- R I D E R !!! –
Mi ha beccato di nuovo! A volte mi chiedo chi sia più
testardo, se io che cerco di uscire ogni giorno in anticipo, o lui, che come un
mastino da guardia mi controlla ogni volta… ed ogni volta mi becca!
Se almeno mi licenziasse… invece No! Mi fa la sua
solita ed assurda predica.
A volte penso che lui viva solo per questo.
- Rider sempre tu, eh! – mi domanda incrociando le
braccia sul suo gonfio ventre, con la solita espressione arrabbiata.
- Si può sapere cosa ho fatto di male io ? – continua
lui, iniziando a roteare le mani in aria mentre il suo alito dal forte sapore
di cipolla mi investe.
- Guarda
Jo! – ed indica platealmente il mingherlino
quindicenne che condivide come me il turno. – Jo è sempre puntuale e non smonta
mai prima! – dice avvicinandosi al povero inserviente – Bravo Jo! – e gli
assesta una pacca sulla spalla che fa quasi vacillare il poveretto.
- G..grazie signor
Kovac. – riesce a dire lui.
- Ma tu Rider! Tu no! Tu mi vuoi far penare, eh! – mi
incalza dirigendosi nuovamente verso di me e puntando il suo cicciuto dito con
fare accusatorio.
- Ti ho dato un lavoro! E’ forse poco di questi tempi?
– e guarda Jo che si affretta a fare no con la testa… povero Jo.
- Ma quello che ti ho offerto non è solo un lavoro,
noooo... Il Marvel Burgher è anche una grande famiglia, uno stile di
vita! –
- Sì, e tu sei pazzo furioso! – penso tra me e me
continuando a simulare un’espressione penitente e mortificata.
- Sei un bravo ragazzo, Rider. Si vede! Ma devi
imparare la disciplina. Tu, sì proprio tu, devi capire che non sei il centro
dell’universo, ma ne fai parte e questo, ti dovrebbe bastare! –
Oh. No! Adesso arriva la parte più odiosa…
- Vedi, Rider. – Kovac mi mette una mano sulla spalla,
quasi fossi suo figlio. Mi si avvicina così tanto che, con disgusto, riesco a
veder, uno ad uno, i peli del naso che gli spuntano fuori dalle enormi narici.
E lì, proprio in quel momento, per un attimo penso che
potrei evitarmi queste scene. Basterebbe fare come mi dice, anche solo per
finta. Ma così l’avrebbe vita lui!
Forse sono masochista!
- Vedi Rider – continua lui distraendomi dai miei
pensieri – Ci sono Marvel Burgher in tutta Manhattahn, ma non solo,
nell’intero stato di New York. E sai perché? Perché il Marvel Burgher
non è solo una catena di fast food, ma uno stile di vita! – inizia a ripetersi.
- Hai mai guardato Star Trek? –
- No signore! – rispondo io prontamente; se solo
ammettessi che sono un fan chissà quanto durerebbe la predica!
- Beh, fai male! Io ho imparato molto da Star Trek! – e, con un gesto
inconscio, si passa una mano sulla spilletta di Star Trek che decora il suo
grembiule.
- Vedi figliolo, il Marvel Burgher e Star Trek hanno
lo stesso contenuto di pace!
Non c’è dubbio Kovac ha fatto overdose di incontri di
marketing, ed io sono indiscutibilmente un masochista!
Guardo l’orologio e, disperato, mi accorgo che sono
passati ben cinque minuti dalla fine del mio turno.
- Oh, ma ci siamo persi in
chiacchere! – Mi sa che
Kovac mi ha visto guardare l’orologio, sono salvo!
Ed infatti Kovac parte con il finale del discorso che
mi sento ripetere tutti i giorni.
- Beh, Rider, per oggi sei salvo, ma domani niente
scemenze! – e con una pacca sulla spalla ed uno sguardo da padre benevolo, mi
saluta.
Io esco dalla porta sul retro, guardo l’orologio e mi
accorgo che è proprio ora di “volare” a casa.
***
Mi chiamo Richard Rider,
lavoro part-time come commesso in un fast food della catena Marvel Burgher,
ho vent’anni ed una vita con cui riesco a fare a cazzotti un giorno sì… e
l’altro pure.
Ah già, quasi mi dimenticavo, sono
anche conosciuto come
NOVA
sono un eroe, o presunto tale, posso
volare ad elevata velocità, sono dotato di un incredibile costume che può
prendere qualsiasi forma io voglia, sono invulnerabile e super forte.
Ora voi direte, “Non è poco”!
Purtroppo ho imparato sulla mia
pelle che nella vita questi incredibili poteri non risolvono i problemi
quotidiani, anzi, spesso ne causano di ulteriori.
Prendete per esempio la mia giornata
odierna; devo andare a mangiare a casa dei miei, e sono in ritardo. Perfetto,
direte voi, mi alzo in volo e a tutta velocità sorvolo Manhattan e in quattro e
quattr’otto sono a casa dei miei nel Queens.
Tuttavia, a me non dispiacerebbe
arrivare in ritardo, anzi, se potessi inventare una scusa tipo: - mi si è
bucata la gomma della macchina!- o che ne so – c’è stato un black out nella
metropolitana ! – non sarebbe affatto male.
E già, i pasti a casa Rider non sono
mai una passeggiata per il sottoscritto.
In casa mia il fatto che io sia un cosiddetto super
eroe non è affatto vissuto di buon grado. Questo soprattutto da quando hanno
rapito mio fratello e gli hanno amputato un dito [i]
a causa della mia attività.
Non che io non possa capire lo stato d’animo dei miei
genitori, ma una cosa è capire e tutt’altra è convivere con le continue
prediche. A questa situazione già non particolarmente idilliaca, aggiungete che
io lavoro in un fast-food, mentre mio fratello è un piccolo genio e,
recentemente, con i proventi del suo lavoro ha ricomprato la vecchia casa di
famiglia dopo che, in un incidente[ii]
in cui ovviamente ero coinvolto io con altri super esseri, l’appartamento dei
miei è andato distrutto.
Insomma l’unica cosa, cui adesso i miei poteri
potrebbero servire, sarebbe quella di scappare il più lontano possibile da casa
dei miei… ed invece, mi ci sto dirigendo a tutta velocità.
***
FAME!
E’ solo questa la sua necessità sanare l’infinito
appetito. Placare il suo perpetuo tormento. Vaga da giorni per le strade della
città di ferro e cemento, sono state molte le sue ignare vittime, tuttavia dopo
il breve momento di sollievo lei ritorna, più implacabile di prima.
Fame! La città è ricca del suo cibo prediletto:
rabbia, odio, invidia… non si sazia mai, è un tormento senza sosta, senza pace.
Si muove come un’ombra nella semioscurità dei vicoli.
Senza pace, come un animale randagio, cerca ristoro. Il suo scopo è semplice
riavere ciò che gli spetta: riconquistare la sua corporeità!
Non si ferma, non può fermarsi. Una nuova vittima, una
nuova facile preda che viene irretita e poi senza pietà svuotata, prosciugata.
Per un attimo è sazio, per una attimo ha pace, si sente nuovamente integro. Poi
nuovamente lei: la fame!
E così, continua la ricerca, i suoi occhi neri si
alzano al cielo per proferire una maledizione e lo vede! Sfreccia nel cielo con
riflessi dorati, la sua aurea è potente, maestosa. Un banchetto succulento. Un
rimedio alla fame, tuttavia, è anche conscio che un normale approccio non può
sortire buoni risultati.
Finalmente, dopo tanto tempo, una Caccia, finalmente
una speranza di essere libero.
***
A volte penso che tutto quello che mi è successo nella
vita sia incredibile!
Intendiamoci, tutta la roba da super eroe è un gran
divertimento, lo è sempre stato per me, ma la cosa che amo di più, la cosa che
durante i vari periodi in cui non avevo i miei poteri[iii]
mi è sempre mancata è una ed una sola: volare.
E’ una sensazione difficile da descrivere, ma è un po’
come andare sulle montagne russe, di quelle che ti va tutto lo stomaco in
bocca! L’aria è qualcosa di palpabile, ha una densità quasi fluida. Ad ogni
cambio di direzione sento che si plasma intorno a me, si muove, scalpita,
gorgoglia.
Accelero e sento dietro di me l’aria turbinare
rumorosa, mi alzo di quota e continuo ad accelerare. Un tremendo boato mi
segnala che ho superato la velocità del suono, ora tutto è più calmo. Fendo le
nubi e punto, testardo, verso il sole. Il cielo cambia tonalità d’azzurro, si
scurisce fino a diventare un blu profondo, quasi nero pece. Solo allora guardo indietro e la vedo in
tutto il suo splendore…
La Terra! Da quassù è maestosa e meravigliosa!
Durante l’ascesa verso lo spazio il mio elmo, quasi
inconsciamente, si è riplasmato ed è divenuto a tenuta stagna, il mio costume
si è ispessito per compensare il vuoto che mi circonda. Potrei stare qui per
ore, immobile a guardare la terra che gira solenne, le tempeste sull’Atlantico
che nascono e muoiono…
Ma devo essere a casa per pranzo ed inizio ad essere
in ritardo! Mi lancio a tutta velocità verso il Queens, un puntino sulla costa
ovest dell’America del Nord.
***
Rabbia!
L’essere di blu e d’oro vestito, mentre si dirigeva
ignaro di essere seguito verso la sua meta, all’improvviso e senza apparente
motivo si è gettato verso il cielo, quasi volesse afferrare il sole.
Improvvisamente, come la fuga della sua preda, la fame
lascia il passo alla rabbia. Ma quest’ultima ha vita breve; perché la fame è
tenace e paziente. La caccia di
briciole di mediocrità riprende, di nuovo appostato tra le ombre, nel silenzio,
per paura di essere scoperto e cacciato. Nuovamente il tempo perde senso nella
monotonia della lotta per la sopravvivenza. Tuttavia, nuovamente una corda
vibra. Un fremito improvviso scuote tutto il suo essere.
La “Preda” è ricomparsa!
Ebro d’ingordigia si lancia all’inseguimento. Questa
volta più da vicino, impavido, deciso a non perderla e pronto a carpirne i
segreti.
Il rischio è grande, può essere scoperto e la Preda è
forte, molto forte; tuttavia non sembra accorgersi della sua presenza, e questo
lo rende impavido. Decide di scoprire la meta dell’oggetto del suo desiderio.
E’ un rischio azzardato! Non è ancora in grado di difendersi da un così grande
potere, ma il vantaggio che potrebbe trarre da questa conoscenza vale il
rischio che sta correndo. Con infinita cautela prolunga la sua aurea fino a
toccare la creatura che solca i cieli veloce. E per un fugace attimo le due
coscienze si toccano. Troppo poco perché la sua vittima si accorga
dell’accaduto, ma il tempo più che sufficiente per scoprirne la destinazione ed
i punti deboli.
Tronfio di sé si allontana rapidamente dalle vicinanze
della Preda sicuro che presto banchetterà.
***
Ed eccomi a Casa.
- Benvenuto all’inferno! – mi sussurro mentre
analizzo, attraverso i sensori della mia uniforme, tutti gli spettri d’onda
della zona circostante alla villetta dei miei. Purtroppo è ormai una spiacevole
abitudine che devo adottare per difendere la privacy e soprattutto l’incolumità
dei miei cari, fare l’eroe ha molte, a volte troppi, lati negativi. Atterro
rapido, nascosto dalla chioma di un albero sul retro, mentre il mio costume si
muta lasciando posto ai miei abiti civili. Ancora uno sguardo rapido intorno ed
entro trafelato in cucina, dalla porta del retro.
Dio come amo
le tipiche villette americane! Appena entrato ecco che mi ritrovo in cucina,con
mia madre che si sta affannando sui fornelli. L’odore di spezie satura la
stanza e si sostituisce piacevolmente all’odore d’oli fritti del Marvel
Burgher.
- Ciao, Ma! – la saluto passandole a fianco e
stampandole un bacio sulla guancia.
- Oh,
Rich, sei arrivato! – mi dice sorridente –
Assaggia qui. – e mi caccia in bocca un mestolo di legno.
- Ottimo, come il tuo solito!- le rispondo. La mamma è
sempre la mamma non c’è che dire.
- Smettila di fare il ruffiano!- mi sbeffeggia dandomi
un scappellotto affettuoso, io lo schivo e ridendo mi dirigo verso il salotto.
L’odore di pipa e le chiacchiere di fisica mi
accolgono prima di poterli vedere. Poi saluto mio padre e Robert, il mio
fratellino, e mi siedo con loro.
La loro conversazione prosegue e mi accorgo che,
nonostante gli sforzi, non riesco a seguire il filo del discorso. Ma che
diavolo centrano i vettori con i materiali piezoelettrici? Buon dio, cosa sono
i materiali piezoelettrici?
A volte mi rendo conto dell’assurdità della mia vita.
Ho visitato altri mondi, viaggiato nel cosmo, combattuto più volte in altre
realtà, eppure… eppure mi sento come un alieno di fronte a mio padre e mio
fratello.
-Robert, vieni a darmi una mano? – urla mia madre
dalla cucina.
- Sì, mamma! – risponde Robert alzandosi.
Soli. Io e mio padre. Non accadeva da molto.
***
Lui e la sua preda, finalmente soli.
Il corpo dell’essere di cui ha preso il controllo lo
placa parzialmente dalla fame, ma soprattutto lo maschera all’ignara vittima,
così vicina che può addirittura attingere parte del suo potere. Ed il potere
che detiene è grande, antico e maestoso. Con sempre maggior facilità riesce a
tirare i fili della sua nuova marionetta e, con sempre maggior facilità, la
preda penetra più profondamente nelle maglie della sua oscura ragnatela.
***
Il mio rapporto con mio padre non è mai stato
idilliaco. Certamente non da molto tempo a questa parte. Più o meno da quando
la mia attività di super eroe ha preso il sopravvento su tutte le altre
componenti della mia vita.
Charles Rider,
mio padre, è stato per lunghissimo tempo preside di una scuola. L’istruzione è
una componente essenziale per l’educazione dei suoi figli, questo io lo posso
capire; come posso capire che non abbia affatto gradito che uno dei suoi figli
abbia abbandonato gli studi per dedicarsi a tempo perso alla carriera di eroe.
Senza poi parlare dei risultati di questa presunta carriera.
Tra me e mio padre non ci sono mai stati dei momenti
idilliaci, solo degli alti e bassi tra un’aperta disapprovazione e un semplice
senso di rammarico per le scelte scapestrate del figlio.
Il brutto è che, anche se cerco di negarlo a me
stesso, concordo con il giudizio di mio padre.
Sono un fallito.
E molti eventi del mio recente passato
me ne hanno ridato prova[iv].
Proprio per tutte queste ragioni i secondi di silenzio che inesorabilmente si
prolungavano mi portavano ad un sempre crescente imbarazzo.
-Come va pa’ ? – azzardo io, in una qualche maniera
bisognava pur rompere il silenzio, ma forse col senno di poi, avrei preferito
restare seduto nell’imbarazzo e aspettare di trovarci a tavola.
-Tutto bene. Tu
Rich? – mi domanda mentre è
indaffarato a riaccendere la brace nella pipa. Non si degna neanche di
guardarmi in faccia.
-Tutto bene, sono appena uscito da lavoro. - dico io
evitando di dire come sono arrivato per non innescare un’altra discussione
sulla cautela della mia identità segreta.
- Spero che tu non venuto per via aerea, vero? – mi
domanda lui trafiggendomi con uno sguardo inquisitore. Proprio adesso doveva
decidere di puntarmi gli occhi addosso? Mi domando irato, mentre, come un bambino
scoperto con le mani sporche di marmellata, non riesco a reggere il suo sguardo
e abbasso mestamente gli occhi verso terra.
-
Richard, ma sei proprio uno sconsiderato? – sbotta
trattenendo a stento la rabbia e stringendo con ira la malcapitata pipa.
- Dopo tutto quel che è successo, dopo tutte le
sofferenze che questa famiglia ha dovuto sopportare ? –
- Già, purtroppo c’ero anch’io!- vorrei dirgli a denti
stretti, ma non ho la risposta così pronta e balbetto un: - Io…-
-Tu cosa? Cerchi di risparmiarti il cervello? E’ così
difficile per te? Tuo fratello ha perso un dito ed ha rischiato di morire! – mi
incalza lui.
- … non è colpa mia…- cerco, malamente, di difendermi
- Sì che è colpa tua! – ribatte invece lui ancora più
adirato.
- Non sei forse tu quello che scorrazza con una
calzamaglia giallo-blu per i cieli di New York? Non sei forse tu quello
che se n’è andato per svariati mesi su un “altro pianeta”, senza dire nulla né
a me né a tua madre? – richiamati dalle grida di mio padre, nel mentre, mia
madre e Robert si presentano preoccupati sull’uscio della sala. Il tribunale al
completo, penso in panico.
- …io… -
- TU, cosa? – mi abbaia papà puntandomi la pipa
addosso.
-…- Basta, non io ce la faccio più e, come la
proverbiale goccia che fa traboccare il vaso, io, impulsivamente, prendo la mia
decisione.
Mi volto senza dire niente, arrabbiato ed umiliato,
apro la porta d’ingresso e, mentre la richiudo sbattendola rumorosamente, mi
trasformo spiccando il volo giusto davanti a casa, proprio per ripicca.
Solo grazie alla foga che mi ha preso le invettive di
mio padre si perdono lontane dietro di me.
Tuttavia, un solo pensiero mi brucia l’anima mentre
volo senza meta per il cielo di New York: “ Sono fuggito!”
***
“Non hai posto in cui fuggire!” questo pensa ebro di
gioia e compiacimento dell’essere quando vede allontanarsi la sua preda. A già
lungamente banchettato con le sue ricche energie, ora finalmente ha la forza
sufficiente per affrontarlo in uno scontro diretto, una vera caccia!
Senza neanche cercare di dissimulare la sua presenza,
si libera del suo ospite. Non l’ha totalmente prosciugato delle sue energie, la
sua fame è placata per ora. E mentre la sua manifestazione provoca scompiglio
nella mura dove vivono quei miseri esseri che si fanno chiamare umani, lui è
già nuovamente all’inseguimento. Finalmente non ha più paura della luce, ora è
forte, invincibile e presto lo sarà ancora di più. Lo aspetta un lauto
banchetto!
La mossa successiva è già pronta. Adesso l’unica cosa
che deve decidere è quando e come. E mentre con guizzi di puro potere raggiunge
la sua ignara vittima, percepisce un nuovo ricordo, un punto di rottura e
decide di infliggere il colpo finale.
***
E’ stupefacente come ragiona la mente. La mia fuga
finisce in un posto inaspettato: il Crashpod[v].
Ho sempre osteggiato l’aiuto dei New
Warriors, sono
stato uno di quelli che ha sempre remato contro e ho sempre cercato di trovarmi
i miei “spazi”; eppure quando atterro sul tetto della costruzione, sento aria
di casa. Finalmente riesco a calmare un po’ la mia mente a soqquadro.
Non credevo di essere così sensibile ai giudizi altrui
e non credevo altrettanto possibile che mio padre potesse accusarmi così
violentemente. Dio, ma cosa gli è preso? Solitamente è un uomo tranquillo e con
me ha perso le staffe poche volte e per motivi molto più seri!
E’ tutto così assurdo.
E mentre sto pensando a questo mi devo subito
ricredere, a volte la vita ha sua strana ironia.
Capto l’onda gravitazionale prima che mi colpisca, ma
vengo lo stesso colpito, sorpreso dallo strano evento. Pochi sulla terra sono
in grado di sprigionare questo tipo di potere, a dir la verità, solo io riesco,
raramente, a farne uso.
Tuttavia non ho la possibilità di addentrarmi in
questi pensieri.
Il colpo mi scaraventa a forte velocità contro la
pavimentazione di asfalto antistante al Crashpod. Quando mi rialzo ammaccato la
risposta è davanti a me.
Rhomann Dey.
***
Chi è Rhomann Dey?
Una domanda semplice; la risposta, tuttavia, non lo è
altrettanto.
Immaginate un uomo giusto, un uomo che ha fatto della
sua vita una missione per difendere il prossimo.Ebbene immaginate sempre lo
stesso uomo che dopo aver inseguito tra le stelle un pericoloso criminale viene
ferito mortalmente. Immaginate la disperazione di quest’uomo, non per la sua
prossima morte, no! Quest’uomo si dispera per il pericolo da cui non è riuscito
a proteggere il suo prossimo. Immaginate l’uomo morente, immaginatolo che, con
i suoi ultimi flebili respiri, è concentrato in un unico enorme sforzo: trovare
un degno successore!
Ora immaginate un ragazzo, non ha nulla di speciale, è
insignificante e nessuno lo considera. Non ha amici, e i giorni di scuola sono
un continuo tormento tra spintoni, scherzi alle spalle e risultati mediocri.
Ebbene, un giorno questo ragazzo viene colpito da un raggio piovuto dal cielo e
cade in coma misteriosamente. I medici non capiscono cosa sia accaduto al
ragazzo ed i genitori si preoccupano per il destino del loro sventurato figlio.
Tuttavia il ragazzo si risveglia e da quel momento non è più lo stesso. Ora il
ragazzo può volare, ha un favoloso costume blu ed oro. E’ lui il prescelto. E’
lui il successore.
Ma il Male non sta a guardare, attacca il ragazzo
ancora inesperto e lo sconfigge. La situazione è tragica e tutto sembra perso;
ma non è così!
Prima che il Male possa trionfare l’uomo giusto, ormai
in punto di morte, non si risparmia, riesce a ribaltare la situazione e a
distruggerlo con il suo ultimo respiro di vita.
Ebbene, se siete riusciti ad immaginare ciò, avrete
certamente capito che io sono quel ragazzo mentre l’uomo giusto, l’uomo che mi
ha reso ciò che sono ora, quell’uomo era Rhomann Dey.
Ora, quest’uomo mi si para davanti e l’unico suo scopo
apparente è quello di uccidermi.
***
Rimango in piedi per poco.
Dey mi assale
violentemente. E’ uno scontro fisico quello che vuole e io a stento riesco a
parare una quantità sufficiente dei suoi colpi. Mi colpisce con crescente
potenza.
- Chi sei?- domando incerto, mentre cerco di parare
alcuni dei suoi affondi.
-
Rhomann, sei tu? – continuo ad interrogarlo senza
ottenere risposta, salvo i suoi pugni, che mi tartassano, incessanti. Sono
stordito e sotto shock; prima mio padre e poi questo! Assurdo, me ne rendo
conto, ma non riesco a reagire.
La mia guardia cede e vengo colpito violentemente.
Volo in aria per vari metri, l’atterraggio non è dei più morbidi.
Basta, non so chi sia, ma devo reagire; mi lancio
contro Dey e per la prima volta lo colpisco di sorpresa.
- Chi sei? – domando imperioso. A tutta risposta vengo
sferzato da un potente campo gravimetrico. Un attimo prima il mio corpo è sotto
posto alla normale forza gravitazionale della terra il momento successivo sento
su di me una montagna. Le ossa scricchiolano e i muscoli urlano di dolore. Lui
mi guarda divertito.
Basta, ho sopportato fin troppo. Lascio che il potere
fluisca in me e stranamente riesco ad incanalarlo nel modo giusto. Un
controcampo annulla l’effetto di Dey, tuttavia, l’impresa mi ha spossato ed il
suo contrattacco mi colpisce in pieno.
Questa volta rialzarsi è proprio dura. La forza sembra
avermi abbandonato.
- Cosa vuoi da me?- domando in affanno.
-Mi hai deluso.- sentenzia lui tornado alla carica.
-Cosa?- dico con un filo di voce mentre un pugno all’addome
mi mozza il fiato.
Non si ripete, ma le sue parole mi bruciano dentro. La
sua voce calma e moderata fa sembrare ciò che ha detto la cosa più naturale del
mondo.
L’ho deluso.
-C.. cosa dovrei fare ? – domando crollando in
ginocchio a terra.
- Restituiscimi i poteri! – decreta lui.
Rimango allibito, tutto quello che sono, tutto il poco
di buono che ho fatto a questo mondo sono frutto dei miei poteri. Senza di loro
non sono niente, sono solo Richard Rider, la nullità.
Dey mi continua a colpire, ma io sono così stordito
dalle sue parole che non cerco neanche di parare i suoi tremendi colpi, mi
limito ad incassare impotente.
- Sei una vera nullità. – mi dice tra i denti,
continuando a bersagliarmi di pugni e, tuttavia, sono le sue parole quelle che
mi penetrano nell’anima e mi trafiggono come aghi ghiacciati. Ho fallito, di
nuovo, come sempre. Con un destro poderoso mi scaglia contro la recinzione che
delimita il Crashpod. Io strappo vari pali portandomi via ed un grosso pezzo di
recinzione.
Stanco, sconfitto, resto immobile in un groviglio di
fil di ferro e pali divelti che mi circondano.
Dey se la prende comoda, non ha paura che io fugga. E’
conscio di avermi totalmente sconfitto. Ed io, come una vittima sacrificale,
aspetto il mio destino. A pochi metri da me le orbite all’interno del suo
elmetto si riempiono di luce e ne scaturisce un fascio di energia pura. Introno
a me il metallo fonde, e solo le incredibili proprietà del mio costume riescono
a dissipare parte dell’enorme calore.
- Restituiscimi i poteri! – ringhia sollevandomi da
terra come un peso morto.
- Se è questo che desideri, sono tuoi. – e mentre
quasi inconsciamente richiamo in me l’energia ancestrale che mi rende Nova,
pronto a trasfonderla nel corpo del mio predecessore il mio sguardo rimane
catturato dagli occhi di Dey. Da essi traspare malvagità allo stato puro, solo
pura e semplice bramosia.
Ed allora capisco e la rabbia monta in me.
- Chi sei TU!- urlo infuriato contro l’essere che mi
trovo d’avanti. Le mie parole sembrano scuoterlo più della mia immediata e
feroce reazione.
Sento l’energia scorrere come un torrente in ogni
atomo del mio corpo. Il dolore, la fatica, la disperazione scompaiono
repentinamente mentre l’intero mio essere vibra acceso da una forza arcana e
potente.
Il mio corpo, senza neanche agire consciamente, si
muove metodicamente, quasi meccanicamente.
Colpisco Dey con un campo di gravità negativa. Sotto
di lui il terreno sprofonda di vari centimetri. Poi con foga emano un’onda
gravitazionale che lo sbalza violentemente verso il cielo. Ed io lo inseguo
rabbioso. Solo durante la foga dell’inseguimento mi ricordo di analizzare
l’impronta termica dell’essere. Una nuova conferma, è appena tiepido, quasi
etereo. Mi lancio contro di lui come un razzo umano. Lo scontro è violento, la
forza d’urto lo deforma.
Mi fermo, librato in cielo, e lo osservo precipitare a
terra. Fino adesso ho agito solo sotto l’impeto della rabbia, ma è ora di
recuperare la calma.
Troppe domande mi si affollano nella mente e nessuna
risposta: come può quell’essere conoscere le mie origini, i miei punti deboli,
le mie paure, ma soprattutto cos’è quell’essere? L’unico modo che ho per
scoprirlo è venirlo a sapere da lui. La caduta della creatura ha lasciato
evidenti segni sul molo dove sorge il Crashpod, dovrò giustificare questo
disastro con gli altri[vi].
Nel cratere che si è formato una cosa nera si agita, informe. Non ha più nulla
a che vedere con Rhomann Dey , ora si è rivelato per ciò che è. Tutt’altro è
stabilire cosa sia realmente?
Mi avvicino guardingo, mai dare nulla per scontato mi
dico. Ed infatti la massa informe si getta su di me, come un liquido di pece
nera. Il contatto con la cosa mi da una sensazione tremenda di freddo e di
desolazione.
- Fame!- sento sussurrarmi all’orecchio da una voce
eterea.
- Cosa sei? – riesco a dire cercando di districarmi
dal suo vischioso abbraccio.
- Placa la mia fame! – mi risponde quasi
supplicandomi.
- NO! – rispondo secco e perentorio. L’essere grida, o almeno così mi sembra. Le
mie parole sembrano ferirlo, riesco a sentire la sua disperazione, come se
fosse qualcosa di materiale.
Disperato l’essere lancia il suo ultimo disperato
attacco, ma io questa volta sono pronto e lo respingo. Un’onda gravimentica di
enorme potenza lo incenerisce senza lasciarne traccia.
Ho vinto, me ne sono liberato, ma mi è difficile
esserne contento.
Durante un breve attimo, mentre l’essere perdeva
consistenza e moriva, solo per un istante infinitesimale sono entrato in contatto
con lui. Non posso dire di aver veramente visto qualcosa, ma quello che i miei
sensi hanno percepito era qualcosa di maligno, affamato e disposto a tutto.
- Almeno ho eliminato quella creatura infernale! –
dico ad alta voce cercando di scaricare la tensione accumulata.
Il vento tra le macerie della battaglia all’ombra del
pone di Brooklyn mi risponde con uno strano sibilo smorzato, poi un boato mi
coglie di soprassalto e suoi cieli di Manhattan una grossa nube scura sembra
stendersi sugli alti grattacieli della city….
Come volevasi dimostrare, le ultime parole famose…
Continua su Inferno2 e relativi tie-in…
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