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#22 - LE FIAMME DELL'INFERNO

(parte prima): CUORE DI TENEBRA

 
 Storia: Carlo Monni
 Supervisione: Tobia Brunello
 Cover artist: -
 Colori copertina: -
 Impaginazione: F. Graziano e F. Strozzi
 Editor-In-Chief: Carlo Monni

 Inferno2 creato da Fabio Volino

 

 

 
 
 

1.

 

 

            New York City. Ore 18 G.M.T. Ore 13, ora della Costa Orientale degli Stati Uniti D’America. In pieno Greenwich Village, c’è una casa in Bleecker Street n° 177/A, che è il Sancta Sanctorum del Mago Supremo di questo piano dell’esistenza, il Dottor Strange. In questo momento, oltre al padrone di casa, tramutato in pietra dal potere del Gargoyle Grigio, ed alla sua compagna Clea, imprigionata in una mistica gabbia,[1] vi sono ben tre ospiti indesiderati: l’enigmatica donna che si fa chiamare Darklady e la cui identità è, almeno per il momento, ignota;[2] l’altrettanto enigmatica ed ambiziosa Grace Cross ed il Demone, già signore del Limbo, N’Astirh. Darklady intima ai suoi due alleati di avvicinarsi quindi… posa le mani sulle loro teste ed Improvvisamente il suo corpo si illumina: una luce abbagliante e carica di malvagità allo stesso tempo.

-Demoni, demoni di tutte le dimensioni!- urla -Venite, venite a me!-

Ed i discepoli seguono il loro messia. [3] L’inferno è cominciato

 

Dapprima, sembrano solo avvisaglie di tempesta. Il cielo si fa scuro, come se una gigantesca nuvola stessa oscurando il sole, poi si solleva il vento e coloro che sono in strada si affrettano a cercare riparo da una pioggia che non viene. Alcuni guardano in direzione dell’Empire State Building e lo vedono. Sembra uno squarcio nel cielo, una ferita nel tessuto della realtà e quelli che ne stanno uscendo hanno solo una, vaga, parvenza umanoide, ma la parola che viene immediata alla mente degli astanti è una sola: demoni ed il loro istinto non li tradisce.

 

Nell’attico della Vedova Nera, Ivan Ivanovitch Petrovitch è uno dei primi abitanti della Grande Mela a testimoniare l’attacco dei demoni, quando un paio di essi, passando attraverso i muri, entrano in casa. Un altro uomo si sarebbe fatto, quasi certamente, prendere dal panico, ma non questo vecchio cosacco. Ne ha viste troppe nella sua vita per farsi spaventare tanto facilmente. È svelto a reagire e, dopo aver evitato l’assalto di un demone, afferra una delle sue pistole e la scarica sui demoni che, colpiti, si tramutano in polvere.

-Lode alla cara vecchia tecnologia sovietica.- commenta Ivan –Chissà cos’erano quelle creature?-

            E se tornassero? Si chiede, meglio essere preparati in questo caso. Per fortuna, lui non è mai impreparato per le emergenze. Certo, si chiede, non crede che ce ne siano state molte così. Il Cielo si sta oscurando sempre di più. Il pensiero di Ivan corre alle due persone al mondo che gli stanno più care: suo figlio Yuri e la sua pupilla, Natalia Alianovna Romanova, la Vedova Nera. Sono entrambi lontani da lui adesso. Yuri è nella Madrepatria la Russia, chissà dove esattamente, e Natasha, beh lei è in giro per una non meglio specificata missione per lo S.H.I.E.L.D. Ivan si ritrova a sperare che stiano entrambi bene ed a rimpiangere di non essere al loro fianco. Certo sono adulti da tempo, ormai, ma questo non importa al suo vecchio cuore. Sciocchezze, stai diventando sentimentale con l’età, si dice. Se la sapranno cavare, come hanno sempre fatto, tu pensa alla tua di vita. Ivan sogghigna: che tornino pure quei “demoni”, troveranno pane per i loro denti.

 

           

2.

 

 

New York City. Ore 19:45 G.M.T. Ore 14:45, ora della Costa Orientale degli Stati Uniti D’America. Un’ora e tre quarti dopo l’inizio dell’Inferno. Il nome dell’uomo è Carson Knowles. Un tempo ha perfino concorso alla carca di Sindaco di questa città e poteva anche vincere, ma l’avventuriero Mascherato noto come Moon Knight rovinò i suoi piani, non una sola, ma ben due volte. Stavolta, però, non potrà fermarlo, no, stavolta ha pensato a tutto e sarà Moon Knight a mordere la polvere. Certo, quello che sta accadendo è una dannata seccatura, ma lui non si è mai sentito così bene come ora. La sua mente è chiara come non mai e la sua volontà forte.

 

            Nina McCabe è uscita da scuola. Che noia, pensa, durante l’ultima ora ha resistito a fatica all’impulso di gettare i libri in faccia ai professori. Perché deve perdere tempo su quelle noiose materie? Non ama sentirsi in gabbia, lei è una donna libera, proprio come Elektra, si, proprio come lei. Elektra non ha paura di nulla, è selvaggia e libera come il vento, se ne infischia delle regole, delle convenzioni, delle ipocrisie e dei falsi moralismi. L’ammirazione di Nina per la ninja greca non ha confini, vuol essere come lei e spera che Elektra faccia di lei la sua allieva. Si, è proprio questo che vuole.

            La ragazza prosegue la sua marcia, coprendo rapidamente i pochi isolati che separano il suo Liceo dall’appartamento che divide con Elektra Niatchos, ignara di avere due paia d’occhi ostili puntati su di lei, quando li noterà, potrebbe essere troppo tardi per lei

 

            Vestita solo di una vestaglia di seta rossa, Elektra Niatchos scruta l’orizzonte. Nubi nere si sono formate all’orizzonte e quel che vede dalla finestra panoramica o che è percepito dal suo istinto, è poco tranquillizzante. Demoni, un’invasione di demoni. È preoccupata per Nina, ha telefonato a scuola e le hanno detto che se n’era andata subito dopo l’intervallo del pranzo, spera che si sbrighi ad arrivare. È una ragazza fiera ed indipendente, ma non è ancora capace di cavarsela da sola. Elektra le è affezionata e non ha intenzione di vederla soffrire ancora o lasciare che qualcuno le faccia del male, forse dovrebbe andare a cercarla. L’azione è figlia del pensiero ed in pochi attimi, la vestaglia è sul letto ed Elektra ha già indossato il suo attillato costume rosso; un istante per fissare la bandana ai capelli, un altro per controllare le armi, ed eccola pronta per uscire.

 

            Ci sono fiamme dappertutto, ma questa donna sembra non accorgersene. Le sue frecce abbattono un demone dopo l’altro con fredda noncuranza. Sullo sfondo di una città che sta impazzendo, lei sembra un angelo vendicatore ed è esattamente così che si sente. Lei è Stained Glass Scarlet e non avrà pietà per gli empi ed i malvagi

 

 

  

3.

 

 

New York City. Ore 20 G.M.T. Ore 15, ora della Costa Orientale degli Stati Uniti D’America. Due ore dopo l’inizio dell’Inferno.  Il suo nome è Steven Grant e sul suo biglietto da visita c‘è scritto “mercante d’Arte”. Quello che non c’è scritto, però è che il nome ed il volto di quest’uomo dell’apparente età di 45 anni dalle basette ed i baffi parzialmente grigi, sono solo una delle tante identità utilizzate dall’avventuriero noto come Moon Knight. C’era un tempo in cui queste identità erano diventate vive nella sua mente e lui cambiava personalità a seconda di quale maschera indossasse. Quei tempi sono passati, grazie al cielo, ora lui è nel pieno controllo di se.

            L’uomo di nome Yakov Stein alza gli occhi dal suo lavoro, quando “Grant” è introdotto nel suo ufficio e, con voce gentile chiede:

-Cosa posso fare per lei Mr….-

-Grant, Steven Grant. Mi manda un comune amico.- così dicendo, getta sul tavolo una piccola mezzaluna d’argento. Stein accenna un sorriso

-Capisco.- risponde –Mi aveva, in un certo qual modo, preannunciato il suo arrivo.[4] Lei è qui per avere informazioni sul lavoro del povero Arnold Meyer, giusto?-

-Si. Cosa ne sa lei?-

-Quasi niente. Quel che sono riuscito a sapere è che Arnold aveva messo le mani su un pezzo molto raro e che doveva riceverlo proprio il giorno in cui è morto. Si dice che c’era qualcuno molto interessato a quel gioiello.-

-Abbastanza interessato da ucciderlo, per averlo, forse? Lei sa di che gioiello si tratta?

-No, Arnold non l’aveva detto a nessuno, ma, secondo alcune voci, era un rubino, secondo altre, una gigantesca perla nera.-

            Non è molto, pensa Steven Grant, alias Moon Knight, ma potrebbe bastarmi. L’eco di una forte esplosione li raggiunge improvvisamente. Stein corre alla finestra e prorompe in un’esclamazione sconfortata:

-la Sinagoga! È saltata in aria la Sinagoga!-

            Non può essere un caso, pensa Grant, non è stato un incidente, poi, nota gli uomini con le taniche di benzina vicini all’edificio in fiamme e sa di dover agire.

 

            Nina guarda davanti a se e, quando sente la presenza alle sue spalle è, orma, troppo tardi

-Ciao ragazzina!-

            La giovane si volta di scatto. Gli uomini davanti a lei le sono familiari, ma non è sicura di riconoscere i loro volti, distorti da una smorfia maligna, come mai ne ha viste.

-Ti ricordi di noi Baby? Possibile che ci hai già dimenticato? Ti rinfrescherò la memoria. Io sono Andrew e lui è Dimitri..-

            Mio Dio! Ora li riconosce. Subito dopo la morte di suo padre, era scappata dall’Ospedale ed aveva incontrato questi due. Le avevano offerto vitto ed alloggio. Perché no? Si era detta? Cos’ho da perdere? Il punto era che quei due volevano avviarla alla prostituzione e, senza l’intervento di Elektra, lei ora sarebbe stata sicuramente sulle strade o chissà dove.[5]

            L’uomo chiamato Andrew prosegue:

-Pensa che sorpresa, quando la settimana scorsa ho scoperto che frequenti la palestra dove bazzico ogni tanto. Avevo dei progetti su te, bambina, progetti a cui la tua amichetta in rosso mi ha costretto a rinunciare. Ma lei non è qui adesso e tu sei sempre un bel bocconcino.-

-Cosa volete farmi?-

            I due uomini sorridono

-Indovina?-

-No!-

-Oh si, cara, oh si!-

            L’afferrano e tentano di portarla in un’auto. Intorno a loro, nessuno ci bada. I demoni stanno scorazzando per New York, ormai ed i newyorkesi sono impegnati o a sfuggir loro o a lasciar libero sfogo alle loro pulsioni più represse. Nina si difende, sferra un calcio all’inguine dell’uomo chiamato Dimitri, che si piega in due

-Stupida vacca!- esclama Andrew, colpendola con un forte manrovescio –hai davvero bisogno di una lezione.-

            Alle sue spalle una voce cupa

-Umani!-           

            Andrew si volta, fermi, in piedi, ci sono due demoni di qualche oscuro Inferno, con zanne spaventose ed artigli affilati.

-Abbiamo fame!-

            Andrew spara contro di loro, senza ottenere alcun risultato. I demoni saltano addosso a lui ed al suo compagno.

            A questo punto Nina urla d’orrore.

 

Jungla dell’america centrale, appena poco più a nord di Panama. Ore 2030 G.M.T. Ore 1430, ora locale. Due ore e mezzo dopo l’inizio dell’Inferno. Paladin sospira. Dopotutto, possono ritenersi fortunati ad essere sopravvissuti tutti e quattro. Quando l’aereo, che li portava, in fuga da Delvadia, ha cominciato a perdere quota, lui sapeva che la loro sola speranza era un atterraggio d’emergenza, ma non avrebbe scommesso un penny sulla sua riuscita. Invece, eccoli qui: lui, Rick Mason, Victoria Maria Consuela, rivoluzionaria. Sudamericana ed il loro prigioniero, l’ex Colonnello Bolivar South dei servizi segreti militari, un uomo che si è reso responsabile della morte di un certo numero di fuoriusciti delvadiani negli U.S.A. Lui e Mason sono stati pagati per riportarlo negli Stati Uniti perché sia processato, ma ora Paladin sente il forte impulso di lasciarlo in pasto ai coccodrilli e risolvere, una volta per tutte, la questione. Idea interessante, ma, almeno per ora, impraticabile.

-qualche idea di dove siamo?- chiede a Mason.

            Rick Mason esamina una specie di bussola, un altro strumento costruito dal padre, preme alcuni tasti rapidamente. Ed infine:

-Apparentemente siamo in Costa Verde, una delle tante repubblichette del Centro America.-

-Ne ho sentito parlare.- replica Paladin –Non è la patria di quella tizia che sta con i Vendicatori, Artiglio d’Argento? Dovremmo poterci trovare un posto da cui prendere un aereo per tornare a casa.-

-Su questo non c’è dubbio, ammesso che siamo capaci di attraversare vivi la Jungla.- commenta Rick

-Se sono capace di sopravvivere a New York, dovrei farcela anche qui e poi… che scelta abbiamo?-

-Nessun’altra.- approva Victoria

-Ehi e io?- interviene South –Non vorrete farmi percorrere la jungla con le mani legate?-

-Se non stai zitto te la faccio fare strisciando.- lo apostrofa Paladin. –Ora non perdiamo tempo. Da che parte, Mason?-

-Di là!- indica Mason –Andiamo!-

 

 

4.

 

 

New York City. Ore 20:35 G.M.T. Ore 15:35, ora della Costa Orientale degli Stati Uniti D’America. Due ore e trentacinque minuti  dopo l’inizio dell’Inferno. Ci sono voluti solo pochi minuti per Steven Grant per infilarsi il costume di Moon Knight e correre verso la Sinagoga. Minuti che possono aver segnato la fine del Rabbino o di chiunque altro fosse in quel momento nel luogo di culto. Il posto lo mette a disagio, ma quasi non riesce a capire perché. Forse è a causa del fatto che è l’emissario di Konshu ed Egiziani ed Ebrei erano nemici? No, c’è qualcos’altro, ne è sicuro. Ah, certo, il padre di Marc Spector era un Rabbino e loro due avevano litigato quando Marc lasciò quelli che suo padre chiamava i sentieri della rettitudine per vivere una vita di violenza, come agente operativo della C.I.A. e poi, come mercenario in Asia ed Africa. Certo, pensa, è proprio così, è Spector a sentirsi a disagio, non Moon Knight. Calma adesso, si dice, non ricominciare con la storia della quadrupla personalità: Jake Lockley, Steven Grant, Moon Knight, sono tutti la stessa persona e tutti sono identità fittizie di Marc Spector. Hai lottato duramente per superare quella fase, per essere di nuovo integro, non puoi permettere che accada di nuovo. Accantona quei pensieri adesso, perché si trova di fronte ad uno spettacolo che bloccherebbe un uomo meno avvezzo di lui alle stranezze. Ci sono uomini che osservano soddisfatti il loro operato: i soliti razzisti che odiano gli Ebrei, forse simpatizzanti dei Figli del Serpente, per quanto non sia necessario, ma quelli che appaiono proprio sopra di loro sembrano…sono… Demoni? Un uomo che è morto e risorto almeno tre volte ed ha, perfino, parlato con gli dei, non dovrebbe trovarlo così strano ed infatti è così. Il Crociato Lunare scatta assalendo sia uomini, che demoni. I quattro esseri umani non sono un problema per lui, uno dopo l’altro cadono sotto i suoi pugni, calci ed i suoi dardi a mezzaluna. I demoni sembrano più duri, ma esitano davanti a lui, come fossero intimoriti da qualcosa, permettendogli un contrattacco. Solo dopo che l’ultimo è scomparso in una nuvola di polvere, Moon Knight riflette sul fatto che forse è il simbolo dell’Ahnk disegnato sul suo petto ad aver intimorito i demoni. Ora, però, ha altro a cui pensare. C’è un uomo a terra, vicino alla porta della Sinagoga. Il Rabbino, o almeno così sembra. Il Cavaliere d’argento lo esamina e, per fortuna , scopre che sta abbastanza bene. Solo un po’ d’intossicazione da fumo, forse. Ci potrà pensare un dottore. Improvvisamente, si porta le mani alla testa, come se un dolore improvviso lo avesse assalito. Sotto la maschera i suoi occhi si spalancano e dalla sua bocca esce solo un nome:

-Scarlet!-

 

            In piedi sopra un tetto del Bronx sta una donna dai lunghi capelli rossi, vestita di una tonaca anch’essa rossa, con uno spacco da cui escono le gambe. In mano ha una balestra, intorno a lei danzano le fiamme di vari incendi. I suoi occhi azzurri brillano di un fuoco interiore, le sue labbra rosse pronunciano una sola frase:

-Brucia New York, brucia!-

 

Elektra quasi non crede a quel che vede, ma non può permettersi di perdere tempo. Due demoni stanno minacciando Nina e, a giudicare, da quello che stanno facendo ai due uomini a terra, il pericolo per la sua protetta è davvero tremendo. Con grazia salta giù, in una mano ha il sai, nell’altra una katana. Il primo dei demoni la vede ed abbandona il suo pasto per assalirla, ma lei evita l’assalto e, con un colpo preciso, affonda il sai nel petto della creatura. Questa grida di dolore ed arretra, ma, subito dopo, rinnova l’assalto, imitato dal suo compagno. Elektra salta, li evita, facendoli scontrare tra loro. Ricade con leggiadria a terra e colpisce ancora. Un colpo di katana e uno dei demoni è decapitato. Da un angolo, Nina lo osserva tentare di riprendersi la testa, mentre Elektra lo colpisce ancora. Il secondo cerca di affondare i suoi artigli, ma Elektra lo evita e lo trafigge col sai. Una, due, tre volte, poi lo colpisce con un calcio e lo spedisce contro la vicina parete. Con uno sbuffo di fumo, i due demoni scompaiono. Elektra si volge verso l’amica e le porge la mano.

-Stai bene Nina? – le chiede, aiutandola ad alzarsi.

-Io… si, ora si!- risponde la ragazza abbracciandola e stringendosi a lei. Indica i due cadaveri semidivorati a terra –Quei due volevano… e quegli esseri li hanno… oh cielo.-

-Non guardarli, è tutto finito ormai. Torniamo a casa, adesso.-

            Finito? Elektra vuol rassicurare la ragazza, ma non ne è affatto sicura, proprio per niente.

 

 

5.

 

 

            Hong Kong, Cina, Ore 22 G.M.T. Ore 6 del mattino del giorno dopo, ora locale. Quattro ore dopo l’inizio dell’Inferno. Il mio nome è Shang Chi, nella mia lingua, il cinese mandarino, significa: “Lo Spirito che Avanza”, ci sono momenti in cui non posso non chiedermi fino a dove il mio spirito sia avanzato e se non abbia, ormai terminato il suo percorso. Normalmente la sfiducia in me stesso non è tra i miei stati d’animo, ma da quando mi sono svegliato, pochi attimi fa, il mio animo è stato oppresso da un cupo presentimento, qualcosa di indefinibile a cui non so dare un nome Ho deciso di non lasciare la Cina dopo che, durante la faccenda della Bestia del Caos,[6] il mio alleato, Shen Kuei, detto il Gatto, è misteriosamente scomparso a Macao. Non so se sia sparito volontariamente o se qualcuno l’abbia rapito, non ho trovato alcun indizio, Ho deciso di provare a cercarlo a Hong Kong e Clive Reston mi ha dato le chiavi della casa che usa di solito, quando è qui, di proprietà del MI6 ovviamente. Leiko è rimasta con lui, hanno una missione: catturare Carlton Velcro, un noto trafficante d’armi e droga, che in passato, abbiamo affrontato insieme più volte. Leiko, vorrei che fosse con me, abbiamo passato un periodo difficile, ma sono certo che possiamo superarlo, se entrambi lo vogliamo ed io, di certo, lo voglio.

            Le mie riflessioni sono interrotte da una vista insolita: esserti volanti, simili alle entità demoniache dei racconti della mia infanzia. Uomini cosiddetti razionali argomenterebbero che simili esseri non possono esistere, ma io non perdo tempo a farmi simili domande. Questi esseri sono chiaramente ostili e c’è un solo modo per affrontarli: ricorrere alle arti che mi hanno fatto meritare l’appellativo di Maestro del Kung Fu. In pochi minuti, ho sbaragliato i miei avversari, che lasciandosi dietro un residuo di puzza di zolfo, si sono ridotti in polvere sotto i miei colpi. La cosa non mi lascia affatto tranquillo. Non credo di sbagliare, dicendo che siamo appena all’inizio. Ormai dovrebbe essere l’alba, ma, fuori, il cielo è ancora scuro e questo è davvero un cattivo segno, un bruttissimo segno.

 

New York City. Ore 23 G.M.T. Ore 18, ora della Costa Orientale degli Stati Uniti D’America. Cinque ore dopo l’inizio dell’Inferno. Il chiarore degli incendi illumina sinistramente la città, dovunque si sentono notizie di incendi e saccheggi. Da un buco nel cielo stesso, sciamano orde di creature demoniache, Il caos regna sovrano,ma non tutto ha ceduto. In quest’ufficio ai piani alti dell’edificio situato nel centro di Manhattan, all’indirizzo Police Plaza Uno, il Commissario di Polizia Arthur Stacy guarda la città. È appena tornato per vederla cadere preda di un attacco di forze sconosciute? Arthur si sente impotente come non mai, ma rifiuta di cedere allo sconforto. Dalla radio accesa sulla sua scrivania, sente i continui aggiornamenti da parte dei centralini e delle auto di pattuglia. In mezzo al caos c’è chi continua ad essere un’oasi di sanità. Ogni tanto arriva la segnalazione di un auto che non risponde ed Arthur, mentalmente, prega che non siano troppi i funerali a cui dovrà presenziare quando questa storia sarà finita. Sempre che sopravviva anche lui, ovvio.

 

            Da un’altra parte di questa stessa città, un uomo osserva lo stesso spettacolo dalla terrazza di un attico e sorride. Con calma, si infila una maschera che gli copre interamante il volto e rientra. Indossa un costume completamente nero, ad eccezione di un elmo e di un giubbotto paramilitare color blu scuro. Al suo rientro nell’appartamento gli fanno ala due file di armati vestiti di un’uniforme azzurra ed elmetti gialli.

-Molto bene, signori.- dice ad un gruppo di uomini e donne di fronte a lui –Sono lieto che abbiate accettato il mio invito. Io sono lo Spettro Nero ed ho un offerta che non potrete rifiutare.-

-Che offerta?- dice uno degli uomini

-Il potere, signori, il potere sulla città di New York, nulla di più, nulla di meno.-

 

            Long Island, New York. Ore 00:35 G.M.T. Ore 19:35, ora della Costa Orientale degli Stati Uniti D’America. Sei ore e trentacinque minuti dopo l’inizio dell’Inferno.  Nel giardino della sua villa l’uomo di nome Marc Spector, ancora nel costume di Moon Knight, contempla la sua maschera, che stringe nella mano e riflette. Ha davvero percepito quel che crede di aver percepito? Oppure, nella confusione, i suoi sensi gli hanno giocato un brutto scherzo? Non sa dirlo e vorrebbe avere una risposta. La credeva morta, ma sa che non è così. Che accadrà quando si rivedranno? E, soprattutto, che importanza ha adesso?

-Padron Spector… dovrebbe rientrare – gli dice il fedele maggiordomo –Non è sicuro qui. Se posso permettermi di dirlo, credo che Miss Marlene sarebbe più contenta, se lei stesse in casa stanotte.-

            Marc sorride amaramente:

-Grazie Samuels.- risponde –Non voglio certo far preoccupare Miss Marlene.-

-Ho sentito Marc.- interviene una voce femminile –Non serve fare i sarcastici. Vuoi andare a farti ammazzare là fuori? Non ti trattengo di certo.-

            Lui non le risponde, entra in casa e si dirige nello studio, fermandosi di fronte alla statua di Konshu, il dio egizio della Luna e della Vendetta.

-C’è qualcosa la fuori, Marlene.- dice infine – Qualcosa che sta divorando questa città e l’intero mondo. È la fuori e mi sta chiamando come una sirena e l’idea di rispondere al suo richiamo mi attrae e spaventa al tempo stesso.-

            Marlene si stringe a lui, come se volesse proteggerlo, ma proteggerlo da cosa? Non lo sa e per questo ha ancor più paura.

            Fuori, nella città, una donna vestita di rosso ed un uomo vestito di nero attendono ed intanto la città brucia.

  

 

FINE PRIMA PARTE

  

NOTE

 
 

Ecco conclusa anche la nostra prima incursione nell’INFERNO². In questa storia abbiamo seguito le vicende di alcuni nostri personaggi, mentre in una New York preda dei demoni e delle passioni umane scatenate dall’influsso demoniaco.

            Per coloro che ne avessero bisogno, ecco alcuni chiarimenti

1)       Carson Knowles, alias Lo Spettro Nero è apparso per la prima volta in Moon Knight Vol 1° #25 (Star MAGAZINE #10) di Doug Moench & Bill Sienkiewicz. Era un reduce di guerra (all’epoca il Vietnam, oggi…fate voi) che, per una serie di sfortunate circostanze perdeva tutto quel che aveva di più caro: veniva lasciato dalla moglie, non riusciva a trovare un lavoro ecc.. per reazione, decise di darsi al crimine e si creò l’identità di Spettro Nero, presentandosi come l’anti Moon Knight. Nella sua identità civile, cercò, anche, di guadagnare, per mezzo di pratiche illegali, il potere politico a New York e riuscì, persino, ad arrivare ad un passo dal sedurre la storica fidanzata di Moon Knight, Marlene Alraune. Moon Knight lo smascherò e lo fece finire in prigione, ma come si dice, l’erba cattiva non muore mai.

2)       Stained Glass Scarlet, comparsa in episodi inediti della prima e della seconda serie di Moon Knight, è, in realtà, Scarlet Fasinera. Questa giovane donna, fu cresciuta da un padre violento, che abusò di lei e che lei giunse ad uccidere incendiando il letto dove dormiva. Successivamente, crebbe in un convento e meditava di farsi suora, quando conobbe, s’innamorò ed, infine, sposò un piccolo criminale: Vince Fasinera, violento anch’egli e che si fece uccidere in un regolamento di conti. A dispetto di tutti i suoi traumi, Scarlet era un animo gentile e romantico ed amava la poesia e la letteratura, in particolar modo, William Blake (Poeta preferito anche di J.M. DeMatteis, tra l’altro) Il suo fragile equilibrio psichico si ruppe quando fu costretta ad uccidere il proprio figlio Joseph, divenuto sicario della Malavita, per impedire che uccidesse Moon Knight. Dopo quell’episodio, Scarlet scomparve, per ricomparire, qualche tempo dopo, come spietata vigilante, vestita di una tonaca rossa e di una balestra, usando le frecce come armi ed il nome di battaglia di Stained Glass Scarlet. Lei e Moon Knight si scontrarono più volte e scoprirono di condividere uno strano, quanto inspiegato, legame psichico, oltre ad un’evidente, reciproca, attrazione fisica.

Carlo


[i] Come visto in Difensori #25
[ii] Ma non a chi ha letto già INFERNO² #1
[iii] Citazione quasi parola per parola di INFERNO² #1
[iv] Nello scorso episodio
[v] Come narrato in Elektra Vol 1° #3 e 4 (Devil & Hulk #44/45)
[vi] Vedi gli episodi #16/18 di questa serie
 
 

ANTEPRIMA

 
 
Nel prossimo episodio: in una New York sempre più infernale, lo Spettro Nero fa la sua mossa, Stained Glass Scarlet e Moon Knight si cercano e si trovano; intanto, in giro per il mondo, Shang Chi si trova nei pasticci, Clive Reston e Leiko Wu affrontano i loro demoni interiori ed altri ben più concreti; Paladin e Rick Mason sono sempre nella Jungla del Centro America. Tutto questo ed in più il ritorno della Vedova Nera. INFERNO² continua. Vi aspetto