L'UOMO SENZA PAURA
N° 37
(PARTE
PRIMA)
Di Carlo Monni
1.
È una
giornata come tante altre allo Studio Legale Nelson & Murdock, il che vuol
dire che il minimo che può accadere è l’inaspettato. D’altra parte, cos’altro
ci si può aspettare da uno studio che ha o ha avuto, tra i suoi maggiori
clienti i Fantastici Quattro, il Principe Namor, Hulk, Thor ed un buon numero
di altri supereroi e supercriminali in costume nel corso degli anni? Io dovrei
saperlo, dopotutto sono il capo di questo studio. Il mio nome è Matt Murdock e,
come dicono nei film e nei romanzi, questa è la mia storia, una delle tante
almeno.
Tutto comincia con l’entrata nello studio di
tre uomini. Io sono cieco e debbo affidarmi ai miei sensi rimanenti, che lo
stesso sfortunato incidente che mi ha privato della vista ha acutizzato, per
non parlare di un senso radar che mi permette di visualizzare le cose intorno a
me, formando nella mia mente un’immagine forse incompleta, ma più che
sufficiente di ciò che mi circonda. Mi piace pensare che grazie ai miei
supersensi mi posso formare degli altri un’immagine più veritiera perché non si
ferma all’apparenza, ma forse è solo un modo per consolarmi dell’essere
cieco. I nuovi arrivati stanno facendo
sensazione tra il personale e non c’è da stupirsi, visto che uno di loro è
bello, alto e schifosamente ricco. Ha anche le ali e la pelle blu, ma potremmo
dire che sono particolari secondari rispetto al resto. Quando la mia segretaria
li fa accomodare, so già abbastanza cose su di loro grazie ai miei sensi.
Warren Worthington III, noto anche come Arcangelo, non ha bisogno di molte
presentazioni e nemmeno uno degli altri suoi accompagnatori: Emerson Bale, uno
dei più famosi avvocati del paese, il suo Studio Legale ha filiali in tutte le
maggiori città della nazione da qui a Los Angeles, al suo confronto lui è un
gigante ed io una formica, ma una formica molto fortunata ed in gamba. La
famiglia Worthington e le Worthington Enterprises sono tra i maggiori clienti
di Bale & Associati e questo non è un segreto per nessuno, quindi perché
venire da me? Per non parlare del terzo uomo, finora silenzioso. Di lui non so
molto, a parte quello che ho appreso da una discreta indagine mentre aspettavo
il loro arrivo. Si chiama Paul Bailey, è un avvocato anche lui, vive ad Albany,
è vedovo ed ha due figli piccoli. Ho detto vedovo, ma non è del tutto corretto:
sua moglie Sara, un’attivista pro mutante, scomparve dopo che la sua casa
esplose, fatta saltare in aria da un gruppo di estremisti antimutanti; non fu
mai ritrovata ed il marito non l’ha mai fatta dichiarare ufficialmente morta,
sebbene potesse. Immagino che non si smetta mai di sperare.
Naturalmente, c’è sempre l’annosa domanda:
perché due stimati avvocati ed un miliardario si sono rivolti a me? Faccio la
domanda con molto garbo e Worthington sta per rispondermi, quando, Emerson Bale
lo previene:
-Si
tratta di una faccenda molto grossa, Matt e genererà molta pubblicità.. Abbiamo
deciso che era meglio coinvolgere anche un avvocato che non avesse legami
diretti coi mutanti e che fosse anche esperto di problematiche legate ai
superesseri, uno come te, insomma.-
-Quando
dici abbiamo, Emerson, di chi parli?- chiedo –Tu e chi altro?-
.Io naturalmente.- interviene Worthington –Immagino, avvocato Murdock,
che abbia già sentito parlare del C.A. Box.-
Si riferisce al suo
network di assistenza ai mutanti che ha sede al Chrysler Building.
-Certo.- risponde –E la considero un’iniziativa meritoria, ma questo
non risponde alla mia domanda.-
-Di recente il C.A. Box ha ricevuto una chiamata da un giovane mutante
che chiedeva aiuto. Abbiamo verificato la sua storia. Ne ho parlato con i miei
legali ed eccoci qui, per chiedere il suo aiuto.-
-E per cosa?-
È Emerson Bale a
rispondermi:
-Una class action come mai se ne sono viste, Matt: una causa contro il
Governo degli Stati Uniti per oltre 100 milioni di dollari.-
Mi scappa un fischio.
-Un bel mucchio di soldi. E per quale motivo?-
Stavolta è Paul Bailey
ad intervenire.:
-Avvocato Murdock, ha mai sentito parlare dell’Operazione Zero
Tolerance?-
Il luogo è un locale
del Bronx, uno di quelli che non compaiono sulle guide per turisti. È popolato
da vari esemplari di umanità ed in un tavolo d’angolo stanno due persone.
Entrambi sono neri. Uno ha i capelli crespi e scuri, con qualche filo grigio
alle tempie, porta occhiali neri anche in quell’ambiente poco illuminato, ma
non c’è da stupirsene, perché Willie Lincoln è cieco da quando una granata gli
esplose in faccia, troppo tempo fa, in una guerra che molti preferirebbero
dimenticare. L’altro è massiccio, completamente calvo, indossa un impermeabile
ed una bombetta che potrebbe sembrare ridicola, ma basta uno sguardo alla sua
faccia per capire che non conviene scherzare con lui, perché Nathaniel Byrd,
detto Blackbyrd, non ha bisogno di atteggiarsi a duro, lui è un vero duro e chi
non l’ha capito in fretta, ha avuto a malapena il tempo di pentirsene. C’è una
terza persona al loro tavolo, un uomo, un portoricano ed è visibilmente
nervoso.
-Ti consiglio di calmarti Fernando, o ti verrà un colpo.- gli dice
Blackbyrd.
-Non sai che rischio corro a farmi vedere con voi Blackbyrd …se certa
gente sapesse perché siamo qui, la mia vita non varrebbe un soldo bucato-
-Faremo in fretta.- ribatte Blackbyrd –Allora, hai davvero le
informazioni che cerchiamo?-
-Ho dovuto faticare un pò per trovarla e…-
-Non sperare di tirare sul prezzo, Fernando, ho scarsa pazienza.-
-Calma Blackbyrd.- interviene Willie –Tu dicci quello che sai e forse
ti daremo un extra, amico.-
-Oh bene… ecco quello che so.-
Poco più tardi l’uomo
esce dal locale contando i suoi soldi, quando una figura esce dall’ombra.
-Allora?- chiede -È andato tutto bene?-
-Oh si, Señor Lapide, proprio come aveva detto, Ora hanno quelle
informazioni, proprio come lei voleva e non sospettano di niente. Il Gufo sarà
soddisfatto.-
L’albino chiamato
Lapide sorride sinistramente.
-Lo sarà, Fernando, se tu terrai la bocca chiusa sul nostro accordo.-
-Oh non si preoccupi Señor Lapide, sarò muto come una tomba.-
Improvvisamente Lapide
scatta e lo afferra alla gola, sollevandolo da terra.
-Ne sono convinto, Fernando.- dice -Infatti, i morti non parlano… mai.-
Si ode il suono delle
vertebre del colo che si spezzano, poi, mentre lascia ricadere a terra la sua
vittima, il killer albino dice:
-E a proposito: è Lapide, non Señor Lapide, semplicemente Lapide.-
2.
Ok, forse vi sarete stancati di sentirmelo dire, ma il fatto è che sono
un giornalista e questo vuol dire anche che sono un tipo molto curioso.
Prendiamo quello che è avvenuto di recente a New York: qualcuno ha piazzato una
bomba al Radio City Music Hall; l’atto è stato rivendicato da un gruppo estremista
islamico. Le indagini hanno portato all’arresto di tre uomini d’origine
mediorientale, ma c’erano molti dubbi sulla loro colpevolezza, almeno secondo
l’avvocato di due di loro, Matt Murdock, ed io ho imparato a fidarmi di Matt.
Nei giorni che hanno preceduto il processo sono avvenuti altri fatti, come, ad
esempio: l’assalto al palazzo della W.F.S.K. TV da parte di un commando di
sedicenti terroristi arabi che chiedevano la liberazione degli arrestati in
cambio della vita di un gruppo di ostaggi, fortunatamente salvati
dall’intervento del mio amico Devil e dei Vendicatori. Il giorno del processo,
poi, mentre il Tribunale Federale veniva preso in ostaggio da un pazzoide che
si faceva chiamare il Tribuno, deciso a “giustiziare” gli imputati, nelle
strade scoppiava un’improvvisa epidemia collettiva d’odio, che richiedeva
l’intervento di quasi tutti i supereroi cittadini per essere sedata. E come
ciliegina sulla torta, il Tribuno ed i suoi uomini sono stati uccisi a distanza
da qualcun altro e lo stesso è accaduto ai tre imputati, saltati in aria sul
furgone che li riportava in carcere.[1]
A questo punto, viene spontaneo chiedersi se sia tutto collegato e se ci sia
una sola mente dietro a tutti questi avvenimenti. Ma se la risposta è: si,
quale scopo aveva e, magari, ha ancora? Il vostro Ben Urich ha intenzione di
scoprirlo e se conosco bene Devil, non sono il solo.
A volte tutto quello che desidero è staccare dal
mondo che mi circonda e rilassarmi. Certo ci sono tanti modi per farlo, ma il
mio preferito resta: vestirmi con una tuta rossa e spenzolarmi sopra la città,
appeso ad un cavo retrattile che esce dal mio bastone. In questi momenti,
quando divento Devil, l’Uomo senza Paura, come qualcuno ama chiamarmi, c’è solo
il divertimento, la sensazione del vento sulla faccia. Per finire in bellezza
la serata ci vorrebbe proprio un bello scontro con Stilt Man o qualche altro
buffone in costume, proprio come ai vecchi tempi. Ahimè, se il mio superudito
non m’inganna, pare che dovrò accontentarmi solo di un paio di comuni
rapinatori.
Il
bello di una città come New York è che davvero non dorme mai. A qualunque ora
del giorno e della notte potete trovare un negozio aperto, come il minimarket
sotto di me, ad esempio, attualmente oggetto di un tentativo di rapina. Ok,
vediamo di fare il punto della situazione, prima di gettarci a capofitto nei
guai. Ci sono cinque persone lì dentro: uno e grosso, decisamente sovrappeso,
il cuore gli batte come un martello pneumatico, ansima, è uno dei clienti e
sento l’odore della sua paura sin da qui; accanto a lui c’è una donna, anziana,
magra, ha paura. Il gestore del negozio manda molti segnali: paura, rabbia,
rassegnazione. Ma i più interessanti sono i rapinatori. Sono chiaramente
giovani, respiro e battito sono irregolari, posso quasi sentir scorrere
l’adrenalina e qualcos’altro, sono indubbiamente “fatti” di qualcosa e sono
nervosi ed armati, miscela pericolosissima. Non ho molta scelta, devo
intervenire subito, prima che accada qualcosa d’irreparabile. Sento uno dei due
che urla all’indirizzo del gestore, è sempre più agitato e se perde il
controllo…
-Ehi amico, non è un po’ tardi per una pizza?-
dico.
Lui si volta e mi
vede, in piedi sulla soglia del negozio, un bel bersaglio per la sua arma. Il suo tempo di reazione, per mia fortuna, non
è rapido come il mio. Prima che abbia finito di alzare la sua pistola nella mia
direzione, io getto il mio bastone, che raggiunge il polso, del ragazzo,
facendogli cadere l’arma. Contemporaneamente, salto, faccio una doppia capriola
e lo colpisco con un doppio calcio alla mascella. Non è un supercriminale, cade
immediatamente ed io mi ritrovo in ginocchio dinanzi al suo compare, che mi
punta addosso la sua arma. La tiene con entrambe le mani, trema, è nervoso,
potrebbe scappargli un colpo come niente. Devo stare attento.
-Vattene!- mi urla –Vattene via!-
-Attento a quello che fai, figliolo.- gli dico.
A
giudicare da quel che posso capire è dannatamente giovane, non doveva essere
nemmeno alle elementari quando io ho affrontato Electro per la prima volta, ormai
un sacco di tempo fa, troppo giovane per finire nei guai, ma ormai è troppo
tardi per questo.
-Vattene o ti ammazzo, ammazzo tutti!-
Disarmarlo
non è un problema, conosco almeno sette modi per farlo, di cui uno letale e tre
fanno molto male.[2] So quale
sceglierebbe il Punitore, ma io spero sempre in un risultato migliore, mi alzo
lentamente, tutti i sensi all’erta, pronto a scattare alla minima variazione
del battito cardiaco o di altri segni vitali.
-Vuoi davvero finire in guai peggiori di quelli in cui
già sei, ragazzo? Se ti arrendi adesso, al processo ne terranno conto, vedrai,
ma se spari, sarà tutto molto diverso.-
Esita,
solleva la pistola, mi preparo a muovermi, poi lo sento rilassarsi, se non
sbaglio sta per crollare, se solo…
Lo
sparo eccheggia rompendo il silenzio, ma non sono io ad essere colpito, è il
ragazzo a cadere. Ero così concentrato su di lui, che non ho notato il
proprietario del negozio prendere una pistola e sparare. Mi giro verso di lui e
lui dice:
-Stava per spararti, Devil, ha avuto quel che si
meritava.-
Mi
mordo le labbra e gli strappo l’arma dalle mani. Ci sono cose che vorrei dirgli, ma sarebbe inutile, mi trattengo
anche dal colpirlo, non mi darebbe molta soddisfazione.
-Chiama un’ambulanza… adesso!- gli intimo.
Mi
volto verso il ragazzo e sento il suo respiro che si affievolisce, il sangue
che gli invade i polmoni e mi chiedo perché? Ma so che non avrò risposta
stanotte.
Contrariamente
a quanto si crede comunemente, il Bronx non è solo una zona degradata della città di New York. Nella parte più
settentrionale, quasi al confine con la Contea di Westchester, si trova la zona
di Riverdale con le sue ville signorili, spesso abitate da famiglie giunte
nella zona al seguito degli Olandesi, o dei loro successori britannici, ben più
di 300 anni fa. In una di queste ville sta avendo luogo un meeting che possiamo
definire di notevole importanza per la nostra storia.
Le persone riunite non
accetterebbero facilmente di essere definite dei cospiratori, preferiscono
chiamarsi dei cittadini preoccupati del bene pubblico, convinti che il suddetto
bene pubblico sarebbe meglio gestito sotto la loro illuminata guida, piuttosto
che sotto quella degli eletti dal popolo in democratiche elezioni. I loro nomi
sono destinati a restare segreti per ora, ma non i loro scopi
-Signori...- dice uno di loro –... Dopo gli esperimenti dei giorni
scorsi, siamo pronti a dare il via alla nostra campagna. Il nostro primo
bersaglio sarà quest’uomo.- su uno schermo incassato in una parete appare la
foto di un uomo di circa 50 anni, capelli grigi e baffetti –Il suo nome è
Richard Dexter ed è il vice capo dello Staff del sindaco. Ho già preso gli
accordi necessari: a mezzogiorno di domani sarà morto.-
-Su questo potete contarci.-
E mentre una voce
fredda pronuncia queste parole, un piccolo tagliacarte vola nell’aria per
conficcarsi proprio nel centro della fronte dell’immagine sullo schermo.
3.
Almeno due volte alla settimana mi
piace pranzare con il mio vecchio amico Franklin Nelson, detto “Foggy”. Io e Foggy
non siamo solo amici dai tempi dell’Università, ma siamo stati soci per anni ed
anche adesso che lui ha lasciato la professione privata per diventare
Procuratore degli Stati Uniti per il distretto Sud dello Stato di New York, il
suo nome è rimasto nella ragione sociale dello studio, che è e rimane: Nelson
& Murdock. Approfitto dell’occasione per parlargli del caso portatomi da
Emerson Bale.
-Un gruppo di
mutanti che fa causa al Governo per violazione dei loro diritti civili per
complessivi 100 milioni di dollari?- commenta Foggy –Se ne parlerà come la
causa dell’anno, direi.-
-Si potrebbe
anche metterla così…- ammetto -… ma devi convenire che era ora che si
scoperchiasse il nido di vermi.-
-Ah non lo
so.- replica, ridacchiando Foggy –Sei sempre stato tu il progressista tra noi.
Scherzi a parte, chi sarà della partita?-
-Oltre a me
ci sono Emerson Bale, Jeryn Hogarth, oltre ai rispettivi staff.-
-Vorrei
averlo io lo staff di Hogarth. Ha sempre il suo jet personale con quelle due
sventole per pilota?-
-Non
chiederlo a me, io viaggio sempre su aerei di linea e sono anche cieco.-
-Sempre
spiritoso.- ribatte Foggy addentando un altro pezzo di pizza –Dove presenterete
il ricorso?-
-Siamo ancora
incerti.- rispondo -Alcuni dei nostri assistiti sono stati prelevati in questa
giurisdizione, ma il caso è nazionale e quindi, forse, sceglieremo Washington.-
-Uhm se
inizierete la causa nel Distretto Sud, il mio ufficio dovrà difendere il
Governo. Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto aprire un’inchiesta sulla
faccenda. Posso chiederti come mai i tuoi assistiti hanno aspettato tanto tempo
per iniziare questa causa?-
-Posso
offrirti solo un parere, ma credo che dipenda dal fatto che ultimamente i
mutanti sono visti in modo più positivo rispetto al passato e poi c’è un’organizzazione
pro mutanti come il C.A. Box che si fa carico di tutte le spese.-
-Uhm, ti
auguro buona fortuna… socio.-
E così dicendo, Foggy si fa fuori
un'altra fetta di pizza.
Brighton
Beach, Brooklin, New York, uno dei tanti quartieri etnici di questa città
cosmopolita, abitato per la stragrande maggioranza da gente le cui radici
etniche si trovano nell’Europa dell’Est e più precisamente nelle tre
repubbliche europee dell’ex Unione Sovietica; Russia, Ucraina e Bielorussia.
Per questo, il quartiere è chiamato dai suoi abitanti: “La Piccola Odessa
davanti al mare” o, più in breve, semplicemente Little Odessa. La maggior parte di coloro che ci vivono è
gente onesta che cerca seriamente di vivere una vita dignitosa, ma alcuni, come
sempre accade in questi casi, hanno scelto una via diversa, forse più facile,
sicuramente più violenta. Lo chiamano Crimine Organizzato o Mafia,
affibbiandogli spesso un’etichetta etnica. La mafia russa si è data il nome di
Kombinatzjia, ma il nome ha scarsa importanza, quel che conta è che gli uomini
riuniti in questo salone pensano di avere un compito importante da svolgere: il
Pakhan[3] della zona di New York, Lev Sergeievitch
Rezkowitz, un tipo abbastanza bizzarro e colorito, meglio conosciuto con il
nomignolo di “Ranennyj“, il ferito, si è fatto ammazzare qualche tempo fa da un
gruppo di supercriminali che si fanno chiamare Villains LTD,[4]
cosa, che diciamo la verità, non ha poi rattristato molto chi lo conosceva.
Ranennyj era arrivato al suo posto nel modo più semplice, ammazzando i
concorrenti, e nessuno dei suoi luogotenenti sembra all’altezza di prendere il
suo posto, ma qualcuno dovrà farlo.
Sono tutti nervosi in quel salone, ma tacciono all’ingresso di un
inaspettato visitatore. È un uomo massiccio,
capelli e barba neri, veste elegantemente ed è accompagnato da altri
quattro uomini. Si rivolge ai presenti in russo:
-Immagino
che mi conosciate, ma per chi non lo sapesse, sono Ivan Andreievitch Pushkin,
ma mi chiamano Ivan il Terribile.-
Silenzio. Non c’è un solo uomo in
quella sala che non abbia sentito parlare di lui, Ivan il Terribile, uno dei
più potenti Pakhan di Russia, uno dei più temuti.
Ivan sorride, un sorriso che inquieta i
presenti.
–Sono venuto per risolvere i vostri problemi
nella scelta del nuovo Pakhan di New York… in maniera permanente.- dice sempre
sorridendo, poi si sposta e lascia passare una figura rivestita da capo a piedi
da un costume scuro, sopra il cui occhio sinistro è disegnata una croce. Ivan
parla di nuovo:
-Vi
presento il confessore, uno dei più letali assassini al mio servizio. Come il
suo nome fa capire, ha una certa mania religiosa, ma è molto efficiente, come
capirete da soli.-
Le porte alle spalle di Ivan il
Terribile vengono richiuse dai suoi scagnozzi e l’uomo chiamato il Confessore
punta verso gli uomini davanti a lui una specie di fucile.
-Pentitevi
dei vostri peccati!- dice in russo, poi spara.
I soli rumori che si odono sono i gemiti
strozzati di coloro che vengono uccisi, poi le porte sono riaperte ed Ivan esce
dal salone.
-Bisognerà
far ripulire tutto quel sangue. Commenta, poi si rivolge ad un uomo biondo, con
i capelli tagliati corti alla militare ed una barba rada:
-Ho
il piacere di annunciarti, Alexei Kostantinovitch, che da oggi sei il nuovo Pakhan della Kombinatzjia di New York. Confido che non dimenticherai
chi l’ha reso possibile.-
-Non
lo farò Ivan Andreievitch.- risponde Alexei Kostantinovitch Gerasimov –Il
legame fra le nostre Kombinatzjia è indissolubile.-
-Quei
tipi della…come si chiama? Ah sì, Villains LTD ci hanno fatto un favore.-
commenta Ivan -Ranennyi con le sue stranezze stava diventando troppo scomodo
per gli affari In fondo, ci hanno risparmiato il fastidio di provvedere noi
alla sua eliminazione. Ora, Alexei Kostantinovitch, pensiamo agli affari.-
Ivan il Terribile ride ancora,
indifferente ai morti che si lascia alle spalle.
Il nome della donna è Deborah
Harris, è il nome con cui è nata e che ha ripreso ad usare dopo il divorzio da
Franklin “Foggy” Nelson, un divorzio di cui le riesce difficile ricordare i motivi,
a parte il fatto che ne è stata lei la sola responsabile. Di certo, Foggy non
si meritava di essere tradito e con un tipo come quel Micah Synn, per giunta.[5]
Meglio lasciar perdere i brutti ricordi, meglio non pensare che lei non è mai
stata quel che si dice una brava ragazza e che gli errori del passato tendono
sempre ad influenzare il presente. Nel suo caso, il passato è tornato con il
nome di Abner Jonas. Jonas era un amico di suo padre, Bernard Harris, influente
uomo d’affari con ambizioni politiche. Insieme avevano fondato un terzo
partito, il Partito Riformista e si erano presentati alle elezioni generali
cittadine, ma Bernard Harris ignorava due cose di Abner Jonas: la prima era che
sua figlia Debbie ne era diventata l’amante e la seconda era che Jonas, con il
nome di Organizzatore, era il leader di una cospirazione criminale per prendere
il potere a New York e che lui e gli altri candidati, tra cui un Foggy Nelson
irretito proprio da Deborah, erano solo marionette nelle sue mani Devil scoprì i suoi piani, convinse Debbie a
testimoniare contro di lui e Jonas finì in prigione per anni.[6]
Debbie se la cavò con pochi mesi, per poi rientrare nella vita di Foggy,
innamorarsi realmente di lui e sposarlo, peccato che finì com’è finita. Ed ecco
che torniamo al tema del passato che ritorna. Proprio quando Debbie pareva aver
trovato un nuovo equilibrio ed una nuova serenità accanto a Matt Murdock, Jonas
si è rifatto vivo con lei ed ovviamente non sono state buone notizie. A quanto
pare, aveva scoperto certi peccatucci del padre di Debbie che avrebbero potuto
rovinare la sua carriera di consigliere comunale e per non divulgarli esigeva
un prezzo molto alto. Molto stupidamente, Debbie si era presentata a casa di
Jonas armata, ma non aveva avuto, diciamo così, il coraggio di ucciderlo. La
sua performance era, però, stata registrata su nastro e Jonas l’aveva usata per
ricattarla e convincerla ad unirsi a lui. Debbie aveva esitato, ma alla fine
aveva deciso di raccontare tutto a Matt. Lui non le aveva voltato le spalle,
insieme avevano chiamato il Procuratore Distrettuale e deciso una strategia:
Debbie avrebbe finto di accettare le proposte di Jonas ed avrebbe agito come
una quinta colonna nella sua organizzazione.
Questo è accaduto settimane fa e nel
frattempo, Jonas non ha dato notizie di se, sino a quest’oggi, quando il cellulare di Debbie è squillato e,
rispondendo, lei ha sentito una voce familiare:
-Sei sola, mai cara?-
Debbia
pensa a Matt che l’ha da poco lasciata per recarsi in ufficio, vorrebbe che
fosse con lei a sostenerla..
-Si sono sola.- risponde.
-Molto bene.- commenta Jonas –ho un piccolo
incarico da affidarti. Puoi essere all’indirizzo che sai tra mezz’ora?-
-S... si Abner.-
-Bene, ti aspetto, non tardare.-
Quando
la comunicazione s’interrompe. Debbie rimane a fissare il telefono, poi sospira
e compone un numero telefonico che conosce molto bene.
4.
La sala riunioni dello Studio Legale
Bale & Associates mi appare immensa, se confrontata con quella del mio
studio e da quanto posso capire, anche Becky Blake la pensa allo stesso modo,
Becky è l’Amministratrice dello Studio, ma è anche una ragazza eccezionale:
nonostante fosse rimasta ferita in modo grave a causa di un aggressione subita
al college, che le ha fatto perdere l’uso delle gambe, ha continuato a studiare
con tenacia, alla fine si è laureata a pieni voti. Solo da pochi anni ha
sostenuto e superato l’esame d’ammissione alla pratica forense ed io,
ovviamente, non ho esitato ad assumerla e, consentitemi di dirlo, è stata
un’ottima scelta. Gli altri presenti sono: Emerson Bale, Jeryn Hogarth, Paul
Bailey e qualche loro avvocato di scorta, in più ci sono anche Warren
Worthington III o, se preferite, Arcangelo ed un altro uomo massiccio, sui 45
anni almeno, da cui i miei sensi ricevono strani segnali. Da lui irradia una
sensazione di forza, ma sento anche uno sforzo continuo come per tenere a bada
qualcosa. C’è altro di strano: il suo braccio sinistro sembra più pesante
dell’altro, come se fosse rivestito d’acciaio o, meglio ancora fosse fatto d’acciaio,
ma, se mi concentro di più, percepisco che in qualche modo strano quel braccio
è fatto di materia organica e non di semplice metallo.
Vengono fatte le presentazioni ed io
mi rivolgo all’uomo che è seduto accanto ad Arcangelo:
-Non credo di
aver capito bene il suo nome Mr…-
-Nathan C.
Summers.- risponde l’uomo –Sono avvocato ma non esercito, il mio ruolo qui è,
diciamo, di consulente per conto di Mr. Worthington. Può chiamarmi un esperto
dell’Operazione Zero Tolerance, se vuole.-
-Comprendo.
Un’esperienza di prima mano, devo presumere?-
-Potremmo
anche chiamarla così, sì.-
È chiaro che non è un uomo comune,
ma non è di lui che m’importa adesso. Non è una minaccia e tanto mi basta. Mi
rivolgo ai colleghi:
-Signori, ho
letto il dossier dell’avvocato Bailey ed ho deciso: potete contare su di me in
quest’impresa. Sarà dura e difficile, ma non ho dubbi che, a prescindere da
tutte le altre considerazioni, ci batteremo per una causa giusta.-
-Sarà una
causa di cui si parlerà per anni….- interviene Jeryn Hogarth -.. che la
vinciamo o che la perdiamo.-
-Non sarà
solo una causa civile.- commento io –sarà una vera battaglia per i diritti
civili, come non se ne vedevano da tanto tempo. Credo che sarà questo il punto.
Squarceremo un velo e nessuno potrà più dire: “Io non sapevo”, è una grossa
responsabilità..-
-Troppo
grossa?- interviene Arcangelo.
-È questo che
lei vuole no?- ribatto –Non sono i soldi l’importante, lei vuole una vittoria
d’altro genere. Bene, è una battaglia che combatto volentieri, cominciamo a combatterla,
allora..-
Per usare una frase fatta: il dado è
tratto.
Due giorni dopo,
presso la Corte Federale del Distretto Sud dello Stato di New York viene
presentato un ricorso molto voluminoso sotto forma di una class action, un
azione cioè fatta non solo per coloro che hanno presentato il ricorso, ma anche
per tutti coloro che fanno parte della stessa categoria. Il ricorso cita il
Governo degli Stati Uniti per molteplici violazioni dei diritti civili, somma
richiesta: 10 milioni di dollari per ognuno dei ricorrenti. Un analogo ricorso
è presentato in New Mexico per gli stessi importi ed in favore di altre tre
persone, infine, un ultimo ricorso è presentato a Washington preso la Corte dei
Reclami Federali.
Quasi
contemporaneamente, la notizia arriva a giornali e TV dell’Intera Nazione,
scatenando una vera bufera mediatica. A Washington, in quest’anno elettorale,
le acque sono fin troppo mosse, spira vento di tempesta.
Il Senatore Robert Edward Kelly
sospira. Gli errori del tuo passato non ti lasciano mai riposare, pensa, ed io
ne ho fatti di gravi e pesano come macigni sulla mia coscienza, Sembra che sia
venuto il momento di fare i conti con essi. E sa come fare. Sarà il suo canto
del cigno al Senato, forse, ma se ne andrà con stile. Gli torna in mente un
vecchio detto: “La strada dell’Inferno è lastricata di buone intenzioni”. Le
sue intenzioni erano davvero buone, ma a cosa hanno portato alla fine? È una
domanda che per adesso, non avrà risposta.
FINE
PRIMA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Poche le cose da dire su quest’episodio, ma importanti,
cominciamo, dunque, senza indugi.
1)
Accade di rado vedere i
mutanti interagire col normale Marvel Universe e questo l’ho sempre considerato
un errore. In questa sequenza di episodi vedrete apparire molti mutanti conosciuti
e non e toccheremo tematiche mutanti da un punto di vista che spero troverete
inusuale ed interessante.
2)
Emerson Bale, capo dello
Studio Legale Bale & Associates è un personaggio creato da Tony Isabella
& Don Heck in Champions #5 (pubblicato in Italia su Capitan America, Corno,
#11/112). È un vecchio amico di famiglia dei Worthington ed avvocato sia della
famiglia, che delle industrie del cui consiglio direttivo ha anche fatto parte.
3)
Jeryn Hogarth, invece, capo
anche lui di uno studio legale molto grande, è stato creato su Iron Fist #6
(Marvel Collection #3) da Chris Claremont & John Byrne e come Bale e Matt è
specializzato in casi che coinvolgono superumani.
4)
Paul Bailey è un personaggio
semidimenticato. Si tratta del marito di Sara Grey, la sorella maggiore di Jean
Grey, alias Fenice. Scomparsa misteriosamente anni fa su X-Factor #12 (X Marvel
#14), si è poi saputo che è stata assorbita dall’entità collettiva nota come
Phalanx e che, a tutti gli effetti pratici, si deve considerare morta. Cosa significhi
questo in un mondo come quello Marvel e quando sono coinvolti i mutanti, è
aperto a dibattito. -_^
5)
Nathan Christopher Charles
Summers, alias Cable, è davvero un avvocato, come rivelato su X Force #40 (X
Universe #4). In questa serie mi sembrava una citazione doverosa
6)
Ivan il Terribile è apparso
per la prima volta in numeri inediti della serie, ormai defunta, Maverick,
dedicata all’omonimo mutante tedesco; Di lui torneremo a parlare in futuro qui
od in altre serie. Alexei Kostantinovitch Gerasimov, è, invece, una mia
creazione.
7)
Si riprendono in questa storia delle sottotrame che parevano
dimenticate, ma che presto giungeranno a maturazione, come, ad esempio, i piani
di Abner Jonas.
Nel prossimo episodio: comincia la
battaglia legale, il Senatore Kelly fa le sue mosse e nel frattempo nubi nere
si addensano all’orizzonte e naturalmente Devil ha il suo bel daffare a causa
del ritorno di… Ma no! Perché dirvelo adesso? Lo scoprirete al momento giusto.
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Carlo