(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 36

 

NIENTE DURA PER SEMPRE

 

(PARTE PRIMA)

 

 

GIOCHI PERICOLOSI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Il suo nome è Reston, Clive Reston ed è uno dei migliori nel suo campo. E qual è il suo campo? Vi chiederete. Reston è quello che popolarmente viene definito un agente segreto. Quando è uscito dal college è stato arruolato dal Secret Intelligence Service, il servizio di spionaggio estero del Regno Unito, noto anche con la sigla MI6. In breve ne è diventato il miglior agente operativo. Questo, perlopiù, ha voluto dire che si è trovato spesso coinvolto in bizzarre situazioni, contro altrettanto bizzarri criminali con contorno di belle donne e con il fato del mondo in gioco. Molti nel MI6 non apprezzano il suo completo disprezzo per le regole, il suo carattere poco socievole, il suo indulgere in troppi eccessi con il bere, il fumo e le belle donne, ma, alla fine, devono ammettere che lui è davvero uno dei migliori, ma a pensarci bene non è affatto sorprendente, dopotutto, Clive è il degno figlio di suo padre.

Come? Chi è suo padre? Spiacente, ma ora volete sapere troppo e dopotutto, ne sapete abbastanza da poterlo indovinare da soli e se non è così, magari ne saprete di più seguendo questa storia. Chissà, potreste divertirvi.

 

Ogni storia deve cominciare da qualche parte, la nostra comincia in un giorno normale nella vita di Clive Reston, normale per lui, cioè, il che significa che da un momento all’altro possiamo aspettarci l’inaspettato, se così si può dire.

Il nostro eroe si è appena svegliato con i postumi di una sbronza. Non è del tutto insolito per lui, anche se non è proprio comune. L’ha svegliato il trillo insistente del telefono e lui ha risposto sforzandosi di ignorare il mal di testa.

<<Buongiorno Reston, la prego di venire immediatamente in ufficio, ho un incarico per lei.>>

             Reston riconosce immediatamente la voce: è C, il Direttore del MI6. E quando C chiama personalmente, c’è poco da dire se non:

-Arrivo immediatamente Sir.-

            Una doccia veloce e Clive è pronto a partire.

 

            Il suo nome è Moon Knight e se volete, potete chiamarlo supereroe, ma in un certo senso non sarebbe corretto. In effetti: veste un costume attillato, nel suo caso bianco, nasconde il suo volto sotto un cappuccio, ha perfino un mantello che usa talvolta come una specie d’aliante o paracadute quando gli capita di lanciarsi nel vuoto ed usa gadget tematici, come dardi a forma di mezzaluna e sul suo petto e sul mantello è dipinto il simbolo della mezzaluna, mentre la fibbia della cintura è a forma di ankh, la mistica croce egizia. In realtà Moon Knight è una creatura della notte, che cerca il male nel cuore degli uomini ed adempie ad una missione di vendetta e di giustizia. Su di lui circolano molte leggende: che abbia combattuto con un autentico lupo mannaro e che ne sia stato addirittura morso, acquisendo, a causa di ciò, una sorta di superforza al calar del sole, forza che raggiungerebbe il suo culmine nelle notti di luna piena. Chi racconta questa storia, peraltro vera,[1] non sa, però, spiegare perché il morso di licantropo avrebbe dovuto dotare Moon Knight di superforza e non, ad esempio, tramutarlo in licantropo alla seguente luna piena. Secondo altre storie, Moon Knight sarebbe l’agente terreno dell’antico dio lunare egizio, Konshu per vendicare coloro che sono vittime dell’ingiustizia. Anche questa storia è vera, ma omette di raccontare che l’uomo sotto la maschera di Moon Knight è morto non una, ma ben due volte e che solo la protezione di Konshu gli ha permesso di tornare tra i viventi per proseguire la sua missione.

            L’uomo sotto la maschera di Moon Knight si chiama Marc Spector, figlio di un Rabbino del Lower East Side di New York, ha voltato le spalle alla fede dei suoi padri, è diventato un agente della C.I.A., un killer, un mercenario nei teatri di guerra africani. Alla fine è cresciuto in lui il disgusto per il sangue ed il disprezzo per ciò che era diventato. Il suo capo di allora, lo spietato generale Raoul Bushman non gradì questo cambiamento e nemmeno il tentativo di Marc di proteggere le vite dell’archeologo Professor Alraune e di sua figlia Marlene e lo abbandonò lui a morire nel deserto e la ragazza in un antico tempio egizio. Chissà come, Spector, con le sue ultime forze, raggiunse il tempio e fu qui che Konshu lo scelse come suo inviato e guarì le sue ferite, riportandolo, di fatto, alla vita.

Assieme a Marlene Alraune, divenuta ora sua compagna di vita, ed al fido pilota Jean Paul “Frenchie” Duchamp, Marc si è trasferito a New York e qui ha iniziato la sua attività come Moon Knight creando per se altre due identità: quella dell’ambiguo mercante d’arte Steven Grant e del tassista Jake Lockley, grazie alle quali può infiltrarsi in territori proibiti a Moon Knight od al milionario Marc Spector. Nella sua missione, apparentemente senza fine, egli è aiutato da un eterogeneo gruppo di informali agenti composto dalla barista Gena Johnson, dai due figli di lei, Rick e Ray e dal barbone Bertram Crawley. Un vero è proprio, sia pur piccolo, esercito segreto.[2]

            Stanotte Moon Knight si aggira per il Lower East Side di New York alla ricerca di risposte sull’omicidio di un gioielliere ebreo, omicidio che è giunto troppo tardi per impedire, ma qualcuno sa e dovrà parlare, perché Moon Knight non permetterà che chi ha preso la vita di un altro uomo resti impunito.

 

            La luna che posa i suoi raggi sulla figura di Moon Knight, illumina anche una stanza di un attico di Park Avenue, dove troviamo una figura a noi ormai familiare. Ivan Ivanovitch Petrovitch legge ancora una volta una lettera scritta da un ragazzo di 14 anni alla donna che lui considera come una figlia: Natalia Alianovna Romanova, conosciuta negli U.S.A. come Natasha Romanov, o, ancora più semplicemente, la Vedova Nera.

            Il primo impulso di Ivan è quello di appallottolare la lettera e gettarla via, ma si trattiene. Il ragazzo che l’ha scritta, John Harold Howard, non è responsabile delle colpe di suo padre e nemmeno di quelle di una madre che non ha mai conosciuto, a pensarci bene; non è consapevole di cosa può scatenare quella che a lui sembra solo un’innocente lettera di ringraziamento alla donna che gli ha salvato la vita.[3]

            Ivan sapeva che questo giorno poteva arrivare e si chiede che se la sua piccola zarina ne saprà sopportare le conseguenze.

 

 

2.

 

 

L’appartamento in cui Elektra Niatchos vive assieme a Nina McCabe è spazioso, al punto da averci potuto installare una palestra completa d’ogni attrezzo necessario. In questo momento, le due donne sono occupate in una sessione d’allenamento di arti marziali. Elektra indossa la sua tradizionale tenuta da combattimento, meno la bandana; Nina, invece, indossa una tuta sgambata e senza maniche di colore nero.

Elektra si chiede perché si è fatta convincere da Nina ad insegnarle le sue tecniche. Continua a dirsi che si limiterà ad insegnarle quel tanto che basta per l’autodifesa, ma dentro di se sa che c’è molto di più. Nina le ha chiesto di diventare sua allieva, di insegnarle tutto quello che lei sa, di farla diventare come lei. Elektra dapprima ha rifiutato con decisione, ma il seme era stato gettato e l’idea di essere la sensei di Nina, di trasmetterle il suo sapere, le arti apprese dalla Mano, di fare della ragazza il suo successore designato nella via che lei si è scelta o da cui è stata scelta, questo, in fondo, non sa dirlo, ha preso sempre più corpo diventando una tentazione sempre più forte. Eppure farlo, Elektra lo sa, significherebbe non solo l’insegnamento delle arti marziali conosciute ad un livello di pura eccellenza o quasi, no, c’è molto di più, c’è un cammino spirituale che corromperebbe l’anima di Nina in maniera forse irreparabile, vuol dire coinvolgere quella ragazza nella sua vita in modi a cui non aveva nemmeno pensato, renderla partecipe di una parte di se da cui ha sempre cercato di tenerla lontana, anche se non si è mai illusa al riguardo sul fatto che Nina non sappia benissimo come lei si guadagna da vivere. Eppure è un istinto naturale di qualunque essere umano avere qualcuno con cui dividere i propri sogni e desideri, qualcuno a cui tramandare quello che si è costruito, per convincersi, se non altro, che non lo si è fatto invano. Scegliere Nina McCabe come propria allieva ed erede è un passo grave e, sebbene si stia in modo più o meno consapevole dirigendo proprio in quella direzione, Elektra continua a dirsi che sta solo insegnando a Nina ad imparare l’arte dell’autodifesa, nulla di più, ma non sa dire quanto saprà tener fede a questo compromesso con se stessa.

            Nina è in gamba, Elektra deve riconoscerlo, s’impegna, apprende in fretta, è davvero determinata. Quando la sessione finisce Elektra non può fare a meno di complimentarsi con lei:

-Potrei fare di meglio.- risponde la ragazza –E tu potresti insegnarmi molto di più, lo so… lo farai?-

            Elektra le rivolge uno sguardo cupo e risponde:

-Te l’ho già detto una volta: non sai cosa mi stai chiedendo. La via che vorresti percorrere non è facile e potresti perdere te stessa e la tua anima. Io lo so bene: a me è accaduto.-

            Nina riflette un attimo e poi risponde:

-E se invece di perderti avessi trovato la vera Elektra su quella strada?-

            Il volto di Elektra si fa ancora più cupo.

-Questo è quello che temo di più.- risponde.

 

            Il Quartier Generale del MI6 è situato nel palazzo chiamato Vauxhall Cross al n° 85 dell’Albert Embarkment a Lambeth, Londra, coloro che ci lavorano lo chiamano Legoland ed il perché dovrebbe esser chiaro a chiunque lo veda. Il Secret Intelligence Service vi si è trasferito nel 1995, prima di allora la sua sede, come il nome del suo direttore, conosciuto ufficialmente solo come “C” erano un prezioso e ben tenuto segreto.

Clive Reston arriva a Legoland con gli abituali dieci minuti di ritardo, percorre il corridoio con l’abituale noncuranza, arrivato in fondo apre la porta dinanzi a lui senza bussare e si ferma dinanzi ad una scrivania dietro alla quale è seduta una graziosa ragazza a cui rivolge uno dei suoi migliori sorrisi.

-Buongiorno Eloise, sei magnifica come al solito.- le dice.

-Fare l’adulatore non ti servirà a molto stavolta, mio caro Clive.- ribatte lei ridendo.

-Adulatore io? Sono solo sincero.- replica, lui, poi, più seriamente,dice -Immagino che il vecchio mi stia aspettando.-

-Già. E tu, come al solito, sei in ritardo. Spero per te che tu non abbia bevuto.-

-Non a quest’ora del mattino. Sono perfettamente sobrio, vuoi sentirmi l’alito?-

            E così dicendo, Clive si sporge oltre la scrivania verso la ragazza.

-Un’altra volta, magari. Ora aspetta che ti annuncio.-

            Meno di due minuti dopo Clive è nella stanza dove trova C ed altre tre persone, due uomini ed una donna, che al momento non riesce a riconoscere, anche se la donna gli sembra vagamente familiare. Non è una delle sue passate conquiste, o almeno lo spera.

-Buongiorno Mr. Reston, è un piacere averla tra noi, finalmente – lo saluta C, non senza ironia, poi gli presenta gli ospiti –La molto Onorevole Baronessa Symons of Vernham Dean, Ministro di Stato per il Medio Oriente e la Sicurezza Internazionale; Mr. William Ehrman, Direttore Generale per la Difesa e l’Intelligence; Mr. Edward Oakden, Direttore della Sicurezza Internazionale.-

            Clive reprime un fischio. Quelli sono nientemeno che i grandi capi, le figure burocratiche e politiche che sovrintendono al lavoro del MI6 e se sono lì, allora deve trattarsi di un affare veramente serio

            Senza tradire la minima emozione, Clive si produce in un lieve inchino e bacia la mano portagli da Lady Symons.

-Incantato di fare la sua conoscenza, Milady.- dice, poi si volge verso i due alti funzionari e stringe loro la mano.

-Si chiederà perché è stato convocato con tanta urgenza, Reston.- gli dice C.

-In effetti, Sir, è così, è chiaro che è qualcosa di molto serio o Milady non si sarebbe scomodata a venire fin qui. Mi auguro di poter essere utile.- risponde Clive sfoderando il suo sorriso migliore ad esclusivo uso e consumo dell’unica donna presente ed ignorando gli altri, in particolar modo l’espressione severa e corrucciata di C.

-Questo lo vedremo.- taglia corto quest’ultimo -Intanto, lasci che le illustri la situazione.-

            Così dicendo, C passa a Clive alcune foto che l’agente osserva con attenzione.

-Si tratta proprio di quel che penso?- chiede, infine, Reston.

-Si.- è la laconica risposta di C, poi, dopo una pausa che a Clive sembra esageratamente lunga, continua –Sono proprio due batterie di lancio per missili nucleari pronti all’uso. La foto è stata presa grazie ad una ricognizione satellitare sui cieli del Murtakesh.-

            Il Murtakesh. Quel paese ultimamente è la spina nel fianco di Clive. Fu proprio lì che, dopo diversi anni, ebbe un nuovo scontro con il mercante d’armi internazionale Carlton Velcro e la sua socia Pavane, proprio alla vigilia dell’invasione del vicino Sultanato di Halwan dalle forze armate del Murtakesh. Tra le altre cose, Velcro commercia in materiale nucleare di contrabbando ed ultimamente, Leiko Wu era sulle sue tracce.  A pensarci bene, non ha avuto sue notizie da allora, chissà se…

-Non ho bisogno di dirle, Reston, che il possesso di quel materiale da parte del Murtakesh non ci è affatto gradito.- C ha un certo talento per l’understatement, pensa con un lieve sogghigno Clive, poi chiede:

-Non è tutto qui, vero Sir?-

-No, infatti. Abbiamo ragione di credere che con l’intervento del Wakanda al fianco di Halwan, le fazioni più estremiste del Murtakesh, vicine all’Emiro Hassan, siano disposte a scatenare l’apocalisse nucleare nella regione, piuttosto che ammettere la sconfitta, ma non è finita qui: ci sono altre fazioni in azione in quella zona, fazioni che vogliono quel materiale nucleare ed altro ancora che Velcro può fornire loro per una campagna di attentati contro le nostre truppe all’estero e qui, sul suolo britannico..-

-Cosa si aspetta che faccia, Sir?-

            C guarda verso i suoi interlocutori politici e ne riceve un cenno d’assenso, -quindi continua il suo discorso:

-Innanzitutto che neutralizzi Carlton Velcro con ogni mezzo disponibile e gli impedisca di consegnare il materiale ai suoi committenti.

-Capisco. – è la risposta di Clive –Me ne occuperò con molto piacere. Dunque devo partire per il Murtakesh?-

-No! Velcro non si trova laggiù, la momento è in Grecia, ospite di quest’uomo.- C passa una nuova fotografia a Clive –Si chiama Temistocles Iohannides ed ufficialmente è un armatore, ma la sua seconda attività è quella, diciamo così di mediatore. Noi vogliamo Velcro, vogliamo i suoi committenti e vogliamo sapere chi sono i loro bersagli. Lei alloggerà ad Atene, l'agente Leiko Wu la sta aspettando sul posto. Prima di partire, passi alla Sezione Documenti e poi a quella Equipaggiamento per ritirare quanto le servirà per questa missione. Il mio Capo dello Staff le darà tutti i dettagli. Può andare, adesso.-

            Ancora una volta Clive fa un breve inchino, poi con uno dei suoi soliti sorrisi, fa un lieve baciamano alla Baronessa Symonds.

-Incantato di aver fatto la sua conoscenza, Milady, non dubiti che porterò a termine la missione.-

Mentre esce dalla stanza, sente uno dei due uomini borbottare a mezza voce:

-Che buffone.-

Chiudendosi la porta alle spalle, Clive si concede un sogghigno..

           

            Mezz’ora più tardi, Clive Reston è nella Sezione Tecnica, a colloquio con Michael Andover, il Capo Sezione, che gli illustra gli strumenti per la prossima missione. Come al solito, Clive segue le spiegazioni con aria annoiata.

-Si tratta dell’equipaggiamento standard di questi tempi. Prendiamo questi occhiali.- l’uomo porge a Clive un paio d’occhiali con le lenti oscurate –Sembrano comuni occhiali da sole, vero? Ma basta premere questo piccolo pulsante sulla montatura e… consentono una perfetta visione notturna. Sono regolabili su una vasta serie di frequenze e, se occorre, possono essere oscurati completamente; ottimi se uno ha voglia di dormire durante un lungo viaggio in treno ed in aereo.-

-Divertenti.- è il commento di Reston.

            Andover gli porge un oggetto rettangolare, poco più grosso di un bottone.

-Questo è uno speciale telecomando, emette un segnale che disattiva ogni tipo d’allarme elettronico per un periodo di 10 minuti ed inoltre, con un semplice cambio di frequenza, così…- l’uomo fa ruotare una specie di piccola freccia verso destra –diventa un emettitore d’impulsi elettromagnetici, sonori ecc, a seconda delle circostanze. Può essere adeguatamente mimetizzato come bottone della manica della giacca o in un incavo del tacco di una scarpa. Ed ora passiamo alle armi. Conosce già, immagino i vantaggi di una Walther P99 9mm Parabellum.-

-Certo.-

-16 proiettili nel caricatore, più uno in canna, leggerissima, rapidità di fuoco, rinculo ridottissimo, un’arma molto efficace, vorrei averla inventata io.-

Mentre parlano, i due hanno raggiunto un’attigua sala e qui Andover proclama:

–Ed ecco il nostro gioiello, posso affermare che ne andiamo giustamente fieri.-

            È un’auto coupe, sportiva, di colore nero lucente. Per la prima volta nella giornata Clive spalanca gli occhi per la meraviglia.

            Sorridendo, Andover continua la sua spiegazione:

-Di base è una Jaguar XK8, ma è stata modificata secondo le nostre specifiche, io l’ho battezzata Modello XK9A. Ha una velocità massima di circa 500 Km orari, se andasse più veloce volerebbe, la carrozzeria è realizzato con un polimero artificiale, derivato del vibranio wakandano, è in grado di resistere ad impatti di notevole entità, in più è la speciale pellicola viscosa da cui è avvolta, è in grado di autorigenerarsi, riparando i danni superficiali. Inoltre è attrezzata con una speciale apparecchiatura mimetica che le cambia il colore ed entro ceri limiti anche l’aspetto. Il suo computer ha memorizzato centinaia di combinazioni di colore ed una dozzina di modelli di auto tra cui scegliere.-

-Veramente notevole.- commenta Clive.

-Infatti.- Andover sembra un padre orgoglioso –E non è finita qui: il cambio è completamente automatico ed è dotata anche di un sistema di guida satellitare completamente automatizzato. Basta impostare le giuste coordinate e non c’è nemmeno bisogno di toccare il volante, l’auto fa tutto da se, compreso evitare gli ostacoli e rallentare quando occorre. Il sistema ne permette la guida anche dall’esterno con assoluta precisione, grazie a questo telecomando.

-È stupenda.- esclama Clive –Ed è mia?-

-È stata assegnata a lei, si.- replica Andover –Le verrà recapitata in Grecia pronta per quando sarà laggiù. Peccato, però, è una bella auto, mi dispiace che non la rivedrò più.-

-Ha così poca fiducia in me Andover?-

            L’altro guarda Clive, poi scuote la testa con scetticismo.

-Sempre.- risponde.

            Stavolta è Clive a scuotere la testa, mentre si concede un altro sorriso. Sarà un viaggio divertente, pensa.

 

 

3

 

 

            Il destino gioca con la vita degli uomini in modo imprevedibile. I due uomini ritrovati in mare da questa nave militare, ad esempio, avrebbero dovuto essere morti, invece, chissà come, sono ancora vivi, malconci, magari, ma vivi.

            Il primo di loro è un cinese dalla pelle abbronzata, non dimostra che poco più di vent’anni, è magro e ben proporzionato, indossa solo un paio di pantaloni rossi bordati d’oro, i piedi sono scalzi; l’altro è un gigante dai folti baffi neri, anche se spruzzati di grigio, fisico da culturista, dimostra una cinquantina d’anni. 

            Shang Chi e Black Jack Tarr stanno tornando a casa.

 

            New York City. Per alcuni è il centro del mondo, per altri è l’equivalente moderno di Sodoma e Gomorra. C’è del vero in entrambi i punti di vista, ovviamente. Per Luke Cage, detective privato alquanto inusuale, è la città in cui vive e che ama e tanto gli basta. Ma che cos’ha di tanto speciale questo detective di colore, a parte una non proprio sobria scelta dei colori dei suoi abiti? Anni fa Luke si chiamava Carl Lucas e si poteva definire un cattivo soggetto. Lui ed il suo amico Willis Stryker percorsero insieme la strada che portava in cima alla gerarchia criminale di Harlem ed è a questo punto che Il destino decise di divertirsi con la vita di Marc Lucas non una, ma ben due volte. Tutto ebbe inizio con una ragazza: il suo nome era Reva Connors e si mise con Willis; Carl non ci pensò più su, dopotutto Willis era un amico e gli amici non si fregano a vicenda, giusto? Le cose cambiarono una sera in cui i membri di una gang rivale intrappolarono Willis e cominciarono pestarlo, decisi quasi certamente ad ucciderlo. Reva riuscì a scappare ed a chiedere aiuto all’unico che conoscesse in grado di darglielo: Carl Lucas. L’intervento di Lucas mise in fuga i nemici di Willis, salvandogli la vita, ma Reva vide per la prima volta con chiarezza cosa significasse essere la donna di Willis Stryker e decise di lasciarlo. Willis non la prese bene, accusò Marc di aver messo Reva contro di lui e giurò di vendicarsi. Così finì quella che era stata una bella amicizia e fu gettato il seme della rovina di un uomo. Col tempo Carl e Reva scoprirono di amarsi e si sposarono, ma è proprio qui che il destino beffardo si dette da fare per distruggere i sogni di Carl Lucas. Bastò far trovare alla Polizia un certo quantitativo di droga nell’appartamento di Carl e lui fu molto rapidamente condannato a vent’anni da scontarsi nel penitenziario di massima sicurezza di Seagate. Reva ne fu distrutta e si rivolse a Willis per aiuto, ignara che proprio Willis era la causa dei guai di suo marito. Fu proprio l’amicizia con Willis a causare a causare la morte di Reva in un conflitto a fuoco con un’altra banda rivale, scontro a cui Willis fu riuscì a sopravvivere. Da questo punto in avanti Carl Lucas ebbe un solo scopo nella sua vita: uscire dal penitenziario e vendicarsi. Per questo accettò di sottoporsi ad un esperimento condotto dal Dottor Noah Burstein, in cambio della liberazione anticipata. L’esperimento avrebbe dovuto stimolare la rigenerazione cellulare attraverso un procedimento elettrochimico di cui Lucas non capiva niente, Ed ecco intervenire, ancora una volta, un destino beffardo, stavolta nei panni del Capo delle Guardie carcerarie di Seagate, Rackham, un uomo che sfruttava il suo potere per sfogare i suoi rancori e gli istinti sadici suoi prigionieri. Rackham mise la macchina al massimo potenziale, ma se sperava di uccidere Carl, aveva sbagliato i suoi calcoli, perché il prigioniero emerse dalla macchina, vivo, superforte e pressoché invulnerabile. Approfittò di questi suoi nuovi poteri per fuggire. Le guardie lo credettero morto, crivellato di proiettili, ma lui sopravvisse e riuscì ad arrivare a New York dove ebbe la geniale idea di inventarsi un nuovo mestiere, quello di eroe a pagamento ed adottò il nome di Luke Cage.

            Col tempo molte cose sono cambiate: Willis Stryker è morto, ma la vendetta non ha dato a Luke la soddisfazione che sperava, il suo nome è stato chiarito ma lui è rimasto Luke Cage.[4] Da allora ha vissuto molte avventure, da solo od al fianco di nuovi amici, ha avuto un’altra donna e non ha funzionato come avrebbe voluto. Ha fatto del bene agli altri e questo gli da soddisfazione, ma, non basta a fargli dimenticare certe cose, per questo ogni anno in questo giorno non manca mai di visitare il cimitero dov’è sepolta sua moglie, per non dimenticare chi è e perché lo è diventato,

            Mentre ritorna nel suo ufficio-abitazione posto sopra il Gem Theater nella 42° Strada, Luke ignora che il destino ha deciso di preparargli nuove sorprese e che la prima lo attende proprio nel suo ufficio. Chiamatelo istinto, o forse ha sentito un odore strano o visto qualcosa di strano, nemmeno lui riuscirà a ricordarselo dopo, sta di fatto che, proprio mentre apre la porta del suo ufficio, percepisce qualcosa che non va e si spinge indietro. Troppo tardi forse, perché l’esplosione arriva troppo rapida e squassa l’intero piano.

 

            L’aereo atterra all’Aeroporto Ellenikon di Atene quasi in perfetto orario, il che, pensa Clive Reston, è una specie di piccolo miracolo di questi tempi. È appena uscito dal terminal, che trova ad attenderlo Leiko Wu. Il suo primo pensiero è che è sempre bellissima, poi si ricorda che dovrebbe essere la donna del suo amico Shang Chi e si morde le lebbra. Amava quella donna volta, al punto da starci male e lei non ebbe scrupoli a spezzargli il cuore e mettersi con un altro. Un giorno farà lo stesso a Shang Chi potrebbe scommetterci e gli dispiace per il Cinese. La cosa, però non gli ha impedito di indulgere con Leiko in reciproci divertimenti di natura sessuale ogni volta che se ne è presentata l’occasione, negli ultimi tempi. A quanto pare i sensi di colpa non bastano a frenarlo. Quanto a Leiko, pare non averne affatto di sensi di colpa.

-Ben arrivato Clive.- gli dice –Sono lieta che tu sia qui.-

-Già, lo immagino.- risponde lui mentre l’abbraccia rapidamente –Anch’io sono lieto di vederti in buona salute. Sapevo che non ti saresti fatta scoprire da Velcro e dalla sua socia e ci tenevo a chiudere personalmente il conto con loro.-

-Te li ho tenuti in caldo Clive.-

-Sei tu che conosci la zona, qual è la nostra prossima mossa?-

-Suggerisco una sosta al tuo hotel per rinfrescarti e riposarti, Stasera avremo una serata intensa.Faremo una puntata al locale casinò dove consocerai il nostro avversario: Temistocles Iohannides.-

-Non ne vedo l’ora, mia cara, fai strada. A proposito: è arrivata la mia auto speciale?-

-È qui fuori che ci aspetta. L’ho provata venendo qui, è un vero gioiello.-

-Lo so e non vedo l’ora di guidarla. Andiamo bellezza.-

           

 

4.

 

 

            Ci sono luoghi in cui il milionario Marc Spector spiccherebbe come un pesce fuor d’acqua, in cui la figura ammantellata di Moon Knight sarebbe altrettanto fuori posto e dove il tassista Jake Lockley non sarebbe mai lasciato entrare. In questi luoghi l’uomo chiamato Steven Grant si trova a suo agio. Chi sia veramente Steven Grant non lo sa nessuno. Se chiedeste a qualcuno che lo ha conosciuto una sua descrizione, ammesso che accetti di parlare con voi, vi dirà che è un uomo alto e robusto, tra i 40 ed i 50 anni dai capelli dalle tempie grigi, con i baffi e talvolta con la barba, vi diranno anche che abitualmente porta degli spessi occhiali che nascondono il suo sguardo, ma non vi diranno molto di più. Non potrebbero, del resto, perché Steven Grant non esiste in realtà, è solo una delle tante identità di copertura adottate da Moon Knight. In questo momento “Steven Grant” è a colloquio con un uomo di nome Griswold, un cosiddetto mediatore per la ricerca di pezzi rari, un eufemismo per ricettatore d’alta classe, insomma.

-Qualcuno mi ha detto che l’oggetto che cerco potrebbe essere qui a New York.- sta dicendo Grant –Se così fosse, chi lo possiede dovrebbe solo dire un prezzo.-

-Un rubino hai detto?- chiede Griswold.

-Esatto, era in possesso del defunto Arnold Meyer, ma, ahimè, qualcuno lo ha ucciso prima che potessi fargli un’offerta.-

-Lo immagino, un vero peccato. Ma cosa ti fa pensare che l’attuale possessore della pietra sarebbe disposto a venderla?-

-Mi auguro che sia così perché la persona che rappresento non intende fare questioni di prezzo e nemmeno sulla provenienza dell’oggetto, purché l’oggetto in questione sia autentico, s’intende.-

-S’intende.- conviene Griswold –Bene, lasciami fare qualche telefonata e ti farò sapere qualcosa…. Diciamo domani, ti va bene?-

-Certo, puoi chiamarmi a questo numero.- così dicendo, Grant gli porge un biglietto da visita con sopra indicato un cellulare, poi si alza e si appresta ad andarsene.

-Si potrebbe sapere chi è il tuo cliente, Grant?- chiede Griswold.

-Mi sorprendi Griswold.- replica Grant con un sogghigno -Conosci le regole: io non ti chiedo nulla del tuo cliente e tu non mi chiedi nulla del mio.-

-Giusto, ma non puoi biasimarmi per averci privato.- replica Griswold sorridendo.

-No di certo. Ci sentiamo presto, Griswold.-

Lasciatosi alle spalle l’appartamento di Griswold, Steven Grant spersa che il suo gioco funzioni. Ha gettato molte esche in quasi tutte le sue molteplici identità, qualcuno dovrà abboccare… o almeno lo spera.

 

L’hotel Grande Bretagne è uno dei migliori alberghi di Atene È qui che ritroviamo Clive Reston mentre esce dal bagno dopo essersi fatto una doccia corroborante, con indosso solo un asciugamano intorno alla vita. Stando a quanto gli ha detto Leiko, Temistocles Iohannides sarà al casinò quella sera, come ogni fine settimana. Una buona occasione per studiarlo e vedere il da farsi. Certi pensieri gli si bloccano improvvisamente, vedendo Leiko Wu sdraiata sul suo letto senza niente addosso eccetto il profumo.

-Il gatto ti ha mangiato la lingua, Clive?- chiede lei sarcastica.

-Niente affatto.- replica lui avvicinandosi al letto -Solo che non mi aspettavo una sorpresa simile.-

-Ho pensato che manca ancora molto all’ora di cena e che potevamo passare il tempo in modo piacevole.

-Lo sai che lui non si merita questo da parte nostra,  vero?-

-Lo so molto bene… ma Shang Chi non c’entra adesso, non è qui e tu si… è una cosa tra noi due. Clive.-

            Reston si morde le labbra:

-Si tra noi due e le nostre coscienze… se ne avessimo una.-

            Parlando le accarezza il volto e si china a baciarla. L’asciugamano scivola dai sui fianchi, mentre Leiko l’abbraccia e lo trascina sul letto sopra di lei.

 

            New York. Elektra Niatchos controlla la sua posta elettronica. In questi momenti può permettersi di non pensare a cos’è diventata la sua vita. La frase di Nina risuona ancora nelle sue orecchie. E se davvero la donna che è diventata fosse la vera Elektra? È un pensiero che altri troverebbero, forse, addirittura terrificante, ma, a pensarci bene, c’è qualcosa di confortante in questo: sta solo compiendo il suo destino, nulla di più o di meno. La sua attenzione è attratta da una mail: un nuovo incarico ed uno interessante per giunta. Dovrà viaggiare per un po’. Potrebbe portare Nina con se. Per la ragazza potrebbe essere l’occasione di una vacanza. Ma cosa sta pensando? Questo vorrebbe dire coinvolgere quella ragazzina ancora di più nel lato oscuro della sua vita… ma è quello che lei vuole, in fondo, giusto? Pensieri pericolosi da cui Elektra è distratta dallo squillo del telefono.

<<Elektra…>> una voce maschile che non potrà mai dimenticare.

-Dimmi.-

<<Ho bisogno di vederti, al più presto.>>

-Stasera.- risponde lei con studiata freddezza. –Dimmi dove e ci sarò.-

            Non fa altre domande, non ne ha bisogno, non con Matt Murdock. Si chiede cosa voglia, ma lo saprà tra poche ore, adesso farà meglio a concentrarsi sul suo committente e sul lavoro che l’attende..

 

 

5.

 

 

            Quando Luke si sveglia sente disorientato. Le immagini davanti a lui sono confuse, ha difficoltà a metterle a fuoco, come una TV mal sintonizzata ed anche l’udito non va meglio, le parole sono inintelleggibili, poco più che mormorii all’inizio e solo dopo un pò diventano più comprensibili, anche se fa fatica a dar loro un senso compiuto. Finalmente i sensi sembrano aggiustare il tiro e lui capisce di trovarsi su un letto d’ospedale. Accanto a lui una donna in camice bianco:

-Claire?- mormora.

-Mi dispiace, Mr. Cage, non sono Claire, il mio nome è Jane.-

            A parlare è stata una donna bianca dai capelli castani, che gli rivolge un sorriso cordiale. La mente è strana, pensa Luke, era tanto tempo che non ripensava a Claire Temple. Luke afferra il braccio della dottoressa e tenta di mettersi a sedere, solo per ricadere subito dopo.

-Cosa mi è successo?- chiede.

-Davvero non te lo ricordi Luke?- interviene una voce maschile in tono forzatamente allegro.

            Luke si volta nella direzione della voce e vede un uomo dai capelli rossi che indossa un giubbotto di pelle.

-Quentin Chase.- esclama -Dovevo aspettarmi la presenza di uno sbirro come te.-

-Sai com’è: tu ti metti nei guai ed a me tocca raccogliere i cocci.- ribatte Chase –Allora, Luke, come ti senti?-

-Come se avessero fatto una maratona di danza sulla mia testa e… Ehi! Aspetta! Ora ricordo: c’era una bomba! Una f#@@u@a bomba del c#§§o nel mio ufficio.-

-Modera il linguaggio Luke, c’è una signora nella stanza. La dottoressa Kincaid qui presente potrebbe scandalizzarsi.-

-Foster-Kincaid, prego.- ribatte in tono semiserio la dottoressa. -È questo che c’è scritto sulla targhetta, vede, Detective Chase? Dr. Jane Foster-Kincaid MD. Bello chiaro. E, comunque, ne ho viste e sentite di peggio, mi creda e non mi scandalizzo facilmente.-

-Come desidera lei, madam. Per rispondere alla tua domanda Luke: si hanno messo una bomba nel tu ufficio, o forse dovrei dire nel tuo ex ufficio, visto quel poco che ne è rimasto.-

-È così brutta?- chiede Luke –Dimmi la verità Chase: ci è andato di mezzo qualcuno?-

            Il volto di Chase si fa cupo:

-Nel cinema di sotto. Tre morti e dieci feriti, in buona parte per il crollo della struttura di sopra.-

-Mio dio e D.W.?-

-Il tuo amico Griffith sta bene, ha solo ferite di poco conto. Credo che lo rimanderanno a casa in giornata o, al massimo domani. Giusto dottoressa?-

            Mentre Jane Foster annuisce, Luke fa per alzarsi dal letto

-E non sarà il solo.- esclama –Ho intenzione di trovare quel figlio di…-

            Le gambe gli cedono improvvisamente e sono Chase ed un’infermiera a sorreggerlo ed a rimetterlo a letto.

-Non chieda troppo a se stesso Mr. Cage.- gli dice Jane Foster –Se è sopravvissuto lo deve solo al suo fisico eccezionale. Abbiamo passato sei ore a togliere dal suo corpo schegge di vetro, legno e tanta altra roba. Un uomo normale al suo posto a quest’ora avrebbe come minimo un bel po’ di ossa rotte, sempre ammesso che fosse sopravvissuto. Lei è stato fortunato e può davvero ringraziare la sua pelle d’acciaio o quel che è per questo.-

-Sei ore in sala operatoria?- esclama Luke –Ma quanto tempo è passato?-

-Dall’esplosione?- risponde Chase –Più o meno 18 ore.-

-Diciotto ore.- ripete Luke tentando di assimilare la notizia.

-Chi pensi che sia stato?- gli chiede ancora Chase –hai qualche sospetto?-

-Ho solo l’imbarazzo della scelta.- risponde Luke –Lo sai anche tu: ho una lista di nemici lunga da qui alla California. Non importa: chiunque sia stato il bastardo, lo scoverò e lo farò pentire di quel che ha fatto, puoi contarci.-.

 

            Il Casinò Au Mont Parnes si trova sulla sommità dl Monte Parnitha, uno dei tre colli che circondano Atene, all’estrema periferia della città, raggiungerlo con un’auto è molto difficile ed è consigliabile parcheggiare ai piedi della montagna e salire usando la funivia, cosa che permette anche di godere, durante la salita, dello spettacolare panorama di Atene.

Stasera, come quasi tutte le sere, del resto, il casinò è affollato. Ai tavoli c’è, come sempre, varia umanità. Clive Reston, vestito in un impeccabile smoking nero, affiancato da Leiko Wu, che indossa un abito da sera mozzafiato anch’esso nero, è seduto ad un tavolo del bar e sorseggia il suo abituale Vodka Martini cercando di assumere un’aria da tipico sfaccendato. Improvvisamente, ecco che Leiko attira la sua attenzione:

-Eccolo Clive, quello è Temistocles Iohannides.-

            Seguendo lo sguardo di Leiko Clive vede vicino all’ingresso un uomo dai capelli grigio ferro, dimostra tra i cinquanta ed i sessant’anni, ha una corporatura robusta, è di quelli che hanno ottime probabilità di diventare grassi se non stanno attenti. Gli rammenta qualcuno, ma non ricorda chi. Indossa uno smoking spezzato, con la giacca bianca dal taschino della quale spunta un foulard nero. È accompagnato da due belle donne decisamente molto giovani, forse troppo.

-E quelle chi sono? Chiede, sarcastico, Clive -Le sue figlie o, meglio ancora, le sue nipoti?-

-Iohannides ha un debole per la carne giovane.- risponde Leiko con una smorfia –Le autorità chiudono volentieri un occhio con lui, forse foraggia il locale comando di Polizia.-

-Buono a sapersi. Con tipi come lui certe parti del nostro lavoro possono diventare un divertimento.-

            Clive si alza, seguito da Leiko, e si mette discretamente alle costole di Iohannides e quando questi si siede al tavolo del Black Jack gli si piazza alle spalle.

            Ben presto, Clive e Leiko si rendono conto che il greco ama giocare forte. All’inizio vince sempre e ad ogni mano raddoppia la posta. Clive nota che non ha scrupoli nel bluffare ed ama rischiare forte. 

            Quando si libera un posto perché un giocatore decide di lasciare dopo aver perso molto, è Clive a prendere il suo posto. Il gioco ricomincia. La puntata iniziale è di 1000 Euro, Clive mette sul tavolo le sue fiches; quando viene il suo turno osserva le sue carte, un sette ed una figura, 17punti in tutto.

 -Raddoppio.- annuncia, aggiungendo altri 1000 euro sul tavolo.

            Iohannides che siede proprio di fronte a lui, commenta

-Vedo che anche a lei piace rischiare, Mr…-

-Reston… Clive Reston e trovo che la vita sia priva di sale senza un po’ di rischio.-

-Ben detto, vogliamo giocare? Io sono il banco e resto, lei…-

-Un’altra carta, prego.- annuncia Clive.

            Con gesti lenti e misurati Iohannides estrae una carta dal sabot e la passa a Clive, che la guarda.

 

            Victoria Hospital, Londra. Sir Denis Nayland Smith odia gli ospedali. Gli ricordano i troppi amici morti e la sua stesa fragilità, la vecchiaia che lo ha portato sulla sedia a rotelle, mentre un nemico più vecchio di lui appare ancora giovane e forte. Accompagnato da Melissa Greville entra nella stanza privata dove sono ricoverati Shang Chi e Black Jack Tarr.

            Dopo i saluti di rito, chiede:

-Dunque, cos’è successo?-

-A dire la verità, Sir Denis, non lo so.- risponde un perplesso Tarr –L’ultima cosa che ricordo è che eravamo nel teatro di Mordillo e poi quella specie di robot, Brynocki, ha tirato una leva e… poi non ricordo altro. A quanto mi hanno detto, ci hanno ripescato in mare, ma che io sia dannato se so come ci siamo arrivati.-

-E tu Shang chi? Che mi dici?-

            Shang Chi risponde con la sua solita impassibilità:

-Devo rispondere come Tarr. Neanch’io riesco a ricordare nulla –

-Molto strano.- commenta Sir Denis –Dobbiamo sapere cosa vi è successo, ho come la sensazione che sia importante, molto importante.-

 

 

6.

 

 

            La carta è un 4, Clive ha 21. Sorride e scopre le carte sotto gli occhi degli spettatori.

-Ha avuto molta fortuna Mr. Reston – commenta Iohannides.Immagino che non vorrà fermarsi qui, dico bene?-

-Infatti.- replica Clive -Sono pronto per la prossima mano.

            Il gioco continua e si fa sempre più teso. Clive vince due mani e ne perde tre. All’inizio della sesta mano è sotto di 1000 euro, ma non si scompone.

            Improvvisamente Leiko gli tocca la spalla e gli sussurra:

-Guarda là.-

            Ha appena fatto il suo ingresso Carlton Velcro, in smoking e con un monocolo a coprire l’occhio danneggiato alcuni anni fa in un’esplosione. Accanto a lui Pavane in un abito nude look molto aggressivo, che copre pochissimo del suo corpo scultoreo. Clive fa una smorfia. Non è sorpreso di vederli venire verso il loro tavolo.

-Buonasera Mr. Reston.- lo saluta Velcro. -È passato un pò di tempo dal nostro ultimo incontro, ma la vedo in ottima forma. Mi era stato riferito che aveva avuto, diciamo così, un brutto incidente.-[5]

-Non era poi così brutto.- replica Clive –Vuol giocare Mr. Velcro? O forse lei è di quelli che preferiscono veder giocare gli altri? Magari coi loro giocattoli?-

-In effetti, credo che farò lo spettatore.-

-Voi due vi conoscete?- chiede Iohannides –Questo non lo sapevo.-

-Io e Mr. Reston, per non parlare della sua “Ditta”, abbiamo avuto rapporti d’affari, chiamiamoli così, più di una volta.- risponde Velcro

-Vero, ma non siamo ancora arrivati ad una conclusione soddisfacente.- replica Clive.

-Per chi Mr Reston? Per chi?-

.-Per me, ovviamente, ma chi può saperlo, in fondo? Il gioco è ancora aperto.-

-Allora le consiglio di giocare finché può.-

            Iohannides ha seguito il botta e risposta restando decisamente confuso. È chiaro che Velcro e Reston sono avversari, ma chi è l’Inglese? Quale parte rappresenta? Deve capirlo alla svelta.

-Signori..- chiede -… possiamo continuare il gioco?-

-Certamente.- risponde Clive –Che ne dice, Mr. Velcro, di una piccola scommessa? Se perdo, le pagherò l’ammontare del banco, se vinco, lei mi pagherà il doppio.-

            Velcro fa un sorriso maligno.

-Ci sto.- risponde semplicemente.

-Bene, io punto 30.000 Euro.-

            Un mormorio passa lungo il tavolo. Tre giocatori ritirano. Iohannides mette al sua puntata e distribuisce le carte. Clive sorride guardando le carte. Con molta calma le volta, sono: un dieci ed un asso, Black Jack al primo colpo, detto anche naturale.

Il silenzio cala improvviso e, mentre allunga le mani per ritirare le fiches, Clive si rivolge a Velcro:

-Aspetto il suo assegno Mr. Velcro..-

Il labbro inferiore di Velcro trema mentre firma un assegno da 120.000 Euro, che poi porge a Clive.

-Tenga e si rassicuri, è coperto.-

-Ne sono convinto.- risponde Clive con un sogghigno. –Ora scusatemi, ma la partita è durata anche troppo per me, credo che tornerò in camera. Tu vieni Leiko?-

-Certo, Clive.-

            Clive rivolge un ultimo sorriso a Velcro e Pavane prima di allontanarsi.  Lo sguardo della bionda accompagnatrice del mercante d’armi è tale che Clive può essere grato che gli sguardi non uccidano o di lui rimarrebbe solo cenere. Peccato pensa. Una donna così bella e così crudele. In altre circostanze, magari… No, a ripensarci ha un gusto orribile nel vestire.

 

            Clive e Leiko escono dal casinò e si avviano verso la funivia

-Preferisci una passeggiata sulla spiaggia o tornare direttamente in camera?- chiede lui -Dicono che le spiagge greche al chiaro di luna siano molto romantiche.-

-Mi stai tentando Clive.- risponde Leiko -Non ricordavo che tu fossi un tipo tanto romantico.-

-Dopo tutti questi anni non mi conosci ancora a fondo mia cara.- replica Clive.

-Vada per la spiaggia, allora, ma non ho portato il costume.-

-Pensi davvero di averne bisogno?-

            La risposta di Leiko è una risata. Continuando a chiacchierare, i due raggiungono la funivia. Assieme a loro ci sono solo altri quattro uomini, ma Clive non ci fa troppo caso, i suoi pensieri sono altrove. Leiko è di certo una donna da ammirare, pensa, ha avuto un bel numero di brutte esperienze, ma non sembrano aver scalfito il suo carattere forte. è sempre bella da mozzare il fiato, da lei emana una sensualità prepotente. È molto diversa da Melissa Greville, che riesce ad essere così dolce ed innocente nonostante tutto. Si era imposto di non pensare a Melissa ed ecco che c’è ricascato.

            Ad interrompere i suoi pensieri ci pensa la fredda canna di una pistola, mentre uno dei quattro uomini dice loro, in inglese con pesante accento greco:

-State calmi e non vi accadrà nulla.-

-Se questa è una rapina…- interviene Leiko.

-Tu sta zitta.- replica l’uomo – Uhm. Sei davvero bella sai? È un vero peccato che…-

            Clive approfitta della distrazione degli uomini, per un attimo concentrati su Leiko, per tentare una reazione: si gira di scatto e sferra un micidiale colpo di karate alla gola di quello che gli sta dietro, si gira verso gli altri, ma non fa in tempo a fare una mossa. Qualcosa gli colpisce il volto, una specie di gas, e lui riesce a fare solo due passi prima di cadere a terra, privo di sensi. Non vede nemmeno Leiko fare la stessa fine. E non si rende conto che la funivia è giunta al termine della sua corsa e che entrambi sono caricati su un’auto, che poi sfreccia via ad alta velocità.

 

            Dall’alto di una terrazza del casinò, Temistocles Iohannides ha osservato tutta la scena con un binocolo. Qualunque cosa voglia fare Velcro con l’Inglese e la ragazza Cinese, non lo riguarda minimamente. L’importante è poter concludere i loro affari in santa pace, senza indebite interferenze. Ma questi sono pensieri per l’indomani, ora è meglio pensare alle due ragazzine che lo stanno aspettando. Sarà una notte molto piacevole, pensa sorridendo mentre rientra nella sua camera.

            Clive Reston e Leiko Wu non possono dire altrettanto.

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Finisce così la prima parte di una nuova avventura debitrice delle atmosfere dei romanzi e film di spionaggio, in particolar modo di quelli di 007, riguardo ai quali ci saranno varie strizzatine d’occhio e citazioni aperte. Non abbiamo visto molta azione, ma ci rifaremo presto.

            Ma ora via con le note.

1)       Innanzitutto, un chiarimento. Nella struttura governativa del Regno Unito si distinguono due gerarchie di ministri: i Segretari di Stato (Secretaries of State o Senior Ministers), corrispondenti ai nostri ministri, che sono a capo di un ministero o dipartimento (Nel nostro caso, ad esempio il S.I.S. o MI6 è sotto la giurisdizione del Segretario di Stato per gli Affari Esteri e del Commonwealth, ovvero il Ministro degli Esteri) ed i Ministri di Stato (Ministers of State o Junior Ministers) a cui spetta la direzione di specifiche branche di un ministero e rispondono politicamente al Segretario di Stato corrispondente (Nel nostro caso il Ministro di Stato per il Medio Oriente e la Sicurezza Internazionale ha la responsabilità anche del MI6 tramite suoi sottoposti, il Direttore Generale per la Difesa e l’Intelligence ed il Direttore della Sicurezza Internazionale.).

2)       A questo proposito, voglio informarvi che i nomi dei suddetti ministri e funzionari citati nella storia corrispondono alle persone che realmente occupano quei posti. Lo so, sono eccessivamente pignolo. -_^

3)       Vengono ripresi alcuni fili pendenti da molto tempo, come, ad esempio, il ritorno di Moon Knight dopo una lunga assenza e l’inizio della soluzione del mistero della morte di Arnold Meyer e la sorte del gioiello rubatogli.

4)       Un altro filo pendente riguardava il destino di Shang Chi e Black Jack Tarr ed anche di questo sapremo tutto molto presto.

5)       È, invece, se non è un debutto è, quantomeno, un gradito ritorno su queste pagine, quello di Luke Cage ed è un ritorno col botto nel senso letterale della parola. Ma chi vuole morto Luke e perché? Anche Luke vuole saperlo e non è bello avere a che fare con lui quando è arrabbiato.

6)       A proposito di Moon Knight e Luke, spero che non abbiate trovato troppo pesanti le ricapitolazioni sul loro passato, ma dopo tanto tempo dalla loro ultima apparizione sentivo quasi doveroso reintrodurli.

7)       Altro gradito ritorno è quello di Elektra, altra grande assente per molto tempo. Per lei non solo una missione di morte, ma anche una serie di scelte molto importanti,

8)       A proposito di Elektra, vi segnalo la sua apparizione in Difensori #38 subito dopo quest’episodio e prima del prossimo, al cui proposito…

Nel prossimo episodio: Clive Reston e Leiko Wu sono nelle mani di un torturatore folle, come potranno uscirne vivi? Quali misteri nasconde l?Isola di Mordillo? Perché c’è gente disposta ad uccidere od a spendere una fortuna per un rubino? Qual è il bersaglio di Elektra? Chi vuole la morte di Luke e perché? Forse non avremo tutte le risposte nel prossimo episodio, ma sapremo di certo qualcosa di più, non mancate.

 

 

Carlo



[1] Credetemi sulla parola, o, altrimenti, se ci riuscite, controllate in Werewolf by Night Vol 1° #32/33 inediti in Italia.

[2] Un racconto, necessariamente sintetico ed incompleto, della carriera di Moon Knight sino ad oggi.

[3] Come mostrato in Marvel Knights #14

[4] Un riassunto rapido di eventi narrati in Luke Cage Hero for Hire #1/2 (Albi dei Super Eroi #7)

[5] Vedi Marvel Knights #25.