(CAVALIERI MARVEL)
N° 50
FASI LUNARI
(PARTE
QUARTA)
LUNA PIENA
Di Carlo
Monni
1.
La
luna piena illumina la figura di due uomini alquanto particolari: uno indossa
un attillato costume bianco, il volto è interamente coperto da un cappuccio,
sulle spalle è drappeggiato un lungo mantello, sul petto il disegno di una
mezzaluna. Ha avuto molti nomi: Marc Spector, agente della C.I.A. e poi mercenario
in nazioni dimenticate da Dio, ora finanziere di successo; Jake Lockley,
tassista nei quartieri più malfamati di New York; Steven Grant, mercante d’arte
dall’oscuro passato. Quando è vestito così si fa chiamare Moon Knight e punisce
il male che alberga nei cuori degli uomini.
L’altro può essere descritto solo
come un licantropo, un grosso lupo antropomorfo incongruamente vestito con dei
pantaloni verdi. Il suo nome è Jack Russell e per un certo tempo ha usato il
nome in codice di Sabre[1]
La sua famiglia è vittima di una maledizione che fa sì che alla prima luna
piena successiva o coeva al diciottesimo compleanno i suoi membri si
trasformino in lupi mannari. Lui è stato più fortunato di suo padre ed altri
suoi antenati: alla fine ha scoperto come controllare la maledizione, mantenere
la sua mente anche in forma lupina e cambiare anche fuori dalle notti di luna
piena, in cui, comunque, la sua forza ed i suoi poteri sono al loro massimo.
Di recente ha scoperto che qualcuno
ha trovato il modo di trasformare uomini e donne in licantropi e che questi
usano il potere delle loro nuove forme per sfogare i loro desideri più
depravati. Le loro prede sono i più deboli e gli emarginati della società
coloro di cui non ci accorgiamo quando passiamo loro accanto e la cui assenza
non viene mai notata. Tutto questo deve finire, pensa e sa che il suo compagno
d’avventura la pensa allo stesso modo.
Vedono la gente che entra nel night
club e si chiedono se tutti loro facciano parte della consorteria,
probabilmente si, quello è un club in cui si entra solo con invito.
-Vogliamo
andare?- chiede Jack Russell.
-Puoi
scommetterci.- è la risposta di Moon Knight.
Avere una casa lungo Riverside Drive
la grande arteria lungo la riva del fiume Hudson nei pressi dell’omonimo parco,
significa essere se non ricchi quantomeno molto agiati. Daniel Thomas Rand è
molto più in basso di Tony Stark nella lista degli americani più ricchi, ma non
se la cava certo male. La casa dove vive è del tipo che a New York chiamano
Brownstone, una villa in pietra arenaria di due piani più una mansarda e
soffitta a cui si accede da un piccolo cancello e tre gradini che culminano su
un massiccio portone. Fino a pochi mesi
fa Danny ci viveva da solo, se si eccettuano le numerose volte che la sua
ragazza, Misty Knight, si era fermata a dormire con lui. Oggi una stanza
dirimpetto alla sua ospita la sua sorellastra Miranda (stesso padre, madri
diverse) ritrovata da poco. Miranda Rand è una bella ragazza dalla fluente
chioma bionda che non sembra affatto più vecchia di lui, frutto forse del fatto
che ha vissuto quasi interamente la sua vita nella favolosa K'un Lun in un
limbo extradimensionale dove il tempo scorre diversamente e gli abitanti sono
pressoché immortali. Paradossalmente il fatto che soffra di amnesia le ha
permesso di adattarsi abbastanza facilmente agli usi e costumi degli Stati
Uniti, la sola cosa che attira l’attenzione degli altri è lo strano accento con
cui parla inglese, ma in fondo i newyorkesi sono rapidi ad abituarsi a tutto.
Oggi
i due fratelli sono interessati ad un mistero molto personale: il mistero
dell’uomo chiamato Orson Randall.
-Fammi
capire…- sta dicendo Miranda -… sapevi già che erano esistiti degli altri Iron
Fist prima di te e che nostro padre aveva inspiegabilmente rifiutato di tentare
la prova pur avendo vinto il torneo per selezionare lo sfidante del drago Shou
Lao, perché non sapevi nulla di questo Orson Randall?-
-Perché
non ho mai fatto domande.- ammette Danny –Non m’interessava: ero focalizzato
sui pensieri di vendetta contro Harold Meachum, l’uomo che ha ucciso nostro
padre ed è stato responsabile anche della morte di mia madre. Era la sola cosa
che mi interessava allora. Me ne sto pentendo adesso.-
-Randall…
assomiglia a Rand… Non penserai che…?-
-Non
so davvero cosa pensare. Ogni volta che affronto l’argomento scopro quanto poco
so di nostro padre e della sua famiglia. Chi era prima di sposare mia madre?
Era un nativo di K’un Lun o veniva da fuori’ E se si, da dove?-
-Tu
almeno hai dei ricordi di lui, io nemmeno quelli. Guardo le sue fotografie e
non mi dicono nulla. Mi hai detto che ero nata da poco quando lasciò K’un Lun. Perché
mi ha abbandonato?-
-Io…
non lo so. Tua madre era morta e forse lui non riusciva a sopportare il dolore
o forse credeva di non essere capace di allevare una figlia da solo. Forse…
forse aveva deciso di tornare anche per te.-
Miranda s’incupisce.
-Può
darsi…- borbotta -Ma non parliamone. Cos’hai scoperto su Orson Randall,
piuttosto?-
-Era
un uomo interessante, pare. Questi diari sono molto illuminanti, ascolta…-
E Danny comincia a leggere.
In un piccolo albergo del Bronx un
uomo si rizza improvvisamente a sedere sul letto dove stava sdraiato. Dimostra
circa 50 anni e sul suo petto nudo è inciso un tatuaggio identico a quello che
c’è sul petto di Danny Rand: un drago stilizzato.
Conoscete il detto: “Qualcuno
cammina sulla mia tomba”? Se è così, allora potrete forse capire come si sente
l’uomo di nome Orson Randall. È tornato a New York, negli Stati Uniti a dire il
vero, dopo decenni di assenza e non è stato impressionato dai cambiamenti che
ha trovato.
Si chiede da cosa sia scappato in
tutto questo tempo e perché. Il passato trova sempre il modo di agguantarti a
quanto pare.
Dicono anche: “Non puoi tornare a
casa” e per lui è ora di scoprire se è vero. Ha rimandato finora il suo
incontro con l’attuale Iron Fist, ma non può più farlo: è una questione di
sopravvivenza per entrambi e per molto, molto
di più.
2.
Era il 1929, ed a Los
Angeles, tanto per cambiare, era un’estate secca. Era un periodo particolare
quello: l’ultima estate felice prima di un inverno di lacrime e sangue. La vita
sembrava sempre bella e diventare ricchi sembrava schifosamente facile, bastava
acquistare un po’ d’azioni ed il gioco era fatto. Ci saremmo svegliati presto
da quel sogno, ma non era questo il punto quel giorno.
Mi trovavo nella Città
degli Angeli da un po’ e mi apprestavo a ripartire dopo aver risolto un piccolo
guaio. Era da un po’ che non cercavano di uccidermi ed era una piacevole
novità. Io e quel vecchio marpione di Lucky Pierre ci stavamo rilassando in un
certo localino di Rodeo Drive quando lei salì sul palco. Non le renderei
giustizia se mi limitassi a dire che era bella, ma il fatto è che non esistono
parole adeguate ad esprimere quel che provai quando la vidi. Mi limiterò a dire
che a L.P. andò di traverso quel che stava bevendo e nonostante fossimo in
pieno proibizionismo, non era acqua, potete credermi sulla parola.
-Attento a non strozzarti dannato mangiarane.-
-Per l’ultima volta, Orson: non sono francese: sono scozzese e mi chiamo
Ernest… Ernest Erskine. La mia è una vecchia ed onorata famiglia.-
-Si, si… come vuoi.-
La ragazza cominciò a
cantare. Aveva una voce particolare, un po’ roca, ma intensa. Continuando a
cantare si mosse tra i tavoli, poi si fermò proprio davanti a noi e mi fissò
con quei suoi magnetici occhi azzurri.
Interrompi la
lettura. Sembra un romanzo hard boiled più che un diario, pensi tra te e te.
Orson Randall avrebbe fatto fortuna come scrittore se ci avesse provato
seriamente. Più leggi di lui e più ti chiedi chi fosse realmente il tuo
predecessore nel ruolo di Iron Fist.
-E adesso che
succede, Danny?- ti chiede Miranda. Sembra molto interessata.
-Non ci resta che
continuare a leggere per saperlo.- rispondi e riprendi in mano il volumetto.
Josephine
“Joy” Meachum sta lavorando nel suo ufficio di Presidente esecutivo della
Rand-Meachum quando la porta si spalanca di colpo ed entra un uomo
apparentemente tra i 30 ed i 40 anni, chiaramente di etnia asiatica, forse
cinese, il volto solcato da una cicatrice che dalla fronte arriva fin sotto
l’occhio sinistro. Alle sue spalle arriva una trafelata segretaria.
-Mi
dispiace Miss Meachum.- dice –Non sono riuscita a fermarlo e neanche le guardie
di sicurezza.
-Patetici
ometti assolutamente non all’altezza di un vero maestro di K’un Lun.- proclama
l'intruso.
-Davos!-
esclama Joy –TI credevo morto. Cosa fai qui?-
-Tu
hai un debito con me, Joy Meachum.- risponde l’uomo chiamato Davos -È venuto il
momento di ripagarlo.-
-Sei
pazzo? Io non ti devo niente. L’ho fatta finita con la mia ossessione di volere
morto Iron Fist per l’omicidio di mio padre, un delitto che non ha neanche
commesso.-
-Non
lo volevo morto per far piacere a te. Sono ancora deciso ad ucciderlo e tu mi
aiuterai.-
-Io?
Tu non ragioni, Davos. Vattene adesso ed io mi scorderò che sei stato qui.-
Davos la afferra per le braccia e la
scuote.
-Non
sei in condizioni di dare ordini donna. Tu sarai il mezzo con cui attirerò Iron
Fist nella trappola che porrà fine alla sua vita.-
Così dicendo Davos si carica sulle
spalle l’esterrefatta Joy Meachum, che inutilmente colpisce ripetutamente la sua schiena, e
passa oltre la segretaria paralizzata dallo stupore e dalla paura. Non degna
nemmeno di uno sguardo le guardie di sicurezza a terra ed entra nell’ascensore
per l’attico.
-Non
hai cambiato i codici di accesso, Joy.- commenta –Una disattenzione grave, ma
potevo aspettarmelo da una donna.- si rivolge alla segretaria –Avverti Daniel
Rand che Davos lo aspetta nell’attico e che se non viene entro tre ore Joy
Meachum morirà ed il suo sangue ricadrà sulle sue mani.-
Prima che la segretaria possa
replicare le porte dell’ascensore si chiudono ed il mezzo comincia la sua
rapida salita.
Nella sua palestra privata la donna
di nome Elektra Natchios sta tenendo l’ennesima lezione di arti marziali alla
sua giovane coinquilina Nina McCabe, un corso intensivo per farla diventare
quella che i giapponesi chiamano una kunoichi: una donna guerriera.
Non potrebbero essere più diverse
queste due donne: la segaligna greca dai lunghi capelli corvini e gli occhi
neri come la brace nota come la più letale assassina del mondo e la giovane
ragazza bionda, appena maggiorenne, dagli occhi color del cielo a cui il
destino ha sottratto prima la madre e poi il padre. Elektra è una rinnegata per
l’oscura setta della Mano, è stata squartata con la sua stessa arma per mano di
un assassino forse migliore di lei ed è risorta grazie ad un arcano rituale.
L’amore di un uomo aveva cancellato la sua parte oscura purificandola dai suoi
peccati, ma lei è stata costretta ad abbracciarla di nuovo, a tornare la fredda
e spietata assassina che era un tempo, una caduta dal Paradiso ormai
irreversibile. Dicono che non provi rimorsi o sentimenti per nessuno, ma se è
così, allora perché ha preso sotto la sua ala protettrice la giovane orfana che
ora le sta davanti, l’ha portata a vivere insieme a lei ed ora la sta
addestrando a diventare come lei? È giusto che le sottragga quel poco di
innocenza che le è rimasta per farle imboccare il suo stesso sentiero di morte
e rovina? Sono domande che Elektra si è fatta spesso in nelle ultime settimane
da che ha accondisceso al desiderio di Nina di essere addestrata nelle sue
arti, di non essere più indifesa. Si è detta che un sensei, un maestro, è
inutile senza un allievo a cui tramandare il proprio sapere, che Nina è troppo
determinata ed è meglio che sia lei a guidarla su certi sentieri piuttosto che
altri che non saprebbero proteggere la sua anima dalla discesa nell’oscurità.
Tutte belle parole che nascondono una verità di fondo: le piace l’idea di avere
una compagna, un’allieva, un potenziale successore così che tutto ciò che lei è
ed è stata non vada perduto. Una semplice questione di orologio biologico,
dunque? Banale, ma forse vero.
Forse
è perché è distratta da queste riflessioni o forse Nina è davvero diventata
troppo brava, fatto sta che Elektra si ritrova proiettata a terra e con le lame
di un sai puntate contro la sua gola.
-Sei
morta.- proclama Nina sorridendo.
Elektra sorride a sua volta e spalanca
le braccia in segno di resa, poi si alza in piedi.
-Sei
stata brava.- le dice -Sei migliorata tantissimo ed impari sempre più
velocemente. Vieni con me, ora.-
La prende per mano e la porta nella
sua camera da letto, quindi apre l’armadio e ne estrae una scatola che posa sul
letto. All’interno un costume molto simile a quello abitualmente vestito da
Elektra, ma nero invece che rosso.
-L’ho
fatto fare per te.-spiega Elektra –Sarà tuo quando avrò stabilito che sarai
pronta.-
Elektra vede l’eccitazione negli
occhi della ragazza e si chiede se quando ha intrapreso il suo cammino attuale
nei suoi occhi c’era lo stesso luccichio che vede negli occhi di Nina. Era poco
più vecchia di lei quando si rivolse alla Mano in cerca di uno scopo che
colmasse il vuoto che sentiva nella sua anima. È la stessa fiamma che vede
ardere in Nina, come potrà evitare che la consumi?
Nina la abbraccia spinta
dall’entusiasmo.
-È
stupendo. Ora potrò accompagnarti nelle tue missioni, non è vero?- le chiede.
-Vedremo.
Per ora è prematuro parlarne. Su, ora facciamo una doccia e poi decideremo cosa
fare per stasera. Pensavo ad una serata fuori come premio per te,.
-Preferirei
un’altra sessione di allenamenti.-
-Non
esagerare. Devi anche imparare a goderti la vita. Sei ancora così giovane in
fondo. Ho i biglietti per uno spettacolo a Broadway e ci verrai con me.-
E per Elektra questo chiude il
discorso, almeno per il momento.
3.
La sua sola presenza basta ad
intimorire coloro che gli stanno intorno e non importa che siano tutti licantropi
e che stanotte siano nel pieno del loro potere grazie alla luna piena, lo
temono comunque. C’è una forza particolare in quest’uomo, se tale si può
davvero definire, l’unico tra i presenti ad indossare dei vestiti. I suoi occhi
sono iniettati di rosso, quando sorride mostra zanne affilate. In questo
momento sta guardando dei monitor in cui appaiono le figure di Moon Knight e
Jack Russell.
-Credevano davvero
di poter arrivare senza essere visti.- dice
-Che vuoi che
facciamo?- gli chiede uno dei licantropi.
-Vogliono farci
visita? Bene, sono i benvenuti.
Con un sogghigno l’uomo preme un
pulsante.
Fuori dal misterioso club Moon
Knight e Jack Russell si stanno avvicinando al locale cercando l’entrata di
servizio.
-Non mi convince.-
dice Jack -C’è qualcosa che non va. Siamo osservati, ci scommetto.-
-Tanti saluti alla
possibilità di arrivare di sorpresa, dunque.- commenta Moon Knight non pensando
minimamente di mettere in dubbio le sensazioni del suo compagno –Me lo sentivo
che avremmo dovuto passare per le fogne.-
-Non avrebbe
giovato al tuo bel costume bianco.- prova a scherzare Russell.
Non ha tempo di dire altro, che
sotto i loro piedi si apre una botola inghiottendoli.
Il ristorante è uno dei migliori
della zona e le due donne che vi entrano sono del tipo che attira facilmente
gli sguardi maschili. Elektra Natchios indossa un lungo abito color rosso fuoco
con spalline., Nina McCabe, invece, ha scelto un abito nero cortissimo che le
lascia scoperte spalle e braccia, con una profonda scollatura sulla schiena ed
una meno profonda sul seno, ai piedi scarpe dai tacchi esageratamente alti. Elektra
ha tentato di convincerla ad una tenuta meno sexy e provocante, ma persuadere
adolescenti non rientra tra le sue capacità, pare.
Si stanno dirigendo al loro tavolo
scortate da un cameriere, quando l’attenzione di Elektra è attirata da quattro
persone sedute al tavolo accanto. Non conosce le due donne, una bionda ed una
rossa, ma al contrario conosce bene entrambi gli uomini: quello cicciotto
dell’aria un po’ goffa e soprattutto quello dai capelli rossi e gli occhiali
scuri a coprirgli gli occhi. Appartengono entrambi al suo passato, un passato
che di solito preferisce non ricordare ed a volte rimpiange: un tempo di
innocenza che non le appartiene più, distrutto da uno sparo, proprio com’è
accaduto all’uomo dai capelli rossi a ben pensarci.
Per un attimo pensa di voltarsi ed
andar via, poi cambia idea e si avvicina al loro tavolo.
-Ciao Matt…-
esordisce -… Foggy.-
Franklin Nelson tace mentre Matt
Murdock risponde quieto:
-Ciao Elektra.
Sembri star bene a sentire la tua voce. Hai un buon profumo come sempre. C’è
qualcuno accanto a te, vero, una donna o sbaglio?-
-Beh, non si vede
abbastanza?- interviene Nina, poi vede il bastone bianco di Matt e capisce
perché porta occhiali scuri. –Mi… scusi… sono stata una stupida.-
-Non importa.-
replica quieto Murdock –Dalla voce direi che è un’adolescente.-
-Ho appena compiuto
18 anni.-
-Si chiama Nina
McCabe.- spiega Elektra -… è la mia… protetta. Nina, questi due signori sono…
due vecchi amici dei tempi dell’Università: Matt Murdock è un avvocato dai
molti talenti che gli hanno permesso di superare la cecità e Franklin Nelson,
detto Foggy dagli amici, è il Procuratore degli Stati Uniti per questo
Distretto
-Hai detto che la signorina
è la tua protetta… ma sa chi sei? E non ha nessuno che la protegga da te?-
interviene Foggy.
-Forse non ne ha
bisogno.- replica Elektra, poi cambia discorso –Non sono sicura di conoscere le
signore, non pensi che dovresti
presentarmi?-
Foggy mette la sua mano destra su quella
della donna bionda seduta davanti a lui.
-Lei è Liz Allen…
Osborn. Liz, lei è Elektra Natchios, una… vecchia compagna di università mia e
di Matt. Ufficialmente è un’ereditiera greca, che amministra l’eredità paterna
ed alcune altre attività. È comproprietaria di una palestra…-
-Un dojo.- precisa
Elektra.
-Un dojo… qualunque
cosa sia… nel Lower East Side ed ha una cointeressenza in un teatro di
Broadway. Per tacere di un paio di appartamenti…-
-Sai molte cose di
me, pare.-
-Ufficiosamente…- continua Foggy -… è una
killer a pagamento molto apprezzata. Ha ucciso molte persone in un bel po’ di
giurisdizioni.-
-Anche se fosse
vero, e non sto dicendo che lo sia…- interrompe Elektra -… non ci sono prove
che sia davvero io l’assassina ninja di cui stai parlando Foggy. E poi non si
trattava quasi sempre di gente meritevole di morire?-
-E chi lo
stabilisce?- ribatte Matt –Chi può arrogarsi il diritto di ergersi a giudice,
giuria e giustiziere, decidere chi merita di vivere o morire? Il prezzo non
potrebbe essere un incentivo?-
-Ehi amico…-
interviene Nina -... chi sei tu per dare lezioni di morale?-
Elektra le stringe il braccio.
-Nina.- sussurra –Lascia stare.-
-Dalle retta,
ragazzina.- interviene la donna con i capelli rossi.
-E tu chi saresti?-
ribatte Nina.
-Mi chiamo Dakota
North e sono la guardia del corpo di Mr. Murdock.-
-Dakota North?-
dice Elektra –Ho sentito parlare di te… molto bene.-
-Mi fa piacere
sentirlo. Anch’io ho sentito parlare di te, Elektra, e non erano sempre cose
positive.-
Elektra sorride, mentre replica:
-Bene. Pare che il
nostro tavolo sia pronto. Se volete scusarci, dobbiamo andare. È stato un piacere
rivederti Matt.-
-Vorrei poter dire
lo stesso.- replica lui.-
Matt non è cambiato, riflette
Elektra, la sua dirittura morale è rimasta la stessa. per questo motivo l’unico
tentativo che hanno fatto di rimettersi insieme è fallito.[2]
Nemmeno gli eventi tragici della sua vita, come la morte del padre o la più
recente morte della sua donna, Karen Page hanno seriamente incrinato la sua
fibra. A lei, invece, è andata molto diversamente ed è ciò che li ha separati
anni fa e li dividerà sempre.
Le due donne si allontanano e Nina
si rivolge ad Elektra sottovoce:
-Bel tipo quel
Murdock. Mi ha fatto una strana impressione: anche se è cieco era come se
riuscisse a vedermi dentro meglio di tanti altri.-
-E sei riuscita a
capirlo in questi pochi minuti? Complimenti, sei davvero in gamba.-
-Davvero? Allora la
prossima volta posso venire con te ad uccidere qualcuno?-
Elektra ride alla battuta… o almeno
spera che sia una battuta.
-Non sei ancora
così in gamba.- replica.
4.
La caduta è breve e Moon Knight ha
imparato come uscire indenne da cadute simili quando come Marc Spector era
ancora una recluta della C.I.,A. prima ancora dei giorni da mercenario. Quanto
al suo compagno…
-Tutto bene
Russell?-
-Tranquillo.- risponde l’uomo
lupo -Nulla, a parte l’argento, può far male ad un licantropo. Un lato della
maledizione che la rende più accettabile.-
-Credevo che
l’avessi accettata ormai.-
-Oh si, ma ciò non vuol dire che non mi piacerebbe
avere una vita normale, ma lasciamo stare le chiacchiere. Non siamo soli. Non
più.-
-Hai davvero ragione, rinnegato. Siete arrivati in
tempo per lo spettacolo… e siete voi le star.-
Le
luci di un riflettore illuminano i due e solo ora Moon Knight si rende conto di
trovarsi al centro di una specie di arena. Il pavimento è coperto di sabbia
finissima e l’ambiente è saturo di odori. Sotto la sua maschera bianca Marc
Spector riconosce l’odore di selvatico ed un altro più penetrante, più intenso,
un odore che ha imparato a riconoscere per averlo sentito fin troppe volte in
Sudamerica, in Africa: l’odore del sangue. Il pavimento ne è intriso. E non è
la sola cosa: ci sono residui di carne e di ossa, ossa umane. Moon Knight
deve ricorrere a tutto il suo
autocontrollo per non vomitare. Quanto a Jack Russell, la sua reazione è un
lungo ululato misto di sfida e rabbia.
-Molto bene.- la
voce non ha lo stesso tono di quella dei licantropi. Appartiene ad un uomo
massiccio seduto in una specie di palco. Dalla posizione in cui sono i due non
possono vederlo in volto, ma Spector è sicuro che si tratti dello stesso che
lui e Marlene hanno incontrato al club durante la loro visita esplorativa,[3]
il capo di questa consorteria di licantropi, ma se non è un licantropo egli
stesso, cos’è?
-Così è questo che
fate qui: una sorta di versione in piccolo del Colosseo con i tuoi licantropi
al posto dei leoni e dei poveri derelitti in quello dei cristiani.- gli si
rivolge Moon Knight
-Un interessante
paragone.- replica l’altro –Sostanzialmente esatto. Dopotutto cos’è la vita
senza un po’ di divertimento?-
-Come hai fatto?-
-Stai provano il
solito vecchio trucco di far parlare il cattivo dei suoi piani solo per
guadagnare tempo? Beh, perché no? In fondo posso permettermelo. Tutto è
cominciato con un chimico che riuscì a sintetizzare, usando come catalizzatore
il sangue di un licantropo, un siero in grado di indurre la trasformazione in uomo
lupo. Mi resi conto del suo potenziale e cominciai a farla circolare tra
cricche di ricchi annoiati. Creai così un cerchio ristretto di seguaci
dipendenti da me che apprezzavano il dono di potersi liberare a piacere delle
loro inibizioni e lasciarsi andare ai loro più intimi desideri.-
-Niente maledizione o appartenenza ad una razza
segreta.- interviene
Russell –Solo banale sete di potere. Mi disgustate.-
-E perché? Io offro a uomini e donne di
ritornare a tempi più semplici, quando la cosiddetta civiltà .non aveva ancora
represso i nostri più profondi istinti. Non hai idea di quanti abbiano
accettato con gioia la mia offerta. Al mondo ci sono predatori e prede, è
sempre meglio essere tra i primi… quanto alle seconde il mondo ne è pieno.
-QuindI il tuo siero induce una sorta di
maledizione artificiale.- commenta Moon Knight.
-Esatto. Normalmente i miei licantropi
possono trasformarsi a piacere mantenendo il loro intelletto umano, ma ci sono
tre notti al mese in cui i loro poteri e la loro forza sono al culmine, ma c’è
uno spiacevole effetto collaterale: perdono quasi completamente la capacità di
controllarsi. Accade, come avrete certamente capito, nelle notti di luna piena,
notti come questa.-
Un
sordo brontolio si leva dagli astanti per diventare un vero concerto di ululati
e Moon Knight sa che il peggio sta per arrivare.
L’aereo
atterra all’aeroporto di Heathrow dopo un lungo volo dai Caraibi. Dei quattro
particolari passeggeri che ne scendono è Clive Reston il primo a parlare:
-Beh, eccoci finalmente tornati a casa.-
-Ma senza aver concluso nulla.- puntualizza
con un tono di chiara frustrazione misto a rabbia repressa Black Jack Tarr –Non
abbiamo fatto un solo passo in più per scoprire dove sono finiti i nostri amici
rapiti.-
-E dove vuoi che li abbia portati Fu Manchu? Nella
sua fortezza di Honan e dove sennò?- interviene Leiko Wu –Dovremmo andare lì e
liberare mio fratello e gli altri prima che li uccida.-
-Resteranno vivi finché serviranno agli scopi
di mio padre quali che siano.- dice Shang Chi, il Maestro dl King Fu nonché
figlio di Fu Manchu.
-Stavolta l’hai detta gusta cinesino.-
concorda Tarr -.Sono anch’io convinto che siano tutti vivi.-
-Giusto.- aggiunge Reston –Se li avesse
uccisi non avrebbe mancato di farcelo sapere. Sapete tutti quanto sia teatrale
Fu Manchu. Bene. Tra poco raggiungeremo Sir Denis e sapremo le ultime novità,
se ce ne sono.-
Salgono
su un’auto e si dirigono senza esitazione verso la loro meta.
Il
suo nome è Natasha Romanoff, o almeno questa è la versione del suo nome che usa
comunemente da quando vive negli Stati Uniti, ma negli ambienti delle spie è
nota con un altro nome ben più famoso: la Vedova Nera. Stasera ha deciso di
concedersi una serata di relax in compagnia dell’uomo che si fa chiamare Paul
Dennis, alias il supermercenario Paladin, con cui negli ultimi tempi condivide
molto spesso il letto. Prima una cena in uno dei più prestigiosi ristoranti di
New York, uno di quelli in cui bisogna prenotare con settimane, se non mesi, di
anticipo, ma dove Paul è riuscito senza fatica a trovare un tavolo e non gli
hanno neppure portato il conto. Natasha sospetta che il suo amico abbia reso al
proprietario qualche grosso favore di cui si sta ancora sdebitando, ma tra i
loro patti c’è quello di non fare domande sui rispettivi lavori e Natasha lo
rispetta.
Dopo la cena la serata continua al
Teatro Ambassador di Broadway per vedere il Musical Chicago, un successo
ininterrotto a da più di 10 anni. Giusto quello che ci vuole a Natasha per non
soffermarsi troppo a pensare ai suoi recenti guai finanziari e soprattutto a
quello che può essere successo a Ivan Petrovitch. Prova per quel vecchio lo
stesso affetto che avrebbe per il padre che non ha mai conosciuto e per quanto
si ripeta che sa quel che fa, non può fare a meno di sentirsi preoccupata per
la prolungata assenza di notizie, ma stasera cercherà di non pensarci troppo e
godersi lo spettacolo.
È notte quando i due si avviano
verso la loro auto. Nell’uscire i due passano accanto ad una coppia formata da
una donna in abito da sera rosso e lunghi capelli neri e da una ragazza giovanissima,
un’adolescente dai capelli biondi vestita di nero. Natasha getta una fuggevole
occhiata alla donna in rosso. Le è sembrata familiare, ma deve sbagliarsi: che
ci farebbe Elektra Natchios a teatro insieme ad una ragazzina?
Non ha il tempo di rifletterci
sopra: un inequivocabile suono proveniente dalla borsetta la avvisa che è
appena arrivata un'e-mail sul suo i-phone. Si chiede chi possa essere: notizie
da Ivan finalmente? O forse Nick Fury con un nuovo incarico? Una superspia
internazionale col conto corrente in rosso ha un dannato bisogno di un incarico
remunerativo. Magari è Wasp che la richiama per ridiscutere il suo contratto di
stilista free lance con la Van Dyne Fashion. Nulla di tutto questo, ma il
contenuto della e-mail basta comunque a turbarla.
-Brutte notizie?-
le chiede Paul.
-Cosa?- Natasha
sembra quasi che non abbia capito cosa le è stato detto, poi si riprende e
risponde –No, no… in realtà è una buona notizia.-
-Uhm, se è questo
l’effetto che ti fanno le buone notizie, m’immagino le cattive. Di chi era?-
Natasha si volta di scatto verso di
lui pronta a rispondere un secco: “Non sono affari tuoi”, poi ci ripensa.
-Era Jack… John
Harold Howard.-
-Il figlio di
Harold Howard, il miliardario? Ho lavorato per suo padre anche di recente.[4]
Perché ti manda una mail a quest’ora invece di essere già a dormire come ogni
bravo bambino?-
-Non è più un
bambino.- c’è una nota di tristezza nella voce di Natasha mentre lo dice o
addirittura di rimpianto? Paul Dennis non saprebbe dirlo –Sta per compiere 15
anni e mi ha invitato ad una specie di festa.-
-E ci andrai?-
-Non… non lo so.
Non sono in buoni rapporti con suo padre e poi che ci farei in mezzo ad un
mucchio di ragazzini? Gli manderò un regalo, però.-
-Perché ti turba
tanto, ‘Tasha? Perché t’importa tanto di quel ragazzo? Un paio d’anni fa
smuovesti mari e monti per ritrovarlo quando fu rapito dall’Hydra[5]
ed anche allora mi chiesi perché.-
-Ti prego Paul, non
farmi più questa domanda se ci tieni a me.-
-D’accordo, babe,
in fondo non sono cose che mi riguardano.-
Sono ormai vicini alla loro auto,
quando questa improvvisamente esplode. La fiammata che si alza illumina a
giorno l’intera zona mentre l’onda d’urto li sbalza a terra.
-Stai bene ‘Tasha?-
le chiede Paul.
-Si… si...-
risponde lei –Sono solo molto arrabbiata.-
Se avessero voluto ucciderli
avrebbero aspettato che fossero dentro l’auto. È stato un avvertimento e sa
anche di chi: Ivan il Terribile ha voluto mandarle un saluto speciale dopo che
lei l’ha costretto a lasciare gli Stati Uniti.[6]
Bene, se questo era solo un congedo, ci passerà sopra, ma se voleva essere
altro, allora dovrà portare a termine il lavoro lasciato incompiuto e disporre
di Ivan Pushkin permanentemente.
5.
La zona che dalla
42° Strada sfocia nella grande arteria chiamata Broadway formando Times Square
ha visto molti cambiamenti nel corso degli anni. Un tempo questo era il centro
del Distretto dei Teatri ed i bravi newyorkesi, per tacere dei turisti, ci
venivano per trovare del sano intrattenimento. Le commedie, le tragedie, i
musical migliori del mondo trovavano qui la loro consacrazione. Poi le cose
cambiarono, i night club divennero peep show o locali di lap dance; i cinema
tradizionali lasciarono il passo a quelli a luci rosse e quelli che non si
convertirono divennero di terza o quarta visione e finirono ad assomigliare a
quelle vecchie signore che non si rassegnano all’incalzare dell’età e tentano
in tutti i modi di sembrare quel che non sono, salvando almeno una parvenza di
dignità. Agli angoli della 42° Ovest sino a Times Square e su Broadway si
potevano trovare prostitute di ogni colore ed età. Dopo il tramonto girare per
queste strade poteva essere un’esperienza poco desiderabile, per usare un
eufemismo. Tutto cambiò ancora negli anni 90 e la zona di Times Square
riacquistò il suo aspetto di un tempo, i teatri ripresero vita, le luci rosse
furono, per così dire, spente o confinate in un ambito più ristretto, la
maggior parte delle prostitute dovette trovarsi un altro posto per esercitare
il suo mestiere.
Il Gem Theater, situato
all’intersezione della 42° con Times Square, è un cinema che ha visto tempi
migliori e che si ostina a trasmettere regolarmente film usciti dal circuito da
decenni, un posto ottimo se aveste voglia di vedervi la retrospettiva completa
dei film di John Wayne dal 1928 al 1976. Luke Cage è tornato da poco ad abitare
nell’alloggio sopra il cinema, messogli a disposizione dal proprietario, il suo
amico D.W. Griffith, al suo ritorno da Chicago. Ha lasciato quell’alloggio, due
stanze di cui una serve da camera da letto e l’altra da ufficio, solo nel
periodo che è servito a restaurare l’edificio dopo che un’esplosione l’ha
devastato tempo prima.[7]
Luke non ha ancora scoperto quale dei suoi nemici ha tentato di ucciderlo in
quel modo, ma non ha rinunciato all’idea di riuscirci un giorno o l’altro.[8]
Dormire proprio sopra il cinema non era stato facile all’inizio, ma Luke ha
imparato col tempo a considerare i rumori provenienti dal basso come una
familiare colonna sonora. Naturalmente, un’esplosione è una cosa del tutto
diversa.
Sul momento Luke ha pensato ad un
nuovo attacco contro di lui, ma poi si è reso conto che qualcuno ha fatto
saltare un auto non lontano dal cinema. Sceso in strada ha scoperto che l’auto
apparteneva ad un uomo che ha riconosciuto come Paladin, che era in compagnia
della Vedova Nera. Il che è una spiegazione sufficiente del perché Natasha
Romanoff e Paul Dennis siano stati invitati da Luke a riposarsi un attimo nel
suo ufficio.
-Quindi tu sai chi
vi ha fatto quel bel regalo, rossa.- sta dicendo Luke alla Vedova.
-Diciamo che ne ho
un’idea ben precisa.- risponde Natasha –Ivan il Terribile ha voluto segnare un
colpo e sono ben disposta a lasciar correre se lui si ferma qui,-
-Uhm, se qualcuno
avesse fatto uno scherzetto simile a me, io sarei andato a cercarlo per
spezzargli le gambe.- replica Luke.
-Beh, se posso dire
la mia…- interviene Paul Dennis -… neanche io sono il tipo che porge l’altra
guancia, ma detesto la violenza… tranne quando mi pagano per esercitarla.-
-Non ci saranno rappresaglie,
da parte mia.- ribadisce Natasha –Credo che Ivan il Terribile sappia benissimo
che non scherzavo quando gli ho detto che se provasse a farmi qualcosa lo
scoverei in capo al mondo e gli darei il fatto suo. Non aveva intenzione di
uccidermi e mi basta… per ora.-
-A proposito di
Ivan…- chiede Luke -… non si chiamava così quel tuo autista o padrino o quel
che è? Non era con voi, che fine ha fatto?.-
-Bella domanda.-
ribatte la Vedova Nera -... vorrei saperlo anch’io.-
Ivan Petrovitch sta cominciando a
pensare di essere troppo vecchio per questo genere di azione: essere sotto mira
di un gruppo paramilitare armato sino ai denti non è esattamente l’idea di
pensione che aveva in mente… d’altra parte, quando mai aveva seriamente
accarezzato l’idea della pensione? Accettare l’incarico affidatogli da Symion
Borisovitch Kurasov di scortare un carico d’armi a bande ribelli in un paese
asiatico (ribelli contro cosa o chi Ivan aveva preferito non saperlo, si era
fidato dell’assicurazione del suo vecchio amico che non fossero destinate ad
essere usate contro soldati o civili russi) gli era sembrata una buona idea al momento per guadagnare i
soldi che servivano a lui e Natasha. Oltre ad essere un vecchio amico, Kurasov
era uno dei capi criminali di Mosca, ma almeno non trafficava in droga ed esseri umani, se ci fosse stato quel rischio Ivan non
avrebbe mai accettato questo lavoro ed ora sta pensando che forse non doveva
accettarlo del tutto. Qualcuno li ha traditi e quelli che li stavano aspettando
intendevano impadronirsi del carico e far fuori la scorta. Il suo vantaggio è
stato che i loro nemici non si aspettavano reazioni da un vecchio ed Ivan li ha
sorpresi agendo velocemente: il suo vecchio addestramento non lo aveva tradito.
Neanche gli uomini di Kurasov erano novellini e lo avevano subito seguito.
Il conflitto a fuoco è stato intenso
ma tutto sommato breve, e grazie al cielo è finito bene per la fazione di Ivan.
Il vecchio cosacco, come lo chiama spesso Natasha si rimette in piedi
respirando affannosamente. Si: decisamente sta diventando troppo vecchio.
-Situazione?-
chiede.
-Due morti e tre
feriti.- risponde uno dei suoi uomini,
-Poteva esser
peggio. Sopravvissuti tra i nostri assalitori?-
-Uno è qui.-
risponde un altro.
Ivan si avvicina al ferito.
-Perché ci avete
assalito?-
L’uomo gli risponde con una
bestemmia in un dialetto del Caucaso che il vecchio russo conosce bene ed è in
questa lingua che gli risponde:
-Dunque non sei un
nativo, me l’ero immaginato. Devo anche immaginare che tu e quelli del tuo
gruppo abbiate preso il posto dei nostri veri acquirenti. Chi vi siete: ribelli
ceceni o cosa? Bada a come rispondi.
Un’altra bestemmia e stavolta Ivan
affonda il pugno nella ferita aperta dell’uomo che urla selvaggiamente.
-Non sono abituato
ad avere molta pazienza. Parla e forse vivrai. Ostinati a stare zitto e morire
rapidamente sarà il tuo solo desiderio.-
L’uomo esita, poi prende una
decisione.
-Lavoriamo per Ivan
il Terribile. Vuole prendere il posto di Kurasov, scalzarlo dagli affari.-
-Uhm… sai che ti
dico? Ti credo.-
Ivan si fa dare altri particolari,
poi si rimette in piedi.
-Andiamo via, qui
non c’è molto da fare per noi.-
-E lui?- chiede uno
degli uomini indicando il prigioniero
-Rimane qui. Ho
promesso di non ucciderlo. Se è il duro che crede di essere sopravviverà,
altrimenti… non mi riguarda.-
Lo ammetto: sono maledettamente sensibile al fascino di due begli
occhioni azzurri, per tacere di altro. La cantante non aspettò un invito e si
sedette al nostro tavolo.
-Scommetto che quella non è limonata bello.- disse.
-E avresti ragione.- replicai –Se vuoi te ne verso un bicchiere.-
Voleva e ne bevette il
contenuto quasi in un sorso solo.
-Come ti chiami bello?- min chiese.
-Orson… Orson Randall e quello che mi siede al fianco con la lingua a penzoloni
dice di chiamarsi Ernest Erskine, ma io lo chiamo Lucky Pierre.-
Lei degnò L.P. appena di
uno sguardo, poi tornò a rivolgersi a me:;
-Orson… nome interessante. Sembri il tipo che aiuterebbe una donna in
difficoltà, Orson Randall o sbaglio?-
Giusto il tipo di parole
che stuzzicano la vanità di un uomo ed io a quell’epoca ero molto vanitoso.
Il
suono del campanello interrompe la tua concentrazione e la conseguente lettura
del diario di Orson Randall, che assomiglia sempre di più ad una storia hard boiled
che avrebbe fatto la felicità di Dashiell Hammett. Non ci sono domestici in
casa e così sei tu a doverti muovere verso il portone, precedendo di poco tua
sorella.
Davanti a te un uomo alto. Non l’hai
mai visto prima se non in un paio di ritratti ingialliti in cui il suo volto
era parzialmente coperto da una maschera come la tua, ma sai istintivamente chi
è.
-Tu sei il figlio
di Wendell.- dice il nuovo venuto. Una constatazione, non una domanda.
-Sono Danny
Rand...- rispondi non credendo del tutto ai tuoi occhi. Indichi tua sorella che
ha sul volto la stessa espressione di stupore -… e questa è mia sorella
Miranda. Tu…. Tu invece sei… Orson Randall!-
-Sei un ragazzo
perspicace. Assomigli molto a tuo padre… anche tu ragazza. Posso entrare? Sono
passati decenni da quando sono venuto in questa casa per l’ultima volta. E così
Wendell è venuto a vivere qui alla fine. Sempre stato sentimentale quel
ragazzo.-
Stai per dire qualcosa, quando ecco
che quasi in contemporanea squillano il telefono di casa ed il tuo cellulare.
Non hai bisogno di rispondere per sapere che ci sono guai in arrivo.
6.
Cosa possono fare due
soli individui contro almeno una dozzina di licantropi inferociti? Molto più di
quanto possiate credere se i due individui in questione sono Moon Knight ed il
licantropo di nome Jack Russell, occasionalmente conosciuto anche come Sabre.
Il
Crociato Lunare estrae dei dardi a mezzaluna in argento e li spedisce contro i
licantropi più vicini. Mentre questi ululano di dolore, Moon Knight impugna un nunchaku
e colpisce senza pietà i suoi avversari, evitando con agilità colpi che
l’avrebbero facilmente squartato. Improvvisamente uno dei licantropi lo blocca.
Afferrandolo da dietro. Moon Knight se ne libera con una mossa di Judo.
-Non ti servirà a nulla.- gli
si rivolge il licantropo –Voi idioti in costume non avete mai il fegato di
fare quel che va fatto.-
-Vuoi dire
uccidere?- replica freddo Moon Knight –Beh, ammetto che non mi piace farlo, ma
quando va fatto…- con un gesto improvviso l’avventuriero vestito di bianco estrae
dalla sua cintura uno shuriken che spedisce dritto nella gola del suo
avversario-… lo faccio senza esitare.-
Il licantropo cade emettendo un gorgoglio
per poi tornare in forma umana, segno inequivocabile della sua morte. Moon
Knight si china a sfilargli lo shuriken argentato dalla gola e così facendo
evita un assalto da un altro licantropo. Senza esitazioni fa percorrere al suo
braccio un rapido arco che termina all’altezza della gola del nuovo licantropo
recidendogli la carotide con lo stesso shuriken.
-Chi vuol essere il
prossimo?- chiede.
Certe cose non cambiano mai, pensa
il viaggiatore. Quanto tempo è passato da quando ha percorso per la prima volta
questi sentieri? 70/80 anni? Più di quanto abbia vissuto tanta gente che ha conosciuto.
Lui stesso dovrebbe essere morto da tempo, ma il destino (o forse qualcosa di
più bizzarro) ha voluto che lui avesse una vita più lunga del normale, che
invecchiasse più lentamente del normale. Ma anche una lunga vita può diventare una
maledizione quando coloro a cui tieni invecchiano e muoiono intorno a te.
Finalmente la sua marcia tra le
montagne innevate del Tetto del Mondo si arresta. Il vento sferza il costone
della montagna. Abbassa il cappuccio che gli copriva il volto rivelando le
fattezze di un uomo di età indefinibile indiscutibilmente occidentale, probabilmente
di origine nordeuropea o anglosassone. I suoi occhi grigi scintillano alla luce
del sole, poi ecco che un altro scintillio appare proprio davanti a lui e
l’uomo si concede un sorriso.
John Aman è tornato a casa.
Gli ultimi tre piani del Grattacielo
della Rand-Meachum Corporation formano un unico appartamento, un attico in cui
andò a rifugiarsi Harold Meachum, uno dei fondatori della società, negli ultimi
anni della sua vita. Temeva la vendetta di un giovane uomo a cui aveva ucciso i
genitori. Sapeva esattamente quando sarebbe venuto a cercarlo e si era
preparato riempiendo l’attico di trappole mortali. Giunto finalmente davanti a
lui il giovane chiamato Iron Fist, ovvero Daniel Thomas Rand, rinunciò alla
vendetta, ma Harold Meachum morì ugualmente, ucciso da un nemico molto più
spietato. Ma questi sono racconti di un tempo passato. Oggi l’attico è abitato
da una giovane donna di nemmeno 30 anni di nome Joy, la figlia dell’uomo di cui
parlavamo, una ragazza che avrebbe potuto cadere facilmente preda del desiderio
di vendetta, ma è riuscita a superarlo ed ora gestisce quest’azienda assieme al
figlio dell’uomo che suo padre uccise. I tempi cambiano, il passato può essere
lasciato alle spalle… ma non sempre è davvero così.
Il passato è venuto a bussare alla
porta di Joy Meachum, un passato in cui lei voleva la morte di Iron Fist ed
aveva accettato un patto con un uomo di nome Davos, il Serpente d’Acciaio, un
uomo che oggi è tornato e l’ha presa in ostaggio per attirare da lui il suo più
grande avversario, la sua personale ossessione.
-Verrà.- sta
dicendo Davos, che ora indossa la sua tenuta da Serpente ‘d’Acciaio -È solo
questione di tempo.-
-Certo che lo farà
e finirai per pentirtene.- replica Joy –hai sempre perso con Iron Fist.-
.-Un tempo lo volevi
morto, ora lo difendi?-
-Ho capito i miei
errori e sono andata aventi…. Diversamente da te.-
-Attenta donna o
potrei…-
In quel momento il lucernario sul
tetto viene infranto ed una figura che indossa un costume verde ed il cui volto
è nascosto da una bandana gialla salta dentro la stanza.
-Finalmente!- esclama
il Serpente d’Acciaio preparandosi al combattimento.
7.
È passato molto tempo
da quando Jack Russell ha potuto scatenarsi senza preoccupazioni, ma qui ed ora
può farlo finalmente. Lacera le carni degli altri licantropi, li azzanna alla
giugulare senza tanti complimenti. È decisamente arrabbiato. Prima di imparare a controllare quella che considerava una
maledizione ed accettare la sua natura
di licantropo, la sua peggiore paura era che durante le trasformazioni potesse
uccidere qualche innocente anche solo per errore. Il fatto che questi uomini e
queste donne gioiscano consapevolmente della loro forma licantropica per fare
del male agli altri, godere delle loro sofferenze, uccidendoli non per fame come
farebbero i veri lupi, ma per divertimento lo disgusta profondamente . Per
questo ignora il numero e colpisce selvaggiamente lasciando che un velo rosso
gli ottenebri la mente lasciando da parte la razionalità di Jack Russell e
perfino quella di Sabre per lasciare mano libera al lupo.
I suoi avversari sono sconcertati. Dalle
loro gole non vengono più suoni che assomigliano a quelli umani, ma gli ululati
ed i ringhi tipici dei lupi ed è allora che Russell capisce: proprio come
accadeva a lui un tempo, il siero che li ha trasformati diminuisce la loro
razionalità nelle notti di luna piena. Paradossalmente sono al culmine del loro
potere ma la loro intelligenza è quasi al livello di quella di un vero lupo.
Mentre si rende conto di questo,
Jack riprende lentamente il controllo
delle sue azioni: può batterli ora ne è certo e può farlo sfruttando proprio
l’unica debolezza che loro hanno e lui no.
Il Serpente d’Acciaio guarda l’uomo
davanti a lui ed ancor prima di vedergli il viso, parzialmente in ombra,
capisce che qualcosa non torna: il costume non è esattamente uguale a quello di
Daniel Rand, anche la postura è un po’ diversa e sembra un po’ più magro e più
alto.
-Tu non sei Daniel Rand!-
esclama.
-Questo dimostra
che sei un ragazzo intelligente.- commenta il nuovo arrivato sferrando
contemporaneamente un calcio della Tigre così rapidamente che nemmeno il
Serpente d’Acciaio riesce ad evitarlo.
Il colpo di per se stesso, anche
senza l’impatto contro la parete avrebbe steso un uomo normale costringendolo
ad una lunga degenza in ospedale per riprendersi dalle fratture subite, ma
Davos non è un uomo normale e sia pure con una certa fatica si rialza subito in
piedi.
-Se tu non sei Iron
Fist...- sibila -… chi sei?-
-Chi sono?- replica
l’altro mentre entrambe le sue mani crepitano di risplendente energia -Sono uno
da cui tuo padre avrebbe dovuto metterti in guardia, ragazzo. Io sono davvero Iron
Fist. Non l’unico, magari, ma ancora abbastanza autentico.-
Rannicchiata in un angolo Joy
Meachum tenta di capire cosa sta succedendo, sentendosi esattamente quello che
è: una pedina in un gioco più grande di lei. Cerca di spostarsi sperando di
raggiungere l’uscita senza che nessuno badi a lei, quando il pavimento improvvisamente
si frantuma e ne esce una mano piegata a pugno.
Quando scende nel salotto della
grande villa nel Sussex, Clive Reston è quasi stupito di trovarci Sir Denis
Nayland Smith. Ormai su una sedia a rotelle, attaccato ad un respiratore, il
vecchio leone si aggrappa alla vita con le unghie e coi denti, determinato a
non mollare finché il suo nemico di sempre sarà ancora vivo ed attivo. Una
guerra durata più di cento anni arriverà presto alla fine per abbandono di uno
dei due contendenti? L’agente segreto scaccia il pensiero e fa un sorriso a
Melissa Greville in piedi accanto al vecchio. È sempre molto bella, riflette.
Ha pensato spesso a lei in questi ultimi tempi e comincia a credere di dover
prendere seriamente certe decisioni. Fa un altro sorriso ed accetta un drink
portogli da un solerte cameriere.
-Agitato, non
mescolato, mi auguro.- commenta sornione sorseggiando il cocktail e nel
frattempo volge lo sguardo distrattamente agli altri presenti. Nessuno di loro
veste in maniere formale. Black Jack Tarr indossa un maglione a collo alto e
dei pantaloni da cacciatore, Shang Chi ha scelto il suo vecchio abito rosso
bordato d’oro e Leiko… lei indossa una tuta attillata che deve aver rubato
dall’armadio di Emma Peel.[9]
e Clive non può non ammirare le sue curve flessuose e ricordare ciò che è
stato. Improvvisamente gli passa la voglia di bere. Poggia il bicchiere su un
tavolino e si avvicina a Melissa.
-Sono... felice di
vedere che sei sano e salvo, Clive.- gli dice la ragazza.
-Lo sai che torno
sempre indietro mia cara, specie quando ad aspettarmi c’è una bella ragazza
come te.-
.Sei un adulatore
Clive Reston. Sai che potrei crederti un giorno di questi?-
-Beh… se dovesse
succedere io…-
Un sonoro colpo sul tavolo da pranzo
in quercia attira improvvisamente l’attenzione dei presenti.
-Sir Denis ha
qualcosa da dirvi.- annuncia stentoreo Black Jack Tarr.
-In effetti, è
proprio così.- conferma Sir Denis proseguendo a parlare, sia pure con frequenti
pause in cui è costretto ad usare il respiratore –Ci sono novità sui rapimenti
dei vostri… congiunti.-[10]
-Che tipo di
novità?- chiede Leiko
.Abbiamo ricevuto
questo.-
Smith mostra una specie di
telecomando di cui preme un pulsante ed ecco che davanti agli astanti si
materializza un ologramma alquanto realistico di Fu Manchu.
<<Salute mio
vecchio avversario. So che i tuoi uomini stanno cercando di rintracciare certe
persone care ai tuoi agenti. Nella mia infinita gentilezza ho deciso di far
risparmiare loro tempo: le persone in questione sono mie riverite ospiti ed
invito i tuoi uomini ad unirsi a loro nel luogo che ora vi
indicherò.>> Il Dottore del
Diavolo continua a parlare fornendo le coordinate di una certa isola nel Mar
della Cina, poi… <<E con questo ti saluto Nayland Smith. La sfida tra noi
è durata molto e ti assicuro che sarò molto triste quando inevitabilmente
finirà. Attendo i tuoi agenti adesso e ti assicuro che avranno un benvenuto
degno di loro.-
-È una trappola!-
esclama Black Jack Tarr sbattendo un altro pugno sul tavolo.
-Certo che lo è.-
replica seraficamente Clive –E lui sa che ne siamo consapevoli... e sa anche
che non esiteremo un istante a ficcarci dentro di essa. Perché accetteremo
tutti il suo gentile invito, non è vero?-
Gli sguardi dei suoi compagni sono
una risposta più che eloquente per Clive Reston.
8.
Luke Cage esce dal
pavimento e riflette sul fatto che ha tanta voglia di menare le mani e non è
solo la frustrazione per come si è risolta la faccenda di Amy Gretchen o per
rifarsi dall’inconcludente match con Lapide.[11]
No: è anche perché così almeno avrebbe senso l’aver rinunciato ad una buona
notte di sonno.
Aveva appena salutato Paladin e la
Vedova Nera (ma forse non avrebbe dovuto chiamarli così visto che erano in
abiti civili) e si apprestava ad andare a letto, quando erano piombati nel suo
ufficio Iron Fist ed altri due che vestivano versioni diverse del suo costume.
La più interessante era ovviamente la biondina sulla cui tutina attillata
spiccava il disegno di un drago. Luke sogghignò mordendosi le labbra: meglio
non indugiare su certi pensieri, visto che quella doveva essere Miranda, la
sorella maggiore del suo vecchio amico.
-Che diavolo è
questa: la riunione di famiglia degli Iron Fist?- chiese.
-Il tuo amico deve
credere di essere molto spiritoso, Danny…- replicò l’uomo più anziano -… beh,
si sbaglia.-
-Ehi, amico, non so
chi ti credi di essere, ma…- sbottò Cage, alzando il pugno contro il mento
dell’altro, poi si fermò di colpo -… ehi, no, lo so chi sei: sei quell’Orson
Randall di cui mi ha parlato Danny quando è tornato da Parigi, non è vero?-[12]
-Molto acuto Mr.
Cage.-
-Luke abbiamo
bisogno del tuo aiuto.- aveva detto Danny.
Quelle parole erano bastate: Luke
non è il tipo che dice di no ad un amico in difficoltà ed ecco perché ora è
entrato in maniera non ortodossa nell’attico di Joy Meachum e perché farà la
sua parte in questa storia.
Moon Knight si guarda intorno: lui e Russell
sono riusciti a mettere fuori combattimento più di metà dei licantropi e gli
altri si sono radunati in un angolo ululando e ringhiando. Non hanno
praticamente più nulla di umano e sembrano decisamente disorganizzati. Non sono
loro che contano, però, bisogna sconfiggere il capobranco e Marc Spector non ha
dubbi su chi sia.
Approfittando del momento di
relativa calma Moon Knight riesce a saltare sul palco e finalmente si trova
faccia a faccia con misterioso individuo a capo di tutto. Per la prima volta
riesce a vederlo bene: è alto e robusto, sotto l’abito che indossa si indovina
un fascio di muscoli che pulsano, la camicia sembra quasi sul punto di
scoppiare, una criniera leonina di capelli gli incornicia il volto, dalle
labbra atteggiate ad un sogghigno perverso spuntano delle vere e proprie zanne,
alle mani ha unghie insolitamente lunghe come artigli.
-Tu non sei un
licantropo.- esclama il crociato argenteo.
-Non, non lo sono…
sono molto peggio.-
Con
un movimento rapidissimo l’uomo, se così vogliamo chiamarlo, sferra un colpo
che Moon Knight evita a stento e che gli lacera comunque il costume sul petto.
Qualche millimetro più vicino ed ora avrebbe uno squarcio all’altezza del
cuore. Marc deve fare appello a tutta la sua agilità per evitare un altro
affondo. Il suo avversario non sarà un licantropo ma ha decisamente qualcosa di
animalesco. Gli rammenta Wolverine in qualche modo ma con la ferocia di
Sabretooth, che ci sia un collegamento? Non ha il tempo di rifletterci sopra
perché deve difendersi da un altro assalto. Stavolta reagisce: blocca il
braccio del suo avversario e lo colpisce con un diretto. L’uomo barcolla ma non
cade.
-Tutto qui? Mi
deludi davvero. Pensavo fossi un combattente migliore.-
-E lo sono.-
Moon Knight sfodera tutte le abilità
imparate in anni di addestramento alla C.I.A. e sui campi di battaglia
sudamericani ed africani. Non lascia respiro al suo avversario, lo incalza, gli
impedisce di colpire a sua volta, ma quello si rifiuta di cadere
-Sei bravo, lo
ammetto…- gli si rivolge l’uomo -… ma non come me!-
Un vero e proprio ruggito esce dalla
gola dell’uomo mentre balza alla gola di Moon Knight pronto ad azzannarlo alla
gola. Spector gli blocca i polsi e gli sferra una tremenda ginocchiata
all’inguine. Un ululato di dolore è il risultato e Moon Knight ne approfitta
per sferrare all’avversario piegato un tremendo colpo a mani unite alla base
del collo. Finalmente l’uomo cade ed il crociato lunare emette un sospiro di
sollievo.
L’aria è calda, pensa Rick Mason
scendendo dall’aereo e non si riferisce solo al clima. C’è tensione nell’aria,
odore di rabbia, odio, paura ed altro ancora. Nulla che un turista qualunque
dovrebbe percepire, ma lui non è un turista qualunque, anzi non è nemmeno un
turista ad essere onesti. È venuto in questo posto sperduto per ben altri
motivi: in parte perché è stato ben pagato per i suoi servigi, in parte perché
c’è qualcosa in tutto questo che lo fa sentire vivo e vitale. Uno psichiatra od
uno psicanalista avrebbero sicuramente qualcosa da dire al riguardo e lui ne
conosce anche almeno un paio che sono più pericolosi dei loro pazienti.
In
ogni caso non ha tempo di pensare a questo: lui è l’Agente ed ha una missione
da compiere ed è la sola cosa che deve avere importanza adesso.
9.
Il Palazzo della Rand-Meachum
Corporation è un nano rispetto ai tanti giganteschi grattacieli che costellano
la città, ma è pur sempre un edificio rispettabile: 30 piani di vetro, cemento
ed acciaio che ora sono circondati da un cordone di agenti in uniforme ed in
borghese. Il cuore del gruppo è costituito dall’unità speciale SWAT
specializzata in superesseri chiamata Codice Blu ed il cuore di Codice Blu è il
suo comandante operativo il capitano Marcus Stone, un uomo di colore dal fisico
massiccio, folti baffi e la testa completamente rasata, un uomo la cui
dedizione al dovere gli è costata il matrimonio, un uomo che ora osserva il
palazzo davanti a lui con aria corrucciata.
-Rapporto “Mamma”.
Dammi un quadro della situazione all’interno.-
<<Nulla di
particolare, Marc.>> Risponde Samuel Majoswsky, chiamato scherzosamente
Mamma dal resto della squadra <<L’ostaggio è sempre nell’attico, ovvero
gli ultimi tre piani dell’edificio, con il suo catturatore. Il mio visore ad
infrarossi mi informa che si muovono ogni tanto ma l’uomo non sta
apparentemente tentando azioni ostili contro la ragazza.>>
-Meglio così.
Confermi che si tratti di un superumano?-
<<Sulla base
della descrizione della segretaria e del nome da lui stesso dato, pare che
possa trattarsi di un certo Serpente d’Acciaio che si è battuto un paio di
volte con Iron Fist. Si parla di forza ed agilità sovrumane e forse è dotato di
un potere energetico simile al Pugno d’Acciaio del già citato Iron
Fist.>>
-Si parla, si dice,
può darsi. È tutto qui quello che sei riuscito a tirare fuori “Mamma”?-
<<Non
prendertela con me Marc, questo tipo è decisamente sfuggente e tutto quello che
si sa di lui è basato su informazioni di seconda o terza mano.>>
-Hai ragione,
scusami, è che odio essere svegliato in piena notte per gestire una situazione
di ostaggi che magari poteva essere risolta da una squadra normale.-
<<Perché ti
sorprendi tanto? Dovresti sapere come vanno queste cose: Joy Meachum è uno dei
pezzi più grossi di un’importante società, abbastanza importante da svegliare
il Sindaco, che sveglia il Commissario, che sveglia il Capo del Dipartimento e
giù giù fino a te.>>
Stone borbotta qualcosa di
incomprensibile e chiude la comunicazione. In quel momento una donna in
uniforme blu alta, con la pelle un po’ più chiara di quella di Stone ed un
fisico palestrato si avvicina. Con lei ci sono due donne: una nera con una gran
massa di capelli in stile afro ed una dai capelli rossi lunghi e fluenti che le
ricadono sulla schiena, i suoi lineamenti hanno un’aria vagamente
orientaleggiante. Con loro c’è un uomo sui 40 anni abbondanti, bianco e con
baffi alla Tom Selleck.
-Guardi chi le
porto, capitano.- gli si rivolge l’agente, il cui nome è Margarita Ruiz.
-Rafael Scarfe.-
esclama Stone –Sei venuto a controllare che combiniamo?-
-Ti ho portato due
mie amiche, Stone, immagino che ne riconoscerai almeno una.- replica il
capitano Rafael Scarfe.
-Misty Knight,
certo. Ero appena stato promosso sergente quando… beh quando quella bomba ti ha
portato via il braccio. Brutta faccenda, ma sono lieto di vederti in forma.
Immagino di sapere perché sei qui: il tuo ragazzo, Danny Rand, non è il capo
della baracca davanti a noi? Dov’è finito? Ho sentito voci per cui gli piace
vestirsi in verde e giallo.-
Misty fa spallucce davanti a
quell’insinuazione, peraltro vera, e replica:
-Sono qui per
proporti un’alternativa ad un’irruzione che costerebbe cara ai tuoi uomini.
Anche se è da solo il Serpente d’Acciaio è un avversario che non potete battere
neanche se foste il triplo.-
-Quale
alternativa?- chiede Stone con aria scettica –Uno dei tuoi amichetti in
spandex?-
Misty sogghigna mentre ribatte:
-Non indossano
spandex, ma per il resto ci hai azzeccato: sono alcuni amici molto speciali che
possono affrontare la situazione.-
Stone riflette un paio di istanti,
poi…
-Che ci provino
allora, ma che non combinino casini.-
C’è un silenzio innaturale
nell’arena e quando Moon Knight lo percepisce non può non preoccuparsi per Jack
Russell. Preoccupazione inutile perché il suo amico licantropo è in piedi e sta
fissando gli altri licantropi rannicchiati in un angolo.
-Ma che sta
succedendo?- chiede.
-Niente di speciale.- risponde
Russell –A
quanto pare, un effetto collaterale del siero che permette loro di trasformarsi
in licantropi annulla la loro intelligenza nella noti di luna piena. Da bravi
lupetti hanno capito chi era il maschio Alfa qui dentro e si sono adeguati
cessando ogni lotta.-
-Se non fossi tu a
dirmelo, non riuscirei a crederci.- ribatte Marc Spector –Quindi se ne staranno
buoni buoni nel loro angolino?-
-Direi di si: non sono più pericolosi di un
qualunque lupo.-
-Uhm, non che sia
particolarmente rassicurante, ma confido che saprai tenerli a bada per il tempo
necessario… Frenchie…-
<<Oui, Marc?>> risponde Jean Paul Duchamp,
pilota del Moon Glider.
-Chiama i nostri
amici della Polizia e dì loro di fare irruzione a questo indirizzo…- Moon
Knight recita l’indirizzo esatto e poi continua -… troveranno le prove di diversi
omicidi ed anche i responsabili…. Oh,
avverti anche la Protezione Animali.-
<<Cosa?>>
-Stavo scherzando.
Chiama il tenente Flint, lui sa cosa fare.-
Come avvertito da un misterioso
istinto Moon Knight si volta di scatto. L’uomo misterioso che aveva appena
affrontato è scomparso. Spector non si chiede come abbia fatto, è abituato ad
avversari dalle mille risorse, piuttosto è incuriosito dal fatto che si sia
ripreso in fretta. Ripensandoci, non sa nemmeno come si chiami. Un giorno se lo
ritroverà davanti: capita sempre nel suo tipo di lavoro.
Clive Reston guarda dalla finestra della
sua camera il tranquillo panorama del Sussex. L’indomani si ritroverà di nuovo
alle prese con quelle che il suo amico Shang Chi chiama giochi di morte e
d’inganni e potrebbe non uscirne vivo. È una cosa che sa da sempre: ogni nuova
missione potrebbe essere l’ultima, è normale nel suo lavoro in fondo. Suo padre
forse avrebbe la giusta battuta da dire in questi momenti en probabilmente
anche il suo prozio, ma a lui non viene in mente proprio niente.
Un lieve bussare lo distrae dai suoi
pensieri. Nel suo lavoro niente è quasi mai quello che sembra ed anche se nella
casa di Sir Denis non ci dovrebbero essere problemi, l’uomo prudente vive due
volte. Suo padre non aveva detto qualcosa di simile? Clive impugna la sua fida
Walther PKK e con la sinistra spalanca la porta per trovarsi di fronte Melissa
Greville.
-Accogli sempre con
la pistola in pugno le donne che bussano alla tua camera, Clive?- chiede
Melissa dopo un attimo di sorpresa.-
-Solo quelle
pericolose.- replica divertito Clive.
-Ed io sarei
pericolosa?- ribatte Melissa sorridendo.
-Mia cara, in un
certo senso tu sei la più pericolosa di tutte.-
Clive getta la pistola sul letto ed
abbraccia la ragazza baciandola con passione, poi con un calcio richiude la
porta. Non si accorge di Leiko Wu che sta passando proprio in quel momento:
Leiko Wu che indugia un attimo davanti alla sua porta per poi proseguire sino
ad una vicina stanza, esitare solo un istante per poi aprirne la porta e
richiuderla rapidamente alle sue spalle. Se anche l’avesse vista, non avrebbe
fatto alcuna differenza… o forse no.
10
Il Serpente d’Acciaio si trova preso
tra Orson Randall da un lato e Luke Cage dall’altro, rimane per un attimo
sconcertato, poi sogghigna.
-A quanto pare Rand
non ha il coraggio di affrontarmi da solo se ha mandato voi due al suo posto.-
La finestra si rompe improvvisamente
e due figure in tuta entrano nella stanza . una è Iron Fist e l’altra una
ragazza dai capelli verdi i cui lineamenti sono celati da una maschera.
-Non mi sto
sottraendo a niente Davos.- proclama Danny Rand –Io sono qui come volevi,
pronto ad affrontarti da solo.-
-E chi ha detto che
sono solo?- replica, ridendo, il Serpente d’Acciaio –Ho anch’io i miei alleati
da chiamare. Venite a me, guerrieri dell’Ombra.-
Improvvisamente una nebbia si
solleva dal pavimento e dalla nebbia emerge una schiera di ninja armati di
katane.
-Oh, oh…- commenta
Orson Randall –... come avrebbe detto Oliver Hardy: “Ecco un altro bel pasticcio
in cui ci hai messo”. Beh, tanto peggio… per loro.-
-Mi piace la tua
attitudine, vecchio.- aggiunge Luke mettendosi schiena contro schiena con il
precedente Iron Fist.
-Chiamami vecchio
un'altra volta e non arriverai al tuo prossimo compleanno, Cage.-
-Come ho detto, mi
piace la tua attitudine… vecchio.-
Un attimo dopo non c’è più tempo per
le parole ma solo per l’azione.
Moon Knight può leggere la
perplessità sul volto del Tenente Flint mentre i poliziotti portano via i
licantropi e si apprestano a perquisire a fondo sia il club che l’arena
sotterranea.
-Cosa c’è?- chiede.
-Avevo sentito
parlare di arene clandestine e di combattimenti sino alla morte…- risponde
Flint -… ma con licantropi di mezzo… non credevo nemmeno ai licantropi fino a
poco tempo fa. Chissà cosa inventeranno per loro alla volta?-
-Troveranno un
sistema per neutralizzarli in tempo utile per il processo e passeranno un bel
po’ d’anni in prigione. Forse l’intera vita.-
-La fai facile, tu,
dopotutto non dovrai occupartene. Per voi buffoni in costume il lavoro termina
quando avete steso il cattivo e ve ne tornate
a casa, ma il resto del lavoro sporco tocca a noi.-
-Non l’avevo mai
vista in questo modo, ma in fondo non hai torto. Ad ogni modo, Flint, non ho
steso il cattivo principale: è ancora libero, pronto a ricominciare i suoi
sporchi giochi da un’altra parte e prima o poi sentiremo ancora parlare di lui,
ne sono certo.-
-Beh, in quel caso,
spero che ad occuparsene sia qualcun altro se non ti spiace.- improvvisamente
Flint si rende conto che Moon Knight… -È scomparso! Odio quando fa così.
Moon Knight ha già raggiunto il Moon
Glider in cui si trova già Jack Russell, ora in forma umana, che si sta
allacciando una camicia.
-Dove andiamo,
Marc?- gli chiede Frenchie.
-A casa. Ne ho abbastanza
di avventure per stanotte.-
È stata una lunga ascesa, pensa,
Misty Knight, ma siamo arrivate. Il Capitano Stone non era entusiasta dell’idea
di far agire solo lui, ma dopotutto la Nightwing Restorations ha un contratto
per la sicurezza dell’edificio e Rafe Scarfe lo ha convinto a farle provare per
prime. Chissà se la diffidenza di Stone è dovuta solo al fatto che sono delle
“Private” od anche a quello che sono donne? In realtà non gli sembra il tipo
del sessista, ma non si può mai sapere.
Misty controlla la sua pistola e poi
scambia un cenno d’intesa con la sua socia Colleen Wing, che ha già sfoderato
la sua katana (Misty quasi sorride pensando allo sguardo di Stone quando ha
visto Colleen con la sua spada giapponese, un’arma decisamente poco ortodossa
per New York, anche se pare che ci sia in giro un’assassina ninja che ne fa uso
di tanto in tanto). Un attimo dopo due calci ben piazzato sfondano la porta
d’ingresso e per poco il colpo di una katana non sfoltisce la capigliatura di
Misty. Perdere guache ciocca di capelli è comunque meglio che vedersi spiccare
la testa dal collo, pensa, poi si rende conto che l’attico è invaso da
guerrieri vestiti di nero.
-Odio i ninja.- è
il suo commento.
11.
Ti chiami Danny
Rand e fino a poco tempo fa pensavi di essere l’unico ad avere il potere del
Pugno d’Acciaio, poi ha scoperto che tuo padre aveva più segreti di quanto
credessi ed uno di questi segreti riguardava un uomo di nome Orson Randall, il
tuo predecessore come Iron Fist, un uomo che si sta rivelando decisamente pieno
di sorprese. Solo poche ore fa è capitato a casa tua proprio nel momento in cui
venivi avvertito che il tuo vecchio nemico Davos aveva rapito la tua socia Joy
Meachum e subito ti aveva detto:
-Immagino che tu
intenda precipitarti a testa bassa sul posto, ragazzo.-
-Che scelta ho?-
avevi ribattuto –Non posso lasciare Joy Meachum nelle mani di Davos.-
Orson aveva sorriso rispondendo:
-Sei davvero simile
a tuo padre, sai? Rifletti un attimo: quel Davos ti sta aspettando. Della
ragazza non gli importa nulla: è solo un’esca per te, vuole dimostrare di
essere più bravo di te, di meritare più di te il potere del Pugno d’Acciaio. Conosco
i tipi come lui. Conoscevo anche suo padre, immagino che non sia molto fiero di
lui.-
-Cosa consigli?-
-Di prenderlo di
sorpresa. Da quello che mi hai detto. Davos si è alleato a gente pericolosa, la
stessa gente che sta dando la caccia a me, direi. Mi ero isolato dal mondo
proprio per evitare questo, ma a quanto pare non c’è modo di sfuggire il
destino.-
Mentre ti diceva questo, aveva
aperto una valigetta da cui stava tirando fuori un costume simile al tuo, lo
stesso che gli avevi visto indossare in una fotografia ingiallita risalente a
decenni prima.
-Pare che sarò
costretto ad aiutarti ragazzo.-
-Ed io verrò con
voi.-
A parlare era stata tua sorella
Miranda, che aveva indossato uno dei tuoi vecchi costumi rimaneggiato e con una
mascherina a coprirle la parte superiore del viso.
Stavi per ribattere qualcosa, ma
invece allargasti le braccia rassegnato, consapevole del fatto che non saresti
riuscito a dissuaderla.
Subito dopo aver indossato il suo
costume, Orson si era diretto verso un mobile del salotto ed aveva premuto uno
dei fregi rivelando un passaggio segreto.
-Tu ne sapevi
niente?- ti chiese Miranda.
-No.- hai ribattuto
sorpreso più che mai –Non ho mai sospettato che ci fosse qualcosa di simile
sotto questa casa.-
-Allora spero che
tu sia pronto per la metropolitana pneumatica del professor Randall, Daniel.-
ribatté Orson Randall –Un sistema di trasporto un po’ antiquato magari, ma
scommetto che funziona ancora anche se sono passati più di 70 anni dall’ultima
volta che è stato usato.-
Tuo padre aveva davvero più segreti
di quanti tu avessi mai sospettato ed Orson Randall non è da meno, pare
Ed ora sei qui, che guardi quello
stesso Orson Randall compiere un incredibile salto acrobatico impugnando in
ogni mano una pistola che invece di sparare proiettili spara raggi di energia.
Tu non sei mai riuscito a fare nulla di simile col Pugno d’Acciaio. Non ci hai
nemmeno provato, a dire il vero, e ti chiedi se ne saresti capace.
Non hai tempo per rifletterci sopra,
perché Davos è davanti a te pronto a combattere. Alla fine, come al solito, è a
questo che tutto si riduce: uno scontro tra Iron Fist ed il Serpente d’Acciaio
per determinare chi è il migliore. Salti, pronto a sferrare un calcio della
tigre, ma lui ti afferra la caviglia e ti sbatte a terra, poi è sopra di te e
prima che tu ti sia messo in piedi ti stringe il busto in una morsa ferrea. Senti
un familiare formicolio, quello del potere che viene trasferito da te a lui.
-Arrenditi.- ti
intima il Serpente D’Acciaio –Se ti arrendi ti risparmierò la vita.
-Qui in Occidente
dicono: “Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”.- ribatti
mentre raccogli le tue ultime energie e ti concentri per invertire il processo
di assorbimento –Io sono un orso molto coriaceo e tu non mi hai ancora ucciso.-
Ti liberi dalla stretta e respingi
Davos contro una parete, mentre le tue mani brillano di energia.
-Perché, Davos?-
chiedi –Che senso ha tutto questo? Hai preso Joy Meachum come ostaggio per
attirarmi qui quando sapevi benissimo dove trovarmi, che volevi dimostrare?-
-Volevo un
palcoscenico in cui attirare Orson Randall ed è servito allo scopo.- ribatte il
Serpente d’Acciaio.
Vuole Orson, ma perché? Cosa ha
scatenato questa caccia ad un uomo di cui sino a poco tempo fa ignoravi perfino
l’esistenza? Poco importa, perché ora devi concentrarti sullo scontro e non
puoi permetterti di pensare ad altro. Sai fin troppo bene che il Serpente
d’Acciaio è un avversario duro da battere.
Si lancia su di te e tu pari il suo
colpo e ne sferri uno a tua volta lanciandolo lontano. Forse sei stato troppo
bravo, perché Davos piomba oltre la finestra infranta da cui siete entrati tu e
tua sorella e piomba nel vuoto.
-No!- urli, ma è
troppo tardi per fare qualunque cosa.
Quante volte ha ripetuto questo
gesto? Moon Knight non se lo ricorda più. Potrebbe rientrare in casa forse più
facilmente, questo è certo, ma questo sfoggio di esibizionismo in fondo lo
diverte: un salto in picchiata dall’aereo fino a piombare sull’ampia piscina a
picco sulla scogliera, introdursi nel passaggio scavato di lato e percorrere
rapidamente a nuoto il piccolo tunnel sottomarino per poi riemergere nella piscina
interna incassata nel pavimento della camera da letto. Un po’ pacchiano, forse,
ma che serve essere ricchi se non puoi permetterti qualche stravaganza? E poi è
più divertente di una caverna sotterranea piena di trofei.
La sua donna, Marlene Alraune, lo
sta già aspettando.
-La caccia è finita
bene?- chiede.
-Per ora almeno.,-
risponde Marc Spector togliendosi il cappuccio –Il capo dell’organizzazione mi
è sfuggito, ma almeno gli ho rovinato
gli affari.-
-Parli di quel tipo
inquietante che abbiamo incontrato in quel club?[13]
Mi metteva i brividi.-
-Non solo a te, poi
credermi. Un giorno o l’altro finirò per saper chi è veramente, ma per ora
voglio solo non pensarci più.-
-E a cosa vorresti
pensare?- chiede Marlene ammiccante.-
-Oh… qualcosa mi
verrà in mente vedrai.-
La afferra e la tira nella
vasca e quando lei riemerge...
-Marc Spector, sei
un… un… -
Non finisce di parlare perché lui la
bacia e dopo non è più tempo di parole.
Miranda Rand K’ai può anche aver
perso la memoria, ma a quanto pare il suo corpo non ha dimenticato le arti
marziali imparate nella lontana K’un Lun. Si muove con grazia e leggerezza. Non
ha bisogno di pensare, ma solo di lasciarsi guidare dall’istinto. La cosa la
sconcerta non poco: in poche settimane ha imparato a conoscere suo fratello ed
un mondo per lei completamente sconosciuto, ma ha avuto appena il tempo di
cominciare ad adattarsi che si è trovata in mezzo ad una specie di guerra
segreta di cui nemmeno Danny sa nulla. Chissà se Orson Randall ne sa di più.
Quell’uomo misterioso che è stato Iron Fist prima di lui se la sta cavando
molto bene. Insieme tutti loro hanno stretto in un angolo i misteriosi aggressori.
-Pare che abbiate
fallito ancora guerrieri dell’ombra.- sta dicendo Orson Randall rivolto ai suoi
avversari –Del resto avete già fallito altre volte.-
-Possiamo aver
fallito, ma ti abbiamo stanato ed ora non potrai più sfuggirci. Verranno altri
dopo di noi ed alla fine sarai nostro.-
Mentre parla così il capo dei ninja
viene avvolto da una nube di fumo e subito dopo lui e tutti gli altri ninja
sono scomparsi.
-Ho già detto che
odio i Ninja?- borbotta Misty.
-Mai quanto me.-
ribatte Colleen Wing.
-Oh… beh io mi sono
divertito a picchiarli... un po’ meno quando le loro spade minacciavano il mio
collo, ma non si può avere tutto, credo.- interviene Luke Cage
-Tu ti diverti
sempre quando c’è da menare le mani, Luke.- lo rimbecca Colleen.
-Dici? Beh, forse
hai davvero ragione.-
Che amici ha Danny, pensa Miranda,
davvero speciali, quindi si ricongiunge al fratello, che abbraccia Misty e poi
si rivolge a Orson:
-Credo che tu ci
debba un bel po’ di spiegazioni.-
-E io credo che tu
abbia ragione, ragazzo...- replica Randall -… ma dovrai aspettare per questo.
Ti prometto le risposte che vuoi, una volta tornati a casa.-
E Miranda si augura che davvero il
mistero possa essere svelato.
EPILOGO
Il sole sorge sulla
città che non dorme mai e vede Elektra Natchios fare i suoi soliti esercizi
ginnici prima di affrontare un nuovo mattino. Non ha voluto svegliare Nina
McCabe. Che si goda ancora un po’ la sua giovinezza, pensa. Lei era appena poco
più vecchia di lei quando il suo mondo fu distrutto per sempre dalla morte di
suo padre. Non è mai stata più giovane da allora si potrebbe dire. Nina ha
superato bene la morte di suo padre, invece, o almeno così sembra. Pareva
essere riuscita ad incanalare la rabbia ed il dolore in una direzione positiva,
diversamente da lei, almeno finché non aveva subito quell’aggressione.[14]
Da allora è divenuta più cupa e determinata. Elektra capisce il suo desiderio
di non volersi più sentire indifesa, ma ancora una volta si chiede se ha il
diritto di coinvolgerla nel suo mondo di violenza e morte.
Il pensiero è accantonato quando
Elektra sente il “ping” che annuncia l’arrivo di una e-mail. Un semplice controllo
sull’account che usa solo per le ”proposte di lavoro”. Finalmente qualcosa di
nuovo. Sembra un incarico davvero interessante. Riflette solo un istante, poi
clicca sul tasto “Rispondi” , digita una cifra, quindi invia
La killer più letale sul mercato è
di nuovo in pista.
La brezza della sera era dolce ed invitante, proprio come il suo
profumo. Avevo conosciuto tante, forse troppe donne nella mia vita, ma lei
aveva qualcosa di speciale e nonostante il mio istinto mi dicesse che era
pericolosa, io non gli detti retta e mi avvicinai a lei proprio mentre
socchiudeva le labbra.
-Che stai leggendo?-
La voce di Orson Randall alle sue spalle
fa sobbalzare Miranda, comodamente seduta in poltrona, facendole cadere il
diario che teneva in mano. Orson si china a raccoglierlo.
-Uno dei miei
vecchi diari.- commenta –Ti interessano queste vecchie storie?-
-Molto.- risponde
con sincerità Miranda –Speravo mi aiutassero a capirti. Sono scritte molto
bene. Sembrano più romanzi che diari.-
-Davvero? Saresti
stupita se ti dicessi che mi sarebbe piaciuto fare lo scrittore? IL vecchio
Lucky Pierre sarebbe inorridito al saperlo… o forse no. Che stavi leggendo? Ah
il caso di Hollywood. Se ti va te lo racconterò più tardi.-
-Si, credo che mi piacerebbe
sentirlo direttamente da te.-
-Sai, somigli molto
a tuo padre. Hai la stessa determinazione nello sguardo. Molto più di tuo
fratello.-
-Tu hai conosciuto
mio padre, vero? Che puoi dirmi di lui? Io non ricordo nulla, perfino la sua
foto non mi suscita emozioni.-
Orson sta per rispondere, quando
entrano Danny Rand e Misty Knight.
-Piacerebbe molto
anche a me saperne di più...- dice Danny –… ma avevi promesso di dirci di più
su quei ninja che ti hanno attaccato e che hanno cercato di uccidere i tuoi
amici in Francia. Chi sono? Perché ti cercano’ Perché hanno arruolato il
Serpente d’Acciaio e dove hanno imparato quelle tecniche di sparizione che ha
usato anche Davos?-
Orson sospira.
-Tante domande, ma
hai ragione, figliolo, ti devo una spiegazione, la devo a tutti voi. Ascoltate
dunque il racconto di sette città e di una guerra senza tempo.-
Marc Spector guarda la baia davanti
a lui immerso in pensieri solo suoi. Alle sue spalle Marlene lo fissa. Non è
cambiato nulla pensa. Una notte di passione non ha cambiato le cose: sono di
nuovo al punto di partenza. Marlene sperava che Marc avrebbe lasciato perdere
le sue ossessioni, ma ora è di nuovo perso in un modo dove lei non ha diritto
di accesso.
Mentre lo guarda, sente una strana
sensazione, come una mano fredda che le stringe il cuore. Dura solo un attimo
ma basta a farle paura: un presagio funesto per i giorni a venire. In genere
lei non crede ai presagi, ma ha visto troppe cose ultimamente per essere
scettica, è finita perfino all’Inferno ed ha conosciuto la figlia del Diavolo,
o almeno è quello che lei ha detto di essere.[15]
È come se una nube di tenebra stesse
coprendo tutto e non se ne andrà tanto presto.
FINE
NOTE
DELL’AUTORE
E così eccoci giunti al
cinquantesimo episodio di questa particolare serie. Tempo di bilanci, quindi,
ed il sottoscritto non si sottrarrà all’incombenza.
Quando questa serie nacque circa 11
anni fa era stata concepita come un’antologica che avrebbe narrato a rotazione
storie di quei personaggi che non sono definibili come supereroi in senso
classico e che spesso si collocavano sul lato più oscuro dell’Universo Marvel. A
poco a poco la struttura si è trasformata, presentando storie incrociate di
vari personaggi.
I personaggi più spesso ricorrenti
sono stati: Shang Chi il Maestro de Kung Fu, Clive Reston, agente del MI6
britannico e presunto figlio di James Bond 007 e pronipote di Sherlock Holmes,
la Vedova Nera, il misterioso mercenario chiamato Paladin, Iron Fist, Moon
Knight, Luke Cage e Rick Mason, ovvero l’Agente, spia free lance figlio del
Riparatore. Non sono mancate guest star d’eccezione come Pantera Nera e spesso
i vari segmenti si sono focalizzati su personaggi che nel corso della loro esistenza
hanno perlopiù svolto il ruolo di comprimari.
Tra gli avversari ricorrenti merita
la menzione d’onore Fu Manchu, uno dei pochi personaggi letterari ad essere
divenuto un archetipo e ad aver ispirato molti personaggi tra cui vale la pena
di ricordare: l’Artiglio Giallo, il Mandarino, Ras al Ghul. Apparve per la
prima volta in un serial sulla rivista britannica nell’ottobre 1913 per opera dello
scrittore Arthur Henry Sarsfield Ward, meglio noto come
Sax Rohmer. Sono passati, quindi, quasi 100 anni dalla sua nascita e non
mancheremo di sottolineare la cosa.
Altro criminale ricorrente è stato
Master Khan (o , se preferite, Padron Khan), un antico stregone legato alla
mistica città di K’un Lun. Creato da Tony Isabella & Arvell Jones su Marvel
Premiere #22 del giugno 1975, ma sviluppato da Chris Claremont & John
Byrne.
Due parole su Orson Randall, un
ottimo personaggio cerato da Ed Brubaker e Matt Fraction con la complicità dei
disegnatori David Aja, Russ Heath e John Severin (questi ultimi due vecchie
glorie della Golden Age) che raccoglie in se varie suggestioni dell’era dei
pulp con richiami anche al feuilleton ottocentesco che verranno presto esplicitati
anche in Marvelit. Per quanto mi sia piaciuta la saga delle Armi Immortali, è
mia intenzione fare qualcosa di diverso nei limiti del possibile.
Infine una menzione d’onore anche per
Devil, tra i protagonisti della prima storia di questa serie, che non potevo
non far apparire in questo cinquantesimo episodio. Qui appare nelle vesti di
Matt Murdock, già antico amore di Elektra e l’incontro con lei ci permette di
fare il punto sul loro attuale rapporto e su come veda la stessa Elektra un
personaggio istituzionale come Foggy Nelson, che nelle nostre storie ricopre il
ruolo di Procuratore degli Stati Uniti, il Pubblico Ministero Federale.
Questo mi sembra anche il momento di
congedarsi da due personaggi che ci hanno accompagnato in molti, se non tutti,
di questi 50 episodi e che hanno di recente guadagnato una loro serie
personale: sto parlando di Moon Knight e Luke Cage. Buona fortuna agli autori delle
loro serie, rispettivamente: Igor Della Libera e Carmelo Mobilia.
Ed ora un po’ di rapide note sulla
storia che avete appena letto.
1)
Chi è il misterioso avversario di Moon
Knight e Jack Russell, alias Licantropus, com’’è stato chiamato in Italia? Il
suo nome non è stato rivelato e ciò che sappiamo di lui è che ha facoltà
animalesche che lo accomunano a gente com’ Wolverine, Sabretooth, Wildchild.
Posso solo dirvi che è ispirato ad un controverso personaggio apparso in storie
di Wolverine, pur essendo sostanzialmente diverso.
2)
John Harold Howard è il figlio
adolescente di Harold Howard, un personaggio che ho sviluppato partendo da una
base di Gary Friedrich su Captain America Vol. 1° #147/148 che a sua volta si
era ispirato a Howard Hughes. Harold Howard è un multimiliardario che vive in
un attico in cima ad un esclusivo Hotel di Las Vegas da cui dirige un impero
economico dai molti interessi: l’Howard Conglomerate. Howard ha due ossessioni:
diventare il padrone economico del mondo e la privacy. Da anni nessuno l’ha più
incontrato di persona e tutte le sue foto esistenti sono state distrutte. I
soli che hanno il permesso di vederlo in volto sono il suo medico personale, la
sua efficiente assistente Miss Wright ed il figlio John che ha cresciuto da
solo e di cui mantiene segretissima anche al figlio stesso l’identità della
madre. La Vedova Nera ha conosciuto Howard molti anni prima, quando ancora era
una spia del suo paese e tra loro c’è una sorta di patto di non interferenza
reciproca.
3)
Matt Murdock, Foggy Nelson e Dakota
North appaiono qui nell’intervallo tra Devil #50 e 51.
4)
Moon Knight appare tra Moon Knight #6
e 7, storia dove la sua vita si ritrova a subire una drastica svolta.
5)
Luke Cage compare, invece tra Luke
Cage #6 e 7 di prossima uscita.
Nel
prossimo episodio: altre rivelazioni su Orson Randall ed i suoi persecutori;
Elektra ha un nuovo incarico, Fu Manchu fa la sua mossa ed in più: l’arrivo di
un nuovo e si spera entusiasmante personaggio: il misterioso Sudario, per
tacere di Pantera Nera.
Carlo
[1] Nella serie Justice Inc. per essere precisi.
[2] In Elektra Vol. 1° #13 (Marvel Mega #12)
[3] Nell’episodio #47.
[4] Negli episodi #44/46 di questa serie
[5] Nell’episodio #14, per tacere di Justice Inc. #4 e Villains #10.
[6] Nell’ultimo episodio.
[7] Nell’episodio #36.
[8] E può darsi che ci riesca
nella sua nuova serie ad opera di Carmelo Mobilia.
[9] La mitica protagonista del serial televisivo anni 60 “Agente Speciale”
[10] Rivelato nell’episodio #42.
[11] Tutte cose avvenute in Luke Cage MIT #1/3 per la cronaca.
[12] Un dietro le quinte della conversazione vista in Luke Cage #2.
[13] Sempre nell’episodio #47.
[14] Nell’ormai lontano episodio #22
[15] In Moon Knight #6 del buon Igor Della Libera.