RANGERS

#13 - Le luci e le ombre (1a parte)

 
 Storia: Valerio Pastore
 Supervisione: Mr. T
 Copertina: Giuseppe Mainardi
 Colori cover: Fabiano Fedi
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

Inferno2 creato da Fabio Volino

 
 

 

MARVELIT - https://www.comicus.it/marvelit

 
 
 

PROLOGO: Fort Huachuca, Sierra Vista, Arizona Sud-Orientale

 

“Sì. Capisco.” Il Generale di Divisione Trey Anderson sottolineava ogni parola annuendo...come per scuotersi, per potere accettare come realtà quello che gli veniva trasmesso dall’altra parte del telefono.

Nel centro, che faceva da QG sia all’US Army Intelligence che all’NSA, l’atmosfera era colma di un terrore come neppure il grande terremoto di Phoenix era riuscito ad instillare nei cuori dei presenti.

E fra questi, la Governatrice uscente dell’Arizona, Janet Dee Hull, che della ricostruzione della città aveva fatto il suo cavallo di battaglia, con le parole e con i fatti.

La donna stava pressoché ignorando quanto il militare stesse dicendo in tono concitato –e non tanto per mancanza di rispetto, quanto perché sapeva che quello che stava succedendo là fuori non aveva bisogno di conferma.

Non era mai stata tanto spaventata in vita sua. La sua educazione le stava suggerendo una frase sola.

La fine del mondo.

 

Anderson annuì un’ultima volta. “Sissignore, la terrò inform...” improvvisamente, l’uomo allontanò da sé la cornetta come fosse stata qualcosa di vivo e velenoso. Perché la voce dall’altra parte era stata sommersa da un coro di voci di bambini urlanti –mille voci esprimenti come una ogni stadio del dolore!

E, fra una di esse, orrendamente chiara, una di bambina che chiamava, “Papà...”

Gli ci volle molta forza di volontà, per posare la cornetta, invece di scaraventarla via. Era pallidissimo.

Ma nessuno ci aveva fatto caso. Tutti guardavano lo schermo.

Guardavano il cielo sopra le macerie di Phoenix, un cielo pieno di orde di demoni, così fitte da oscurare il Sole!

Anderson deglutì una volta, cercando di ritrovare almeno una parvenza di autocontrollo. Finalmente, si voltò, ed ai presenti disse, “Il Pentagono conferma: i demoni non hanno fatto irruzione. Ne’ lì, ne’ al NORAD o alla Casa Bianca...Purtroppo, non siamo in grado di dire se lo stesso miracolo[i] sia avvenuto anche nei principali centri di potere delle altre nazioni, ma...”

“Miracolo?” fece Hull, con un sospiro stanco. “Un bel miracolo, davvero...O forse, è proprio vero che il Diavolo sa badare ai suoi interessi.”

Nessuno osò controbattere.

Janet fissò negli occhi Anderson; la donna aveva l’espressione di chi fosse pronto a mettere KO Tyson in 1 round, e la voce di una tempesta in avvicinamento. “Generale, i sopravvissuti al terremoto[ii] stimati sono poco più di trecentomila. Su una popolazione di poco più di un milione. E di quei trecentomila, la maggior parte o sono feriti in modo più o meno grave, o sono sotto choc...Le chiedo scusa, ma preferirei un piccolo ‘miracolo’ per i miei ininfluenti civili! Le dà fastidio??”

Trey incassò quella tirata senza batter ciglio. E rispose... “No, non mi da fastidio, e sì, credo che ci sia la mano di Dio e non del Diavolo, dietro a questo miracolo. Il Presidente degli USA, della Federazione Russa, della Cina, del Pakistan e il Premier Israeliano –si tratta di persone dotate dei codici di lancio dei rispettivi arsenali nucleari.

“Abbiamo isolato questa fortezza dall’esterno appena in tempo.” Anderson si avvicinò al tavolo centrale. Premette un pulsante della tastiera all’altezza della sua sedia.

Lo schermo mostrò l’assurdo spettacolo di soldati e personale tecnico, che, se non stavano rannicchiati in un angolo a singhiozzare o balbettare incoerentemente con lo sguardo perso nel vuoto, lottavano fra loro, si sparavano addosso, si accoltellavano...Ed in quella follia, si vedevano distintamente degli oggetti muoversi, dotati di vita propria –da un cestino dei rifiuti intento a triturare la gamba di un soldato, ad un terminal PC intento a sparare un CD-ROM alla gola di uno sventurato, a un distributore di dolciumi che aveva appena inghiottito con golosa espressione un tecnico i cui poveri resti erano in procinto di essere sminuzzati...

Anderson, con sovrumano distacco, disse, “A differenza di quanto avvenne in una simile crisi, chiamata Inferno, la gente stessa è come posseduta...ma i casi di lucida follia in questa situazione sono talmente numerosi da non essere un caso. Se anche il Presidente ne fosse vittima, allora non dovremmo preoccuparci ne’ di Phoenix, ne’ di alcunché al mondo. Fortunatamente, senza i codici di lancio, e con la follia dilagante, i comandanti dei sommergibili e dei silos di lancio, per fare un esempio, non possono fare niente.” Questa volta, Anderson fissò Hull con la severità di un maestro di fronte ad un alunno cocciuto.

E Hull abbassò lo sguardo. Si mise seduta su una sedia a caso, sentendosi il triplo dei suoi anni addosso. Si portò una mano agli occhi, sforzandosi di non piangere. “C’è qualcuno fra i metaumani, che possiamo chiamare..?”

Uno scuoter di testa. “Negativo. L’etere è impazzito, nessuna forma di comunicazione è attualmente disponibile.”

Janet guardò di nuovo fuori –Dio, aveva persino permesso le elezioni, pur di dare una parvenza di ritornata normalità ai suoi concittadini! Ma che importanza poteva avere, ora, quando tutto quello che poteva fare era restare in quel buco ed aspettare che quell’orrore, in qualche modo, in qualunque modo, finisse..?

 

 

LE OMBRE E LE LUCI (I Parte)

[un INFERNO2 tie-in]

 

 

“Fammi capire: cosa vorresti dire con ‘spreco di forze’, Fido?”

A bordo dell’SJ-X0, in volo verso Phoenix, i Rangers al completo erano sul punto di saltare alla gola l’uno dell’altro sulle strategie da adottare.

O, meglio, alcuni dei Rangers erano pronti a versare sangue. Per la precisione, Texas Twister, che fissava con quasi odio

Karshe, il grigio lupo mannaro. Per quanto lo riguardava, lo sciamano-guerriero della tribù perduta dei Cheemuzwa, non era minimamente intenzionato a litigare con il suo compagno. Stava semplicemente enunciando un fatto. “Siamo stati colti completamente di sorpresa, Drew Daniels. La crisi è globale[iii], e il meglio che potremmo fare è agire da sintomatico. Non sappiamo quanto durerà ne’ chi o cosa l’ha causata. Sprecheremmo forze, cercando di sedare la follia dilagante.

“Forse non possiamo risolvere la crisi, ma possiamo prevenirne gli effetti qui a Phoenix e in una buona parte del Nord America.”

Twister rilasciò il fiato trattenuto fino a quel momento. “E non potevi dirlo prima, razza di sacco di pulci?”

“Stava per farlo, vaccaro, se gli lasciavi il tempo!” esclamò Puma, seduto ai comandi.

“’Vaccaro’ a chi, gatto del...” fu a quel punto, che Twister si ritrovò un bavaglio di luce solida intorno alla bocca. Terminò comunque la frase in una serie di mugugni molto espliciti!

Shooting Star lanciò un’occhiataccia di avvertimento al suo uomo, poi, allo sciamano, “Sei sicuro che non stiamo davvero correndo alcun pericolo, così esposti?”

Karshe annuì, aprendo il palmo sinistro e rivelando una pulsante sfera di energia, dei colori della Terra. Solo guardare l’oggetto metteva una grande calma, una sensazione di pace raramente provata...

“La Purezza è un anatema, per qualunque demone. La loro influenza non può arrivare a noi, fin quando la deteniamo.”

Texas Twister indicò con un dito il bavaglio fotonico. Star lo rimosse, e l’uomo disse, “E allora, quale sarebbe questo grande piano, Capo?”

“Semplice: riprenderci la Quintessenza dalle mani di Jack Lanterna, liberare i Grandi Spiriti e ridare loro integrità attraverso la Purezza. Il momento è del resto favorevole: dopo i tanti eventi cataclismatici di questi ultimi mesi, ed ora questa nuova invasione demoniaca, le tribù native hanno riscoperto la fede. Le loro preghiere sono più forti che mai, ed i Grandi Spiriti sono pronti a rispondere. Col loro aiuto, i demoni saranno, se non cacciati, almeno tenuti a bada.”

“Quindi,” disse Aquila Americana, “dovremo scontrarci con Jack in persona. È per questo che siamo diretti a Phoenix?”

Karshe annuì nuovamente. “Il dolore attrae il male come una fiamma la falena. Jack troverà molto potere, a Phoenix, attraverso le centinaia di migliaia di anime tormentate e smarrite. Sarà difficile, molto, ma se non lo sconfiggiamo adesso, e la crisi passa, passerà molto tempo prima che i Grandi Spiriti ritrovino una fede così unita.”

‘Difficile’...Un bell’eufemismo, per Phantom Rider. L’eroe, nel suo costume interamente bianco, fino alla maschera che copriva interamente la testa, ne sapeva qualcosa, del potere di uno spirito! Figurarsi un intero eserci...

In quel momento, l’aereo rollò rapidamente a destra, facendo quasi cadere gli eroi dai sedili! Le imprecazioni furono soffocate rapidamente, alla vista di un elicottero, un Bell UH-1H Huey, che aveva praticamente tagliato loro la strada. Il mezzo era lanciato a tutta velocità verso la città.

“Pilota come un ubriaco,” fece Twister, prima di alzarsi in piedi e dirigersi verso il portello. “Lasciatelo a me, e ve lo deposito a terra come una piuma...”

Fermo!” Karshe ringhiò il comando con un tale ringhio, che al Texano quasi vennero i capelli bianchi.

“Scusami,” disse il lupo, “ma se ti allontani, perdi la protezione della Purezza.” Si rivolse al pilota. “Puma: solo tu, oltre a me, puoi muoverti senza timore. Devi portare il pilota qua dentro.”

L’uomo-felino sorrise. “Consideralo fatto. Fortunatamente per il nostro prode ranchero, questo velivolo ha in serbo qualche trucchetto per simili occasioni. Meraviglie della tecnologia moderna.”

Twister bestemmiò a fil di labbra, ma si mise seduto, mentre dita artigliate digitavano una sequenza di comandi.

 

Avvenne in fretta. Forse, ed è obbligatorio precisarlo, se al comando dell’apparecchio ci fosse stato un pilota qualificato, o perlomeno qualcuno dotato di una mente più lucida, l’azione sarebbe stata ritardata di qualche minuto.

Così, invece, ci volle solo il tempo di tagliare l’albero del rotore con una coppia di laser prima, e di portarsi sulla verticale dell’uccello ferito poi, per afferrarlo con un gancio magnetico.

L’atterraggio fu delicato, come deporre un uovo nel nido. L’SJ-X0 atterrò al fianco dell’apparecchio un attimo dopo.

Si aprì lo sportello, e Puma venne fuori, muovendosi come un’ombra e con la prudenza del guerriero che era.

Dall’elicottero, non veniva un suono. Non un comando venne anche sussurrato a fior di labbra. C’era l’odore delle armi, ma nessuna veniva impugnata o caricata –tutto questo gli trasmisero i suoi raffinatissimi sensi.

E che a bordo c’era una sola persona. Respiro veloce, cuore impazzito. Ed arrabbiata, furiosa; i suoi ferormoni erano inconfondibili...

Puma si avvicinò ancora; era prossimo al portello, e la sua mente stava divagando –stavano perdendo tempo, e probabilmente solo per un povero idiota fuori di testa. Se il pazzo avesse sparato, avrebbe dovuto

ucciderlo?

Scosse le orecchie, appiattendole contro il cranio, contemporaneamente alterando il proprio metabolismo –doveva entrare in meditazione, isolare quella parte di sé fatta di ricordi amari, di emozioni represse. Doveva fare appello al puma, doveva pensare con il proprio spirito, essere tutt’uno con il corpo senza l’ausilio della mente...

 

“10 dollari che non ce la fa?”

Aquila Americana non si voltò neppure, ma il suo tono conteneva tutto il disprezzo del mondo. “Tipico dei bianchi, trasformare in un circo anche un momento di tale solennità. Se Puma cedesse alle lusinghe dell’oscurità, potremmo essere costretti a combatterlo all’ultimo sangue per la nostra stessa sopravvivenza. È un’idea così divertente?”

Texas Twister non rispose, continuando a fissare attraverso il finestrino. Dio, avrebbe dato tutt’e due le braccia per fare qualcosa al posto di quel gattone. La verità era che lo invidiava, per la calma con cui si stava gettando in pasto ai demoni...Puma poteva comportarsi come un borioso S.o.B., ma sapeva fare il suo lavoro, a differenza di lui, povero vaccaro con illusioni di gloria...

Un manrovescio lo riportò alla realtà tanto bruscamente quanto dolorosamente! Il sapore metallico del sangue lo aiutò ulteriormente a focalizzare i pensieri. “Io...” si pulì il labbro gonfio con il dorso guantato di bianco, e guardò verso Aquila Americana. “Immagino di doverti ringraziare. Non so cosa mi fosse preso...”

“L’influenza del Male,” disse Karshe, guardando con la stessa preoccupazione anche Shooting Star. “Avrei dovuto ricordarmelo, è stata colpa mia.”

“Colpa..?” fece la donna...prima di capire a sua volta.

Karshe annuì. “Siete stati posseduti da demoni, a vostro tempo. Siete più sensibili di un comune mortale.”

“Ma la Purezza...” Victoria Star si sentì un brivido lungo la schiena. La possessione da parte dei servi di Master Pandemonium una volta le era bastata, grazie![iv]

“Può poco, se voi stessi non l’abbracciate. La Purezza non è una forza a sé, e così come il Male, può avere accesso solo a chi la desidera sinceramente. E la contaminazione nel vostro spirito è un ostacolo non irrilevante. Solo la vostra grande forza interiore ha finora impedito il peggio...” non aggiunse che tale ‘pace’ rischiava di non durare, ma, dalle loro espressioni, era chiaro che Texas Twister e Shooting Star lo capivano appieno...

 

Mentre Karshe iniziava a spiegare la situazione ai suoi due amici, Puma aveva recuperato il suo equilibrio interiore, ed ora era pronto. Chiunque fosse nell’elicottero, continuava a stare fermo, intento a voltare la testa a destra e sinistra come un animale in gabbia.

Perfetto.

Un doppio salto. Il primo, per portarsi di fronte al portello, il secondo per entrare nel velivolo. L’altro non ebbe neppure il tempo di gridare...

L’’altro’?

Un civile. Una ragazza.

Puma non mollò la presa sulla sua preda, tenuta ben salda sul pavimento, ma non poté non stupirsi. E non tanto per il giovane individuo in sé...quanto per la sua somiglianza con “Lila?”

La ragazza era indubbiamente posseduta. I suoi occhi erano totalmente dilatati, e la sua forza amplificata dall’adrenalina. Non parlava, ma sbavava e ringhiava, in preda all’odio più feroce. Se Puma avesse avuto la forza di un uomo normale, avrebbe avuto difficoltà a trattenerla...Ma che diavolo ci faceva Lila Ironhoof su un elicottero militare, in mezzo al deserto??[v]

Poi, non ci fu il tempo di farsi altre domande. Un suono tremendo, come di liquido e di metallo accartocciato, dietro di lui, attirò la sua attenzione.

Puma non pensò neppure di voltarsi, e invece, in un rapido movimento, afferrò la ragazza urlante e scalciante, se la caricò in spalla, e saltò fuori più velocemente che poteva...

Non abbastanza. Puma ruggì orrendamente, mentre il portello dell’apparecchio si chiudeva di scatto sulla sua caviglia destra! Solo che non era più un portello...

Era una mostruosa bocca dalle zanne di metallo, contorta in un’espressione di pura, sadica malvagità intonata a quella degli occhi che erano diventati i finestrini.

Il dolore era atroce, come ripugnante era il suono di mandibole che faceva la ‘bocca’ nel cercare di tranciargli l’arto. L’osso era ormai esposto e il dolore aveva spezzato la sua meditazione, rendendolo vulnerabile mentalmente...Ma Puma non lasciò Lila. Aveva giurato di riportala a suo padre, costasse quel che costasse, e...

Un’esplosione di luce, un urlo di anime dannate, e l’elicottero tornò ad essere un semplice mezzo meccanico. Polvere di stelle avvolse il corpo di Lila e Puma, ed i due furono da essa sollevati da terra,

 

e portati nell’SJ-X0.

Phantom Rider chiuse lo sportello, mentre Karshe si chinava sull’amico ferito. Twister e Star si avvicinarono a Lila, ma questa già stava riprendendosi, grazie all’influsso della Purezza. “Cosa è successo? Che cosa..OH!” solo allora, sembrò realizzare i suoi molto insoliti anfitrioni. E, considerando anche lo stato di esaurimento indotto dall’adrenalina e gli eventi dei giorni scorsi, la si potrà perdonare se fece la cosa più naturale. Svenne.

Karshe non ci fece caso. Era troppo impegnato a mormorare antiche formule rituali, mentre la sua mano/zampa sfiorava la ferita di Puma, spargendovi polvere stellare in delicati filamenti. Una ferita prodotta da un’entità demoniaca non era cosa da sottovalutare, assolutamente! Puma poteva essere il Campione della Morte, ma era ancora mortale quanto bastava per soffrire l’influenza del Male...e morire a causa di esso...

 

Sedeva nel sedile più lontano dal posto del pilota, cercando di non farsi notare, e si chiedeva fino a quando poteva portare avanti la finzione.

L’uomo del mistero, conosciuto dai suoi compagni solo come Black Marvel, il secondo individuo a portare il titolo che appartenne al Campione della Tribù dei Piedi Neri, era assolutamente impotente, per quanto cercasse di mascherarlo.

La magia era un anatema, per lui. Era già un miracolo restare in piedi, figurarsi unirsi ad un combattimento –poteva inventarsi una scusa, o un’intera serie di esse...Ma come l’avrebbero presa i Rangers, quando, inevitabilmente, avessero appreso la sua identità?

Avrebbero pensato che aveva mentito per portare avanti una sua agenda di morte, ecco cosa avrebbero pensato! Che stava organizzando una trappola, ingannandoli…

Fu salvato da quei pensieri, almeno per il momento, da qualcosa di molto peggio di essi.

Per la precisione, dalla voce che venne dall’ombra dietro le sue spalle!

“Tutto questo viaggiare per venire a combattere contro di me? Dovrei dire che mi sento onorato…”

La sorpresa durò meno di 1 secondo –nel bene e nel male, i Rangers erano guerrieri addestrati da diverse battaglie. Già Aquila Americana aveva estratto il tomahawk dal fianco, mentre Phantom Rider e Shooting Star puntavano le loro armi…

Altrettanto velocemente, dovettero fermarsi.

Perché Jack Lanterna stava tenendo Black Marvel per il collo senza il minimo sforzo! La mano neroguantata artigliata emetteva fiamme smeraldine come quelle che circondavano la zucca ghignante che era la sua testa. “Ma penso che, in fondo, siate solo degli utili idioti…Oh, e prima che facciate le solite domande perché e percome, entrare qui è stato abbastanza facile, grazie al male presente nella vostra cara amichetta. Il suo delizioso odio nei confronti del padre è come uno scudo contro quella risibile Purezza. E in quanto a te, facsimile di un essere umano…” una secca torsione del polso, e il collo di Black Marvel fece un rumore inconfondibile!

Shooting Star reagì per prima. Alla velocità della luce, raffiche di solida energia colpirono Jack alla testa, facendolo contemporaneamente vacillare e lasciare il corpo dell’eroe.

Jack non aveva finito di cadere all’indietro, che i proiettili karmici di Phantom Rider lo crivellarono come un groviera. Sangue ectoplasmatico fuoriuscì in schizzi come fontane, che si dissolsero contro le pareti del velivolo.

Jack grugnì ad ogni colpo, crollò a terra, e lì giacque, in preda agli spasmi. Poi, smise di muoversi.

Era un quadro surreale, se così si poteva dire: nel silenzio totale, nessuno degli eroi osava solo respirare, Black Marvel giaceva senza che nessuno gli badasse, Karshe cantilenava contro l’infezione ai danni di Puma e i rimanenti fissavano, immobili, ad occhi strabuzzati, il corpo di Jack con assoluta incredulità.
Era semplicemente impossibile, che il negromante fosse stato abbattuto con una simile facilità.
Aquila Americana ruppe l’incantesimo per primo, avvicinandosi al corpo con una lentezza da fare quasi invidia ad una lumaca, i muscoli tesi allo spasimo...
Fu in quel momento, che successero contemporaneamente 2 cose:
1) La figura di Jack Lanterna tremolò, i contorni si dissolsero, gli abiti cambiarono taglio e colori...fino a quando, a giacere sul pavimento, stava Lila Ironhoof!
2) I Rangers non si trovarono più nel loro velivolo, ma nel mezzo di un cimitero.
Il cielo era un vortice di nuvole plumbee, al centro delle quali brillava una immane luna piena. Il vento gelido sembrava soffiare da tutte le direzioni, levando ciuffi d’erba e foglie secche.
E, fra le miriadi di lapidi, e monticelli di terra da cui scaturivano verdi fuochi fatui, stavano sette tombe appena scavate, con le pale ancora piantate nella terra smossa ed umida!
E di una cosa i disorientati eroi erano assolutamente certi, purtroppo.
Non era un’allucinazione!
“Era un po’ che non facevo questo trucchetto,” disse la voce di Jack Lanterna, facendoli sobbalzare e voltare come uno solo.
Il cimitero era connesso ad un vicino bosco, così fitto da non potere vedere oltre la prima fila di alberi, da un sentiero di pietra. Su quel sentiero, dal bosco, preceduto da un luccicare di lanterna, venne il negromante –vestito come un becchino ottocentesco, con tanto di un lungo cilindro sulla zucca, una pala nell’altra mano...e il corpo di Black Marvel reclinato sulla spalla. “Sono felice di non avere perso la mano[vi]...Anche se devo ammettere che il caos dell’etere causato dal terremoto fa la sua bella parte, nel ridarmi una forza che credevo perduta.”
“Goditela per quel poco che ti durerà, mostro!” Shooting star levò le braccia, le unità ai polsi già brillare...E non arrivò a fare di più. Prima ancora che potesse realizzarlo, si ritrovò avvolta da radici, un intrico tale da coprirla dalla testa ai piedi in un istante.
Victoria!” Twister si lanciò verso di lei. Allo stesso tempo, si udirono le grida soffocate di lei, miste al suono delle sue ossa spezzarsi in rapida sequenza, il rumore attutito come dall’ovatta...e liquido...
“No...No...” era successo talmente in fretta, che l’uomo rimase lì, immobile, incredulo. Incapace persino di pensare...
Allo stesso tempo, Aquila Americana si gettò sul nemico, lanciando il suo più fiero urlo di battaglia.
Un tremendo fulmine dal cielo pose fine alle loro pene, trasformandoli in due carboni ardenti. Caddero a terra, facendo sfrigolare l’erba umida.
Karshe, ancora intento sul debole Puma, si frappose fra l’amico e Jack. Non capiva come mai la Purezza si stesse dimostrando inutile. Una così grande vicinanza alla Quintessenza avrebbe dovuto scatenare una reazione...
“Pensavi a questa, forse?” fece Jack, mentre depositava il corpo di Black Marvel nella sua tomba. Una sfera scarlatta, pulsante, emerse dalla tasca della sua giacca a coda di rondine. L’oggetto levitò verso Karshe, per poi spegnersi e sbriciolarsi, diventare quello che era –un pugno di innocua sabbia.
Jack iniziò a riempire la tomba. “Povero cucciolo, ancora a credere alla fola che il cattivo si porta dietro il mezzo per farsi sconfiggere. Se crescevi a NY, vedevi se non ti facevi più sveglio...”
Il mostro continuò a riempire di buca la terra. Non si voltò neppure, quando Phantom Rider, dopo un momento di esitazione in cui stava per sparare, svanì in dissolvenza. 
Anzi, Jack fischiettò un motivetto country. Perché preoccuparsi, in fondo? Mica aveva fretta! La mano, e tutta la partita, erano suoi, e lo sapeva.
Finito di seppellire Black Marvel, il negromante si terse del ‘sudore’ dalla zucca, e sparse fiammelle infernali intorno a sé. Poi, con un gesto, fece levitare i cadaveri degli altri tre Rangers nelle rispettive fosse. “Ehh, le cose belle durano poco. Ed ora, pulcioso,” aggiunse, voltandosi verso Karshe, che stava accosciato, la lancia sacra in mano, e pronto a saltargli addosso, “decidi tu. Con le buone o con le cattive? Con le buone, intendendo che ti farò crepare senza farti soffrire.”
 
 

NOTE

 
 
[i] Spiegazioncina in POWER PACK #12, miscredenti!
[ii] RANGERS #8/QUASAR #29
[iii] INFERNO2
[iv] su CAPITAN AMERICA E I VENDICATORI #55-56 Star
[v] Un’ideuzza potete farvela facendo una scappata su CAMPIONI #13!
[vi] Dai tempi di SUPERNATURALS Panini
 
 

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