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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 64

 

 

TRADIMENTI

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Mattino a New York. Il sole illumina l’attico di Central Park West dove vive la Vedova Nera mentre lei esce dal bagno allacciandosi in vita l’accappatoio. In quell’esatto momento qualcuno apre la porta finestra che dà sul balcone ed entra.

            Natasha Romanoff sussulta brevemente per poi rilassarsi quando riconosce chi è appena arrivato: Paladin.

-Finalmente sei tornata, principessa io…- si interrompe di colpo vedendo il costume di Devil posato su una poltrona vicina al letto matrimoniale. –Ah… a quanto pare sono arrivato in un momento indelicato. Tu e Devil state rinnovando la vostra… amicizia?-

-Ascolta Paul…- ribatte la Vedova -… mi pare di ricordare che fossimo d’accordo che ognuno di noi avesse la sua vita e non dovesse risponderne all’altro. Io non ti ho mai chiesto se vai a letto con qualcuno e con chi quando non siamo insieme e tu non farlo con me.-

            Paladin resta in silenzio per un po’, poi replica:

-Se è così che la pensi, a me sta bene. Devil… se sei di là in bagno come penso, sta tranquillo, non cercherò di vedere che faccia hai, non m’interessa. Tu e Natasha divertitevi pure insieme.- si rivolge a Natasha -Il vecchio Ivan era preoccupato per te. Chissà perché… mi pare che tu stia benissimo.-

            Paladin esce dalla stessa strada da cui è venuto e subito dopo Matt Murdock, anche lui in accappatoio, esce dal bagno.

-Non ha preso bene la mia presenza, direi.- commenta.

-Non sono affari miei.- liquida la questione Natasha -Io non gli appartengo. Nessuno mi possiede… nemmeno tu Matt.-

-Non l’ho mai preteso Natasha ma almeno non respingere chi ti vuol bene.-

-Non… non credo di averlo mai fatto con te.-

-Sono sicuro che lo credi.-

            Lei resta silenziosa e cupa e solo alla fine dice:

-La verità è che mi sono resa conto di essere sola e ho paura di essere diventata arida. C’è un vuoto dentro di me, vuoi aiutarmi a colmarlo, Matt?-

            È forse la prima volta da anni che la sente ammettere di essere umana, pensa Matt Murdock. Lei gli tende la mano e dopo una breve esitazione lui la prende.

 

            Nei cieli sopra la Lituania viaggia un velivolo con i contrassegni dello S.H.I.E.L.D. che porta a bordo, tra gli altri, due figure in costume: un uomo ed una donna. L’uomo è il Guardiano d’Acciaio ed era il supereroe simbolo della Federazione Russa prima di essere rimpiazzato da un redivivo Guardiano Rosso;[1] la donna è una bella bionda che indossa un aderente costume viola e bianco e le è appena stata fatta una proposta sorprendente.

La reazione della ragazza in costume nota come Stella del Mattino, o Zvedza Dennitza, se preferite la versione russa del suo nome da battaglia, è di completo stupore mentre esclama:

-Che cosa hai detto?-

-Che voglio il tuo aiuto.- risponde calmo il Guardiano d’Acciaio.-

-Tu devi essere pazzo.- replica Marya Andreievna Meshkova –Io collaborare con te? Perché dovrei farlo?-

-Perché ti hanno preso in giro. Tu credi che il Governo Russo persegua i tuoi stessi obiettivi di ripristino dell’Unione Sovietica, ma ti sbagli. Guarda.-

            Le porge un tablet da cui parte un video. Sullo schermo due uomini: uno è Vladimir Menikov il nuovo direttore del F.S.B.[2] e l’altro Marya lo conosce da giornali e TV è il Segretario del Consiglio di Sicurezza della Federazione Russa.[3]

<<I miei complimenti, Menikov…>> sta dicendo quest’ultimo <<… è stato un colpo di genio convincere quei supercriminali a lavorare per il governo.>>

<<Non è stato poi così difficile.>> si schermisce Menikov <<Alcuni di loro sono opportunisti che hanno colto l’occasione di rifarsi una reputazione e gli altri… volevano disperatamente credere che noi perseguissimo i loro stessi scopi che si sono praticamente convinti da soli. Poveri ingenui… ma finché ci credono noi possiamo usarli per sbarazzarci dei nostri nemici poi penseremo anche a loro.>>

-È una menzogna.- esclama Zvedza Dennitza mentre lancia il tablet verso il Guardiano che lo afferra al volo e ribatte:

-Credi pure quel che vuoi… ma dentro di te sai che è la verità. Ti hanno ingannato ma tu puoi ripagarli se vuoi. Se invece preferisci credere alle loro menzogne, fai pure. Io non mento: sei libera di andare, basta che tu apra il portello e voli via.-

            Marya si avvicina al portello del velivolo e ne afferra la maniglia, poi ci ripensa e si rivolge al Guardiano d’acciaio.

-Sono curiosa: in cosa, precisamente, dovrei aiutarti?-

            Il Guardiano d’Acciaio sorride.

 

            Una sorta di crocevia interdimensionale, un non-luogo che fa da ponte tra due luoghi. Qui troviamo due uomini. Il primo indossa un costume simile a quello di Iron Fist e l’altro un costume azzurro ed una maschera tradizionale cinese da demone.

-Io dico di attaccare subito e farla finita.- dice il primo.

-No, Serpente d’Acciaio.- ribatte l’altro –Aspettiamo che le Armi Immortali siano stanche a causa dei primi scontri e poi interverremo a dare il colpo di grazia.-

-Bah… faremo a modo tuo, Sharyd, ma non mi piace. In ogni caso, che sia chiara una cosa: i fratelli Rand sono miei. Sia Danny che la ragazza Miranda.-

            C’è una breve esitazione da parte dell’uomo chiamato Sharyd, poi questi risponde.

-E sia… in fondo non m’importa nulla della ragazza.-

 

 

2.

 

 

 

            Il luogo è uno dei condomini più esclusivi di Manhattan. L’amministratore non ricorda di aver mai accompagnato a visitare un appartamento qualcuno così giovane da solo. Se non avesse visto il suo passaporto, giurerebbe che la ragazza al suo fianco non ha più di 16 anni invece che 18. È bella e sa di esserlo, capelli biondi raccolti a coda di cavallo, occhi azzurri freddi come il ghiaccio, un vestito nero scandalosamente corto, scollato e attillato e scarpe con tacchi alti e a spillo. Lui non permetterebbe mai a sua figlia di vestirsi così, questo è certo.

-Ecco, Miss Swann.- le dice –Questo è il suo nuovo appartamento. L’affitto è giù stato pagato per i prossimi due anni ed è a sua completa disposizione da ora.-

-È perfetto.- commenta la ragazza chi si fa chiamare Belinda Swann.

            L’amministratore scuote il capo chiedendosi chi sia davvero quella ragazza che vive da sola in un appartamento simile. Forse una prostituta d’alto bordo. Di certo ha chi le paga i conti ed è uno che non bada a spese. Beh… dopotutto non sono affari suoi.

-Le faccio portar su i suoi bagagli, Miss Swann.-

-Sì grazie.-

            Rimasta sola la ragazza sorride contemplando l’appartamento. È anche più bello di quello di Elektra. Ma è giusto così: dopotutto è lei ora ad essere la più spietata e mortale assassina a pagamento in circolazione. Lei: Nina McCabe alias Belinda Swann alias la letale Cigno Nero.

 

            Mio fratello mi sta sfidando ed io non posso tirarmi indietro. Mio padre deve essere molto soddisfatto di sé. Eppure non voglio arrendermi all’evidenza.

-Ombra Mobile…- gli dico –Questo scontro tra di noi non è necessario.-

-Lo è, invece.- è la sua replica –Tu ed i tuoi amici… e la nostra rinnegata sorella… non dovete uscire vivi da qui e mi incaricherò io di far sì che non accada.-

-Quante storie.- esclama Black Jack Tarr –Una pallottola ben piazzata e metteremo fine a questa buffonata.-

-No, Tarr.- interviene Fah Lo Suee –Lascia che i miei fratelli regolino da soli i loro conti in sospeso e comunque dubito che la tua pallottola sarebbe mai arrivata a destinazione.-

            Mi rivolgo a Ombra Mobile:

-Io non ti colpirò per primo, fratello. Dovrai essere tu a farlo.-

-Se è questo che vuoi… questo avrai.- ribatte lui.

            Con un grido Ombra Mobile balza verso di me.

 

            Paladin è furioso con se stesso per come si sente. La Vedova Nera ha ragione: non si sono promessi niente, ognuno di loro ripeteva di essere libero, che quello tra loro era solo del buon sano sesso tra adulti consenzienti, eppure… eppure cosa? Paladin esita perfino con se stesso ad ammettere cosa prova per Natasha Romanoff.

            Basta, si dice, se la Vedova vuol divertirsi con Devil, faccia pure. Non è certo la sola ragazza che lui conosce e se vuole compagnia per la serata e la notte non ha che l’imbarazzo della scelta.

            Scorre la sua agendina elettronica: Marsha Connors, Felicia Hardy, Joy Meachum, Christine Michaels, Cleo Nefertiti, Dakota North. Aspetta… Joy Meachum…sì: lei andrà benissimo.

            Richiama il suo numero dalla memoria del telefono e dopo due squilli…

-Joy? Sono Paul… sì, proprio quel Paul. Mi chiedevo se eri libera stasera: cena al Four Seasons, Il Lago dei Cigni al Rockefeller Center e poi un altro genere di danza da te o da me, che ne dici? Ok, passo a prenderti alle otto.-

            Perfetto, commenta tra sé e sé il mercenario.

 

 

3.

 

 

            Gli scontri proseguono a ritmo sostenuto e Miranda se la sta cavando bene finora.

-Ma non ha ancora affrontato gli avversari più duri.- commenta Orson Randall –Per esempio la Sposa dei Nove Ragni ed anche te e me.-

-Ma è una che non si arrende.- replica il Principe degli Orfani –Pensavo che lo sapessi ormai: la sola potenza non è tutto. Un avversario più astuto può riuscire a batterne uno più forte.-

-Lo so ma… ok… forse sono davvero vecchio stile e lei è una ragazza… la figlia di Wendell.-

-Dunque è questo il problema: lei ti ricorda Wendell più di quanto lo faccia suo fratello.-

            Orson fa un sogghigno:

-Mi conosci bene amico. Wendell aveva una fiamma che lo divorava, era temerario fino all’incoscienza e spesso si buttava in situazioni da cui non poteva uscire da solo. Temo che Miranda sia come lui.-

-Quindi, nonostante tutto il tuo atteggiamento cinico gli volevi davvero bene.-

-Era mio figlio- sentenzia Orson –Forse non lo era biologicamente, e mi sono chiesto più volte se invece non lo fosse, le possibilità c’erano, ma lo era nel modo che più conta e farò tutto quello che posso perché i suoi figli non debbano soffrire.-

-Lodevole proposito, specie venendo da uno che li ha abbandonati da… da sempre.-

-Allora mi sembrava una buona idea. Avevo i miei motivi… o almeno era quello che mi dicevo. Ora, però…-

            Orson viene interrotto da un frastuono proveniente dall’esterno.

-Ma cosa sta succedendo?- esclama John Aman.

            La risposta arriva da una sentinella:

-Un attacco!-

 

            Marya Meshkova esce dalla stanza con indosso l’abito preparato per lei nella sede segreta dello S.H.I.E.L.D. dove lei e il Guardiano d’Acciaio sono atterrati, un tailleur beige.

-Sei stupenda.- esclama il Guardiano vedendola –Un vero incanto.-

                        Lei si sorprende ad arrossire e replica:

-Grazie. È esattamente della mia misura. Come avete fatto?-

-Siamo andati a occhio.- interviene Yuri Petrovitch –Il Guardiano dice di essere un buon giudice di misure femminili e, a quanto pare, ha ragione.-

-Un po’ me la cavo.- ammette lui con un sorriso.

Anche lui è in borghese. Indossa un completo scuro. Capelli e occhi sono castani. Non è il suo vero volto, pensa Marya, o sì?

-Questi sono i vostri documenti di viaggio.- dice loro Yuri porgendo loro dei passaporti e altre carte.

-Che razza di nome è Jadvyga Petkiene- chiede Marya perplessa.

-Il nome della moglie del commerciante lituano Juzapas Petkus in viaggio d’affari nell’Unione Europea.- risponde il Guardiano.

-Petkus… Petkus.- borbotta la ragazza –Non è il tuo nome? Cioè quello che si dice essere il tuo nome? Josif Petkus, caporale dell’Esercito Russo.-

-E prima ancora dell’Esercito Sovietico.- ribatte l’altro –A volte mi sono chiesto se non fosse il vero nome del primo Guardiano Rosso, ma mi sembra improbabile: Petkus è un cognome lituano e i Lituani non hanno mai amato i Russi.-

-Ma è un nome che le autorità russe conoscono. Quando vedranno questo passaporto capiranno che può essere falso.-

-Può darsi… ma è proprio questo il punto e comunque non sarà questo ad impedirci di compere la nostra missione.-

-Che sarebbe?- chiede Marya incuriosita –Non credi che ora dovrei saperlo?-

-Oh certo, mi pare giusto: andremo in Siberia e libereremo una prigioniera.-

            Marya Andreievna Meshkova, alias Zvedza Dennitza rimane senza parole.

 

            Ivan Petrovitch si è appena svegliato quando nella sua stanza d’ospedale entrano due figure che conosce bene

-Zarina… Murdock. Di nuovo insieme, vedo.-

-Non farti idee strane vecchio cosacco.- replica Natasha Romanoff –Matt è solo un amico che mi sta dando un aiuto su certe questioni legali.-

-Sì… certo.-

-È un piacere vedere che ti stai riprendendo, Ivan.- lo saluta Matt Murdock.

-Ci vuol altro che qualche pallottola per mettermi fuori combattimento.- replica Ivan, poi si rivolge a Natasha –Allora, zarina, cosa hai da dirmi sul tuo viaggio in Russia?-

            E la Vedova Nera gli racconta del suo incontro con Alexi Shostakov, il Guardiano Rosso e della sua successiva rocambolesca fuga dalla madrepatria.

-E così è davvero lui.- commenta Ivan –E pensare che mi piaceva il bastardo. Ora che farai?-

-Ho già preso appuntamento col consolato per firmare le carte del divorzio. Matt mi accompagnerà per assistermi come avvocato.-

-E credi che basterà questo per cancellarlo definitivamente dalla tua vita?-

-Una cosa alla volta, Ivan, una cosa alla volta.-

            Ivan guarda la sua protetta e la vede più fragile di quanto sia mai stata e teme che stavolta non sarà facile per lei superare tutto questo. Se Matt Murdock può aiutarla ben venga, purché la cura non si riveli peggiore del male.

 

 

4.

 

 

            Un attacco rapido e inatteso nel bel mezzo del torneo. Questo è quel che accade quando ci si fida della parola dei reggitori di quelle che sono chiamate le Sette Città dell’Inferno.

            In seguito tu, Danny Rand, ultimo di una lunga serie di Iron Fist, ti fermerai a riflettere e ripenserai ai piccoli segni rivelatori di questo tradimento, per esempio la serie di attentati contro di te e Orson Randall. Se avessi pensato di chiederlo alle altre Armi Immortali avresti probabilmente scoperto che anche loro ne erano stai oggetto, ma ora non c’è tempo per pensare a questo o ad altro, c’è solo il temo di difendersi.

            Tra gli avversari che si fanno sotto ne riconosci due: Scimitar e il Serpente d’Acciaio. Sembra che il tuo destino sia batterti ripetutamente con lui e non sei affatto sorpreso quando lo vedi farsi largo verso di te.

-Rand… è ora di finirla tra noi.-

-Sono d’accordo Davos.- replichi poi ti lanci su di lui.

            Il Serpente d’Acciaio evita facilmente il tuo Calcio della Tigre, ma era esattamente quello che ti aspettavi. Giri su te stesso e gli sferri un calcio rotante alle reni per poi ricadere elegantemente in piedi.

            Davos si rialza rapidamente, pronto ad affrontarti di nuovo.

-Non avrai creduto di poterti sbarazzare così facilmente di me, vero?- ti dice.

-Beh... ammetto di averci fatto un pensierino.- ribatti –Ma so quanto sei coriaceo.-

            Lui non risponde ma scatta col braccio destro verso di te che istintivamente lo blocchi col gomito ma Davos usa l’altro braccio per colpirti al plesso solare e ti fa cadere, poi getta un grido e si lancia verso di te.

 

            Per l’occasione Josephine “Joy” Meachum, ha indossato uno dei migliori abiti da sera del suo guardaroba, un capo dell’ultima Collezione Van Dyne e i capelli biondi che le ricadono liberi sulle spalle nude. Lui, invece, indossa un impeccabile smoking. Non potrebbero essere più diversi questi due: Joy è una manager rampante, Presidente e Chief Executive Officer della Rand-Meachum, importante azienda con interessi in tutto il mondo; l’uomo che conosce col nome di Paul Denning, d’altra parte, si guadagna da vivere come mercenario hi-tech col nome di Paladin e difficilmente si sarebbero conosciuti se anni prima lei non avesse avuto bisogno dei suoi servizi in un momento delicato.

            In questo momento stanno dirigendosi verso il parcheggio del Rockefeller Center dopo aver assistito ad una rappresentazione del balletto “Il lago dei Cigni”.

-Non ti facevo tipo da apprezzare il balletto classico, Paul.- gli sta dicendo lei.

-Oh io so apprezzare tutte le cose belle della vita, Joy - replica lui sorridendo. Raggiungono una Ferrari 575M Superamerica che poco dopo parte ruggendo.

-Devo dire che sai davvero goderti la vita Paul.-commenta Joy –Quest’auto è stupenda. Come hai fatto ad ottenerla? Da quanto ne so, tutti i 599 esemplari esistenti erano già esauriti prima ancora di uscire dalla fabbrica.-

-È stato molto facile: è il compenso per un lavoretto che ho fatto per uno sceicco.-

-Non ti chiederò di che si tratta, conosco il valore della riservatezza negli affari. Sono davvero contenta che tu mi abbia invitato stasera. Sa il cielo se non avevo bisogno di staccare per un po’ dalle preoccupazioni del lavoro. Il mio socio è scomparso come fa spesso lasciando tutto il peso delle decisioni su di me.-

-Tu e Danny Rand andate d’accordo?-

-Abbiamo avuto delle… incomprensioni… in passato ma da un bel po’ abbiamo raggiunto un buon accordo. Ma dobbiamo proprio parlare di lui?-

-Niente affatto. Come hai detto tu. Stasera gli affari lasciamoli da parte e pensiamo solo a rilassarci e divertirci.-

            L’auto imbocca l’entrata di un parcheggio sotterraneo di un palazzo di Midtown Manhattan e pochi minuti dopo i due raggiungono l’ascensore.

-Piano attico, giusto?- chiede Paladin.-

-Ricordi benissimo.- risponde Joy.

            Mentre le porte dell’ascensore si chiudono gli cinge il collo con le braccia e comincia a baciarlo.

 

            Siamo troppo simili io e Ombra Mobile, due facce della stessa medaglia e probabilmente Clive Reston direbbe che lui è il lato oscuro o quello sfregiato. Uno di quei riferimenti a film o altre opere simili che non sempre riesco a capire, ma in questo caso la metafora è facile: noi Cinesi parliamo di Ying e Yang: due forze opposte ma anche complementari.

            Abbandono le mie riflessioni filosofiche e mi concentro sulla battaglia. Evitare il primo assalto del mio fratellastro è facile, ma non mi faccio illusioni: questo sarà uno scontro molto difficile e lui lo sa.

-Non è il primo colpo che conta, Shang Chi.- mi dice –Ma chi vibra l’ultimo.-

            Non perdo tempo a rispondergli e mi rivolgo ai miei compagni:

-Andate! Trovate mio padre e fermatelo. A lui penso io.-

-Ne sei sicuro, Chi?- chiede Reston –Forse possiamo…-

-No.- replico con decisione mentre respingo un altro attacco di Ombra Mobile –Lo sai bene anche tu: qualunque cosa abbia in mente, Fu Manchu deve essere fermato ad ogni costo.-

-Dagli retta, Reston.- interviene Fah Lo Suee –Ha ragione e lo sai, lo sapete tutti.-

            Leiko mi guarda e serra le lebbra. Non so se vuol dire qualcosa ma se è così, ci ripensa e comincia a correre seguita da tutti gli altri. Ora posso concentrarmi su Ombra Mobile.

-Finalmente soli, fratello.- mi si rivolge con un ghigno soddisfatto –Io e te da soli fino alla fine.-

-Se così deve essere, allora sia.- replico con voce cupa. Qualunque altra cosa io dica sarebbe inutile: mio padre ha fatto un buon lavoro nel plasmare la sua anima. Se con me ha fallito, con lui ha avuto pieno successo.

            Smettiamo di parlare e ci scambiamo colpo su colpo. Siamo davvero troppo simili: potremmo combattere per l’eternità e non prevalere mai l’uno sull’altro, ma nessuno di noi due si darà mai per vinto.

 

 

5.

 

 

            Quante volte hai vissuto questa scena? Quante volte tu e il Serpente d’Acciaio dovete combattere per soddisfare la sua sete di vendetta per un torto più immaginato che reale? Quante volte dovete trovarvi sull’orlo della morte prima di decidere di smettere? Non avrai la risposta oggi, Danny Rand, questo è certo. Oggi puoi solo difenderti e cercare di non morire.

            Eviti l’assalto di Davos e ti rimetti in piedi, quindi salti a tua volta vibrando un calcio della tigre ma il tuo avversario accompagna il colpo e ne riceve poco danno.

-Se questo è il meglio che sai fare, Rand, allora ho già vinto.- ti dice.

            Cerca di farti innervosire, una vecchia tattica, ma puoi ritorcergliela contro. Il Davos che conosci è sempre stato guidato dalla collera e sei pronto a scommettere che lo è ancora.

-Puoi dire tutto quello che vuoi Davos…- gli dici sprezzante -… ma alla fine perderai come hai sempre fatto. Con me o con mio padre sarai sempre secondo.-

            Lo vedi digrignare i denti e poi saltare urlando. La tua tattica ha funzionato. Ora devi solo sperare che tutto vada come hai previsto.

 

            La prima reazione dei reggitori delle Sette Città è un collettivo:

-Non è possibile!-

            Lei Kung il Tonante non perde tempo a preoccuparsi del fatto che dopo innumerevoli secoli è stata violata la tregua, ha una difesa da organizzare. Il fatto che il suo stesso figlio, il Serpente d’Acciaio, sia alla testa degli invasori gli fa piangere il cuore, ma non può stare a pensarci adesso. Gli uomini di K’Un Lun vengono richiamati alla battaglia.

            Il Principe degli Orfani si rivolge alle altre Armi Immortali:

-Il tradimento non deve prevalere: siete con me contro questi invasori che hanno violato gli antichi patti?-

-Io, Fratello Cane Numero Uno, ritengo che tutti noi siamo d’accordo: gli invasori si pentiranno delle loro azioni.-

            Gli altri annuiscono.

-Una bella battaglia e poi un bel banchetto ed un sacco di donne. Cosa chiedere di più?- interviene Cobra Grasso.

-Bando alle chiacchiere.- taglia corto Orson Randall -È ora di combattere. Seguitemi.-

            E senza esitare si butta nella mischia seguito da tutti gli altri. Miranda Rand lo segue ma ecco che il misterioso uomo con la maschera da demone si para davanti a lei. È uno in gamba, la ragazza deve ammetterlo. L’ha visto abbattere senza sforzo combattenti apparentemente più forti di lui.

 ed ora si volta verso di lei.

-Miranda Rand.- le si rivolge.

-Tu… mi conosci?-

La sorellastra di Iron Fist è perplessa. Chi è quest’uomo e perché la conosce e non si è fatto ingannare dalla sua maschera?

-Forse ti conosco meglio di chiunque altro, Miranda.- ribatte lui –Se ti arrendi non ti farò del male.-

-Tu sogni.- replica lei e si lancia sull’avversario.

            Il suo calcio prende l’avversario in pieno viso. La maschera da demone si allenta e cade e lei può vedere il viso di un uomo di circa la sua età, un volto che conosce.

-Io… io mi ricordo di te.- esclama sorpresa –Tu… tu sei Conal!-

            E mentre i ricordi tornano il suo mondo va in frantumi.

 

            Il gruppo d’assalto di Fah Lo Suee è ormai ridotto a meno della metà di quanto era all’inizio ma ha comunque battuto il piccolo esercito di Fu Manchu. Mentre Shang Chi è impegnato con Ombra Mobile, i suoi amici si sono fatti largo seguendo la figlia del loro nemico.

-Qui dentro.- dice Fah Lo Suee indicando una porta.

            È Black Jack Tarr a sfondare con un calcio la porta dopo che gli altri le hanno sparato contro. All’interno Fu Manchu è chino su un quadro comandi. Con studiata lentezza si volta e guarda i nuovi arrivati con un sorrisetto irridente.

-Ah, figlia degenere, sei dunque arrivata con i tuoi amici…-dice tranquillo -… e con un tempismo perfetto.-

-Cosa vuoi dire?- chiede Reston.

-La mia ultima invenzione: la macchina dell’Apocalisse: un sistema di satelliti che mi permetterà di ridurre in cenere qualunque luogo della Terra io scelga. Farò finire questo mondo nel fuoco dell’Inferno e rinascerà più forte di prima-

-Tu sei pazzo!- esclama Leiko Wu

-Pazzo?- replica il Dottore del Diavolo –I grandi uomini sono stati spesso definiti pazzi da chi non era in grado di capire l’ampiezza delle loro visioni. In ogni caso, per dare il via al cambiamento basterà il semplice tocco di un pulsante.-

            Prima che Fu Manchu possa fare il gesto definitivo una raffica di mitra lo falcia spietatamente. Fu Manchu guarda stupito Black Jack Tarr come se facesse fatica a credere che l’Inglese abbia davvero osato tanto, poi comincia a cadere mentre la sua mano tenta comunque di raggiungere il fatale pulsante.

            Clive Reston gli balza addosso e lo trascina lontano dal quadro comandi.

-Mi dispiace, Fu, ma non sarebbe stato sportivo lasciartelo fare.- commenta l’agente segreto britannico -Ripensandoci, non mi dispiace affatto. Ora vediamo di distruggere quest’affare prima che possa davvero far danni.-

            Qualcosa lo colpisce improvvisamente alla schiena e Clive crolla a terra. Poco prima di perdere i sensi vede Fah Lo Suee avanzare verso di lui stringendo in pugno un’arma ancora fumante.

-Tu… maledetta p…- riesce a dire prima che il buio cali su di lui.

-Mi dispiace davvero, Clive…- dice la figlia di Fu Manchu con un’espressione triste in volto -...ma avresti dovuto sapere che non potevi davvero fidarti di me.-

            Mentre i suoi uomini bloccano Leiko e Tarr, lei raggiunge il quadro comandi e sorride soddisfatta.

-Finalmente.- esclama –Ora ho il potere per conseguire i miei scopi. Domani io, Fah Lo Suee, riuscirò dove mio padre ha fallito: sarò la padrona del Mondo!-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Se dicessi che questo è un finale inaspettato, probabilmente mi illuderei o mentirei consapevolmente. In ogni caso, così è andata.

            Giusto per rinfrescarvi le idee:

1)     Ombra Mobile è un fratellastro di Shang Chi allevato in segreto da Fu Manchu come risorsa nel caso i suoi piani su Shang Chi fossero falliti come, in effetti, è accaduto. Lo possiamo definire il doppio negativo del Maestro del Kung Fu. È stato creato dalla mitica coppia Doug Moench & Paul Gulacy nella miniserie: “Master of Kung Fu” del 2002.

2)     Sempre dalla stessa miniserie ho tratto la macchina del Fuoco Infernale o dell’Apocalisse ora caduta in mano a Fah Lo Suee.

Può Shang Chi fermare da solo i folli piani di sua sorella? Cosa farà Miranda Rand a confronto coi fantasmi del suo passato? Fu Manchu è davvero morto? E Clive Reston? Queste ed altre domande avranno risposta (beh magari solo parziale) nel prossimo episodio assieme ad una sorpresa per Paladin ed altro ancora

 

 

Carlo

Carlo



[1] Come ben sa chi ha letto The Others #29/35.

[2] Che se non l’aveste ancora capito è il servizio di controspionaggio e sicurezza interna della Federazione Russa

[3] Un ruolo analogo a quello del Consigliere per la Sicurezza Nazionale nell’amministrazione presidenziale americana.