(CAVALIERI MARVEL)
N° 112
C’ERA UNA VOLTA IN MESSICO
PROLOGO
La ragazza è ferma in
piedi quasi sull’orlo del tetto di un palazzo del quartiere noto come Chinatown
nella Città di New York.
E alta e snella con
gambe che sembrano lunghissime ed ha i lunghi capelli neri che le scendono
lungo tutta la schiena fino al sedere. Indossa un costume formato da un top
rosso, un perizoma nero e stivali rossi alti fino al ginocchio, il volto è
completamente bianco e le labbra sono rosse come in una maschera del teatro
kabuki.[1]
Impugna
un lungo arco con una freccia incoccata, inquadra il suo bersaglio e senza
esitare tende la corda e poi la rilascia con mano sicura.
La
freccia inizia il suo cammino di morte. Sulla sua punta è inciso un kana[2] il
cui significato è morte ovvero: Shi.
1.
Un
jet proveniente dagli Stati Uniti atterra all’aeroporto di Ciudad Juarez nello
Stato messicano di Chihuahua. Tra i passeggeri una donna dai capelli color
castano ramato e gli occhi nocciola che veste un abitino rosso senza maniche
che le arriva appena sopra al ginocchio e porta a tracolla un’ampia borsetta.
La
donna recupera il proprio bagaglio e sbriga le formalità doganali ed è a questo
punto che si sente chiamare:
-La
Señorita O’Brien?-
A
parlare è stato un uomo sui quarant’anni, distinto, elegante, che parla Inglese
con poco più di una sfumatura di accento locale. Con lui ci sono altri due
uomini, massicci, quasi sicuramente meticci, le ampie giacché non nascondono a
sufficienza il rigonfiamento delle pistole che portano in fondine ascellari.
Sono quelli che nel gergo della malavita latinoamericana vengono chiamati sicarios, che svolgono anche il ruolo di
guardie del corpo del capo e dei suoi luogotenenti.
La
donna valuta rapidamente le sue possibilità di uscire viva un confronto con
loro. Poche ma buone, si dice. In fondo lei è una mujer, una donna, e non si aspettano che possa essere una valida
avversaria.
Quasi
come se avesse indovinato i suoi pensieri, uno dei due uomini, con
un’inquietante rassomiglianza con l’attore messicano Danny Trejo le rivolge un
sorrisetto lascivo che sottintende anche un certo tipo di apprezzamento nei
suoi confronti. Lei reprime una smorfia di disgusto fissandolo dritto negli
occhi.
Il
tutto prende non più di un paio di secondi al termine dei quali la donna
risponde:
-Sono
io. Sono Kathryn O’Brien e lei è…?-
-Luis Benavides, sono qui per accompagnarla dal
Señor Alcantara.- si presenta l’uomo.
-Andiamo, allora.- è la secca risposta.
Kathryn
O’Brien viene scortata fino ad un SUV nero sicuramente blindato. Una delle
guardie del corpo sale a fianco dell’autista. Nel comparto posteriore ci sono
sedili contrapposti e la donna viene invitata a sedersi in uno mentre Benavides
ed il tizio che somiglia a Danny Trejo si siedono davanti a lei.
Il
viaggio prosegue in silenzio sino ad una villa cinta di mura appena fuori
Ciudad Juarez. Kathryn la studia velocemente: potrebbe resistere all’attacco di
un piccolo esercito e probabilmente ha anche vie di fuga nascoste e pure un
eliporto.
Due donne stanno
prendendo il sole ai bordi di una piscina. Una dimostra una ventina d’anni, è
bruna ed ha la pelle olivastra: la seconda dimostra appena 15 anni ed è bionda
con la pelle chiarissima. O Gilberto Alcantara ha gusti eclettici in fatto di
donne o…
Il
flusso dei pensieri di Kathryn O’Brien è interrotto dalla voce di Benavides:
-Siamo arrivati, Miss O’Brien.-
Con
i due sicarios alle spalle e
preceduta da Benavides, Kathryn è accompagnata in un ampio salone dove
l’attende un uomo dai capelli e folti baffi bianchi che le rivolge un sorriso
cordiale e le tende la mano:
-
Señorita O’Brien, bienvenida
nella mia umile dimora.-
Kathryn
sorride. Umile non è certo l’aggettivo che le verrebbe in mente per primo nel
descrivere quell’incrocio tra un fortino ed una reggia.
Squadra
con molta attenzione l’uomo davanti a lei. Gilberto Alcantara può anche
sembrare un simpatico vecchietto ma è lo spietato capo di uno dei più grossi
cartelli criminali del Messico che controlla il traffico di droga, la
prostituzione e l’immigrazione clandestina nella regione e la sua influenza si
estende anche a nord del confine con gli Stati Uniti. Il suo potere è cresciuto
esponenzialmente dopo che il suo maggiore rivale è stato ucciso a Nuevo Laredo
per mano di un ignoto killer, forse una donna.[3]
A
Kathryn O’Brien ricorda il personaggio interpretato da Anthony Quinn in un
vecchio film,[4] anche lui un boss del
crimine che sotto un’apparente bonomia era spietato e senza scrupoli.
-La ringrazio della sua ospitalità, Señor Alcantara.- dice infine.
-Non potevo rifiutare questo favore al mio
vecchio amico Rufus Carter… che dovrò rimproverare per non avermi detto che la
mia ospite sarebbe stata una donna così bella. -
La
solita galanteria latina, che non ha di certo mai impedito a quelli come
Alcantara di stuprare le donne che gli avessero detto no, pensa Kathryn..
-La ringrazio dei complimenti, Señor Alcantara. Immagino che Rufus non
sia qui.-
-Infatti è ancora a El Paso, ma non parliamo di
lavoro adesso. Suppongo che sarà stanca per il viaggio e vorrà riposarsi e
rinfrescarsi.-
Kathryn
deve ammettere che è proprio così.
-La ringrazio per la sua cortesia ed
ospitalità.-
-De nada.
Le ho fatto preparare una stanza con bagno ed annesso studio dove potrà
lavorare tranquilla. La aspetto più tardi per la cena.-
Ad
un cenno di Alcantara un domestico prende i bagagli di Kathryn che sta per
seguirlo quando nel salone entrano le due ragazza che lei aveva visto prima ai
bordi della piscina e che ora la fissano con curiosità.
-Señorita
O’Brien, le presento la mia scapestrata figlia Carmen e la sua amica norteamericana Sally-Anne Carter.-
-Carter?- esclama, perplessa, Kathryn.
-Una protetta ed omonima del nostro comune
amico. Più tardi le spiegherò l’esatta natura del loro rapporto.- replica
Alcantara,
-Io e Sally-Anne andiamo a Juarez a fare
shopping.- annuncia Carmen Alcantara.
-Uhm.- borbotta suo padre -Ma tornate per cena.
Non voglio che la nostra ospite debba mangiare da sola con questo vecchio.-
-No te
preocupe.-
Mentre
le due ragazze si allontanano, nella mente di Kathryn O’Brien si affastellano
mille domande destinate, almeno per il momento, a restare senza risposta.
Nella
sede di New York del F.B.S.A. due donne sono impegnate in una ricerca molto
importante.
-Mi dispiace.- dice in tono sconsolato l’Agente
Speciale Angela Del Toro -Nel nostro database non c’è nulla su un serial killer
in grado di teleportarsi. Nessuno dei supercriminali conosciuti con questo potere
corrisponde al profilo.-
-Accidenti, ci speravo proprio!- esclama
delusa, la Detective di Terzo Grado Stacy Dolan in forza alla Squadra Omicidi
di Manhattan -Anzi, era la mia ultima speranza. L’unica spiegazione del perché
riuscisse ad entrare ed uscire da stanze chiuse ed a sparire in pochi istanti
era che fosse capace di teleportarsi.-
-Quindi o è un teleporta ancora sconosciuto
oppure abbiamo sbagliato qualcosa.-
-Abbiamo?-
-Beh, se non ti dispiace, mi piacerebbe seguire
il caso con te.-
-Uhm… forse i miei superiori non sarebbero
contenti del coinvolgimento di voi federali.-
-Che ci perdiamo a cercare di convincerli?-
Stacy
riflette per qualche istante poi replica.
-Nulla, possiamo provare.-
-Bene.- ribatte Angela -Intanto mi è venuta
un’altra idea.-
E
così dicendo si rimette al computer.
In
un posto isolato da qualche parte nel Golfo del Messico una ragazza dai capelli
neri si risveglia nuda, legata mani e piedi ad un letto, con un bavaglio sulla
bocca ed una benda sugli occhi.
Seduta
sul bordo del letto una donna bionda vestita di nero le sfiora il viso.
-Mi dispiace davvero,
piccola Zoe, ma questo non è un gioco erotico.- le dice -Purtroppo sei
diventata una pedina in un gioco troppo grande per te e come tutte le pedine,
quando non sarai più utile potrai essere sacrificata e, sono sincera se ti dico
che lo troverei un vero peccato, tesoro.-
Zoe Walsh sente un brivido
attraversarle la schiena.
2.
Ciudad Juarez è la più
importante città dello Stato di Chihuahua ed offre delle buone possibilità a
due ragazze che vogliono fare shopping.
Quando
Carmen Alcantara entra in un negozio di abiti alla moda tutti la riconoscono e
si affrettano a servire lei e la sua amica gringa.
Fare diversamente potrebbe avere serie conseguenze.
-Fateci vedere la vostra roba migliore.- ordina
più che chiedere Carmen.
Da
fuori un uomo chiaramente statunitense vede le due donne attraverso la vetrina
ed esclama:
-Non è possibile!-
Fa
per entrare nel negozio ma un uomo dal fisico massiccio lo blocca.
-Il negozio è chiuso, gringo.- dice in un Inglese fortemente accentato -Torna domani.-
-Ma…- comincia a dire l’uomo.
-Ho detto che è chiuso, comprendes?-
L’uomo
lo squadra e poi rivolge lo sguardo all’altra guardia del corpo. Entrambi
meritano l’Appellativo di gorilla. Non avrebbe modo di vincere contro di loro e
non è il caso di scatenare una sparatoria adesso.
Se
ne va ma non ha nessuna intenzione di arrendersi. Ora che ha ritrovato sua
figlia, se la riprenderà in un modo o nell’altro.
David Walsh, Direttore
delle Operazioni nel Golfo del Messico della Roxxon Energy Corporation scende
dalla limousine che lo ha portato all’aeroporto di El Paso, Texas, e si avvia
verso il cancello d’imbarco per i voli privati. Sulla pista lo attende un jet
della sua compagnia pronto al decollo.
Immerso
nei suoi pensieri si accorge solo all’ultimo momento del massiccio
afroamericano calvo che gli si para davanti dicendo:
-Mr Walsh…-
Le
guardie del corpo di Walsh reagiscono immediatamente estraendo le loro pistole
ma il nuovo arrivato abbozza un sorriso mostrando le mani e dice:
-Calma, ragazzi: sono dei vostri. Mi chiamo
Chris Elder, e mi manda la sede centrale per sovraintendere alla sua sicurezza
personale, Mr. Walsh.-
Con
calma e gesti deliberatamente lenti Elder sfila dalla tasca un tesserino della
Divisione Sicurezza della Roxxon e lo mostra.
-Nessuno mi ha avvertito.- replica
l’interessato.
-Ordine diretto del C.E.O.[5]
Dearborn. È preoccupato che l’attentato di ieri a Texas Jack Muldoon,[6]
possa essere legato alla trattativa in corso e che anche lei possa essere un
bersaglio, così ha mandato me. Sono partito stanotte con un volo di linea per
non dare nell’occhio.-
Nello
sguardo di Walsh è evidente la diffidenza ed Elder aggiunge:
-I suoi dubbi sono legittimi. Se li tolga e
telefoni al capo. Ha il suo numero, suppongo.-
-In effetti ce l’ho.- ribatte Walsh.
Prende
il suo cellulare e compone rapidamente un numero. Pochi istanti dopo ode la
familiare voce di Arthur Dearborn:
<<Buongiorno, David. Se mi hai telefonato
vuol dire che Chris Elder è con te, giusto?>>
-Beh… sì.- risponde Walsh -Vorrei che mi avessi
avvertito, Arthur.-
<<Lo sto facendo adesso. Ho ritenuto che
la riservatezza fosse importante in questa fase. È ovvio che qualcuno ha
interesse a far fallire un nostro accordo con Muldoon e che non si ferma
davanti a nulla. Me ne occuperei personalmente ma al momento non posso. Elder è
un ex agente dello S.H.I.E.L.D. con un curriculum di tutto rispetto. Puoi
fidarti di lui.>>
-Come vuoi, Arthur. Il capo sei tu.-
La
conversazione finisce, Walsh ripone il cellulare e si rivolge all’uomo di
fronte a lui:
-Bene, pare proprio che lei sia dei nostri, Mr.
Elder.- gli tende la mano e stringe la sua poi si rivolge alle guardie del
corpo -Via le armi, ragazzi. Da ora in avanti siete agli ordini di Mr. Elder.-
-Chiamatemi pure Chris.- aggiunge Elder -Non
amo le formalità tra gente che fa lo stesso lavoro, le trovo del tutto inutili
-
Pochi
minuti dopo sono tutti a bordo del jet aziendale ed Elder si siede davanti a
Walsh.
-Questo viaggio in Messico non era previsto ed
è stato deciso piuttosto in fretta o sbaglio?- chiede.
-C’è stato un problema ad uno degli impianti
nel Golfo ed è necessario che io vada lì per trovare una soluzione.- risponde
Walsh abbassando gli occhi.
Un
problema, certo, pensa Elder, ma non quello che dici tu e la soluzione sarò io
a doverla trovare.
In
una stanza al 39° piano della Solomon Tower Ovest nell’Upper East Side
di New York una donna dai capelli neri sorride soddisfatta.
La tecnologia moderna è
meravigliosa, pensa. Deviare la chiamata di David Walsh al suo telefono è stato
un gioco da ragazzi. Come pure replicare la voce di Arthur Dearborn..
Come ha detto Niccolò Machiavelli:
il fine giustifica i mezzi ed in questo caso il fine li giustifica ampiamente.
3.
Stewart Carter è un
uomo con molti difetti, anche se è sempre stato bravo a nasconderli a suoi
concittadini che lo stimano come il loro integerrimo Capo della Polizia. Uno di
questi difetti è che gli piacciono le ragazzine molto giovani, troppo giovani a
dire il vero. Lo sa bene sua figlia Sally-Anne che ha dovuto subire le sue
visite notturne da quando era bambina senza che sua madre muovesse un dito per
aiutarla
Alla
fine, a 15 anni appena compiuti, Sally-Anne ha trovato il coraggio di fuggire
da quella orribile situazione e dal natio Alabama è arrivata fino in Texas. Da
lì il destino l’ha portata sino a Ciudad Juarez in Messico ma non è arrivata
abbastanza lontano. Quello stesso beffardo destino ha portato nello stesso
posto anche suo padre.
Quella
stessa Legge che ha servito indegnamente per anni ha fatto di Stewart Carter un
ricercato dopo che ha partecipato ad una sparatoria in un Motel di El Paso
costringendolo a fuggire oltre confine.[7]
Non avrebbe mai pensato che proprio lì avrebbe rivisto sua figlia.
Ha
atteso pazientemente che lei e l’altra ragazza, sicuramente una messicana,
uscissero dal negozio cariche di pacchetti prontamente passati alle guardie del
corpo ed ha preso a seguirle.
Non
sa chi sia la ragazza con Sally-Anne ma deve essere qualcuno di importante
vista la scorta che si ritrova, ma se approfitta del momento favorevole non
potranno fare molto. Affretta il passo ed estrae la pistola.
Sentendo
il rumore di passi alle sue spalle Sally-Anne si gira e sul suo viso si disegna
un’espressione mista di sorpresa e terrore.
-Papà?- esclama.
Con
freddezza Stewart spara alla prima guardia del corpo che, sorpresa, non
reagisce abbastanza in fretta. Il secondo uomo, impacciato dai sacchetti che ha
in mano, non è abbastanza veloce e viene freddato a sua volta.
Stewart afferra Carmen
Alcantara per un polso e le punta la pistola alla tempia, poi si rivolge ad un
terzo uomo in piedi accanto alla limousine che stava aspettando le due ragazze.
-Non fare una mossa o le faccio saltare la
testa. Lo stesso vale per te, Sally-Anne.-
-Non sai cosa stai facendo, gringo.- gli dice l’uomo.
-Lo so benissimo, invece.- replica Stewart -Ora
lascia cadere a terra tutte le tue armi o il cervello della tua padrona imbratterà
tutta la strada.-
Riluttante,
l’uomo obbedisce e mentre lascia cadere la sua pistola a terra Stewart gli
spara colpendolo in piena fronte.
-Muovetevi!- grida alle due donne spingendole
nella parte posteriore dell’auto e bloccando le portiere usando il telecomando
rubato all’autista assieme alle chiavi.
Si
mette alla guida partendo letteralmente a razzo.
-Tu eres
un hombre muerto, gringo!- gli urla Carmen -Mi hai sentito? Da quando mi
hai messo le mani addosso è come se fossi già morto!-
Ma
Stewart Carter non l’ascolta.
Luis
Benavides preferirebbe attraversare un tappeto di pietre roventi piuttosto che
dare certe notizie al suo capo ma come teniente
del Cartel de Culiacán tocca a lui
questo ingrato compito.
Lo sguardo di Gilberto
Alcantara ha perso ogni traccia della sua falsa bonomia e mostra adesso rabbia
e crudeltà.
-Com’è possibile che qualcuno abbia osato tanto
qui, nella mia città?- chiede.
-Il gringo
ha colto tutti di sorpresa. Nessuno immaginava che potesse esserci qualcuno
tanto pazzo da tentare una cosa simile in pieno giorno contro di noi.- risponde
Luis.
-Un gringo
hai detto. Un killer di un Cartello rivale?-
-Un testimone ha detto che la ragazza americana
vedendolo lo ha chiamato papà.-
-Il famigerato padre di cui mi aveva avvertito
Rufus Carter. Indubbiamente un pazzo, perché solo un pazzo oserebbe mettersi
contro di me.-
-Io credo che non sapesse nemmeno chi fosse
Carmen e che nemmeno gli importasse. Lui voleva la ragazzina a qualunque
costo.-
-Ma gli importerà quando lo avrò nelle mie
mani.-
Gilberto
rivolge lo sguardo verso un uomo dal fisico robusto, lineamenti che rivelano
ascendenze indie con lunghi baffi spioventi e gli dice:
-Te ne occuperai tu, Carlos. Riporterai
indietro la mia Carmen e la sua amica ed anche la testa del loro rapitore.-
-Consideralo fatto, Capo.- risponde l’uomo con
un sogghigno cattivo.
Kathryn
O’Brien, che fino ad allora ha ascoltato in silenzio l’intero dialogo restando
impassibile come se non capisse lo Spagnolo, decide di intervenire:
-Se me lo permette, Señor Alcantara, vorrei partecipare alla caccia. La ragazza rapita
con sua figlia è molto importante per il mio collega Rufus Carter, come lei sa.
Inoltre ho una certa esperienza con questo genere di cose.-
-Una mujer.-[8]
borbotta in tono sprezzante ed in un Inglese fortemente accentato l’uomo di
nome Carlos, lo stesso che era con Benavides e somiglia a Danny Trejo -Dovrò
badare a lei.-
Con
una mossa rapida Kathryn afferra un tagliacarte dal ripiano della scrivania di
Alcantara e lo scaglia verso Carlos mancandolo di pochi millimetri e piantando
la lama nella parete alle sue spalle.
-Caramba!-
esclama l’uomo.
-E non mi avete visto all’opera con una pistola
o un fucile.- dice Kathryn con un sorriso di compiacimento.
-Non dubito delle sue capacità Señorita O’Brien. Vada pure. Ho la
sensazione che lo farebbe comunque.- commenta Alcantara divertito.
Kathryn
si limita a sorridere per poi dire:
-Ha ragione, infatti. Come conta di
ritrovarlo?-
-Se quell’uomo non ha disattivato il GPS
dell’auto gli saremo addosso in un baleno ed anche se l’avesse fatto, la mia
limousine non passa inosservata in questo territorio.-
Detto questo, Alcantara
torna a rivolgersi al suo sicario:
-Se quell’uomo ha osato fare del male a Carmen
o all’altra ragazza, deve morire male, molto male, è chiaro, Carlos?-
-Muy
claro, Jefe.- risponde l’altro con un sorriso inquietante.
La
città di Cancún nello Stato messicano di Quintana Roo, è principalmente nota
come località turistica ma è anche uno dei maggiori porti della costa della
penisola dello Yucatan ed è pure un centro del traffico di droga, ma
quest’ultima cosa non è un vanto per gli abitanti.
Non
appena esce dal terminal dei voli privati, David Walsh viene avvicinato da una
donna bionda vestita di scuro.
La donna si ferma
rivolgendo un’occhiata attenta al massiccio afroamericano a fianco di Walsh,
poi si rivolge al dirigente:
-Mr. Walsh; si ricorda di me? Karen Woodward,
responsabile delle trivellazioni per questa zona.-
-Uhm, sì.- risponde Walsh in tono impacciato
stringendole appena la mano.
-Bene, se vuol
seguirmi, abbiamo alcune cose di cui parlare prima di partire... lontani da
occhi e orecchie indiscrete.-
-Capisco.-
Walsh sospira e si rivolge alla sua scorta:
-Signori, devo
discutere un attimo di affari con la signora, aspettatemi qui.
-Ne è sicuro, Mr.
Walsh?- gli chiede l’afroamericano.
-Assolutamente, Mr.
Elder.- replica Walsh- Non c’è nulla di cui preoccuparsi.-
Al sentire il suo nome la bionda rivolge un’altra
occhiata a Chris Elder poi si allontana assieme a Walsh fermandosi vicino ad un
hangar. Si tocca un orecchino e poi si rivolge all’uomo:
-Vedo che ha seguito le
mie istruzioni, Mr. Walsh, bravo.-
-Dov’è mia figlia? Che
le avete fatto?- replica Walsh in tono agitato.
-La rivedrà a tempo
debito, sana e salva se continuerà a seguire le mie istruzioni.-
Walsh china il capo e chiede:
-Cosa vuole che faccia?
Se è denaro che vuole, posso…-
-Di cosa voglio
parleremo più avanti e se vuole rivederla viva dovrà obbedirmi senza discutere.
Sono stata chiara?-
-Chiarissima.-
-Bene, tanto per
cominciare, mi dica che ci fa quel nero con lei.-
-Chris Elder? È un ex
agente dello S.H.I.E.L.D. che ora lavora per la Roxxon e che Arthur Dearborn ha
assegnato alla mia protezione. Non potevo impedirgli di seguirmi.-
-Chris Elder… un uomo
pericoloso indubbiamente, ma non ha importanza. So trattare quelli come lui.
Ora andiamo e chiami pure i suoi cani da guardia. Abbiamo un elicottero da
prendere.-
Poco distante Chris Elder ha sentito tutto: il
dispositivo anti intercettazioni della donna non è all’altezza del suo e
riflette rapidamente.
Lei sa chi è lui e di certo sospetta che anche lui
l’abbia riconosciuta. Dovrà stare molto attento. Quanto, a Walsh, si illude se
pensa che obbedendole salverà la vita di sua figlia o la sua: Kestrel non si lascia
dietro testimoni… mai.
4.
Il
Golfo del Messico è un aera molto vasta e vi si affacciano ben 5 dei 50 Stati
Uniti d’America, sei dei 31 Stati Uniti Messicani e la Repubblica di Cuba.
Oltre a svolgere un
ruolo importantissimo nel sistema climatico mondiale grazie alla omonima
corrente oceanica, il Golfo è anche una zona ricca di risorse naturali che
scatenano inevitabilmente la cupidigia di molti. Non è sorprendente, quindi,
che un colosso dell’Energia come la Roxxon vi abbia investito le sue risorse e
nemmeno che lo abbia fatto l’imprenditore texano noto come Texas Jack Muldoon.
Seduto comodamente in
una poltroncina del suo jet privato l’uomo in questione si rivolge ad un
afroamericano sui quarant’anni con una vistosa benda nera sull’occhio sinistro
dicendo:
-Riepilogando, Mr. Carter, sarebbe in atto un
complotto per impedirmi di acquisire il controllo della Roxxon anche a costo di
uccidermi. -
-Direi che i fatti più recenti lo dimostrano.-
replica Rufus Carter, ex agente della C.I.A. ed ex campione di kickboxing. -Lei
non è il solo ad avere mire sulla Roxxon ed
alcuni dei suoi concorrenti non hanno i suoi scrupoli. Per loro le regole sono
solo un fastidio da superare o aggirare.-
-A costo di arrivare all’omicidio? Prendere una
vita umana non è uno scherzo.-
-Per coloro che sono stati incaricati di questa
faccenda, è anche meno di uno scherzo: uccidono con assoluta indifferenza.
Hanno ucciso barbaramente una mia collega che li stava spiando e se ne sono
sbarazzati come fosse immondizia.-
-Mi dispiace. Era una sua amica?-
-La conoscevo appena, ma non importa: adesso è
diventata una questione personale e non mi fermerò finché non l’avrò fatta
pagare a quelli che l’hanno uccisa.-
-Un atteggiamento che comprendo. Dovermi
accompagnare in questo o giro d’ispezione delle mie piattaforme nel Golfo la
sta distraendo da questa… missione, quindi.-
-Al contrario: io credo che i nostri avversari
ci stiano seguendo o ci abbiano addirittura preceduto. La sua protezione e la
mia vendetta sono diventate praticamente la stessa cosa.-
Il
suono del suo telefono cellulare interrompe Carter che, riconosciuto il numero,
risponde:
-Ciao, ci sono novità? Cosa? Quando è successo?
e Come?-
Rufus
ascolta attentamente il resoconto della persona dall’altra parte ed infine dice:
-Vorrei essere lì ad occuparmene personalmente
ma mi fido di te. Tienimi informato.-
Rufus
riattacca e subito dopo Texas Jack gli chiede:
-Guai?-
-Una mia amica è in pericolo ed io non posso
aiutarla.- risponde l’altro.
-Ha a che fare con la nostra… faccenda?-
-No, è una cosa personale. Se ne sta occupando
una donna di cui mi fido ciecamente ma vorrei poter essere con lei.-
-La capisco e mi dispiace.-
-Non è certo colpa sua e può essere sicuro di
una cosa: il responsabile pagherà e pagherà molto caro.-
Texas
Jack non ne dubita
A
Ciudad Juarez Kathryn O’Brien ripone il telefono e riflette sul da farsi.
-È pronta a partire, -Señorita O’Brien?- le chiede
Luis Benavides -El -Señor Alcantara l’aspetta.-
-È proprio deciso a venire anche lui?- chiede
Kathryn.
-Si tratta della sua unica figlia, lei che
farebbe al suo posto?-
-Andrei fino all’Inferno pur di ritrovare il
bastardo che l’ha rapita e dopo averla liberata lo farei pentire di essere
nato.- replica, cupa, la donna.
Il
suo tono mette i brividi anche ad un uomo scafato come Benavides.
Stewart
Carter ferma l’auto in un luogo isolato ed apre il portello posteriore puntando
la sua pistola verso le due donne all’interno.
-State buone e non vi accadrà nulla di male.-
dice loro.
-Puerco!-
lo apostrofa Carmen Alcantara -Ti sei messo in un grosso guaio.-
-Ha ragione, papà.- interviene la giovane
Sally-Anne -Suo padre è il boss del crimine della zona e non si darà pace
finché non ti avrà trovato.-
-E ti spellerà vivo con le sue mani.- aggiunge
Carmen.
-Lo vedremo.- ribatte Stewart.
Getta
un paio di manette a sua figlia e le dice:
-Mettile alla tua amica con le mani dietro la
schiena, svelta o le sparo in testa.-
Le
due ragazze capiscono che non scherza e Carmen si lascia ammanettare, poi
Stewart ripete l’operazione su sua figlia ed infine dice:
-Quando saremo al sicuro penserò a punirti come
meriti, bambina cattiva.-
-Tu sei loco, gringo. Sei pazzo, completamente pazzo.- gli grida Carmen.
Stewart
non l’ascolta. Chiude lo sportello e si rimette alla guida.
5.
L’aereo
di Texas Jack Muldoon atterra in Messico ed i passeggeri scendono. Sbrigate le
inevitabili formalità, sono pronti a partire per la prossima tappa
Rufus Carter è
decisamente molto più che preoccupato. Aveva promesso di proteggere Sally-Anne
dal suo padre violento ma ha fallito ed anche se sarà ritrovata sana e salva,
nulla cambierà questo fatto.
Texas
Jack appoggia una mano sulla spalla di Rufus e dice:
-La ritroveranno, vedrà. Tornerà sana e salva.-
-So che sulle sue tracce c’è gente in gamba e
determinata- replica lui -Mi sforzo di essere fiducioso ma…-
-Ma non può fare a meno di temere il peggio, la
capisco. Questa ragazza rapita, cos’è per lei?-
Rufus
abbozza un sorriso e risponde:
-Non lo so… o forse sì: è come la figlia che
non ho mai avuto. Non ho mai voluto legami nella mia vita ma adesso…-
-Adesso ne ha uno e la fa sentire responsabile.
Se vuole tornare indietro a cercarla…-
-No, ho un impegno verso di lei e lo rispetterò
a qualunque costo.-
Quando
sei l’uomo più potente del bacino del Rio Bravo, o Rio Grande che dir si
voglia, non ti mancano di certo i mezzi per dare la caccia ad un uomo che ti ha
fatto uno sgarro.
Kathryn
O’Brien è sinceramente impressionata dal modo in cui Gilberto Alcantara è
riuscito in brevissimo tempo ad organizzare la sua caccia all’uomo.
Seduta
nel retro di un SUV blindato in viaggio verso l’interno Kathryn fissa l’uomo
chiamato Carlos che finisce di controllare un Uzi che poi appoggia sul sedile
accanto a sé per poi sfoderare un machete e cominciare a mulinarlo con gesti
rapidi e precisi.
-Sa davvero maneggiarlo molto bene
quell’affare.- gli dice Kathryn -L’ha usato per uccidere molta gente?-
Carlos
sogghigna e replica:
-Sì, Señorita
e l’ho anche smembrata. El jefe non
scherzava dicendo che vuole la testa dell’uomo che gli ha rapito la figlia.-
-Capisco.-
-Io sono il migliore dei sicarios del Señor
Alcantara. Uccido per lui da anni. Il mio primo uomo l’ho ucciso a 12 anni. Era
mio zio e stava violentando mia sorella. Lei ha mai ucciso qualcuno?-
-Troppa gente e non mi piace tenerne il conto.
Vorrei dimenticarli piuttosto.- risponde lei con voce cupa per poi aggiungere
in tono più sommesso -Avrei voluto lasciarmi la violenza alle spalle ma a
quanto pare non ci riesco.-
-Conosce la favola della rana e dello scorpione?-
le chiede Carlos.
- Uno scorpione chiede ad una rana di lasciarlo salire sulla sua schiena e di trasportarlo
sull'altra sponda di un fiume. In un primo momento la rana rifiuta, temendo di
essere punta durante il tragitto. Il ragno lo scorpione replica, però, che se la pungesse
poi cadrebbe nel fiume e, non sapendo nuotare, morirebbe insieme a lei. La
rana, allora, accetta e permette allo scorpione di salirle sulla schiena, ma, a
metà strada, lui la punge condannando entrambi alla morte. Quando la rana
chiede allo scorpione il perché del suo gesto folle, questi risponde: "È
la mia natura!".-
-Noi siamo come gli scorpioni Señorita. È la nostra natura.-
Kathryn
non può che annuire.
Il
gruppo con in testa la donna che si fa chiamare Karen Woodward, ma che Chris
Elder conosce come la letale assassina chiamata Kestrel, si avvia verso un paio
di elicotteri in attesa.
-Useremo questi per raggiungere le
piattaforme.- dice la donna -Ovviamente io e lei viaggeremo insieme, Mr.
Walsh.-
-Io vengo con voi.- afferma Elder -Non si
discute.-
-Ed io non intendo farlo.- replica la donna
piegando le labbra in una specie di sorriso.
Salgono
a bordo. Sul primo elicottero prendono posto David Walsh e la presunta Karen
Woodward con Chris Elder ed un altro uomo della Sicurezza. Ai comandi due
uomini con un berretto a visiera ed un giubbotto della Roxxon. Con il secondo
elicottero parte il resto delle guardie del corpo.
I
due velivoli si dirigono verso il mare aperto. Walsh rimane in silenzio ed a
capo chino. Chris Elder tiene gli occhi puntati su Kestrel che, pure se ne è
consapevole, ostenta indifferenza.
Improvvisamente
qualcosa attrae l’attenzione di Elder: un altro elicottero identico agli altri
due si è immesso sulla loro scia.
Sfoderando un sorriso
crudele la donna rivolge al massiccio afroamericano e gli dice:
-Spero che si sia goduto il viaggio, Mr. Elder.
Adesso le cose diventeranno molto più calde.-
Kestrel
preme un tasto del suo cellulare e subito dopo dal terzo elicottero parte un
missile ed il velivolo alle loro spalle esplode in una nuvola di fuoco.
-Cosa?- esclama Elder voltandosi
istintivamente.
Uno
dei piloti si gira di scatto impugnando una pistola semiautomatica con cui
spara due colpi al petto di Elder per poi freddare allo stesso modo l’altro
uomo di scorta prima che riesca a reagire.
-Che cosa ha fatto?- urla Walsh sconvolto.
-Mi sono sbarazzata di un problema.- replica,
tranquilla, Kestrel -Non sia isterico, Walsh. Faccia la sua parte se ci tiene a
rivedere sua figlia viva.-
Walsh
non risponde e si prende il viso tra le mani, conscio di avere ormai imboccato
una strada senza ritorno.
L’uomo
che ha sparato indica i corpi scivolati sul pavimento del velivolo e chiede:
-Vuoi che dia loro il colpo di grazia?-
-Non occorre, Ferris- risponde Kestrel -Buttali
in acqua. Ci penseranno gli squali a loro.-
L’uomo
obbedisce e pochi istanti dopo i due corpi piombano in mare e le acque si chiudono
su di loro mentre tra le onde compaiono le prime, sinistre, pinne.
EPILOGO
Una freccia fende
l’aria e va a conficcarsi nella gola di un uomo seduto sul sedile del
passeggero sul lato anteriore di un’auto che percorre le strade del quartiere
di Chinatown a Manhattan.
-Ma che…?- esclama il guidatore.
L’uomo
perde il controllo dell’auto che va a schiantarsi contro un palo. Il tempo di
riprendersi dallo shock e lui e gli altri due uomini con lui, tutti chiaramente
di origine cinese, balzano fuori dall’auto con in pugno le loro pistole.
Una figura balza
davanti a loro. È una donna alta e snella con gambe che sembrano lunghissime,
lunghi capelli neri che le scendono lungo la schiena e che indossa un costume
formato da un top rosso, un perizoma nero e stivali rossi alti fino al
ginocchio, il volto è completamente bianco e le labbra sono rosse.[9] Nella mano destra impugna una naginata[10]
corta da donna.
-Tu chi sei?- le chiede uno dei tre.
-Sono l’Angelo della Morte, la vostra morte.-
risponde lei -Sono Shi.-
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Nessuna nota in realtà:
tutto quello che c’è da sapere è detto nella storia, quindi passiamo a parlare
del prossimo episodio con l’adrenalinica conclusione della nostra storia e
molto di più.
Carlo
Carlo
[1] Forma teatrale tipica giapponese.
[2] Carattere degli alfabeti giapponesi
[3] Nell’episodio #58 di questa serie
[4] Revenge del 1990.
[5] Chief Executive Officer.
[6] Nello scorso episodio.
[7] Tre episodi fa.
[8] Donna in Spagnolo
[9]Sì è la stessa descrizione del prologo, e allora?
[10] Arma da taglio giapponese