(CAVALIERI MARVEL)
(PARTE TERZA)
Di
Carlo Monni
1.
Ci
sono momenti in cui certi problemi sembrano insolubili. Prendete questo, ad
esempio. Nell’aereo fermo sulla pista di un aeroporto militare nella piccola
nazione sudamericana di Delvadia, ci sono: Paladin, mercenario hi-tech e Rick
Mason, chiamato anche l’Agente, una spia in vendita di calibro internazionale,
entrambi impegnati nella missione di riportare negli Stati Uniti il latitante
Bolivar South, funzionario corrotto dei servizi segreti, che è, poi, il terzo
passeggero. Il loro aereo, sulla rotta Isla Suerte – Miami, è stato dirottato
da elementi dei servizi segreti delvadiani, il che ci porta al problema in
questione. Possono due uomini, sia pure molto in gamba, far fronte da soli ad
un intero reparto di soldati addestrati? La risposta è no, non possono. A meno
che non siano dotati di superpoteri, cosa, che ahimè, non è.
<<Sono il colonnello
Gutierrez, dell’esercito Delvadiano- Vi intimo di scendere dall’aereo o sarò
costretto a dare l’ordine di prendervi con la forza.>>
All’interno
i due americani si guardano.
-Che facciamo?- chiede Paladin.
-Tu che dici?- ribatte Mason con
un sorriso amaro.
Due
minuti dopo, i due uomini escono dall’aereo.
A New
York, Marc Spector ha passato la maggior parte della mattina impegnato a
seguire I suoi affari alla Spectocorp. Il momento è delicato.la sua società ha
ancora le fondamenta fragili, ma, coi finanziamenti che ha ottenuto, dovrebbe
riuscire a farcela, sempre, che non vada storto qualcosa. All’ora della
chiusura degli uffici, Marc si ritrova da solo con la sua socia, nonché amante,
Marlene Alraune. Non esita a considerarla indispensabile, per questo l’ha fatta
Presidente della società, nella quale, lui ha preferito riservarsi solo il
ruolo di Presidente del Consiglio dei Direttori. Mentre pensa a queste cose,
Marc si toglie la giacca e si slaccia la cravatta, poi si sbottona la camicia.
-Come sei impaziente, Marc.- lo
canzona Marlene –Non puoi aspettare che torniamo a casa?-
Lui
sogghigna
-Ah Marlene.- ribatte –Sai che non
mi dispiacerebbe nemmeno il divano dell’ufficio, o, magari, la scrivania, ma,
purtroppo, pensavo di andare ad investigare sull’omicidio di Arnold Meyer.-[1]
-Una notte di caccia per Moon
Knight, dunque?-
-Non proprio. Pensavo di assumere
l’identità del tassista Jake Lockley e fare un giro per sentire se ci sono
novità nel giro degli informatori. Magari Gena ed i suoi ragazzi hanno sentito
qualcosa.-
-Hai riattivato i tuoi “Irregolari
di Baker Street”,[2] a quanto
vedo.-
-Beh.perché no? È un’idea che ha
funzionato bene in passato, anche se, a dire la verità, più che a Sherlock Holmes,
mi paragonerei a The Shadow,[3]
mi sembra più appropriato.-
Mentre
parlano, lui ha terminato la sua opera di travestimento. Ora, al posto del
distinto ed elegante mago della finanza, c’è un uomo con indosso un paio di
jeans stinti, una camicia di poco prezzo, un giubbotto color terra bruciata ed
un berretto con visiera.
-Che te ne pare?- chiede a
Marlene. Ora il suo accento è puro Brooklin
-Un vero figurino.- risponde lei
–Beh buona fortuna, ma cerca di non fare troppo tardi, se ci tieni a trovarmi ancora
sveglia.-
-Farò del mio meglio.-
Si
baciano con passione, poi lui si dirige all’ascensore privato e preme verso il sotterraneo. Dopo pochi
minuti è in un box del tutto privato, dove c’è quello che sembra un
normalissimo taxi. L’uomo che ora risponde al nome di Jake Lockley vi sale e,
poco dopo, è immesso nel traffico cittadino. Il suo turno è cominciato.
2.
Delvadia. Paladin e Rick Mason
sono, ora, nell’ufficio dell’Ufficiale Comandante, il Colonnello Miguel
Gutierrez. L’ufficiale, un uomo sui 40 anni, carnagione olivastra, non ha
affatto un’aria amichevole, ma, del resto, i due non se l’aspettavano.
-Señores, il Governo di Delvadia
non ama interferenze nei suoi affari e voi avete osato addirittura minacciare
una persona che gode della sua protezione.-
-Si da il caso che la persona in
questione sia un cittadino degli Stati Uniti e sia anche ricercato.- ribatte
Mason.
Gutierrez
sbuffa annoiato.
-Queste sono questioni che non
riguardano né il mio governo, né me. Domani mattina arriveranno delle persone
dalla capitale ed io vi consegnerò tutti a loro. Naturalmente, diversamente dal
Señor South, voi due Yanquis potreste non apprezzare sino in fondo certi
aspetti dell’ospitalità militare.-
-Sta parlando di tortura, forse?-
ribatte Paladin –Se pensa di impressionarmi, si sbaglia di grosso.-.
-Vedremo Señor… Paladin, giusto?
Per il momento, le sequestreremo quel costume che indossa. Sono certo che
analizzandolo, troveremo cose interessanti. Ora, scusatemi…sono molto occupato.
Gutierrez si rivolge alle guardie –Portateli in cella e perquisiteli
accuratamente..-
I
due si lasciano condurre via. Se vogliono uscirne, riflette Paladin, devono
pensare a qualcosa alla svelta. Non è impossibile, pensa, deve trovare ancora
una prigione assolutamente a prova di fuga, ma non è il solo problema. Non ha
nessuna voglia di andarsene senza il suo prigioniero, quando accetta un
incarico, è sua buona regola portarlo a termine.
Nel
corridoio gli occhi di Rick Mason incrociano con quelli di una bella ragazza
bruna che si dirige verso l’ufficio di Gutierrez. I due si passano accanto con
perfetta indifferenza, ma sul volto di Mason c’è un lieve sorriso.
Aeroporto
della capitale della Repubblica di San Concepcion, Sud America. John Garrett,
l’ex agente dello S.H.I.E.L.D. ormai più cyborg che uomo, sbarca da un Jet
proveniente dagli Stati Uniti Attualmente Garrett ha trovato impiego come
incaricato di lavori sporchi per il famoso miliardario americano Harold Howard.
Stavolta è in Sudamerica per motivi che non ha ben compreso, ma a lui non
spetta capire, solo fare quel che gli è stato detto di fare ed al diavolo tutto
il resto.
-El Señor John Garrett?- l’uomo
che ha parlato è un distinto signore alto un metro e settanta, capelli e baffi
neri
-Mmm. Si, sono io e lei è Mister
Machado, immagino.-
-Antonio Luis Enrique Machado
Ruiz, per servirla, Señor Garrett!- risponde l’uomo e Garrett è certo di averlo
sentito sbattere i tacchi.-
-La porterò nel suo alloggio.-
continua Machado –Sono certo che le piacerà.-
Garrett
scuote la testa. L’ultima volta che è venuto in questa repubblichetta del
c#@§§o ha conosciuto quella gran f@#§ di Elektra ed ha perso un bel po’ di
pezzi di se. Chissà che starà combinando quella t@#§a adesso? E perché mai
dovrebbe importagli. Da quando l’ha conosciuta, ha avuto solo guai da lei,
meglio starle alla larga. Certo, però, che ha davvero un bel… No, meglio
lasciar perdere certi pensieri, per adesso.
La
lezione di danza è finita e Nina McCabe si concede una corroborante doccia
calda. Mentre l’acqua le scorre lungo il corpo, lavando via sudore e stanchezza
e trasmettendole una piacevole sensazione di benessere, Nina si permette di
riflettere su come si sia evoluta stranamente la sua vita da quando è venuta a
New York. Due traumi consecutivi: prima la morte della madre per un cancro, poi
l’omicidio del padre, possono essere troppo per una ragazzina di appena 16
anni. Elektra è stata, paradossalmente, un fattore stabilizzante. Analizzando
bene le cose, nemmeno Nina capisce bene perché si sia intestardita a voler vivere
con lei e nemmeno perché Elektra abbia acconsentito. Dopo un anno abbondante di
convivenza, le cose non si sono affatto chiarite e poi, Elektra è spesso via
per quel suo assurdo lavoro. Pensa a che faccia farebbero le sue compagne di
scuola, se dicesse loro che la sua coinquilina è una killer a pagamento
professionista. I suoi nonni ne sarebbero sconvolti, ma, stranamente, a lei non
ha fatto alcun effetto. Loro direbbero che “quella donna” ha un effetto
deleterio sulla sua morale.
Terminata
la doccia Nina si riveste, del tutto inconsapevole del fatto che un paio
d’occhi la stanno osservando, con intenzioni non proprio benevole.
3.
La
ragazza entra nell’ufficio del Colonnello Gutierrez e resta in piedi presso la
porta.
-Oh la bella Consuelo!- esclama il
colonnello, ammiccando verso la ragazza. -Arrivi giusto in tempo. Ho appena
mandato via i due americanos ed abbiamo un po’ di tempo tutto per noi.-
-Li ucciderai?- chiede la ragazza
-Non vedo perché t’interessi, ma,
te lo dirò lo stesso. Ho minacciato di farlo, ma la Junta li vuole alla
capitale quando avremo finito con loro. Per me è quel dannato tedesco, o quel
che cavolo è, che vuole usarli come cavia di uno dei suoi bizzarri esperimenti.
Ora, però, non parliamone più e vieni da me, mi querida.-
La
ragazza si lascia abbracciare, senza discutere.
Nella
sua cella Paladin riflette. Non è la prima volta che si trova in guai seri e,
finora, ha sempre trovato un modo per cavarsela. C’è sempre una prima volta,
però e, chissà che non sia questa. Gli hanno tolto tutti i suoi congegni, lo
hanno perquisito in posti a cui preferisce non pensare e poi lo hanno sbattuto
in questo cubicolo senza finestre. Maledizione, però. Ha combattuto contro
supercriminali agguerriti, affrontato le orde di Hydra ed altro ancora, è
proprio destinato a finire così? I suoi pensieri vanno alla Vedova Nera. Sarà
un peccato non rivedere quegli occhi verdi ed un peccato anche non aver rivisto
Janet. Calma, calma. Non facciamoci prendere dallo sconforto. Come diceva quel
tipo? “Non è finita, finché non è finita”. Deve pensare a come uscire da lì.
Esplora la cella.Niente del tutto, a parte il giaciglio. Credono di aver
pensato a tutto, ma non è detta l’ultima parola.
Per
Rick Mason i pensieri sono quasi gli stessi. Per lui non è la prima volta,
però. Ha già vissuto una situazione simile e se l’è ugualmente cavata.
Naturalmente tutto sta ad essere previdenti, dopotutto, lui lo sa, non esistono
prigioni a prova di fuga.
4.
Il
Taxi di Jake Lockley si frema dinanzi al bar di Gena Johnson e lui scende dalla
macchina ed entra nel locale. Gena, una nera alta e di bell’aspetto, lo saluta
cordialmente
-Salve Jake, il solito?-
-Grazie Gena, come vanno i
ragazzi?-
-Al solito. Rick non se la cava
male, ma Ray è un po’ troppo ribelle.-
-Sono ragazzi Gena, dai loro
tempo.-
-Beh sono già contenta che abbiano
potuto proseguire gli studi grazie a te.-
-Ho fatto quel che dovevo, tutto
qui..-
-Sai Jake…- continua Gena
sporgendosi dal bancone ed abbassando la voce. –A volte mi chiedo perché fai
tutto questo? Voglio dire: sei pieno di soldi, hai una bella donna, perché
rischi la vita come Moon Knight dando la caccia ai criminali?-
-Bella domanda. Diciamo che devo
farmi perdonare i peccati di una vita passata.
Non sono sempre stato l’uomo che hai conosciuto Gena. Ho fatto cose che
non mi fanno dormire la notte e non ho scuse per quello, assolutamente nessuna.
Quello che faccio di notte per ripulire le strade dai malfattori, è poca cosa
rispetto a quello che servirebbe a ripulire il sangue innocente che ho sulle
mani.-
-Mi spaventi quasi, quando parli
con questo tono.-
-Scusa Gena, non era mia
intenzione turbarti.-
In
quel momento entra un uomo anziano, con i vestiti lisi e stazzonati
-Ehi Lockley. Qual buon vento?-
-Il solito Crawley. Cerco
informazioni su un omicidio avvenuto la notte scorsa. Arnold Meyer, ti dice
niente?-
-L’importatore di diamanti? Mmm,
sentirò se qualche ricettatore ne sa qualcosa, va bene?-
-OK. Ora scusate, ma devo proprio
andare, tieni questi, Crawley e non usarli per una bottiglia.-
Lascia
cadere un biglietto da venti dollari accanto all’uomo
-Lo sai che non lo faccio più
Jake.- ribatte Crawley
Lockley
abbozza un sorriso
-Si Crawley lo so che righi
dritto. Ci vediamo Ok?-
L’altro
fa un cenno d’assenso ed il presunto tassista si allontana a bordo del suo
mezzo.
La
notte è calata sull’installazione militare ai margini della giungla di
Delvadia. La ragazza chiamata Consuelo si alza dal letto che divide con il
colonnello Gutierrez. Senza fare rumore si riveste. Finalmente, pensa, dopo
mesi con quel porco, adesso le cose cambiano. Prima di uscire, getta uno
sguardo al letto dove il colonnello Gutierrez giace. Se anche il militare
avesse da obiettare alla fuga della donna, non potrebbe più dire niente: è
morto, la gola squarciata dalla lama di un affilato rasoio.
Nell’alloggio
messogli a disposizione dal Colonnello Gutierrez, Bolivar South sta
riflettendo. Il Servizio Segreto Delvadiano è stato efficiente a provvedere
alla sua liberazione, ma, quello stesso sevizio segreto era disposto ad
ucciderlo pur di non lasciare che tornasse in America. Ordine, sicuramente,
degli esponenti del gruppetto per conto di cui agiva. Eppure, dovevano sapere
che non avrebbe mai parlato, che è sempre stato leale alla causa. Se non fosse
stato per quei liberali dal cuore tenero di Washington, non si troverebbe in
questo guaio adesso. Per quanto lo riguarda, non ha fatto altro che il suo
dovere, ha contribuito a bloccare il cancro comunista, impedendo che
conquistasse altro potere in America Latina. Possibile che non riescano a
capirlo? Era una guerra non dichiarata, ma andava combattuta e lui l’ha fatto.
Davvero nessuno capisce che è anche per merito suo, se gli americani hanno
potuto dormire sonni tranquilli? E cosa ha avuto in ricompensa? È stato costretto
a lasciare il suo paese. Il prezzo dell’ingratitudine.
Il
pensiero di essere lui in torto non lo sfiora nemmeno, tuttavia, senza che lui
lo sappia, il fato ha ancora da dire la sua su di lui.
Ai
margini della giungla un segnale proveniente dalla base, è colto da una
vedetta. È l’ora dell’azione,
5.
Rick
Mason ha constatato l’efficienza dei soldati nel picchiarlo e torturarlo, per
quanto abbia subito ben di peggio, ma ha anche visto che non sono stati così
abili come pensano. Ovviamente, l’hanno perquisito, ed altrettanto ovviamente,
non sono riusciti a trovare tutto. Muove il pollice e l’indice ed estrae
dall’occhio destro un minuscolo tondino, più piccolo di una normale lente a
contatto. Grazie papà,[4]
pensa. Tu eri l’unico che conoscessi in grado di costruire un affarino così
potente in così poco spazio. Appoggia
la lente alla porta, poi si allontana. Se suo padre ha detto giusto, dovrebbero
bastare non più di 30 secondi di esposizione all’aria per….
Senza
alcun rumore, la porta d’acciaio viene divelta da un’esplosione perfettamente
silenziosa. Rick sorride. Suo padre è stato all’altezza della sua fama, come
previsto.
Paladin
si alza di scatto dal suo giaciglio. Non sa cosa sia stato esattamente, ma ha
avvertito una piccola scossa. Ci scommetterebbe tutto quello che non ha in
questo momento, che è stato il suo amico Mason a combinare qualcosa. Passa
qualche minuto, poi, la porta della cella si apre e Rick Mason compare:
-Te la senti di uscire di qui?-
gli chiede
-Puoi scommetterci.- risponde lui e lo segue. –Come hai fatto ad uscire dalla
cella?- gli chiede a sua volta.
-Uno dei piccoli gadget di mio
padre.- risponde Rick –Esplosivo supercompresso con annesso assorbitore di
rumore.-
-E l’ha inventato tuo padre? Non
mi sorprende che sia tanto popolare nel mondo criminale.-
-A dir la verità, è un brevetto
dell’A.I.M. Lui l’ha solo costruito e loro gli hanno concesso i diritti di
sfruttamento commerciale, come ricompensa di un vecchio favore, pare.-
-Sorprendente!- commenta Paladin
–Se ne impara sempre una nuova. Immagino che sbarazzarsi delle guardie dopo
l’esplosione sia stato un giochetto.-
-Non vale nemmeno la pena di
pensarci. D’altra parte erano solo due e gli altri sono occupati adesso. Li
senti questi spari?-
-Certo. Non dirmi che sai che sta
succedendo la fuori.-
Mason
sorride:
-Se non mi sbaglio…- risponde –Un
gruppo di ribelli delvadiani ha preso d’assalto la postazione ed i nostri
carcerieri sono troppo occupati adesso per badare a qualunque altra cosa..-
-E tu lo sapevi già? Ma come…- Paladin
scuote la testa, il suo compagno, a quanto pare, ha sempre un asso nella
manica. Mentre lasciano il corridoio delle prigioni, sentono il rumore del
conflitto a fuoco. Tre soldati si fanno avanti per bloccarli, ma per i due avventurieri è un gioco da ragazzi sbarazzarsi di loro. In una stanza, Paladin ritrova il suo
costume.
-Ottimo|- esclama –Mi sentivo nudo
senza.-
-In realtà lo eri, o quasi.- lo
canzona Mason –
-Beh, ora che facciamo? Dobbiamo
fuggire, ma non ho proprio voglia di farlo senza riprendermi il nostro
uccellino. È ancora qui, giusto?-
-Si e se ne andrà solo insieme a
noi, andiamo.-
Mentre
i nostri due eroi lasciano la palazzina della prigione, noi spostiamo il nostro
sguardo da un’altra parte, e precisamente a San Pablo, capitale di Delvadia,
dove, all’interno dell’edificio che ospita l’Ambasciata americana, troviamo due
persone immerse in una conversazione che potremmo trovare interessante.
L’uomo
seduto alla scrivania ha i capelli ed il pizzetto neri con qualche spruzzatina
di grigio. È Jerome Villiers, l’Ambasciatore
-Dunque, Keith, tu pensi che
bisogna preoccuparci? Sicuro di non essere esagerato?- sta dicendo
-Esagerato?- Keith Bayard, il
Console Generale, un uomo un po’ sovrappeso, capelli ormai ingrigiti e con
chiari segni di diradamento, barbetta caprina ed occhiali, un aspetto più da
bibliotecario che da uomo d’azione, sbatte il pugno destro contro il palmo
sinistro –Sveglia Jerry. La situazione qui si sta facendo sempre più tesa
questa nazione sta diventando sempre più simile ad una caserma ed i suoi
governanti, la cosiddetta Junta, sempre più paranoici.-
-Calmati Keith.- replica calmo
Villiers -Non possiamo farci coinvolgere nelle beghe interne di questa nazione.
Noi rappresentiamo gli interessi americani, non dimenticarlo.-
-Davvero? Beh ti dico una cosa
Jerry, noi siamo coinvolti. Tu sei tornato solo di recente a Delvadia, ma io ho
passato in America Latina gli ultimi trent’anni e ne ho viste troppe. Non
interferire? Bah, non abbiamo fatto altro da queste parti.- parlando, Bayard si avvicina ad una finestra
ed indica una collina non lontana –La vedi quella statua Jerry? È El Condor,
l’eroe nazionale di questo paese. L’Uomo che li guidò alla libertà. Nemmeno
l’attuale governo ha avuto il coraggio di abbatterla. Ricordi quel che successe
anni fa? Tu, allora, eri qui come Console ed io ero il tuo vice. Un nuovo El
Condor guidò una rivoluzione contro il Governo di allora. Non cercava la
libertà, però, ma il potere personale. Ci rapì tutti e due e sarebbe finita
male senza l’intervento di quel supereroe, Devil.[5]
Quella rivoluzione è fallita, ma il Governo cadde, comunque, qualche tempo
dopo, quando arrivarono al potere gli
attuali governanti e noi non abbiamo fatto molto di più che prenderne atto.,
per non dire che li abbiamo anche appoggiati, più o meno direttamente.-
-Non mi stai dicendo niente di
nuovo Keith, io c’ero all’epoca ed ho visto.- replica Villiers.-Se, poi, ti
riferisci allo scandalo di qualche anno fa, l’affare Tarantula, ti ricordo che
i tempi sono cambiati, Tarantula è stato ucciso dalla Giuria qualche anno fa[6]
e non c’è segno di attività estere delle loro squadre della morte da tempo.-
-La pensi così? Sei un ingenuo
Jerry. Ho molti amici qui a San Pablo e mi hanno riferito voci inquietanti. Il
Governo sta finanziando certi esperimenti e vuol far rivivere il proprio
simbolo, un nuovo Tarantula, ma i ribelli non staranno a guardare. In parole
povere. Siamo seduti su una polveriera e possiamo solo sperare di non saltare
con essa.-
6.
In
un’altra zona della stessa “polveriera”, le cose stanno procedendo abbastanza
velocemente. Il colpo di mano dei guerriglieri antigovernativi sembra avere
successo. Aiutati dall’interno, i guerriglieri sono riusciti a mettere in un
angolo i più addestrati soldati, sorpresi nel sonno, senza possibilità di
organizzare un’adeguata difesa.
Paladin e
Rick Mason escono all’aperto mentre resistono alcuni focolai di battaglia e
Paladin è lesto a bloccare uno dei soldati.
-Muy
bien, amigo. Il mio spagnolo è abbastanza arrugginito, ma spero che tu
sappia capirmi lo stesso, quindi, parla: dov’è l’altro americano? Donde està el
otro yanqui? Ti conviene parlare, io sono un tipo tranquillo, ma il mio amico,
qui, è uno specialista nel tagliare le gole.-
Il
soldato indica una palazzina non lontana
-Alloggio ufficiali.- borbotta
-Grazie tante.- replica Paladin
sferrandogli un pugno. che lo manda nel mondo dei sogni –Bene, ora andiamo a
vedercela con Mr. South.-
Il
taxi di Jake Lockley riposa in un garage, affittato appositamente per esso. In
questo momento, il suo padrone ha deciso di proseguire la serata nei panni di
un altro dei suoi alter ego: il macabro Moon Knight. Il suo pattugliamento, a
bordo del suo Mooncopter, l’ha riportato nel quartiere dei diamanti, spera di
trovare un indizio sul delitto della notte prima, ma finora, nulla di fatto. Un
momento, cos’è quello? L’uomo è vestito col tipico abito nero degli ebrei
Kassidici e quei tizi dietro a lui sembrano interessati alla sua valigia,
contenente dei diamanti, certamente.
-Frenchie, sembra che non sarà una
notte noiosa, dopotutto.- dice l’argenteo cavaliere
-Non è giusto, Marc.- replica il
suo fedele pilota Jean Paul Duchamp, detto “Frenchie” -A te il divertimento, a
me il noioso lavoro.-
-La vita non è sempre giusta,
Frenchie. Ora vado.-
Moon
Knight si getta dal Mooncopter ed apre il suo mantello afferrandone i bordi.
Riesce, così, ad usarlo come una sorta di paracadute, rallentando la sua
discesa, quanto basta per piombare sui tre uomini, che stanno aggredendo il
gioielliere.
-Che diavolo…- esclama uno di loro
Moon
Knight non perde tempo a presentarsi e ne abbatte subito uno con un calcio. Un
altro gli si getta addosso sfoderando un coltello.
-Ma è mai possibile…- esclama –Che
un poveraccio non possa farsi gli affari suoi, senza che spunti fuori uno di
voi, buffoni in costume?-
Sempre
silenzioso, Moon Knight evita il fendente e colpisce con il taglio della mano
il polso dell’avversario. L’uomo molla il coltello, ritrovandosi il polso
fratturato e, mentre cade in ginocchio, l’argenteo paladino estrae uno dei suoi
dardi a mezzaluna e lo scaglia contro il terzo avversario, disarmandolo, poi
completa l’opera stordendolo con un diretto, infine si volge verso l’uomo
aggredito.
-Tutto bene signore?-chiede
Mmm si, credo di si.- risponde
l’uomo -La ringrazio. Lei è uno di quei supereroi, vero?- si guarda intorno
–Era proprio necessaria tutta questa violenza?- chiede
-E non fu forse scritto: “Occhio
per occhio, dente per dente?” È la legge di Mosè, se non ricordo male.- replica
Moon Knight –Questi uomini non avevano certo buone intenzioni.-
-Vero, purtroppo.- replica l’altro
–E non è certo la prima volta che succede, da queste parti. Potevo finire come
il povero Arnold Meyer.-
-Conosceva Arnold Meyer?-
-Certo, facevamo molti affari
insieme, ma…. Perché le interessa?-
-Sono arrivato troppo tardi per
prendere il suo assassino, ieri, e non mi piace lasciare le cose incompiute. Se
lei avesse anche un piccolo indizio…-
-Beh, Arnold mi disse, qualche
tempo fa, che stava trattando l’acquisto di un pezzo raro, ma non mi disse i
particolari.-
-Qualunque cosa fosse, non era nel
suo ufficio.- commenta Moon Knight –O, almeno, non se ne parlava sui giornali,
Se anche la Polizia ne sa qualcosa, non l’ha detto. Pensa di potermi dare lei
informazioni al riguardo Mister… ?-
-Stein, Yakov Stein.- risponde
l’altro –Beh, lei mi ha salvato, farò quel che posso. Sentirò. in giro –
-La ringrazio. Domani pomeriggio
riceverà una visita di ….un mio incaricato, diciamo. La saluto, ora.-
Così
dicendo, Moon Knight lancia il suo cavo e si lascia portare verso l’alto,
contemporaneamente, chiama l’amico pilota
-Frenchie, butta giù la scaletta.-
<<Oui Marc, si torna a
casa?>> risponde Frenchie
-Non ancora, la notte è giovane e
c’è ancora un posto dove andare.-
Bolivar
South ha reagito ai primi spari. Per sua fortuna, non stava dormendo. Non ha
perso tempo, è ancora un militare, dopotutto, si è rivestito in fretta ed è
uscito dal suo alloggio, fuori dalla porta c’era una guardia morta, ne ha
afferrato l’arma ed ha ucciso due guerriglieri. È compiaciuto di vedere che non
ha perso le sue capacità. I suoi superiori ne sarebbero fieri, o no? Non
dovrebbe distrarsi, la voce lo colpisce come una staffilata.
-Dove vorrebbe andare, Mr. South?-
Di
fronte a lui, Paladin e Rick Mason. Cerca di sparare, ma un colpo preciso di
Paladin lo disarma e Mason lo afferra per il bavero
-Le avevamo detto Mr. South…- gli
dice -…che lei ha un appuntamento negli U.S.A. a cui non può mancare, ci
pensiamo noi a farglielo rispettare.-
In
quel momento i tre si trovano circondati da un gruppo di guerriglieri con le
armi spianate
-Calma, gente! Siamo dalla vostra
parte!- dice Mason in spagnolo.
-Lasciateli andare, sono miei
amici.- esclama una voce femminile –Erano prigionieri di Gutierrez.-
Rick
Mason sorride, mentre la ragazza bruna avanza e d’impeto lo bacia. Paladin
sogghigna.
-In effetti si vede che siete
amici.- commenta
-Paladin, ti presento una vecchia
amica: Victoria Maria Consuelo. Insieme abbiamo rovesciato il governo di Costa
Brava, qualche anno fa.[7]
Le è piaciuto talmente tanto che ha deciso di aiutare la resistenza di
Delvadia.-
-Mmm e chissà perché, sospetto che
tu c’entri qualcosa con la sua decisione.- aggiunge Paladin
-Rick è troppo modesto.- Replica
la ragazza –Ha fatto tutto da solo, io lo seguivo solamente.-
-Dopo averlo conosciuto non ne
sono molto sorpreso Victoria. Posso chiamarti Victoria , spero, hai un nome
troppo lungo per dirlo tutto.-
-Certo, Señor Paladin.-
Mentre
parlano, i suoni della battaglia sono cessati. I guerriglieri hanno conquistato
la postazione. I due americani, trascinandosi dietro il prigioniero,
raggiungono l’ufficio del comandante, dove si sono gia installati i capi
guerriglieri.
-Ahi Victoria Maria Consuelo, è un
piacere rivederti. Il tuo piano ha funzionato.- esclama uno di loro –E questi
sarebbero il tuo famoso amigo yanqui e chi altro?-
-Io sono Rick Mason e questo è
Paladin , quanto a lui…-
-Lo conosco, è uno degli alleati
yanqui della Junta, merita l’esecuzione.-
-Spiacente.- replica Paladin. - Ho
avuto l’incarico di riportarlo negli Stati Uniti dove lo aspetta una dura
condanna
-Da parte degli Stati Uniti? Ne
dubito molto Señor.-
-Se non dovesse accadere, te lo
riporto personalmente io per farne quello che vuoi.- replica Paladin –Adesso mi
sono impegnato a consegnarlo alla giustizia americana ed è quel che farò.-
Il
Capo guerrigliero ride:
-Bueno, faremo a modo vostro e
vedremo se saprete mantenere le promesse. Come volete andar via?-
-Ci basta l’aereo con cui siamo
arrivati.- risponde Mason –A pilotarlo ci pensiamo da noi.- indica la ragazza
–Anche lei viene con noi.-
-Rick!-
-Nessuna discussione, ti meriti un
po’ di riposo e ce lo prenderemo insieme.-
New
York, Manhattan, il tenente Flint della Squadra Omicidi, esce dal suo ufficio e
raggiunge la sua auto al parcheggio, quando una voce lo chiama
-Buonasera Flint, vedo che hai
fato carriera.-
-Moon Knight, mi mancavano le tue
visite. Che vuoi?-
-Ieri notte hanno ucciso un
importatore di gioielli, Arnold Meyer, che ne sai?-
-Non molto, il distretto
competente mi ha mandato un rapporto preliminare, ma non c’è molto. Diciamo che
brancolano nel buio.-
-Se ti chiedessi di leggere quel
rapporto?-
-E poi? MI chiederai di mettere un
lunasegnale sul tetto della centrale? Il nuovo Commissario ne sarebbe
entusiasta, ci scommetto. Comunque, non lo porto certo con me. È sulla mia
scrivania e solo uno abbastanza abile da forzare la finestra senza far scattare
gli allarmi potrebbe arrivare a leggerlo. Conosci qualcuno così?-
Chissà? Arrivederci Flint.-
Tutti
uguali, pensa il poliziotto.
7.
Sta cominciando ad albeggiare, quando il piccolo aereo decolla di nuovo dall’aeroporto militare per dirigersi verso nord. A bordo: Paladin ai comandi, Rick Mason, Victoria ed il riluttante Bolivar South.
-Bene, bene, anche stavolta ce
l’abbiamo fatta.- commenta Rick, cingendo le spalle della sua amica –Mi
dispiace per lei Mr. South, ma i suoi amici di Delvadia avranno una brutta
soppesa arrivando alla base domattina.-
-Amici…- interviene
improvvisamente Paladin –Temo che ne avremo una anche noi. Stiamo perdendo
quota.-
-Cosa?- esclama Mason –Ma come?-
-Se vuoi il mio parere, durante la
battaglia una pallottola vagante deve aver colpito il serbatoio o qualcosa di
simile. In sintesi non riusciamo a stare in aria.-
-E adesso?- chiede Victoria
-Tenetevi forte, perché tenterò un
atterraggio di fortuna nel bel mezzo della giungla, ecco tutto.-
Certo,
ecco tutto, pensa Paladin, un gioco da ragazzi, con una probabilità su dieci di
sopravvivere allo schianto ed anche meno di sopravvivere al dopo. Ma è l’unica
scelta che abbiamo.
L’aereo
si abbassa sempre di più, sfiora le cime degli alberi, cade, poi scompare con
uno schianto nel folto del verde tropicale.
Capitale
di San Concepcion. Nel suo albergo, John Garrett ha appena visionato le
istruzioni del suo datore di lavoro e sogghigna. Guarda fuori nelle strade
della piccola cittadina. Sarà un bel lavoro, pensa
-Dunque Señor Garrett.- gli chiede
la sua guida Antonio Machado –Ora sa cosa deve fare.-
Garrett
ride
-Certo. Stiamo solo per combinare
una piccola rivoluzione.-
E con questo abbiamo finito, gente. Cosa? Sento già le vostre proteste. È questo il modo di concludere una saga? Con i nostri eroi morti o perduti nella giungla e le trame tutte in sospeso. Calma gente, l’avventura sudamericana dei nostri eroi non è ancora finita (non credevate certo che fossero morti, no?) e ne sapremo di più nel prossimo episodio dai risvolti infernali. Intanto, avete avuto un assaggio di qualcuno dei paesi fittizi del Centro e Sud America che, nei prossimi episodi saranno fondamentali, vediamoli un po’ nel dettaglio:
1) Delvadia,
che è situata a sud dell’equatore, presumibilmente tra il Perù e la Bolivia,
compare per la prima volta in Daredevil #75, dove l’allora Procuratore Distrettuale
di Manhattan Foggy Nelson ed il suo assistente Matt Murdock (vi dicono niente
questi nomi? -_^) si trovavano come membri di una commissione d’inchiesta
americana sui rapporti fra USA e America Latina e si trovarono coinvolti nel
rapimento dell’Ambasciatore e dell’allora Console generale Jerome Villiers e
del Vice Console Keith Bayard (gli stessi che ritroviamo in questo racconto,
rispettivamente, come Ambasciatore e Console Generale) da parte della sedicente
reincarnazione di El Condor, il rivoluzionario mascherato che aveva guidato
Delvadia all’indipendenza dagli spagnoli. Il nuovo El Condor, in realtà era
finanziato da una misteriosa organizzazione (L’A.I.M., l’Hydra o, forse,
qualche branca dei servizi segreti U.S.A.?) e fallì solo grazie all’intervento
di Devil. Qualche tempo dopo, il governo di Delvadia fu rovesciato da una
spietatissima dittatura militare che si creò il proprio simbolo: La Tarantula.
Il destino di Delvadia verrà deciso
sulle pagine di Prowler alle quali vi rimando;
2) Costa
Brava è, invece, situata al confine con il Brasile, ed è comparsa nella citata
Graphic Novel: “The Agent” di James D. Hudnall & John Ridgway, dove fece il
suo esordio Rick Mason;
3) San
Concepcion è, invece, apparsa nella miniserie “Elektra Assassin” e la sua
collocazione è incerta al momento
Nel
prossimo episodio. Inizia l’Inferno sulla Terra ed i nostri eroi vi si trovano
coinvolti. Come? Beh, non vi resta che aspettare e vedere. Per ora, vi basti
sapere che i riflettori saranno puntati principalmente su Moon Knight, ma non
mancheremo di rivedere anche Paladin,
Rick Mason, Elektra, La Vedova Nera, che, per la prima volta da molto tempo,
non è apparsa in un racconto di questa serie nemmeno in una riga e vedremo il
ritorno, a lungo atteso (??) di Shang Chi, Clive Reston e Leiko Wu (Vi
mancavano, no?)
Siate qui
quando si scatenerà l’Inferno²
[1] Avvenuta nell’ultimo episodio
[2] Così era chiamato, nei racconti di Sherlock Holmes, il gruppo di ragazzini che raccoglieva informazioni per Holmes nelle strade
[3] Famosissimo eroe dei radiodrammi e dei pulps
[4] Il padre di Rick Mason è il cosiddetto Terribile Riparatore
[5] In Daredevil Vol 1° #75/76 (Devil, Corno, #74/75) la prima apparizione di Delvadia
[6] In Venom: Winner Takes All (Venom,
Marvel Italia, #23)
[7] Nella Graphic Novel “The Agent”
(Supercomics, MBP, #15/18)