(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 25

 

GIOCHI DI MORTE E D’INGANNI

 

(PARTE SECONDA)

 

 

IL MORTALE PIANO DI FU MANCHU

 

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Melissa Greville entra nell’accogliente salotto. Alle pareti, oltre ai quadri, spiccano, decorazioni, onoreficienze, foto, tutti ricordi della vita avventurosa dell’uomo che è venuta a trovare. Inconsapevolmente, sorride, C’è un pezzo di storia anche sua tra quei cimeli, pensa.

-Benvenuta, Miss Greville. Sono davvero contento della vostra visita.-

            Alle sue spalle è comparso, seduto in una carrozzina a rotelle, superaccessoriata, spinta da un motore silenzioso, Sir Denis Nayland Smith, che sorride. È sempre sorprendente, pensa Melissa, pensare che ormai ha più di, quanti sono? 125 anni forse? Ne dimostra poco più di ottanta, però.

-A cosa debbo l’onore di questa visita, mia cara?- chiede Sir Denis.

            Melissa sorride al vecchio gentiluomo.

-Solo una visita di cortesia.- si schermisce lei.

-Purtroppo sono finiti i tempi in cui le belle ragazze mi facevano visita per il semplice desiderio di vedermi.- ribatte Sir Denis –Tuttavia, voi siete sempre un balsamo per questi vecchi e stanchi occhi.-

-Io vi trovo sempre in forma Sir Denis.-

-Magari fosse vero, ma sono vecchio, ormai, troppo vecchio, forse. Un rudere sopravvissuto al suo tempo, l’ultimo di una specie in estinzione, come i dinosauri.-

-Non dite così.-

-Sul serio, cara ragazza, Tutti coloro che erano al mio fianco nella mia giovinezza sono morti. Non mi sono mai sposato, non ho mai avuto figli e questo è un grande rimpianto, davvero. Solo lui è ancora vivo e lo sarà ancora quando io sarò stato sepolto da tempo.-

-Lui? Chi?-

-Fu Manchu, naturalmente, il Dottore del Diavolo, il mio arcinemico, la mia nemesi per quasi tutta la mia vita da adulto.-

-Non avete mai parlato molto di come lo conosceste.- dice Melissa –Raccontatemi, volete?-

 -State solo cercando di compiacere un povero vecchio nostalgico, ma, mi sta bene. Ricordo ancora quando lo incontrai per la prima volta. Era il 1911 ed io ero solo un giovane funzionario dell’Amministrazione Coloniale Britannica in Birmania. All’epoca lui sembrava più vecchio di me ed ora, lui sembra sempre lo stesso ed io, invece… ma sto divagando. Ero capitato per caso sulle sue tracce e sventai uno dei suoi soliti piani mortali. Fu una dura lotta e sopravvissi a stento. Dopo di allora, i nostri destini sembrarono incrociarsi molto spesso. Io entrai nell’Interpol poi nei Servizi di Controspionaggio. Fu Manchu divenne la mia ossessione. Coinvolsi anche il mio vecchio amico, il dottor Petrie. Povero vecchio Petrie, quante volte gli ho fatto rischiare la vita e, sempre, Fu Manchu ci sfuggiva. A volte lo credevamo morto, ma ritornava sempre. Abbiamo sventato molti suoi piani, è vero, ma che effimere vittorie furono e quanto ci costarono. Quanti amici vedemmo cadere in questa battaglia, quanta brava gente ho condotto alla morte. 90 anni e non è finita.-

            Sir Denis si interrompe, china la testa e Melissa si chiede se non si sia appisolato. L’infermiera che lo accompagna scuote la testa sorridendo.

-capita a volte che si appisoli.- dice –Se ha pazienza di aspettare…-

-Ce l’ho.- risponde Melissa.

 

         <<... Riprende la registrazione della testimonianza di Clive Reston, matricola ecc… ecc del MI6 Britannico, il più glorioso Servizio di Spionaggio della più grande nazione che… Ok, comprendo, niente buffonate. Dunque, dov'eravamo rimasti? Come vi avevo già detto,[1] io e Leiko Wu eravamo appena giunti a Madripoor e ci trovavamo sul taxi che ci avrebbe dovuto portare dall'Aeroporto al nostro Hotel, quando: il taxi si arrestò di colpo, perché un camion gli ostruiva la strada. Sentii l’autista che, sporgendosi fuori dal finestrino, urlava al guidatore del camion qualche insulto in madripoorese, ammesso che esista questa lingua, qualche commento su sua madre e sulla di lei professione, suppongo, ma non è questo che c’interessa, giusto? Ora, non si sopravvive a lungo nel mio tipo di lavoro, se non s’impara a fiutare i pericoli credetemi, quella situazione gridava: “agguato” con tutto il fiato possibile e, nemmeno dieci secondi dopo, scoprii di aver ragione. I proiettili cominciarono a fioccare da ogni dove e, se io e Leiko non fossimo stati abbastanza svelti da gettarci sotto i sedili, beh credetemi, avremmo fatto la fine di quel povero autista del nostro taxi ed io non sarei qui a raccontarvi tutto questo. La nostra priorità era, ovviamente, toglierci da lì e, se possibile, rispondere ai nostri avversari. Non era facile, lo ammetto, ma avemmo fortuna. Qualcuno, dalla mira molto precisa abbatté uno dei tizi che ci tenevano sotto mira da un’auto al nostro fianco ed io ne approfittai per gettarmi fuori dal taxi assieme a Leiko. Il resto è facile da raccontare: un’intensa sparatoria, aiutati dal nostro misterioso alleato, e poi, finalmente, l’arrivo della polizia locale, con la fuga di tutti quelli non rimasti sul terreno. A quanto pare, il nostro bersaglio, Carlton Velcro ci aveva preparato un bel benvenuto. Doveva essersi accorto di noi in aereo ed aveva organizzato tutto quanto in fretta. Se non ci fosse stata in gioco la mia vita, gli avrei fatto i complimenti…>>

 

            Per la Vedova Nera, le cose non sembrano affatto semplici. Chiunque siano coloro che hanno rapito sia lei, che il suo compagno, sapevano che loro due non erano davvero un ingegnere russo e la sua moglie ucraina, ma due agenti in missione segreta. Ovviamente c’erano alcune domande in sospeso: primo chi sono? Asiatici senza ombra di dubbio. Le divise somigliavano a quelle dell’Esercito Popolare di Liberazione Cinese, ma senza mostrine; naturalmente, è molto improbabile che i Cinesi abbiano intrapreso una missione del genere usando delle divise così riconoscibili, ma allora chi? Il Dottor Sun, è la risposta ovvia, dopotutto era per sventare un’operazione del temibile Cervello Vivente che lo S.H.I.E.L.D. aveva mandato lei ed il suo compagno in Siberia in accordo con i Servizi Segreti Russi e questa può rispondere alla prima domanda; quanto alla seconda: non è detto che, quando li hanno rapiti, sapessero per chi lei ed il suo compagno stanno lavorando ed era proprio quello che volevano sapere da lei, no?  Ha appena finito queste riflessioni, che la porta dinanzi a lei salta, rivelando una stanza, dove sta un uomo, ammanettato ad una sedia e con evidenti segni di tortura. Natasha corre verso di lui, esclamando:

-Yuri!-

            L’uomo alza la testa e prova ad abbozzare un sorriso:

-Natalia Alianovna…- dice -… sei sempre bellissima in ogni circostanza.-

-E tu giochi tropo a fare il duro, in queste circostante, Yuri Ivanovitch.- replica lei –Non ne hai bisogno con me.te l’assicuro.  Ora vediamo cosa possiamo fare con queste manette, permetti?-

Natasha prende un paio di cesoie posate sul tavolo. Non prova nemmeno ad immaginare a cosa siano servite o, spera, a quale uso fossero destinate, quello che si augura è che siano sufficienti a spezzare le manette e, per sua fortuna, lo sono.. Dopo, aiuta Yuri Ivanovitch Petrovitch a rimettersi in piedi.

-Dobbiamo andarcene da qui, dovunque sia qui.- dice la Vedova Nera –Te la senti?-

-Sono… stato… addestrato… dal K.G.B. non… dimenticarlo…. ‘Tasha. Ci vuole altro per spezzarmi.-

-Ah Yuri, mi ricordi davvero tuo padre, beh speriamo di farcela senza essere scoperti.-

 

 

2.

 

 

            Fortezza di Honan in Cina. In quest’antica costruzione un uomo, che il mondo intero ha ragione di temere, tesse le sue trame con la stessa pazienza con cui un ragno tesse le sue tele e con la stessa prospettiva di intrappolare la preda. Si volge verso uno dei suoi servitori e dice, semplicemente:

Hsien, mio figlio e l’uomo chiamato il Gatto sono entrati nella fortezza, voglio che siano uccisi prima che giungano in questa sala.-

-Sarà fatto, grande Fu Manchu.-

            Senza nemmeno badargli, Fu Manchu, concentra ancora una volta la sua attenzione verso un’antica scacchiera e solleva una pedina che somiglia a Shang Chi

-Figlio ingrato. Dice –Vedremo ora se il tuo cammino ti ha portato ad incontrare la morte, oppure no. Non deludermi.-

 

            Jungla del Centro America. Da quanti giorni si stanno facendo largo nell’inferno verde, i tre uomini e la donna non saprebbero dirlo. L’unica cosa certa è che sperano di stare andando nella direzione giusta. Se solo non avessero perso tempo qualche giorno prima, quando era successo quello strano fenomeno e l’oscurità esterna era sembrata divorarli e portare allo scoperto l’oscurità delle loro anime, a quest’ora sarebbero, certamente arrivati ad un qualunque aeroporto della Repubblica di Costa Verde. Per loro fortuna, qualunque cosa fosse successa altrove,[2] loro se l’erano cavata meglio, o così pensano. I loro nomi sono: Paladin, Rick Mason alias L’Agente, Victoria Maria Consuela, giovane rivoluzionaria latinoamericana ed, infine, il loro prigioniero, l’ex agente dei Servizi Segreti Militari Statunitensi, ricercato in patria per complicità in omicidi multipli. Attualmente, quest’ultimo è, apparentemente, fuori di testa. Succede, quando sei costretto a guardare nel nero della tua anima e, poi, incontri dei demoni in carne (o quello che è) ed ossa (sempre ammesso che ne avessero). Sono sopravvissuti, non sanno nemmeno loro come, ma South non ha retto alla pressione psicologica ed ora si muove come un automa, senza parlare da giorni. A Paladin non importa più di tanto se finirà i suoi giorni in una prigione federale od in una cella imbottita di un manicomio, anche se, a pensarci bene, una dura condanna, con tutto quel che ne segue, sarebbe proprio quello che South meriterebbe; la follia sarebbe solo una comoda scappatoia, in fondo e quel maiale, che aveva consapevolmente aiutato le squadre della morte di Delvadia, guidate dal famigerato ed ora defunto Tarantula, ad assassinare molti profughi delvadiani, tra cui vecchi, donne e bambini non merita molta pietà.. Gli sguardi che Victoria lancia al prigioniero, sono molto eloquenti, fosse per lei, l’ucciderebbe seduta stante., Rick Mason vorrebbe dirsi che la cosa non l’interessa, ma, in realtà, lo tocca molto più di quanto non ammetta perfino con se stesso. Paladin pensa alla Vedova Nera. Sono giorni che non si sentono, chissà cosa le è accaduto in questo frattempo? Spera di scoprirlo presto, non appena saranno fuori dalla maledetta jungla.

 

            Da un’altra parte di quello stesso continente, un uomo guarda fuori da una finestra. Forse, uomo non sarebbe la definizione più adatta, a pensarci bene. Dal collo in giù, infatti, il corpo di John Garrett è composto quasi interamente da parti bioniche, che lo rendono, ormai più simile ad un robot che ad un uomo. Meglio questo che essere morti, pensa, autoconsolandosi, l’ex agente dello S.H.I.E.L.D. Ora deve fare il lavoro per cui l’hanno pagato ed il fatto che sia anche un lavoro divertente, non guasta, dopotutto. Nel caso in questione, si tratta di far scoppiare una revolucion in questo sputo di paese che si fa chiamare pomposamente: Repubblica di San Concepcion. Per quale motivo il suo attuale datore di lavoro, il miliardario americano Harold Howard, voglia una cosa simile, non interessa affatto a Garrett, quel che è importante per lui è fare bene il suo lavoro e divertirsi un po’, se ci riesce.

 

 

3.

 

 

            Il mio nome è Shang Chi e, sin da quando ho compiuto 19 anni, mi oppongo ai piani di mio padre, il cui nome è temuto in tutto il mondo, il terribile Fu Manchu. Sono cresciuto in questa fortezza sin dalla mai nascita, ma non posso dire di conoscerne tutti i segreti, tuttavia, oggi sono arrivato qui per scoprire il motivo della recente scomparsa di un amico, Shen Kuei, detto il Gatto, solo per trovarlo infiltrato tra gli uomini di mio padre. Forse che è in missione per i Servizi Segreti Cinesi? Non sarebbe la prima volta.

-Io ti ho seguito sin qui, Shen Kuei…- gli sussurro -… ma desidero sapere i tuoi motivi.-

-Sei inutilmente curioso, Inglese.- replica secco, Mi chiama spesso Inglese, perché, secondo lui, avendo lavorato per i Servizi Segreti Britannici, non sono un vero Cinese. -Se proprio vuoi saperlo, però, è corsa voce che Fu Manchu si stia preparando per uno dei suoi micidiali piani e mi è stato chiesto di scoprire quale.-

-Per conto di chi?-

            Prima che possa rispondermi, ammesso che voglia farlo, il pavimento sotto di noi si spalanca e noi precipitiamo in una delle tante trappole di cui è disseminata la fortezza.

 

            Da un’altra parte, un paio di freddi occhi femminili stanno seguendo il cammino della Vedova Nera e del suo compagno su di un monitor a circuito chiuso., poi sorride, compiaciuta. È il momento di porre fine al gioco.

 

 

            <<… eravamo sopravvissuti all’agguato, ma non avevamo fatto un solo progresso nelle indagini. Sbarazzarci della Polizia Locale fu abbastanza facile, tutto sommato, vantaggi dell’essere amici della Principessa, immagino, il risultato fu che ci ritrovammo con una scorta sino al Grand Hotel.

Poco più tardi, nella nostra camera, io e Leiko ci rimettevamo a posto e ci cambiavamo d’abito, facendo il punto della situazione.

-Sapevamo di non poter prendere di sorpresa Velcro…- disse Leiko -… ma ora siamo noi i bersagli e questo non mi piace.-

-Non piacerebbe a nessuno, mia cara.- ribattei –Tuttavia, è un gioco a cui dovremmo esser abituati…Mio padre diceva sempre che…-

-Lascia perdere le citazioni, Clive, pensiamo, piuttosto, a cosa fare adesso.-

         Finii di caricare la mia fedele Walther PKK, un’arma, forse, passata di moda, ma a cui sono affezionato per motivi sentimentali e le risposi:

-Adotteremo un approccio diretto, gli arriveremo abbastanza vicini e non ce lo lasceremo sfuggire.-

         Un discreto bussare alla porta attirò la nostra attenzione. Era un cameriere con un invito a Palazzo, da parte della Principessa. Sarebbe stato scortese rifiutare e, così accettammo. Ovviamente, non eravamo consapevoli, allora che il destino aveva deciso altrimenti e che una trappola ci aspettava proprio fuori dall’Hotel… ma questo lo sapevate già, vero? …>>

 

         La Vedova Nera sente un cerchio alla testa, risvegliandosi. Il suo primo pensiero è che qualcuno ha usato del gas contro di loro e … Yuri…. Grazie al cielo sta bene ed a quanto pare, sta risvegliandosi anche lui

A quanto sembra, si trovano in un’ampia sala dall’aspetto avveniristico.

-Benvenuti, Natalia Alianovna Romanova e Yuri Ivanovitch Petrovitch, nella mia umile dimora.-

A parlare è stata, una giovane donna cinese, alta, dai lunghi capelli neri e con due insoliti e magnetici occhi verdi; vestita con una lunga tunica verde con ornamenti dorati, con due ampi spacchi laterali appena sopra il ginocchio.

-Umile?- riesce a dire Yuri, con tono irridente –Se consideri questo umile, allora hai una strano concetto di umiltà, amica mia.-

-Chi sei?- chiede la Vedova Nera –La tua foto l’ho vista da qualche parte, ma non…-

-Non ci siamo mai incontrati, Vedova Nera…- risponde la donna -… ma di certo non ignori la mia esistenza. C’è chi mi ha chiamato Signora del Drago o figlia del Diavolo, ma il nome con cui sono nata è Fah Lo Suee e sono…

-La figlia di Fu Manchu!- esclama la Vedova Nera.

-Fu Manchu? Ma è una leggenda!- è l’esclamazione di Yuri.

            Fah Lo Suee ride, divertita:

-Leggenda? Si, forse è così, ma Fu Manchu è una realtà molto sinistra ed io sono reale quanto lui. Avete fatto un lungo viaggio per scoprire dei segreti e credevate di trovare un essere di nome Dottor Sun, invece avete trovato me.-

-Perché, che interesse hai tu in Siberia?-

-Temo che non lo scoprirai molto presto, Vedova Nera. Tu ed il tuo amico siete nelle mie mani, adesso e non avete alcuni diritto, se non quelli che deciderò di concedervi, almeno sino alla vostra morte.-

-Perché non ucciderci subito, allora? Perché la messinscena di catturarci e torturarci?-

-A dir la verità, quella non è merito mio. A farvi questo sono stati altri, io vi ho semplicemente preso a loro. Vedete, io voglio ostacolare i piani di mio padre e voi siete utili pedine.-

-Forse che Fu Manchu è in Siberia?- chiede, ancora Natasha.

-Siberia?- risponde ridendo Fah Lo Suee –Temo tu stia sbagliando, Vedova. Tu non sei in Siberia da parecchie ore, ormai. Siamo in un veicolo suborbitale invisibile ai radar e stiamo arrivando sulle coste Britanniche.-

            Natasha e Yuri Petrovitch ammutoliscono.

 

 

4.

 

 

            Siamo atterrati sui piedi come due gatti. Una ossa non difficile per gente col nostro addestramento, poi ci troviamo circondati da sette uomini che indossano una tunica che li ricopre dalla testa ai piedi.

-Il consiglio dei sette!- esclamo –Mio padre ci manda contro i suoi migliori guerrieri.-

-Immagino che dovremmo sentirci onorati, Shang Chi.- commenta Shen Kuei –Ma anche i combattenti più valorosi possono perdere e questi non fanno eccezione.-

            Una vanteria inusuale per colui che è chiamato il Gatto, ma immagino sia diretta ad intaccare il morale dei nostri avversari. D’altra parte, non è il numero a fare la vittoria. Anche una sola pietra può deviare un fiume se messa al posto giusto al momento giusto. Se i Sette sono il fiume, io ed il Gatto siamo l’argine ed in meno di cinque minuti , l’esito dello scontro è deciso. Guardo l’ultimo degli avversari cadere e poi…

<<I miei complimenti, figlio, ma ora vediamo come te la caverai contro qualcosa di diverso dall’uomo!>>

            La voce di mio padre continua a riecheggiare per la sala, quando una porta si apre e qualcosa entra. Assomiglia ad un gorilla, ma è due volte più grosso ed ha zanne acuminate, che i veri gorilla non hanno e lo sguardo nei suoi occhi. Per un attimo mi sembra di vedere una tristezza senza fine, pi l’essere ringhia e si precipita verso di noi.

            Evito un colpo, che, da solo, poteva staccarmi la testa e lo colpisco con un calcio, ma non vacilla nemmeno. Mio padre non ha perso il gusto perverso di fare esperimenti su uomini ed animali per creare cose come questo povero mostro. È orribile pensare come egli abbia pervertito questa creatura, qualunque cosa fosse prima, per renderla un mostro assetato di sangue, Purtroppo, la pietà non è un lusso che posso permettermi, ci sono la mia vita e quella del Gatto in gioco e la nostra sola speranza è abbattere questa creatura.Purtroppo per noi, sembra immune ai nostri colpi, per quanto gliene sferriamo e questo mi costringe a fare qualcosa che non volevo fare Mentre il Gatto lo tiene impegnato, io salto al collo della creatura e comincio a spingerlo indietro, puntellandomi, con le gambe alla sua schiena. Per lunghi istanti, nulla accade, mentre la creatura tenta di scrollarsi di dosso il peso in più e ringhia, mentre il Gatto continua a colpirlo, poi, alla fine, sento lo schiocco del collo che si spezza ed il mostro crolla, mentre io salto, evitando di essere schiacciato dalla sua massa.

-Ben fatto Inglese.- mi dice Shen Kuei.

            Io guardo la creatura e capisco, improvvisamente, cosa mi aveva sconcertato nel suo sguardo. C’è qualcosa di umano in esso, anche ora che va spegnendosi. Scuoto la testa e mi dirigo verso la porta da cui è entrato. Io e Shen Kuei l’abbattiamo con un calcio ben assestato e poi procediamo per un breve corridoio, che sfocia in una scala, che porta a…

-La sala del trono di Fu Manchu!- esclama il Gatto. -È vuota, però, non c’è nessuno.-

            Si, è vuota, ma impregnata di un profumo particolare, un profumo di un fiore che dovrebbe ricordarmi qualcosa. Sul trono c’è un biglietto, lo afferro.

-Sembra un biglietto d’invito.- dice Shen Kuei.

            Lo è, infatti, un biglietto per partecipare ad una festa per il compleanno di Sir Denis Nayland Smith. In quel momento, comprendo.

-Dobbiamo andarcene.- dico –A qualunque costo devo raggiungere l’Inghilterra prima che sia possibile.-

-Perché? Cosa temi?-

-So dove colpirà mio padre e chi.- rispondo semplicemente.

            Corriamo fuori dalla sala, mentre sento il profumo ancora nelle mie narici. Per un attimo, riesco a riconoscerlo: mimosa e la cosa mi turba.

 

            Sir Denis Nayland Smith sembra uscito dal suo torpore e fissa Melissa Greville.

-Non vi ho chiesto come sta vostra madre, Miss Greville.- chiede.

-Oh, in genere sta bene. L’ho vista un paio di settimane fa ed era in ottima forma…-

            Stava per aggiungere: “Per la sua età”, ma si è fermata in tempo, tuttavia, Sir Denis sembra aver capito il sottinteso e sorride benevolo:

-Gli anni passano per tutti, mia cara ragazza, mi sembra ieri che vostro padre conobbe vostra madre. All’epoca lei era la segretaria personale di uno dei nostri migliori agenti, anche se era uno dei più avventati, a dire il vero.-

            Melissa sorride a sua volta.

-In effetti, la mamma me ne ha parlato.- risponde –Principalmente per mettermi in guardia da Clive Reston. Sa, tale padre, tale figlio e cose simili.-

-A proposito. Vi vedete ancora? Con Clive intendo?-

            Melissa scuote il capo:

-Beh…si e no, a dire il vero. Temo che Clive non sia proprio nato per essere l’uomo di una sola donna, diciamo.-

-Capisco. È sempre stato un po’ scavezzacollo, in effetti… ma se mai dovesse mettere la testa a posto con una donna, credo proprio che quella sareste voi, Melissa.-

-Non sono certa di crederci, Sir Denis, o di volerci credere, se è per quello.-

            Il vecchio gentiluomo non dice nulla.

 

         <<… Dunque, riprendiamo da dove eravamo rimasti. Allora, io e Leiko usciamo dal Grand Hotel in perfetta tenuta da sera.Lasciate che vi dica che con un abito da sera Leiko faceva un ottima figura. Tutto si può dire di lei: che è dura come il diamante e fredda come il ghiaccio, ma non che non sia una bella donna. Vi assicuro che rendeva difficile il concentrarsi su qualunque altra cosa, che non fosse lei, ma, io sono un professionista sempre all’erta, fu così che notai il fucile che sporgeva da una finestra ed allontanai Leiko, gettandomi contemporaneamente, a terra. Estrassi la pistola roteando su me stesso e sparai. Un colpo fortunato, immagino, perché centrai il cecchino al primo colpo, o, almeno così credevo. La via divenne un inferno di fuoco e, di certo, ce la saremmo cavata male, se, dalla finestra da cui aveva sparato il cecchino, non fosse saltato un uomo. Incredibile a dirsi, aveva una specie di rampino che si attaccò ad un palo a terra e che lui usò per scivolare giù, come una specie di teleferica, giunto a terra, sfoderò una pistola e cominciò a sparare, senza mancare un colpo, rivelando, tra l’altro, anche un addestramento non comune nelle arti marziali. Fu solo dopo che noi tre avemmo abbattuto tutti i sicari, che riuscii a guardarlo meglio. Era alto più o meno quanto me, magro e scattante; capelli ed occhi neri, aveva superato la trentina, ma era impossibile essere sicuri di quanto. Era indubbiamente di origine orientale, ma aveva, altrettanto certamente, del sangue occidentale nelle vene. C’era in lui un’inquietante sensazione di familiarità, che non riuscivo a togliermi, anche se sapevo di non averlo mai visto prima. Leiko, da parte sua, lo guardava con evidente ammirazione.

-Ti ringrazio dell’aiuto amico.- gli dissi –Ma da dove salti fuori?-

-Vi ho tenuti d’occhio sin dal vostro arrivo e vi ho anche aiutato col primo agguato ed anche ora, ho individuato la camera del cecchino appena in tempo.-

-Capisco, ma perché ci fai da angelo custode? Per chi lavori?-

         Lui sorrise ed ammiccò verso Leiko.

-Scusate, non mi sono presentato, è vero. Di solito non sono così maleducato, ma le circostanze, ne converrete, erano alquanto frenetiche. Comunque, il mio nome è Suzuki, James Suzuki e lavoro per la Sezione Giapponese dello S.H.I.EL.D.-

-Suzuki? Come la moto?- chiese Leiko.

         L’altro alzò appena le spalle.

-Me lo dicono tutti ed io ripeto sempre che l’unico rapporto che ho con quella fabbrica e che mi piace guidarle le moto.-

-Aspetta un attimo… intervenni –Che c’entra lo S.H.I.E.L.D. Giapponese con questa storia?-

-Per fartela breve, collega. Stiamo tenendo d’occhio le attività di Carlton Velcro in Oriente e sappiamo che è qui per trattare con una terza parte l’acquisto di una partita di una nuova droga d diffondere sia in Estremo Oriente, che in occidente. Non siamo sicuri di chi sia il venditore, ma nelle tasche di uno dei nostri agenti, assassinato in strada, abbiamo trovato un appunto.-

-Che appunto?- insistetti.

-Un solo nome: Mimosa.-

-Dobbiamo muoverci.- dissi –Dov’è l’appuntamento?-

-Tu sai qualcosa vero? Che vuol dire Mimosa?-

-Se è quello che penso... –risposi -… il più grave dei pericoli per la nostra civiltà che sai mai stato conosciuto, svelto, dimmi dove…-

-Al Princess Bar, a Lowtown.-

-Lo conosco, muoviamoci.-

         Vedete, se quello che sospettavo era vero, non avevamo molto tempo da perdere…>>

 

 

5.

 

 

            Natasha esce dal piccolo bagno. Ora i suoi capelli sono di nuovo rossi e scendono fluenti sulle sue spalle. Ogni traccia del suo travestimento è scomparsa. Appesa ad un gancio, c’è una perfetta riproduzione del suo costume di Vedova Nera, a parte i bracciali, ovvio. La donna lo indossa. Le calza a pennello, naturalmente, non ne dubitava. Quel che non capisce è il gioco di Fah Lo Suee. Ripassa mentalmente quello che sa di lei ed è molto poco. Bella e letale, nessuno sa quanti anni abbia, ma si sa che ha accesso al famoso Elisir di Lunga Vita del padre, Fu Manchu. Un tempo, collaborava con lui, ma poi si è messa in proprio ed i due si sono scontrati più volte. A differenza del fratellastro Shang Chi, lei non vuole solo fermare i piani di dominazione mondiale del padre, ma, piuttosto, sostituirsi a lui. Poco consolante. Improvvisamente, entrano nella stanza due guardie armate, Potrebbe abbatterle facilmente, ma per ora, pensa, le conviene seguirli e cercare di scoprire cosa sta succedendo. Ha l’impressione di aver perso il filo dell’intera vicenda. Lo S.H.I.E.L.D. l’aveva contattata perché seguisse sotto copertura delle attività che si presumeva riguardassero il famigerato Dottor Sun, un essere sempre alla ricerca del potere personale e, tanto per cambiare, del dominio mondiale. Le avevano assegnato come spalla Yuri Ivanovitch Petrovitch, il figlio del suo padrino, Ivan. La cosa non l’aveva sorpresa più di tanto, sospettava da tempo che Yuri lavorasse per lo S.H.I.E.L.D. o, addirittura, che fosse segretamente il Guardiano d’Acciaio, l’eroe patriottico della nuova Russia, anche se quest’ipotesi non sembrava più tanto giusta. Li avevano mandati in Siberia, ma erano stati scoperti e… Ok a questo punto che stava succedendo? Avevano seguito la pista sbagliata? O Fah Lo Suee aveva mire che loro non riuscivano a comprendere? Se sta attenta, lo scoprirà presto. Deve dire, comunque, chiunque abbia costruito questo veicolo, è davvero in gamba, se non lo sapesse, non direbbe mai di essere a bordo di una specie di astronave.

            Le sue riflessioni terminano quando entrano in un salone ampio, dove Fah Lo Suee attende assieme a…

-Yuri!- esclama Natasha –Vedo che stai bene adesso.-

            L’uomo abbozza un sorriso:

-Non so cos’hanno usato, ma hanno guarito le mie ferite.- risponde.

-Mio padre conosce rimedi che la vostra scienza nemmeno immagina ed io li posseggo tutti.- interviene la figlia di Fu Manchu.

-Lavori per lui, dunque?- chiede Natasha.

-Io sono la padrona di me stessa, Vedova Nera ed i miei scopi sono solo miei.-

-Daresti qualche spiegazione anche a noi? Sono piuttosto curioso.- interviene Yuri.

            Fah Lo Suee sorride. Il giovane russo trattiene il respiro. Una parte di lui la trova incredibilmente attraente e, solo a guardarla negli occhi, sente che farebbe tutto quello che lei gli chiede, per avere un suo sguardo, un bacio… Si ricompone, dopotutto, si dice, sono un agente addestrato dal K.G.B., sono stato anche la Dinamo Cremisi per un po’,[3] non mi farò incantare così.

            Fah Lo Suee gli sorride e Yuri si sente come se lei gli avesse letto nel pensiero.

-Cosa ti dice il nome Mimosa?- chiede la figlia di Fu Manchu.

-Beh… è un fiore giallo, se non ricordo male…-

-Non solo quello...- replica Fah Lo Suee. --Anni fa, mio padre preparò un estratto molto potente, una droga che altera le percezioni umane e, contemporaneamente, ampia ogni facoltà del soggetto a livelli inimmaginabili, ma poi distrugge il cervello, portando il soggetto alla morte tra atroci sofferenze, nel giro di poche ore.-

-Ho già sentito qualcosa di simile di recente.- interviene Natasha –La chiamano Paradiso Bianco o DK.-[4]

-Si tratta di derivati del progetto originario di mio padre, che lui ha permesso venissero usati per testare il terreno, come direste voi occidentali, in vista del più massiccio attacco che sarebbe seguito. Mio fratello Shang Chi distrusse i carichi di Mimosa di nostro padre, rovinando i suoi piani,[5] ma ora lui ha perfezionato i suoi esperimenti ed è pronto ad immettere nei mercati europei ed americani immense quantità di Mimosa di nuovo tipo, che farà sembrare quella che chiamate DK roba per bambini. Immaginate una droga che dia una dipendenza fisica assoluta al primo assaggio e che fornisca superpoteri a chiunque la assuma ed ogni volta occorrerà una dose maggiore della precedente e, senza che lo sappiano, consumeranno le loro stesse energie, provocando, poi, una sorte di morte per autocombustione, perché il soggetto brucerà le proprie risorse interne.-

-È una pazzia! Nessuno farebbe qualcosa del genere consapevolmente.- esclama Yuri –Anche il più duro degli spacciatori capirebbe che diffondere una droga simile distruggerebbe il mercato e non darebbe profitti alla lunga distanza. Se i soggetti muoiono, chi acquisterebbe?-

-Mi risulta che in America c’è già qualcuno che non si fa scrupoli con il cosiddetto DK.-[6] replica Fah Lo Suee -Credetemi, il piano funzionerà, se non viene bloccato in tempo.-

-E tu vorresti farmi credere che vuoi bloccarlo?- chiede Natasha.

            Il sorriso della figlia di Fu Manchu è raggelante.

-Fermare mio padre? Io? Oh non esattamente, io voglio prenderne il posto.-

 

            <<… riprendiamo da dove c’eravamo interrotti, d’accordo? Allora, se non conoscete la Lowtown di Madripoor, non conoscete il significato della parola Bassifondi. Il Princess Bar è una piccola oasi di tranquillità in quella zona. Appartiene ad un amico mio, se vogliamo chiamarlo così,[7] ma di solito sono altri a gestirlo, perché lui ha… chiamiamoli altri interessi… in altre zone del mondo. Dovreste conoscerlo, è un tipo davvero… Ok, ho capito, niente digressioni, solo i fatti nudi e crudi, ed i fatti sono questi: quando arrivammo al Princess Bar era già tutto finito Una mia cara amica m’informò che l’uomo che cercavo se n’era già andato e che con lui c’era un altro tizio. Una valigia era passata di mano e beh il resto lo sapete no? La mia, ehm, amica, c’informò che aveva tenuto d’occhio discretamente i due tizi e che il nostro uomo era diretto all’aeroporto. Adesso capite perché vi ho parlato di giro dell’oca? Dopotutto il percorso, stavamo tornando al punto di partenza.

-Non mi piace.- dissi –Se Velcro ha davvero fatto quello che temo, saremo presto tutti nei guai.-

-Spiegati.- disse il nuovo acquisto della squadra,

Mimosa è il nome di una droga fabbricata da Fu Manchu. Finora credevamo che Velcro facesse affari con Padron Khan, ma, a quanto pare, il gioco è più complesso, perché con Fu Manchu non si scherza e lui sta, di sicuro seguendo uno dei suoi perversi piani.-

-Ne ho sentito parlare, è così pericoloso?- mi chiese l’agente giapponese James Suzuki.

-Lui è l’incarnazione vivente del pericolo. La mia organizzazione lo combatte da 90 anni senza avere altro successo che bloccare uno dei suoi folli piani ogni tanto.-

-James, posso chiamarti James, vero ?- chiese Leiko ed io sogghignai, il suo tono stava diventando troppo confidenziale –Il tuo nome è anglosassone e tu sembri giapponese solo per metà, posso chiederti…-

-Mio padre era inglese, o almeno credo, non l’ho mai conosciuto, scomparve prima della mia nascita e nemmeno mia madre sapeva molto di lui.- rispose –Solo il nome e poco più. Era venuto in Giappone per una missione per conto del suo Governo, era rimasto ferito e lei l’aveva curato, poi, quando si riprese, ripartì. A quel punto, mia madre era incinta, ma non gli disse niente. Sentiva che non aveva il diritto di trattenerlo, di sottrarlo alla sua vera vita.-

         C’era qualcosa nella sua storia, che solleticò i miei ricordi, ma non avevo il tempo di preoccuparmene. Arrivammo all’Aeroporto troppo tardi: Velcro e socia erano già decollati. Ci volle un po’ per sapere che, mentre il nostro uomo era partito per la Riviera Francese, il carico che aveva acquistato era, invece, partito per le Isole Britanniche. A questo punto, bisognava decidere:

-Seguiamo il carico.- dissi –Dobbiamo fermarlo a tutti i costi.-

-Perché?- chiese James Suzuki –Nessuno può certo sperare di far passare un carico simile ai controlli all’arrivo in Gran Bretagna.-

-Nessuno, forse, ma Fu Manchu è diverso, credimi. Nemmeno i più sofisticati rilevatori od il migliore dei cani antidroga troverà qualcosa di storto in quel carico. Conosco fin troppo bene le capacità del nostro uomo.-

-Fidati di lui.- intervenne Leiko –ha ragione.-

-Va bene.- convenne Suzuki –Faremo come dite.-

         Il resto è storia. Non mi fu difficile ottenere un aereo privato per il viaggio e da lì, l’abbiamo raggiunto proprio qui, in Australia. Il cargo è stato bloccato, ma prima che potessimo sequestrare il carico, tutto è saltato in aria. Uno dei soliti trucchetti di Fu Manchu, ma questo lo sapete no? C’eravate, a quel punto… Ora, abbiamo finito?>>

 

         Una mano spegne il registratore.

-Si abbiamo finito. Ci scusi Mr. Reston, ma lei conosce bene le procedure di sicurezza.-

-Si, lo so.- risponde, con un sogghigno, Clive Reston –Le usiamo anche noi nella cara vecchia Gran Bretagna. Ora scusatemi, però, io ed i miei amici dobbiamo finire un lavoro.-

-Certo vada.-  risponde il responsabile della Sezione Australiana dello S.H.I.E.LD. guardando il suo collega dei Servizi Segreti Australiani, che annuisce.

            Clive esce nel corridoio ed incontra Leiko e James Suzuki.

-Fatto il tuo resoconto?- gli chiede Leiko.

-Tutto a posto.- risponde lui.

-Ora che facciamo?- chiede ancora Leiko.

-Non so tu, ma io intendo prendere il primo aereo per la Gran Bretagna, qualcosa mi dice, che il bandolo della matassa si trova lì e poi… c’è un invito per il fine settimana, ricordi?-

-Che invito?- chiede James Suzuki

-Il compleanno di Sir Denis Nayland Smith, l’Ex Capo del MI6 e qualcosa mi dice che nemmeno Fu Manchu se n’è dimenticato. Se vuoi venire con noi, sei il benvenuto.-

-Verrò.- è la secca risposta dell’anglo-giapponese.

 

 

6.

 

 

            La Vedova Nera guarda fuori da un oblò il cielo azzurro sopra le nuvole, poi si rivolge a Fah Lo Suee

-Quel che non capisco è perché noi siamo qui.- dice –Intendo dire: perché portarci con te? Non ha senso.-

-Teatro.- risponde semplicemente l’altra donna.

-Non capisco.- interviene Yuri.

-Senso del drammatico. Mio padre avrebbe potuto uccidere Nayland Smith mille volte in questi 90 anni e nessuno avrebbe mai nemmeno scoperto che lui era responsabile della sua morte, ma non l’ha mai fatto. Ha sempre scelto modi spettacolari.: uno scorpione nel letto, un sicario riconoscibile, un cobra in una valigia ed altro ancora. Io ho ereditato il suo senso del dramma. Non vi ho spiegato una cosa, prima. Quella dove eravate, era davvero una base segreta del Dottor Sun. Mio padre aveva, senza che lui lo sapesse, ovvio, commissionato a Sun certe ricerche su particolari ingredienti chimici, necessari alla sua operazione Mimosa. Il Dottor Sun voleva ricavarne un veleno da usare per i suoi scopi, ma mio padre era pronto ad impadronirsene. Io sono arrivata prima e, beh mi è sembrato divertente farvi assistere al mio trionfo.-

-Trionfo?-

-Certo. Con un solo colpo magistrale, eliminerò mio padre e tutti gli oppositori e sarò io a portare avanti il suo progetto.-

            Magnifico, pensa Natasha, sto facendo una vera collezione di psicopatici aspiranti conquistatori del mondo.

 

            Sir Denis Nayland Smith si sposta verso una finestra.

-Sta arrivando gente.- dice –Non mi capitano tanto spesso dei visitatori.-

            Il nuovo venuto è un uomo anziano. Alto, ben piantato, occhi grigi e capelli completamente bianchi

-Sono compiaciuto della vostra visita… Ammiraglio.- lo accoglie Nayland Smith

-Sempre pronto a prendere in giro eh Sir Denis.- ribatte l’altro –Ormai sono anni che non sono in servizio attivo. Credo che voi siate l’unico a divertirsi ad usare un grado che, d’altra parte è solo onorario, ormai.-

-Un’onorificenza non dovrebbe essere nascosta, ma portata con orgoglio ed ormai voi potere esibire tutte quelle guadagnata al servizio di Sua Maestà.-

            L’altro sogghigna divertito.

-Quasi tutte per lavori di cui non si poteva parlare in pubblico. Come li chiamano oggi? Lavori bagnati, vero? Non credo di aver mai tolto la vita a nessuno che non se lo meritasse, Il vostro predecessore al MI6 lo sapeva bene, Sir Denis. Io ho fatto solo la mia parte al Servizio Segreto di Sua Maestà.-

-Rimpianti?-

-Solo qualcuno. I tempi sono cambiati, temo, Sir Denis e quelli come me, ormai sono superati.-

-Non ne sono certo, credo che basti andare al cinema per…-

-Oh quei film… piacevoli diversivi, certo, ma ai vecchi tempi era un’altra cosa.-

            L’arrivo di un cameriere interrompe I loro discorsi.

-Mi sono permesso di far preparare il vostro drink preferito.

            L’uomo prende in mano il bicchiere.

-Cocktail Martini… agitato, non mescolato.- sorride –Non lo bevo più tanto spesso. Sono anni che I dottori mi hanno imposto di disintossicarmi: troppo alcool e troppe sigarette.-

-E troppe donne.- aggiunge Sir Denis.

-Ahimè una fatale debolezza a cui non ho mai rinunciato… Beh è stato un piacere rivederla Sir Denis, ma ora devo proprio andare. Spero che ci saranno altre occasioni, in futuro.-

            Mente l’uomo esce, arriva Melissa Greville:

-Ma… quello era…?- chiede.

-Proprio lui.- risponde Sir Denis –Uno dei pochi che vengono a visitarmi ogni tanto… come voi, cara ragazza. Allora, siete d’accordo di trattenervi per cena? Avremo ospiti stasera, un bel pò di vecchi amici.-

            Melissa appare pensosa, poi…

-Resterò.- risponde.

 

                        Suono il campanello e, subito dopo, Clive Reston mi apre:

-Shang Chi, sei tornato anche tu!- esclama –Su, entra. Vieni anche tu da Sir Denis, stasera?-

            Entro e mi soffermo nell’atrio. Non perdo tempo a dire quello che devo dire:

-Mio padre è qui in Gran Bretagna e temo voglia uccidere Sir Denis.-

            Reston mi osserva perplesso.

-Non sarebbe la prima volta.- dice, infine –Sospettavo qualcosa di simile, comunque, ci saremo noi proteggerlo… tu vieni con noi, giusto?-

            Annuisco con convinzione, poi, ecco che da una stanza spunta una figura. Nella penombra, potrebbe sembrare Reston stesso, la corporatura e l’altezza sono le stesse, poi lo vedo meglio e colgo le differenze.

-Ti presento l’Agente James Suzuki dell’Intelligence Giapponese, diciamo. Abbiamo svolto una missione insieme ed ha deciso di accompagnarmi da Sir Denis.-

            Lo saluto, mi sembra una persona in gamba e trasmette vibrazioni positive. Se mio padre si farà vedere alla villa di Sir Denis, avremo bisogno di tutto l’aiuto disponibile.

-Leiko mi ha detto che verrà per conto suo. Sempre indipendente la ragazza.-

            Non commento. A quanto sembra, io e Leiko ci rivedremo da Sir Denis,

 

 

7.

 

 

            Rivedere Sir Denis Nayland Smith è una cosa che mi fa molto piacere. Nonostante sia, ormai confinato nella sedia a rotelle, non sembra aver perso il suo spirito. Questa sembra proprio una riunione di vecchi amici: tutti coloro che hanno lavorato per Sir Denis e si sono opposti ai folli piani di mio padre. I soli assenti, sono coloro che sono morti, come il fidato amico di Sir Denis, il Dottor Petrie, c’è persino Black Jack Tarr, che non vedevo da tempo. A pensarci bene, sembra mancare davvero solo lui, mio padre. Ma per quanto? Mi aggiro per la sala, osservando Melissa Greville, che parla con Clive Reston ed, in disparte, Leiko. Mi ha evitato da quando è arrivata ed io vorrei parlare di noi, se è ancora possibile. Non riesco ad avvicinarmi a lei, perché, proprio in quel momento, un rumore attira la mia attenzione. La porta di una stanza attigua si apre ed ecco stagliarsi sulla soglia mio padre: Fu Manchu.

-Vi auguro la buonasera signori.- dice, semplicemente.

            Clive ed il suo amico estraggono le loro armi e gliele puntano addosso, ma lui non se ne cura ed avanza nella stanza.

-Quelle armi sono inutili.- dice –Se vi avessi voluti morti, lo sareste già.-

-E allora cosa vuoi?- interviene il massiccio Black Jack Tarr –Uccidere Sir Denis, forse?-

            Mio padre lo guarda con disprezzo.

-Ucciderlo? E perché mai?- risponde –Tra cento anni io sarò ancora vivo e lui sarà polvere da tempo. Non ho bisogno di ucciderlo, devo solo aspettare e la natura farà il suo corso.-

            Vedo Sir Denis scuotere il capo sconsolato, poi alza la testa verso il suo nemico di sempre.

-Forse hai ragione…- esclama -… forse sarò a morire per primo. Ho vissuto a lungo e bene, perlopiù….ma…- con uno sforzo, che appare quasi sovrumano, si appoggia i braccioli della sedia a rotelle e si alza. -…ma, la mia lotta non morirà ed altri la proseguiranno, sino alla tua fatale sconfitta. Perché il male non prevarrà, finché i giusti gli si opporranno.-

-No Nayland Smith.- replica mio padre –Il destino di Fu Manchu è trionfare e né tu, né alcun altro veramente fermarmi.

-Nei sei così certo, padre?-

            Mia sorella è entrata in gioco e l’esito della partita non è così sicuro, adesso,

 

            Fah Lo Suee avanza nel salone con passo felino ed arrogante. Dinanzi a lei, i suoi uomini spingono la Vedova Nera e Yuri Petrovitch, che cadono in ginocchio. Gli uomini presenti in sala, non possono fare a meno di guardarle la figlia di Fu Manchu e le donne si mordono le labbra. Fu Manchu, come sempre, non si scompone.

-Figlia, credi di avermi in pugno?- chiede con calma.

            La donna sorride.

-Non dovrei, forse?- dice, infine –Tu sei qui, assieme ai tuoi nemici ed io vi ho in pugno tutti quanti.-

-O io ho in pugno te, figlia mia.- risponde Fu Manchu con un sorriso. Alza una mano e... si ode un’esplosione. -È la tua aeronave che esplode, Fah Lo Suee, la fine dei tuoi sogni di dominio.- si rivolge ai seguaci di sua figlia –Chiunque di voi torni al mio servizio ora, vedrà i suoi passati tradimenti perdonati, decidete ora!-

         Gli uomini esitano ed in quel momento, Clive Reston agisce.

-Ora basta!- esclama –Sotto, amici!-

 

         Mentre Reston colpisce l’uomo accanto a lui, io mi muovo. Un salto ed una capriola e, ben quattro uomini cadono, colpiti dai miei calci e dal taglio delle mie mani. L’uomo di nome Suzuki si getta a terra e comincia a sparare. Leiko getta a terra Melissa Greville e colpisce il primo degli accoliti di mia sorella, che gli stia a portata di tiro. Contemporaneamente, vedo la Vedova Nera scattare e colpire a gambe unite uno dei suoi avversari. È una sciocchezza per uno come me spezzare le manette che la tengono imprigionata, come pure quelle dell’uomo che è con lei, poi, il resto della lotta diventa confuso.

         Immobili, al centro della sala, Sir Denis, mia sorella e mio padre, stanno, quasi indifferenti a ciò che li circonda. Mio padre ha solo l’ombra di un sorriso e Fah Lo Suee indietreggia verso una parete.

         In quel momento una voce eccheggia all’interno della stanza.

<<Attenzione! Questo è un avvertimento. Questa casa è circondata da truppe S.H.I.E.L.D. in collaborazione con le forze di Polizia del Sussex e le forze speciali Britanniche. Siete pregati di arrendervi. Non ci saranno altri avvertimenti.>>

         La Vedova Nera sorride.

-La bontà dei rivelatori sottocutanei.- spiega –I tecnici dello S.H.I.E.L.D. sono dei piccoli geni.-

-Anche quelli del nostro reparto armi non scherzano, puoi credermi.. – commenta Reston. –Immagino che la mia piccola sosta a Sydney sia servita a mettere all’erta un paio di reparti in più.-

-Non so che intendi dire, Clive, ma, di certo non ha guastato.- è la risposta della Vedova.

         Sir Denis punta lo sguardo su mio padre e dice:

-Sembra che stavolta tu abbia perso.-

-Niente affatto, Nayland Smith.- replica lui –I miei piani sono ancora in essere e quanto alla mia persona… sono ben lungi dall’essere catturato.-

         Con una rapida mossa, si getta oltre la porta da cui era entrato, mentre, come un sol uomo, Clive Reston, James Suzuki e Leiko gli sparano.

-Non lasciatelo scappare!- urla Sir Denis.

-Non si preoccupi, lo abbiamo colpito tutti e non può uscire senza finire nelle braccia degli agenti la fuori.- risponde Reston.

         Quando entrano nella stanza, però, la trovano vuota e non ci sono nemmeno tracce di sangue. Mio padre ce l’ha fatta un’altra volta,

 

 

EPILOGO

 

 

         Gli uomini del Si Fan, fedeli a Fah Lo Suee vengono portati via. Fu Manchu è fuggito ancora una volta, ma, ormai la sua operazione Mimosa è stata smascherata e, con le informazioni raccolte, ci sono buone probabilità di risalire ai canali di fabbricazione e distribuzione. In più, per la prima volta, sua figlia è stata catturata, ma, stranamente, non sembra preoccupata di ciò.

         Mentre tutti gli altri si rilassano, Clive Reston si preoccupa di Fah Lo Suee.

-Sembra che tu sia in nostre mani, cara signorina. Dove andrai ora, avrai molto tempo per meditare sulla follia che ti ha guidato in questi anni.-

-Tu credi, Clive Reston?- replica lei –Si, forse non ci vedremo mai più, ma ti lascerò un ricordo eterno della figlia di Fu Manchu.-

         Prima che possano fermarla, abbraccia Clive e lo bacia, poi due agenti la afferrano per le braccia.

-Addio, Clive Reston.- sussurra.

 

         All’interno del salone, i protagonisti della vicenda parlano tra loro di quanto è accaduto, quando Clive Reston entra barcollando.

-La… strega…mi ha baciato…- dice.

         Sir Denis trema

-Mio Dio, no! Nelle sue labbra c’è il veleno. Un veleno che non perdona!-

-Un dottore, ci serve un dottore!- esclama Melissa Greville.

         Clive avanza, le sue gambe sembrano diventare di piombo, inizia a non sentirle. Cerca di alzare un braccio, ma non ci riesce. Ora le gambe sembrano essere di gelatina.

-Così, bella… così…letale…- mormora –Mio padre…lo diceva…di stare attenti… alle belle…. donne…-

         Le gambe non lo reggono, cade a faccia in giù. Cerca di muovere una mano senza successo. Vede i volti di Leiko e Melissa Greville dinanzi a lui farsi più confusi. Melissa… voleva dirle qualcosa… ma ormai… non ha più importanza… Tutto diventa buio e poi… c’è solo il silenzio.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

         Su quest’episodio, poche, ma importanti osservazioni. È il 25° episodio, un anniversario che, personalmente, non trovo tanto importante. Come mi è capitato di dire in altra occasione, quand’ero ragazzino i festeggiamenti venivano riservati al n° 100 o, se proprio l’editore era in buona disposizione d’animo, al n° 50. Oggi, suppongo, anche il solo fatto che una serie superi i dodici numeri è un evento tale da meritare festeggiamenti. Oltre a festeggiare il 25° episodio di questa collana, il racconto che avete appena letto serve a festeggiare tre anniversari che, casualmente cadono proprio quest’anno e riguardano in più di un modo alcuni protagonisti di questa collana, andiamo, quindi, ad esaminarli nel dettaglio.

1)       Esattamente novant’anni fa, nel 1913, apparve su una rivista inglese d’avventura, una di quelle che negli Stati Uniti sarebbero state chiamate Pulps o Dime (dal costo: un dime, ovvero, 10 cents), per la penna di Sax Rohmer, la prima puntata di un’avventura che vedeva, come avversario di un integerrimo funzionario inglese, Sir Denis Nayland Smith, un sovrumano genio del male cinese: il Dottor Fu Manchu. Si trattava di avventure ingenue ed anche un po’ rozze dal punto di vista narrativo, ma Fu Manchu colpì subito, l’immaginario dei lettori e divenne subito popolarissimo, diventando l’antieroe di un’intera serie di romanzi e poi, anche di radiodrammi e film per tutto il periodo tra le due guerre mondiali. Incarnazione assoluta del cosiddetto “Pericolo Giallo”, Fu Manchu assunse via via, caratteristiche semisovrannaturali. Versato in quasi tutte le scienze conosciute e nei tenebrosi segreti dell’Estremo Oriente, capace di compiere veri e propri miracoli scientifici o aberrazioni naturali, tanto da meritarsi il soprannome di Dottore del Diavolo, semimmortale grazie ad un elisir da lui inventato che rallenta l’invecchiamento, nessuno sa esattamente quanti anni abbia, né da quanto tempo cammini sulla Terra, il suo solo nome ispira rispetto e terrore. Al suo servizio numerosi gruppi di assassini dell’Oriente come: i Dacoit della Birmania, i Thugs dell’India, il Si Fan della Cina ed i temutissimi Fansicari. Fu Manchu ha una figlia, Fah Lo Sueh, tanto bella, quanto malvagia e pericolosa; versata nelle stesse arti del padre, questa crudele ragazza ha in più, l’arma della seduzione, da lei impiegata spesso con successo contro coloro che le si oppongono; il suo bacio è mortale e porta lo sfortunato da lei baciato a perdere la volontà ed infine alla morte (il tema del bacio mortale è sicuramente un eco del romanzo “Atlantide” di Pierre Benoit e della sua regina Antinea.) Fah Lo Sueh è, di volta in volta, alleata o nemica del padre, tendendo allo stesso obiettivo: la conquista del mondo. Fu Manchu è stato, inoltre, il chiaro modello per due malvagi D.O.C. del Marvel Universe: l’Artiglio Giallo ed il Mandarino con cui condivide sia lo stile che le motivazioni. Un personaggio come Fu Manchu, una volta risolti i problemi di copyright, non poteva, però, sfuggire a lungo all’attenzione della Marvel che lo riportò in auge in un modo decisamente originale, per quanto rispettoso del passato del personaggio.

2)       Nell’albo antologico Marvel Special Edition #15, datato dicembre 1973, fece la sua comparsa per mano del terzetto: Steve Englehart, testi, Jim Starlin, disegni, Al Milgrom, chine, Shang Chi, il figlio di Fu Manchu. A prima vista poteva sembrare uno dei tanti personaggi nati per sfruttare il filone del successo dei film di arti marziali di Bruce Lee e Co… in effetti, era proprio così, ma gli autori seppero fare di Shang Chi qualcosa di diverso dal prototipo. Mescolando misticismo e filosofie orientali con l’ingenuità del protagonista, vissuto isolato per tutti i suoi 19 anni di vita, di fronte al, per lui, incomprensibile mondo occidentale, il tutto inserito nel contesto del mondo creato da sax Rohmer per il suo Fu Manchu, di cui Shang Chi era strenuo oppositore al fianco dei vecchi avversari del Dottore del Diavolo. Il vero decollo di Shang Chi avvenne però, quando gli autori Doug Moench & Paul Gulacy (testi e disegni) dettero alla serie una sterzata verso la spy story alla James Bond, costruendo trame intriganti, ricche di azione e, contemporaneamente, di introspezione. In questo contesto, fu introdotto tra i comprimari un cinico, disincantato e malinconico agente segreto: Clive Reston. Reston aveva l’abitudine di citare, senza mai farne i nomi, i suoi parenti illustri, tutte figure conosciute della narrativa gialla e d’avventura. Tra questi: un prozio detective con l’hobby del violino ed un padre famosissimo agente segreto con licenza d’uccidere. Il che ci porta, dopo i 90 anni di Fu Manchu ed i 30 di Shang Chi, al terzo anniversario celebrato da questo racconto.

3)       Nel 1953 usciva un romanzo destinato a sconvolgere, da allora in poi, il mondo della narrativa di spionaggio. Il libro s’intitolava Casino Royale ed il protagonista era un agente segreto Britannico, che conquistò subito i lettori. Il suo nome era: Bond, James Bond, la sua matricola 007. Il successo del personaggio fu pressoché immediato e portò l’autore, Ian Fleming, a dare alle stampe entro pochi anni, altri quattro libri. Nel quinto, “Dalla Russia con amore” la SMERSH, la divisione del KGB che si occupa dell’eliminazione delle spie avversarie gli tende una trappola, usando come esca la bella agente Tatiana Romanova (un cognome conosciuto, vero? -_^). Bond, ovviamente, riesce a scamparla, sia pure a fatica, ma, nel finale la perfida Rosa Klebb, la virago che è a capo della squadra della morte, prima di essere portata via, riesce, grazie ad una lama retrattile nascosta nella scarpa, a ferire 007, iniettandogli il terribile e mortale veleno del pesce palla. L’ultima scena del, libro vede Bond crollare al suolo, infettato dall’implacabile. veleno. Avrebbe dovuto essere il canto d’addio di Bond, ma né l’editore, né i lettori erano disposti a veder morire così il loro eroe e Fleming, fu costretto a furor di popolo a far ritornare James nel successivo romanzo: “Doctor No” (noto in Italia come: “Licenza di Uccidere”), spiegando che l’intervento immediato di un medico, che, casualmente si trovava sul posto, aveva consentito di salvargli la vita, appena in tempo. Un fato non dissimile da quello di Sherlock Holmes, pure egli resuscitato a furor di popolo dopo che l’autore, Sir Arthur Conan Doyle, ne aveva scritto l’ultima avventura. Come tutti sapete, James Bond h avuto una fortunata carriera letteraria durata sino al 1964, anno della morte di Ian Fleming, e, nel 1962 cominciò la fortunata serie di film, la cui continuity e l’ordine delle avventure sono diversi da quelle letterarie, che ne ha fissato il mito indelebilmente nell’immaginario collettivo. Un’icona dei nostri tempi a cui rendere omaggio era semplicemente doveroso;

4)       Una semplice considerazione: Clive Reston afferma, pur senza mai nominarlo apertamente, di essere figlio, illegittimo, ovviamente, di James Bond, di cui ha seguito le orme. Dando per vera quest’affermazione, allora James Bond 007 esiste od è esistito nell’Universo Marvel. La domanda a questo punto sorge davvero spontanea: quale Bond? A mio parere si tratta, indubbiamente di quello dei libri, l’ex Comandante di Marina, figlio di uno scozzese e di una svizzera, nato intorno al 1920 (diciamo tra il 1921 ed il 1928?) e che ha vissuto la maggior parte delle sue avventure negli anni 50, in piena guerra fredda e che ha ispirato, diciamo così, la serie di film a suo nome. Ciò ci porta a concludere che, se è ancora vivo, James Bond avrebbe circa 80 anni, anno più anno meno e vi confesso che, se provo ad immaginarmelo, lo vedo proprio come Sean Connery attualmente, che so, come nel film: “The Rock”, voi no? -_^. Secondo voi, la sua presenza dovrebbe essere resa ufficiale o dovremmo restare in questo gioco del dico e non dico?

5)       Clive Reston sarebbe stato concepito, probabilmente, poco dopo lo scontro di 007 con Victor Scaramanga nel libro “L’uomo dalla pistola d’oro”, l’ultimo di Ian Fleming, uscito postumo nel 1964, che è anche l’ultima avventura di Bond a cui io ho scelto di fare riferimento. Della madre di Clive non sappiamo nulla, a parte il fatto che, da certe affermazioni di Clive, deve essere la discendente, nipote o pronipote, di uno dei due fratelli di Sherlock Holmes: Mycroft e Sherringford, Propenderei per Mycroft, visto che negli anni in cui Sherlock agiva, lui era il capo di quello che sarebbe, poi, divenuto, lo MI6. Il suo cognome doveva essere Reston, o se era Holmes, ha sposato qualcuno di nome Reston che ha dato il suo nome al figlio, scegliete voi.

6)       Qualcuno di voi si sarà chiesto: chi diavolo è James Suzuki? Te lo sei inventato tu? Non esattamente. Nel suo penultimo romanzo: “Si vive solo due volte”, nel finale Ian Fleming ci mostra un James Bond che in preda all’amnesia è curato da una giovane giapponese di nome Kizzy Suzuki. Il ritrovamento di un foglio di giornale, che parla di un luogo che lui conosce, spinge Bond a partire alla ricerca del suo passato. Kizzy decide di non rivelargli che è incinta e, per quanto ne so, Bond non l’ha mai saputo, così, come non ci sono notizie sul figlio, attualmente 40 secondo la continuity dei libri. Ecco tutto

7)       I più attenti di voi avranno notato un parallelo tra quanto succede a Clive nel finale di questa storia e quello che accade a James Bond nel finale di “Dalla Russia con amore”, il parallelismo è, ovviamente, voluto. Quanto al fatto che Clive sopravviva al veleno di Fah Lo Sueh, come suo “padre” è sopravvissuto a quello di Rosa Klebb, beh, come accadde con 007, l’autore ha una sua idea, l’editore (sono sempre io -_^) pure, ma i lettori? Ditemi un po’ voi che ne pensate.

Nel prossimo episodio, beh, diciamo che avrete qualche sorpresa, siate pazienti e sarete ricompensati.. -_^

 

 

Carlo



[1] Vedi scorso episodio.

[2] Ed è chiaro che si tratta di un riferimento ad Inferno²

[3] In Campioni (la serie Marvel USA ormai chiusa da 25 anni, non l’attuale di Valerio -_^) #7/10 (Thor, Corno, #182/189)

[4] Vedi La Tela del Ragno #1/3 ed i recenti episodi di Justice Inc.

[5] Shang Chi, Master of Kung Fu #18 (Shang Chi, Maestro del  Kung Fu, Corno, #4)

[6] Vi ho già parlato di Justice Inc. vero? -_^

[7] Wolverine degli X Men