(CAVALIERI MARVEL)
N° 100
L’ULTIMA NOTTE DI CACCIA[1]
Di Carlo Monni
PARTE PRIMA
AVVISAGLIE DI TEMPESTA
1.
Clive Reston esce dal suo appartamento
di Kensington alle nove del mattino e si guarda rapidamente intorno con
circospezione. Il suono di un clacson attira la sua attenzione mentre un’auto
si ferma davanti a lui ed una voce dice:
-Ha bisogno di un
passaggio, signore?-
A parlare è stata una giovane donna
bionda che indossa un tailleur nero con camicetta bianca. È seduta al posto di
guida e la gonna che normalmente arriverebbe appena sopra il ginocchio è salita
sino a mostrare una porzione abbondante di cosce ma lei non sembra curarsene.
Clive le rivolge uno sguardo attento che coglie non solo l’ovvio ma anche il
fatto che la giacca della donna è tagliata in modo da nascondere la presenza di
una fondina ascellare, esattamente come la sua. Del resto, lui è un agente del
Secret Intelligence Service, meglio noto come MI6, il servizio di spionaggio
all’estero del Regno Unito e Christine Adams è una detective del SO15, sigla del
Comando Anti Terrorismo del Servizio di Polizia Metropolitana, colloquialmente
chiamato Scotland Yard, con il grado di Ispettore Capo ed è uno dei pochi
poliziotti di Londra autorizzati a girare armati.
Reston sorride e replica:
-Non rifiuto mai un
passaggio da una bella donna, specie se è armata.-
-Anche tu, lo sei,
Clive.- ribatte la ragazza mentre lui si sistema sul sedile del passeggero.
-Posso chiamarti Clive non è vero?-
-Ma certo, Christine.
Ho sempre odiato i formalismi e poi dobbiamo lavorare insieme, è giusto
familiarizzare un po’.-
Lei fa un sorriso ammiccante mentre
dice:
-Mi hanno detto
qualcosa sulla tua tendenza a familiarizzare con le donne con cui lavori…
dicono che sei il degno figlio di tuo padre.-
Clive ricambia il sorriso e replica:
-Qualcuna
di quelle storie è vera ma adesso ho, come si dice, messo la testa a posto.-
-Con
quella Miss Greville che era con te l’altro giorno[2]
e che ho visto uscire da casa tua un quarto d’ora prima di te? Non fare quella
faccia: mi piace tenermi informata sui miei partner.-
-Di
lavoro o anche di altro tipo?-
-Secondo te?-
Clive scoppia in una risata
divertita e ribatte:
-Ho
la sensazione che farei meglio a non rispondere. Ora è meglio darsi una mossa,
il volo dal Giappone è in arrivo e uno degli agenti che dobbiamo ricevere è un
tipino molto impaziente.-
Durante la conversazione l’auto si
è immessa nel traffico londinese. Alle sue spalle la segue una moto nera. Un
casco integrale impedisce di vedere il volto del guidatore.
Ci sono costanti che accomunano
tutte le grandi metropoli come i piccoli centri in tutto il mondo. Una di
queste costanti è la prostituzione e per quanto si parli tanto di
riqualificazione, è un fenomeno tutt’altro che scomparso dalle strade di
Harlem, com’è dimostrato dalla donna di colore che è ferma all’angolo di una
strada quando un’auto si ferma di colpo davanti a lei e ne scende un uomo
bianco. Dopo un breve scambio di parole con la ragazza, lui la afferra per un
polso e la trascina verso l’auto. Lei si ribella ma l’uomo le dà uno
schiaffone, poi dall’auto scende un altro uomo, bianco anche lui, e l’afferra
per l’altro polso.
Nonostante
si divincoli, la donna sta per essere gettata dentro l’auto quando dall’alto
balza una figura inguainata in un costume nero che afferra uno dei due uomini
per la collottola strattonandolo indietro e facendogli perdere la presa sulla
donna. Il secondo uomo fa per estrarre una pistola ma è raggiunto da un potente
calcio al mento che lo manda, svenuto, sull’asfalto.
-Attento!- urla
improvvisamente la donna.
Avvertimento inutile: l’uomo in
costume si è già accorto che l’altro avversario lo sta aggredendo e si è girato
di scatto afferrandogli il polso e torcendoglielo. Il dolore costringe l’uomo a
mollare la presa sul coltello che impugnava.
-Maledetto!- sibila
con un accento da Europa dell’Est.
Per tutta risposta l’altro gli
sferra un pugno che lo proietta contro il cofano della sua auto da cui poi
rotola a terra esanime.
L’uomo in costume si volge verso la donna
che gli dice:
-Grazie. Me la sono
vista brutta. Tu sei quel nuovo supereroe di cui parlano, vero? Com’è che ti
chiami?-
-Leopardo Nero.-
risponde lui Qualcosa mi dice che questo non era un semplice diverbio con un
cliente, ho ragione?-
-Sono membri di una
gang di immigrati che vuole il controllo della prostituzione nella zona e
volevano che lavorassi per loro. Io sono una delle ragazze di Black Mariah ed
ho rifiutato ma loro non accettano un no come risposta, l’hai visto. Ho sentito
dire che rapiscono le donne e le costringono a prostituirsi per loro. Ragazze
che sono fatte venire da fuori o anche americane, specie giovani. È gente
brutale e violenta. Con Black Mariah tutto sommato mi trovo bene, ma se fossi
finita nelle loro mani…-
-Queste ragazze che
rapiscono e poi mandano sulla strada… sai dove le tengono?-
-Uhm… non so se Black
Mariah gradirebbe che dessi informazioni ad un supereroe. Falcon e Cage le
hanno dato solo guai.-
-Ma di certo
gradirebbe che qualcuno procurasse fastidi alla concorrenza o addirittura la
facesse fuori, non credi?-
La ragazza abbozza un sorriso e
replica:
-Se la metti così… ho
sentito parlare di una casa isolata nel Bronx ma non so dirti di più.-
-Me lo farò bastare.-
ribatte il Leopardo Nero -Ora è meglio che tu te ne vada, non ti conviene
essere qui quando questi due si risveglieranno. Immagino che tu non voglia
denunciarli alla Polizia.-
-Immagini giusto. Io
e gli sbirri non andiamo molto d’accordo. Me la filerò alla svelta sperando che
non si ripresentino ancora domani sera.-
-Potresti cambiare
zona… o cambiare vita. Sei ancora in tempo.-
La risposta è una risatina amara.
-Sei davvero ingenuo
per essere un tipo grande e grosso. Beh, ora vado, grazie ancora di tutto.-
Il Leopardo Nero la guarda andar via
e solo quando è certo che sia abbastanza lontana spicca un salto, si aggrappa
ad un lampione e balza ancora verso l’alto scomparendo nell’oscurità.
Una belva si aggira per le strade di San
Francisco e non è una metafora, non del tutto almeno. Una giovane donna adesca
uomini preferibilmente maturi e nel momento culminante del rapporto sessuale si
trasforma in una pantera nera, per la precisione un giaguaro, li uccide e li
divora. La Polizia le ha dato la caccia per giorni e giorni ma le è sempre
sfuggita ed ora gli investigatori hanno fatto una sconvolgente scoperta.
-Ce ne sono due!- esclama il Comandante Paul
Carson, capo dell’unità speciale SWAT[3]
anti supercriminali denominata Codice Blu.
-Credo anch’io che sia l’unica risposta
possibile.- concorda il Tenente Shirley Lennox della Divisione C.S.I.[4] -I
delitti che sono stati scoperti oggi a Oakland sono cominciati prima che Anita
Delgado arrivasse negli Stati Uniti, quindi è escluso che possa essere stata
lei.-
-Mi fa rabbrividire
l’idea che per tutto questo tempo abbiamo avuto ai nostri confini un serial
killer superumano e cannibale e non lo sapevamo.- borbotta il Tenente Sabrina
Morrell della Squadra Omicidi.
-È stata più furba ed
accorta della sua amica di Frisco.- commenta l’Agente Speciale del F.B.S.A. Donna
Kiel, bionda e vestita con un classico tailleur nero -Niente luoghi pubblici.
Magari se li è portati a casa e poi, dopo averli sbranati, ha sepolto i resti
con calma da un'altra parte. È un tipo metodico ed organizzato al contrario
dell’altra.-
-Ne parli come se fossi sicura tra che è una
donna anche questa.- interviene Paul Carson.
-È solo una sensazione.- ammette l’altra
-Tuttavia…- si rivolge all’agente Elizabeth Steiner di Codice Blu. -I cadaveri
ritrovati a Oakland di che sesso erano?-
-Non lo so.- risponde la donna in uniforme.
Credo che non lo sappiano ancora.-
-Se è una donna…- dice ancora Shirley Lennox -…
noi conosciamo una donna latinoamericana che abita nella Contea di Alameda da
qualche anno.-
-La Professoressa Lupe Hidalgo, certo!- esclama
Sabrina -E Harry è con lei adesso.-
2.
Isla
Suerte, Caraibi. Due donne in bikini prendono il sole sulla spiaggia sdraiate
l’una accanto all’altra. Una ha lunghi capelli neri, l’altra, invece, li ha
biondi e ricci. Nessuno di coloro che le osservasse in questo momento potrebbe
sospettare che non sono comuni turiste ma due investigatrici private di San
Francisco e che una di loro, la bruna, è la supereroina nota come Donna Ragno.
Jessica
Drew e Lindsay McCabe si godono gli ultimi giorni di una vacanza decisamente
meritata dopo i recenti tumultuosi avvenimenti che le hanno viste coinvolte.[5]
-Potrei abituarmi a
questa vita.- commenta Lindsay.
-Dobbiamo tornare a
San Francisco, lo sai anche tu.- replica Jessica -Stare qui senza preoccuparsi
di supercriminali in costume o altri pazzoidi è bello, ma chissà cos’è accaduto
a San Francisco durante la nostra assenza.-
-Oh, io scommetto che
la Polizia di Frisco se la sa cavare benissimo anche senza l’aiuto della Donna
Ragno.-
-Tu sì che sai come
galvanizzare l’autostima altrui, Lindsay.-
Ci meritiamo questa
vacanza dopo quello che abbiamo passato, tesoro, lo sai.-
-Hai ragione.-
Jessica si china a baciare la sua
compagna ma non può evitare di sentire un oscuro presagio di guai in arrivo.
All’ora di pranzo le due donne
lasciano la spiaggia per dirigersi mano nella mano verso un vicino ristorante.
Improvvisamente Jessica si blocca.
-Cosa c’è?- le chiede
Lindsay temendo la risposta.
-La vedi quella
bionda appariscente seduta alla veranda del ristorante?- risponde Jessica -È
Charlotte Whitter, meglio nota come Donna Ragno e ultimamente come Regina
Ragno.-
Lindsay spalanca la bocca sorpresa e
poi esclama:
-Lei è quella che…?-
-Sì.- replica Jessica
con voce dura -Lei è quella che…tra le altre cose è accusata di aver ucciso il
proprio figlio neonato. Era scappata da un carcere di New York e la credevo in
Argentina. Ora la ritrovo qui.-
-Ora so che la nostra
vacanza è davvero finita.- borbotta la bionda investigatrice -Su, vai in camera
a procurarti il costume, io intanto la terrò d’occhio.-
-Ne sei sicura?-
-Ma certo. Non
possiamo lasciarla andare. Lei conosce la tua faccia, giusto? Ma non ha mai
incontrato me ed anche se mi vede penserà che sono solo una turista, quindi
tranquilla e vai.-
-Ti amo Lindy.-
-Sì anch’io ma ne riparleremo stasera. Vai
adesso.-
Jessica
si allontana di corsa e Lindsay attraversa la strada diretta al ristorante.
Gli Imperial Studios sono una casa
di produzione cinematografica e televisiva che si sta espandendo anche nel
campo dello streaming. La loro sede principale è a Hollywood ma hanno anche un
importante centro di produzione a New York ed è proprio qui che sono appena
arrivati l’uomo in costume chiamato Daken e l’agente del C.S.I.S.[6]
Vivienne Michel solo per scoprire di essere capitati nel mezzo di una carneficina
o di qualcosa di molto simile. Quello che si offre ai loro occhi è uno scenario di corpi
straziati e sangue dappertutto.
-Ancora convinta che Lady Gorgon sia morta?-[7]
chiede, in tono decisamente sarcastico, Daken alla sua compagna.
La
sola risposta della giovane donna dalla chioma corvina è estrarre la propria
pistola, togliere la sicura ed avanzare cautamente. Da parte sua Daken estrae
dal polso due lunghi ed affilati artigli metallici, uno dei doni particolari,
se vogliamo chiamarli così, ereditati da suo padre, il famoso X-Man noto come
Wolverine.
Grida
perlopiù femminili attirano la loro attenzione. Daken si muove in fretta
lasciandosi alle spalle la sua nuova amica.
Raggiunge un ufficio
dalla porta sfondata. Sulla soglia c’è un cadavere maschile decapitato, la
testa è rotolata poco lontano e sembra guardarlo con aria stupita. Daken non ne
è minimamente turbato e salta oltre il cadavere. All’interno della stanza ci
sono Kyle Jinadu, l’uomo che è stato incaricato di proteggere, e due donne. Ne
riconosce una dai capelli rossi e corti: l’ha incontrata al party in cui gli
hanno sparato.[8] Si chiama Chili Storm se
non ricorda male. La biondina, invece, dovrebbe essere una giovane attrice in
ascesa che è anche la sua amante ma non ne ricorda il nome. Poco male perché
quel che gli interessa adesso è la donna che li sta minacciando, interamente
coperta da una tuta in latex che ricorda la tenuta delle domine sadomaso. Non
sta usando una frusta, però ma un’affilata katana.
-Lady Gorgon!- esclama Daken -Che ci vuole per
ucciderti?-
-Più di quello che può fare uno come te,
Daken.- la voce della donna è bassa e roca -Dovresti smetterla di impicciarti
in affari che non ti riguardano.-
-Ma questi affari mi riguardano: sono stato
pagato per proteggere Kyle Jinadu e l’unico modo per impedirmelo è uccidermi,
cosa niente affatto facile, lo sai.-
-Questo lo vedremo!-
Senza
esitare Lady Gorgon salta verso Daken.
Il nome del giovanotto
sui trent’anni dai capelli castani e gli occhi azzurri è Harold Francis
Callaghan Jr., Harry per gli amici e lui spera che la donna che è con lui possa
diventare più di una semplice amica.
Maria
de la Guadalupe Hidalgo Sierra non è esattamente il tipo di donna che lui
assocerebbe al termine professoressa, sembra una modella piuttosto, con una
discreta rassomiglianza con l’attrice Megan Fox.
Harry
è un poliziotto, quello che in altri dipartimenti è chiamato detective e che
nella Polizia di San Francisco chiamano ispettore, ha riaccompagnato a casa, a
Berkeley, Lupe Hidalgo dopo una nottata piuttosto movimentata a causa della
famigerata donna pantera e Harry è sicuro che il feeling tra loro si sia fatto
più intenso durante il tragitto.
L’auto
di Harry si ferma davanti alla villetta dove abita la giovane donna.
-Bene.- dice -Eccoci arrivati. Ora...-
Lei
non lo lascia finire e lo bacia sulle labbra, un bacio molto passionale. Quando
si stacca da lui, dice:
-Resta con me.-
-Come posso rifiutare una proposta fatta così?-
replica lui sorridendo.
Lupe
lo bacia ancora.
3,
L’hanno ammanettata e
messa in una delle piccole celle del posto di guardia all’interno del castello
ma Nina McCabe alias Belinda Swann alias Cigno Nero, killer internazionale con
addestramento ninja, non è affatto preoccupata, in fondo la trattengono dentro
il castello ed è proprio dove voleva essere.
Sorride
quando sente lo scatto della serratura delle manette che si apre. Come riuscire
in un giochetto del genere è stata una delle prime cose che ha imparato durante
il suo addestramento.
Si
avvicina alla porta a sbarre della cella e ne osserva la serratura, un modello
abbastanza vecchio, non una gran sfida tutto sommato.
Meno
di due minuti dopo è nel corridoio. Evitare le telecamere di sicurezza è un
gioco da ragazzi. Nel corpo di guardia ci sono solo due uomini, non un
problema: non sono preparati per una come lei. Il Lichtenbad è un piccolo Stato
di nessuna importanza geopolitica che un tempo ha avuto un dittatore che da
quel che Nina ha letto era un’imitazione del Dottor Destino[9] ma
da quei tempi il suo tasso di criminalità è sceso a livelli bassissimi ed il
peggior pericolo sono i crimini finanziari… fino ad oggi.
Cigno
Nero si avvicina silenziosa poi scatta ed afferra uno dei due uomini alla gola
bloccando l’afflusso di sangue al cervello e facendolo svenire. L’altro tenta
di afferrare la sua arma ma un calcio lo sbatte contro una parete poi un colpo
alla gola col taglio della mano lo stende definitivamente.
E ora, pensa Nina, andiamo a sistemare quella presuntuosa
Spadaccina.
In una lontana nazione mediorientale
la donna che risponde al nome di Elektra, una delle addestratrici di Nina
McCabe nonché sorta di sua madre affidataria sin da quando lei aveva 16 anni,
osserva il suo sai compiere il breve arco dalla sua mano alla fronte del
mercenario chiamato Scimitar.
Il colpo non è fatale per l’uomo ma
gli fa istintivamente portare le mani alla fronte ed Elektra ne approfitta
vibrando un affondo con un movimento semicircolare della sua katana.
Scimitar si porta le mani al ventre
con un’espressione incredula sul viso.
-Tu…
maledetta sgualdrina…-
Non completa la frase e si accascia
al suolo. Elektra lo osserva per qualche istante poi si gira e si avvia verso
l’uscita della stanza.
Ha portato a termine il suo compito
ed ucciso sia il suo bersaglio che la sua guardia del corpo, ora deve solo
uscire viva dalla sua fortezza, attraversare un territorio ostile e trovare un
sistema per tornare a casa. Se avesse voluto una vita facile avrebbe fatto la
ballerina.
Lo Studio Legale Sloan & Partners si è
conquistato in pochi anni un forte prestigio a San Francisco diventando una
delle mete più ambiti tra i giovani laureati in Legge della zona della Baia. La
brillante carriera di Michelle Gonzales è cominciata proprio così: con un
impiego appena laureata summa cum laude alla Scuola di Legge dell’Università di
Berkeley dopo nemmeno 10 minuti di colloquio ed i maligni sostengono che non
sono state le sue doti nella giurisprudenza ad impressionare Jason Sloan ma ben
altre. Alta, slanciata, fisico prorompente tenuto in forma da costante
esercizio fisico, lunghi capelli neri ed occhi castani Michelle è decisamente
bella, ma è anche una che lavora sodo e poco più di 26 anni è assolutamente
determinata a vedere il suo nome nella ragione sociale dello studio e sa di
poterci riuscire, sempre che qualche cliente non le metta i bastoni tra le
ruote.
-Come sarebbe a dire che è scappata?- esclama
rivolta al paralegale[10]
che le ha appena telefonato per darle una notizia sgradita.
<<Nulla di più di quel che ho detto:
Anita Delgado è scomparsa dalla sua abitazione ieri notte.>> risponde,
pacato, l’altro.
-Maledizione a lei: farmi questo scherzo dopo
che mi sono dannata per ottenere un ordine di rilascio l’altro giorno.-[11]
<<E c’è di più: hanno trovato i suoi
vestiti nella suite del Four Seasons, dove c’è stato l’ultimo delitto della
pantera.-
Michelle si morde le
labbra, resta silenziosa per un po’ riflettendo, poi dice:
-Se la prenderanno, dovremo essere pronti ad un
processo per omicidio plurimo. Trovami tutto quello che puoi sui serial killer
superumani, i miti sui mannari e qualsiasi altra cosa ti sembri utile, io sarò
in ufficio tra un paio d’ore.-
Terminata
la telefonata Michelle balza giù dal letto e si appresta ad iniziare i soliti
esercizi mattutini quando le sembra di percepire un odore insolito… selvatico.
Apre
la porta e la vede: Anita Delgado in piedi nel suo salotto completamente nuda e
sporca di sangue che abbozza un sorriso dicendo:
-Ciao Michelle, hai dei vestiti da prestarmi?-
FINE PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
L’ISTINTO DEL PREDATORE
1.
Il
Tenente Terenzio Oliver Rucker rientra nel suo ufficio di comandante di una
delle squadre investigative della Divisione Imprese Criminali del Dipartimento
di Polizia di New York ed ha la sorpresa di trovare un uomo in costume
appoggiato alla sua scrivania.
-Voi buffoni in costume
non avete di meglio da fare che rompere le scatole a me?-
esclama.
-Io
sono...-
-Il
Leopardo Nero suppongo, ho letto i rapporti della 28° Squadra Investigativa.
Sei il fratello povero della Pantera Nera per caso?-
Sotto
la maschera l’uomo chiamato Leopardo Nero sorride e replica:
-Qualcosa
di simile, ma non è per parlare di me che sono qui.-
-E
perché allora? Pare che tu abbia rotto un po’ di uova nel paniere di Morgan e
la cosa non mi dispiace. Sei qui per lui?-
-Sono
qui per riparare dei torti e magari per evitare che un’altra guerra di bande
insanguini Harlem. Ho saputo che un’organizzazione che porta donne dall’Europa
o le rapisce qui per costringerle a prostituirsi si sta espandendo anche verso
Harlem ed il Bronx e voglio fare qualcosa.-
-Molto
divertente. Di solito voi supereroi vi occupate di altri buffoni in costume,
alieni multicolore o aspiranti dittatori con maschere di ferro. Benvenuto nel
mondo reale, mi auguro che resterai coi piedi per terra. Siamo già al corrente
di questa organizzazione ed abbiamo anche un’idea abbastanza chiara di chi ci
sia dietro.-
-Lo
sapete e non avete ancora fatto niente?-
-Attento
a quel che dici: abbiamo agito eccome. Un paio di mesi fa abbiamo smantellato
una rete di bordelli clandestini in cui venivano vendute minorenni. Abbiamo
messo dentro un po’ di pesci piccoli ma dopo un paio di giorni erano fuori su
cauzione e dubito che si presenteranno al processo ma anche se lo facessero e
si beccassero la condanna, sarebbero ricompensati per aver tenuto la bocca
chiusa. Se invece volessero parlare, indovina che accadrebbe? Così i grossi calibri continuano a sfuggirci protetti
dall’omertà e da una facciata di rispettabilità. La solita vecchia storia
insomma.-
-Mi
dia un nome.-
-Zebra
Daddy, così si fa chiamare. Attualmente fuori su cauzione come dicevo.-
-Lo
troverò.-
-Immagino
di sì. Ora suppongo che dovrei voltarmi per qualche secondo e poi, quando mi
girerò, sarai scomparso. Non è così che fate voi cosiddetti eroi urbani?-
-Qualche
volta.- replica il Leopardo Nero e salta oltre la finestra aperta.
Rucker
scrolla la testa, si avvicina alla finestra e la richiude.
Sono in tre ed indossano costumi
attillati ispirati al felino chiamato pantera nera. Uno è un uomo, snello ma
con i muscoli messi ben in evidenza dal costume che sembra una seconda pelle.
Le altre due sono donne. Una di loro porta una collana, bracciali ed una
cintura dorata, sulle spalle una corta mantellina; l’altra ha un costume più
essenziale.
Khanata, Principe di Wakanda e candidato
al trono di quella nazione, si rialza e fissa le sue avversarie, anch’esse
aspiranti al trono lasciato vacante da T’Challa così come il ruolo ed il nome
di Pantera Nera.
Il trono di questa piccola ma ricca
e geopoliticamente importante nazione africana non si eredita semplicemente:
chi lo vuole deve affrontare una serie di sfide per dimostrarsene degno. Solo
loro tre le hanno superate tutte ed ora sono qui su quest’arena. Questa è la
sfida finale e chi la supererà sarà il nuovo Re o Regina di Wakanda, posto che
torni vivo e sano da quello che lo attende sul Monte Wakanda.
In teoria nessuno di loro dovrebbe
conoscere le identità degli altri ma Khanata è sicuro di aver identificato
entrambe le sue avversarie e che loro sanno chi è lui.
-Non
vincerai, M’Koni.- dice a quella senza ornamenti ostentando sicurezza.
-Ritirati finché puoi, prima di essere umiliata.-
-Mai!-
ribatte lei -Sono arrivata fin qui ed andrò fino in fondo.-
-E
così io.- aggiunge l’altra donna -Solo uno di noi uscirà da quest’arena vincitore
e quello non sarai tu.-
Khanata
sospira. Che Shuri, la giovane sorellastra di T’Challa, avesse una simile
determinazione non lo sorprende, ma davvero non se l’aspettava da M’Koni che ha
vissuto per anni negli Stati Uniti e sembrava un tipo dolce e tranquillo.
-Va
bene.- dice infine -Facciamola finita
subito, allora.-
La giovane donna è
molto attraente, a prima vista potrebbe sembrare semplicemente giapponese ma a
guardarla meglio si noterebbe qualcosa di diverso ed indefinibile per chi non
sapesse che sua madre era coreana. Il suo nome è Mimy Oshima ma non è quello
segnato sul passaporto che ha usato. Anche l’uomo che è con lei, sulla
quarantina, abito elegante, ha qualcosa di indefinibile nell’aspetto. È molto
più di alto della media giapponese, la pelle più rosea, una vaga rassomiglianza
con Sean Connery, solo gli occhi tradiscono più di ogni altra parte del viso
ascendenze orientali. Il nome sul suo passaporto è John Bryce cittadino
britannico. Nome e passaporto sono falsi, la cittadinanza no. Sia lui che la
donna sono agenti del Naikaku Jōhō Chōsashitsu, l’Ufficio
Informazioni e Ricerca del Gabinetto dell’Impero del Giappone comunemente
chiamato Naichō, in parole
povere: il servizio segreto giapponese
All’uscita del terminal
dell’aeroporto di Heathrow trovano ad attenderli Clive Reston e Christine
Adams. I convenevoli portano via poco tempo perché solo Christine non conosce i
nuovi arrivati.
-È sempre un
piacere rivederti Clive.- dice l’uomo -Specie se questo significa chiudere i
conti con quella vipera di Fa Lo Suee.-
-Sono
d’accordo con te, Taro.- replica Reston.
-Taro?-
esclama Christine.
-Taro Suzuki
è il nome che uso come ufficiale del Naichō.- spiega lui -In questo viaggio ho preferito usare uno dei miei alias
anglosassoni: John Bryce e Mimy figura come mia moglie Miriam.-
-Cosa che
non vi crea alcun problema con le prenotazioni in albergo suppongo.- commenta,
sarcastico, Clive.
-Lei non è
completamente giapponese vero? Uno dei suoi genitori era… è Inglese?-
-Scozzese.-
precisa l’altro -Ammetto che qualche volta, alcune delle rare volte che mi
prendo una vacanza uso il mio vero nome. Mi diverte la reazione della gente
quando lo sente.-
-E quale
sarebbe il suo vero nome, se posso chiederlo?-
Lui fa un sorriso ammiccante e
risponde:
-Bond, James Bond.-
Christine Adams spalanca la bocca
dallo stupore e Clive Reston scoppia in una sonora risata.
2.
Daken
evita di misura il calcio di Lady Gorgon abbassandosi all’ultimo momento utile.
La sua avversaria compie un’incredibile capriola e si rigira a mezz’aria
vibrando contemporaneamente un fendente alla schiena del figlio di Wolverine
strappandogli un urlo.
Avere
un fattore di guarigione non ti evita il dolore, pensa il mercenario per metà
Canadese e per metà Giapponese mentre cerca di riprendere fiato. Sente le
vertebre rigenerarsi pian piano. Troppo tempo per impedire a Lady Gorgon di
decapitarlo.
-Porterò la tua testa
a Tsurayaba-sama[12]
come trofeo.- proclama.
-Se ci provi, sarai
morta in due secondi.-
A parlarne è stata Vivienne Michel
che sta puntando la sua pistola alla testa di Lady Gorgon che esclama:
-Tu-
-Sì, io, quella che
ti ha già sparato prima. Sopravvivrai anche se ti apro un buco in testa?
Vogliamo scoprirlo?-
Lady Gorgon si muove così rapida che
Vivienne non se ne accorge se non quando la sua pistola viene tranciata a metà
e si ritrova la lama della katana puntata contro il collo mentre lei dice:
-Potevo tranciare la
tua mano come ho fatto con la tua pistola, forse dovrei farlo col tuo collo.-
-Non credo proprio.-
Daken spinge i suoi artigli sino a
farli uscire dal petto della sua nemica. Lady Gorgon sorprendentemente rimane
in piedi, barcolla sputando sangue poi cade contro una finestra aperta e piomba
oltre il bordo. Mentre cade non emette alcun suono.
-Una caduta di 40 piani,
non può essere sopravvissuta anche stavolta.- commenta Vivienne.
-Quelli della Mano
non sono facili da uccidere.- replica Daken -Ed anche quando ci riesci, c’è
sempre la possibilità che resusciti.-
-Mi stai prendendo in
giro?-
-Niente affatto. La
Mano ha una specie di rituale per riportare in vita i suoi adepti ma lo usano
di rado perché richiede il sacrificio di almeno tre adepti per ogni
resuscitato.-
In lontananza si sente il rumore di
sirene e Daken commenta:
-Arriva la Polizia…
troppo tardi.-
L’afroamericano
vestito in modo pacchiano scende dalla sua auto ed entra in una palazzina di
due piani nel South Bronx che ha tutta l’aria di avere parecchie decine di
anni. È assolutamente ignaro che nell’ombra due paia d’occhi lo stanno
osservando.
-Non sarebbe stato
più semplice prenderlo e fargli dire tutto con un po’ di tortura?- chiede
un’attraente ragazza di colore che veste un corto abito rosso, porta a tracolla
un arco ed una faretra piena di frecce e sul viso ha una mascherina domino.
-La tortura spesso
non porta a niente Okoye.- replica il Leopardo Nero -Invece seguendolo senza
che se ne accorgesse, Zebra Daddy ci ha portato dove volevamo. I tizi di
guardia lo dimostrano chiaramente. Vogliono sembrare dei comuni sfaccendati ma
si vede benissimo che sono armati.-
-Sì, è molto
evidente. Agiamo?-
Il Leopardo la guarda, scrolla la
testa e chiede:
-Credi davvero che
quella maschera basti a non farti riconoscere?-
-Da quel che ho
visto, pare che per i supereroi americani funzioni sempre.- ribatte Okoye.
L’altro scrolla ancora la testa ed
aggiunge;
-Ora bisogna
neutralizzare gli uomini di guardia senza che diano l’allarme.-
-Niente
di più facile.-
Okoye incocca rapidamente, una
dietro l’altra, tre frecce che trafiggono le gole degli uomini di guardia prima
che possano reagire.
-Ecco fatto!-
proclama con soddisfazione la ragazza.
Il
Leopardo Nero sospira si muove verso la casa e sussurra:
-Cerca di non
ammazzare nessuno quando saremo dentro.-
Sabrina
Morrell spinge a tavoletta l’acceleratore della sua Ford Explorer lungo il Bay
Bridge.
-Il cellulare di
Harry risulta non raggiungibile.- dice agli altri con lei -Mi fa pensare che
sia già successo qualcosa di brutto.-
-Potrebbe essere solo
una questione di assenza di campo.- cerca di rassicurarla Paul Carson -E poi…
quelle tizie non si trasformano in pantere solo quando… beh…-
-Punto primo: le
nostre sono solo supposizioni, in realtà non sappiamo niente di come funzionino
quelle trasformazioni. Punto secondo: tu non conosci Harry come lo conosco io.
Quando è con una donna bella è disponibile, è del tutto incapace di tenere il
suo coso dentro i pantaloni.-
-Devo presumere che
parli per esperienza personale?- chiede, con una punta di sarcasmo, Donna Kiel.
-Presumi quello che
ti pare.- replica Sabrina -Adesso quel che m’interessa è sincerarmi che Harry
stia bene. Se i nostri sospetti sulla Professoressa Hidalgo sono errati e li
troveremo semplicemente intenti a rotolarsi tra le lenzuola, ne sarò più che
contenta ma intanto voglio arrivare a casa di quella donna il prima possibile.-
-Lo Sceriffo di
Alameda e la Polizia di Berkeley sono stati avvertiti.- interviene ancora Paul
-Andranno a controllare.-
-Lo facciano pure. Io
non sarò soddisfatta finché non avrò controllato personalmente.-
Così dicendo, Sabrina preme ancora
di più sull’acceleratore.
3.
Si
avvicinano alla casa silenziosi come fantasmi e confusi tra le ombre. Senza
grossi problemi evitano le telecamere di sicurezza e sono alla porta. Il
Leopardo Nero dà un’occhiata alla serratura e gli ci vogliono dieci secondi per
forzarla. Mentre spinge piano la porta dice alla sua compagna:
-Se hanno fatto le
cose per bene ci saranno telecamere e sensori di movimento anche all’interno ma
se siamo fortunati avranno pensato che quelle all’esterno fossero più che sufficienti,
dopotutto non temono attacchi e devono tener d’occhio solo delle ragazze
spaventate. In ogni caso un confronto sarà inevitabile entro breve.-
-Sono pronta.-
replica Okoye accarezzando il suo arco.
Entrano e lui lascia che i suoi
sensi speciali lo avvertano di eventuali pericoli poi fa cenno a lei di
avanzare. Da una stanza vicina sentono arrivare delle voci:
-Le ragazze sono
state ammorbidite per bene. Ora sono pronte.- voce di uomo, accento dell’Europa
dell’Est.
-Mi auguro che non le
abbiate lasciato segni addosso.- altro uomo, accento di Harlem -I miei clienti
non amano la merce avariata.-
-Ed a me non piace
che degli esseri umani siano definiti merce.-
A parlare è stato il Leopardo Nero
in piedi sulla soglia della stanza dove si trovano un uomo bianco quasi calvo e
lo sguardo cattivo ed un afroamericano, lo stesso che hanno seguito fin lì:
Zebra Daddy. Alle loro spalle tre uomini grandi e grossi le cui mani corrono
immediatamente alle pistole.
Il Leopardo Nero salta e piomba
sull’europeo e su Zebra Daddy facendoli cadere a terra. Compie una capriola e
sferra un calcio al mento di uno dei gorilla poi si rimette in piedi e colpisce
il secondo al collo. Si gira di scatto e blocca il braccio del tipo calvo
sferrandogli un pugno al mento che lo stende subito.
Improvvisamente ode un urlo alle sue
spalle e si volta: il terzo gorilla ha il polso destro trafitto da una freccia
che lo passa da parte a parte.
Il Leopardo Nero sferra al tipo una
gomitata al volto mentre si gira di nuovo. Sulla soglia c’è la sua giovane
compagna. Lui si limita a dire:
-Okoye…-
-Non l’ho ucciso.- si
giustifica la ragazza.
Prima che l’altro possa replicare,
si è odono i rumori di gente in arrivo. Okoye si volge rapidamente verso le
scale, incocca una freccia dietro l’altra e le scaglia con infallibile
precisione colpendo braccia e gambe.
Il Leopardo Nero piomba addosso ai
restanti. Lo spazio ristretto impedisce loro di sparare per timore di colpirsi
a vicenda e l’eroe ha buon gioco a farli cadere come birilli.
Si precipita su per le scale
evitando i proiettili sparati da due tizi sul pianerottolo. In pochi istanti ha
sistemato anche loro ed è in grado di aprire la porta di una delle stanze. Quel
che vede gli gela il sangue: dieci, forse dodici, donne seminude di varie etnie
sono ammassate insieme e lo guardano con un misto di paura e rassegnazione.
-Sono qui per
aiutarvi.- dice, ma non è sicuro che lo capiscano o gli credano.
Okoye lo raggiunge e quel che vede
le strappa un’imprecazione in wakandano. Sotto la maschera il Leopardo Nero
sorride amaro: qualcosa che la scuote esiste.
-Occupati di loro.
Chiama la Polizia, il numero è 911.- le dice.
-Lo so.- risponde
lei.
-Dì loro di avvertire
un assistente sociale di nome Jody Casper.-
-Va bene. Volevo
avvertirti che quel tizio, Zebra Daddy, è scappato.-
-Bene, era quello che speravo che facesse.-
La
Jaguar limousine XJL Sentinel nera blindata, preceduta e seguita da due Range
Rover ugualmente corazzate con a bordo agenti del Comando Protezione della
Polizia Metropolitana di Londra è diretta nel Sussex. A bordo quattro
passeggeri decisamente particolari: il primo è un uomo alto e slanciato che
dimostra a malapena cinquant’anni ha capelli biondo cenere, occhi grigi, ed
indossa un vestito tre pezzi scuro chiaramente fatto su misura, sulle ginocchia
tiene una bombetta. Accanto a lui c’è un uomo corpulento dai capelli neri e
folti baffi spruzzati di bianco come le tempie. Il terzo passeggero è una donna
dai corti capelli neri a parte una ciocca bianca, Indossa un tailleur bordeaux
gessato e scarpe di marca. Potrebbe avere quarant’anni o più. L’ultimo
passeggero è un uomo dai capelli bianchi che indossa un completo grigio. È
quest’ultimo a parlare:
-Continuo
a chiedermi cosa voglia da noi quel vecchio pazzo.-
-Non
chiamare così Sir Denis Nayland Smith, Philip.- lo rimprovera la donna -Lui ha
fatto molto per proteggere la nostra Nazione.
-Storia
vecchia, Olivia.- replica Philip Gavin, Direttore Generale del Security
Service, noto anche come MI5 -Ora le cose sono cambiate e quel vecchio bastardo
ha ormai fatto il suo tempo.-
Olivia Amanda Boothroyd, capo della
Sezione Equipaggiamento del Secret Intelligence Service o MI6, colloquialmente
nota come Sezione Q, fa una smorfia disgustata.
-Quel
vecchio bastardo, come lo chiami tu, merita ancora rispetto- ribatte l’uomo coi
baffi il cui nome è Yorkie Mitchell, fresco Direttore del MI6 -Ne sa più lui su
Fu Manchu e sua figlia di quanto noi potremmo imparare in una vita e se ha
qualcosa da dirci che possa aiutarci a fermare quella donna, intendo ascoltarlo.-
-La
penso come te, Yorkie.- interviene l’uomo con la bombetta il cui nome è Lance
Hunter, ex ufficiale dei Servizi Speciali della Royal Navy, ex agente segreto
ed attuale presidente del comitato governativo che vigila sui servizi segreti.
In quel momento l’autista apre il
vetro divisorio e si rivolge a Hunter:
-Mi
scusi, Sir Lancelot, ma il Servizio di Protezione segnala la presenza di un
velivolo non autorizzato sopra di noi.-
-Cosa?-
esclama Gavin.
Improvvisamente l’auto si solleva in
aria come fosse senza peso, attratta da una forza irresistibile. Gli uomini e
donne della sicurezza non possono far altro che restare a guardare mentre
l’auto viene inghiottita da una specie di astronave che subito dopo svanisce.
All’interno dell’aeronave l’auto è
circondata da uomini armati di varie etnie orientali. Tra di loro una giovane
donna di chiara origine cinese che indossa una tuta aderente e sgambata.
-Vi
consiglio di scendere senza fare resistenza.- dice.
I passeggeri si guardano l’un con
l’altro ed è Lance Hunter a parlare:
-Temo
che non abbiamo scelta, purtroppo.
Con riluttanza scendono tutti e la
donna dice:
-Io
sono l’Artiglio di Giada e voi siete graditi ospiti di mia madre Fah Lo Suee.-
-Ospiti?
Prigionieri, direi piuttosto.- ribatte Mitchell.-
-Questione
di punti di vista, Mr. Mitchell -Ora vi prego di seguirmi.-
-E
se non volessimo?- chiede Gavin.
Un attimo dopo una scarica elettrica
lo colpisce facendolo cadere in ginocchio.
-Immagino
che sia una risposta abbastanza chiara. Vogliamo andare adesso?
Nessuno obietta.
Un’auto è ferma all’interno del
garage di un palazzo di uffici nel cuore di San Francisco e la sua occupante,
una giovane e bella ragazza di chiara origine latinoamericana che indossa una
maglietta aderente di colore nero ed attillati pantaloni di pelle dello stesso
colore, attende.
Finalmente la sua attesa è premiata:
una Lotus Elise nera entra nel garage e ne scende un uomo sui quarant’anni dai
capelli castani vestito con un gessato tre pezzi marrone chiaramente
confezionato su misura e stringe nella mano destra una borsa di pelle nera.
La donna scende dall’auto e si
avvicina a passo spedito all’uomo.
-Mi scusi señor, lei è l’Avvocato Sloan, Jason
Sloan?- chiede.
L’uomo la guarda con evidente
ammirazione e risponde:
-Sì, sono io, señorita. In cosa posso esserle utile?-
-Yo soy… sono un’amica di Michelle Gonzales.-
Lo sguardo di Sloan si fa più
attento.
-Mi hanno detto che
Michelle non è ancora venuta al lavoro oggi e non risponde al telefono.-
borbotta - Le è successo qualcosa?-
-Purtroppo sì: è
stata aggredita in casa sua, un ladro forse. Ora è in ospedale.- risponde la
ragazza.
-Oh Dio Mio! Come
sta?-
-Bene sembra, ma i
medici la trattengono per essere sicuri che non abbia una commozione cerebrale.
Le hanno preso il telefono così mi ha chiesto di venire ad avvertirla.-
-Capisco. L’hanno
portata al General o al Pacific? Devo andare a trovarla.-
È al General. Se
vuole l’accompagno.-
-Non serve, posso
usare e la mia auto.-
-Insisto, poi la
riaccompagnerò qui.- replica la ragazza sfoderando un bel sorriso.
Sloan rimane perplesso per un po’,
poi dice:
-Va bene. Dov’è la
sua auto?-
-È quella.- risponde
la ragazza indicando una Grand Cherokee parcheggiata poco distante.
-Ma è l’auto di
Michelle!-
-Me l’ha data lei, la
mia è a riparare.-
Prima che Jason possa dire altro, la
ragazza si dirige all’auto ancheggiando. Lui la segue. Un attimo prima di
aprire la portiera lei dice:
-Mettiamo la sua
borsa nel bagagliaio, è più sicuro.-
-Non è necessario ma
se proprio vuole…-
Si spostano sul resto della jeep e
la ragazza apre il bagagliaio col telecomando. Sloan getta uno sguardo
all’interno e si blocca di colpo: Michelle Gonzales giace all’interno legata ed
imbavagliata con addosso soltanto reggiseno e mutandine.
-Ma cosa…?- esclama
Jason.
Un taser lo colpisce al collo
facendolo svenire. Crolla in avanti e la ragazza lo spinge dentro il bagagliaio
per poi richiuderlo.
-Gli uomini sono
tutti stupidi.- commenta poi, mentre si mette al volante, aggiunge -Mi spiace
per lei e Michelle, Señor Sloan ma mi
aspetta un lungo viaggio e potrebbe venirmi fame.
Anita Delgado sorride soddisfatta.
FINE PARTE SECONDA
PARTE TERZA
IL BUIO PRIMA DELL’ALBA
1.
Il
mio nome è Shang Chi e nella lingua di mio padre significa lo Spirito che
Avanza, ma a volte mi sembra che il mio spirito non sia avanzato molto da
quando lasciai la fortezza di mio padre e mi avventurai nel mondo esterno
deciso a sventare i suoi piani di dominio. Avevo 19 anni e pochissima
conoscenza della cosiddetta vita vera. Sono passati quasi 10 anni da allora ed
ho imparato molto sul mondo e sugli esseri umani. Ne porto le cicatrici, un po’
sul corpo e molte di più sullo spirito, che quindi, forse è avanzato anche se
non nella direzione che avrei sperato.
-A
cosa pensi, cinesino?-
Black
Jack Tarr sa essere irritante quando vuole ma è un amico leale ed uno dei pochi
a cui affiderei la mia vita senza esitare.
-Stavo
solo riflettendo.- rispondo.
-Ah!,
una di quelle tue cose zen ci scommetto. Che mi dici, invece di quel che sta
accadendo di sotto?-
Mi
chino verso il monitor che mostra una scena ripresa dalla telecamera installata
sull’elicottero dove ci troviamo. Un’auto è seguita da una moto. La cosa è
evidente per noi così come per me è evidente chi c’è a bordo della moto.
-Mio
fratello sta seguendo Reston ed i suoi amici.- dico -Forse vuole ucciderli o forse no, ma non correrò questo
rischio.- mi rivolgo al pilota -Si
abbassi.-
Il
pilota esegue e quando giudico che siamo alla distanza giusta, apro uno dei
portelli e salto fuori. Sento il pilota gridare:
-Ma
è pazzo?-
L’eco
mi porta la risposta di Black Jack Tarr:
-A
volte me lo chiedo anch’io.-
L’uomo che entra nella vecchia ma
elegante casa in pietra arenaria nel centro di Manhattan potrebbe avere
cinquant’anni o forse più, barba e capelli sono neri e spruzzati di bianco, è
alto e fisicamente ancora prestante. Sotto il suo completo nero guizza un
fascio di muscoli, il suo sguardo è cupo e duro, il genere di sguardo che si
trova in uomini che non amano che gli si portino cattive notizie.
Nel salotto ci sono tre persone: un
uomo anziano con radi capelli bianchi, folti baffoni dello stesso colore e
l’aria di chi ucciderebbe sua madre senza esitare se ne avesse un vantaggio. Al
suo fianco una donna sui trent’anni, capelli biondi raccolti a coda di cavallo
ed occhi di ghiaccio. Infine un afroamericano vestito in modo vistoso.
Il nuovo arrivato parla con voce
tranquilla ma gelida, il suo accento rivela chiaramente un’origine esteuropea:
-Qualcuno vorrebbe
spiegarmi perché ho dovuto lasciare la mia casa e la mia famiglia per venire
qui a quest’ora?-
-Te lo spiegherà
lui.- dice l’uomo anziano con un accento ancora più marcato ed un’evidente
scarsa familiarità con la lingua inglese indicando il nero.
-Zebra Daddy.- dice
l’uomo in nero -Non capirò mai l’abitudine di voi negri americani ad usare
soprannomi ridicoli per non parlare di quegli abiti che gridano: “pappone” da
un chilometro.-
Il nero sembra che stia per dire
qualcosa ma all’ultimo momento ci rinuncia.
-Allora… quanto devo
aspettare per avere risposte?-
Zebra Daddy racconta quel che è
successo ripetendo più volte alcuni passaggi incomprensibili per i suoi
ascoltatori a causa del suo modo di parlare e dello slang tipico dei neri di
Harlem.
Alla fine l’uomo vestito di nero
dice:
-E così ha detto di
chiamarsi Leopardo Nero? E voi vi siete fatti malmenare come idioti. Una
dozzina di duri mercenari si sono sciolti come neve al sole davanti ad un solo
uomo?-
-Era un diavolo
scatenato, capo.- replica l’afroamericano -Era così veloce che sembrava che
sparassimo al rallentatore ed anche la ragazza che era con lui era altrettanto
tosta. In pochi minuti aveva steso tutti i ragazzi.-
-Ma non te, non ti
sei chiesto il perché, Zebra?-
-Sono stato
fortunato.-
Con uno scatto improvviso l’uomo in
nero afferra Zebra Daddy per il collo e lo solleva da terra come se fosse senza
peso dicendo:
-E non ti è venuto in
mente che potrebbe averti lasciato andare apposta per poterti seguire di
nascosto e farsi condurre sin qui, brutto idiota?-
-Io… io…- balbetta l’altro.
Improvvisamente una finestra
s’infrange ed una figura in costume nero piomba nella stanza. L’uomo anziano e
la donna estraggono ciascuno una pistola.
Il capo getta Zebra Daddy in un
angolo con assoluta noncuranza e si rivolge all’ospite indesiderato:
-Il Leopardo Nero,
suppongo. Mi aspettavo una tua visita.-
Da dietro le lenti della maschera si
indovina uno sguardo duro.
-Tu sei il capo,
giusto?- dice -Immagino che tu sappia perché sono qui.-
-Direi che è ovvio.-
replica l’altro senza scomporsi -Mi vuoi avvertire che mi tieni d’occhio,
rovinerai i miei affari e tutte quelle altre cose che voi cosiddetti eroi dite
di solito al cattivo di turno. Non è così?-
Il Leopardo Nero tace per qualche
istante poi replica:
-Vieni dalla Romania,
giusto? Faresti meglio a tornarci assieme ai tuoi amici.-
L’anziano accarezza il grilletto
della sua pistola. Il Leopardo Nero si volge verso di lui e dice una sola
parola:
-Provaci.-
Prima che il vecchio prenda una
decisione, l’uomo nero gli dice:
-Lascia perdere, Tiberiu,
non voglio vederti in ospedale.-
-E chi ha detto che…-
comincia a dire l’uomo.
-Lo dico io.- lo
zittisce l’altro, poi si rivolge ancora al Leopardo Nero -Hai detto quel che
volevi dire quindi ora puoi anche andartene.-
-Ci rivedremo.- dice
l’altro poi balza oltre la finestra.
Quando l’uomo in nero si affaccia, è
già scomparso.
-Potevo ucciderlo.- -
afferma l’uomo dai capelli bianchi.
-No che non potevi.-
ribatte l’altro -Non è uno stupido contadino bosniaco lui ma un vero duro. Ti
avrebbe messo fuori combattimento prima che tu premessi il grilletto..
-Che intendi fare
adesso, Vlad?- gli chiede la bionda.
Lui sogghigna e risponde:
-Tutto quello che
sarà necessario, Vera. Il Leopardo Nero ci ha dichiarato guerra. È un
avversario temibile ma io non sono da meno, per questo mi chiamano Vlad
l’Impalatore. Presto il Leopardo Nero sarà un uomo morto.-
Le auto della Polizia di San
Francisco si fermano davanti alla villetta in periferia dove abita Lupe Hidalgo
e ci trovano parcheggiata una vettura di quella di Berkeley.
Un agente in uniforme si avvicina ai
colleghi appena scesi e si rivolge loro:
-Qui non c’è più
nessuno. Niente auto, nulla.-
-Ha provato ad
entrare?- gli chiede Sabrina
-Senza mandato non mi
sono azzardato. Ho dato un’occhiata in giro, però ed ho visto i segni di
un’auto diretta a Sud.-
-Bene, diamo
un’occhiata dentro.-
Sabrina spara alla serratura e poi
dà una spallata alla porta.-
-Ehi…- comincia a
dire il poliziotto di Berkeley.
-Causa probabile.-
replica Bree Morrell -Ci sono ragionevoli sospetti che dentro possa trovarsi un
poliziotto in pericolo di vita.-
Nessuno però è presente nella casa
che è completamente vuota.
-La nostra amica ci
tiene alla pulizia.- commenta Shirley Lennox entrando in cucina -Ma il luminol
ci dirà se qui c’è stato del sangue.-
Apre il frigorifero ed esclama:
-Oh Mio Dio!-
-Cosa c’è?- le chiede
Paul Carson.
-Guarda tu stesso.
Nel frigo ci sono dei pezzi di carne
ed i poliziotti capiscono subito che è umana.
-La nostra amica è
una cannibale in piena regola, pare che si tenga da parte una scorta. Commenta
Shirley.
-Dobbiamo trovarla
alla svelta. Ha portato Harry con sé.- afferma Bree.
-Potrebbe averlo già
ucciso.- replica Paul.
-No, non può aver
fatto a tempo a far sparire il cadavere e le tracce di sangue.- ribatte Shirley
-Quando è uscito da qui era vivo, ci scommetto quel che volete.-
-Ma dove?- aggiunge
Bree -Dove?-
2.
Atterrare sul tettuccio di un’auto non è
un ‘impresa troppo difficile. Davanti a me, il mio fratellastro Ombra Mobile si
è affiancato all’auto di Reston ed ha estratto una mitraglietta Uzi e la punta
contro i finestrini posteriori.
Prima che riesca a sparare io gli sono addosso e rotoliamo
sull’asfalto. La moto prosegue ancora per qualche metro prima di cadere.
Ci rialziamo ed Ombra Mobile si
sfila il casco gettandolo lontano. Sul suo volto dai lineamenti così simili ai
miei un sorriso beffardo.
-Sapevo che ci saremmo scontrati ancora,
fratello.- mi dice -È nel nostro
destino.-
-Il destino è quello che uno si sceglie.- ribatto con convinzione.
Lui tace e comincia tra noi un
balletto di colpi, parate, attacchi, finte e così via mentre le auto ci
scorrono attorno e dobbiamo anche evitarle cosa che complica lo scontro. La
cosa sembra divertirlo.
Nessuno dei due riesce a prevalere sull’altro, siamo troppo
simili e potremmo andare avanti all’infinito se una voce perentoria non
dicesse:
-Adesso basta!-
Clive Reston, l’Ispettore Christine Adams ed
i due agenti giapponesi sono tornati indietro. Dovevo aspettarmelo. Tutti
puntano le loro pistole su mio fratello.
-Non muoverti brutto figlio di puttana.- intima Reston -O meglio: fallo così avrò
il pretesto per farti saltare la testa.
Ombra Mobile ride e ribatte:
-Non lo farai, Reston e lo sai perché? Perché
se mi uccidi non rivedrai mai più la tua preziosa Miss Greville viva.-
Nessuno di noi dubita che stia parlando sul
serio.
Nella
casa di Lupe Hidalgo il morale del Tenente Sabrina Morrell è decisamente in
fondo ai tacchi.
-Ci
è sfuggita.- dice -Deve aver saputo del ritrovamento dei cadaveri ed aver
capito che era solo questione di tempo prima che arrivassimo a lei così se l’è
filata. Mi chiedo, però, perché ha voluto correre il rischio di portarsi dietro
Harry.-
-Delirio
di onnipotenza.- spiega l’Agente speciale del F.B.S.A. Donna Kiel -Non ha
voluto o saputo rinunciare alla sua ultima preda.-
-Ho
diramato l’ordine di ricercare l’auto del vostro collega.- dice l’agente della
Polizia di Berkeley.
-A
quest’ora chissà dove sono.- borbotta Sabrina.
Paul Carson si avvicina con aria
preoccupata.
-Ho
appena saputo che l’avvocato di Anita Delgado, Michelle Gonzales, è scomparsa
ed anche il suo capo Jason Sloan.-
-Anche
Anita Delgado sta chiudendo i conti.- commenta Donna Kiel.
-Dobbiamo
trovarli prima che sia troppo tardi.
Improvvisamente si ode un rullo di
tamburi. Volute di fumo appaiono sulla soglia della cucina e da esse esce
Collette Drumm dicendo:
-Forse
posso aiutarvi.-
La
riunione trimestrale del Consiglio dei Direttori della Rand-Meachum Corporation
sta per cominciare quando entra Daniel Thomas Rand che di quel Consiglio è il
Presidente oltre ad essere il C.E.O.[13]
dell’intera società.
-Danny!- esclama sua
sorella replica Miranda -Finalmente ti sei deciso ad uscire di casa.-
-Ormai sto abbastanza
bene.- replica Danny -Mi sono ripreso dal mio scontro con il Serpente
d’Acciaio.-[14]
Può permettersi di parlare chiaro:
tutti i presenti sanno che lui è il supereroe noto come Iron Fist e del resto
anche Miranda da qualche tempo sta usando un’identità mascherata.
-Che possa marcire
all’Inferno!- esclama l’avvocato Jeryn Hogarth.
Alla fine della riunione Danny fa
per prendere la sua borsa ed andarsene quando viene fermato da Joy Meachum,
Presidente e C.O.O.[15]
della società:
-Posso parlarti un
attimo, Danny?-
-Ma certo, Joy.-
risponde lui -Di che si tratta?-
-Di un problema molto
personale: sono incinta.-
-Ah!- un pensiero
attraversa la mente di Danny ed alla fine lo formula -Il padre…?-
-Questo è il punto:
quando sono tornata dalla mia vacanza con il mio amico Paul Dennis sono stata
aggredita e violentata da Davos.[16]
Non so ancora chi dei due sia il padre ed ho paura di scoprirlo.-
Danny tace per un po’
poi dice:
-Che farai se
scoprirai che è di Davos?-
-Non lo so. Ho
pensato di abortire ma..-
Lui intuisce che Joy sta per avere
una crisi di pianto ed istintivamente l’abbraccia dicendo:
-Qualunque
cosa tu decida di fare, Joy, io ti sosterrò, lo faremo tutti.-
3.
Ombra
Mobile fissa Clive Reston ed alza teatralmente le mani.
-Mia
sorella ti vuole vivo ed in buona salute, Reston.- dice -Vuole vederti.-
Anch’io
voglio vederla.- ribatte Reston
-Dietro le sbarre di una solida cella.-
Ombra Mobile scoppia in una sonora risata e replica:
-Non
accadrà mai e tu lo sai. Fah Lo Suee è prossima al parto e vuole che tu sia
presente alla nascita di vostro figlio.-
Vedo
Reston irrigidirsi. Si morde le labbra poi ribatte:
-Molto
gentile da parte sua ma poteva mandarmi un telegramma invece di far prendere la
mia auto a mitragliate.-
-Una
mia iniziativa personale. Mia sorella non vuole che tu muoia ma non ha detto
niente sui tuoi alleati.-
-Che
pessimo senso dell’ospitalità.- commenta
l’uomo che ho conosciuto come James Suzuki e Taro Todoroki e che sospetto abbia
anche altri nomi.
-Hai
detto che se ti ammazzo anche Melissa Greville è morta, spiegati!- dice ancora Reston.
-Non
è ovvio?- replica Ombra Mobile -La
tua amante ed il tuo mentore Sir Denis Nayland Smith sono nelle nostre mani e
se vuoi che vivano devi seguire le mie istruzioni.-
-Come
faccio a sapere che non stai mentendo?-
Ombra Mobile fa una smorfia di disgusto poi porge a Reston un
cellulare. Sul display appare il volto segnato dalla fatica della nostra comune
sorella.
<<Ci
rivediamo ancora una volta, Clive Reston.>> dice Fah Lo Suee <<Immagino che tu voglia assicurarti che la
tua Miss Greville stia bene. Eccoti accontentato.>>
Stringendoci attorno a Reston tutti possiamo vedere una stanza dove
sono rinchiuse Melissa Greville, e, su una sedia a rotelle, Sir Denis Nayland Smith.
<<Tu
ed i tuoi amici seguirete mio fratello Ombra Mobile senza discutere.>> prosegue la mia sorellastra <<Anche
tu, Piccolo Spirito.>> faccio una
smorfia al sentirmi chiamare col soprannome che mi aveva dato quando ero un
bambino, lei non sembra accorgersene <<Quando tutto sarà finito,
tornerete tutti alle vostre case sani e salvi, hai la mia parola.>>
-La
tua parola…- borbotta Reston.
<<Io
la mantengo sempre, dovresti saperlo.>> replica lei poi fa un sorriso maligno ed aggiunge <<Naturalmente
questo vale solo per i presenti.>>
C’è un lampo improvviso e l’elicottero sopra di noi esplode. Io posso
solo esclamare:
-Leiko!-
Sabrina Morrell ha appena il tempo
di sentire l’eco dei tamburi che sulla soglia della cucina appare Collette
Drumm.
-La
smetterai mai di fare entrate ad effetto?- le si rivolge la detective in tono
irritato.
-I
miei particolari metodi di viaggio non le dispiacevano troppo quando l’ho
portata dalla pantera, Tenente.- ribatte la nipote di Fratello Voodoo.
-Puoi
farlo ancora? Portarci da lei intendo.-
-Posso
portarvi dall’occupante di questa casa.- risponde la ragazza afroamericana -Le
sue vibrazioni sono ancora abbastanza forti da consentirmi di seguire la sua
traccia ma posso portare con me al massimo tre di voi, gli altri dovranno seguirci
con i loro mezzi.-
-Mi
sta bene.- afferma Sabrina -Verremo io, il Comandante Carson e l’Agente Kiel.-
-Attenta
Bree.- dice Shirley Lennox -Se quelle due sono insieme il pericolo è
raddoppiato.-
-Se
temessi il pericolo, non avrei fatto questo lavoro.- ribatte Bree armando la
sua pistola -Andiamo.-
Le tre donne e l’uomo si stringono
le mani poi dal nulla arriva il suono sommesso di tamburi, il fumo li avvolge e
quando si dissipa, anche loro sono scomparsi.
Senza badare agli sguardi stupiti
degli altri presenti, Shirley Lennox dice:
-Diamoci
una mossa, abbiamo un lavoro da fare.-
La Grand Cherokee di Michelle
Gonzales lascia le highway e si avventura per strade di campagna poco battute.
La jeep si inerpica senza troppe difficoltà per strade sterrate finché davanti
a lei non appare una fattoria apparentemente abbandonata.
-Finalmente.- si
lascia sfuggire la ragazza.
L’auto parcheggiata davanti alla
vecchia casa la informa che non è sola. Sorride e dà un colpo al bagagliaio
dicendo:
-Torno subito, non abbiate
paura.-
E mentre si avvia verso la casa, le
sfugge una risatina.
FINE PARTE TERZA
PARTE QUARTA
LA TANA DELLE BELVE
1.
Charles
McElwain, un giovanotto dai capelli rossicci che indossa un completo marrone, è
in piedi nell’ufficio del Direttore del MI6 con aria sconsolata: è il suo primo
giorno di lavoro a Vauxhall Cross, sede del MI6, e la cattiva della situazione
decide di rapire tutti i capi dei servizi segreti britannici proprio oggi.
-Allora è vero: li
hanno rapiti.-
A parlare è stata la una giovane
donna bionda decisamente attraente che è ferma sulla soglia dell’ufficio.
-Lei chi è e come ha
fatto ad arrivare fin qui?- esclama Charles sorpreso.
-Mi chiamo Amanda
Greville, mia sorella lavora qui. Lavorare qui è una tradizione di un famiglia
possiamo dire.- risponde la ragazza.
-Amanda Greville,
certo! Mi scusi per la mia reazione ma capirà che ho i nervi tesi. Io sono…-
-Lo so chi sei,
Charles. Tu non ti ricordi di me, ma eravamo nella stessa scuola da ragazzini,
poi tu sei partito per la scuola militare.-
-Storia vecchia. Mi
sono congedato ed ora sono qui.-
-Non mi hai ancora
risposto.-
-Hai ragione: sì,
hanno rapito i direttori di MI5 e MI6, il capo della Sezione Q, il Presidente
del J.I.C.[17] e
pure Sir Denis Nayland Smith.-
-Puoi anche aggiungere
all’elenco Clive Reston, Shang Chi, l’Ispettore Adams e gli ospiti giapponesi.-
interviene Eve, la segretaria di Yorkie Mitchell -In più, l’elicottero con a
bordo Leiko Wu e Black Jack Tarr è esploso in volo. Si presume che siano
morti.-
Amanda sbianca in volto e Charles
McElwain esclama;
-Maledizione! Ma cosa
sta succedendo?-
-La figlia di Fu
Manchu ci ha dichiarato guerra ed è una guerra totale.- risponde cupa Eve.
Jason Sloan, legato mani e piedi e
sdraiato su un letto assieme a Michelle Gonzales, anche lei legata, fissa la
giovane donna in piedi davanti a lui.
-Perché ci ha portati
qui?- chiede -Se voleva ucciderci poteva farlo dove ci ha rapiti.-
-Sì, potevo farlo se
avessi voluto semplicemente la vostra morte, ma io non sono una volgare assassina.-
replica Anita Delgado -Non le ha spiegato Michelle che cosa sono?-
-Una mutaforma che
dopo essere diventata una pantera nera uccide gli altri uomini con cui fa sesso
e poi li divora.-
-Non sembra
impressionato.-
-Il mio vecchio capo
si è trasformato in un mostro alieno ed ha cercato di conquistare il mondo.[18]
Una mutaforma non m’impressiona -
-Lo vedremo.-
-Non avevano prove
contro di te, Anita.- interviene Michelle -Bastava che stessi tranquilla e non
avrebbero potuto incriminarti.-
-Non posso Michelle.-
replica Anita -Devo farlo, è la mia natura.-
-Puoi controllare
questi istinti.-
-Non hai capito: non
voglio dominare niente, a me piace quello che sono e quello che faccio.-
-Ed è per questo che
ci hai rapiti? Ti sei tirata dietro noi come se
fossimo la tua riserva di cibo?-
-Una definizione azzeccata
e si dà il caso che inizi a sentirmi affamata.
Anita comincia a spogliarsi
-Scusate ma non
voglio rovinare i miei vestiti.- dice -Magari l’Avvocato Sloan gradisce lo
spettacolo.-
-So cosa provoca i
suoi cambiamenti ma mi creda: non sono affatto in vena per certe cose, specie
con lei.- ribatte Sloan.
Anita sorride e replica:
-Mi creda, Mr. Sloan,
la sua partecipazione, volontaria o meno, non è affatto un problema.-
Il
viaggio è durato poco. Un volo suborbitale a velocità impressionante ed in
pochi minuti siamo nella tenuta di Sir Denis Nayland Smith, un posto
decisamente insolito come rifugio per mia sorella.
Il mio
pensiero corre a Leiko. Se lei e Tarr erano ancora a bordo dell’elicottero
quando è esploso, ora sono morti ma se fossero riusciti a lasciarlo e mi
avessero seguito… mi aggrappo a questo pensiero per tenere sotto controllo il
dolore, non ho molto successo.
Ci portano
in uno stanzone dove troviamo gli altri prigionieri. Oltre a quelli che Ombra
Mobile ci ha mostrato, ce ne sono altri quattro; tre uomini e una donna.
Dal
gruppetto si stacca Melissa Greville che corre da Reston abbracciandolo.
-Oh Clive!- esclama -Hanno preso anche te. Speravo…-
-Tranquilla,
Melissa.- cerca di rincuorarla lui
-Ci siamo già trovati in situazioni simili e ne siamo sempre usciti, sarà così
anche stavolta, giusto Shang Chi?-
Annuisco…
inutile togliere speranza a chi ne ha già poche. Un uomo si stacca dal gruppo e
viene verso di noi e dice:
-Questo è lo spirito
giusto, Reston.- guarda verso di me ed
aggiunge -Shang Chi, giusto? Ho sentito raccontare cose molto interessanti
su di lei. Io sono Lance Hunter.-
-So chi è lei.- replico stringendogli la mano, una stretta
vigorosa -So anche che è ancora un uomo d’azione. Se ha già un piano di
fuga non ce lo riveli.-
-Cosa? Perché?- esclama un uomo dai capelli bianchi che non
conosco.
-Per essere il capo
del servizio di sicurezza interna, sei piuttosto ingenuo, Philip.- ribatte una donna che so chiamarsi Olivia
Boothroyd -È ovvio che in questa stanza ci sono telecamere e microfoni
nascosti. Fah Lo Suee non è il tipo da trascurare una cosa simile.-
-infatti.- conferma Reston.
Si guarda
intorno e scuote la testa poi si rivolge a Melissa Greville chiedendo:
-Non vedo Sir Denis,
dov’è?-
-Fah Lo Suee lo ha
fatto portare in un’altra stanza. Ha detto che i suoi medici si occuperanno di
lui.-
-Non mi suona molto
rassicurante.-
Improvvisamente
la porta si apre e sulla soglia appare mio fratello Ombra Mobile che con tono
perentorio dice:
-Fah Lo Suee richiede
la vostra presenza.-
Indica
me, Reston, Melissa Greville e James Suzuki.
-E se non volessimo
venire?- ribatte l’agente giapponese.
-Non ho mai detto che
avete scelta.- replica Ombra Mobile.
-E noi?- chiede Mimy Oshima.
-Attenderete che mia
sorella decida il vostro destino.-
Alcune
guardie sospingono me e gli altri tre oltre la soglia. Io ed Ombra Mobile ci
fissiamo e lui dice:
Tra noi non è ancora
finita, fratello.-
Non ne ho
mai dubitato.
2.
Fah Lo Suee è sdraiata su un letto e non c’è alcun
dubbio che sia ormai vicina al parto. Clive Reston si sente scosso da un
brivido. Se quella vipera ha detto la verità, è anche il suo primo figlio.
-Benvenuti.- li
accoglie la figlia di Fu Manchu -Mi scuso se il mio modo di invitarvi qui è
stato un po’ brutale.-
-Siamo stati rapiti.
Un modo strano di invitare la gente.-
Fah Lo Suee rivolge all’eurasiatico
che ha parlato un sorriso ironico e dice:
-Mi dispiace che non
apprezzi la mia ospitalità Suzuki-san o preferisce che la chiami Bondo-san? So
che a volte viaggia col nome di suo padre. L’ho conosciuto sa? Più di
trent’anni fa a Madripoor. Uomo notevole ma temo che non abbia conservato un
buon ricordo di me: ho cercato di ucciderlo.-
-Non è stata la prima
e nemmeno l’ultima, credo.- replica l’altro, con aria tranquilla.
-Cosa vuoi da noi?-
interviene Clive Reston.
-Non te l’ha detto
mio fratello?- ribatte lei -Questa è una riunione di famiglia per la nascita
del mio ultimogenito, tuo figlio.-
Melissa Greville non li sta
ascoltando. Si avvicina all’uomo anziano che è seduto su una sedia a rotelle
apparentemente addormentato.
-Sir Denis.- lo
chiama ma nessuna risposta arriva dal vecchio signore.
Melissa si volge verso Fah Lo Suee
dicendo:
-Che cosa gli hai
fatto, strega?-
-Gli ho dato un
leggero sedativo.- risponde la figlia di Fu Manchu -Il suo fisico era ormai
troppo fragile e temevo che se fosse stato sveglio non avrebbe retto al
trattamento a cui l’ho sottoposto.-
-L’hai torturato!-
-Al contrario, io…-
Fah
Lo Suee si interrompe portandosi le mani al ventre. Gli uomini rimangono
perplessi per qualche istante poi Melissa esclama:
-Le si sono rotte le
acque!-
Nel
salone dove sono rinchiusi, i prigionieri di Fah Lo Suee si guardano negli
occhi poi Mimy Oshima dice:
-Abbiamo intenzione di
starcene qui fermi in attesa che quella baldracca cinese decida cosa fare di
noi o vogliamo fare qualcosa?-
È Lance Hunter a rispondere:
-Direi che la seconda
opzione è la sola praticabile, Miss Oshima. È necessario agire per uscire di
qua.-
-E come proponi di
fare, visto che siamo senza armi e che quella è probabilmente una porta
blindata?- replica Philip Gavin.
Hunter scambia uno sguardo d’intesa
con Olivia Boothroyd e ribatte:
-Ci hanno tolto tutto
quello che poteva servire come arma compreso il mio ombrello ma mi hanno
lasciato la bombetta. Dopotutto che male può fare un innocuo cappello?-
-E tu che puoi farci
con quella?-
Hunter
non risponde e lancia la bombetta contro la serratura che scatta
improvvisamente.
-Che inutile sfoggio
di esibizionismo.- commenta Olivia ironica.
-Volevo vedere se ne
ero ancora capace.- replica lui recuperando la bombetta conficcata nella
serratura -Il bordo di metallo è molto tagliente.- spiega.
-Ingegnoso.- commenta
Christine Adams.
-Un trucco
insegnatomi da uno dei miei istruttori. Gliene aveva parlato un collega del MI6
raccontandogli di come un suo avversario gli avesse quasi staccato la testa
usando una bombetta simile.-[19]
-Lei allude a…-
-Naturalmente, ma non
parliamo di questo adesso. Gli adepti del Si-Fan saranno qui anche troppo
presto, dobbiamo muoverci.-
Hunter si dimostra buon profeta,
infatti sono appena usciti nel corridoio che arriva un bel gruppo di guerrieri.
-Loro sono armati e
noi invece no, che facciamo?- chiede Gavin.
-Sei un vero piagnone
Philip.- lo rimprovera Yorkie Mitchell -Ci battiamo, ecco cosa facciamo.-
Con
un grido di battaglia Mimy Oshima rompe gli indugi e balza contro gli avversari
dimostrandosi una vera esperta di arti marziali.
-Brava ragazza.-
commenta Mitchell -Diamole una mano.-
Olivia Boothroyd si sfila gli
orecchini e ne lancia uno contro un gruppo di avversari. L’orecchino esplode
come una piccola granata scompaginandone le fila.
-Niente male.- dice,
divertito Mitchell -Sapevo che eri la degna erede di tuo nonno.-
Mentre
parla il vecchio ex agente operativo sferra una
gomitata al viso di un aggressore. Nel frattempo Hunter lancia ancora la sua
bombetta colpendo un altro avversario all’addome. Anche Philip Gavin fa la sua
parte.
Alla
fine i cinque hanno la meglio sui loro avversari.
-Prendete le loro
armi.- ordina Hunter-Ci serviranno.-
-Che facciamo
adesso?- chiede Olivia.
-Cerchiamo un mezzo
per comunicare con l’esterno e lanciamo l’allarme e poi… resisteremo fino
all’arrivo dei rinforzi e faremo più danni che possiamo.-
-Il programma mi
piace.- commenta Mitchell sogghignando.
Harry
Callaghan si sveglia con un cerchio alla testa. L’ultima cosa che ricorda è che
Lupe Hidalgo gli ha offerto il caffè poi c’è solo il buio.
Il giovane poliziotto riprende
gradatamente conoscenza e si rende conto di essere sdraiato nudo e legato ai
quattro angoli di un letto matrimoniale. Davanti a lui c’è Lupe Delgado, anche
lei nuda.
-Che significa questa
storia?- chiede lui -Non è che sia contrario al sesso estremo, ma potevi almeno
chiedermi il permesso prima.-
La ragazza fa un sorriso maligno e
dice:
-Devi scusarmi,
Harry, ma volevo che tu fossi consapevole di quel che accadrà tra poco, ma ero
abbastanza sicura che non te ne saresti stato fermo a farti sbranare.-
-Tu! Vuoi dire che
tu…?-esclama, sorpreso, Harry -Ma non è possibile: eri con me quando abbiamo
affrontato la pantera l’ultima volta.-
-Harry, Harry…
possibile che non hai ancora capito? Non c’è una sola figlia del Dio Giaguaro.
Berkeley è il mio territorio di caccia da almeno un paio d’anni ormai ma a
differenza di mia sorella io sono stata prudente ed accorta: nessuno si è mai
reso conto di nulla, nessuno ha collegato una quota delle persone scomparse da
queste parti con me, sono stata molto brava a coprire le mie tracce.-
-Perché?-
-Perché lo faccio?
Vuoi dire. È difficile da spiegare. Fin dall’infanzia avevo capito di essere
diversa dalle altre bambine del mio villaggio ma è stato solo quando sono stata
per la prima volta con un uomo che ho capito quanto lo ero. Puoi ben immaginare
cosa accadde. Quando tornai, umana ero spaventata ma anche esaltata: quello che
avevo fatto mi era piaciuto e volevo rifarlo, ripetere l’esperienza. Non mi fu
difficile trovare un ragazzo da convincere a venire con me in un posto isolato,
il resto puoi immaginarlo da te ma se vuoi i particolari…-
-Tu devi essere
pazza.-
-Seguo semplicemente
la mia natura che è quella di una predatrice.-
-Balle! Non sei una
belva ma un essere umano.-
-No, non lo sono, non
completamente: nelle mie vene scorre il sangue del dio giaguaro adorato dagli
originari abitanti di Costa Verde. Me lo ha spiegato un curandero[20]
del mio villaggio. Come gli altri dei, lui viveva in mezzo ai suoi adoratori e
talvolta si accoppiava con una donna umana generando figli ibridi da cui
discendono quelle come me.-
-Perché farmi questo
e confessarmi tutto? Nessuno sospettava di te.-
-Oggi hanno scoperto
i resti dei maschi di cui mi sono nutrita in questi anni ed ho capito che
presto sarebbero arrivati a me così ho deciso che prima di andarmene avrei
chiuso alcuni conti e mi sarei nutrita della tua carne.-
-Non contare sulla
mia collaborazione.-
Lupe ride divertita e replica:
-Ma tu collaborerai,
Harry, te lo garantisco.-
Gli monta addosso a cavalcioni ed
aggiunge:
-Sono certa che sarai
un ottimo pasto.-
FINE PARTE QUARTA
PARTE QUINTA
TUTTE LE COSE DEBBONO FINIRE
1.
Per
quanto possa dire di essere preparato, la verità è che Jason Sloan non può non
rimanere scioccato quando la ragazza che incombe su di lui comincia la
trasformazione e le sue grida diventano ruggiti.
In pochi attimi al posto di Anita
Delgado c’è una pantera nera che allunga le sue fauci verso lo sfortunato
avvocato.
È in quel momento che la porta della
stanza si spalanca e nel vano della porta appaiono due donne ciascuna delle
quali impugna una pistola ed un uomo in uniforme azzurra che stringe un fucile.
Per un istante la scena sembra
congelata poi, con un ruggito terrificante, la pantera balza verso gli intrusi.
Clive
Reston osserva quello che sta accadendo come se fosse irreale. La figlia di Fu
Manchu sta partorendo un figlio suo. Reston non è certo di essere preparato per
essere padre, ma chi lo è dopotutto? L’idea che la madre del suo primogenito
potesse essere una sua nemica non gli è mai passata per il cervello. Che farà
adesso?
L’uomo che si fa chiamare James
Suzuki e con almeno altri tre nomi non ha domande da porsi. Senza esitare
approfitta della distrazione della guardia accanto a lui e gli sferra un colpo
di taglio al mento. Prima che il suo fucile cada a terra lui l’ha afferrato al
volo e spara a colpo sicuro.
Shang chi colpisce le guardie ai
suoi lati e salta compiendo un’ardita capriola che lo porta a ricadere davanti
al fratellastro Ombra Mobile.
-E
così, fratello, il nostro duello è destinato a ripetersi.-
Shang Chi sospira e si mette in
posizione di difesa. Un attimo prima che Ombra Mobile scatti si ode il
riconoscibilissimo pianto di un neonato poi una voce stentorea ordina:
-Fermi!-
Lo sguardo di tutti si appunta sulla
donna appena entrata in sala ed è Shang Chi a dire per primo il suo nome.
-Ducharme?-
La concubina favorita di Fu Manchu è
entrata nella stanza e parla con voce autorevole:
-È
desiderio di Fah Lo Suee che oggi non si combatta ed io sono qui perché il suo
ordine sia rispettato da tutti…. Tutti!-
Gli adepti del Si-Fan abbassano le
armi. Ombra Mobile guarda in cagnesco sia suo fratello che Ducharme poi,
lentamente, stringendo i pugni, abbassa le braccia lungo i fianchi.
Ducharme si rivolge a
Reston:
-La
mia signora vuole vederti, vieni -
Solo una breve esitazione poi Clive
la segue sino al letto a baldacchino dove la figlia di Fu Manchu giace sfinita.
Al suo fianco, avvolto in una coperta, un bimbo appena nato.
-Tuo
figlio- afferma lei -Un maschio, il sangue della tua stirpe e della mia si
unisce in lui. -
Una delle donne vicine a Fah Lo Suee
solleva il bambino e lo porge a Reston che lo prende tra le braccia chiaramente
impacciato.
-Mio
figlio.- sussurra.
-Lo
affido a te, Reston, come ti affido me stessa..-
-Cosa?-
-Mi
arrendo a te, la mia battaglia finisce qui.-
Clive è decisamente stupefatto.
-Non
sei felice? Hai vinto.- aggiunge lei ma Reston non sa se può davvero crederle.
Nei minuti che seguono gli uomini e
le donne al servizio di Fah Lo Suee abbandonano le armi e si consegnano senza
discutere agli agenti del MI5, MI6 e del SO17 arrivati sul posto.
-Non
riesco a credere che sia finita così.- borbotta Yorkie Mitchell.
-Nemmeno
io.- replica Clive -E sai perché? Artiglio di Giada e Ducharme sono sparite e
con loro ancora libere questa storia è tutt’altro che finita.-
-Già…
beh intanto sei diventato padre, congratulazioni.-
-Già,
questo cambia molte cose per me. Mi dimetto dal MI6 con effetto immediato.-
-Cosa?-
-Anch’io
gli fa eco Melissa Greville -Clive mi ha fatto una proposta che intendo
accettare.-
Yorkie rimane senza parole. Alle sue
spalle Shang Chi si concede un sorriso, poi il suo pensiero va a Leiko Wu e
Black Jack Tarr ed il suo volto si incupisce. Sua sorella ha molto di cui
rispondere e lo farà.
La pantera è a mezz’aria quando i
tre poliziotti fanno fuoco. La velocità e la concitazione fanno sì che molti
colpi non arrivino a segno ma la belva è comunque sbalzata in un angolo
dall’impatto.
Si rannicchia in un angolo ed emette
una sorta di gemito mentre fissa i suoi avversari con occhi che brillano di
ferocia e odio.
Sabrina Morrell vede la scia di
sangue sul pavimento e capisce che stavolta la pantera è davvero ferita. Le
pallottole con incisi gli scongiuri nella lingua degli indios di Costa Verde
hanno funzionato a dispetto del suo scetticismo. Magia. Di certo il Capo della
Polizia non ci credeva ma l’importante è che funzioni.
Sabrina si chiede se la pantera
conservi l’intelligenza della sua controparte umana o se sia completamente
felina. Vorrebbe poterlo chiedere ad Anita Delgado ma non sa bene che non ci
sono grandi speranze di poterla prendere viva.
Come se le avesse letto nel pensiero
Paul Carson le dice:
-Non possiamo correre
rischi Bree.-
-Lo so.- replica lei.
La pantera ruggisce ancora e di
nuovo balza in avanti. Ancora una volta i poliziotti sparano. La pantera non si
ferma, travolge Donna Kiel e passa oltre senza fermarsi.
-Dobbiamo…-
Bree Morrell non termina la frase.
Un rumore attira la sua attenzione. Una porta si sta aprendo e con passo
felpato ne esce lentamente la flessuosa figura di un giaguaro.
2.
Un
giaguaro femmina che si muove lenta e maestosa e li fissa con occhi dorati,
quasi ipnotici. Le due donne e l‘uomo che le stanno davanti non si muovono,
restano come impietriti.
Il
felino continua a muoversi scrutandoli come per scegliere la sua prossima
preda, poi emette uno spaventoso ruggito e balza addosso a Sabrina Morrell.
Solo allora la poliziotta si scuote ma è troppo tardi, la pistola le sfugge
dalla mano e le fauci della belva stanno per serrarsi sulla sua testa.
Bree
vede la morte in faccia e per la prima volta da anni prega. Un secondo dopo
l’aria è scossa da una detonazione.
La pantera nera corre verso l’uscita
della casa. A guidarla è solo l’istinto di sopravvivenza. Le sue ferite non stanno
guarendo come dovrebbero e lei a paura, deve trovare un rifugio.
-Ferma!-
L’intimazione viene da una ragazza
di colore vestita come le donne africane e haitiane. La conosce: è una nemica,
deve morire. Vorrebbe balzare contro di lei ma scopre di non poterci riuscire.
Prova
a ruggire ma dalla sua gola esce un suono strano. Infine si accuccia
stancamente.
-È finita.- le
sussurra la ragazza ponendo una mano sul suo capo
Dentro di sé la pantera sa che è
vero. Lentamente chiude gli occhi.
Il giaguaro scatta di lato. C’è
forse stupore nei suoi occhi per il sangue che sgorga dalle ferite?
-Siamo venuti
preparati- dice Paul Carson -Eppure avrebbe dovuto aspettarselo Miss Hidalgo.-
La sola risposta è un ruggito.
Carson non è neppure certo che lei abbia capito le sue parole. Sulla soglia
appare Collette Drumm che annuncia:
-L’altra è morta.-
A quelle parole il giaguaro ruggisce
ancora e spicca un balzo verso di lei. Donna Kiel spara e così fa anche Paul
Carson. Sabrina Morrell recupera la sua pistola e fa fuoco a sua volta.
Il
balzo della belva si arresta a mezz’aria e lei ricade ai piedi di Collette.
Passano pochi istanti e il giaguaro si trasforma in Lupe Hidalgo, Carson si
china su di lei.
-Attento, forse è un
trucco.- l’avverte Sabrina.
Lui scrolla le spalle e tasta la
carotide della ragazza a terra.
-È morta.- dice con
voce triste.
-Un epilogo
inevitabile.- sentenzia Donna Kiel.
-Lo so, ma speravo…
non importa.-
-Ehi, c’è qualcuno di
là?-
La voce di Harry. Sabrina sospira di
sollievo. Quando era apparso il giaguaro aveva temuto di essere arrivata troppo
tardi per salvarlo. Spalanca la porta della stanza accanto dove il suo collega
giace nudo e legato sul letto.
-Ciao Harry, ti trovo
bene tutto sommato.- gli dice sorridendo.
Alle sue spalle entrano anche gli
altri.
-Liberami e dammi
qualcosa per coprirmi.- replica lui.
-Calma Harry, non c’è
nulla che non abbia già visto prima ed anche gli altri sono tutti adulti con le
loro esperienze… beh, a parte la ragazzina… credo.-
Mentre Carson e Kiel ridacchiano
Sabrina libera Harry che si mette a sedere ed allunga le mani verso i suoi
pantaloni e slip.
-Me la sono vista
brutta.- confessa -Quella stramaledetta aveva appena… beh non credo di aver
bisogno di dirtelo, hai capito benissimo. Già mi vedevo fatto a fettine quando
si sono uditi dei rumori e lei è balzata giù dal letto ed è corsa fuori. A
proposito, che fine ha fatto?-
-È morta e con lei
anche l’altra.-
-Quindi è finita.
Lupe… la Professoressa Hidalgo… diceva che loro due erano sorelle, chissà se
era vero.-
-Un esame del DNA lo
chiarirà.- commenta Donna Kiel -Piuttosto, mi chiedo un’altra cosa.-
-Ovvero?- chiede
Sabrina temendo la risposta
-Siamo davvero sicuri
che ne esistessero solo due?-
La domanda aleggia nell’aria ma non
c’è risposta.
EPILOGO UNO
TUTTO IL TEMPO DEL MONDO
La
doppia cerimonia è stata insolita per certi versi: un matrimonio ed il
battesimo del figlio dello sposa nello stesso giorno e nello stesso scenario:
una tenuta nel Sussex il cui proprietario sembra decisamente più in forma dell’ultima
volta che buona parte dei presenti l’ha visto.
Sir Denis Nayland Smith si alza
dalla sedia a rotelle spinta da Amanda Greville ed avanza verso gli sposi
aiutandosi con due stampelle.
-La vedo decisamente
in forma Sir Denis. La cosa mi fa piacere.- gli dice Clive Reston.
-L’elixir vitae che
mi ha somministrato Fa Lo Suee ha eliminato molti dei miei acciacchi.- replica
il vecchio combattente -Molti ma non tutti ahimè.-
-Non credo che capirò
mai quella donna.-
-Forse nemmeno lei
capisce davvero se stessa.-
-Per fortuna non è
più un mio problema. Quelli che Shang Chi chiama giochi di morte ed inganni
fanno parte del passato ormai ed il futuro è tutto da decidere.-
-Ti auguro buona
fortuna ragazzo, tu e Melissa ve la meritate.-
-E ora sbrigatevi.-
interviene Amanda -Vi aspetta la luna di miele. Baderò io al piccolo James fino
al vostro ritorno.-
-Grazie sorellina.-
le dice Amanda Greville Reston baciandola su una guancia.
Gli sposi corrono verso l’auto che
li aspetta. Prima di salire Melissa lancia in aria il bouquet di fiori. Mani si
protendono per afferrarlo ma sfugge a tutte e cade ai piedi di Olivia Amanda
Boothroyd. Lance Hunter si china per afferrarlo e glielo porge. Lei sorride.
-Temo di essere fuori
tempo ormai.- dice.
-A volte lo penso
anch’io.- replica lui -Ma intanto godiamoci il nostro di tempo.-
Poco distante Yorkie Mitchell si
avvicina a James Suzuki che sta parlando con un uomo anziano dai capelli
candidi, magro alto e vestito con un impeccabile vestito scuro indubbiamente
proveniente da Savile Row.[21]
-Spero di non
disturbare, Sir James.- dice
L’uomo anziano fa un sorriso
sornione e ribatte:
-Solo una piccola
riunione di famiglia Yorkie e non essere così formale con me. Io e James
stavamo dicendo che speriamo che Clive sia più fortunato di noi due.-
-Glielo auguro
anch’io.- replica Yorkie -Mi chiedo però se riuscirà davvero a restar fuori dal
nostro mondo. Noi non ci siamo mai riusciti veramente.-
-Temo che si illuda
ma spero di sbagliarmi.- commenta il più grande e
agente segreto di tutti i tempi ed un velo di malinconia cala sul suo viso.
L’Aston Martin DB9 Volante percorre
la strada che dal Sussex porta all’aeroporto di Gatwick. Clive Reston è alla
guida e si rivolge alla sua fresca sposa:
-Non ti sei già
pentita, spero.-
-Non fare lo
stupido.- ribatte Melissa ridendo -Piuttosto, mi chiedevo: cosa faremo ora che
siamo entrambi ufficialmente disoccupati?-
Lui sorride e replica:
-Quel che vogliamo,
dopotutto ora abbiamo tutto il tempo del…-
Non finisce la frase. Un
motociclista col viso nascosto da un casco integrale si affianca all’auto e
spara una raffica di proiettili contro di essa da una mitraglietta Uzi poi si
allontana rombando.
L’auto sbanda, fa un testacoda e poi
si ferma.
-Quel bastardo!-
esclama Clive con rabbia -Per fortuna l’auto è corazzata. Tutto a posto
Melissa?-
Nessuna risposta. Clive si gira
verso la moglie e grida:
-Melissa!-
EPILOGO DUE
IL RESPIRO DELLA JUNGLA
Il luogo è la jungla della nazione
centroamericana di Costa Verde. Davanti ad un tempio precolombiano semisommerso
dalla vegetazione ed illuminato dalla luna piena sta la figura di un giaguaro
umanoide circondato da felini maculati e neri
L’essere
parla con voce dura e con un timbro non fatto per gole umane:
-Hanno ucciso due mie figlie. I responsabili subiranno la
vendetta del dio giaguaro!-
Un
coro di ruggiti fa eco alle sue parole.
FINE?
NOTE
DELL’AUTORE
E finalmente siamo arrivati al n.
100, un traguardo che sinceramente non speravo di tagliare quando ho cominciato
questa serie anomala tanti anni fa. Confesso di essermi divertito a scrivere
personaggi spesso ai margini di quel complicato arazzo che è l’Universo Marvel,
gente come Clive Reston o Rick Mason per intenderci.
Ma veniamo alle note di
quest’episodio che presumibilmente contiene il più alto a numero di figli
d’arte, diciamo così mai visti in una singola storia.
1) E
finalmente abbiamo ammesso che l’agente del servizio segreto giapponese James
Suzuki è il figlio di James Bond esattamente come Clive Reston, il segreto di
Pulcinella. Ian Fleming rivelò che Kizzy Suzuki era incinta di 007 nel suo
penultimo romanzo: “Si vive solo due volte” uscito nel 1964. Seguendo la
cronologia dei libri James ora avrebbe quindi 52 anni ben portati. Il fatto che
il figlio sia maschio e si chiami James, è un idea dello scrittore John Pearson
nel suo libro “James Bond: the authorized biography of 007” del 1973.
2) Anche
Charles McElwain è figlio e nipote di personaggi della saga di 007. Quali? Lo
saprete presto, lo prometto.
3) Cristu
Bulat, è stato creato da Garth Ennis & Leandro Fernandez su Punisher Vol.
6° #25 datato novembre 2005.
4) Tiberiu
Bulat, è stato creato da Garth Ennis & Leandro Fernandez su Punisher Vol.
6° #26 datato dicembre 2005.
5) Vera
Kostantin è stata creata da Garth Ennis & Leandro Fernandez su Punisher
Vol. 6° #29 datato marzo 2006.
6) Vlad
l’Impalatore è stato creato da David Liss & Francesco Francavilla su Black Panther: The
Man Without Fear #513
datato febbraio 2011.
7) Il
dio giaguaro della fittizia tribù dei Kamekeri dell’altrettanto fittizia
nazione di Costa Verde, è una mia creazione.
8) La
scena finale dell’Epilogo Uno è un chiaro omaggio al finale del libro e del
film “Al servizio segreto di Sua Maestà”.
Nel prossimo episodio… scopritelo con noi,
Carlo
[1] I Pooh mi perdoneranno
certamente. -_^
[2] Ovvero sempre
nell’ultimo episodio.
[3] Special Weapons and
Tactics, le unità di pronto intervento delle forze dell’ordine americane.
[4] Crime Scene
Investigations.
[5] Per maggiori dettagli,
vedere gli ultimi episodi di Ragno Rosso.
[6] Canadian Secret
Intelligence Service.
[7] Come apparentemente è
sembrato nell’ultimo episodio.
[8] Nell’episodio #97
[9] Forse Klaus Kruger, il
Duca di Lichtenbad all’epoca non sarebbe d’accordo ma si può dar torto a Nina
McCabe? -_^
[10] Il paralegale è una
figura tipica dell’organizzazione professionale legale dei paesi anglosassoni
che svolge il lavoro preparatorio sotto la direzione di un avvocato, ma non può
patrocinare davanti ad un giudice.
[11] Nell’episodio #98.
[12] Sama, suffisso che i
Giapponesi usano per riferirsi ad una persona di rango sociale più elevato o
che merita grande rispetto-
[13] Chief Executive Officer:
Amministratore Capo.
[14] Negli episodi #86/87.
[15] Chief Operating Officer:
Amministratore Delegato.
[16] Il vero nome del
Serpente d’Acciaio.
[17] Joint Intelligence
Committee
[18] Kerwin Broderick in
Daredevil Vol. 1° #107 (Prima edizione italiana Devil, Corno, #111.
[19] Chi sarà mai stato? -_^
[20] Sciamano e guaritore
nelle culture dell’America Latina.
[21] Celebre strada di Londra
dove hanno sede botteghe di sarti specializzati in abiti maschili su
ordinazione.