L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 40

 

LA BILANCIA DELLA GIUSTIZIA

 

(PARTE QUARTA)

 

 

LA MANO DELLA GIUSTIZIA

 

Di Carlo Monni

 

1.

 

 

            Il mio nome è Matt Murdock e sono un avvocato. Questa, almeno, è la mia occupazione durante le ore d’ufficio, ma quando cala la sera e le luci si accendono sulla città che non dorme mai, m’infilo un costume rosso e corro per i canyon cittadini in cerca di torti da raddrizzare, là dove il lungo braccio della legge non riesce ad arrivare. Allora sono Devil, l’Uomo senza Paura. È una vita difficile e complicata. Per esempio può capitarti di rientrare a casa e trovarla invasa da ninja assassini decisi a farti la pelle. Conosco questi tizi: sono membri di un’antichissima setta giapponese che si fa chiamare la Mano e ce l’hanno con me da un sacco di tempo. Quando ero ancora un ragazzino e rimasi accecato da un isotopo radioattivo, i miei rimanenti quattro sensi si acutizzarono a livelli incredibili e ad essi si aggiunse un meraviglioso senso radar grazie al quale potevo discernere forma e posizione degli oggetti intorno a me. Fu allora che conobbi un misterioso vecchio cieco che si faceva chiamare semplicemente Stick, Bastone. Anche lui era dotato di supersensi e m’insegnò a padroneggiare i miei. Aveva visto del potenziale in me, disse. In seguito venni a sapere che era a capo di una setta di Ninja bianchi, i Casti, i cui scopi erano opposti a quelli della Mano. Rimasi coinvolto nella loro guerra senza tempo e sebbene vincessimo, Stick rimase apparentemente ucciso.[1] Dico apparentemente, perché, a quanto sembra, il suo spirito viaggia ancora per queste strade, ma a questo punto entriamo troppo nel misticismo ed io passo la mano. Sia come sia, la Mano mi vedrebbe volentieri morto ed è un peccato che quando mi attaccano non si preoccupino mai troppo di sciocchezze come l’identità segreta.

            Sino a meno di un minuto fa avrei giurato che il mio salotto era completamente vuoto, ma ora, improvvisamente, percepisco non meno di otto battiti cardiaci diversi e sento una voce profonda, quasi sepolcrale venire da uno di loro:

-Devil, la Mano ha decretato la tua morte.-

-Se non vi dispiace preferirei che avvenisse il più tardi possibile.- ribatto –Vi piacerebbe ripassare tra qualche decennio?-

            Il sibilo di una katana è la risposta alla mia ironica domanda. Mi è facile evitarla, come pure la seconda che cerca di colpirmi. Non faccio fatica a muovermi in modo da far sì che s’intralcino a vicenda. È solo un momento di respiro, però: i membri della Mano sono tutti guerrieri esperti, anche se non proprio invincibili come vorrebbero far credere, ma sono pur sempre in grado di darmi del filo da torcere. Uso il mio bastone per colpirne tre contemporaneamente e poi mi lancio in avanti, faccio una capriola e ne abbatto un quarto con un calcio a piedi uniti. Quando mi rialzo, ce ne sono altri due che mi corrono incontro con le spade sguainate.

            Come stavo dicendo: non sarà facile.

 

             Il mio nome è Ben Urich e sono un giornalista. Immagino che la cosa non vi giunga nuova, specie se siete tra i cinque milioni di persone che abitualmente comprano il Daily Bugle. In genere sono noto per i miei pezzi di cronaca nera, in particolare per gli articoli riguardanti il vigilante mascherato chiamato Devil e le mie scottanti inchieste sul crimine organizzato. Una volta o due sono stato quasi ucciso per colpa di quello che ho scritto e qualche altra volta mi hanno rotto una mano o qualcosa di simile. Sono abituato a ricevere minacce di morte ormai, minacce come quella che ho ricevuto di recente. Beh, ad essere onesti un Tribunale potrebbe essere restio a considerarla una minaccia, dopotutto è solo un biglietto da visita con disegnato un bersaglio. Si, solo questo, ma io so chi è il mittente: un uomo chiamato Bullseye. Sono più che sicuro che c’è la sua mano dietro l’assassinio di un uomo politico cittadino qualche giorno fa[2] e questo è il suo modo di dirmi di non proseguire le mie indagini… un tipo di consiglio che non ho mai seguito.

-Allora che farai?- mi chiede il mio amabile Direttore Joseph “Robbie” Robertson.

-Secondo te?- ribatto –Pensi che dovrei disinteressarmi della storia?-

-Mi stai chiedendo un consiglio? Non sono proprio la persona adatta. Anni fa ho permesso alla paura di farmi insabbiare una storia e di non farmi testimoniare in un caso d’omicidio. Ho pagato a caro prezzo quella scelta.[3] Non mi piace farmi intimorire da chiunque, ma se hai paura, capirò.-

-Oh, al diavolo. So benissimo quel che devo fare. Spero solo che siate generosi coi fiori al mio funerale.-

-Se vuoi protezione, sono certo di poter convincere J.J.J. a…-

-Protezione contro Bullseye? Sai bene  anche tu che non servirebbe a niente contro uno con i suoi talenti. No, me la caverò, vedrai. Ora fammi tornare al mio lavoro ho un po’ di piste da seguire finché sono calde.-

            Spero di essere stato convincente, perché, a dire la verità, sono davvero spaventato.

 

            I due sgherri della Mano mi si avventano contro da due lati. Il loro intento è mettermi tra due fuochi e lasciarmi senza via di scampo. Funzionerebbe se io non fossi più abile e rapido di quanto credono. Al primo assalto io sono già fuori traiettoria, le loro spade s’incrociano e solo per un mezzo miracolo non si squartano a vicenda. Meglio così, odio ripulire il sangue dai tappeti. Prima di un secondo assalto, ne ho già fatto cadere uno a terra, facendogli lo sgambetto a piedi uniti. Mentre mi rialzo per fronteggiare il secondo, mi rendo conto che non è più solo. La porta finestra che dà sul balcone s’infrange ed ecco altri 5 ninja. Prima che possa muovermi uno di loro mi ha stretto una specie di corda al collo e stringe togliendomi il fato.

-La Mano ha decretato la tua morte, Devil.- mi sussurra il mio avversario –E stanotte tu morirai.-

            Odio le frasi melodrammatiche, ma se non mi sbrigo a liberarmi, temo che stavolta questa si avvererà, Improvvisamente sento la stretta allentarsi e l’aria tornare nei polmoni. Non ho bisogno di voltarmi per sapere chi è appena entrato, abbattendo il mio assalitore: riconoscerei dovunque quel battito cardiaco e quell’odore inconfondibile. È arrivato giusto in tempo.

-Immagino che non ti dispiaccia un po’ d’aiuto.- mi dice la Pantera Nera.

 

 

2.

 

 

            Washington D.C. Ufficio del Senatore Robert Edward Kelly. Quello seduto alla scrivania, è apparentemente proprio il Senatore, occupato ad armeggiare al computer. Apparentemente, perché nessuno sa che in realtà il Senatore è stato rapito e sostituito da una mutante mutaforma di nome Vanessa Carlisle, meglio nota come Copycat.[4] I suoi poteri le hanno consentito di mimare non solo l’apparenza dell’uomo politico, ma, grazie al prolungato contatto fisico al momento della trasformazione, anche di assorbire i suoi ricordi, compreso quello della sua password segreta. Grazie ad essa Copycat è riuscita ad accedere ad un mucchio di informazioni riservate ed ora le sue dita si muovono agili su mouse e tastiera, trasferendo ogni singolo file ad un computer remoto. Ha appena il tempo di spegnerlo che l’assistente di Kelly entra nell’ufficio.-

-Senatore…- dice -… la riunione della Commissione d’Inchiesta comincia tra dieci minuti.-

-Uhm… si, grazie, Stevens, arrivo immediatamente.-

            Rapidamente Copycat termina le operazioni di download e poi esegue un'altra serie di comandi. Le hanno detto che cancelleranno ogni traccia del suo passaggio  su quel computer, non sa se è vero, ma in fondo non  le importa molto. Quando questa faccenda sarà finita, intende sparire per un po’ e godersi la vita. Per adesso deve solo continuare ad essere Kelly, almeno per un altro pò.

 

            Come diceva qualcuno: la vita ti riserva più sorprese di quante te ne potresti aspettare. La mia dose di sorprese per questa serata arriva quando, mentre mi avvio verso la fermata della metropolitana, ansioso di tornare a casa dopo una giornata di duro lavoro, una limousine dai vetri oscurati mi si affianca procedendo lentamente.     Il finestrino del passeggero dalla mia parte si abbassa ed ecco emergere un volto che conosco bene.

-Buonasera, Mr. Urich, si ricorda di me?-

-Ma certo.- rispondo –Come potrei mai scordarmi di uno dei nostri più eminenti cittadini: l’illustre Mr. Richard Fisk?-

            Il figlio di Kingpin sorride. Improvvisamente mi ritrovo a chiedermi quanti anni abbia: ha un aspetto dannatamente giovanile ed un’aria da bravo ragazzo, di quelli che le madri sognano per le loro figlie ed i professori additano come esempio agli studenti. Uno come Peter Parker, a pensarci bene, e devono avere pressappoco la stessa età.

-Le serve un passaggio fino a casa?-

            Una domanda del genere, fatta da suo padre sarebbe stata nulla di più che un ordine perentorio ed al termine della corsa avrei potuto ritrovarmi con i piedi infilati in un blocco di cemento, pronto per un tuffo in uno dei due fiumi della nostra bella città. Sempre ammesso che ancora oggi si usi fare così per sbarazzarsi di qualcuno.

            Lui sembra che abbia capito quel che sto pensando, perché, sempre sorridendo, mi dice:

-Non penserà davvero che farei qualcosa di tanto stupido come volerle fare del male? Qualunque cosa pensi di me, io non sono come mio padre.-

            Ok, questo posso concederglielo: non è colpa sua se ha il padre che si ritrova e di certo non è giusto che i peccati dei padri ricadano sui figli.

-D’accordo.- finisco col dire – Per una volta tanto non mi farà male viaggiare in prima classe.-

            Mentre parlavamo, un omone grande e grosso è sceso e mi ha aperto lo sportello. Una guardia del corpo, certamente. Ha un’aria familiare, ma al momento non riesco a ricordare dove posso averlo gia visto.

            Mi siedo di fronte a Fisk, che dà all’autista il mio indirizzo di casa. Non sono sorpreso che lo conosca, anzi, sarei stato sorpreso del contrario.

Ok, Fisk…- gli dico, andando subito al sodo -… è chiaro che non sta facendo questo per pura bontà d’animo, quindi, che cosa vuole da me?-

-Non è necessario essere così aggressivi, Mr. Urich. Io non voglio niente da lei, anzi, sono io che ho qualcosa da darle.-

-Ma davvero? E di che si tratterebbe?-

-Informazioni. So che lei sta indagando sull’omicidio dell’assistente del Sindaco e  che Bullseye le ha mandato un avvertimento…-

-E lei come fa a…? No, lasci perdere, so quando una domanda è inutile.-

            Fisk si limita a fare un cenno col capo  e poi prosegue:

-Vede, Urich. Da quando mio padre è stato… ehm… destituito dal suo posto di comando la situazione del crimine in città è molto fluida. Il Gufo ha consolidato la sua posizione, ma non del tutto. C’è ancora qualcuno che desidera arrivare al potere, ma mentre al Gufo basta il potere che gli deriva dall’essere il Signore del Crimine, altri vogliono di più, vogliono gestire in prima persona il potere politico, hanno progetti più a lungo raggio.-

-Perché mi sta dicendo questo, Fisk?-

-Diciamo che non desidero che questa città diventi terreno di caccia per gli sciacalli, Urich. È la città dove ho scelto di vivere e la voglio integra e libera, tutto qui.-

            Col cavolo che ci credo, ma per ora mi dovrò accontentare, mi sa. Fisk mi porge un dossier voluminoso.

-Qui troverà delle informazioni interessanti, credo che al suo amico Murdock ed ad una certa task force della Procura Distrettuale potrebbe interessare molto. Ne faccia buon uso.-

            La limousine accosta al marciapiede proprio di fronte a casa mia e di nuovo lo sportello si apre per farmi scendere. Fisk non accenna a stringermi la mano, ma, mentre il vetro del finestrino si richiude, mi dice:

-Si guardi sempre le spalle, Mr. Urich. Questa città sa essere molto pericolosa ed il pericolo maggiore non viene necessariamente da Bullseye, se lo ricordi.-

            Che diavolo voleva dire? Da chi dovrei guardarmi? E qual è il suo vero gioco? Ho idea che dovrò davvero darmi da fare per scoprirlo.

 

            Il suo nome è T’Challa, figlio di T’Chaka ed è il sovrano di una piccola, ma ricca nazione africana, il Wakanda. Il nome con cui è più conosciuto, però, è quello di Pantera Nera e con questo nome rappresenta molte cose: per il suo popolo è un capo carismatico, il prescelto per guidare la nazione e custodirne le più sacre tradizioni in un mondo in continuo cambiamento; per la popolazione di quasi tutto il resto del mondo è soprattutto un supereroe con poteri felini, non dissimili da quelli della belva sua omonima, membro dei famosi Potenti Vendicatori; per la donna di nome Monica Lynne è l’uomo che, nonostante molte traversie, continua ad amare e che potrebbe sposare; per lui stesso è tutte queste cose assieme e tante altre ancora.

Questa notte il felino della jungla è in caccia. Ha lasciato il suo elegante appartamento nel Consolato del suo paese ed è saltato tra le ombre, malamente illuminato dal chiarore lunare, spinto da un istinto indefinibile, ma di cui ha imparato a fidarsi. Molti hanno paragonato questa città ad una jungla e non sono andati molto lontano dal vero. Una jungla d’asfalto e cemento dove si nascondono predatori più spietati e pericolosi delle belve della sua nativa Africa. Quelle almeno uccidono per procurarsi il cibo, ma le belve a due zampe che abitano le ombre della città... con loro il discorso è molto, molto  diverso. La Pantera Nera si muove verso nord, allontanandosi dai quartieri più ricchi della città, verso zone dove sicurezza è una parola dal significato molto relativo. Non avrà il tempo di arrivarvi. Improvvisamente si ferma, alza la testa, come se percepisse suoni ed odori che sfuggono ai sensi dei normali esseri umani ed, in effetti, è così. Dopo un attimo di esitazione, il felino della jungla decide di seguire la nuova pista ed è così che giunge ad una bella casa d’arenaria di due piani nell’elegante quartiere residenziale di Sutton Place, una casa che ben conosce. Riconosce anche le figure che si stanno arrampicando sino ad un balcone del primo piano: ninja appartenenti alla famigerata setta giapponese nota come la Mano. Non ci sono dubbi su chi sia il loro bersaglio. Con agilità degna del felino di cui porta il nome, scavalca senza difficoltà il cancello e raggiunge il balcone pochi istanti dopo che i ninja ne hanno infranto la porta finestra. All’interno il padrone di casa sta lottando ed uno dei ninja è pericolosamente vicino a strangolarlo. La Pantera non esita e colpisce il ninja abbattendolo con un colpo secco e poi si rivolge all’uomo che ha salvato: Devil, l’Uomo senza Paura.

-Immagino che non ti dispiaccia un po’ d’aiuto.-

 

 

3.

 

 

            La mia risposta è semplice:

-Accomodati, c’è posto per tutti.-

            T’Challa si guarda intorno squadrando i nostri avversari.

-Due a testa. Non è poi molto.-

-Dovremo accontentarci.- replico.

            Il silenzio cala nella stanza mentre i nostri avversari si muovono in cerchio tenendo alzate le spade. Attendono il momento giusto per colpire, poi, come se un segnale silenzioso fosse passato tra di loro, attaccano all’unisono. Purtroppo per loro hanno di fronte due antagonisti che ne hanno passate troppe per farsi impressionare. I miei sensi m’informano che la Pantera Nera si muove con grazia ed agilità, evitando gli affondi di un avversario, per poi colpirlo con un calcio. Quindi salta al di sopra della testa del secondo e con un’elegante capriola gli piomba addosso. Non ho il tempo di seguire i suoi movimenti: uno degli altri ninja si prepara a colpirmi. Rifletto in fretta su quale mossa usare per fermarlo, poi scatto in avanti, gli passo tra le gambe e lo sbilancio facendolo cadere, poi lo colpisco facendolo svenire. Sento il secondo corrermi incontro con la katana alzata. Mi volto di scatto e lo colpisco col taglio della mano alla gola. Barcolla e cade sul pavimento. In quel momento mi rendo conto che la Pantera Nera ha steso entrambi i suoi avversari… e capisco anche un’altra cosa.

-Si stanno... dissolvendo.- dice T’Challa -… stanno diventando cenere.-

-È la loro specialità.- replico –Una punizione per il fallimento, immagino. Mi risparmia di dare spiegazioni alla Polizia, ma è una seccatura dover spazzar via tutta la cenere.-

-Non ti facevo così cinico Matt.-

-Aspetta di averli combattuti tanto spesso quanto me e poi ne riparleremo. Piuttosto…con un po’ di fortuna nessuno nel vicinato si sarà accorto di quanto è successo e mi toccherà trovare solo una spiegazione per la finestra rotta.-

-Qualche idea sul perché ti abbiano assalito?-

-Non precisamente: può essere una delle loro cicliche missioni di vendetta per una vecchia storia, ma ci potrebbe essere anche dell’altro, qualcosa legato ad un caso che sto seguendo ultimamente.-

-Ti va di parlarmene?-

-Perché no? Su la notte è ancora giovane ed il sonno mi è passato, ormai. Ti va una tazza di caffè?

 

            Altrove.

Mentre ascolta le notizie l’uomo stringe le labbra in un’espressione di malcelata rabbia. La colpa è sua, pensa, ha lasciato che altri pensassero per lui ed ha perso di vista il suo piano, ma è sempre in tempo per rimediare.

-Quindi hanno fallito.- dice.

-Questo è quanto mi ha riferito il mio contatto coi Giapponesi-. gli risponde Simon Bixby.

-Avrebbero dovuto essere assassini infallibili.-

Si. In effetti, si. Ho saputo, però, che avevano già incontrato Devil in passato… perdendo.

-Questo era ovvio ed avrebbe dovuto tenerne conto, Mr. Bixby. Se questo è un esempio di come la sua Agenzia raccoglie le informazioni, non faccio fatica  a credere alla vostra pessima reputazione.-

            Bixby avvampa.

-Questo è ingiusto. Comunque, il piano per eliminare il Senatore Kelly sta proseguendo secondo la tabella di marcia.-

-Mi sto stufando di aspettare.- replica il suo interlocutore.-Ho aspettato anche troppo. Se la sua organizzazione ed il suo Governo sono troppo timidi per fare quel che va fatto col problema mutante, allora lo farò io, senza indugio.-

-Non può farlo! Abbiamo investito troppo per rintracciarla e farla rivivere, lei deve…-

-Non osare dirmi cosa devo fare piccolo uomo… io sono Bastion!- mentre parla, il corpo dell’uomo si trasforma sino a diventare quello di una specie di super robot color rosso e blu. Anche il suo timbro di voce cambia <<Io sono Nimrod, la Sentinella Suprema, la mia missione è sradicare l’aberrazione mutante dal mondo ed è quello che intendo fare.>>

            Bixby cerca di controllarsi, ma non riesce ad impedirsi di tremare. Come l’apprendista stregone hanno liberato una forza che non sono capaci di controllare e le conseguenze potrebbero essere devastanti.

 

            In un luogo segreto. Il nome del signore è Sebastian Shaw, Presidente delle Shaw Industries, uno dei più importanti fornitori del Dipartimento della Difesa, nonché mutante e Capo del sodalizio conosciuto come Cerchio Interno del Club Infernale. Attualmente è costretto a nascondersi allo scopo di evitare rappresaglie da parte della cosiddetta Confraternita, la squadra di mutanti superpotenti di Genosha agli ordini di Magneto da cui recentemente il Club Infernale ha subito una bruciante sconfitta.[5] Questo non ha fermato Shaw. Dal suo rifugio dirige i suoi affari e continua a fare piani. L’ultimo rapporto era interessante, ma allo stesso tempo preoccupante. Per sua fortuna è raro che si faccia cogliere impreparato e le recenti esperienze gli hanno insegnato a non fare mai a meno di piani d’emergenza. Sta giocando una partita molto difficile e complessa, ma la posta in gioco è la stessa sopravvivenza. Quelli che hanno liberato Bastion non sanno bene con chi hanno a che fare, ma lui si, dopotutto è la sua società che ha prodotto le Sentinelle di Classe Nimrod. Anche se il modello definitivo, a cui appartiene Bastion, sarà creato solo tra qualche decennio e Bastion stesso è giunto in quest’era tramite un viaggio temporale.[6] È ironico che in un certo senso sia per merito di Shaw stesso che è stato creato quello che ambisce ad essere lo strumento della sua distruzione, ma anche se lui coglie l’ironia, non è in grado di apprezzarla. A questo punto può solo sperare che i suoi agenti svolgano senza errori i compiti loro assegnati e che tutto fili alla perfezione.

            In caso contrario, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto.

 

 

4.

 

 

            È la tarda mattinata quando entro nell’ufficio del Procuratore Degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York Franklin “Foggy” Nelson. Fino a non molto tempo fa io e Foggy eravamo soci nello studio legale da noi fondato, poi lui ha accettato questa nomina e ci è capitato spesso di trovarci su campi opposti, questo, però, non ha intaccato la nostra vecchia amicizia. Tra le altre cose, lui è uno di coloro che conoscono il segreto della mia doppia identità.

-Entra pure, Matt.- mi dice –Ti ringrazio di essere venuto.-

-Mi fanno sempre piacere i nostri incontri, Foggy.- gli rispondo sedendomi –Liz è d’accordo sul fatto che mangi tante ciambelle lontano dai pasti?-

-Come fai a… lascia perdere, credo di aver capito.-

            Sorrido.

-L’odore è inconfondibile e poi sulle dita ti è rimasto un sottilissimo residuo di zucchero, l’ho sentito quando mi hai stretto la mano.-

-Mai tentare di nascondere qualcosa ad uno coi supersensi, immagino. Beh… Matt, immagino anche che tu ti stia chiedendo perché ti ho fatto venire.-

-A dir la verità, ho pensato che volessi farmi un’offerta per transigere la causa.-

-Uhm, già, dovevo capirlo che c’eri arrivato.  Naturalmente io ho detto ai pezzi grossi che… che… beh non ero affatto convinto di poter vincere e…  Mi hanno chiesto di sondare il terreno per vedere se…-

-Fammi un’offerta Foggy e ne parlerò ai miei altri colleghi.-

-Uhm certo… ecco ora ti dico cosa avevo pensato.-

            Mentre Foggy parla, la mia attenzione si distrae, attratta da alcuni brani di frasi che percepisco da una stanza un fondo al corridoio. È la voce di Kathy Malper, Capo della Sezione Crimine Organizzato. Parla con qualcuno che non sono certo di riconoscere. Ho perso la parte iniziale del discorso e ne colgo solo alcune frasi: parlano di Kingpin e del suo imminente appello. Era un po’ che non pensavo al grassone- E se ce la facesse? Se annullassero il verdetto? Non voglio neanche pensarci.

 

            L’uomo che incontro è cieco, ma non è il mio vecchio amico Matt Murdock, con lui m’incontrerò più tardi, questo è un uomo diverso. Willie Lincoln era un detective della Polizia di New York prima che gli accidenti del destino lo rendessero cieco. Ha saputo combattere tutte le avversità ed ora svolge la professione di investigatore privato per lo studio legale Nelson & Murdock. Ha perfino saputo usare la menomazione come un vantaggio: la gente tende spesso a sottovalutare un investigatore cieco… almeno finché non è troppo tardi.

-E perché credi che il figlio di Kingpin te l’abbia detto?- mi chiede.

            Dritto al punto, bene, è così che mi piace.

-Chi può dirlo? Forse è sincero e vuole solo ripulire il suo nome dal fango di cui l’ha ricoperto il padre e fare un favore alla comunità. O forse vuole solo eliminare dei concorrenti scomodi.-

            Willie si porta le mani giunte alle labbra, medita qualche istante e poi mi dice:

-Giusto. Uno come il Gufo o gli altri capi hanno ambizioni controllabili, ma questa gente… sono troppo imprevedibili. Capisco perché Fisk possa volere che siano tolti di mezzo. Ci sono alcune cose che non capisco, però…. Bullseye era il killer di Kingpin, perché li starebbe aiutando, Ben?-

-Credo che per lui sia solo un normale contratto. A lui piace uccidere, non credo che si preoccupi troppo dei motivi di chi gli dà un incarico.-

-Già. Beh, adesso che hai intenzione di fare? Ti basterebbe una semplice verifica ed avresti una bella storia da pubblicare.-

-Vero, ma… non è la sola cosa importante. Voglio il mio scoop, ma vorrei anche che quella gente non la facesse franca… e che tu risolvessi il tuo caso.-

-Ok Ben, forse ho un’idea che salverà capra e cavoli per tutti e due.-

            Lo ascolto con attenzione sino a convincermi.

 

            Dopo aver lasciato Foggy mi reco ad un incontro con i miei colleghi alla sede del C.A. Box al Chrysler Building. Jeryn Hogart ed Emerson Bale mi ascoltano con attenzione, poi Bale si appoggia alla poltrona e dice:

-Tu che ne pensi  Matt?-

-Ti risponderò quello che Foggy deve aver detto ai pezzi grossi del Dipartimento di Giustizia: a questo punto, non c’è nulla che il Governo possa fare per impedire un’inchiesta su tutta la faccenda sia da parte del Congresso, sia ad opera di un Pubblico Ministero indipendente. Una causa per violazione dei diritti civili proprio adesso è l’ultima cosa che gli serve, una sistemazione ridurrebbe i danni. Quanto a noi, il problema è: cosa vogliamo veramente? Se è un risarcimento per i nostri clienti, allora accettiamo, ma se quello che vogliamo è che la verità sia accertata pubblicamente, allora andiamo sino in fondo.-

-E se dovessimo perdere?- interviene Jeryn Hogarth –E se il risarcimento finale fosse solo simbolico? Cosa racconteremmo ai nostri clienti?-

-Che non abbiamo svenduto la giustizia.- interviene Warren Worthington III entrando nella sala –Mi assumo ogni rischio, ripagherò personalmente ognuno dei vostri clienti per ogni dollaro in meno dovesse ricevere rispetto al milione richiesto. Andate avanti.-

-È una proposta generosa.- gli rispondo –Ne parleremo ai clienti. Sono loro a dover decidere, non lei Mr. Worthington.-

-Gliene parli, allora. Mi fido di lei, Murdock, non mi deluda.- replica Worthington.

-Io faccio sempre il bene dei miei clienti, al massimo delle mie capacità… come i miei colleghi, non lo dimentichi…. Arcangelo.-

 

 

5.

 

 

            Simon Bixby, agente della C.I.A. impegnato in un’operazione segreta ed illegale sul suolo americano, riflette sul da farsi. Il vaso di Pandora è stato scoperchiato e forse non c’è modo di richiuderlo. L’intera faccenda sta andando troppo oltre i limiti che si erano prefissi lui e chi muove i fili: volevano solo impedire che i collegamenti tra certi importanti personaggi e quell’imbarazzo che era Zero Tolerance non fossero scoperti, ma il mezzo che stanno usando sta prendendo loro la mano, come possono fermarlo?

 <<Non potete, Agente Bixby, si rassegni.>>

            La voce  è fredda e metallica e costringe Bixby a girarsi di scatto mentre un brivido gli percorre la spina dorsale esclama…

-Lei come… come ha…-

<<Dovrebbe stare attento a non esprimere i suoi pensieri ad alta voce, Bixby.>> risponde la Prima Sentinella Nimrod. Bixby non si era nemmeno accorto che nel nervosismo aveva detto ciò che pensava ad alta voce. Ora Nimrod assume la forma umanoide di Bastion, ma mantiene il tono metallico di voce <<Io non posso essere fermato. Ho atteso troppo, ma presto eseguirò la mia direttiva primaria. L’umanità deve essere protetta dalla minaccia mutante ed il modo migliore per riuscirci è sterminare i mutanti dal primo all’ultimo.>>

                E Bixby sa che ne è capace, ma se qualcuno può fermarlo quello non è lui e non gli rimane che sperare di sopravvivere a ciò che sta per succedere.

 

            Nella sala riunioni della Procura Distrettuale di Manhattan, il Procuratore Connie Ferrari ascolta una storia che considera quasi incredibile. Ora deve prendere una decisione, forse una delle più difficili da quando ha preso possesso di quella poltrona che ora pare scottare enormemente. Si rivolge al Commissario di Polizia Arthur Stacy:

-Suggerimenti?-

-Uno solo: procedere.-

            Connie sospira, poi…

-E allora procediamo.- conclude.

 

            Il mio nome è Matt Murdock e sono un avvocato e presto in Tribunale combatterò una delle più importanti battaglie della mia professione. Non è la prima, non sarà l’ultima. Nella mia professione non capita spesso di poter dire, credendoci, che ci si sta battendo per il trionfo della verità e della giustizia. Ebbene, questa è una di quelle volte

            Sono anche Devil, un supereroe, come amano chiamarmi ed in questa veste combatterò la stesa battaglia con altri mezzi. Il mio istinto mi dice che il pericolo è alle porte. Da qualunque parte arrivi io sono pronto.

 

 

FINE QUARTA PARTE

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Per quest’episodio non ci sono che poche note:

1)       I Ninja della Mano sono vecchi avversari di Devil. A quanto pare, hanno ricevuto l’incarico di ucciderlo da Mr. Bixby e dai suoi misteriosi capi. Ma chi sono questi capi? La risposta (forse) al prossimo episodio.

2)       La Pantera Nera arriva su queste pagine ed è destinato a rimanerci per un bel po’ di tempo. Speriamo che la novità non vi dispiaccia

3)       Che piano abbia Richard Fisk dovrete aspettare un  pò (ma non troppo, tranquilli) per saperlo.

Nel prossimo episodio: una festa, incontri pericolosi, attentati e l’arrivo di Bastion, il tutto condito dalla presenza di ospiti d’eccezione. Come? Vorreste saperne di più? Abbiate pazienza e potreste anche sapere come uno come Devil possa cavarsela contro un avversario del calibro di Bastion/Nimrod… forse. -_^

 

 

Carlo



[1] In Daredevil. Vol 1° #187/190 (Fantastici Quattro, Star, #21/24).

[2] Due episodi fa, per noi.

[3] Vedi Spectacular Spiderman Vol 2° #139/161 (Uomo Ragno, Star #95/96-98/102-104/106-108/110-112/114-116).

[4] Sempre due episodi fa

[5] Per i retroscena ed una cronaca più approfondita della quale devo invitarvi a (ri)leggere X-Men #10/12.

[6] Eh si, quello Marvel è un mondo pieno di paradossi temporali. -_^