PROLOGO: Centrale Nucleare di Palo
Verde, Tonopah, Arizona
L’impianto, attivo dal 1986, è il
più grande del mondo. Fra i tanti punti a suo favore, ci sono le misure di
sicurezza, rappresentante soprattutto da una struttura stagna super-rinforzata
in cemento ed acciaio intorno ai generatori di vapore ed al reattore nucleare,
la capacità produttiva di 30,4 milioni di megawatt l’anno...e l’uso massiccio,
20 miliardi di tonnellate l’anno, di acqua fognaria riciclata per il
raffreddamento.
Acqua che viene pompata
direttamente dalle fogne di Phoenix, situata a 60 Km ad est.
Di recente, Phoenix ha cessato di
esistere. Lo stesso ‘fenomeno’, cioè l’attacco del malvagio Maelstrom,
all’epoca dotato del potere di un Celestiale[i],
che aveva raso al suolo la città con una scossa sismica del 10° grado della
Scala Richter, cioè catastrofica, non aveva mancato di farsi sentire nelle zone
‘confinanti’. Inclusa Tonopah.
Ironicamente, l’edificio di
contenimento aveva tenuto. Erano state le turbine ed il reattore a cedere! Solo
il pronto intervento della misteriosa entità chiamata Nuvola[ii],
che aveva assorbito la fuga di radiazioni, permettendo la pronta riparazione
dei danni più urgenti, aveva evitato il peggio.
Solo temporaneamente.
Poco tempo dopo, una nuova
catastrofe si era abbattuta sulla tormentata centrale, come in tutto il mondo: l’Inferno.
Un’invasione globale, non di alieni, ma di demoni, portatori del caos e
della corruzione.
Un effetto secondario di una
simile presenza era stata la perdita totale di ogni inibizione, l’emersione del
lato represso che ogni essere umano portava dentro di sé.
Abbastanza facile immaginare le
conseguenze su quel personale della centrale che avrebbe dovuto monitorare le
delicata situazione del reattore, mentre i politici perdevano tempo a decidere
dove spostare il materiale radioattivo.
Solo per un miracolo[iii],
la situazione non era degenerata...Ma di correre il rischio non era il caso.
E l’eroe dal coloratissimo
costume, che nel cielo sfrecciava verso Palo Verde, intendeva sopprimere tale
rischio alla radice. Il suo nome era Capitan
Ultra, ‘l’eroe che fa tutto meglio
di te’.
Anche se, alla vista dello spettacolo che gli si parò davanti, avrebbe
preferito fare qualcosa di meglio sì, ma altrove.
LE
OMBRE E LE LUCI (II Parte)
[un INFERNO2
tie-in]
Il complesso sembrava –no, era diventata una cosa viva. Le finestre dell’edificio principale erano diventate occhi,
l’ingresso una mostruosa bocca che rideva, e ad ogni verso della mostruosità, un
torrente di fiamme veniva eruttato dalle ciminiere.
E sopra quell’orrore, come una corona, stava un fitto cerchio di demoni
urlanti. Nel complesso, un quadro che andava ben oltre i più catastrofici
timori espressi via radio dal suo capo, il Professor Simone Giapeto..!
Cap deglutì, ma non cambiò rotta –aveva fatto abbastanza danno peccando
di codardia[iv],
e col cavolo che*
Se lo vide davanti prima di potere anche solo pensare di frenare! Una
figura umana vestita in una specie di abito nero da becchino, con tanto di
mantello, ma liso, stracciato...Ed un’orrenda zucca fiammeggiante come
testa!
L’essere sferrò un disinvolto manrovescio all’eroe, che fu scagliato
come un pupazzo contro la centrale! Ultra passò una ciminiera da parte a parte,
prima di arrestare la sua caduta contro l’arido suolo come una bomba.
“Grande Scott...” Ultra si mise seduto, massaggiandosi la nuca. “Che
cos’è stato...Oh...”
“Prego, ficcanaso straniero, non ‘cosa’, ma chi!” disse una voce
dietro di lui! Una voce orrenda come il lamento di un’anima in pena misto al
graffiare delle unghie sulla lavagna.
Ultra si voltò di scatto...e fu sollevato senza sforzo per il collo da
una mano artigliata e guantata di nero. Si ritrovò ad un palmo da quella zucca,
poteva percepirne l’odore di qualcosa che era meglio restasse indefinito,
vedere negli occhi triangolari, e capire che quella non era una maschera.
“Mi presento: Jack Lanterna, al mio
servizio. Quanto a te, ti chiamerò ‘Ei fu’.
La mano esercitò una pressione che avrebbe
come minimo dovuto spezzare il collo della vittima...almeno, nelle intenzioni...
“Puoi...scordartelo...faccia da tortello..!”
ringhiando quelle parole, Ultra aveva afferrato il polso, esercitando una presa
satura di energia!
Jack urlò, quando il suo arto fu
letteralmente consumato da quell’energia. Il negromante ringhiò
qualcosa di irripetibile, tenendosi il moncherino annerito. “Sempre questa
mano...Devo dedurne che sia un vostro maledetto vizio!”
Il piano astrale
La Luna splendeva alta, nel cielo, cuore perlaceo di un turbine di
nuvole dai colori innaturali. Un vento forte agitava senza sosta la pianura
sottostante, una pianura fatta di verde erba tagliata di fresco, ideale per
l’immenso cimitero che era. Le lapidi costellavano la pianura,
come se vi fosse grandinato marmo in un disegno caotico.
In mezzo a quel caos, si consumava il dramma degli unici due esseri
viventi...
Forse non era stata affatto una buona idea! Teoricamente, la
‘cavalleria’ avrebbe dovuto accorrere da molto prima...
Karshe, il lupo mannaro,
sciamano-guerriero della tribù perduta dei Cheemuzwa, era teso allo
spasimo, mentre brandiva la sua lancia a cinque punte, la pelliccia grigia
attraversata da varie lacerazioni. Ansimava, era allo stremo, anche se non lo
avrebbe mostrato. Aveva dato tutto sé stesso, e come solo risultato, era stato
inutile!
Praticamente, Jack Lanterna, in piedi davanti a lui, era fresco come
una rosa. Aveva tenuto a bada ogni attacco con irrisoria facilità, mentre la
sua forza sembrava addirittura crescere.
Le orecchie lupine fliccarono di riflesso all’indietro, nella speranza
di cogliere il seppur minimo suono dalla forma immobile sull’erba di Puma, che lui stava disperatamente cercando di proteggere dal nemico...
“Mio povero nemico...Non so cosa speravi di ottenere con questa farsa,
ma devo proprio dirtelo: non hai mai avuto scampo. L’Inferno scatenato sulla
Terra ha rafforzato il mio potere oltre le mie stesse aspettative!
“Mi sono divertito a giocare con te, per alimentare la tua deliziosa
disperazione... Disperazione che mi darà il controllo su di te, per farti
diventare il mio catalizzatore. Il tuo contatto con la terra canalizzerà le energie necessarie ad aprire il varco per le anime inquiete degli indiani uccisi dai bianchi nei secoli...E i corpi tuoi e dei
tuoi amici saranno i ricettacoli per l’elite del mio nuovo pantheon...” sollevò la mano destra, pronto a sferrare un nuovo attacco...
Con grande sorpresa di entrambi i contendenti, la mano esplose! Jack
Lanterna fissò il moncherino, senza raccapezzarsi per quel curioso
sviluppo...Poi, la lancia penetrò il suo corpo, passandolo da parte a parte!
“Sorpresa,” fece Karshe, ghignando a 32 zanne.
Jack afferrò la lancia, e ricambiò col proprio ghigno di zucca. “Una
*ngh* seccatura minore, cabron...Torno subito.” E svanì.
Il mannaro non perse neppure tempo a ringraziare la sua buona stella.
Si precipitò verso le tombe più fresche, quelle che contenevano i corpi dei
suoi compagni caduti per mano del negromante...Vero, non era stato proprio
l’intervento in cui aveva sperato, ma ora che il mostro era via...
Karshe guardò nelle quattro tombe, e ringhiò.
Un colpo solo, e Cap si trovò di nuovo a mordere la polvere! Scosse la
testa, sputando terriccio -com’era possibile? Un attimo prima, la vittoria
sembrava certa, poi non solo quel tortello ambulante aveva ricostruito la mano,
ma sembrava avere raddoppiato la sua forza!
Bande di energia smeraldina lo avvolsero saldamente per tutto il corpo.
Per quanto si sforzasse, Cap poteva al massimo tendere quelle bande, ma non
spezzarle...Ma divenne un problema secondario, quando si sentì come bruciare
vivo!
Curiosamente, Jack non disse nulla per accompagnare il tormento che
stava infliggendo –la verità era che non si sentiva così sicuro della vittoria.
Di fatto, le Bande di Nakria avrebbero già dovuto consumare quel
ficcanaso! Il potere che lo sosteneva doveva essere davvero consistente..!
Ancora meglio! Presto, eliminato l’intruso,
avrebbe attinto al suo potere, quindi si sarebbe potuto occupare di Puma e dei
suoi compagni come aveva inteso fare da diverso tempo...E questa volta, con il
suo potere all’apice, e con la crisi mistica in corso, niente lo avrebbe fermato!
Missione di Santa Maria del Sol, Deserto del Mojave
L’Inferno non sembrava intenzionato a risparmiare alcun luogo sacro.
Tutte le tradizionali protezioni basate sulla fede si stavano dimostrando
efficaci quanto una pistola ad acqua contro le fiamme del Sole.
La Missione aveva una storia interessante: fu fondata nel 1699 dai
discendenti di una pia famiglia Spagnola, quando questa si ritrovò a vagare nel
mezzo del deserto dopo essere sfuggita all’attacco di banditi. I genitori, José e Fernanda Cosmo de la Roca, offrirono le loro razioni di cibo e di
acqua ai loro tre figli -due ragazzi di 11 anni ed una bambina in fasce-
trovando sostegno nel minimo possibile e nella preghiera per la vita dei loro
discendenti...
Per dieci, terribili giorni, la famiglia procedette in uno dei luoghi
più inospitali della terra, ulteriormente provata dalle tremende escursioni
termiche. Il decimo giorno, le preghiere furono esaudite: la Santa Vergine in
persona apparve nel cielo, mostrando ai poveretti il luogo dove avrebbero
trovato la salvezza.
I de la Roca giunsero ad un’oasi; e qui, come Mosè al confine con la
Terra Promessa, José e Fernanda morirono.
Una tribù indiana abitava presso il prezioso territorio. Sinceramente
impressionati dall’impresa dei de la Roca, essi soccorsero i tre giovani, che,
raggiunta l’età adulta, fondarono la Missione...
...che ora aveva invero bisogno di un miracolo! I demoni stavano
demolendo il luogo sacro un pezzo alla volta, mentre, all’interno del piccolo
convento la follia aveva preso il sopravvento –anche da quella distanza, erano
chiaramente distinguibili le figure dei frati, impegnati chi in prostrazione, apparentemente
catatonici, chi nelle più varie forme di violenza, dai semplici pugni a quella
armata a quella sessuale..! Fiamme uscivano da alcune finestre...
Dall’alto della parete rocciosa, Phantom Rider, seduto sul
suo fedele cavallo-fantasma Banshee, sospirò tristemente. Due
giorni! Due giorni per trovare il solo aiuto valido contro Jack Lanterna. Il cavaliere
vestito di bianco sperava di fare prima, facendo ricorso allo spirito del suo
antenato fuso in lui...Ma era chiaro che aveva sottovalutato gli effetti di
Inferno sulle sue percezioni...
Ma ora ce l’aveva fatta. Per un momento, un solo momento, il contatto
era stato stabilito, ed era sufficiente.
A un suo comando, il cavallo nitrì, s’impennò...e scattò in volo verso la missione.
I demoni, intenti sulle sole prede trovate nel raggio di decine di
miglia, si accorsero finalmente dell’intruso. Emisero squittii, ruggiti,
ringhii, grida di oscena anticipazione, preparandosi per attaccare...Invece,
furono ricompensati con salve di proiettili
astrali! La loro presenza fu
esorcizzata brutalmente, implacabilmente, uno ad uno...
Phantom Rider sfrecciò nel varco che si era
aperto, dritto verso la sua destinazione: la cappella. Accompagnato dall’ira
dei demoni, scomparve nella parete...
Karshe tentò ancora una volta di concentrare il suo sapere in una forza
sufficiente a guarire il suo felino amico dalle ferite mistiche sofferte in
precedenza[v]...Ma
era inutile. Puma restava in uno stato di animazione sospesa, a metà fra la
vita e la morte.
Il suo contatto con la magia della terra era distorto dalle interferenze
oscure. Se solo avesse avuto più tempo...
“Spiacente, pelliccetta, ma niente sconti.”
Era stanco, così stanco che, se fosse stato ancora un apprendista,
avrebbe ceduto alla disperazione...Ma Karshe sfoderò di nuovo zanne e artigli,
pronto ad un altro round.
Jack Lanterna era tornato, più in forma di
prima. “Sul piano astrale sono adesso invincibile, idiota. I
tuoi pensieri sono un libro aperto, per questo ho potuto parare ogni tuo
attacco. Arrenditi, sarà un dolore così breve...”
Poteva essere ancora vivo, ma doveva ricordarselo per esserne certo.
Capitan Ultra aprì gli occhi –che diavolo gli stava succedendo?? Lui
era un inviato del Signore, aveva un potere ineguagliabile...e le
stava prendendo come un dilettante della prima ora!
Focalizzò lo sguardo...e gli scappò da vomitare -ripensandoci, forse
gli occhi era meglio tenerli chiusi.
Era ancora legato da quelle assurde bande di energia, ed era dentro la
centrale...cioè, dentro una stanza
degli orrori. Le pareti erano
tappezzate di cadaveri umani, non uno di loro risparmiato dalle più atroci
sevizie immaginabili...
Un po’ alla volta, Capitan Ultra notò che quei morti non erano stati
disposti a casaccio, no...Erano disposti secondo uno schema.
Ogni parete era coperta da un pentagramma disegnato con
i cadaveri. Cap voltò la testa in alto, faticando a trattenere la bile.
Al centro della stanza, sospesi da un campo di energie direttamente
sopra il fuoco nucleare del nocciolo, stavano quattro corpi inerti, questi risparmiati
dalle sevizie...
Cap li riconobbe tutti, purtroppo, perché, quando il Governo dello Zilnawa aveva accettato la missione a Phoenix[vi],
lui e gli altri Campioni avevano dovuto informarsi sui super-esseri
locali.
Le quattro vittime esposte alla furia radioattiva erano Texas Twister, Shooting Star, Black Marvel ed Aquila Americana. I loro
occhi erano aperti, ma erano bianchi, vuoti...
Bene, Signore! Pensò l’eroe. Comincio a
pensare di non essere finito qui per caso, vero? Iniziò a fare forza contro le bande. Di nuovo, quella forza gli si
rivoltò contro, di nuovo ondate di dolore lo travolsero. Ma tenne duro. In qualche modo, ci sono solo io davanti
alla fine del mondo. Era destino. Non è così? Più forza. Più dolore. Le bande si tendevano, assecondavano i suoi
movimenti. Se Tu mi avessi svegliato
prima dal coma, starei pensando alle bombe
nucleari lasciate a Phoenix, non a
questa centrale. Faticosamente, si
mise prima in ginocchio, poi in piedi. Sudava, i denti serrati. Iniziò a
brillare di energia propria. Tu
hai avuto fiducia in me, ed io non Ti deluderò!
Attacco di energia.
Rotazione della lancia. Parato.
La forza di Karshe era alimentata dalla sola speranza, ormai. Il suo
corpo era esausto, i suoi pensieri confusi, gli ultimi frammenti di lucidità
dedicati alla difesa di Puma...
Attacco. Troppo veloce. Il colpo centrò il torace del mannaro,
all’altezza di un polmone! Karshe avvertì distintamente due costole spezzarsi,
mentre crollava all’indietro. Solo per riflesso, riuscì a tenersi in piedi,
appoggiandosi alla lancia. Sangue uscì dalla bocca ansante.
“La vita è una cosa meravigliosa, non credi, pelliccetta?” Jack
Lanterna si fece avanti lentamente –questa volta, non c’erano scadenze, orologi
contro di lui. Poteva prendersela comoda, e lo sapeva. “Più ti ci attacchi, più
soffri.”
Dolore. Concentrarsi. Puma!
Perché Jack non lo aveva preso quando ne aveva la possibilità? Niente
glielo impediva, giusto?
Attacco. Artigli di energia, dritti nello stomaco. Nessuna ferita
fisica, ma un male insopportabile!
Karshe sputò altro sangue. Puma. Impotente, sospeso fra la vita...
...e la morte?
Jack era ormai ad un passo da loro...E Karshe sorrise. Sì, era stato
uno sciocco, a non accorgersene prima...ma ora..!
Le gambe tremanti, lo sciamano-guerriero sollevò la lancia...e,
velocissimo, la conficcò nel corpo
di Puma!
“NO!” Ma il negromante non poté che urlare la
sua frustrazione, mentre il guerriero felino moriva...E con la morte, il
cadavere si illuminò, e si dissolse in polvere luminosa.
Un ringhio orrendo scappò dalla bocca intagliata. “Tu, lurido figlio di
&%$#!” saltò in avanti. “Ma non potrai godere della tua vittoria di
PirrAAAAH!” l’urlo sgorgò non appena una mano artigliata scavò un solco nella
sua schiena!
Jack crollò a terra. “Ouch. E due! Ma non sapete attaccare
in modo diverso?”
In piedi sopra di lui, tornato in perfetta salute e più arrabbiato che
mai, stava Puma. “So ancora uccidere, essere ignobile!” ringhiò, levando una
mano dagli artigli luccicanti di energia. Calò la mano. “Muori!”
Purtroppo, l’arto finì solo con lo scavare una buca nel punto in cui
era giaciuto il criminale. Puma levò l’arto, fissando la terra che lo
macchiava. “Tipico, il codardo...” poi, finalmente, si accorse dello stato di
Karshe, e si affrettò a sorreggerlo proprio mentre questi cadeva. “Karshe!
Stai..?”
Lui scosse la testa. Almeno, aveva intuito
giusto, anche se tardi: in quanto Campione della Morte, Puma non poteva morire
se non fosse stata la stessa Nera Signora a chiamarlo. Per questo Jack lo
teneva in animazione sospesa, per impedirgli di esorcizzare con la morte i suoi
incantesimi... “*nff* Non importa...Finché non sarà *cough* sconfitto,
resteremo prigionieri *koff* qui...”
Non Lo avrebbe deluso, e almeno ad una cosa Griffin Gogol avrebbe
tenuto fede sino al suo ultimo respiro: mantenere la propria parola!
Il corpo di Capitan Ultra era ormai talmente abbagliante da sembrare
quasi amorfo –il risultato dello scontro fra il potere delle tenebre e la
Volontà Superiore...Era solo questione di istanti, prima di cancellare quelle
tenebre...
Istanti che rischiavano di non arrivare. In quel momento, Jack Lanterna
apparve alle spalle dell’eroe. “Ma guarda tu ‘sto esaltato...” il male
nell’etere aveva guarito le sue ferite, gli aveva ridato la forza toltagli da
Puma...Ma avrebbe sistemato quel gattaccio non appena avesse assorbito il potere
di questo idiota..!
La mano tesa a forgiare un incantesimo crepitò. La mano fu avvolta da
una frusta, ed il colpo scoccato in quel momento andò a colpire una finestra,
scatenando un urlo di dolore dal palazzo indemoniato.
“E adesso chi..TU?!” Jack si era voltato verso il
nuovo intruso,
proprio nel momento in cui Capitan Ultra scatenava appieno il suo
potere! Le bande si dissolsero nel torrente di luce. Il torrente si espanse
come il cuore di un’esplosione nucleare, consumando tutto il male che si
trovava sul suo percorso
L’entità che possedeva il palazzo fu esorcizzata d’un colpo con altrettanta
violenza. I demoni non riuscirono neppure a tentare di scappare, e furono
banditi dall’esistenza su questo piano...
“Porca vacca,” Jack era lacero e pesto, la zucca scheggiata e
squarciata in più punti che perdevano ectoplasma. Ma era sinceramente ammirato.
“Amico, tu sei uno che promette bene...” voltò la testa verso la causa di
quella disfatta...cioè Black Marvel. L’eroe era malmesso, un braccio distrutto,
un braccio meccanico, attraverso il quale colava fluido organico.
Scintille brillavano nei punti metallici esposti attraverso le lacerazioni del
costume. Un occhio era sfondato, lasciando intravedere i biocircuiti.
Jack fece spallucce. “Obbe’, avrei dovuto immaginarlo, che fra i
Rangers, tu eri l’unico a potersi riprendere da solo.
Perché un’anima non ce l’hai!”
La sua derisione finì lì. La visiera di Capitan Ultra si accese di
energia, e con essa investì la figura del negromante, scagliandolo dall’altra
parte della stanza. “Miserabile mostro! La tua presenza nel mondo è un’offesa a Dio e all’Uomo. Io ti...” di nuovo, le bande maledette lo avvolsero
nel letale abbraccio!
“’Tu’ niente, capitan arcobaleno!” Jack si rialzò in piedi. “Lo
ammetto: avresti potuto farmi male sul serio, se non ci fosse tutto questo
potere nell’aria ad alimentarmi, ma ora...”
In quel momento, il tetto rinforzato dell’edificio di contenimento fu sradicato da un paio di immani artigli infuocati. “ORA E’ IL MOMENTO DI MORIRE, ASSASSINO DI INNOCENTI!” disse una voce tonante come la voce di Dio
stessa. Una voce femminile.
“Uh-Oh.” Jack capì di essere nei guai fino al midollo per davvero,
adesso.
La voce era quella di Firebird. La donna indossava il suo familiare
costume giallo con il disegno stilizzato di un rapace rosso come gli stivali, i
guanti e l’ampio mantello. Avvolta dalla sua aura di fuoco cosmico, lei stessa
era la degna incarnazione di un uccello di fuoco. Ed altrettanto furiosa.
Jack si preparò al suo tradizionale numero di sparizione...ma fu
colpito da diversi proiettili astrali!
L’attimo successivo, il mostro fu avvolto da un saldo laccio di polvere di stelle, che gli impediva di attingere al potere oscuro. “Lasciatemi
indovinare...Già!”
Anche Karshe e Puma erano tornati, ed il mannaro era di nuovo in forma
smagliante. Mentre Karshe stava al fianco di Phantom Rider, pronto a reagire ad
un minimo cenno del negromante, Puma si avvicinò ad Ultra, e con un colpo di
artigli spezzò le bande.
Il colorato eroe concentrò immediatamente il suo potere per contenere
la furia nucleare del nocciolo, e al contempo decontaminare tutto e tutti –un
compito che fino a poco prima lo avrebbe terrorizzato, ma che ora si sentiva
più che all’altezza di compiere...
Karshe annuì, e si avvicinò a Jack. Senza dire una parola, immerse una
mano nel taschino della giacca, e da essa estrasse una sfera pulsante di
energie.
“Ci farai poco, con la Quintessenza,” disse Jack. “Senza la vostra preziosa Purezza, non...”
“Volevi dire questa?” disse il mannaro, aprendo l’altra
zampona, mostrando fra i cuscinetti la sfera dai colori della Terra.
“Eh? L’ho distrutta[vii],
la vostra disperazione era nei vostri pensieri..!”
Karshe scosse le orecchie e la coda in una risata muta. “Hai distrutto
un simulacro. Quanto ai nostri pensieri...sei stato ingannato da un semplice condizionamento mentale. Se avessi scavato più a fondo,
te ne saresti accorto...ma sei stato prevedibile in quello, così come nelle tue
intenzioni.
“Il ritardo di Phantom Rider nel trovare Firebird non era previsto...ma
a quanto pare, neppure l’intervento di ‘ficcanaso’.” E sorrise a Cap.
La donna atterrò accanto al mannaro. “Finalmente il momento è giunto,”
disse lui. “Bonita, sei pronta?”
Lei annuì. “Mio dovere e mio onore, sciamano. Cosa devo fare?”
“Per prima cosa...” rispose Karshe, guardando verso Jack con sguardo
gelido. Si concentrò.
Il potere delle Pleiadi scorse nella polvere stellare –il fuoco delle
più giovani e belle stelle del firmamento, chiamate dai Cheemuzwa ‘il cancello
dell’aldilà’. Quando quel cancello si apriva, la sua luce giudicava senza
alcuno scampo ogni spirito...
Facile immaginare che, dal lungo urlo di dolore di Jack Lanterna, il
giudizio fu tutt’altro che positivo, per lui. L’esorcismo fu completato quando
il corpo dello stregone si trasformò in un mucchietto di polvere!
La polvere delle Pleiadi tornò a riversarsi negli amuleti d’oro e
lapislazzuli di Karshe. “E’ finita. Il mostro è stato affidato alle mani di un
potere superiore.”
Come a suggellare quelle parole, i corpi di Texas Twister, Shooting
Star ed Aquila Americana brillarono delle loro energie vitali. Firebird
completò il lavoro avvolgendo i corpi nelle sue fiamme taumaturgiche...
Poi, gli occhi si aprirono. Occhi non più bianchi. Lo specchio su
un’anima forte.
Twister fu il primo a mettersi seduto, massaggiandosi la nuca. “Uh...Ci
siamo persi qualcosa?”
“Solo qualche spiegazione,” disse Black Marvel, sorridendo amaramente.
E un sacco di lavoro ancora da fare...”