(CAVALIERI MARVEL)

 

N° 100

 

 

L’ULTIMA NOTTE DI CACCIA[1]

 

Di Carlo Monni

 

 

PARTE PRIMA

 

AVVISAGLIE DI TEMPESTA

 

 

1.

 

 

            Clive Reston esce dal suo appartamento di Kensington alle nove del mattino e si guarda rapidamente intorno con circospezione. Il suono di un clacson attira la sua attenzione mentre un’auto si ferma davanti a lui ed una voce dice:

-Ha bisogno di un passaggio, signore?-

            A parlare è stata una giovane donna bionda che indossa un tailleur nero con camicetta bianca. È seduta al posto di guida e la gonna che normalmente arriverebbe appena sopra il ginocchio è salita sino a mostrare una porzione abbondante di cosce ma lei non sembra curarsene. Clive le rivolge uno sguardo attento che coglie non solo l’ovvio ma anche il fatto che la giacca della donna è tagliata in modo da nascondere la presenza di una fondina ascellare, esattamente come la sua. Del resto, lui è un agente del Secret Intelligence Service, meglio noto come MI6, il servizio di spionaggio all’estero del Regno Unito e Christine Adams è una detective del SO15, sigla del Comando Anti Terrorismo del Servizio di Polizia Metropolitana, colloquialmente chiamato Scotland Yard, con il grado di Ispettore Capo ed è uno dei pochi poliziotti di Londra autorizzati a girare armati.

            Reston sorride e replica:

-Non rifiuto mai un passaggio da una bella donna, specie se è armata.-

-Anche tu, lo sei, Clive.- ribatte la ragazza mentre lui si sistema sul sedile del passeggero. -Posso chiamarti Clive non è vero?-

-Ma certo, Christine. Ho sempre odiato i formalismi e poi dobbiamo lavorare insieme, è giusto familiarizzare un po’.-

            Lei fa un sorriso ammiccante mentre dice:

-Mi hanno detto qualcosa sulla tua tendenza a familiarizzare con le donne con cui lavori… dicono che sei il degno figlio di tuo padre.-

            Clive ricambia il sorriso e replica:

-Qualcuna di quelle storie è vera ma adesso ho, come si dice, messo la testa a posto.-

-Con quella Miss Greville che era con te l’altro giorno[2] e che ho visto uscire da casa tua un quarto d’ora prima di te? Non fare quella faccia: mi piace tenermi informata sui miei partner.-

-Di lavoro o anche di altro tipo?-

 -Secondo te?-

              Clive scoppia in una risata divertita e ribatte:

-Ho la sensazione che farei meglio a non rispondere. Ora è meglio darsi una mossa, il volo dal Giappone è in arrivo e uno degli agenti che dobbiamo ricevere è un tipino molto impaziente.-

              Durante la conversazione l’auto si è immessa nel traffico londinese. Alle sue spalle la segue una moto nera. Un casco integrale impedisce di vedere il volto del guidatore.

 

            Ci sono costanti che accomunano tutte le grandi metropoli come i piccoli centri in tutto il mondo. Una di queste costanti è la prostituzione e per quanto si parli tanto di riqualificazione, è un fenomeno tutt’altro che scomparso dalle strade di Harlem, com’è dimostrato dalla donna di colore che è ferma all’angolo di una strada quando un’auto si ferma di colpo davanti a lei e ne scende un uomo bianco. Dopo un breve scambio di parole con la ragazza, lui la afferra per un polso e la trascina verso l’auto. Lei si ribella ma l’uomo le dà uno schiaffone, poi dall’auto scende un altro uomo, bianco anche lui, e l’afferra per l’altro polso.

Nonostante si divincoli, la donna sta per essere gettata dentro l’auto quando dall’alto balza una figura inguainata in un costume nero che afferra uno dei due uomini per la collottola strattonandolo indietro e facendogli perdere la presa sulla donna. Il secondo uomo fa per estrarre una pistola ma è raggiunto da un potente calcio al mento che lo manda, svenuto, sull’asfalto.

-Attento!- urla improvvisamente la donna.

            Avvertimento inutile: l’uomo in costume si è già accorto che l’altro avversario lo sta aggredendo e si è girato di scatto afferrandogli il polso e torcendoglielo. Il dolore costringe l’uomo a mollare la presa sul coltello che impugnava.

-Maledetto!- sibila con un accento da Europa dell’Est.

            Per tutta risposta l’altro gli sferra un pugno che lo proietta contro il cofano della sua auto da cui poi rotola a terra esanime.

            L’uomo in costume si volge verso la donna che gli dice:

-Grazie. Me la sono vista brutta. Tu sei quel nuovo supereroe di cui parlano, vero? Com’è che ti chiami?-

-Leopardo Nero.- risponde lui Qualcosa mi dice che questo non era un semplice diverbio con un cliente, ho ragione?-

-Sono membri di una gang di immigrati che vuole il controllo della prostituzione nella zona e volevano che lavorassi per loro. Io sono una delle ragazze di Black Mariah ed ho rifiutato ma loro non accettano un no come risposta, l’hai visto. Ho sentito dire che rapiscono le donne e le costringono a prostituirsi per loro. Ragazze che sono fatte venire da fuori o anche americane, specie giovani. È gente brutale e violenta. Con Black Mariah tutto sommato mi trovo bene, ma se fossi finita nelle loro mani…-

-Queste ragazze che rapiscono e poi mandano sulla strada… sai dove le tengono?-

-Uhm… non so se Black Mariah gradirebbe che dessi informazioni ad un supereroe. Falcon e Cage le hanno dato solo guai.-

-Ma di certo gradirebbe che qualcuno procurasse fastidi alla concorrenza o addirittura la facesse fuori, non credi?-

            La ragazza abbozza un sorriso e replica:

-Se la metti così… ho sentito parlare di una casa isolata nel Bronx ma non so dirti di più.-

-Me lo farò bastare.- ribatte il Leopardo Nero -Ora è meglio che tu te ne vada, non ti conviene essere qui quando questi due si risveglieranno. Immagino che tu non voglia denunciarli alla Polizia.-

-Immagini giusto. Io e gli sbirri non andiamo molto d’accordo. Me la filerò alla svelta sperando che non si ripresentino ancora domani sera.-

-Potresti cambiare zona… o cambiare vita. Sei ancora in tempo.-

            La risposta è una risatina amara.

-Sei davvero ingenuo per essere un tipo grande e grosso. Beh, ora vado, grazie ancora di tutto.-

            Il Leopardo Nero la guarda andar via e solo quando è certo che sia abbastanza lontana spicca un salto, si aggrappa ad un lampione e balza ancora verso l’alto scomparendo nell’oscurità.

 

            Una belva si aggira per le strade di San Francisco e non è una metafora, non del tutto almeno. Una giovane donna adesca uomini preferibilmente maturi e nel momento culminante del rapporto sessuale si trasforma in una pantera nera, per la precisione un giaguaro, li uccide e li divora. La Polizia le ha dato la caccia per giorni e giorni ma le è sempre sfuggita ed ora gli investigatori hanno fatto una sconvolgente scoperta.

-Ce ne sono due!- esclama il Comandante Paul Carson, capo dell’unità speciale SWAT[3] anti supercriminali denominata Codice Blu.

-Credo anch’io che sia l’unica risposta possibile.- concorda il Tenente Shirley Lennox della Divisione C.S.I.[4] -I delitti che sono stati scoperti oggi a Oakland sono cominciati prima che Anita Delgado arrivasse negli Stati Uniti, quindi è escluso che possa essere stata lei.-

-Mi fa rabbrividire l’idea che per tutto questo tempo abbiamo avuto ai nostri confini un serial killer superumano e cannibale e non lo sapevamo.- borbotta il Tenente Sabrina Morrell della Squadra Omicidi.

-È stata più furba ed accorta della sua amica di Frisco.- commenta l’Agente Speciale del F.B.S.A. Donna Kiel, bionda e vestita con un classico tailleur nero -Niente luoghi pubblici. Magari se li è portati a casa e poi, dopo averli sbranati, ha sepolto i resti con calma da un'altra parte. È un tipo metodico ed organizzato al contrario dell’altra.-

-Ne parli come se fossi sicura tra che è una donna anche questa.- interviene Paul Carson.

-È solo una sensazione.- ammette l’altra -Tuttavia…- si rivolge all’agente Elizabeth Steiner di Codice Blu. -I cadaveri ritrovati a Oakland di che sesso erano?-

-Non lo so.- risponde la donna in uniforme. Credo che non lo sappiano ancora.-

-Se è una donna…- dice ancora Shirley Lennox -… noi conosciamo una donna latinoamericana che abita nella Contea di Alameda da qualche anno.-

-La Professoressa Lupe Hidalgo, certo!- esclama Sabrina -E Harry è con lei adesso.-

 

 

2.

 

 

            Isla Suerte, Caraibi. Due donne in bikini prendono il sole sulla spiaggia sdraiate l’una accanto all’altra. Una ha lunghi capelli neri, l’altra, invece, li ha biondi e ricci. Nessuno di coloro che le osservasse in questo momento potrebbe sospettare che non sono comuni turiste ma due investigatrici private di San Francisco e che una di loro, la bruna, è la supereroina nota come Donna Ragno.

Jessica Drew e Lindsay McCabe si godono gli ultimi giorni di una vacanza decisamente meritata dopo i recenti tumultuosi avvenimenti che le hanno viste coinvolte.[5]

-Potrei abituarmi a questa vita.- commenta Lindsay.

-Dobbiamo tornare a San Francisco, lo sai anche tu.- replica Jessica -Stare qui senza preoccuparsi di supercriminali in costume o altri pazzoidi è bello, ma chissà cos’è accaduto a San Francisco durante la nostra assenza.-

-Oh, io scommetto che la Polizia di Frisco se la sa cavare benissimo anche senza l’aiuto della Donna Ragno.-

-Tu sì che sai come galvanizzare l’autostima altrui, Lindsay.-

Ci meritiamo questa vacanza dopo quello che abbiamo passato, tesoro, lo sai.-

-Hai ragione.-

            Jessica si china a baciare la sua compagna ma non può evitare di sentire un oscuro presagio di guai in arrivo.

            All’ora di pranzo le due donne lasciano la spiaggia per dirigersi mano nella mano verso un vicino ristorante. Improvvisamente Jessica si blocca.

-Cosa c’è?- le chiede Lindsay temendo la risposta.

-La vedi quella bionda appariscente seduta alla veranda del ristorante?- risponde Jessica -È Charlotte Whitter, meglio nota come Donna Ragno e ultimamente come Regina Ragno.-

            Lindsay spalanca la bocca sorpresa e poi esclama:

-Lei è quella che…?-

-Sì.- replica Jessica con voce dura -Lei è quella che…tra le altre cose è accusata di aver ucciso il proprio figlio neonato. Era scappata da un carcere di New York e la credevo in Argentina. Ora la ritrovo qui.-

-Ora so che la nostra vacanza è davvero finita.- borbotta la bionda investigatrice -Su, vai in camera a procurarti il costume, io intanto la terrò d’occhio.-

-Ne sei sicura?-

-Ma certo. Non possiamo lasciarla andare. Lei conosce la tua faccia, giusto? Ma non ha mai incontrato me ed anche se mi vede penserà che sono solo una turista, quindi tranquilla e vai.-

-Ti amo Lindy.-

-Sì anch’io ma ne riparleremo stasera. Vai adesso.-

            Jessica si allontana di corsa e Lindsay attraversa la strada diretta al ristorante.

 

            Gli Imperial Studios sono una casa di produzione cinematografica e televisiva che si sta espandendo anche nel campo dello streaming. La loro sede principale è a Hollywood ma hanno anche un importante centro di produzione a New York ed è proprio qui che sono appena arrivati l’uomo in costume chiamato Daken e l’agente del C.S.I.S.[6] Vivienne Michel solo per scoprire di essere capitati nel mezzo di una carneficina o di qualcosa di molto simile. Quello che si offre ai loro occhi è uno scenario di corpi straziati e sangue dappertutto.

-Ancora convinta che Lady Gorgon sia morta?-[7] chiede, in tono decisamente sarcastico, Daken alla sua compagna.

            La sola risposta della giovane donna dalla chioma corvina è estrarre la propria pistola, togliere la sicura ed avanzare cautamente. Da parte sua Daken estrae dal polso due lunghi ed affilati artigli metallici, uno dei doni particolari, se vogliamo chiamarli così, ereditati da suo padre, il famoso X-Man noto come Wolverine.

            Grida perlopiù femminili attirano la loro attenzione. Daken si muove in fretta lasciandosi alle spalle la sua nuova amica.

Raggiunge un ufficio dalla porta sfondata. Sulla soglia c’è un cadavere maschile decapitato, la testa è rotolata poco lontano e sembra guardarlo con aria stupita. Daken non ne è minimamente turbato e salta oltre il cadavere. All’interno della stanza ci sono Kyle Jinadu, l’uomo che è stato incaricato di proteggere, e due donne. Ne riconosce una dai capelli rossi e corti: l’ha incontrata al party in cui gli hanno sparato.[8] Si chiama Chili Storm se non ricorda male. La biondina, invece, dovrebbe essere una giovane attrice in ascesa che è anche la sua amante ma non ne ricorda il nome. Poco male perché quel che gli interessa adesso è la donna che li sta minacciando, interamente coperta da una tuta in latex che ricorda la tenuta delle domine sadomaso. Non sta usando una frusta, però ma un’affilata katana.

-Lady Gorgon!- esclama Daken -Che ci vuole per ucciderti?-

-Più di quello che può fare uno come te, Daken.- la voce della donna è bassa e roca -Dovresti smetterla di impicciarti in affari che non ti riguardano.-

-Ma questi affari mi riguardano: sono stato pagato per proteggere Kyle Jinadu e l’unico modo per impedirmelo è uccidermi, cosa niente affatto facile, lo sai.-

-Questo lo vedremo!-

            Senza esitare Lady Gorgon salta verso Daken.

 

            Il nome del giovanotto sui trent’anni dai capelli castani e gli occhi azzurri è Harold Francis Callaghan Jr., Harry per gli amici e lui spera che la donna che è con lui possa diventare più di una semplice amica.

            Maria de la Guadalupe Hidalgo Sierra non è esattamente il tipo di donna che lui assocerebbe al termine professoressa, sembra una modella piuttosto, con una discreta rassomiglianza con l’attrice Megan Fox.

            Harry è un poliziotto, quello che in altri dipartimenti è chiamato detective e che nella Polizia di San Francisco chiamano ispettore, ha riaccompagnato a casa, a Berkeley, Lupe Hidalgo dopo una nottata piuttosto movimentata a causa della famigerata donna pantera e Harry è sicuro che il feeling tra loro si sia fatto più intenso durante il tragitto.

            L’auto di Harry si ferma davanti alla villetta dove abita la giovane donna.

-Bene.- dice -Eccoci arrivati. Ora...-

            Lei non lo lascia finire e lo bacia sulle labbra, un bacio molto passionale. Quando si stacca da lui, dice:

-Resta con me.-

-Come posso rifiutare una proposta fatta così?- replica lui sorridendo.

            Lupe lo bacia ancora.

 

 

3,

 

 

            L’hanno ammanettata e messa in una delle piccole celle del posto di guardia all’interno del castello ma Nina McCabe alias Belinda Swann alias Cigno Nero, killer internazionale con addestramento ninja, non è affatto preoccupata, in fondo la trattengono dentro il castello ed è proprio dove voleva essere.

            Sorride quando sente lo scatto della serratura delle manette che si apre. Come riuscire in un giochetto del genere è stata una delle prime cose che ha imparato durante il suo addestramento.

            Si avvicina alla porta a sbarre della cella e ne osserva la serratura, un modello abbastanza vecchio, non una gran sfida tutto sommato.

            Meno di due minuti dopo è nel corridoio. Evitare le telecamere di sicurezza è un gioco da ragazzi. Nel corpo di guardia ci sono solo due uomini, non un problema: non sono preparati per una come lei. Il Lichtenbad è un piccolo Stato di nessuna importanza geopolitica che un tempo ha avuto un dittatore che da quel che Nina ha letto era un’imitazione del Dottor Destino[9] ma da quei tempi il suo tasso di criminalità è sceso a livelli bassissimi ed il peggior pericolo sono i crimini finanziari… fino ad oggi.

            Cigno Nero si avvicina silenziosa poi scatta ed afferra uno dei due uomini alla gola bloccando l’afflusso di sangue al cervello e facendolo svenire. L’altro tenta di afferrare la sua arma ma un calcio lo sbatte contro una parete poi un colpo alla gola col taglio della mano lo stende definitivamente.

            E ora, pensa Nina, andiamo a sistemare quella presuntuosa Spadaccina.

           

            In una lontana nazione mediorientale la donna che risponde al nome di Elektra, una delle addestratrici di Nina McCabe nonché sorta di sua madre affidataria sin da quando lei aveva 16 anni, osserva il suo sai compiere il breve arco dalla sua mano alla fronte del mercenario chiamato Scimitar.

            Il colpo non è fatale per l’uomo ma gli fa istintivamente portare le mani alla fronte ed Elektra ne approfitta vibrando un affondo con un movimento semicircolare della sua katana.

            Scimitar si porta le mani al ventre con un’espressione incredula sul viso.

-Tu… maledetta sgualdrina…-

            Non completa la frase e si accascia al suolo. Elektra lo osserva per qualche istante poi si gira e si avvia verso l’uscita della stanza.

            Ha portato a termine il suo compito ed ucciso sia il suo bersaglio che la sua guardia del corpo, ora deve solo uscire viva dalla sua fortezza, attraversare un territorio ostile e trovare un sistema per tornare a casa. Se avesse voluto una vita facile avrebbe fatto la ballerina.

 

            Lo Studio Legale Sloan & Partners si è conquistato in pochi anni un forte prestigio a San Francisco diventando una delle mete più ambiti tra i giovani laureati in Legge della zona della Baia. La brillante carriera di Michelle Gonzales è cominciata proprio così: con un impiego appena laureata summa cum laude alla Scuola di Legge dell’Università di Berkeley dopo nemmeno 10 minuti di colloquio ed i maligni sostengono che non sono state le sue doti nella giurisprudenza ad impressionare Jason Sloan ma ben altre. Alta, slanciata, fisico prorompente tenuto in forma da costante esercizio fisico, lunghi capelli neri ed occhi castani Michelle è decisamente bella, ma è anche una che lavora sodo e poco più di 26 anni è assolutamente determinata a vedere il suo nome nella ragione sociale dello studio e sa di poterci riuscire, sempre che qualche cliente non le metta i bastoni tra le ruote.

-Come sarebbe a dire che è scappata?- esclama rivolta al paralegale[10] che le ha appena telefonato per darle una notizia sgradita.

<<Nulla di più di quel che ho detto: Anita Delgado è scomparsa dalla sua abitazione ieri notte.>> risponde, pacato, l’altro.

-Maledizione a lei: farmi questo scherzo dopo che mi sono dannata per ottenere un ordine di rilascio l’altro giorno.-[11]

<<E c’è di più: hanno trovato i suoi vestiti nella suite del Four Seasons, dove c’è stato l’ultimo delitto della pantera.-

Michelle si morde le labbra, resta silenziosa per un po’ riflettendo, poi dice:

-Se la prenderanno, dovremo essere pronti ad un processo per omicidio plurimo. Trovami tutto quello che puoi sui serial killer superumani, i miti sui mannari e qualsiasi altra cosa ti sembri utile, io sarò in ufficio tra un paio d’ore.-

            Terminata la telefonata Michelle balza giù dal letto e si appresta ad iniziare i soliti esercizi mattutini quando le sembra di percepire un odore insolito… selvatico.

            Apre la porta e la vede: Anita Delgado in piedi nel suo salotto completamente nuda e sporca di sangue che abbozza un sorriso dicendo:

-Ciao Michelle, hai dei vestiti da prestarmi?-

 

 

FINE PRIMA PARTE

 

 

SECONDA PARTE

 

L’ISTINTO DEL PREDATORE

 

 

1.

 

 

Il Tenente Terenzio Oliver Rucker rientra nel suo ufficio di comandante di una delle squadre investigative della Divisione Imprese Criminali del Dipartimento di Polizia di New York ed ha la sorpresa di trovare un uomo in costume appoggiato alla sua scrivania.

-Voi buffoni in costume non avete di meglio da fare che rompere le scatole a me?- esclama.

-Io sono...-

-Il Leopardo Nero suppongo, ho letto i rapporti della 28° Squadra Investigativa. Sei il fratello povero della Pantera Nera per caso?-

Sotto la maschera l’uomo chiamato Leopardo Nero sorride e replica:

-Qualcosa di simile, ma non è per parlare di me che sono qui.-

-E perché allora? Pare che tu abbia rotto un po’ di uova nel paniere di Morgan e la cosa non mi dispiace. Sei qui per lui?-

-Sono qui per riparare dei torti e magari per evitare che un’altra guerra di bande insanguini Harlem. Ho saputo che un’organizzazione che porta donne dall’Europa o le rapisce qui per costringerle a prostituirsi si sta espandendo anche verso Harlem ed il Bronx e voglio fare qualcosa.-

-Molto divertente. Di solito voi supereroi vi occupate di altri buffoni in costume, alieni multicolore o aspiranti dittatori con maschere di ferro. Benvenuto nel mondo reale, mi auguro che resterai coi piedi per terra. Siamo già al corrente di questa organizzazione ed abbiamo anche un’idea abbastanza chiara di chi ci sia dietro.-

-Lo sapete e non avete ancora fatto niente?-

-Attento a quel che dici: abbiamo agito eccome. Un paio di mesi fa abbiamo smantellato una rete di bordelli clandestini in cui venivano vendute minorenni. Abbiamo messo dentro un po’ di pesci piccoli ma dopo un paio di giorni erano fuori su cauzione e dubito che si presenteranno al processo ma anche se lo facessero e si beccassero la condanna, sarebbero ricompensati per aver tenuto la bocca chiusa. Se invece volessero parlare, indovina che accadrebbe? Così i grossi calibri continuano a sfuggirci protetti dall’omertà e da una facciata di rispettabilità. La solita vecchia storia insomma.-

-Mi dia un nome.-

-Zebra Daddy, così si fa chiamare. Attualmente fuori su cauzione come dicevo.-

-Lo troverò.-

-Immagino di sì. Ora suppongo che dovrei voltarmi per qualche secondo e poi, quando mi girerò, sarai scomparso. Non è così che fate voi cosiddetti eroi urbani?-

-Qualche volta.- replica il Leopardo Nero e salta oltre la finestra aperta.

Rucker scrolla la testa, si avvicina alla finestra e la richiude.

 

            Sono in tre ed indossano costumi attillati ispirati al felino chiamato pantera nera. Uno è un uomo, snello ma con i muscoli messi ben in evidenza dal costume che sembra una seconda pelle. Le altre due sono donne. Una di loro porta una collana, bracciali ed una cintura dorata, sulle spalle una corta mantellina; l’altra ha un costume più essenziale.

            Khanata, Principe di Wakanda e candidato al trono di quella nazione, si rialza e fissa le sue avversarie, anch’esse aspiranti al trono lasciato vacante da T’Challa così come il ruolo ed il nome di Pantera Nera.

            Il trono di questa piccola ma ricca e geopoliticamente importante nazione africana non si eredita semplicemente: chi lo vuole deve affrontare una serie di sfide per dimostrarsene degno. Solo loro tre le hanno superate tutte ed ora sono qui su quest’arena. Questa è la sfida finale e chi la supererà sarà il nuovo Re o Regina di Wakanda, posto che torni vivo e sano da quello che lo attende sul Monte Wakanda.

            In teoria nessuno di loro dovrebbe conoscere le identità degli altri ma Khanata è sicuro di aver identificato entrambe le sue avversarie e che loro sanno chi è lui.

-Non vincerai, M’Koni.- dice a quella senza ornamenti ostentando sicurezza. -Ritirati finché puoi, prima di essere umiliata.-

-Mai!- ribatte lei -Sono arrivata fin qui ed andrò fino in fondo.-

-E così io.- aggiunge l’altra donna -Solo uno di noi uscirà da quest’arena vincitore e quello non sarai tu.-

Khanata sospira. Che Shuri, la giovane sorellastra di T’Challa, avesse una simile determinazione non lo sorprende, ma davvero non se l’aspettava da M’Koni che ha vissuto per anni negli Stati Uniti e sembrava un tipo dolce e tranquillo.

-Va bene.-  dice infine -Facciamola finita subito, allora.-

 

La giovane donna è molto attraente, a prima vista potrebbe sembrare semplicemente giapponese ma a guardarla meglio si noterebbe qualcosa di diverso ed indefinibile per chi non sapesse che sua madre era coreana. Il suo nome è Mimy Oshima ma non è quello segnato sul passaporto che ha usato. Anche l’uomo che è con lei, sulla quarantina, abito elegante, ha qualcosa di indefinibile nell’aspetto. È molto più di alto della media giapponese, la pelle più rosea, una vaga rassomiglianza con Sean Connery, solo gli occhi tradiscono più di ogni altra parte del viso ascendenze orientali. Il nome sul suo passaporto è John Bryce cittadino britannico. Nome e passaporto sono falsi, la cittadinanza no. Sia lui che la donna sono agenti del Naikaku Jōhō Chōsashitsu, l’Ufficio Informazioni e Ricerca del Gabinetto dell’Impero del Giappone comunemente chiamato Naichō, in parole povere: il servizio segreto giapponese

            All’uscita del terminal dell’aeroporto di Heathrow trovano ad attenderli Clive Reston e Christine Adams. I convenevoli portano via poco tempo perché solo Christine non conosce i nuovi arrivati.

-È sempre un piacere rivederti Clive.- dice l’uomo -Specie se questo significa chiudere i conti con quella vipera di Fa Lo Suee.-

-Sono d’accordo con te, Taro.- replica Reston.

-Taro?- esclama Christine.

-Taro Suzuki è il nome che uso come ufficiale del Naichō.- spiega lui -In questo viaggio ho preferito usare uno dei miei alias anglosassoni: John Bryce e Mimy figura come mia moglie Miriam.-

-Cosa che non vi crea alcun problema con le prenotazioni in albergo suppongo.- commenta, sarcastico, Clive.

-Lei non è completamente giapponese vero? Uno dei suoi genitori era… è Inglese?-

-Scozzese.- precisa l’altro -Ammetto che qualche volta, alcune delle rare volte che mi prendo una vacanza uso il mio vero nome. Mi diverte la reazione della gente quando lo sente.-

-E quale sarebbe il suo vero nome, se posso chiederlo?-

            Lui fa un sorriso ammiccante e risponde:

-Bond, James Bond.-                                                                                                                       

            Christine Adams spalanca la bocca dallo stupore e Clive Reston scoppia in una sonora risata.

 

 

2.

 

 

Daken evita di misura il calcio di Lady Gorgon abbassandosi all’ultimo momento utile. La sua avversaria compie un’incredibile capriola e si rigira a mezz’aria vibrando contemporaneamente un fendente alla schiena del figlio di Wolverine strappandogli un urlo.

Avere un fattore di guarigione non ti evita il dolore, pensa il mercenario per metà Canadese e per metà Giapponese mentre cerca di riprendere fiato. Sente le vertebre rigenerarsi pian piano. Troppo tempo per impedire a Lady Gorgon di decapitarlo.

-Porterò la tua testa a Tsurayaba-sama[12] come trofeo.- proclama.

-Se ci provi, sarai morta in due secondi.-

            A parlarne è stata Vivienne Michel che sta puntando la sua pistola alla testa di Lady Gorgon che esclama:

-Tu-

-Sì, io, quella che ti ha già sparato prima. Sopravvivrai anche se ti apro un buco in testa? Vogliamo scoprirlo?-

            Lady Gorgon si muove così rapida che Vivienne non se ne accorge se non quando la sua pistola viene tranciata a metà e si ritrova la lama della katana puntata contro il collo mentre lei dice:

-Potevo tranciare la tua mano come ho fatto con la tua pistola, forse dovrei farlo col tuo collo.-

-Non credo proprio.-

            Daken spinge i suoi artigli sino a farli uscire dal petto della sua nemica. Lady Gorgon sorprendentemente rimane in piedi, barcolla sputando sangue poi cade contro una finestra aperta e piomba oltre il bordo. Mentre cade non emette alcun suono.

-Una caduta di 40 piani, non può essere sopravvissuta anche stavolta.- commenta Vivienne.

-Quelli della Mano non sono facili da uccidere.- replica Daken -Ed anche quando ci riesci, c’è sempre la possibilità che resusciti.-

-Mi stai prendendo in giro?-

-Niente affatto. La Mano ha una specie di rituale per riportare in vita i suoi adepti ma lo usano di rado perché richiede il sacrificio di almeno tre adepti per ogni resuscitato.-

            In lontananza si sente il rumore di sirene e Daken commenta:

-Arriva la Polizia… troppo tardi.-

 

L’afroamericano vestito in modo pacchiano scende dalla sua auto ed entra in una palazzina di due piani nel South Bronx che ha tutta l’aria di avere parecchie decine di anni. È assolutamente ignaro che nell’ombra due paia d’occhi lo stanno osservando.

-Non sarebbe stato più semplice prenderlo e fargli dire tutto con un po’ di tortura?- chiede un’attraente ragazza di colore che veste un corto abito rosso, porta a tracolla un arco ed una faretra piena di frecce e sul viso ha una mascherina domino.

-La tortura spesso non porta a niente Okoye.- replica il Leopardo Nero -Invece seguendolo senza che se ne accorgesse, Zebra Daddy ci ha portato dove volevamo. I tizi di guardia lo dimostrano chiaramente. Vogliono sembrare dei comuni sfaccendati ma si vede benissimo che sono armati.-

-Sì, è molto evidente. Agiamo?-

            Il Leopardo la guarda, scrolla la testa e chiede:

-Credi davvero che quella maschera basti a non farti riconoscere?-

-Da quel che ho visto, pare che per i supereroi americani funzioni sempre.- ribatte Okoye.

            L’altro scrolla ancora la testa ed aggiunge;

-Ora bisogna neutralizzare gli uomini di guardia senza che diano l’allarme.-

-Niente di più facile.-

            Okoye incocca rapidamente, una dietro l’altra, tre frecce che trafiggono le gole degli uomini di guardia prima che possano reagire.

-Ecco fatto!- proclama con soddisfazione la ragazza.

Il Leopardo Nero sospira si muove verso la casa e sussurra:

-Cerca di non ammazzare nessuno quando saremo dentro.-

 

Sabrina Morrell spinge a tavoletta l’acceleratore della sua Ford Explorer lungo il Bay Bridge.

-Il cellulare di Harry risulta non raggiungibile.- dice agli altri con lei -Mi fa pensare che sia già successo qualcosa di brutto.-

-Potrebbe essere solo una questione di assenza di campo.- cerca di rassicurarla Paul Carson -E poi… quelle tizie non si trasformano in pantere solo quando… beh…-

-Punto primo: le nostre sono solo supposizioni, in realtà non sappiamo niente di come funzionino quelle trasformazioni. Punto secondo: tu non conosci Harry come lo conosco io. Quando è con una donna bella è disponibile, è del tutto incapace di tenere il suo coso dentro i pantaloni.-

-Devo presumere che parli per esperienza personale?- chiede, con una punta di sarcasmo, Donna Kiel.

-Presumi quello che ti pare.- replica Sabrina -Adesso quel che m’interessa è sincerarmi che Harry stia bene. Se i nostri sospetti sulla Professoressa Hidalgo sono errati e li troveremo semplicemente intenti a rotolarsi tra le lenzuola, ne sarò più che contenta ma intanto voglio arrivare a casa di quella donna il prima possibile.-

-Lo Sceriffo di Alameda e la Polizia di Berkeley sono stati avvertiti.- interviene ancora Paul -Andranno a controllare.-

-Lo facciano pure. Io non sarò soddisfatta finché non avrò controllato personalmente.-

            Così dicendo, Sabrina preme ancora di più sull’acceleratore.

 

 

3.

 

 

Si avvicinano alla casa silenziosi come fantasmi e confusi tra le ombre. Senza grossi problemi evitano le telecamere di sicurezza e sono alla porta. Il Leopardo Nero dà un’occhiata alla serratura e gli ci vogliono dieci secondi per forzarla. Mentre spinge piano la porta dice alla sua compagna:

-Se hanno fatto le cose per bene ci saranno telecamere e sensori di movimento anche all’interno ma se siamo fortunati avranno pensato che quelle all’esterno fossero più che sufficienti, dopotutto non temono attacchi e devono tener d’occhio solo delle ragazze spaventate. In ogni caso un confronto sarà inevitabile entro breve.-

-Sono pronta.- replica Okoye accarezzando il suo arco.

            Entrano e lui lascia che i suoi sensi speciali lo avvertano di eventuali pericoli poi fa cenno a lei di avanzare. Da una stanza vicina sentono arrivare delle voci:

-Le ragazze sono state ammorbidite per bene. Ora sono pronte.- voce di uomo, accento dell’Europa dell’Est.

-Mi auguro che non le abbiate lasciato segni addosso.- altro uomo, accento di Harlem -I miei clienti non amano la merce avariata.-

-Ed a me non piace che degli esseri umani siano definiti merce.-

            A parlare è stato il Leopardo Nero in piedi sulla soglia della stanza dove si trovano un uomo bianco quasi calvo e lo sguardo cattivo ed un afroamericano, lo stesso che hanno seguito fin lì: Zebra Daddy. Alle loro spalle tre uomini grandi e grossi le cui mani corrono immediatamente alle pistole.

            Il Leopardo Nero salta e piomba sull’europeo e su Zebra Daddy facendoli cadere a terra. Compie una capriola e sferra un calcio al mento di uno dei gorilla poi si rimette in piedi e colpisce il secondo al collo. Si gira di scatto e blocca il braccio del tipo calvo sferrandogli un pugno al mento che lo stende subito.

            Improvvisamente ode un urlo alle sue spalle e si volta: il terzo gorilla ha il polso destro trafitto da una freccia che lo passa da parte a parte.

            Il Leopardo Nero sferra al tipo una gomitata al volto mentre si gira di nuovo. Sulla soglia c’è la sua giovane compagna. Lui si limita a dire:

-Okoye…-

-Non l’ho ucciso.- si giustifica la ragazza.

            Prima che l’altro possa replicare, si è odono i rumori di gente in arrivo. Okoye si volge rapidamente verso le scale, incocca una freccia dietro l’altra e le scaglia con infallibile precisione colpendo braccia e gambe.

            Il Leopardo Nero piomba addosso ai restanti. Lo spazio ristretto impedisce loro di sparare per timore di colpirsi a vicenda e l’eroe ha buon gioco a farli cadere come birilli.

            Si precipita su per le scale evitando i proiettili sparati da due tizi sul pianerottolo. In pochi istanti ha sistemato anche loro ed è in grado di aprire la porta di una delle stanze. Quel che vede gli gela il sangue: dieci, forse dodici, donne seminude di varie etnie sono ammassate insieme e lo guardano con un misto di paura e rassegnazione.

-Sono qui per aiutarvi.- dice, ma non è sicuro che lo capiscano o gli credano.

            Okoye lo raggiunge e quel che vede le strappa un’imprecazione in wakandano. Sotto la maschera il Leopardo Nero sorride amaro: qualcosa che la scuote esiste.

-Occupati di loro. Chiama la Polizia, il numero è 911.- le dice.

-Lo so.- risponde lei.

-Dì loro di avvertire un assistente sociale di nome Jody Casper.-

-Va bene. Volevo avvertirti che quel tizio, Zebra Daddy, è scappato.-

-Bene, era quello che speravo che facesse.-

 

La Jaguar limousine XJL Sentinel nera blindata, preceduta e seguita da due Range Rover ugualmente corazzate con a bordo agenti del Comando Protezione della Polizia Metropolitana di Londra è diretta nel Sussex. A bordo quattro passeggeri decisamente particolari: il primo è un uomo alto e slanciato che dimostra a malapena cinquant’anni ha capelli biondo cenere, occhi grigi, ed indossa un vestito tre pezzi scuro chiaramente fatto su misura, sulle ginocchia tiene una bombetta. Accanto a lui c’è un uomo corpulento dai capelli neri e folti baffi spruzzati di bianco come le tempie. Il terzo passeggero è una donna dai corti capelli neri a parte una ciocca bianca, Indossa un tailleur bordeaux gessato e scarpe di marca. Potrebbe avere quarant’anni o più. L’ultimo passeggero è un uomo dai capelli bianchi che indossa un completo grigio. È quest’ultimo a parlare:

-Continuo a chiedermi cosa voglia da noi quel vecchio pazzo.-

-Non chiamare così Sir Denis Nayland Smith, Philip.- lo rimprovera la donna -Lui ha fatto molto per proteggere la nostra Nazione.

-Storia vecchia, Olivia.- replica Philip Gavin, Direttore Generale del Security Service, noto anche come MI5 -Ora le cose sono cambiate e quel vecchio bastardo ha ormai fatto il suo tempo.-

            Olivia Amanda Boothroyd, capo della Sezione Equipaggiamento del Secret Intelligence Service o MI6, colloquialmente nota come Sezione Q, fa una smorfia disgustata.

-Quel vecchio bastardo, come lo chiami tu, merita ancora rispetto- ribatte l’uomo coi baffi il cui nome è Yorkie Mitchell, fresco Direttore del MI6 -Ne sa più lui su Fu Manchu e sua figlia di quanto noi potremmo imparare in una vita e se ha qualcosa da dirci che possa aiutarci a fermare quella donna, intendo ascoltarlo.-

-La penso come te, Yorkie.- interviene l’uomo con la bombetta il cui nome è Lance Hunter, ex ufficiale dei Servizi Speciali della Royal Navy, ex agente segreto ed attuale presidente del comitato governativo che vigila sui servizi segreti.

            In quel momento l’autista apre il vetro divisorio e si rivolge a Hunter:

-Mi scusi, Sir Lancelot, ma il Servizio di Protezione segnala la presenza di un velivolo non autorizzato sopra di noi.-

-Cosa?- esclama Gavin.

            Improvvisamente l’auto si solleva in aria come fosse senza peso, attratta da una forza irresistibile. Gli uomini e donne della sicurezza non possono far altro che restare a guardare mentre l’auto viene inghiottita da una specie di astronave che subito dopo svanisce.

            All’interno dell’aeronave l’auto è circondata da uomini armati di varie etnie orientali. Tra di loro una giovane donna di chiara origine cinese che indossa una tuta aderente e sgambata.

-Vi consiglio di scendere senza fare resistenza.- dice.

            I passeggeri si guardano l’un con l’altro ed è Lance Hunter a parlare:

-Temo che non abbiamo scelta, purtroppo.

            Con riluttanza scendono tutti e la donna dice:

-Io sono l’Artiglio di Giada e voi siete graditi ospiti di mia madre Fah Lo Suee.-

-Ospiti? Prigionieri, direi piuttosto.- ribatte Mitchell.-

-Questione di punti di vista, Mr. Mitchell -Ora vi prego di seguirmi.-

-E se non volessimo?- chiede Gavin.

            Un attimo dopo una scarica elettrica lo colpisce facendolo cadere in ginocchio.

-Immagino che sia una risposta abbastanza chiara. Vogliamo andare adesso?

              Nessuno obietta.

 

            Un’auto è ferma all’interno del garage di un palazzo di uffici nel cuore di San Francisco e la sua occupante, una giovane e bella ragazza di chiara origine latinoamericana che indossa una maglietta aderente di colore nero ed attillati pantaloni di pelle dello stesso colore, attende.

            Finalmente la sua attesa è premiata: una Lotus Elise nera entra nel garage e ne scende un uomo sui quarant’anni dai capelli castani vestito con un gessato tre pezzi marrone chiaramente confezionato su misura e stringe nella mano destra una borsa di pelle nera.

            La donna scende dall’auto e si avvicina a passo spedito all’uomo.

-Mi scusi señor, lei è l’Avvocato Sloan, Jason Sloan?- chiede.

            L’uomo la guarda con evidente ammirazione e risponde:

-Sì, sono io, señorita. In cosa posso esserle utile?-

-Yo soy… sono un’amica di Michelle Gonzales.-

            Lo sguardo di Sloan si fa più attento.

-Mi hanno detto che Michelle non è ancora venuta al lavoro oggi e non risponde al telefono.- borbotta - Le è successo qualcosa?-

-Purtroppo sì: è stata aggredita in casa sua, un ladro forse. Ora è in ospedale.- risponde la ragazza.

-Oh Dio Mio! Come sta?-

-Bene sembra, ma i medici la trattengono per essere sicuri che non abbia una commozione cerebrale. Le hanno preso il telefono così mi ha chiesto di venire ad avvertirla.-

-Capisco. L’hanno portata al General o al Pacific? Devo andare a trovarla.-

È al General. Se vuole l’accompagno.-

-Non serve, posso usare e la mia auto.-

-Insisto, poi la riaccompagnerò qui.- replica la ragazza sfoderando un bel sorriso.

            Sloan rimane perplesso per un po’, poi dice:

-Va bene. Dov’è la sua auto?-

-È quella.- risponde la ragazza indicando una Grand Cherokee parcheggiata poco distante.

-Ma è l’auto di Michelle!-

-Me l’ha data lei, la mia è a riparare.-

            Prima che Jason possa dire altro, la ragazza si dirige all’auto ancheggiando. Lui la segue. Un attimo prima di aprire la portiera lei dice:

-Mettiamo la sua borsa nel bagagliaio, è più sicuro.-

-Non è necessario ma se proprio vuole…-

            Si spostano sul resto della jeep e la ragazza apre il bagagliaio col telecomando. Sloan getta uno sguardo all’interno e si blocca di colpo: Michelle Gonzales giace all’interno legata ed imbavagliata con addosso soltanto reggiseno e mutandine.

-Ma cosa…?- esclama Jason.

            Un taser lo colpisce al collo facendolo svenire. Crolla in avanti e la ragazza lo spinge dentro il bagagliaio per poi richiuderlo.

-Gli uomini sono tutti stupidi.- commenta poi, mentre si mette al volante, aggiunge -Mi spiace per lei e Michelle, Señor Sloan ma mi aspetta un lungo viaggio e potrebbe venirmi fame.

            Anita Delgado sorride soddisfatta.

 

 

FINE PARTE SECONDA

 

 

PARTE TERZA

 

IL BUIO PRIMA DELL’ALBA

 

 

1.

 

 

              Il mio nome è Shang Chi e nella lingua di mio padre significa lo Spirito che Avanza, ma a volte mi sembra che il mio spirito non sia avanzato molto da quando lasciai la fortezza di mio padre e mi avventurai nel mondo esterno deciso a sventare i suoi piani di dominio. Avevo 19 anni e pochissima conoscenza della cosiddetta vita vera. Sono passati quasi 10 anni da allora ed ho imparato molto sul mondo e sugli esseri umani. Ne porto le cicatrici, un po’ sul corpo e molte di più sullo spirito, che quindi, forse è avanzato anche se non nella direzione che avrei sperato.

-A cosa pensi, cinesino?-

            Black Jack Tarr sa essere irritante quando vuole ma è un amico leale ed uno dei pochi a cui affiderei la mia vita senza esitare.

-Stavo solo riflettendo.- rispondo.

-Ah!, una di quelle tue cose zen ci scommetto. Che mi dici, invece di quel che sta accadendo di sotto?-

            Mi chino verso il monitor che mostra una scena ripresa dalla telecamera installata sull’elicottero dove ci troviamo. Un’auto è seguita da una moto. La cosa è evidente per noi così come per me è evidente chi c’è a bordo della moto.

-Mio fratello sta seguendo Reston ed i suoi amici.- dico -Forse vuole ucciderli o forse no, ma non correrò questo rischio.- mi rivolgo al pilota -Si abbassi.-

            Il pilota esegue e quando giudico che siamo alla distanza giusta, apro uno dei portelli e salto fuori. Sento il pilota gridare:

-Ma è pazzo?-

            L’eco mi porta la risposta di Black Jack Tarr:

-A volte me lo chiedo anch’io.-

 

            L’uomo che entra nella vecchia ma elegante casa in pietra arenaria nel centro di Manhattan potrebbe avere cinquant’anni o forse più, barba e capelli sono neri e spruzzati di bianco, è alto e fisicamente ancora prestante. Sotto il suo completo nero guizza un fascio di muscoli, il suo sguardo è cupo e duro, il genere di sguardo che si trova in uomini che non amano che gli si portino cattive notizie.

            Nel salotto ci sono tre persone: un uomo anziano con radi capelli bianchi, folti baffoni dello stesso colore e l’aria di chi ucciderebbe sua madre senza esitare se ne avesse un vantaggio. Al suo fianco una donna sui trent’anni, capelli biondi raccolti a coda di cavallo ed occhi di ghiaccio. Infine un afroamericano vestito in modo vistoso.

            Il nuovo arrivato parla con voce tranquilla ma gelida, il suo accento rivela chiaramente un’origine esteuropea:

-Qualcuno vorrebbe spiegarmi perché ho dovuto lasciare la mia casa e la mia famiglia per venire qui a quest’ora?-

-Te lo spiegherà lui.- dice l’uomo anziano con un accento ancora più marcato ed un’evidente scarsa familiarità con la lingua inglese indicando il nero.

-Zebra Daddy.- dice l’uomo in nero -Non capirò mai l’abitudine di voi negri americani ad usare soprannomi ridicoli per non parlare di quegli abiti che gridano: “pappone” da un chilometro.-

            Il nero sembra che stia per dire qualcosa ma all’ultimo momento ci rinuncia.

-Allora… quanto devo aspettare per avere risposte?-

            Zebra Daddy racconta quel che è successo ripetendo più volte alcuni passaggi incomprensibili per i suoi ascoltatori a causa del suo modo di parlare e dello slang tipico dei neri di Harlem.

            Alla fine l’uomo vestito di nero dice:

-E così ha detto di chiamarsi Leopardo Nero? E voi vi siete fatti malmenare come idioti. Una dozzina di duri mercenari si sono sciolti come neve al sole davanti ad un solo uomo?-

-Era un diavolo scatenato, capo.- replica l’afroamericano -Era così veloce che sembrava che sparassimo al rallentatore ed anche la ragazza che era con lui era altrettanto tosta. In pochi minuti aveva steso tutti i ragazzi.-

-Ma non te, non ti sei chiesto il perché, Zebra?-

-Sono stato fortunato.-

            Con uno scatto improvviso l’uomo in nero afferra Zebra Daddy per il collo e lo solleva da terra come se fosse senza peso dicendo:

-E non ti è venuto in mente che potrebbe averti lasciato andare apposta per poterti seguire di nascosto e farsi condurre sin qui, brutto idiota?-

-Io… io…- balbetta l’altro.

            Improvvisamente una finestra s’infrange ed una figura in costume nero piomba nella stanza. L’uomo anziano e la donna estraggono ciascuno una pistola.

            Il capo getta Zebra Daddy in un angolo con assoluta noncuranza e si rivolge all’ospite indesiderato:

-Il Leopardo Nero, suppongo. Mi aspettavo una tua visita.-

            Da dietro le lenti della maschera si indovina uno sguardo duro.

-Tu sei il capo, giusto?- dice -Immagino che tu sappia perché sono qui.-

-Direi che è ovvio.- replica l’altro senza scomporsi -Mi vuoi avvertire che mi tieni d’occhio, rovinerai i miei affari e tutte quelle altre cose che voi cosiddetti eroi dite di solito al cattivo di turno. Non è così?-

            Il Leopardo Nero tace per qualche istante poi replica:

-Vieni dalla Romania, giusto? Faresti meglio a tornarci assieme ai tuoi amici.-

            L’anziano accarezza il grilletto della sua pistola. Il Leopardo Nero si volge verso di lui e dice una sola parola:

-Provaci.-

            Prima che il vecchio prenda una decisione, l’uomo nero gli dice:

-Lascia perdere, Tiberiu, non voglio vederti in ospedale.-

-E chi ha detto che…- comincia a dire l’uomo.

-Lo dico io.- lo zittisce l’altro, poi si rivolge ancora al Leopardo Nero -Hai detto quel che volevi dire quindi ora puoi anche andartene.-

-Ci rivedremo.- dice l’altro poi balza oltre la finestra.

            Quando l’uomo in nero si affaccia, è già scomparso.

-Potevo ucciderlo.- - afferma l’uomo dai capelli bianchi.

-No che non potevi.- ribatte l’altro -Non è uno stupido contadino bosniaco lui ma un vero duro. Ti avrebbe messo fuori combattimento prima che tu premessi il grilletto..

-Che intendi fare adesso, Vlad?- gli chiede la bionda.

            Lui sogghigna e risponde:

-Tutto quello che sarà necessario, Vera. Il Leopardo Nero ci ha dichiarato guerra. È un avversario temibile ma io non sono da meno, per questo mi chiamano Vlad l’Impalatore. Presto il Leopardo Nero sarà un uomo morto.-

 

            Le auto della Polizia di San Francisco si fermano davanti alla villetta in periferia dove abita Lupe Hidalgo e ci trovano parcheggiata una vettura di quella di Berkeley.

            Un agente in uniforme si avvicina ai colleghi appena scesi e si rivolge loro:

-Qui non c’è più nessuno. Niente auto, nulla.-

-Ha provato ad entrare?- gli chiede Sabrina

-Senza mandato non mi sono azzardato. Ho dato un’occhiata in giro, però ed ho visto i segni di un’auto diretta a Sud.-

-Bene, diamo un’occhiata dentro.-

            Sabrina spara alla serratura e poi dà una spallata alla porta.-

-Ehi…- comincia a dire il poliziotto di Berkeley.

-Causa probabile.- replica Bree Morrell -Ci sono ragionevoli sospetti che dentro possa trovarsi un poliziotto in pericolo di vita.-

            Nessuno però è presente nella casa che è completamente vuota.

-La nostra amica ci tiene alla pulizia.- commenta Shirley Lennox entrando in cucina -Ma il luminol ci dirà se qui c’è stato del sangue.-

            Apre il frigorifero ed esclama:

-Oh Mio Dio!-

-Cosa c’è?- le chiede Paul Carson.

-Guarda tu stesso.

            Nel frigo ci sono dei pezzi di carne ed i poliziotti capiscono subito che è umana.

-La nostra amica è una cannibale in piena regola, pare che si tenga da parte una scorta. Commenta Shirley.

-Dobbiamo trovarla alla svelta. Ha portato Harry con sé.- afferma Bree.

-Potrebbe averlo già ucciso.- replica Paul.

-No, non può aver fatto a tempo a far sparire il cadavere e le tracce di sangue.- ribatte Shirley -Quando è uscito da qui era vivo, ci scommetto quel che volete.-

-Ma dove?- aggiunge Bree -Dove?-

 

 

2.

 

 

Atterrare sul tettuccio di un’auto non è un ‘impresa troppo difficile. Davanti a me, il mio fratellastro Ombra Mobile si è affiancato all’auto di Reston ed ha estratto una mitraglietta Uzi e la punta contro i finestrini posteriori.

Prima che riesca a sparare io gli sono addosso e rotoliamo sull’asfalto. La moto prosegue ancora per qualche metro prima di cadere.

            Ci rialziamo ed Ombra Mobile si sfila il casco gettandolo lontano. Sul suo volto dai lineamenti così simili ai miei un sorriso beffardo.

-Sapevo che ci saremmo scontrati ancora, fratello.- mi dice -È nel nostro destino.-

-Il destino è quello che uno si sceglie.- ribatto con convinzione.

            Lui tace e comincia tra noi un balletto di colpi, parate, attacchi, finte e così via mentre le auto ci scorrono attorno e dobbiamo anche evitarle cosa che complica lo scontro. La cosa sembra divertirlo.

Nessuno dei due riesce a prevalere sull’altro, siamo troppo simili e potremmo andare avanti all’infinito se una voce perentoria non dicesse:

-Adesso basta!-                                                                                                     

            Clive Reston, l’Ispettore Christine Adams ed i due agenti giapponesi sono tornati indietro. Dovevo aspettarmelo. Tutti puntano le loro pistole su mio fratello.

-Non muoverti brutto figlio di puttana.- intima Reston -O meglio: fallo così avrò il pretesto per farti saltare la testa.

            Ombra Mobile ride e ribatte:

-Non lo farai, Reston e lo sai perché? Perché se mi uccidi non rivedrai mai più la tua preziosa Miss Greville viva.-

            Nessuno di noi dubita che stia parlando sul serio.

 

            Nella casa di Lupe Hidalgo il morale del Tenente Sabrina Morrell è decisamente in fondo ai tacchi.

-Ci è sfuggita.- dice -Deve aver saputo del ritrovamento dei cadaveri ed aver capito che era solo questione di tempo prima che arrivassimo a lei così se l’è filata. Mi chiedo, però, perché ha voluto correre il rischio di portarsi dietro Harry.-

-Delirio di onnipotenza.- spiega l’Agente speciale del F.B.S.A. Donna Kiel -Non ha voluto o saputo rinunciare alla sua ultima preda.-

-Ho diramato l’ordine di ricercare l’auto del vostro collega.- dice l’agente della Polizia di Berkeley.

-A quest’ora chissà dove sono.- borbotta Sabrina.

            Paul Carson si avvicina con aria preoccupata.

-Ho appena saputo che l’avvocato di Anita Delgado, Michelle Gonzales, è scomparsa ed anche il suo capo Jason Sloan.-

-Anche Anita Delgado sta chiudendo i conti.- commenta Donna Kiel.

-Dobbiamo trovarli prima che sia troppo tardi.

            Improvvisamente si ode un rullo di tamburi. Volute di fumo appaiono sulla soglia della cucina e da esse esce Collette Drumm dicendo:

-Forse posso aiutarvi.-

 

La riunione trimestrale del Consiglio dei Direttori della Rand-Meachum Corporation sta per cominciare quando entra Daniel Thomas Rand che di quel Consiglio è il Presidente oltre ad essere il C.E.O.[13] dell’intera società.

-Danny!- esclama sua sorella replica Miranda -Finalmente ti sei deciso ad uscire di casa.-

-Ormai sto abbastanza bene.- replica Danny -Mi sono ripreso dal mio scontro con il Serpente d’Acciaio.-[14]

            Può permettersi di parlare chiaro: tutti i presenti sanno che lui è il supereroe noto come Iron Fist e del resto anche Miranda da qualche tempo sta usando un’identità mascherata.

-Che possa marcire all’Inferno!- esclama l’avvocato Jeryn Hogarth.

            Alla fine della riunione Danny fa per prendere la sua borsa ed andarsene quando viene fermato da Joy Meachum, Presidente e C.O.O.[15] della società:

-Posso parlarti un attimo, Danny?-

-Ma certo, Joy.- risponde lui -Di che si tratta?-

-Di un problema molto personale: sono incinta.-

-Ah!- un pensiero attraversa la mente di Danny ed alla fine lo formula -Il padre…?-

-Questo è il punto: quando sono tornata dalla mia vacanza con il mio amico Paul Dennis sono stata aggredita e violentata da Davos.[16] Non so ancora chi dei due sia il padre ed ho paura di scoprirlo.-

Danny tace per un po’ poi dice:

-Che farai se scoprirai che è di Davos?-

-Non lo so. Ho pensato di abortire ma..-

            Lui intuisce che Joy sta per avere una crisi di pianto ed istintivamente l’abbraccia dicendo:

-Qualunque cosa tu decida di fare, Joy, io ti sosterrò, lo faremo tutti.-

 

 

3.

 

 

              Ombra Mobile fissa Clive Reston ed alza teatralmente le mani.

-Mia sorella ti vuole vivo ed in buona salute, Reston.- dice -Vuole vederti.-

Anch’io voglio vederla.- ribatte Reston -Dietro le sbarre di una solida cella.-

              Ombra Mobile scoppia in una sonora risata e replica:

-Non accadrà mai e tu lo sai. Fah Lo Suee è prossima al parto e vuole che tu sia presente alla nascita di vostro figlio.-

              Vedo Reston irrigidirsi. Si morde le labbra poi ribatte:

-Molto gentile da parte sua ma poteva mandarmi un telegramma invece di far prendere la mia auto a mitragliate.-

-Una mia iniziativa personale. Mia sorella non vuole che tu muoia ma non ha detto niente sui tuoi alleati.-

-Che pessimo senso dell’ospitalità.- commenta l’uomo che ho conosciuto come James Suzuki e Taro Todoroki e che sospetto abbia anche altri nomi.

-Hai detto che se ti ammazzo anche Melissa Greville è morta, spiegati!- dice ancora Reston.

-Non è ovvio?- replica Ombra Mobile -La tua amante ed il tuo mentore Sir Denis Nayland Smith sono nelle nostre mani e se vuoi che vivano devi seguire le mie istruzioni.-

-Come faccio a sapere che non stai mentendo?-

              Ombra Mobile fa una smorfia di disgusto poi porge a Reston un cellulare. Sul display appare il volto segnato dalla fatica della nostra comune sorella.

<<Ci rivediamo ancora una volta, Clive Reston.>> dice Fah Lo Suee <<Immagino che tu voglia assicurarti che la tua Miss Greville stia bene. Eccoti accontentato.>>

              Stringendoci attorno a Reston tutti possiamo vedere una stanza dove sono rinchiuse Melissa Greville, e, su una sedia a rotelle, Sir Denis Nayland Smith.

<<Tu ed i tuoi amici seguirete mio fratello Ombra Mobile senza discutere.>> prosegue la mia sorellastra <<Anche tu, Piccolo Spirito.>> faccio una smorfia al sentirmi chiamare col soprannome che mi aveva dato quando ero un bambino, lei non sembra accorgersene <<Quando tutto sarà finito, tornerete tutti alle vostre case sani e salvi, hai la mia parola.>>

-La tua parola…- borbotta Reston.

<<Io la mantengo sempre, dovresti saperlo.>> replica lei poi fa un sorriso maligno ed aggiunge <<Naturalmente questo vale solo per i presenti.>>

              C’è un lampo improvviso e l’elicottero sopra di noi esplode. Io posso solo esclamare:

-Leiko!-

 

              Sabrina Morrell ha appena il tempo di sentire l’eco dei tamburi che sulla soglia della cucina appare Collette Drumm.

-La smetterai mai di fare entrate ad effetto?- le si rivolge la detective in tono irritato.

-I miei particolari metodi di viaggio non le dispiacevano troppo quando l’ho portata dalla pantera, Tenente.- ribatte la nipote di Fratello Voodoo.

-Puoi farlo ancora? Portarci da lei intendo.-

-Posso portarvi dall’occupante di questa casa.- risponde la ragazza afroamericana -Le sue vibrazioni sono ancora abbastanza forti da consentirmi di seguire la sua traccia ma posso portare con me al massimo tre di voi, gli altri dovranno seguirci con i loro mezzi.-

-Mi sta bene.- afferma Sabrina -Verremo io, il Comandante Carson e l’Agente Kiel.-

-Attenta Bree.- dice Shirley Lennox -Se quelle due sono insieme il pericolo è raddoppiato.-

-Se temessi il pericolo, non avrei fatto questo lavoro.- ribatte Bree armando la sua pistola -Andiamo.-

              Le tre donne e l’uomo si stringono le mani poi dal nulla arriva il suono sommesso di tamburi, il fumo li avvolge e quando si dissipa, anche loro sono scomparsi.

              Senza badare agli sguardi stupiti degli altri presenti, Shirley Lennox dice:

-Diamoci una mossa, abbiamo un lavoro da fare.-

 

              La Grand Cherokee di Michelle Gonzales lascia le highway e si avventura per strade di campagna poco battute. La jeep si inerpica senza troppe difficoltà per strade sterrate finché davanti a lei non appare una fattoria apparentemente abbandonata.

-Finalmente.- si lascia sfuggire la ragazza.

            L’auto parcheggiata davanti alla vecchia casa la informa che non è sola. Sorride e dà un colpo al bagagliaio dicendo:

-Torno subito, non abbiate paura.-

            E mentre si avvia verso la casa, le sfugge una risatina.

 

 

 

FINE PARTE TERZA

 

 

PARTE QUARTA

 

LA TANA DELLE BELVE

 

 

1.

 

 

Charles McElwain, un giovanotto dai capelli rossicci che indossa un completo marrone, è in piedi nell’ufficio del Direttore del MI6 con aria sconsolata: è il suo primo giorno di lavoro a Vauxhall Cross, sede del MI6, e la cattiva della situazione decide di rapire tutti i capi dei servizi segreti britannici proprio oggi.

-Allora è vero: li hanno rapiti.-

            A parlare è stata la una giovane donna bionda decisamente attraente che è ferma sulla soglia dell’ufficio.

-Lei chi è e come ha fatto ad arrivare fin qui?- esclama Charles sorpreso.

-Mi chiamo Amanda Greville, mia sorella lavora qui. Lavorare qui è una tradizione di un famiglia possiamo dire.- risponde la ragazza.

-Amanda Greville, certo! Mi scusi per la mia reazione ma capirà che ho i nervi tesi. Io sono…-

-Lo so chi sei, Charles. Tu non ti ricordi di me, ma eravamo nella stessa scuola da ragazzini, poi tu sei partito per la scuola militare.-

-Storia vecchia. Mi sono congedato ed ora sono qui.-

-Non mi hai ancora risposto.-

-Hai ragione: sì, hanno rapito i direttori di MI5 e MI6, il capo della Sezione Q, il Presidente del J.I.C.[17] e pure Sir Denis Nayland Smith.-

-Puoi anche aggiungere all’elenco Clive Reston, Shang Chi, l’Ispettore Adams e gli ospiti giapponesi.- interviene Eve, la segretaria di Yorkie Mitchell -In più, l’elicottero con a bordo Leiko Wu e Black Jack Tarr è esploso in volo. Si presume che siano morti.-

            Amanda sbianca in volto e Charles McElwain esclama;

-Maledizione! Ma cosa sta succedendo?-

-La figlia di Fu Manchu ci ha dichiarato guerra ed è una guerra totale.- risponde cupa Eve.

 

            Jason Sloan, legato mani e piedi e sdraiato su un letto assieme a Michelle Gonzales, anche lei legata, fissa la giovane donna in piedi davanti a lui.

-Perché ci ha portati qui?- chiede -Se voleva ucciderci poteva farlo dove ci ha rapiti.-

-Sì, potevo farlo se avessi voluto semplicemente la vostra morte, ma io non sono una volgare assassina.- replica Anita Delgado -Non le ha spiegato Michelle che cosa sono?-

-Una mutaforma che dopo essere diventata una pantera nera uccide gli altri uomini con cui fa sesso e poi li divora.-

-Non sembra impressionato.-

-Il mio vecchio capo si è trasformato in un mostro alieno ed ha cercato di conquistare il mondo.[18] Una mutaforma non m’impressiona -

-Lo vedremo.-

-Non avevano prove contro di te, Anita.- interviene Michelle -Bastava che stessi tranquilla e non avrebbero potuto incriminarti.-

-Non posso Michelle.- replica Anita -Devo farlo, è la mia natura.-

-Puoi controllare questi istinti.-

-Non hai capito: non voglio dominare niente, a me piace quello che sono e quello che faccio.-

-Ed è per questo che ci hai rapiti? Ti sei tirata dietro noi come se fossimo la tua riserva di cibo?-

-Una definizione azzeccata e si dà il caso che inizi a sentirmi affamata.

            Anita comincia a spogliarsi

-Scusate ma non voglio rovinare i miei vestiti.- dice -Magari l’Avvocato Sloan gradisce lo spettacolo.-

-So cosa provoca i suoi cambiamenti ma mi creda: non sono affatto in vena per certe cose, specie con lei.- ribatte Sloan.

            Anita sorride e replica:

-Mi creda, Mr. Sloan, la sua partecipazione, volontaria o meno, non è affatto un problema.-

 

            Il viaggio è durato poco. Un volo suborbitale a velocità impressionante ed in pochi minuti siamo nella tenuta di Sir Denis Nayland Smith, un posto decisamente insolito come rifugio per mia sorella.

            Il mio pensiero corre a Leiko. Se lei e Tarr erano ancora a bordo dell’elicottero quando è esploso, ora sono morti ma se fossero riusciti a lasciarlo e mi avessero seguito… mi aggrappo a questo pensiero per tenere sotto controllo il dolore, non ho molto successo.

            Ci portano in uno stanzone dove troviamo gli altri prigionieri. Oltre a quelli che Ombra Mobile ci ha mostrato, ce ne sono altri quattro; tre uomini e una donna.

            Dal gruppetto si stacca Melissa Greville che corre da Reston abbracciandolo.

-Oh Clive!- esclama -Hanno preso anche te. Speravo…-

-Tranquilla, Melissa.- cerca di rincuorarla lui -Ci siamo già trovati in situazioni simili e ne siamo sempre usciti, sarà così anche stavolta, giusto Shang Chi?-

            Annuisco… inutile togliere speranza a chi ne ha già poche. Un uomo si stacca dal gruppo e viene verso di noi e dice:

-Questo è lo spirito giusto, Reston.- guarda verso di me ed aggiunge -Shang Chi, giusto? Ho sentito raccontare cose molto interessanti su di lei. Io sono Lance Hunter.-

-So chi è lei.- replico stringendogli la mano, una stretta vigorosa -So anche che è ancora un uomo d’azione. Se ha già un piano di fuga non ce lo riveli.-

-Cosa? Perché?- esclama un uomo dai capelli bianchi che non conosco.

-Per essere il capo del servizio di sicurezza interna, sei piuttosto ingenuo, Philip.- ribatte una donna che so chiamarsi Olivia Boothroyd -È ovvio che in questa stanza ci sono telecamere e microfoni nascosti. Fah Lo Suee non è il tipo da trascurare una cosa simile.-

-infatti.- conferma Reston.

            Si guarda intorno e scuote la testa poi si rivolge a Melissa Greville chiedendo:

-Non vedo Sir Denis, dov’è?-

-Fah Lo Suee lo ha fatto portare in un’altra stanza. Ha detto che i suoi medici si occuperanno di lui.-

-Non mi suona molto rassicurante.-

            Improvvisamente la porta si apre e sulla soglia appare mio fratello Ombra Mobile che con tono perentorio dice:

-Fah Lo Suee richiede la vostra presenza.-

            Indica me, Reston, Melissa Greville e James Suzuki.

-E se non volessimo venire?- ribatte l’agente giapponese.

-Non ho mai detto che avete scelta.- replica Ombra Mobile.

-E noi?- chiede Mimy Oshima.

-Attenderete che mia sorella decida il vostro destino.-

            Alcune guardie sospingono me e gli altri tre oltre la soglia. Io ed Ombra Mobile ci fissiamo e lui dice:

Tra noi non è ancora finita, fratello.-

            Non ne ho mai dubitato.

 

 

2.

 

 

Fah Lo Suee è sdraiata su un letto e non c’è alcun dubbio che sia ormai vicina al parto. Clive Reston si sente scosso da un brivido. Se quella vipera ha detto la verità, è anche il suo primo figlio.

-Benvenuti.- li accoglie la figlia di Fu Manchu -Mi scuso se il mio modo di invitarvi qui è stato un po’ brutale.-

-Siamo stati rapiti. Un modo strano di invitare la gente.-

            Fah Lo Suee rivolge all’eurasiatico che ha parlato un sorriso ironico e dice:

-Mi dispiace che non apprezzi la mia ospitalità Suzuki-san o preferisce che la chiami Bondo-san? So che a volte viaggia col nome di suo padre. L’ho conosciuto sa? Più di trent’anni fa a Madripoor. Uomo notevole ma temo che non abbia conservato un buon ricordo di me: ho cercato di ucciderlo.-

-Non è stata la prima e nemmeno l’ultima, credo.- replica l’altro, con aria tranquilla.

-Cosa vuoi da noi?- interviene Clive Reston.

-Non te l’ha detto mio fratello?- ribatte lei -Questa è una riunione di famiglia per la nascita del mio ultimogenito, tuo figlio.-

            Melissa Greville non li sta ascoltando. Si avvicina all’uomo anziano che è seduto su una sedia a rotelle apparentemente addormentato.

-Sir Denis.- lo chiama ma nessuna risposta arriva dal vecchio signore.

            Melissa si volge verso Fah Lo Suee dicendo:

-Che cosa gli hai fatto, strega?-

-Gli ho dato un leggero sedativo.- risponde la figlia di Fu Manchu -Il suo fisico era ormai troppo fragile e temevo che se fosse stato sveglio non avrebbe retto al trattamento a cui l’ho sottoposto.-

-L’hai torturato!-

-Al contrario, io…-

Fah Lo Suee si interrompe portandosi le mani al ventre. Gli uomini rimangono perplessi per qualche istante poi Melissa esclama:

-Le si sono rotte le acque!-

 

Nel salone dove sono rinchiusi, i prigionieri di Fah Lo Suee si guardano negli occhi poi Mimy Oshima dice:

-Abbiamo intenzione di starcene qui fermi in attesa che quella baldracca cinese decida cosa fare di noi o vogliamo fare qualcosa?-

            È Lance Hunter a rispondere:

-Direi che la seconda opzione è la sola praticabile, Miss Oshima. È necessario agire per uscire di qua.-

-E come proponi di fare, visto che siamo senza armi e che quella è probabilmente una porta blindata?- replica Philip Gavin.

            Hunter scambia uno sguardo d’intesa con Olivia Boothroyd e ribatte:

-Ci hanno tolto tutto quello che poteva servire come arma compreso il mio ombrello ma mi hanno lasciato la bombetta. Dopotutto che male può fare un innocuo cappello?-

-E tu che puoi farci con quella?-

Hunter non risponde e lancia la bombetta contro la serratura che scatta improvvisamente.

-Che inutile sfoggio di esibizionismo.- commenta Olivia ironica.

-Volevo vedere se ne ero ancora capace.- replica lui recuperando la bombetta conficcata nella serratura -Il bordo di metallo è molto tagliente.- spiega.

-Ingegnoso.- commenta Christine Adams.

-Un trucco insegnatomi da uno dei miei istruttori. Gliene aveva parlato un collega del MI6 raccontandogli di come un suo avversario gli avesse quasi staccato la testa usando una bombetta simile.-[19]

-Lei allude a…-

-Naturalmente, ma non parliamo di questo adesso. Gli adepti del Si-Fan saranno qui anche troppo presto, dobbiamo muoverci.-

            Hunter si dimostra buon profeta, infatti sono appena usciti nel corridoio che arriva un bel gruppo di guerrieri.

-Loro sono armati e noi invece no, che facciamo?- chiede Gavin.

-Sei un vero piagnone Philip.- lo rimprovera Yorkie Mitchell -Ci battiamo, ecco cosa facciamo.-

Con un grido di battaglia Mimy Oshima rompe gli indugi e balza contro gli avversari dimostrandosi una vera esperta di arti marziali.

-Brava ragazza.- commenta Mitchell -Diamole una mano.-

            Olivia Boothroyd si sfila gli orecchini e ne lancia uno contro un gruppo di avversari. L’orecchino esplode come una piccola granata scompaginandone le fila.

-Niente male.- dice, divertito Mitchell -Sapevo che eri la degna erede di tuo nonno.-

Mentre parla il vecchio ex agente operativo sferra una gomitata al viso di un aggressore. Nel frattempo Hunter lancia ancora la sua bombetta colpendo un altro avversario all’addome. Anche Philip Gavin fa la sua parte.

Alla fine i cinque hanno la meglio sui loro avversari.

-Prendete le loro armi.- ordina Hunter-Ci serviranno.-

-Che facciamo adesso?- chiede Olivia.

-Cerchiamo un mezzo per comunicare con l’esterno e lanciamo l’allarme e poi… resisteremo fino all’arrivo dei rinforzi e faremo più danni che possiamo.-

-Il programma mi piace.- commenta Mitchell sogghignando.

 

Harry Callaghan si sveglia con un cerchio alla testa. L’ultima cosa che ricorda è che Lupe Hidalgo gli ha offerto il caffè poi c’è solo il buio.

            Il giovane poliziotto riprende gradatamente conoscenza e si rende conto di essere sdraiato nudo e legato ai quattro angoli di un letto matrimoniale. Davanti a lui c’è Lupe Delgado, anche lei nuda.

-Che significa questa storia?- chiede lui -Non è che sia contrario al sesso estremo, ma potevi almeno chiedermi il permesso prima.-

            La ragazza fa un sorriso maligno e dice:

-Devi scusarmi, Harry, ma volevo che tu fossi consapevole di quel che accadrà tra poco, ma ero abbastanza sicura che non te ne saresti stato fermo a farti sbranare.-

-Tu! Vuoi dire che tu…?-esclama, sorpreso, Harry -Ma non è possibile: eri con me quando abbiamo affrontato la pantera l’ultima volta.-

-Harry, Harry… possibile che non hai ancora capito? Non c’è una sola figlia del Dio Giaguaro. Berkeley è il mio territorio di caccia da almeno un paio d’anni ormai ma a differenza di mia sorella io sono stata prudente ed accorta: nessuno si è mai reso conto di nulla, nessuno ha collegato una quota delle persone scomparse da queste parti con me, sono stata molto brava a coprire le mie tracce.-

-Perché?-

-Perché lo faccio? Vuoi dire. È difficile da spiegare. Fin dall’infanzia avevo capito di essere diversa dalle altre bambine del mio villaggio ma è stato solo quando sono stata per la prima volta con un uomo che ho capito quanto lo ero. Puoi ben immaginare cosa accadde. Quando tornai, umana ero spaventata ma anche esaltata: quello che avevo fatto mi era piaciuto e volevo rifarlo, ripetere l’esperienza. Non mi fu difficile trovare un ragazzo da convincere a venire con me in un posto isolato, il resto puoi immaginarlo da te ma se vuoi i particolari…-

-Tu devi essere pazza.-

-Seguo semplicemente la mia natura che è quella di una predatrice.-

-Balle! Non sei una belva ma un essere umano.-

-No, non lo sono, non completamente: nelle mie vene scorre il sangue del dio giaguaro adorato dagli originari abitanti di Costa Verde. Me lo ha spiegato un curandero[20] del mio villaggio. Come gli altri dei, lui viveva in mezzo ai suoi adoratori e talvolta si accoppiava con una donna umana generando figli ibridi da cui discendono quelle come me.-

-Perché farmi questo e confessarmi tutto? Nessuno sospettava di te.-

-Oggi hanno scoperto i resti dei maschi di cui mi sono nutrita in questi anni ed ho capito che presto sarebbero arrivati a me così ho deciso che prima di andarmene avrei chiuso alcuni conti e mi sarei nutrita della tua carne.-

-Non contare sulla mia collaborazione.-

            Lupe ride divertita e replica:

-Ma tu collaborerai, Harry, te lo garantisco.-

            Gli monta addosso a cavalcioni ed aggiunge:

-Sono certa che sarai un ottimo pasto.-

 

 

 

FINE PARTE QUARTA

 

 

PARTE QUINTA

 

TUTTE LE COSE DEBBONO FINIRE

 

 

 1.

 

 

 

 

 

Per quanto possa dire di essere preparato, la verità è che Jason Sloan non può non rimanere scioccato quando la ragazza che incombe su di lui comincia la trasformazione e le sue grida diventano ruggiti.

            In pochi attimi al posto di Anita Delgado c’è una pantera nera che allunga le sue fauci verso lo sfortunato avvocato.

            È in quel momento che la porta della stanza si spalanca e nel vano della porta appaiono due donne ciascuna delle quali impugna una pistola ed un uomo in uniforme azzurra che stringe un fucile.

            Per un istante la scena sembra congelata poi, con un ruggito terrificante, la pantera balza verso gli intrusi.

 

Clive Reston osserva quello che sta accadendo come se fosse irreale. La figlia di Fu Manchu sta partorendo un figlio suo. Reston non è certo di essere preparato per essere padre, ma chi lo è dopotutto? L’idea che la madre del suo primogenito potesse essere una sua nemica non gli è mai passata per il cervello. Che farà adesso?

            L’uomo che si fa chiamare James Suzuki e con almeno altri tre nomi non ha domande da porsi. Senza esitare approfitta della distrazione della guardia accanto a lui e gli sferra un colpo di taglio al mento. Prima che il suo fucile cada a terra lui l’ha afferrato al volo e spara a colpo sicuro.

            Shang chi colpisce le guardie ai suoi lati e salta compiendo un’ardita capriola che lo porta a ricadere davanti al fratellastro Ombra Mobile.

-E così, fratello, il nostro duello è destinato a ripetersi.-

            Shang Chi sospira e si mette in posizione di difesa. Un attimo prima che Ombra Mobile scatti si ode il riconoscibilissimo pianto di un neonato poi una voce stentorea ordina:

-Fermi!-

            Lo sguardo di tutti si appunta sulla donna appena entrata in sala ed è Shang Chi a dire per primo il suo nome.

-Ducharme?-

            La concubina favorita di Fu Manchu è entrata nella stanza e parla con voce autorevole:

-È desiderio di Fah Lo Suee che oggi non si combatta ed io sono qui perché il suo ordine sia rispettato da tutti…. Tutti!-

            Gli adepti del Si-Fan abbassano le armi. Ombra Mobile guarda in cagnesco sia suo fratello che Ducharme poi, lentamente, stringendo i pugni, abbassa le braccia lungo i fianchi.

                        Ducharme si rivolge a Reston:

-La mia signora vuole vederti, vieni -

            Solo una breve esitazione poi Clive la segue sino al letto a baldacchino dove la figlia di Fu Manchu giace sfinita. Al suo fianco, avvolto in una coperta, un bimbo appena nato.

-Tuo figlio- afferma lei -Un maschio, il sangue della tua stirpe e della mia si unisce in lui. -

            Una delle donne vicine a Fah Lo Suee solleva il bambino e lo porge a Reston che lo prende tra le braccia chiaramente impacciato.

-Mio figlio.- sussurra.

-Lo affido a te, Reston, come ti affido me stessa..-

-Cosa?-

-Mi arrendo a te, la mia battaglia finisce qui.-

            Clive è decisamente stupefatto.

-Non sei felice? Hai vinto.- aggiunge lei ma Reston non sa se può davvero crederle.

            Nei minuti che seguono gli uomini e le donne al servizio di Fah Lo Suee abbandonano le armi e si consegnano senza discutere agli agenti del MI5, MI6 e del SO17 arrivati sul posto.

-Non riesco a credere che sia finita così.- borbotta Yorkie Mitchell.

-Nemmeno io.- replica Clive -E sai perché? Artiglio di Giada e Ducharme sono sparite e con loro ancora libere questa storia è tutt’altro che finita.-

-Già… beh intanto sei diventato padre, congratulazioni.-

-Già, questo cambia molte cose per me. Mi dimetto dal MI6 con effetto immediato.-

-Cosa?-

-Anch’io gli fa eco Melissa Greville -Clive mi ha fatto una proposta che intendo accettare.-

            Yorkie rimane senza parole. Alle sue spalle Shang Chi si concede un sorriso, poi il suo pensiero va a Leiko Wu e Black Jack Tarr ed il suo volto si incupisce. Sua sorella ha molto di cui rispondere e lo farà.

 

            La pantera è a mezz’aria quando i tre poliziotti fanno fuoco. La velocità e la concitazione fanno sì che molti colpi non arrivino a segno ma la belva è comunque sbalzata in un angolo dall’impatto.

            Si rannicchia in un angolo ed emette una sorta di gemito mentre fissa i suoi avversari con occhi che brillano di ferocia e odio.

            Sabrina Morrell vede la scia di sangue sul pavimento e capisce che stavolta la pantera è davvero ferita. Le pallottole con incisi gli scongiuri nella lingua degli indios di Costa Verde hanno funzionato a dispetto del suo scetticismo. Magia. Di certo il Capo della Polizia non ci credeva ma l’importante è che funzioni.

            Sabrina si chiede se la pantera conservi l’intelligenza della sua controparte umana o se sia completamente felina. Vorrebbe poterlo chiedere ad Anita Delgado ma non sa bene che non ci sono grandi speranze di poterla prendere viva.

            Come se le avesse letto nel pensiero Paul Carson le dice:

-Non possiamo correre rischi Bree.-

-Lo so.- replica lei.

            La pantera ruggisce ancora e di nuovo balza in avanti. Ancora una volta i poliziotti sparano. La pantera non si ferma, travolge Donna Kiel e passa oltre senza fermarsi.

-Dobbiamo…-

            Bree Morrell non termina la frase. Un rumore attira la sua attenzione. Una porta si sta aprendo e con passo felpato ne esce lentamente la flessuosa figura di un giaguaro.

 

 

2.

 

 

Un giaguaro femmina che si muove lenta e maestosa e li fissa con occhi dorati, quasi ipnotici. Le due donne e l‘uomo che le stanno davanti non si muovono, restano come impietriti.

Il felino continua a muoversi scrutandoli come per scegliere la sua prossima preda, poi emette uno spaventoso ruggito e balza addosso a Sabrina Morrell. Solo allora la poliziotta si scuote ma è troppo tardi, la pistola le sfugge dalla mano e le fauci della belva stanno per serrarsi sulla sua testa.

Bree vede la morte in faccia e per la prima volta da anni prega. Un secondo dopo l’aria è scossa da una detonazione.

 

            La pantera nera corre verso l’uscita della casa. A guidarla è solo l’istinto di sopravvivenza. Le sue ferite non stanno guarendo come dovrebbero e lei a paura, deve trovare un rifugio.

-Ferma!-

            L’intimazione viene da una ragazza di colore vestita come le donne africane e haitiane. La conosce: è una nemica, deve morire. Vorrebbe balzare contro di lei ma scopre di non poterci riuscire.

Prova a ruggire ma dalla sua gola esce un suono strano. Infine si accuccia stancamente.

-È finita.- le sussurra la ragazza ponendo una mano sul suo capo

            Dentro di sé la pantera sa che è vero. Lentamente chiude gli occhi.

 

            Il giaguaro scatta di lato. C’è forse stupore nei suoi occhi per il sangue che sgorga dalle ferite?

-Siamo venuti preparati- dice Paul Carson -Eppure avrebbe dovuto aspettarselo Miss Hidalgo.-

            La sola risposta è un ruggito. Carson non è neppure certo che lei abbia capito le sue parole. Sulla soglia appare Collette Drumm che annuncia:

-L’altra è morta.-

            A quelle parole il giaguaro ruggisce ancora e spicca un balzo verso di lei. Donna Kiel spara e così fa anche Paul Carson. Sabrina Morrell recupera la sua pistola e fa fuoco a sua volta.

Il balzo della belva si arresta a mezz’aria e lei ricade ai piedi di Collette. Passano pochi istanti e il giaguaro si trasforma in Lupe Hidalgo, Carson si china su di lei.

-Attento, forse è un trucco.- l’avverte Sabrina.

            Lui scrolla le spalle e tasta la carotide della ragazza a terra.

-È morta.- dice con voce triste.

-Un epilogo inevitabile.- sentenzia Donna Kiel.

-Lo so, ma speravo… non importa.-

-Ehi, c’è qualcuno di là?-

            La voce di Harry. Sabrina sospira di sollievo. Quando era apparso il giaguaro aveva temuto di essere arrivata troppo tardi per salvarlo. Spalanca la porta della stanza accanto dove il suo collega giace nudo e legato sul letto.

-Ciao Harry, ti trovo bene tutto sommato.- gli dice sorridendo.

            Alle sue spalle entrano anche gli altri.

-Liberami e dammi qualcosa per coprirmi.- replica lui.

-Calma Harry, non c’è nulla che non abbia già visto prima ed anche gli altri sono tutti adulti con le loro esperienze… beh, a parte la ragazzina… credo.-

            Mentre Carson e Kiel ridacchiano Sabrina libera Harry che si mette a sedere ed allunga le mani verso i suoi pantaloni e slip.

-Me la sono vista brutta.- confessa -Quella stramaledetta aveva appena… beh non credo di aver bisogno di dirtelo, hai capito benissimo. Già mi vedevo fatto a fettine quando si sono uditi dei rumori e lei è balzata giù dal letto ed è corsa fuori. A proposito, che fine ha fatto?-

-È morta e con lei anche l’altra.-

-Quindi è finita. Lupe… la Professoressa Hidalgo… diceva che loro due erano sorelle, chissà se era vero.-

-Un esame del DNA lo chiarirà.- commenta Donna Kiel -Piuttosto, mi chiedo un’altra cosa.-

-Ovvero?- chiede Sabrina temendo la risposta

-Siamo davvero sicuri che ne esistessero solo due?-

            La domanda aleggia nell’aria ma non c’è risposta.

 

 

EPILOGO UNO

 

TUTTO IL TEMPO DEL MONDO

 

 

La doppia cerimonia è stata insolita per certi versi: un matrimonio ed il battesimo del figlio dello sposa nello stesso giorno e nello stesso scenario: una tenuta nel Sussex il cui proprietario sembra decisamente più in forma dell’ultima volta che buona parte dei presenti l’ha visto.

            Sir Denis Nayland Smith si alza dalla sedia a rotelle spinta da Amanda Greville ed avanza verso gli sposi aiutandosi con due stampelle.

-La vedo decisamente in forma Sir Denis. La cosa mi fa piacere.- gli dice Clive Reston.

-L’elixir vitae che mi ha somministrato Fa Lo Suee ha eliminato molti dei miei acciacchi.- replica il vecchio combattente -Molti ma non tutti ahimè.-

-Non credo che capirò mai quella donna.-

-Forse nemmeno lei capisce davvero se stessa.-

-Per fortuna non è più un mio problema. Quelli che Shang Chi chiama giochi di morte ed inganni fanno parte del passato ormai ed il futuro è tutto da decidere.-

-Ti auguro buona fortuna ragazzo, tu e Melissa ve la meritate.-

-E ora sbrigatevi.- interviene Amanda -Vi aspetta la luna di miele. Baderò io al piccolo James fino al vostro ritorno.-

-Grazie sorellina.- le dice Amanda Greville Reston baciandola su una guancia.

            Gli sposi corrono verso l’auto che li aspetta. Prima di salire Melissa lancia in aria il bouquet di fiori. Mani si protendono per afferrarlo ma sfugge a tutte e cade ai piedi di Olivia Amanda Boothroyd. Lance Hunter si china per afferrarlo e glielo porge. Lei sorride.

-Temo di essere fuori tempo ormai.- dice.

-A volte lo penso anch’io.- replica lui -Ma intanto godiamoci il nostro di tempo.-

            Poco distante Yorkie Mitchell si avvicina a James Suzuki che sta parlando con un uomo anziano dai capelli candidi, magro alto e vestito con un impeccabile vestito scuro indubbiamente proveniente da Savile Row.[21]

-Spero di non disturbare, Sir James.- dice

            L’uomo anziano fa un sorriso sornione e ribatte:

-Solo una piccola riunione di famiglia Yorkie e non essere così formale con me. Io e James stavamo dicendo che speriamo che Clive sia più fortunato di noi due.-

-Glielo auguro anch’io.- replica Yorkie -Mi chiedo però se riuscirà davvero a restar fuori dal nostro mondo. Noi non ci siamo mai riusciti veramente.-

-Temo che si illuda ma spero di sbagliarmi.- commenta il più grande e agente segreto di tutti i tempi ed un velo di malinconia cala sul suo viso.

 

            L’Aston Martin DB9 Volante percorre la strada che dal Sussex porta all’aeroporto di Gatwick. Clive Reston è alla guida e si rivolge alla sua fresca sposa:

-Non ti sei già pentita, spero.-

-Non fare lo stupido.- ribatte Melissa ridendo -Piuttosto, mi chiedevo: cosa faremo ora che siamo entrambi ufficialmente disoccupati?-

            Lui sorride e replica:

-Quel che vogliamo, dopotutto ora abbiamo tutto il tempo del…-

            Non finisce la frase. Un motociclista col viso nascosto da un casco integrale si affianca all’auto e spara una raffica di proiettili contro di essa da una mitraglietta Uzi poi si allontana rombando.

            L’auto sbanda, fa un testacoda e poi si ferma.

-Quel bastardo!- esclama Clive con rabbia -Per fortuna l’auto è corazzata. Tutto a posto Melissa?-

            Nessuna risposta. Clive si gira verso la moglie e grida:

-Melissa!-

 

 

EPILOGO DUE

 

 

IL RESPIRO DELLA JUNGLA

 

 

            Il luogo è la jungla della nazione centroamericana di Costa Verde. Davanti ad un tempio precolombiano semisommerso dalla vegetazione ed illuminato dalla luna piena sta la figura di un giaguaro umanoide circondato da felini maculati e neri

L’essere parla con voce dura e con un timbro non fatto per gole umane:

-Hanno ucciso due mie figlie. I responsabili subiranno la vendetta del dio giaguaro!-

            Un coro di ruggiti fa eco alle sue parole.

 

 

FINE?

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            E finalmente siamo arrivati al n. 100, un traguardo che sinceramente non speravo di tagliare quando ho cominciato questa serie anomala tanti anni fa. Confesso di essermi divertito a scrivere personaggi spesso ai margini di quel complicato arazzo che è l’Universo Marvel, gente come Clive Reston o Rick Mason per intenderci.

            Ma veniamo alle note di quest’episodio che presumibilmente contiene il più alto a numero di figli d’arte, diciamo così mai visti in una singola storia.

1)     E finalmente abbiamo ammesso che l’agente del servizio segreto giapponese James Suzuki è il figlio di James Bond esattamente come Clive Reston, il segreto di Pulcinella. Ian Fleming rivelò che Kizzy Suzuki era incinta di 007 nel suo penultimo romanzo: “Si vive solo due volte” uscito nel 1964. Seguendo la cronologia dei libri James ora avrebbe quindi 52 anni ben portati. Il fatto che il figlio sia maschio e si chiami James, è un idea dello scrittore John Pearson nel suo libro “James Bond: the authorized biography of 007” del 1973.

2)     Anche Charles McElwain è figlio e nipote di personaggi della saga di 007. Quali? Lo saprete presto, lo prometto.

3)     Cristu Bulat, è stato creato da Garth Ennis & Leandro Fernandez su Punisher Vol. 6° #25 datato novembre 2005.

4)     Tiberiu Bulat, è stato creato da Garth Ennis & Leandro Fernandez su Punisher Vol. 6° #26 datato dicembre 2005.

5)     Vera Kostantin è stata creata da Garth Ennis & Leandro Fernandez su Punisher Vol. 6° #29 datato marzo 2006.

6)     Vlad l’Impalatore è stato creato da David Liss & Francesco Francavilla su Black Panther: The Man Without Fear #513 datato febbraio 2011.

7)     Il dio giaguaro della fittizia tribù dei Kamekeri dell’altrettanto fittizia nazione di Costa Verde, è una mia creazione.

8)     La scena finale dell’Epilogo Uno è un chiaro omaggio al finale del libro e del film “Al servizio segreto di Sua Maestà”.

Nel prossimo episodio… scopritelo con noi,

 

 

Carlo



[1] I Pooh mi perdoneranno certamente. -_^

[2] Ovvero sempre nell’ultimo episodio.

[3] Special Weapons and Tactics, le unità di pronto intervento delle forze dell’ordine americane.

[4] Crime Scene Investigations.

[5] Per maggiori dettagli, vedere gli ultimi episodi di Ragno Rosso.

[6] Canadian Secret Intelligence Service.

[7] Come apparentemente è sembrato nell’ultimo episodio.

[8] Nell’episodio #97

[9] Forse Klaus Kruger, il Duca di Lichtenbad all’epoca non sarebbe d’accordo ma si può dar torto a Nina McCabe? -_^

[10] Il paralegale è una figura tipica dell’organizzazione professionale legale dei paesi anglosassoni che svolge il lavoro preparatorio sotto la direzione di un avvocato, ma non può patrocinare davanti ad un giudice.

[11] Nell’episodio #98.

[12] Sama, suffisso che i Giapponesi usano per riferirsi ad una persona di rango sociale più elevato o che merita grande rispetto-

[13] Chief Executive Officer: Amministratore Capo.

[14] Negli episodi #86/87.

[15] Chief Operating Officer: Amministratore Delegato.

[16] Il vero nome del Serpente d’Acciaio.

[17] Joint Intelligence Committee

[18] Kerwin Broderick in Daredevil Vol. 1° #107 (Prima edizione italiana Devil, Corno, #111.

[19] Chi sarà mai stato? -_^

[20] Sciamano e guaritore nelle culture dell’America Latina.

[21] Celebre strada di Londra dove hanno sede botteghe di sarti specializzati in abiti maschili su ordinazione.