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(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 60

 

SEGRETI E BUGIE

 

(EPILOGO)

 

 

ANATOMIA DI TRE OMICIDI (E DI UNA VENDETTA)

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Nina McCabe attraversa con rapidità il terminal dei voli dagli Stati Uniti dell’Aeroporto Internazionale di Tokyo. Indossa un tubino nero aderente firmato Versace e i lunghi capelli biondi sono raccolti a coda di cavallo. Completano il suo abbigliamento scarpe nere di Ferragamo e borsetta nera di Louis Vuitton. Quando sono altri a pagare i conti, perché non permettersi il meglio?

            Si guarda intorno. Era sicura che il suo misterioso committente, colui che le aveva commissionato due omicidi, l’avrebbe contattata all’arrivo a Tokyo ma…

-Miss Swann?-

            A parlare è stata una ragazza giapponese che dimostra circa 25 anni. Indossa un tailleur scuro di alta sartoria, i capelli le ricadono sulle spalle e gli occhi sono coperti da occhiali scuri.

            L’ha chiamata col suo nome di copertura, quindi deve essere chi stava aspettando.

-Sono io e lei è…-

-Il mio nome non è di alcuna importanza.- risponde la giapponese –Il mio compito è scortarla alla sua metà e darle ulteriori istruzioni.-

-Speravo di conoscere chi mi ha ingaggiato.- ribatte Nina -Era un uomo, quindi lei chi è? Una specie di sua assistente?-

            La ragazza fa un sorrisetto mentre risponde:

-Una specie, sì. Ora venga con me Miss Swann.-

            Escono all’aperto dove le aspetta una limousine. Le due donne si siedono l’una di fronte all’altra e l’auto parte.

            La Giapponese apre un sportellino ed appare un piccolo vano bar.

-Desidera qualcosa?- chiede.

-Grazie non bevo.- risponde Nina.

-Peccato, non sa cosa si perde. Questo è un Veuve Clicquot d’annata. Merita un assaggio.-

            Nina si limita a fare spallucce. Durante il viaggio il suo sguardo è attirato dalla città intorno a lei. È il suo primo viaggio in un altro continente e la ragazzina che è in lei è pur sempre curiosa.

-Ma cos’è successo?- chiede -Cosa sono tutte quelle macerie? C’è stato un terremoto?-

-Qualcosa del genere.- risponde evasivamente la sua interlocutrice.[1]

            Finalmente l’auto si ferma nel cortile interno di una villa all’estrema periferia di Tokyo. Chiunque la possieda deve essere molto ricco… e molto potente, pensa Nina.

-Spero si goda il soggiorno, Cigno Nero.- le si rivolge la giapponese mentre scendono dall’auto chiamandola col nomignolo affibbiatole dal vecchio gangster Eric Slaughter.

-Adesso basta – sbotta Nina –Mi avevate promesso che se avessi lavorato per voi mi avreste rivelato chi ha incastrato Elektra e dove si trova. Voglio saperlo adesso.- con rapidità insospettata la ragazza americana estrae un piccolo coltello dalla borsetta e lo punta alla gola della sua interlocutrice –In questi ultimi giorni ho ucciso almeno otto uomini, uccidere anche lei e chiunque altro provi a fermarmi non mi crea problemi.-

-Ammiro la sua determinazione.- replica la ragazza giapponese senza mostrare segni di paura –Stia tranquilla: avrà le sue risposte ed anche un compenso notevole per l’ultimo incarico che intendiamo affidarle.-

-Un altro omicidio?- Nina non abbassa la guardia ma aggiunge-E chi dovrei uccidere stavolta?-

 

            Se Nina sapesse dove si trova adesso Elektra Natchios forse cambierebbe i suoi piani… o forse no, chi può saperlo? Ma queste speculazioni non ci interessano adesso.

            La città è Las Vegas, la città del peccato (una delle tante in verità ma non ditelo ai suoi abitanti), il luogo è un casinò chiamato Coliseum e precisamente l’attico ove risiede la proprietaria Suzy Berengetti, che esce dalla doccia coperta solo da un asciugamano di spugna per trovare, comodamente seduta sulla poltroncina presso il tavolo da toilette, una donna inguainata in un body scarlatto, i lunghi capelli neri fermati da una bandana rossa. Sul suo grembo delle specie di lunghi coltelli a due punte.

-Ma che…-esclama Suzy.

-Io sono Elektra.- risponde la donna –Ho ricevuto la sua proposta.-

-Io non pensavo che… come ha saputo che ero io ad averla ingaggiata? Credevo di aver coperto bene le mie tracce.-

            Elektra si limita ad un sorriso.

-Nessuno l’ha vista entrare spero.- continua Suzy Berengetti –Il mio servizio di sicurezza…-

-È molto efficiente ma nulla riesce ad impedirmi di andare dove voglio e nessuno mi vede se non voglio essere vista.-

-Me lo auguro: lei è ricercata viva o morta e si sapesse che è stata qui…-

-Nessuno lo saprà… nemmeno quel suo poco comune capo della sicurezza che è uscito da poco da qui… a meno che non sia lei a dirlo s‘intende. Ma ho la sensazione che lei non voglia che si sappia del nostro contratto, sbaglio?-

-Non sbaglia. Allora perché è venuta?-

-Volevo vederla da vicino… capire perché una donna come lei… ovviamente ho preso informazioni sul suo conto… perché una donna come lei, dicevo, ha preso la decisione di commissionare un omicidio e di ingaggiare proprio me.-

            Recuperato il sangue freddo Suzy si avvicina all’armadio.

-Le dispiace se mi vesto mentre parliamo?- chiede -Mi sento a disagio con addosso solo quest’asciugamano.-

-Faccia come vuole, questa è casa sua dopotutto.- risponde Elektra.

-Perché, mi chiedeva? Comincerò dalla seconda domanda: ho scelto lei perché è la migliore killer a pagamento del mondo ed io posso permettermi i suoi onorari. Quanto all’altra domanda…conosce il Sindacato di Chicago?-

-E chi non ne ha mai sentito parlare? L’organizzazione criminale più famosa del Midwest e della Costa Occidentale. Ora non è più potente come ai tempi di Al Capone ed è stata praticamente espulsa da Las Vegas ma è ancora temibile. L’uomo che lei vuole morto è uno dei suoi capi. Suo marito non era un santo ma per quanto ne so non ha mai ordinato un omicidio, quindi vorrei capire cosa le ha fatto cambiare idea al riguardo.-

-Mio marito è morto e c’è chi pensa che io non sia adatta a gestire i suoi affari.-

-Perché è una donna?-

-Non gliel’ho chiesto e non ha importanza. Negli ultimi tempi ho subito diversi attentati, i miei dipendenti sono stati minacciati. La polizia non può far molto.-

-Il suo addetto alla sicurezza…-

-Sì, è un tipo speciale, come ha intuito. Ma può pestare qualcuno, spezzare qualche braccio o qualche gamba ma non si spingerà più oltre. Io voglio qualcuno che risolva il problema alla radice… che lo elimini una volta per tutte.-

-A costo di superare un limite da cui non si torna indietro? Io sarò la sua arma ma lei sarà un’assassina al pari di me. Io ho imparato a sopportare questo fardello, lei può farlo?-

-Farei qualunque cosa per proteggere quello che mi ha lasciato Mike e soprattutto quelli che lavorano per me.-

-Non volevo sapere altro. Noi non ci vedremo più e non avrà mie notizie fino a cose fatte. Addio.-

            Elektra apre una finestra e si tuffa all’esterno.

-Siamo a più di trenta piani di altezza.- esclama Suzy ma quando si affaccia alla finestra di Elektra non c’è alcuna traccia.

 

            La Vedova Nera controlla che l’imbracatura sia stretta a dovere e ripassa mentalmente le cose da fare.

-Sei sicura di voler proseguire?- le chiede Yuri Brevlov, già capo della sezione russa dello S.H.I.E.L.D. di recente smantellata.

-Ne sono sicurissima,- replica Natasha Romanoff –Avevo promesso a Ivan il Terribile che se avesse osato attaccare me o chi mi è caro avrebbe subito la mia vendetta… è ora che veda che io mantengo sempre le mie promesse… anche se questo significa entrare clandestinamente nella mia stessa patria da cui sono stata nuovamente espulsa.-

-Ivan Petrovitch è vivo e si sta rimettendo bene.-

-Non lo faccio solo per lui. C’è anche la questione del ritorno dalla morte di mio marito Alexi, un mistero che devo risolvere.-

-Sarai sola lo sai? Lo S.H.I.E.L.D. non ti può offrire alcuna copertura e le forze di sicurezza russe probabilmente ti spareranno a vista.-

-Queste cose non mi hanno mai fermato prima e non lo faranno adesso.-

-Vedo che, come immaginavo, non c’è modo di farti cambiare idea, ma ho voluto tentare lo stesso. Ora siamo sopra le coordinate di Borivichi, la fortezza privata di Ivan il Terribile. Se il vento non ti tradisce atterrerai a meno di cento metri da lì, dopodiché toccherà a te trovare un modo di entrare. Hai una settimana di tempo per completare la tua missione e raggiungere il punto di estrazione. Trascorso questo tempo il mezzo di raccolta se ne andrà e tu dovrai cavartela da sola. Sei pronta?-

            La Vedova Nera non risponde, ma apre il portello dell’aereo e si tuffa nel vuoto. Piomba giù in caduta libera contando mentalmente i secondi, poi preme un pulsante e sotto le sue ascelle si dispiegano due ali che le consentono di planare dolcemente.

            Se Brevlov non si è sbagliato, il suo equipaggiamento la rende invisibile a qualsiasi forma di rilevazione. Nessuno saprà che lei è lì finché non sarà troppo tardi.

            Atterrà dolcemente e si libera del deltaplano ascellare. Ora deve raggiungere la fortezza e mostrare a Ivan Pushkin che non si deve prendere alla leggera la collera della Vedova Nera.

 

 

2.

 

 

            Dalla sua postazione Paladin controlla la sua arma. Tutto a posto. Del resto il vero problema non è uccidere Georges Delannoy, trafficante di droga e farabutto patentato, quello non lo impensierisce affatto, è riuscirci senza coinvolgere innocenti e filarsela indisturbato… ma non sarebbe uno dei più quotati mercenari in circolazione se non fosse in grado di risolvere anche questo genere di problemi.

            Delannoy è in gamba: cerca sempre di evitare schemi fissi nel suo comportamento. Non dorme mai negli stessi posti non esce mai alla stessa ora e cose così, ma ha un punto debole, lo stesso di molti uomini, compreso lui stesso in fondo, pensa Paladin sogghignando: una donna.

            In questo momento lo sta inquadrando nel suo mirino. Lo sta vedendo come se fosse a pochi centimetri da lui, non può mancarlo nemmeno se volesse ed è troppo lontano perché gli uomini di Delannoy possano raggiungerlo prima che lui si eclissi.

            Deve solo fare fuoco.

 

            Rick Mason sta sudando freddo. Quando ha accettato di infiltrarsi nell’organizzazione terroristica chiamata Spettro Nero nei panni dell’irlandese Sean O’Donnell, non si aspettava di doversi battere contro una mezza dozzina di agenti di quell’organizzazione e specialmente contro uno dei suoi capi: la temibile mutante Nekra. Eppure non ha scelta, perché l’alternativa sarebbe restare senza far niente mentre la navicella in cui si trova a bordo spara letali missili contro la sede del Dipartimento della Sicurezza Interna a Washington.

-Qualcosa ti turba, caro O’Donnell? Forse l’idea di uccidere così tante persone?

            La voce di Nekra ha un’inflessione strana. Che sospetti qualcosa? Probabilmente è solo paranoia.

-Non ho problemi ad uccidere, solo preferisco bersagli specifici e possibilmente mi piace guardarli negli occhi.-

-Sei un romantico, O’Donnell, come tutti gli Irlandesi mi dicono. Noi non possiamo permetterci simili debolezze. Dobbiamo essere forti se vogliamo vincere.-

-E quale sarebbe il piano?-

-Semplice: prima spareremo tutti i nostri missili poi salteremo giù ed uccideremo chiunque sia rimasto in vita,-

-Signora…- interviene uno degli altri uomini -… siamo sul bersaglio.-

-Allora, sparate!-

            Il mio tempo è scaduto, pensa Rick Mason.

 

            Finora è andato tutto bene, pensa la Vedova Nera. La fortezza di Borivichi appare davvero impressionante ma lei si è infiltrata in posti peggiori e ne è sempre uscita con successo, non intende fallire proprio stavolta. C’è troppo in gioco, troppe cose personali.

            Sbarazzarsi degli uomini di guardia non è difficile, non sono alla sua altezza. Ora è dentro e tutto quel che deve fare è trovare Ivan Andreievitch Pushkin e poi si vedrà chi tra loro due merita il soprannome di Terribile.

 

 

 

3.

 

 

            Paladin vede la scena come se fosse davanti ai suoi occhi. Delannoy che sta bevendo un cognac nella stanza da letto, la sua donna ancora tra le lenzuola, una delle sue guardie del corpo che entra nella stanza, alza gli occhi ed esclama:

-Ma cos’è quello?-

Il proiettile ad alta penetrazione attraversa il vetro blindato come se fosse fatto di burro. La guardia del corpo spinge di lato il suo capo ma con il solo risultato che il proiettile che doveva colpirlo in fronte lo prende alla gola.

            Perfetto, pensa Paladin. A tutto hanno pensato i suoi avversari tranne che a un drone telecomandato. Lui non si è mai mosso dal suo albergo. Non per niente è un mercenario tecnologico. Sorride.

 

Natasha avanza con circospezione finché non individua la stanza da letto di Pushkin. Anche stavolta non le è difficile entrare senza farsi sentire. Il cosiddetto Ivan il Terribile dorme come un bambino. Sarebbe molto facile ucciderlo nel sonno, basterebbe un ben assestato Morso di Vedova, ma questo non è lo stile della Vedova Nera, non più.

            Lo scuote e dice:

-Svegliati.-

            Ci vuole un solo secondo all’ex ufficiale del KGB per essere completamente sveglio. La ragazza al suo fianco, invece, continua a dormire.

-Tu… qui?- esclama Pushkin.

-Ti avevo avvertito, Ivan Andreievitch.- gli si rivolge Natasha -Non dovevi più attaccare me o qualcuno che mi è caro o avresti subito la mia vendetta.-

-Non capisco che stai dicendo.-

            Natasha fa un breve resoconto dello scontro a fuoco avvenuto pochi giorni prima tra le montagne al confine tra Afghanistan e Pakistan[2] ed alla fine Ivan il Terribile scuote la testa e risponde:

-Ho sentito di quello scontro ma non sapevo ci fosse coinvolto il tuo padrino. Erano solo affari comunque, niente di personale… e poi il vecchio Petrovitch se l’è cavata, no?-

-Non per merito tuo.- ribatte Natasha –E per me è una questione molto personale, credimi.-

            La Vedova Nera tende il braccio destro preparandosi a sparare un colpo letale del suo Morso di Vedova dal bracciale che porta al polso, quando la porta si spalanca e la stanza si riempie di uomini armati fino ai denti.

Non avrai creduto che non avessi i mezzi per dare l’allarme anche da qui, vero?- le si rivolge Ivan sogghignando -Vuoi arrenderti pacificamente oppure…?-

            Senza perdere la calma Natasha si volta e punta il braccio contro uno degli uomini appena entrati e gli spara abbattendolo, poi ripete il gesto usando il bracciale sinistro, quindi si tuffa contro gli avversari. Nello spazio ristretto della stanza gli sgherri di Ivan non possono sparare senza rischiare di colpirsi tra di loro o, peggio, di colpire il loro capo e lei ne approfitta colpendo con tutto quello che ha a disposizione.

            Sta vincendo quando qualcosa la colpisce alla nuca facendola cadere svenuta.

-Non avresti dovuto dimenticarti di me.- le dice Ivan il Terribile –Dopotutto non ho fatto carriera stando dietro a una scrivania.- si rivolge ai suoi uomini, che si stanno faticosamente rimettendo in piedi –Portatela nelle segrete ed assicuratevi che sia ben legata. Non dimenticate quanto è letale.-

-Vania.-[3] esclama la donna che era a letto con lui, ormai sveglia –Che sta succedendo?-

-Nulla di importante, tesoro.- replica, brusco, Ivan –Torna a dormire Io devo sbrigare una questione d’affari poi ti raggiungerò.-

            La donna, una bionda alta dai capelli corti e gli occhi azzurri, si limita a fare una smorfia.

 

            Nina McCabe non abbassa il coltello mentre la donna davanti a lei prende un foto da una cartelletta.

-Quest’uomo è un oyabun della Yakuza.- le dice –Si chiama Kenzo Orii. Non farti ingannare dai suoi capelli bianchi, è un maestro delle arti marziali ed ha al suo servizio uomini altrettanto esperti in ogni forma di combattimento con ogni tipo di arma. Accetti l’incarico?-

            Nina abbassa il coltello.

-Non ho molta scelta mi pare.- risponde –Mi dica di più.-

 

 

4.

 

 

            Per Natasha Romanoff le cose non potrebbero essere peggiori. Si è svegliata incatenata ad una parete di quella che sembra una camera delle torture nei sotterranei della fortezza ed è costretta a stare inginocchiata in modo innaturale. Le hanno abbassato la zip del costume fino al limite massimo e la stanno squadrando con sguardi inequivocabili. Ivan Pushkin si è rivestito di tutto punto e sfoggia un sorriso sardonico.

-Ti trovo bene, Natalia Alianovna.- le dice afferrandola per il mento –I miei uomini non ti hanno strapazzato troppo, spero.- la Vedova Nera non risponde e Ivan prosegue –Questa è una fortezza molto antica. Ai tempi degli Zar vi venivano rinchiusi nemici politici di cui si voleva far perdere le tracce dopo averli torturati per costringerli a denunciare i loro complici. Quando ho comprato questo posto ho trovato le segrete bell’e pronte e ne ho approfittato spesso sai? Ora che dovrei fare con te? Potrei farti torturare per giorni ma sarebbe un vero peccato rovinare questo bel corpo. Potrei usarlo meglio per divertirmi finché non mi sarò stancato di te e poi lasciarti ai miei uomini finché anche loro ne avranno abbastanza dopodiché spedirti in uno dei miei bordelli dove certi tuoi talenti sarebbero usati a mio profitto… ma ti conosco: non ti domerei mai e prima o poi evaderesti e mi verresti di nuovo a cercare. No… meglio eliminare il problema alla radice ed ucciderti… il che non esclude un po’ di divertimento prima.-

            La mano di Ivan scivola sui suoi seni e Natasha gli sputa in faccia

-Bastardo.- esclama,

-Sei una vera gatta selvatica… meglio… mi divertirò anche di più. Toglietele questa maledetta tuta, strappategliela se necessario.-

            Mentre gli uomini di Ivan il Terribile si apprestano a fare quanto ordinato dal loro capo, Natasha alza il capo verso la fonte di un lieve rumore che ha appena sentito. Alle spalle di Ivan è appena apparsa la donna che era prima con lui a letto. In mano ha una mitraglietta. Ma che vuol fare?

            Natasha non ci aveva badato quando l’aveva vista nella camera di Pushkin ma ora che la guarda meglio si accorge che ha un’aria familiare. Dove l’ha già vista prima? Ma certo è…

            Un colpo secco ed una delle guardie di Ivan crolla colpito alla nuca.

-Ma cosa…?- esclama Pushkin sorpreso –Tatiana, cosa stai facendo?-

-Quello che avrei voluto fare da tempo.- replica, secca, la donna mentre passa la modalità della sua arma da colpo singolo a raffica –E il mio nome non è Tatiana ma Debra… maggiore Debra Levin del F.S.B.-[4]

-Una spia di Vazhin… ma lui è stato destituito ed ora è in galera.-

-Un fatto che prima o poi sarà rettificato… nel frattempo, caro Vania, dì ai tuoi uomini di liberare la Vedova Nera o mi vedrò costretta ad aprire qualche buco supplementare in quel tuo disgustoso faccione.-

            Ivan legge la determinazione nei suoi occhi e dopo una breve esitazione…

-L’avete sentita no? Fate quel che ha detto.-  ordina.

            La Vedova viene liberata. Si massaggia i polsi e si risistema la tuta poi si dirige verso un tavolo dove ci sono la sua cintura e i suoi bracciali e se li infila.

-Devo ringraziarla Maggiore Levin, me la stavo vedendo brutta. Mi spiace averle bruciato la copertura.-

-Prima o poi doveva succedere. Stavo avendone abbastanza di quel porco di Ivan. Con la caduta di Vazhin sono stata lasciata a me stessa. Solo Alexei Mikhailovitch era al corrente della mia missione e come suo principale collaboratore penso di essere un po’ fuorilegge anch’io adesso.-

            Mentre le due donne parlano, hanno disarmato gli uomini di Ivan e li hanno radunati sul fondo della stanza, poi, dopo aver spinto Pushkin nel corridoio, richiudono il pesante portone intrappolandoli dentro.

-Cosa credete di poter fare adesso?- chiede Ivan –Anche se riuscirete a portarmi davanti alle autorità io sarò fuori in un batter d’occhio. Tu invece, Tatiana, Debra o comunque ti chiami, temo proprio che andrai a far compagnia: al tuo amato Vazhin in una cella della Lubyanka.-

-Ci penseremo al momento giusto.- replica Debra spingendolo sulle scale.

            Arrivati in cima Ivan esita, poi decide di rischiare il tutto per tutto e si tuffa in avanti. Prima che le due donne possano reagire, si è richiuso il portone d’ingresso alle spalle.

-Brutto figlio di…- esclama Debra Levin.

 

            Il viaggio sino a Chicago è stato facile. Elektra si meraviglia sempre di come bastino solo pochi tocchi al suo aspetto per non essere riconosciuta. Un tempo non le sarebbe importato più di tanto ma ora il suo ritratto è appeso alle pareti di tutti gli uffici postali e di polizia federale e locale della nazione e il suo nome figura nella lista dei dieci ricercati più pericolosi. Ancora non sa chi deve ringraziare per questa situazione ma prima o poi riuscirà a scoprirlo e si toglierà qualche soddisfazione.

            Scaccia questo pensiero e si concentra sul suo incarico: ha due uomini da trovare e da uccidere e un messaggio da lasciare. Sa da dove cominciare.

 

            La villa si trova sul mare fuori dal centro urbano di Marsiglia e Paladin riesce a penetrarvi abbastanza facilmente. Da una porta-finestra che dà su una terrazza entra in quello che sembra uno studio privato, dove una donna bionda siede ad una scrivania.

La donna alza gli occhi sorpresa e preoccupata, poi riconosce l’intruso e sorride alzandosi ed andando verso di lui:

-Paladin!- esclama –Potevi anche entrare dalla porta principale.-

-Mi conosci, Renée. Mi piacciono le entrate ad effetto.- risponde lui con un lieve sogghigno.

-Ho appena sentito della tua impresa. Sei stato bravissimo ad eliminare Delannoy in quel modo.-

-Cerco sempre di essere creativo. Ora Renée… se mi accrediti il resto della somma concordata quando mi hai incaricato di uccidere Delannoy, mi riterrò soddisfatto.-

-Quanta fretta,- replica lei abbracciandolo -Perché prima di parlare di affari non ci concediamo qualche momento... intimo?-

-Prima il dovere e poi il piacere… Renée.- ribatte Paladin sciogliendosi dall’abbraccio.

-E va bene, va bene.-

            Renée Daladier si avvicina al computer e fa pochi gesti, poi...

-Fatto. Ora sei un uomo molto più ricco… Patrick.-

-Toglimi una curiosità, Renée… che ne sarà ora dei traffici illeciti di Delannoy? Intendi rilevarli tu?-

-Ma naturalmente per quale altra ragione credi che ti abbia chiesto di eliminarlo?-

-Oh… lo sapevo, ma volevo sentirtelo ammettere.-

            In quel momento la porta della stanza si spalanca ed entrano dei poliziotti armati di tutto punto.

-Cosa?- esclama Renée.

Riconoscere nei nuovi arrivati degli agenti dei GIPN[5] e capire di essere stata incastrata sono una cosa sola. Mentre viene ammanettata, furente, si rivolge a Paladin:

-Tu mi hai tradito.-

-Non posso negarlo.- replica sorridendo il mercenario –Ti ho detto che non avrei avuto scrupoli morali ad uccidere un trafficante di droga ed è vero. Il problema è che ne ho nel favorirne un altro ad allargare i suoi affari. Si vede che mi sono intenerito con l’età. Dopo che ci siamo separati a Parigi ho contattato un mio vecchio amico nei servizi di sicurezza francesi a cui avevo fatto un favore anni fa e lui mi ha aiutato a mettere in piedi un piano per sbarazzarci di due trafficanti di droga in un colpo solo.- -Tu non hai ucciso Delannoy.- capisce Renée –La Polizia non te lo avrebbe permesso.-

-Chissà? Forse sì. In ogni caso hai ragione: gli ho sparato solo un potente narcotico. L’attentato è però bastato alla polizia per avere la scusa di irrompere nella villa di Delannoy. Il resto… compresa la falsa notizia della sua morte è stato facile. Sono stato bravo?-

-Ti ucciderò, Paladin.- gli urla in risposta Renée –Non è facile trattenermi in una prigione… tu che frequenti i supereroi prova a chiederlo a Cloak e Dagger. Quando meno te lo aspetti mi troverai alla tua porta e allora nulla potrà salvarti, mi hai capito?-

            Mentre la donna viene portata via, un ufficiale di polizia si avvicina a Paladin e gli dice:

-Non sembra molto impressionato da quelle minacce, Monsieur Paladin.-

-Ne ricevo di simili quasi ogni giorno e sono ancora qui.- replica il mercenario.

-Circolano voci inquietanti su Renée Daladier qui a Marsiglia. La chiamano Ecxtasy e dicono che chi la ostacola tende a scomparire nel nulla.-

-Vorrà dire che starò molto attento. Ora mi dica, tenente, è prevista una ricompensa per il sottoscritto per questo lavoretto? A chi devo rivolgermi?-

-Beh… io non so… non…-

-Lasci perdere: mi accontenterò di esser stato profumatamente pagato per un omicidio che non ho commesso. Magari non è etico ma è molto utile al mio conto in banca.-

 

 

5.

 

 

            Una ragazza della sua età dovrebbe fare altro, pensa Nina McCabe mentre, inguainata nel suo costume da battaglia nero, scivola all’interno della tenuta di Kenzo Orii. Purtroppo lei ha perso la sua innocenza da tempo, forse già da quando ha visto suo padre morire davanti ai suoi occhi, ucciso da Bullseye, molto prima che dei balordi la violentassero. Le hanno tolto qualcosa di molto prezioso ma le hanno anche insegnato una dura lezione e lei è un’allieva molto diligente. Lo potrebbe dire anche Elektra come è stata brava ad imparare l’arte dei ninja e molti modi di uccidere un essere umano. Magari Elektra non pensava che lei sarebbe entrata così presto nel suo genere d’affari, ma il destino ha uno strano senso dell’umorismo.

            Sbarazzarsi delle guardie è un giochetto da ragazzi per Nina e presto la via per lo studio privato di Kenzo Orii è libera. Quando vi entra Nina ci torva un uomo dai capelli bianchi con in mano una katana.

-Credevi di trovarmi spaventato, ragazza?- le si rivolge in inglese –Hai molto da imparare su Kenzo Orii e te lo insegnerò nel modo più duro. Sei un’occidentale ma conosci le tecniche della Mano, qual è il tuo nome?-

-Mi chiamano Cigno Nero.- risponde Nina.

-Un nome appropriato per la tua grazia e bellezza ma devo dire di essere deluso: mi aspettavo qualcuno come la leggendaria Elektra, invece Tsurayaba ha mandato te che sei poco più di una ragazzina.-

-Chi è Tsurayaba?- si lascia sfuggire Nina, perplessa: è questo il nome del suo misterioso committente?

-Non lo sai davvero?- replica con un sorriso Orii –Interessante. Ma ora basta parlare: è il momento di far udire il canto delle spade.-

            E comincia così un duello di katana contro katana. Le lame mandano scintille mentre Orii incalza Nina. È davvero uno spadaccino esperto come le avevano detto. Potrebbe vincere.

            Nina si ritrova con le spalle ad una parete.

-Mi dispiace, Cigno Nero, ma dovrò staccare la tua testa da quel tuo delizioso collo.-

-Col cavolo.- replica Nina sferrandogli un calcio all’inguine.

            Orii si piega dal dolore lasciando andare la katana e a fatica riesce a dire:

-Non… non… è stato… leale.-

-Me ne frego della lealtà e di tutti i vostri stupidi codici d’onore.- replica la ragazza –Questo non è un maledetto gioco. Ora facciamola finita.-

            Con un gesto rapido la katana di Cigno Nero penetra nel petto di Kenzo Orii trapassandolo da parte a parte. L’uomo non grida, non emette suono, a parte una specie di gorgoglio, e si rovescia sul pavimento.

            Ce l’ho fatta anche stavolta, pensa Nina, ma non si sente soddisfatta.

 

            Clive Reston scuote la testa e poi fissa la donna conosciuta come Fah Lo Suee.

-Fammi capire… tu vorresti che ci unissimo a te nell’attaccare tuo padre prima che lui dia il via ad un altro dei suoi pazzeschi piani e ti aspetti che io e la mia squadra ci stiamo? In occasioni passate ci hai sempre traditi, per tacere di quella volta che mi hai quasi ucciso.-[6]

-Sono lieta che tu sia sopravvissuto, Reston.- replica, tranquilla la figlia di Fu Manchu –Sei sempre stato un valido avversario e saremmo dei magnifici alleati.-

            Reston cerca di non incrociare lo sguardo di Fah Lo Suee. Da qualche parte deve aver letto che è ipnotico ed ammalia i maschi.

-Perché dovremmo fidarci di te?- chiede.

-Perché vi ho salvato la vita e perché non avete scelta.-

            Clive odia ammetterlo ma forse Fah Lo Suee ha ragione. Il suo sguardo si sposta sui suoi amici: Black Jack Tarr, Leiko Wu e Shang Chi, fratellastro di Fah Lo Suee ed anche lui implacabile nemico del padre, sia pure per motivi diversi dalla sorella. Sa cosa pensano: è come fare un patto col Diavolo e sperare di non uscirne scottati ma che scelta hanno se vogliono uscire da quella situazione?

 

            La Vedova Nera corre per le scale. Aprire il portone le ha fatto perdere fin troppo tempo. Non aspetta Debra Levin… stavolta Ivan non le sfuggirà

            Il cammino le viene sbarrato da guardie armate. Conosce il tipo: ex Spetnaz, la crema delle forze speciali russe, addestrati dai migliori e riciclatisi come mercenari. Il loro addestramento è stato all’acqua di rosse in confronto a quello che ha ricevuto lei. Non si farà fermare.

            Il combattimento è duro ed intenso. Natasha comincia col disarmare quello più vicino a sé usando il Morso di Vedova poi con un calcio rotante ne abbatte un secondo. Evita le pallottole di un terzo e salta contro di lui. Con due colpi ben assestati del taglio delle mani stende l’avversario assieme a quello che aveva disarmato prima. È una furia scatenata e quando arriva anche Debra Levin per i mercenari rimasti non c’è nulla da fare

            Sgombrato il campo Natasha esce nel cortile interno e si guarda intorno. Ci sono diversi SUV parcheggiati e Ivan potrebbe essere a bordo di uno di essi che si prepara a fuggire. Non si aspettava un tale disastro in casa sua e deve aver perso il controllo dei nervi…oppure è appostato da qualche parte deciso a provare ad uccidere lei e la Levin.

            Forse è l’istinto affinato da anni di esperienza o un lieve rumore, fatto sta che la Vedova si sposta di scatto evitando d’un soffio un proiettile che le passa vicino alla testa.

            Ivan Pushkin esce dal suo nascondiglio e spara ancora. Natasha corre a zig zag verso di lui evitando i suoi colpi e gli sferra un calcio facendolo cadere a terra mentre la sua arma rotola lontano.

            Ora la Vedova Nera lo sovrasta e gli punta contro il bracciale destro.

-Ci ritroviamo alla situazione di partenza.- dice.

-Allora vuoi proprio uccidermi? Che aspetti a farlo?- le urla Pushkin.

            Natasha si guarda intorno e prende una decisione.

-Maggiore Levin, mi dia la sua mitraglietta per favore.- chiede.

            La giovane ufficiale dei servizi di sicurezza interni esita solo un decimo di secondo, poi porge la sua arma alla Vedova Nera, che la soppesa per un istante e poi la regola su colpo singolo… quindi spara ad entrambe le ginocchia di Ivan.

            Il criminale grida ma la Vedova non gli bada. Regola la mitraglietta su raffica e spara contro i serbatoi di un paio dei veicoli parcheggiati e mentre la benzina cala sul terreno, si procura un accendino da uno degli uomini a terra.

            Per la prima volta sul volto del cosiddetto Ivan il Terribile compare un’espressione di autentica paura mentre capisce cosa sta per succedere.

-Cosa…? Non puoi farlo… sei pazza.- esclama –Uccidimi e facciamola finita ma non così.-

-Vedova…- mormora Debra Levin.

            Il volto di Natasha è una maschera di pietra

-Non puoi camminare ma puoi strisciare.- dice al suo nemico –Chissà… forse riuscirai ad arrivare abbastanza lontano prima che il serbatoio esploda. È una possibilità molto bassa ma sempre più alta di quelle che tu hai concesso a tanta gente.-

            Debra Levin ha aperto il portone e poi è salita su un dei SUV mettendolo in moto. La Vedova Nera accosta la fiamma dell’accendino alla benzina che le scorre vicino e poi salta a bordo.

-Maledetta sgualdrina!- le urla Ivan Pushkin mentre comincia lentamente a strisciare. Alle sue spalle una lingua d fuoco si fa strada verso uno dei serbatoi danneggiati.

            L’esplosione scuote l’aria alle spalle delle due donne ormai sufficientemente lontane. Nessuna di loro si guarda indietro.

 

 

FINE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Pochissime note su quest’episodio:

1)     Ivan il Terribile, alias Ivan Pushkin, è un personaggio creato da Jorge Gonzales & Jimmy Cheung per la serie di Maverick. È (o dovremmo dire era?) uno dei capi della Mafia Russa ed uno dei suoi torti è stato quello di incrociare il cammino della Vedova Nera.

2)     Il Maggiore Debra Levin, già braccio destro di Alexei Vazhin, è un personaggio creato da Chris Claremont & Bill Jaaska su Uncanny X-Men #263. Se qualcuno avesse dei dubbi, dico subito che Levin è anche un cognome russo, presumibilmente di origine ebraica. Come tutti o quasi i cognomi di origine non slava non dovrebbe essere femminilizzato se applicato ad una donna. Per questo ho usato la forma Levin e non Levina. Ho qualche dubbio che Debra sia un nome russo ma non ho trovato nulla al riguardo che lo confermi o lo smentisca,

3)     Susan “Suzy” Berengetti (o, com’è talvolta scritto, Berenghetti) è un personaggio creato da Peter David & Jeff Purves per la sere di Hulk. Il marito di Susan, Michael Berengetti, proprietario del Casinò Coliseum era una sorta di gangster gentiluomo o pentito che offrì ad Hulk, all’epoca regredito nella sua fase grigia e creduto morto nell’esplosione di una bomba gamma un lavoro come buttafuori/guardia del corpo nel suo casinò ribattezzandolo Joe Fixit. Mike Berengetti fu tempo dopo, ucciso da un rivale in affari che pensò Hulk a sistemare. Suzy ne ereditò le proprietà.

4)     Il capo della sicurezza del Coliseum è veramente un tipo speciale: si tratta, infatti di Sean Clinton McIntyre, alias il Maggiore Libertà, personaggio da me creato ispirandomi liberamente a quello di Protocidio creato da Dan Jurgens per Captain America Vol. 3°

5)     Per coloro che si chiedessero che fine abbiano fatto altri protagonisti come Iron Fist e Sudario, rispondo: abbiate pazienza perché il primo sta per tornare alla grande e il secondo… beh non vorrete rovinarvi la lettura, vero?

Nel prossimo episodio una nuova direzione per questa serie ma non mancheranno i soliti vecchi amici… e non mancate neppure voi.

 

 

Carlo

Carlo



[1] In realtà è stato lo scontro tra i Vendicatori e Graviton a devastare Tokyo, ma Nina non può saperlo perché non ha letto Vendicatori MIT #87/88. -_^

[2]Per voi lettori negli episodi #55 e 56.

[3]Vezzeggiativo di Ivan in Russo

[4]Il servizio di sicurezza interna della Federazione Russa.

[5]Groupes d'Intervention de la Police Nationale.

[6]Nell’episodio #25,