere della sua Betsy.
Melvin
resta un attimo imbambolato. Se hanno fatto del male a Betsy, pensa, se… No! Si
alza e nei suoi occhi vibra una luce sinistra. Se qualcuno ha osato toccare
Betsy, lui li ucciderà tutti, tutti e sa esattamente come farlo.
Inferno!
Ho udito questo termine pronunciato da molti dei miei parrocchiani quest’oggi
ed, in effetti, il panorama fuori sembra, sempre più, assomigliare alle visioni
di Dante. Il cielo è sempre più cupo e con venature rossastre, forse incendi,
forse qualcosa di più tremendo, non lo so. Sono un prete Cattolico. Mi chiamo
Sean Patrick Gawaine, sono cresciuto in questo quartiere. Hell’s Kitchen lo
chiamavano allora: la “Cucina dell’inferno” ed era un nome ben meritato. Oggi
lo è di nuovo. Esseri demoniaci scorazzano per le strade e, con loro, uomini e
donne che stanno cedendo alle lusinghe delle tenebre. Quest’edificio, la Chiesa
di Nostra Signora della Misericordia, sembra, per ora, intoccato; un’isola nel
mare di follia che sta diventando la città, ma per quanto? Mi guardo intorno, la
Chiesa è piena: ci sono persone che pregano, altre che stanno semplicemente in
silenzio, come annichilite da quanto hanno visto fuori di qui. Vedo alcuni dei
Ciccioni, la banda dei ragazzini del quartiere, mancano Eightball e Darla, tra
gli altri; in un angolo la giovane amica di Matt Murdock, Nyla è silenziosa e
stringe a se un bambino di circa due anni, dalla carnagione più chiara della
sua, suo figlio. In mezzo a tutti, gira la solita Suor Maggie. Mi chiedo dove
prenda tutta la sua forza e mi chiedo se resisteremo a quest’onda di malvagità
che rischia di travolgerci. Che posso fare, se non pregare?
Signore,
Tu sei il mio pastore, conducimi sui sentieri della salvezza e con me tutti
coloro a cui hai offerto rifugio nella Tua casa.
3.
Sto percorrendo i tetti di Manhattan
e lo spettacolo che si presenta ai miei sensi è veramente sconvolgente. La
città sembra preda di un’epidemia di follia collettiva ed orde di demoni
scorazzano per le strade, attaccando chiunque incontrino. Le emozioni sono così
intense da rischiare di travolgermi. È l’intero campionario dei sette vizi
capitali scatenato e senza freni. Apparentemente, si tratta di qualche fenomeno
d’origine mistica, un affare più adatto a gente come il Dottor Strange, che a
quelli come me. Ho fatto quel che potevo, contro i demoni che ho incontrato, ma
sembra come combattere una goccia nel mare. Sono appena saltato su un tetto nei
pressi dell’Empire State University, che il mio senso radar mi trasmette
l’immagine di una di quelle creature che porta sulle spalle una figura umana.
Ritmo del battito cardiaco e del respiro, il rumore del vento che scompiglia i
suoi capelli, il profumo dolce ed intenso; tutto concorda a stabilire che è una
donna. Ovviamente, non posso non intervenire. Uso il mio bastone telescopico
per darmi la spinta necessaria a piombare alle spalle del demone e farlo
cadere. La ragazza si sarà un po’ ammaccata, ma poco male. Ora devo occuparmi
di questo essere. Nessun battito cardiaco percepibile, solo una massa esagerata
ed un fiato che sa di marcio, di cose morte e putrefatte da secoli. Lascia
andare la ragazza e mi assale. Evito il suo primo colpo e gliene sferro uno col
bastone. Barcolla, ma si riprende e mi assale di nuovo, salto e spezzo il
bastone a formare dei nunchaku. Quando mi assale ancora, gli stringo un braccio
nella catena d’acciaio e lo faccio letteralmente volare, spinto dalla sua
stessa velocità. Finisce contro un’antenna televisiva e, incredibilmente, si
disintegra in mille pezzi, che, poi, vengono portati via dal vento. Non sto a
pensarci troppo e mi dirigo verso la ragazza, che si sta rialzando.
-Tutto
bene Miss…?- chiedo
-Direi
di si.- risponde. Sento la perplessità nel suo sguardo –Tu sei Devil, vero? Lo
sembri, ma il tuo costume…. Il tizio che lo ha indossato per qualche tempo
diceva di non essere lo stesso Devil degli anni passati. Eri tu? E se non sei
il solito Devil, chi sei?-
-Lei
fa troppe domande miss…- ribatto –Le risposte riguardano solo me, se non le
spiace.-
-Mi
chiamo Joy Mercado.- risponde la ragazza –Ti ringrazio di avermi salvato da un
brutto guaio,[5] ma io sono
una giornalista di Now e sono curiosa per deformazione professionale.-
-La
curiosità può essere pericolosa Miss Mercado.- le rispondo freddamente –Io non
amo parlare con i giornalisti e le consiglio di correre in un luogo sicuro.
Quegli esseri potrebbero tornare, anzi, è sicuro che lo faranno.- così dicendo,
mi getto giù dal tetto, prima che lei possa replicare.
Joy
Mercado rimane un attimo perplessa. Se quel tipo spera di cavarsela così si
sbaglia. C’è un mistero dietro. O c’è in giro più di un Devil o quello
“tradizionale” ha deciso, chissà perché, di usare quel costume grigio e rosso.
In ogni caso, lei vuole scoprire la verità e ce la farà, in un modo o
nell’altro.
La città è diventata una
polveriera. Dall’alto del mio “Nido del Gufo” osservo New York cadere preda
della più incredibile invasione della sua storia. Se fossi credente, penserei
che è venuta l’ora dell’Apocalisse profetizzata dalle Scritture. Qualunque cosa
siano quelle creature, non ha una grande importanza, quello che realmente
importa è che, presto, potrebbero arrivare sino a qui e non posso permettere
che i miei piani vadano in fumo per colpa di un imprevisto simile. Ecco cosa
succede quando si vive in un universo impazzito.
Le
mie riflessioni sono interrotte dall’ingresso di Lapide
-Capo…- mi dice –…i nostri uomini stanno
impazzendo. Un paio di loro hanno litigato e si sono messi a spararsi tra di
loro e non sono i soli a reagire stranamente.-
Lo
guardo sospettoso ed all’erta:
-E tu, tutto a posto?- gli chiedo
Lui
sogghigna e risponde:
-Certo Capo, io non perdo mai il controllo.-
-Molto bene, sapevo di contare su di te. È come
temevo, l’epidemia si diffonde e dobbiamo stare attenti.-
-Epidemia?-
-Chiamala come vuoi, Lapide, ma sta di fatto che
qualcosa ha colpito Manhattan ed ora sta passando anche altrove. Non so cosa
sia, ma sono convinto che si stia espandendo esponenzialmente e, se accadrà, le
cose peggioreranno.-
Lapide
storce la bocca
-Ad una crisi del genere, ci penseranno i soliti
eroi, come fanno sempre.- commenta.
Sarà
davvero così? Non lo so e non posso contarci. Sono il Gufo e sono sempre
bastato a me stesso. Ho dominato Wall Street, ho conquistato il governo del
mondo criminale. Non permetterò a niente e nessuno di fermarmi.
4.
La casa è una casa come
tante. Il ragazzo è un ragazzo come tanti. Il suo nome è Lance, il cognome non
ha importanza. Come spesso gli accade, Lance è solo davanti alla TV. Dall’altra
stanza, gli giunge la voce di suo padre che litiga al telefono con sua madre.
La mamma se n’è andata anni fa e l’ha lasciato in custodia, (si dice così,
vero?) al padre. Papà fa un lavoro segreto per conto del Governo o cose simili,
qualche volta l’ha sentito parlare al telefono del lavoro e sa che lo chiamano
Bullet.
Non è il suo vero nome, ma che importa? A causa del lavoro il padre, spesso,
non è a casa e vorrebbe che la mamma si occupasse del loro figlio più di quanto
faccia, ma lei protesta sempre.
Fin dai suoi
primi anni di vita, Lance ha sentito il padre e gli insegnanti parlare del
pericolo dell’olocausto nucleare e ne è rimasto colpito. Si svegliava anche la
notte, vedendo le immagini del fungo, l’immagine della bomba, pensando al
fallout radioattivo, era diventata la sua ossessione personale. Un giorno, la
TV ha detto che il pericolo era passato, che la guerra nucleare non ci sarebbe
stata e Lance ha sospirato di gioia, ma non è durata. Sono arrivati i Marziani
e qualcuno alla TV ha detto che contro di loro è stata usata una superbomba,
Lance non ne è stato sorpreso, dopotutto, lui lo sapeva che c’erano ancora le
bombe. È passato altro tempo e quegli aerei si sono schiantati sulle torri
gemelle. Ancora, il mondo riparla di guerra. No, non quella nucleare, dicono,
ma chi può saperlo per certo? Le bombe ci sono ancora e se qualcuno volesse
usarle?
Adesso
è arrivata quest’invasione da chissà dove. Sono creature che somigliano ai
demoni delle illustrazioni della Bibbia o dell’Inferno di Dante che gli hanno
fatto leggere, una volta, a scuola.
Lance sa che lanceranno le bombe anche su di loro, prima o poi, ma non
ha paura. Lui ha il suo rifugio antiatomico pronto, è al sicuro lì.
Non
sa ancora come, ma, alla fine, Joy Mercado è arrivata al Daily Bugle Building.
Durante il tragitto, ha tentato più volte di chiamare Jeff Mace, ma il
cellulare di quel ragazzo non risponde. Spera che il giovanotto se la sia
cavata,[6]
ma non vuole stare a pensarci troppo, ha altre cose in mente adesso. Appena
entra nel palazzo, tenta di prendere l’ascensore, ma quel coso si è trasformato
in una specie di bocca famelica e tenta di divorarla. Joy scappa su per le
scale e, sia pure con un po’ d’affanno, raggiunto la redazione di Now. La trova
semi deserta. Sembra che ci sia passato un uragano: i tavoli sono rovesciati,
le carte sparse. Qua e là macchie di qualcosa che potrebbe non essere sugo di
mirtilli. Attraverso il vetro Joy vede il Direttore Esecutivo della rivista,
Charlie Snow, seduto nel suo ufficio che fissa con aria strana la bottiglia di
bourbon che tiene sempre sulla scrivania. Non ci bada e si dirige al suo
tavolo. Bene, pensa, il computer funziona ancora ed io devo fare una ricerchina. Le sue dita affusolata battono veloci sui tasti, finché non trova
le informazioni che cerca. Le legge rapidamente, poi, organizza i dati:
Il
nome di Devil fu associato a quello di Matt Murdock sin dalla sua prima
impresa, quando assicurò alla giustizia l’assassino del padre di Murdock.[7]
All’epoca, ovviamente, nessuno dette risalto alla cosa, era solo un fatto di
cronaca come gli altri. Un paio di mesi dopo, Devil salvò l’allora segretaria
dello studio legale Nelson & Murdock, Karen Page, da un rapimento da parte
del Gufo[8]
e, nemmeno due settimane dopo, da un altro rapimento da parte di Killgrave,
l’Uomo Porpora, come lo chiamarono i giornali dell’epoca.[9]
Da allora i sentieri di Devil e dello Studio Legale s’incrociarono sempre più
spesso, fino al punto in cui Devil venne considerato una sorta di protettore
non ufficiale. Un giorno, durante uno scontro contro un tipo che si faceva
chiamare lo Sterminatore ed un gruppo di assurdi tizi vestiti da animali, Devil
rimase coinvolto in un’esplosione e di lui fu ritrovato solo qualche brandello
di costume.[10] Non passò
molto tempo, però, che Devil riapparve, proprio per salvare il solito Murdock
da un rapimento da parte di Jester.[11]
Secondo quanto si disse all’epoca, avvalorato dallo stesso Jester, c’era un
altro uomo nel costume a sostituire il vecchio, in una sorta di passaggio di
testimone. All’epoca non erano molto abituati alle continue resurrezioni che ora
sembrano diventate la regola tra i supereroi. La questione venne
definitivamente chiarita alcuni anni dopo. Matt Murdock e la Vedova Nera si
trasferirono a San Francisco ed andarono a vivere insieme. Quasi
contemporaneamente, anche Devil apparve a San Francisco e fece subito coppia,
anche sentimentale, con la Vedova Nera. Ci fu subito chi fece due più due e
concluse che Matt Murdock era, ed era sempre stato, Devil. La voce fu messa
subito a tacere, quando, mentre Devil era impegnato a combattere un mercenario
giapponese chiamato Artiglio Blu, Murdock comparve nello stesso luogo per
tenere una conferenza stampa in cui spiegava che il primo Devil era stato il
suo gemello Mike Murdock e che, dopo la sua morte, un altro aveva preso il suo
posto e che, prima di morire, Mike gli aveva chiesto di badare al fratello come
guardia del corpo non ufficiale.[12]
Questa versione tranquillizzò i media per un pò, poi, qualche tempo fa, grazie allo scoop di un tabloid da quattro
soldi, l’insinuazione che Murdock fosse Devil, a dispetto della sua provata
cecità, ritornò fuori. Murdock fu oggetto di inchieste ed attentati ed alla
fine rimase apparentemente ucciso.[13]
In quel periodo saltò fuori un Devil, vestito dello stesso costume grigio di
quello che ha salvato Joy, che sosteneva, non solo di non essere Matt Murdock,
di essere un Devil diverso dal precedente. Se avesse avuto ragione, allora i
Devil sarebbero stati tre. Le cose furono ulteriormente complicate dalla breve
comparsa di un tizio, vestito del primissimo costume di Devil e che sosteneva
di essere l’originale,[14]
quindi, Mike Murdock, tornato per fare chiarezza del suo nome. Poco dopo, il
Devil “ninja” o “grigio”, come lo battezzarono i giornali, scomparve e così
anche il Devil “giallo” e ritornò il familiare Devil in costume rosso, mentre
lo stesso Murdock ritornò dal regno dei morti, sostenendo di aver finto la
propria morte per proteggersi dopo le voci infondate su lui e Devil.[15]
Una
storia davvero complicata: c’erano stati davvero tre Devil? O solo due? O,
magari erano sempre stati uno solo? La sola cosa certa è che i comportamenti
del “Grigio” non quadravano con quelli abituali del “Giallo” e del “Rosso”. Joy
è decisa a vederci chiaro. Un’altra veloce ricerca e trova quel che cerca. Il
certificato di nascita di Michael Matthew Murdock e, praticamente nient’altro.
Un mistero che potrebbe davvero valer la pena di risolvere.
Manhattan
è un Inferno. Ok, l’ho detto anche troppe volte, ma, stavolta è vero alla
lettera. Orde di demoni scorazzano in una città che è sotto una cappa di
oscurità come mai ne ho viste, nemmeno durante un’eclisse. Una delle cose più
evidenti è che, nella maggior parte delle persone, questo ha scatenato il lato
peggiore, le pulsioni più oscure, i desideri più repressi ed i risultati si
vedono. Se domani ci sarà un giornale da pubblicare, la cronaca nera avrà molto
da raccontare e la mia collega Angela Yin lo sa, ha fatto più foto oggi, che in
tutta la sua carriera precedente e molte sono troppo crude per pensare perfino
a pubblicarle.
Stiamo
passando vicino al Bar di Josie uno dei più famosi ritrovi dei piccoli
delinquenti di Hell’s Kitchen, quando una vetrina s’infrange ed un uomo di
colore piomba sulla strada. Lo conosco: è un furfantello da quattro soldi di
nome Turk Un’auto lo evita per puro caso, poi, dalla vetrina salta fuori un
uomo, che lo afferra per il bavero.
-Allora Turk…- dice -... la mia
pazienza si sta esaurendo. O mi dici quel che voglio sapere o dovrò davvero
farti molto male.-
Riconosco
il costume grigio e rosso, riconosco anche la voce, sebbene sia alterata, ma
non posso credere a quel che vedo.
-Devil?- esclamo –Sei tu? Che stai
facendo?-
Lui
si volge a guardarmi e nel suo volto vedo solo fredda determinazione.
-Non t’impicciare di cose che non
ti riguardano, Urich!- mi risponde secco
Decisamente
non è il Matt Murdock che conosco.
Ricordava
bene, pensa Melvin Potter. Fu qui che smise di essere il Gladiatore ed è qui
che è giusto che sia tornato. Avrebbe potuto farlo nel negozio di costumi, ma
non avrebbe avuto lo stesso valore simbolico che qui nel museo e lui ci tiene
molto ai simboli. La prima cosa che farà adesso, sarà cercare quell’impostore
che gli ha rubato il nome, le armi e l’onore e farlo a pezzi, riprendendosi
quel che è suo, poi cercherà Devil e farà pezzi anche lui.
FINE PRIMA PARTE
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