(CAVALIERI MARVEL)
N° 74
AFFARI DI FAMIGLIA
Di Carlo Monni
1.
Diciamo la verità: che l’Africa sia
un continente problematico dove i conflitti interetnici e interreligiosi sono
ormai all’ordine del giorno è ormai cosa nota. E se non è una guerra, sono le
malattie a flagellare la sua popolazione.
La Rudyarda è un perfetto esempio
della situazione: fino a non molto tempo fa era governata da una minoranza
bianca che aveva instaurato un rigido regime di apartheid. Caduto il vecchio
regime, il nuovo governo si è rivelato incapace di tenere sotto controllo
l’odio contro i vecchi dominatori e quello di ciascuna etnia tribale verso
l’altra. Il risultato è stata una feroce guerra di tutti contro tutti nel caos
più totale. Una delle nazioni vicine, il Mbangawi, ha invaso la Rudyarda e
forte della sua supremazia militare e non solo militare, ha rapidamente
sottomesso milizia dopo milizia sino a conquistare quasi tutto il paese.
Resiste solo un piccolo fazzoletto di territorio dove gli ex dominatori bianchi
hanno fondato l’effimera Repubblica di Kiplingia, ma ormai è chiaro che la
caduta della loro ultima fortezza è imminente… questione di giorni o forse
addirittura di ore.
-… e questo è quasi
tutto quel c’è da sapere.- conclude l’avventuriero di nome Patrick McKenna mentre
guida una jeep lungo una strada malmessa.
-Quasi tutto sì.-
commenta Lorna Halliwell, una ragazza bionda di circa vent’anni che indossa un
corpetto scollato a strisce rosse e nere e shorts tigrati; al collo porta una
collana di denti d’animale e bracciali d’oro appena sopra i gomiti, in vita ha
una cintura a cui è appesa una guaina di pelle in cui è contenuto un coltello,
un costume insolito ma con una tradizione alle spalle.
-Ai notiziari ho sentito
che sarebbero coinvolti dei superumani.- continua Lorna -Si parla di War
Machine.-[1]
-Così si dice.- si limita
a dire McKenna.
-Lei dovrebbe saperlo
bene. Non è in affari, se vogliamo chiamarli così, con quasi tutti da queste
parti?-
A parlare è stata una ragazza dai lunghi capelli corvini,
anche lei abbigliata in modo non convenzionale: indossa, infatti, un
corto abito nero di pelle d’animale che le lascia scoperte le spalle e le
braccia, ai
piedi ha un
paio di piccoli sandali neri, all’altezza del gomito destro un bracciale dorato
e un altro di forma serpentina al polso sinistro; intorno al collo un collarino
d’argento, dai lobi delle orecchie pendono due orecchini circolari. In vita ha
una cintura rossa da cui pende una fondina
in cui sta l’inevitabile coltello. Si chiama
Jane Mahoney ma preferisce farsi chiamare semplicemente Jann.
-Lei mi giudica male Miss…
Jann.- replica McKenna.
-Lei vende armi.- ribatte,
secca, la ragazza -È uno dei responsabili di quanto sta accadendo qui. La gente
muore e lei ci guadagna.-
-Io sono solo l’ultima
ruota del carro… un carro molto lungo…
comunque quello delle armi è un commercio legittimo.-
Jann fa una smorfia e ribatte ancora:
-Non se lo si fa con nazioni
colpite da embargo.-
-Dettagli.-
Seduto a fianco di McKenna il giovane che si a chiamare
Jack Porter sogghigna. Capisce bene il punto di vista della sua amica ma a
volte la vita ti costringe a strane alleanze.
-Ci siamo.- dice
improvvisamente McKenna -Ecco il primo checkpoint.-
Il primo ostacolo, pensa il ragazzo.
Wolverine è sconcertato: conosce l’uomo davanti a lui che
indossa una variante del suo vecchio costume, lo ha già incontrato… o meglio ha
incontrato la sua controparte di un altro universo.[2]
Non può sbagliarsi.
Un nome gli sfugge dalle labbra:
-Daken?-
L’altro piega le labbra in un sogghigno mentre replica:
-Mi conosci? Sono
sorpreso. Se sai chi sono, allora saprai anche perché mi darà molto piacere
ucciderti.-
Matsu’o Tsurayaba osserva la scena divertito.
-Non è ironico Logan?- gli
dice -Sei venuto qui per salvare una figlia che non sapevi di avere e troverai
la morte per mano del mio migliore assassino… che è anche lui tuo figlio.-
E il criminale giapponese non può trattenere una risata.
Rick Mason non ama aspettare ma l’uomo di nome Shen Kuei
è stato chiaro:
Andrò avanti per primo. Se
dovessi cadere in trappola, tu abbandona la missione e pensa a proteggere mio
figlio e Juliette.-
Queste sono state le sue parole esattamente quindici
minuti prima. Da allora più nessun segno di vita dall’edificio in cui l’uomo
che chiamano il Gatto è penetrato. Secondo gli accordi Mason deve presumere che
sia morto, ucciso dai suoi avversari e portare in salvo il figlio e la ex
moglie di Shen Kuei.
Per un attimo Rick contempla l’idea di mandare all’aria
gli accordi ed entrare nell’edificio ma ha fatto una promessa al Gatto… e a
Juliette.
Sospira e si volta per tornare indietro.
2.
Il passato è una massa informe ed oscura per l’uomo
chiamato Logan. Non ricorda quasi nulla della sua vita prima di essere
sottoposto dal Progetto Arma X al procedimento che ha ricoperto le sue ossa del
metallo indistruttibile noto come adamantio. Dalla nebbia dei ricordi affiora
il volto di una dolce ragazza giapponese e di un tempo felice subito dopo la
Seconda Guerra Mondiale, un tempo troppo breve.
-Itsu.- mormora.
-Non pronunciare il nome
di mia madre.- urla Daken -Tu l’hai uccisa!-
-No!- replica Logan.
Ma… se fosse vero? Se davvero fosse stato lui a uccidere
la sua donna in uno dei suoi momenti di furia selvaggia? Se solo potesse
ricordare.
È perché è immerso in queste riflessioni che Wolverine
vene colpito dagli artigli di Daken. Il sangue scorre da ferite che seppur
superficiali non si rimarginano come dovrebbero.
-Ma Cosa?-
-Sorpreso Wolverine?- gli
si rivolge Matsu’o -Il tuo affezionato figlio è così ansioso di ucciderti che
si è sottoposto di buon grado a un procedimento che ha ricoperto i suoi artigli
con frammenti di metallo della spada di Muramasa. Sai di cosa parlo non è
vero?-
La Spada di Muramasa, forgiata dal miglior artigiano del
Giappone, la cui lama annulla il suo fattore di guarigione. Wolverine sa molto
bene cos’è: l’enigmatica Kabuki l’ha usata recentemente a Madripoor per ferirlo
e ora quell’arma è in suo possesso.[3]
Come abbia fatto Matsu’o a procurarsene dei frammenti e ad innestarli sugli
artigli di Daken importa poco a Logan in questo momento. Deve pensare a restare
vivo e a ficcare un po’ di buon senso nella testa di colui che ora sa essere
suo figlio e quest’ultima sarà la cosa più difficile, se lo sente
Il soldato di colore sembra annoiato mentre esamina i
documenti dei nuovi venuti e solo la vista delle due ragazze sulla camionetta
sembra scuotere un po’ lui e gli altri soldati. Davvero belle e poco vestite.
Il ragazzo bianco seduto accanto a loro, d’altra parte, sembra un tipo innocuo.
-McKenna… sì.- borbotta
-Il Dottor Cro… il Presidente N’Dingi la sta aspettando.-
-Dove lo trovo?- chiede Patrick
McKenna.
-Dritto da quella parte.
Un’oretta di marcia e incontrerete le retroguardie del nostro glorioso
esercito.-
Il contrabbandiere americano reprime una risatina e fa
ripartire la sua camionetta.
-Il nostro glorioso
esercito… bah.- commenta McKenna -Tutti uguali questi aspiranti conquistatori.-
-Strane parole per uno che
fa affari con loro.- commenta Lorna.
-Il fatto che faccia
affari con loro non vuol dire che mi debbano piacere.-
-Quel soldato stava per
chiamare il suo leader Dottor Qualcosa poi si è corretto.- interviene Jann.
-Dottor Crocodile. Gli
hanno dato quel soprannome perché quando studiava in Inghilterra un’esplosione
gli ha strappato il braccio e la gamba sinistri e gli ha sfigurato il viso
lasciandogli dei segni sulla pelle simili alle squame del coccodrillo. Ci sono
voci su di lui nella sua terra, il Mbangawi: dicono che sia un potente stregone
e che sia capace di mutarsi in coccodrillo.-
-Ed è vero?-
-E chi può saperlo? Anni
fa avrei risposto che erano solo favole, poi sono arrivati i Fantastici Quattro
e da allora un uomo che si tramuta in coccodrillo non sembra più una cosa così
strana. Guardate là!-
I tre giovani puntano lo sguardo nella direzione indicata
da McKenna e vedono due figure volanti dirigersi a tutta velocità l’una contro
l’altra. La collisione produce un boom sonico e un’onda d’urto che si propaga
sino a raggiungere la camionetta di testa al convoglio.
McKenna perde il controllo dell’automezzo che dopo un
mezzo giro su se stesso si rovescia su un fianco.
Le due ragazze ed il loro compagno saltano piombando al
suolo con minimo danno. McKenna scivola fuori dalla camionetta e è allora che
ode la voce:
-Ma guarda un po’ chi
abbiamo qui. Giusto in tempo per il pranzo.-
Il contrabbandiere alza la testa e si trova davanti
quella che si può solo definire come una leonessa antropomorfa.
I guai non vengono mai da soli, pensa.
Kirigi, il più forte, il più potente, imbattibile,
guerriero della Mano. Kirigi l’inarrestabile, Kirigi l’immortale, l’unico
davanti al quale Elektra prova un genuino terrore. Molte volte in passato si è
scontrata con lui ed è sopravvissuta a stento ottenendo solo una fragile
tregua. Sapeva che era solo questione di tempo prima che tornasse a
perseguitarla, non ha mai creduto davvero che fosse morto durante il loro
ultimo incontro.[4]
Istintivamente si mette in posa snudando i sai. Non deve
pensare che sia inutile: il guerriero che si aspetta la sconfitta ha già perso.
I due avversari si studiano in silenzio, del resto Kirigi
non parla mai, Kirigi agisce. La sua katana si muove rapida e solo la sua
abilità permette a Elektra di evitare un affondo che l’avrebbe quasi certamente
tagliata in due. Con un gesto rapido scaglia i due sai che si conficcano nel
petto del gigante.
Kirigi barcolla facendo qualche passo indietro, poi
abbassa la testa verso e le lame e con un gesto deciso se le strappa dal petto
per poi rilanciarle verso Elektra.
3.
La ragazza bionda scende all’aeroporto di Miami da un
volo proveniente da New York ed attraversa i terminal a grandi falcate per poi
uscire all’aperto fermandosi un attimo per guardarsi intorno. Chiunque la
vedesse ora, penserebbe che non sia altro che una bella ragazza, probabilmente
una studentessa, in vacanza e più di uno ne ammirerebbe il fisico ben
evidenziato dall’abitino attillato mentre qualcuno proverebbe qualche avance
subito rintuzzata con fermezza.
Ci si potrebbe chiedere cosa penserebbe chi ha notato la ragazza se sapesse
che nonostante la sua giovane età Nina McCabe si sta facendo già una certa fama
come killer a pagamento, allieva, si può dire, della famosa Elektra. Cosa
direbbero se sapessero che è qui per onorare un contratto? Che direbbe Elektra
delle sue scelte di vita? Sarebbe orgogliosa della sua allieva oppure
dispiaciuta? Nina non ha avuto il coraggio di chiederglielo dopo che è uscita
di prigione. Paura del suo giudizio o che altro?
Le riflessioni della ragazza terminano quando arriva al suo hotel. Dopo
aver pagato il taxi si registra.
-Sì… miss Swann…- borbotta
il portiere -… stanza 314. Cecilia, accompagna la signorina nella sua stanza.-
- Una cameriera dai capelli rossicci si rivolge a Nina:
-Mi segua señorita.-
Ispanica sicuramente, pensa, la ragazza. In Florida c’è
una fiorente comunità cubana, chissà se lei è una di loro? E anche se lo fosse
perché dovrebbe importarle?
Forse Nina la penserebbe diversamente se sapesse che
quando non lavora come cameriera per mantenere se stessa e suo figlio Cecilia
Cardinale agisce nei panni della vigilante in costume chiamata Poison, ma non
può saperlo ed accantona subito le sue riflessioni per concentrarsi sul suo
incarico. Ha un lavoro da fare dopotutto.
Le lame taglienti la mancano solo di pochi millimetri e
solo grazie alla sua agilità. Elektra le riprende in mano e si concentra di
nuovo sul suo avversario. Si ripete che Kirigi non è invincibile, che lei
stessa lo ha sconfitto già almeno tre volte, ma una parte di lei non può fare a
meno di pensare che finora è stata solo fortunata e che ha ottenuto solo una
dilazione dal fato che l’attende: il momento in cui la katana di Kirigi le
trapasserà il cuore e poi le aprirà lo sterno. Scaccia quel pensiero: un giorno
morirà, è inevitabile, ma non può avvenire oggi non quando è a rischio la vita
della sua unica figlia.
Scruta Kirigi con cautela attenendo la sua prossima
mossa. Nessuno dei due parla. Kirigi non parla mai del resto. Entrambi si
muovono in semicerchio poi accade: Elektra quasi non vede la katana di Kirigi
muoversi ma sente il tocco della sua lama. Si porta una mano appena poco sopra
l’ombelico e la ritrae sporca di sangue. È un taglio superficiale e lei è stata
abile e fortunata ad evitare il colpo quanto basta perché non fosse fatale, ma
ce la farà col prossimo? Non ne è affatto sicura.
È davvero un mondo strano, pensa Lorna rimettendosi in
piedi, quello in cui non ti stupisci di essere circondata da esseri che
sembrano incroci tra animali feroci africani ed esseri umani. La ragazza mette
mano al coltello ma McKenna le grida:
-Calma… per quanto ti
possa sembrare assurdo, questi sono… amici.-
-Ne sei sicuro?- ribatte
la ragazza, poco convinta indicando una del gruppo -Quella là ha parlato di
pranzo.-
-Leonessa ha un senso
dell’umorismo tutto suo. In realtà è una gattina non è vero?-
-Se lo dici tu, Patrick.-
replica la donna leone con una specie di sorriso.
Qualunque cosa dica il mercenario, Lorna si sente nervosa
e guardando i suoi compagni d’avventura vede che per loro è lo stesso.
-Ma secondo te…- le chiede
Jann sottovoce -… sono esseri umani mutati con caratteristiche animali come la
Bestia degli X-Men o animali mutati in simil-umani?-
-Perché non glielo chiedi
tu?-
-Ci sono delle voci su uno
scienziato europeo che avrebbe scoperto un modo per evolvere gli animali a
livello umano…- interviene Jack Porter.
-Devo aver visto un film
su una cosa simile.- replica Jann.
-C’è n’è stato più di uno,
e tutti tratti da un libro di H.G. Wells: “L’isola del Dottor Moreau”.-
-Sai un sacco di cose.-
aggiunge Lorna.
-Leggo molto.- è la
semplice risposta di Jack -Shh… la nostra guida sta per dirci qualcosa.-
Patrick McKenna si avvicina, infatti.
-Tutto a posto.- dice -I
nostri amici sono stati mandati per scortarci a destinazione. È in corso una
battaglia e non è prudente andar lì da soli.-
-E andare con loro sarebbe
più prudente? Ne dubito.- ribatte Jann.
-Se vuoi dirglielo tu.-
Gli sguardi degli ibridi non sono affatto incoraggianti e
la ragazza opta per la discrezione ma non è affatto tranquilla.
4.
Wolverine scruta gli occhi dell’uomo davanti a lui e ci
vede un riflesso di se stesso. Sono gli occhi di un predatore, di un assassino
nato, lo stesso sguardo che ha visto tante volte in Sabretooth. È stata colpa
di Matsu’o o è una conseguenza dell’esser stato abbandonato? Se fosse stato
assieme a lui avrebbe potuto fare la differenza?
-Ascolta, ragazzo…- gli dice
-… io non ho ucciso tua madre.-
Ma ne è davvero sicuro? Non ricorda nulla di quel periodo
e lo stesso nome di Itsu e la sua immagine sono confusi brandelli di memoria
che emergono a fatica.
-Menti!- urla Daken
balzando su di lui.
-Mossa sbagliata.- replica
Logan bloccandogli i polsi in una stretta ferrea.
Gli artigli di Daken gli sfiorano il volto mentre lui
digrigna i denti.
-Devi ascoltarmi.- insiste
Wolverine -Non so cosa ti abbia detto Matsu’o su di me ma non devi credergli:
lui mi odia e odia Elektra. Ha rapito una bambina, nostra figlia, tua sorella e
l’ha usata per attirarci qui. Qualunque cosa accada oggi, la ucciderà comunque,
ne sono certo. Vuoi davvero essere responsabile per la morte di una bambina di
soli tre anni?-
La sola risposta è un urlo feroce mentre Daken si libera
dalla sua stretta.
Lo sguardo di Juliette è decisamente eloquente.
-Te ne sei semplicemente
andato e lo hai lasciato là, nelle mani dei suoi nemici?- esclama.
-È quello che voleva lui.-
replica Rick Mason senza scomporsi -Voleva che facessi il mio lavoro e
proteggessi suo figlio… vostro figlio. Non è per questo che mi hai assunto?-
-Se avessi voluto solo una
guardia del corpo, avrei potuto assumerne dozzine.- ribatte, incollerita,
Juliette -Io volevo qualcuno che eliminasse il pericolo per me e Marcus alla
radice.-
-Ed è quello che intendo
fare, credimi… ma ho capito di non poterlo fare da solo.-
-E nel frattempo Shen Kuei
è nelle loro mani.-
-Sì…- le labbra
dell’Agente si increspano in un sorriso -… loro sono soli con il Gatto… proprio
come lui aveva programmato.-
Lorna vorrebbe essere sicura che gli ibridi che li
accompagnano siano davvero amici ma non può trattenersi dal pensare che la
guardino come una preda. Ha cominciato questo viaggio per cercare risposte a
vecchi segreti di famiglia ma ora si chiede se è stata una buona idea. Chissà
cosa ne pensano i suoi compagni di viaggio?
-È cominciata l’ultima
battaglia.- dice improvvisamente quello che si fa chiamare Ghepardo Reale.
-E per voi stranieri è
l’ora del giudizio finale.-
A parlare è stato uno appena arrivato dalla voce profonda
ed un po’ gutturale. Per un momento Lorna lo scambia per la Pantera Nera ma poi
si accorge che, come gli altri, non indossa un costume, è davvero una pantera
antropomorfa.
-Che intendi dire? Chi
sei?- ribatte Jann cercando di non sembrare intimorita.
-Io sono la Pantera. Il
Dio Pantera parla attraverso me e sarà lui a giudicarvi.-
Non sembra affatto rassicurante.
5.
Wolverine deve prendere una decisione in fretta ed è
esattamente quello che fa. Si getta su Daken afferrandolo alla vita e trascinandolo
a terra con sé. Figlio o non figlio, non ha alcuna intenzione di farsi
ammazzare da lui, non mentre la vita di un’altra sua figlia è in pericolo. Che
ironia c’è in tutto questo. Matsu’o deve divertirsi parecchio.
-Sei stato manipolato.-
dice rivolto al suo avversario -Magari un giorno lo capirai e mi perdonerai ma
ora… ora devo fare… questo!-
Infila gli artigli nel ventre di Daken e sente il suo
urlo risuonargli nelle orecchie.
La katana di Kirigi rotea compiendo archi sempre più
stretti. Elektra lo evita di misura ma sa che non durerà. Deve prendere
l’iniziativa, ma come?
Si volta di colpo e corre verso l’ampia porta finestra
che dà sul giardino della villa di Matsu’o Tsurayaba.
-Scappi Elektra?- la
irride Matsu’o -Non ti facevo una vigliacca.-
Elektra non lo ascolta nemmeno. Salta contro la porta e
piomba nel giardino evitando con una capriola di essere colpita dai vetri infranti.
Quando alza gli occhi vede l’implacabile Kirigi avanzare
verso di lei.
Joy Meachum alza appena la testa quando la sua assistente
personale entra nel suo ufficio.
-Che c’è Sandy?- chiede.
-Una donna, una cinese,
chiede di vederla.- risponde la ragazza -Non ha voluto dirmi il suo nome ma mi
ha pregato di darle questo.-
Le porge quello che sembra un biglietto da visita su cui
è stampata l’immagine di un drago… un drago di giada.
L’espressione di Joy passa da sorpresa a preoccupata.
-L’avvocato Hogarth è nel
palazzo?- chiede.
-Penso di sì.- risponde la
ragazza -Di solito a quest’ora è sempre nel suo ufficio.-
-Lo chiami e gli dica di
venire subito qui.-
Mentre la sua assistente si volge verso la porta Joy fa
una rapida chiamata al cellulare:
-Paul… vieni subito da me.
Credo… credo che abbiamo un problema.-
La porta dell’ufficio si apre di colpo ed entra una
giovane donna cinese che indossa un cheongsam, l’abito tradizionale femminile cinese, verde e con
spacchi molto profondi, seguita da tre individui che sono chiaramente guardie
del corpo.
-I problemi sono fatti per
essere risolti, Miss Meachum.- dice in ottimo inglese con appena una leggera
venatura di accento -Io vorrei che noi risolvessimo i nostri pacificamente.-
-Lei…- esclama Joy
balzando in piedi –Lei è…?-
-In Oriente mi chiamano
Drago di Giada, ma lei, mia cara amica, può chiamarmi Suwan.-
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
A dire il vero, non c’è molto da dire su quest’episodio a
parte…
1) Poison, alias Cecilia Cardinale, profuga cubana in
Florida, è un personaggio inventato da Steve Gerber & Cynthia Martin ed
apparso per la prima volta su Web of Spider Man Annual #4 del 1988. Ha
acquisito superpoteri grazie ad una breve simbiosi con un essere alieno. È la
supereroina residente di Miami.
2) Lo scienziato europeo che rende antropomorfi gli animali
ed a cui allude Jack Porter è ovviamente l‘Alto
Evoluzionario.
3) E così abbiamo saputo che il Drago di Giada è in realtà
Suwan, ma chi è Suwan? Quei pochi che non sanno già la risposta, la sapranno
nel prossimo episodio.
Per festeggiare degnamente
il 75° episodio di questa serie, vi compariranno tutti, ma proprio tutti i
personaggi che ne sono stati protagonisti finora e in più qualche altra
sorpresa.
Non mancate.
Carlo