PROLOGO: Fort Huachuca, Sierra
Vista, Arizona Sud-Orientale
“Sì. Capisco.” Il Generale di Divisione Trey Anderson
sottolineava ogni parola annuendo...come per scuotersi, per potere accettare come
realtà quello che gli veniva trasmesso dall’altra parte del telefono.
Nel centro, che faceva da QG sia
all’US Army Intelligence che all’NSA, l’atmosfera era colma di un terrore
come neppure il grande terremoto di Phoenix era riuscito ad instillare nei
cuori dei presenti.
E fra questi, la Governatrice
uscente dell’Arizona, Janet Dee Hull,
che della ricostruzione della città aveva fatto il suo cavallo di battaglia,
con le parole e con i fatti.
La donna stava pressoché
ignorando quanto il militare stesse dicendo in tono concitato –e non tanto per
mancanza di rispetto, quanto perché sapeva che quello che stava succedendo là
fuori non aveva bisogno di conferma.
Non era mai stata tanto
spaventata in vita sua. La sua educazione le stava suggerendo una frase sola.
La fine del mondo.
Anderson annuì un’ultima volta.
“Sissignore, la terrò inform...” improvvisamente, l’uomo allontanò da sé la
cornetta come fosse stata qualcosa di vivo e velenoso. Perché la voce
dall’altra parte era stata sommersa da un coro di voci di bambini urlanti –mille voci esprimenti come una ogni stadio del
dolore!
E, fra una di esse, orrendamente
chiara, una di bambina che chiamava, “Papà...”
Gli ci volle molta forza di
volontà, per posare la cornetta, invece di scaraventarla via. Era pallidissimo.
Ma nessuno ci aveva fatto caso.
Tutti guardavano lo schermo.
Guardavano il cielo sopra le
macerie di Phoenix, un cielo pieno di orde di demoni, così fitte da oscurare il Sole!
Anderson deglutì una volta,
cercando di ritrovare almeno una parvenza di autocontrollo. Finalmente, si
voltò, ed ai presenti disse, “Il Pentagono conferma: i demoni non hanno fatto
irruzione. Ne’ lì, ne’ al NORAD o alla Casa Bianca...Purtroppo, non siamo in
grado di dire se lo stesso miracolo[i]
sia avvenuto anche nei principali centri di potere delle altre nazioni, ma...”
“Miracolo?” fece
Hull, con un
sospiro stanco. “Un bel miracolo, davvero...O forse, è proprio vero che il
Diavolo sa badare ai suoi interessi.”
Nessuno osò controbattere.
Janet fissò negli occhi
Anderson;
la donna aveva l’espressione di chi fosse pronto a mettere KO Tyson in 1 round,
e la voce di una tempesta in avvicinamento. “Generale, i sopravvissuti al
terremoto[ii]
stimati sono poco più di
trecentomila. Su una popolazione di poco più di un milione. E di quei trecentomila,
la maggior parte o sono feriti in
modo più o meno grave, o sono sotto choc...Le chiedo scusa, ma preferirei un
piccolo ‘miracolo’ per i miei ininfluenti civili! Le dà fastidio??”
Trey incassò quella tirata senza
batter ciglio. E rispose... “No, non mi da fastidio, e sì, credo che ci sia la
mano di Dio e non del Diavolo, dietro a questo miracolo. Il Presidente degli
USA, della Federazione Russa, della Cina, del Pakistan e il Premier Israeliano
–si tratta di persone dotate dei codici di lancio dei rispettivi arsenali nucleari.
“Abbiamo isolato questa fortezza
dall’esterno appena in tempo.” Anderson si avvicinò al tavolo centrale.
Premette un pulsante della tastiera all’altezza della sua sedia.
Lo schermo mostrò l’assurdo
spettacolo di soldati e personale tecnico, che, se non stavano rannicchiati in
un angolo a singhiozzare o balbettare incoerentemente con lo sguardo perso nel
vuoto, lottavano fra loro, si sparavano addosso, si accoltellavano...Ed in
quella follia, si vedevano distintamente degli oggetti muoversi, dotati di vita propria –da un cestino dei rifiuti intento
a triturare la gamba di un soldato, ad un terminal PC intento a sparare un
CD-ROM alla gola di uno sventurato, a un distributore di dolciumi che aveva
appena inghiottito con golosa espressione un tecnico i cui poveri resti erano
in procinto di essere sminuzzati...
Anderson, con sovrumano distacco,
disse, “A differenza di quanto avvenne in una simile crisi, chiamata Inferno, la gente stessa è come
posseduta...ma i casi di lucida follia in questa situazione sono talmente
numerosi da non essere un caso. Se anche il Presidente ne fosse vittima, allora
non dovremmo preoccuparci ne’ di Phoenix, ne’ di alcunché al mondo.
Fortunatamente, senza i codici di lancio, e con la follia dilagante, i comandanti
dei sommergibili e dei silos di lancio, per fare un esempio, non possono fare
niente.” Questa volta, Anderson fissò Hull con la severità di un maestro di
fronte ad un alunno cocciuto.
E Hull abbassò lo sguardo. Si
mise seduta su una sedia a caso, sentendosi il triplo dei suoi anni addosso. Si
portò una mano agli occhi, sforzandosi di non piangere. “C’è qualcuno fra i metaumani, che possiamo chiamare..?”
Uno scuoter di testa. “Negativo.
L’etere è impazzito, nessuna forma di comunicazione è attualmente disponibile.”
Janet guardò di nuovo fuori –Dio,
aveva persino permesso le elezioni,
pur di dare una parvenza di ritornata normalità ai suoi concittadini! Ma che
importanza poteva avere, ora, quando tutto quello che poteva fare era restare
in quel buco ed aspettare che quell’orrore, in qualche modo, in qualunque modo, finisse..?
LE
OMBRE E LE LUCI (I Parte)
[un INFERNO2
tie-in]
“Fammi capire: cosa vorresti dire
con ‘spreco di forze’, Fido?”
A bordo dell’SJ-X0, in volo verso Phoenix, i Rangers al completo erano sul punto
di saltare alla gola l’uno dell’altro sulle strategie da adottare.
O, meglio, alcuni dei Rangers
erano pronti a versare sangue. Per la precisione, Texas Twister, che fissava con quasi odio
Karshe, il grigio lupo mannaro. Per quanto lo riguardava,
lo sciamano-guerriero della tribù perduta dei Cheemuzwa, non era minimamente intenzionato a litigare con il suo
compagno. Stava semplicemente enunciando un fatto. “Siamo stati colti completamente
di sorpresa, Drew Daniels. La crisi è globale[iii],
e il meglio che potremmo fare è agire da sintomatico.
Non sappiamo quanto durerà ne’ chi o cosa l’ha causata. Sprecheremmo forze,
cercando di sedare la follia dilagante.
“Forse non possiamo risolvere la
crisi, ma possiamo prevenirne gli effetti qui a Phoenix e in una buona parte
del Nord America.”
Twister rilasciò il fiato
trattenuto fino a quel momento. “E non potevi dirlo prima, razza di sacco di
pulci?”
“Stava per farlo,
vaccaro, se gli
lasciavi il tempo!” esclamò Puma,
seduto ai comandi.
“’Vaccaro’ a chi, gatto del...” fu a quel punto, che Twister si ritrovò un
bavaglio di luce solida intorno alla
bocca. Terminò comunque la frase in una serie di mugugni molto espliciti!
Shooting Star lanciò un’occhiataccia di avvertimento al suo uomo,
poi, allo sciamano, “Sei sicuro che non stiamo davvero correndo alcun pericolo, così esposti?”
Karshe annuì, aprendo il palmo
sinistro e rivelando una pulsante sfera di energia, dei colori della Terra.
Solo guardare l’oggetto metteva una grande calma, una sensazione di pace
raramente provata...
“La Purezza è un anatema, per qualunque demone. La loro influenza non
può arrivare a noi, fin quando la deteniamo.”
Texas Twister indicò con un dito
il bavaglio fotonico. Star lo rimosse, e l’uomo disse, “E allora, quale sarebbe
questo grande piano, Capo?”
“Semplice: riprenderci la Quintessenza dalle mani di Jack Lanterna, liberare i Grandi Spiriti
e ridare loro integrità attraverso la Purezza. Il momento è del resto
favorevole: dopo i tanti eventi cataclismatici di questi ultimi mesi, ed ora
questa nuova invasione demoniaca, le tribù
native hanno riscoperto la fede. Le loro preghiere sono più forti che mai,
ed i Grandi Spiriti sono pronti a rispondere. Col loro aiuto, i demoni saranno,
se non cacciati, almeno tenuti a bada.”
“Quindi,” disse Aquila Americana, “dovremo scontrarci
con Jack in persona. È per questo che siamo diretti a Phoenix?”
Karshe annuì nuovamente. “Il
dolore attrae il male come una fiamma la falena. Jack troverà molto potere, a Phoenix,
attraverso le centinaia di migliaia di anime tormentate e smarrite. Sarà
difficile, molto, ma se non lo sconfiggiamo adesso, e la crisi passa, passerà
molto tempo prima che i Grandi Spiriti ritrovino una fede così unita.”
‘Difficile’...Un bell’eufemismo,
per Phantom Rider. L’eroe, nel suo
costume interamente bianco, fino alla maschera che copriva interamente la
testa, ne sapeva qualcosa, del potere di uno
spirito! Figurarsi un intero eserci...
In quel momento, l’aereo rollò
rapidamente a destra, facendo quasi cadere gli eroi dai sedili! Le imprecazioni
furono soffocate rapidamente, alla vista di un elicottero, un Bell UH-1H Huey, che aveva praticamente tagliato
loro la strada. Il mezzo era lanciato a tutta velocità verso la città.
“Pilota come un ubriaco,” fece
Twister, prima di alzarsi in piedi e dirigersi verso il portello. “Lasciatelo a
me, e ve lo deposito a terra come una piuma...”
“Fermo!” Karshe ringhiò il comando con un tale ringhio, che al
Texano quasi vennero i capelli bianchi.
“Scusami,” disse il lupo, “ma se
ti allontani, perdi la protezione della Purezza.” Si rivolse al pilota. “Puma:
solo tu, oltre a me, puoi muoverti senza timore. Devi portare il pilota qua
dentro.”
L’uomo-felino sorrise.
“Consideralo fatto. Fortunatamente per il nostro prode ranchero, questo
velivolo ha in serbo qualche trucchetto per simili occasioni. Meraviglie della
tecnologia moderna.”
Twister bestemmiò a fil di
labbra, ma si mise seduto, mentre dita artigliate digitavano una sequenza di
comandi.
Avvenne in fretta. Forse, ed è
obbligatorio precisarlo, se al comando dell’apparecchio ci fosse stato un
pilota qualificato, o perlomeno qualcuno dotato di una mente più lucida,
l’azione sarebbe stata ritardata di qualche minuto.
Così, invece, ci volle solo il
tempo di tagliare l’albero del rotore
con una coppia di laser prima, e di portarsi sulla verticale dell’uccello
ferito poi, per afferrarlo con un gancio magnetico.
L’atterraggio fu delicato, come
deporre un uovo nel nido. L’SJ-X0 atterrò al fianco dell’apparecchio un attimo
dopo.
Si aprì lo sportello, e Puma
venne fuori, muovendosi come un’ombra e con la prudenza del guerriero che era.
Dall’elicottero, non veniva un
suono. Non un comando venne anche sussurrato a fior di labbra. C’era l’odore
delle armi, ma nessuna veniva impugnata o caricata –tutto questo gli trasmisero
i suoi raffinatissimi sensi.
E che a bordo c’era una sola
persona. Respiro veloce, cuore impazzito. Ed arrabbiata, furiosa; i suoi
ferormoni erano inconfondibili...
Puma si avvicinò ancora; era
prossimo al portello, e la sua mente stava divagando –stavano perdendo tempo, e
probabilmente solo per un povero idiota fuori di testa. Se il pazzo avesse
sparato, avrebbe dovuto
ucciderlo?
Scosse le orecchie, appiattendole
contro il cranio, contemporaneamente alterando il proprio metabolismo –doveva
entrare in meditazione, isolare quella parte di sé fatta di ricordi amari, di
emozioni represse. Doveva fare appello al puma, doveva pensare con il proprio
spirito, essere tutt’uno con il corpo senza l’ausilio della mente...
“10 dollari che non ce la fa?”
Aquila Americana non si voltò
neppure, ma il suo tono conteneva tutto il disprezzo del mondo. “Tipico dei
bianchi, trasformare in un circo anche un momento di tale solennità. Se Puma
cedesse alle lusinghe dell’oscurità, potremmo essere costretti a combatterlo
all’ultimo sangue per la nostra stessa sopravvivenza. È un’idea così
divertente?”
Texas Twister non rispose,
continuando a fissare attraverso il finestrino. Dio, avrebbe dato tutt’e due le
braccia per fare qualcosa al posto di quel gattone. La verità era che lo invidiava, per la calma con cui si stava
gettando in pasto ai demoni...Puma poteva comportarsi come un borioso S.o.B.,
ma sapeva fare il suo lavoro, a differenza di lui, povero vaccaro con illusioni
di gloria...
Un manrovescio lo riportò alla
realtà tanto bruscamente quanto dolorosamente! Il sapore metallico del sangue
lo aiutò ulteriormente a focalizzare i pensieri. “Io...” si pulì il labbro
gonfio con il dorso guantato di bianco, e guardò verso Aquila Americana.
“Immagino di doverti ringraziare. Non so cosa mi fosse preso...”
“L’influenza del Male,” disse
Karshe, guardando con la stessa preoccupazione anche Shooting Star. “Avrei
dovuto ricordarmelo, è stata colpa mia.”
“Colpa..?” fece la donna...prima
di capire a sua volta.
Karshe annuì. “Siete stati
posseduti da demoni, a vostro tempo. Siete più sensibili di un comune mortale.”
“Ma la Purezza...” Victoria Star
si sentì un brivido lungo la schiena. La possessione da parte dei servi di Master Pandemonium una volta le era
bastata, grazie![iv]
“Può poco, se voi stessi non
l’abbracciate. La Purezza non è una forza a sé, e così come il Male, può avere
accesso solo a chi la desidera sinceramente. E la contaminazione nel vostro
spirito è un ostacolo non irrilevante. Solo la vostra grande forza interiore ha
finora impedito il peggio...” non aggiunse che tale ‘pace’ rischiava di non
durare, ma, dalle loro espressioni, era chiaro che Texas Twister e Shooting
Star lo capivano appieno...
Mentre Karshe iniziava a spiegare
la situazione ai suoi due amici, Puma aveva recuperato il suo equilibrio
interiore, ed ora era pronto. Chiunque fosse nell’elicottero, continuava a
stare fermo, intento a voltare la testa a destra e sinistra come un animale in
gabbia.
Perfetto.
Un doppio salto. Il primo, per
portarsi di fronte al portello, il secondo per entrare nel velivolo. L’altro
non ebbe neppure il tempo di gridare...
L’’altro’?
Un civile. Una ragazza.
Puma non mollò la presa sulla sua
preda, tenuta ben salda sul pavimento, ma non poté non stupirsi. E non tanto
per il giovane individuo in sé...quanto per la sua somiglianza con “Lila?”
La ragazza era indubbiamente
posseduta. I suoi occhi erano totalmente dilatati, e la sua forza amplificata
dall’adrenalina. Non parlava, ma sbavava e ringhiava, in preda all’odio più
feroce. Se Puma avesse avuto la forza di un uomo normale, avrebbe avuto
difficoltà a trattenerla...Ma che diavolo ci faceva Lila Ironhoof su un elicottero militare, in mezzo al deserto??[v]
Poi, non ci fu il tempo di farsi altre
domande. Un suono tremendo, come di liquido e di metallo accartocciato, dietro
di lui, attirò la sua attenzione.
Puma non pensò neppure di
voltarsi, e invece, in un rapido movimento, afferrò la ragazza urlante e
scalciante, se la caricò in spalla, e saltò fuori più velocemente che poteva...
Non abbastanza. Puma ruggì
orrendamente, mentre il portello dell’apparecchio si chiudeva di scatto sulla
sua caviglia destra! Solo che non era più un portello...
Era una mostruosa bocca dalle zanne di metallo, contorta in
un’espressione di pura, sadica malvagità intonata a quella degli occhi che
erano diventati i finestrini.
Il dolore era atroce, come
ripugnante era il suono di mandibole che faceva la ‘bocca’ nel cercare di
tranciargli l’arto. L’osso era ormai esposto e il dolore aveva spezzato la sua
meditazione, rendendolo vulnerabile mentalmente...Ma Puma non lasciò Lila.
Aveva giurato di riportala a suo padre, costasse quel che costasse, e...
Un’esplosione di luce, un urlo di
anime dannate, e l’elicottero tornò ad essere un semplice mezzo meccanico. Polvere di stelle avvolse il corpo di
Lila e Puma, ed i due furono da essa sollevati da terra,
e portati nell’SJ-X0.
Phantom Rider chiuse lo
sportello, mentre Karshe si chinava sull’amico ferito. Twister e Star si
avvicinarono a Lila, ma questa già stava riprendendosi, grazie all’influsso
della Purezza. “Cosa è successo? Che cosa..OH!” solo allora, sembrò realizzare
i suoi molto insoliti anfitrioni. E, considerando anche lo stato di esaurimento
indotto dall’adrenalina e gli eventi dei giorni scorsi, la si potrà perdonare
se fece la cosa più naturale. Svenne.
Karshe non ci fece caso. Era
troppo impegnato a mormorare antiche formule rituali, mentre la sua mano/zampa
sfiorava la ferita di Puma, spargendovi polvere stellare in delicati filamenti.
Una ferita prodotta da un’entità demoniaca non era cosa da sottovalutare,
assolutamente! Puma poteva essere il Campione
della Morte, ma era ancora mortale quanto bastava per soffrire l’influenza
del Male...e morire a causa di esso...
Sedeva nel sedile più lontano dal
posto del pilota, cercando di non farsi notare, e si chiedeva fino a quando
poteva portare avanti la finzione.
L’uomo del mistero, conosciuto
dai suoi compagni solo come Black Marvel,
il secondo individuo a portare il titolo che appartenne al Campione della Tribù
dei Piedi Neri, era assolutamente
impotente, per quanto cercasse di mascherarlo.
La magia era un anatema, per lui. Era già un miracolo
restare in piedi, figurarsi unirsi ad un combattimento –poteva inventarsi una
scusa, o un’intera serie di esse...Ma come l’avrebbero presa i Rangers, quando,
inevitabilmente, avessero appreso la sua identità?
Avrebbero pensato che aveva
mentito per portare avanti una sua agenda di morte, ecco cosa avrebbero
pensato! Che stava organizzando una trappola, ingannandoli…
Fu salvato da quei pensieri,
almeno per il momento, da qualcosa di molto peggio di essi.
Per la precisione, dalla voce che
venne dall’ombra dietro le sue spalle!
“Tutto questo viaggiare per
venire a combattere contro di me?
Dovrei dire che mi sento onorato…”
La sorpresa durò meno di 1
secondo –nel bene e nel male, i Rangers erano
guerrieri addestrati da diverse battaglie. Già Aquila Americana aveva estratto
il tomahawk dal fianco, mentre Phantom Rider e Shooting Star puntavano le loro
armi…
Altrettanto velocemente,
dovettero fermarsi.
Perché Jack Lanterna stava
tenendo Black Marvel per il collo senza il minimo sforzo! La mano neroguantata
artigliata emetteva fiamme smeraldine come quelle che circondavano la zucca ghignante
che era la sua testa. “Ma penso che, in fondo, siate solo degli utili
idioti…Oh, e prima che facciate le solite domande perché e percome, entrare qui
è stato abbastanza facile, grazie al male presente nella vostra cara amichetta.
Il suo delizioso odio nei confronti del padre è come uno scudo contro quella risibile Purezza. E in quanto a te, facsimile
di un essere umano…” una secca torsione del polso, e il collo di Black Marvel
fece un rumore inconfondibile!