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N° 87
NEL CENTRO DEL MIRINO
1.
Natasha Romanoff, meglio conosciuta in certi
ambienti come la letale Vedova Nera, giace sdraiata nel grande letto
matrimoniale della sua camera ed accarezza i capelli, rossi proprio come i
suoi, del suo compagno di vita Matt Murdock, alias Devil, l’Uomo senza Paura, e
gli dice:
-Certo che tu i guai con le donne te li vai proprio a cercare.-
-Altrimenti non sarei qui.- ribatte lui in tono scherzoso mentre le
accarezza il ventre ormai palesemente arrotondato dalla gravidanza in corso, un
evento che li sta facendo riconsiderare molte cose della loro vita.
-Stupido.- lo rimprovera ridendo Natasha -Scherzi a parte, quella Lady
Bullseye è davvero pericolosa. Vorrei essere in grado di aiutarti come l’ultima
volta[1]
ma questa pancia ormai mi limita troppo e non posso pensare solo a me stessa
ormai.-
-Me la caverò.- risponde Matt -L’ho sempre fatto, no?-
-Come stanotte?-
Lui non risponde, la
sua mente sta tornando ad eventi accaduti solo poche ore prima.
Solo pochi minuti fa Lady Bullseye, la ninja giapponese al servizio
della Mano, mi ha fatto precipitare dalla terrazza di una delle suite
dell’Hotel Peninsula e non contenta, mi ha seguito per accertarsi che non
riuscissi a salvarmi.[2]
Cadiamo insieme compiendo una serie di capriole che attenuino gli
effetti dell’atterraggio sulla tettoia dell’ingresso.
Devo ammirare il suo
stile, è molto in gamba. Per certi versi mi ricorda Elektra. Stesso
addestramento, è ovvio. La Mano ha trovato un degno rimpiazzo, devo ammetterlo.
Rimbalza sul telone
che ricopre la tettoia e ricade al suolo.
-Non avrai paura a seguirmi, vero, Devil?- mi dice ridendo.
La mia risposta è un
doppio salto mortale che mi porta davanti a lei. Resto fermo in attesa della
sua mossa Il mio serio problema con lei è che riesce ad ingannare i miei
supersensi. Io sono cieco ma lo stesso materiale radioattivo che mi ha privato
della vista ha amplificato i restanti quattro sensi dotandomi anche di un senso
radar che mi permette di percepire i contorni di cose e persone intorno a me,
ma lei riesce ad eliminare il suo odore ed a controllare il ritmo del cuore e
del respiro annullando il vantaggio che ho di solito sugli altri miei
avversari, compreso il suo idolo Bullseye.
Colpisce
improvvisamente senza che io abbia percepito la minima variazione nel suo
battito cardiaco. Solo un lieve spostamento d’aria che mi permette di
accompagnare un calcio rotante che altrimenti mi avrebbe steso.
-Avanti, Murdock… mi sussurra -… combatti, mostrati all’altezza della
tua fama.-
Spero che nessuno
l’abbia udita fare il mio vero nome. C’è in giro già fin troppa gente che sa
chi si cela sotto la maschera di Devil. Se si risapesse in giro che Devil è
l’avvocato cieco Matt Murdock, la mia vita sarebbe finita.
Davanti all’hotel si
sta radunando una piccola folla. Osservano me e Lady Bullseye che ci
affrontiamo con la grazia di ballerini in un gioco di mosse e contromosse che
potrebbe durare a lungo, finché uno dei due non si stancherà… o non interverrà
un fattore esterno.
Sento le sirene della
polizia farsi sempre più vicine, poi il rumore di un veicolo pesante, un
furgone. Si ferma davanti all’hotel e ne scendono persone sicuramente armate.
Una voce femminile
dal tono risoluto afferma:
-Sono il Tenente Jones di Codice Blu. Ti consiglio di non muoverti o
dovremo spararti.
Charlotte Jones è un
tipo duro e determinato. Essere donna e afroamericana ha significato per lei
dover costantemente dimostrare il suo valore nel Dipartimento di Polizia
cittadino. Di recente è stata promossa e messa a capo dell’unità SWAT[3] che si
occupa di supercriminali.[4] Il suo
debutto in questo ruolo è avvenuto proprio quando Bullseye, Lady Bullseye e il
mutante giapponese di nome Gorgon invasero il Distretto di Polizia di Midtown
Nord[5] e nella
voce della Jones c’è ancora la rabbia per ciò che è accaduto quel giorno.
Lady Bullseye,
invece, è assolutamente calma.
-Non impara mai, Tenente Jones?- dice.
Lancia degli shuriken
che tagliano le canne di alcune pistole e ne otturano altre poi si getta in
mezzo alla folla.
La seguo ma la perdo
immediatamente. Niente odore da seguire, ritmo cardiaco modificato. Potrebbe
essere accanto a me e non lo capirei.
I poliziotti si sono
lanciati alla sua ricerca ma non la prenderanno, lo so, come so che presto ci
ritroveremo di nuovo faccia a faccia.
Diario di Guerra. Annotazione
n. 27. Avevo la testa di Martin Li, il possibile nuovo capo
della Triade del Drago Nero, proprio nel centro del mirino telescopico del mio
fucile da cecchino SR-25. Era un tiro semplice per una tiratrice esperta come me, che avevo
fatto esperienza nei più sporchi teatri di guerra quando ero nei Marines. Una
pressione sul grilletto e addio Mr. Li.
Stavo
per sparare quando ebbi improvvisamente una sensazione che in zona di guerra mi
aveva salvato la vita più di una volta: c’era qualcuno alle mie spalle.
Mi
girai di scatto e mi trovai di fronte un uomo in costume bianco e rosso con una
maschera rossa che ricordava la testa di un drago, cinese almeno da quel che
potevo capire.
Non
persi tempo a chiedergli chi fosse: gli sparai. Il mio errore, dovuto alla
fretta, fu di mirare al petto. Lo vidi cadere ma evidentemente il suo costume
doveva essere antiproiettile come il mio, o peggio era un superumano
invulnerabile, perché si mosse.
Non
esitai. La regola in questi casi è una sola: disimpegno. Gli sparai ancora
mentre correvo verso la porta d’accesso al tetto. Non guardai se l’avevo
colpito, la rapidità era essenziale. Con un po’ di fortuna sarei arrivata al
piano terra prima di lui e mi sarei dileguata in fretta.
L’esecuzione
di Martin Li era solo rimandata. Ora che sapevamo che aveva delle guardie del
corpo superumane, saremmo state pronte per la prossima volta.
2.
Eric Slaughter è un
sopravvissuto, l’ultimo relitto di un’era che va scomparendo e di cui presto
rimarrà solo il ricordo. Ai suoi tempi era uno dei re di Hell’s Kitchen, un
esponente di spicco della cosiddetta mafia irlandese. Aveva costituito
un’organizzazione molto efficiente che si occupava di omicidi su commissione.
Naturalmente, anche se tutti lo sapevano, non era mai stato possibile trovare
una sola prova incriminante nei suoi confronti.
Oggi quell’organizzazione
è sciolta ormai da tempo ed ora lui è solo un vecchio che per passare il tempo
dopo essersi ritirato gestisce una piccola impresa di import-export. Non tutti
ne sono convinti, però.
Slaughter sta esaminando
delle carte seduto alla sua scrivania quando ode del trambusto fuori dal suo
ufficio.
Pochi istanti dopo la
porta si apre ed entra una bella donna dai capelli rossi e occhi verdi che
indossa un ampio abito anch’esso verde. Alle sue spalle un’imbarazzata
segretaria e un uomo che si sta tenendo il polso destro.
-Mi spiace, signore…- borbotta la segreteria -… non siamo riusciti a…-
Slaughter non può
trattenere un sorriso. Ha riconosciuto la donna appena arrivata e sa bene che è
praticamente impossibile impedirle di andare dove vuole.
-Non importa, Miss Fisher.- dice alla ragazza -Parlerò volentieri con
Miss Romanoff. Chiuda la porta per favore.-
Mentre la porta si
chiude alle sue spalle Natasha Romanoff si siede su una comoda poltroncina e
dice:
-Spiacente per la sua guardia del corpo ma credo che il polso gli guarirà
in pochi giorni.-
-Se l’è andata a cercare.- replica Slaughter scrollando le spalle
-Avrebbe dovuto sapere che non è salutare stuzzicare la famosa Vedova Nera. Il
che mi porta a una domanda molto semplice: a che debbo una sua visita?-
-Informazioni. Io spero che me ne possa dare.-
-Io? Temo mi abbia confuso con qualcun altro, Miss Romanoff. Qualche anno
fa forse avrei potuto esserle utile ma ormai sono solo un vecchio che è fuori
dal giro da troppo tempo per servire a qualcosa.-
Natasha fa un sorrisetto
divertito e replica:
-La favoletta del povero vecchio potrà magari incantare qualcun altro ma
non me. Sappiamo benissimo che lei ha ancora dei contatti nel mondo criminale e
potrebbe farmi avere quel che mi serve.-
-Ammesso che sia vero, e non sto dicendo che lo sia, perché dovrei
farlo?- ribatte, calmo, Slaughter.
-Perché un giorno potrebbe tornarle utile la mia amicizia. Sapeva che il
Pakhan[6]
dell’Organizacija[7] di
Mosca è uno dei miei padrini? L’ultima volta che ci siamo visti mi ha parlato
di un vecchio americano con cui faceva affari per importare in Russia certi
beni che ricadono nelle sanzioni imposte dal Governo americano. Chissà che
accadrebbe se al Dipartimento di Giustizia arrivassero voci al riguardo? Forse
sa che il migliore amico del mio uomo, Matt Murdock, è il Procuratore degli
Stati Uniti per questo Distretto.-
Slaughter sospira ed
alla fine dice:
-Vedrò cosa posso fare. Che le interessa sapere?-
-Lady Deathstrike.- risponde Natasha.
-Una killer giapponese psicopatica che ce l’aveva con gli X-Men ed è
stata uccisa di recente da Sabretooth.[8]
È stato facile.-
-Corre voce che sia ancora viva e sia passata al servizio della Yakuza[9]
Vorrei informazioni sui suoi possibili bersagli.-
-Non ho molti
contatti con il Giappone. Fisk[10]
li aveva. Potrebbe chiedere a lui se si sapesse dov’è da quando è finito sotto
protezione federale.-[11]
-Oh, io sono convinta che qualcosa mi saprà dire anche lei.- replica
Natasha e gli lascia un biglietto da visita sulla scrivania -Mi chiami non
appena sa qualcosa.-
Slaughter la guarda
uscire poi comincia a fare delle telefonate.
Quando mi risveglio sono
sola: Martin Li se n’è già andato. Il mio primo pensiero è: Candace Nelson
stavolta hai fatto davvero una stupidaggine e tutto per uno stupidissimo
articolo. Davvero arriveresti a tanto per uno scoop?
Fingermi
una escort d’alto bordo per entrare nelle grazie di Martin Li, imprenditore
cinese sospettato di essere uno dei capi della Triade del Drago Nero a New
York, sperando che si facesse scappare qualcosa dei suoi affari mi era sembrata
una buona idea al momento. Ovviamente contavo di improvvisare qualcosa per
trarmi dagli impicci quando si fosse arrivati al dunque. Indovinate un po’
com’è andata a finire? Ammetto che se Martin Li non fosse un uomo sexy e
affascinante non sarei mai andata fino in fondo.
Mi
metto a sedere sul bordo del letto. Sul comodino c’è una busta. La apro e
quando vedo cosa c’è all’interno quasi svengo. Ho un padre ricco, ma tanti
soldi tutti assieme non li ho mai visti. improbabile
Cosa
faccio adesso?
Conosco quest’aula come
le mie tasche. Anche senza i miei supersensi saprei muovermi al suo interno con
una certa disinvoltura.
Appoggio
il mio bastone accanto al banco della giuria e parlo:
-Signore e signori, siamo arrivati al dunque.
Avete udito le testimonianze, e le argomentazioni dell’Accusa, letto i
documenti, esaminato le prove fisiche. È arrivato il momento in cui dovrete
decidere. Voi, dodici onesti cittadini, dovrete decidere il destino di uomo
aldilà di ogni ragionevole dubbio…-
Proseguo
la mia arringa certo, grazie ai miei supersensi, di avere tutta l’attenzione
della giuria.
Quando
ho finito e la giuria si ritira, sento la voce del Pubblico Ministero che alle
mie spalle sussurra:
-Non ce la farai stavolta, Murdock.-
-Chissà, Maxine, chissà?- replico.
Ovviamente
non ho mai visto Maxine Lavender ma so, da quello che mi ha detto il mio amico
Foggy Nelson, che è afroamericana, alta ed attraente. È in gamba ma tende a
farsi trascinare dalla passione.
Esco
dal Tribunale e raggiungo un vicino locale, noto ritrovo di avvocati difensori,
giudici e pubblici ministeri.
Dai
brani di conversazione che colgo, direi che l’argomento del giorno è ancora il
ritorno dalla morte di Bill Hao, il Procuratore Distrettuale di Manhattan.
Niente di sorprendente. Chissà che direbbero se conoscessero un altro segreto
di Bill Hao, uno di cui, per quanto ne so, solo io e Natasha siamo a
conoscenza?-
-Matt, da questa parte!-
A
chiamarmi è stato proprio Foggy, ovvero Franklin Nelson, il Procuratore degli
Stati Uniti per il Distretto Giudiziario Federale Sud dello Stato di New York e
mio migliore amico.
Accetto
volentieri il suo invito.
-Come vanno le cose?- mi chiede.
-Come al solito.- rispondo -Sono qui ad
aspettare un verdetto.-
-Roba seria?-
-Non saprei. Un uomo ha sparato con un fucile
a pallini contro gli ufficiali giudiziari che venivano a buttarlo fuori di casa
dopo che era stata venduta all’asta. Un’altra vittima della crisi dei mutui.-
-Brutta faccenda ma non giustifica la sua
reazione.-
-Non saprei, Foggy. Di questi tempi la giuria
potrebbe pensarla diversamente.-
O
almeno è quello che spero.
3.
L’auto avanza senza fretta lungo il viale. È
lunga e nera con i finestrini oscurati e questo è insolito in questa tranquilla
zona residenziale fatta di villette a due piani con annesso un piccolo cortile
tutte abitate da famiglie della classe media. Ancora più insolito è che dietro
di essa ce ne sia una identica che procede allo stesso ritmo.
Improvvisamente entrambe
le vetture accelerano e mentre sfrecciano davanti ad una di queste villette i
loro finestrini si abbassano e spuntano le canne di fucili mitragliatori. In un
attimo un volume di proiettili impressionante si abbatte sulla casa.
Gli occupanti delle auto
non restano a vedere i risultati della loro opera: in pochi attimi le loro
vetture sono già scomparse.
Il quartiere di Forest Hills nel Queens è
considerato uno dei più tranquilli e sicuri di tutta New York City, con un
tasso di criminalità bassissimo forse è per questo motivo che Grace Powell,
Vice Procuratore Distrettuale Esecutivo della Contea di New York, ha scelto di
vivere qui, anche se il suo luogo di lavoro è Manhattan ma anche qui i guai
l’hanno seguita.
Non appena la notizia è
arrivata al Daily Bugle né Joe Robertson né Kate Cushing hanno avuto
esitazioni.
-Ci pensi tu, Ben?- mi ha chiesto Robbie.
-Hai bisogno di chiederlo?- ho ribattuto accennando un sorriso.
-Mi raccomando, Urich…- ha aggiunto la Cushing -… ci serve qualcosa di
veramente succoso per l’edizione di domani.-
-Farò quello che posso, Kate.-
M’infilo giacca ed
impermeabile e mi rivolgo a Candace Nelson:
-Vieni con me?-
-Uh… sì, certo.-
Pochi minuti dopo siamo
diretti nel Queens. Durante tutto il viaggio Candace è insolitamente
silenziosa. Non ci vuole un grande talento investigativo per capire che
qualcosa la tormenta ma non posso certo forzarla a parlarmene. Sarà lei a farlo
se e quando lo vorrà.
Finalmente arriviamo.
Conosco il posto: Peter Parker[12] abita
anche lui da queste parti. Chissà che non lo troviamo intento a scattare
fotografie? Quel giovanotto ha un talento naturale per trovarsi al momento
giusto sulla scena di un crimine.
Eccolo, infatti, proprio
di fronte ai nastri gialli che delimitano la zona del crimine che scatta una
foto dopo l’altra.
-Ben… Candace…- ci saluta -… immaginavo che almeno uno dei voi due
sarebbe arrivato.-
-Sei riuscito a sapere qualcosa?- gli chiedo.
-Non molto. Posso dirti che la casa era vuota per fortuna: la Powell era
fuori a cena con un amico mentre i figli più giovani erano assieme a degli
amici in un pub qui vicino.-
-Non c’è anche un figlio più grande?-
-Chris… da quando è all’università vive in un appartamentino a Manhattan,
per questo non era qui nemmeno lui.
-Una bella fortuna per tutti loro.-.-
-La Powell è nota per le sue battaglie contro il Crimine Organizzato.-
interviene Candace -Forse questo è un altro tentativo di intimidazione come con
mio fratello e Kathy Malper l’altro
giorno.[13] Forse
sono gli stessi.-
-Lei e i suoi amici volete farmi concorrenza, Miss Nelson?-
A parlare è stato un
uomo corpulento che sembra uscito da un film noir degli anni 40 con tanto di
cappello Borsalino ed impermeabile stazzonato. Somiglia vagamente a Jerry Lewis
ma con una perenne espressione triste sul viso. Una battuta che circola su di
lui è che non rida più dal 1953 ma è improbabile. Non era neanche nato allora…
credo.
-Tenente Rucker…- ribatto -… non dirmi che le nostre chiacchiere ti
disturbano.-
Terenzio Oliver Rucker,
capo di una delle squadre dell’Organized Crime Control Bureau del Dipartimento
di Polizia cittadino scrolla le spalle e replica:
-I giornalisti mi disturbano sempre, Urich… senza offesa per Miss Nelson
e per Parker.-
-Non puoi dirci qualcosa Terenzio?- insisto.
-Che qui non c’è niente per voi. Non appena avremo qualche notizia da
darvi organizzeremo una conferenza stampa.-
Prima che io possa
ribattere, arrivano delle auto e da una di esse scendono Grace Powell e un uomo
ben vestito dai capelli e baffi neri.
-Chi è quello?- borbotto -Mi sembra di averlo già visto da qualche
parte.-
-Paul Bailey...- risponde, pronta, Candace -… Vice Procuratore Generale
di Stato esperto di diritti civili. Lo hanno mandato qui da Albany per
affiancare la Powell in quel caso del mutante ucciso da un poliziotto.-[14]
-Ora ricordo!- esclamo -Sua moglie è scomparsa anni fa dopo che la sua
casa fu fatta saltare in aria da attivisti antimutanti. Era la sorella di
quella tizia degli X-Men: Jean Grey.-
Peter mi sembra
trasalire al sentire quel nome ma forse mi sbaglio. Come potrebbe conoscere
qualcuno degli X-Men?
-Se ci sono di mezzo quei gruppi fanatici antimutanti o pro mutanti, temo
che ci aspettino guai a carrettate.- dico.
-Usare dei mitragliatori contro una casa non mi sembra nello stile di
quei tipi.- replica Peter -Piuttosto mi fa venire in mente i film di gangster
degli anni 30.-
-E noi conosciamo qualcuno che è un vero fanatico di quel periodo non è
vero? Uno che si veste perfino come se vivesse all’epoca di Al Capone.-
ribatto.
-Bene, avete detto la vostra, ora potete anche filarvela.- interviene
Rucker -Urich… vai a scrivere le tue sciocchezze per quel fogliaccio per cui
lavori… Parker… non hai una moglie e una figlia che ti aspettano? Vai a casa
che la cena ti raffredda. Parker, sto parlando con te.-
-Ah, scusa Terenzio.- replica Peter con aria distratta -Pensavo di aver
sentito qualcosa sopra la nostra testa ma devo essermi sbagliato.-
Ma non ne sembra troppo
convinto.
Allegra Bazin è una giovane donna che ama il
lusso, le comodità ed in generale le cose belle e costose. Non c’è da
sorprendersi, quindi che una volta rientrata a New York abbia scelto di
alloggiare in un attico dell’Upper East Side.
Come unica erede del
piccolo impero criminale del padre Philippe è inevitabile che sia pressoché
costantemente circondata da agguerrite guardie del corpo che però non bastano
ad impedire l’ingresso di una figura che indossa una specie di armatura leggera
con ali ascellari ed un elmetto che ne protegge la testa, un visitatore che
arriva in volo direttamente sulla terrazza e poi entra nel salone preparandosi
a fronteggiare un’opposizione armata.
Allegra è seduta su un
divano con indosso una vestaglia di seta rosa. Con un gesto della mano ferma i
suoi uomini e poi si rivolge al nuovo venuto:
-Darkhawk! Da quanto tempo non ci vediamo?-
-Allegra, dobbiamo parlare… da soli.- ribatte l’altro con voce cavernosa.
-Lo avete sentito? Fuori tutti!-
-Ma…- prova a ribattere uno dei suoi uomini.
-Non vi pago per discutere i miei ordini. Io e Darkhawk siamo vecchi
amici e poi non è il tipo che farebbe del male ad una donna. Quindi andatevene
di qui e non tornate finché non vi richiamo.-
Gli uomini escono
riluttanti e non appena sono soli, Allegra si rivolge di nuovo al supereroe:
-Dunque… immagino che non sia una visita di bentornato, quindi perché sei
qui?-
-Un’ora fa hanno sparato alla casa di
Grace Powell.- risponde Darkhawk
-Guarda caso, il giorno dopo il tuo ritorno in città.-
-E tu pensi che l’abbia ordinato io? Dovresti sapere che non ho nulla
contro quella donna e i suoi figli... tutti i suoi figli. Non sono stata io,
puoi credermi.-
-Ti crederò… per adesso… ma ti
avverto: so che sei tornata per ricostituire l’impero criminale di tuo padre ,
non provare a negarlo.-
Allegra accavalla le
gambe e sorride prima di replicare:
-Sono una cattiva ragazza, non lo nego. Pensavo che la cosa ti piacesse.-
Chris Powell tace
qualche secondo poi replica:
-Ti terrò d’occhio, Allegra.-
-Mi ci abituerò.- ribatte lei, poi aggiunge -A proposito di padri… hai
notizie di Mike Powell?-
-Cosa?-
-Grace Powell dice a tutti che è morto ma io e te sappiamo che non è
vero. Ha scelto di entrare nel Programma Protezione Testimoni ed ha lasciato la
sua famiglia. Una scelta nobile od egoistica, tu che dici?-
-Che non so di cosa parli.-
Senza aggiungere altro
Darkhawk esce sulla terrazza e spicca il volo allontanandosi rapidamente.
Allegra rimane a
guardarlo e sussurra:
-Davvero? Chissà?-
4.
La figura che è appena
saltata sulla terrazza panoramica dell’attico della mia compagna Natasha
Romanoff è riconoscibilissima per i miei supersensi: un vecchio amico in visita
potremmo dire. Suppongo che il suo senso di ragno gli abbia già detto che
nonostante gli sia arrivato di soppiatto alle spalle non sono un pericolo per
lui.
-Ciao Peter.- lo saluto.
Peter
Parker, lo Stupefacente Uomo Ragno, sospira e si gira verso di me dicendo:
-Salve Matt. Stavolta non ho interrotto nulla,
spero.-
-Ero appena uscito per un giro di pattuglia
quando mi sono accorto del tuo arrivo e sono tornato indietro.- replico.
-Beh… sono contento di tanta considerazione,
Devil.-
Sorrido
e ribatto:
Su, entriamo.-
L’Uomo
Ragno mi segue nel soggiorno dove si trovano Natasha e il suo mentore Ivan
Petrovitch.
-Ma guarda: il nostro affezionato amico Uomo
Ragno. A che dobbiamo l’onore?- esclama Natasha
-Me lo chiedevo anch’io.- dico sfilandomi la
maschera e sedendomi accanto a lei.
-Immagino che abbiate sentito dell’attentato
alla casa di Grace Powell.- risponde Peter Parker.
-E chi non l’ha sentito?- Ribatte Natasha -Non
mi sorprende che t’interessi. Non è da quelle parti che abita il tuo caro amico
Peter Parker?-
-Ahem… sì.- risponde imbarazzato l’Uomo Ragno.
Natasha
lo stuzzica. Io non le ho detto chi c’è sotto la maschera dell’Arrampicamuri né
lei me l’ha mai chiesto ma non è stupida e deve aver fatto qualche deduzione,
anche se ha scelto saggiamente di non parlarne.
Peter
prosegue:
-Vorrei potermene occupare ma in questo
periodo sono impegnato in altre faccende[15]
ed ho pensato che intanto Matt avrebbe potuto pensarci.-
-Per questo bastava una telefonata.- ribatte
Natasha .
-Ogni tanto fa piacere rivedere i vecchi
amici. A proposito: la maternità ti dona.-
-Adulatore. Penso che Ivan abbia delle
informazioni che potrebbero interessarti. Non farti pregare vecchio cosacco.-
Ivan
si schiarisce la voce e dice:
-I proiettili recuperati sul luogo della
sparatoria sono compatibili con un Mitragliatore Thompson modello M1921.-
-E voi come fate a saperlo?- chiede un
sorpreso Arrampicamuri.
Posso
solo immaginare il sorriso sulle labbra di Natasha mentre risponde:
-Non sei l’unico ad avere agganci nelle forze
di polizia. Ho fatto un giro di telefonate ed avuto un po’ di risposte. Posso
anche non entrare più nel mio costume attillato ma ciò non vuol dire che sono
priva di risorse.-
-Non l’ho mai pensato.-
-E adesso la domanda: chi conoscete che abbia
una tale passione per i gangster degli anni 30 al punto di vestire come loro ed
usare le loro armi?-
La
domanda è decisamente retorica, tutti noi sapevamo già la risposta che esce
quasi in contemporanea dalle mie labbra e da quelle coperte dalla maschera di
Peter
-Testa di Martello!-
Diario di Guerra. Annotazione n. 706. L’uomo che stavo aspettando uscì dal Police Plaza Uno a tarda sera. Con
tutto quello che stava succedendo ultimamente, non era affatto strano che
facesse gli straordinari.
Si diresse alla sua auto e fu
qui che mi feci viva:
-Ciao Gabe.-
Il Detective di 3° Grado Gabriel
De Salvo, tecnico del laboratorio balistico della Polizia, si girò di scatto ed
impallidì vedendomi.
-Lynn!- esclamò -Sei
pazza a venire qui dove qualunque poliziotto può riconoscerti? Sei ricercata
per l’amor di Dio!-
-Sarebbe la tua
occasione per ottenere la tanto sospirata promozione.- ribattei -Ti basterebbe
un fischio e chissà quanti poliziotti accorrerebbero. Saresti l’uomo che ha
catturato Lynn Michaels, la poliziotta rinnegata divenuta una vigilante per
amore del Punitore. Non è questo che dicono di me ?-
-Beh…-
-È tutto vero.- dissi
lasciando aprire il mio impermeabile mostrando così il mio costume identico a
quello del Punitore -A parte il non trascurabile fatto che non sono mai stata
innamorata di Frank Castle. Ho seguito le sue orme perché lui aveva ragione: il
sistema è marcio e non funziona. La sola giustizia efficace è la sua, per
questo ho deciso di adottarla.-
-Cosa… cosa vuoi da
me?- balbettò De Salvo.
-Visto che è evidente
che non vuoi denunciarmi…- replicai -… immagino che non ti dispiacerà se ti
chiedo un piccolo favore.-
Mi è dispiaciuto non potermi
occupare subito della questione dell’attentato a Grace Powell ma anch’io,
proprio come l’Uomo Ragno, ho le mie priorità.
-Sono arrivato.- dico
-Sicura che sia il posto giusto?-
La voce di Natasha risuona forte e
chiara nell’auricolare incorporato nella mia maschera di Devil:
<<Il mio
contatto ne è certo: dice che appartiene ad una società giapponese che è la
facciata legale di Matsu’o Tsurayaba.>>
-Ma non ha saputo
dirti se è qui che hanno portato Yuriko Oyama.-[16]
<<Ora pretendi
troppo. Diciamo che questo è uno dei posti più probabili.>>
-A proposito, non mi
hai detto chi è il tuo contatto.-
<<Una ragazza
deve avere i suoi segreti. Vorrei essere lì con te.>>
-Lo immagino. Vedrò
di cavarmela da solo.-
<<Lo so che lo
farai.>>.
Scassinare la porta del magazzino è
un gioco da ragazzi per uno con le mie capacità. Entro e lascio che i miei
sensi facciano il loro lavoro.
Il posto sembra vuoto, abbandonato
ma io so che non è così.
-Puoi uscire
dall’ombra Yuriko.- dico -Dovresti sapere che le tenebre non significano nulla
per me.-
La sento venire verso di me con passo
leggero. Sono arrivato troppo tardi: il rituale per riportarla in vita è già
stato effettuato ed ora lei è una schiava della Mano.
-Nessuno mi chiama
più così da tanto tempo.- dice con voce atona -Ora sono solo Lady Deathstrike.-
-Io ricordo una donna
diversa: dolce, gentile, compassionevole.-
-Quella donna è morta
ormai e tu… tu sarai morto tra poco.-
Senza il mio superudito che mi
permette di sentire la variazione del suo battito cardiaco nel momento in cui
sta per attaccare, forse sarei morto davvero, invece evito i suoi micidiali
artigli saltando indietro.
Faccio un salto mortale e piombo su
di lei colpendola con un calcio al mento.
Barcolla ma non cade.
-Dovrai fare di
meglio mi dice.
Temo che abbia ragione.
5.
Il luogo è un edificio
di Manhattan non lontano dalla sede delle Nazioni Unite, un posto che due
persone stanno spiando.
La ragazza ha i
capelli rossi, occhi verdi ed un fisico da modella ben evidenziato dalla
camicetta aderente sopra la quale porta un giubbotto di pelle e dai pantaloni
così aderenti che sembrano quasi disegnati addosso. Il tutto completato da
stivaletti. Il suo compagno ha i capelli biondi e occhi azzurri, il suo è un
abbigliamento essenziale: gilet sul petto nudo, pantaloni e sandali tutti di
color rosso.
Lei è Dakota North, ex
modella di successo divenuta investigatrice privata. Lui è Bob Diamond, attore
di una certa fama e giustiziere a tempo perso come membro del sodalizio noto
come i Figli della Tigre.
-E così hai deciso di dar retta a tuo padre.- commenta Bob.
-Posso detestarlo ma devo ammettere che sa il fatto suo.- ribatte
Dakota -Se ha ragione, la corruzione nella task force congiunta antiterrorismo
è più profonda di quanto avessimo sospettato. Non posso avvisare la Polizia o i
Federali prima di avere prove certe o metterei in allarme i corrotti.-
-E la vendetta contro chi ha quasi ucciso tuo padre non c’entra nulla,
vero?-
Dakota non risponde.
In che guaio mi sono cacciata? Decisamente non so come uscirne. Il
buon senso suggerisce che mi dimentichi alla svelta tutta questa faccenda e mi
tenga alla larga da Martin Li ma io ed il buon senso non siamo mai andati
troppo d’accordo.
-Candace, ho
quelle informazioni che mi avevi chiesto.-
Alzo la testa per trovarmi
davanti la fotografa Angela Yin.
-Informazioni?-
chiedo.
-Quelle su
Martin Li.- risponde Angela evidentemente perplessa -Vuoi sentirle?-
Gliele ho chieste in quella che
mi sembra quasi un‘altra vita e forse lo era. Ora so di Martin Li e di me
stessa cose che avrei preferito non sapere.
-Cos’hai?- mi chiede
la mia collega cinoamericana -Sembri lontana un milione di miglia.-
Prima che possa risponderle, il
mio cellulare squilla. Riconosco il numero: è lui. Cosa faccio adesso?
Chiunque abbia fornito a Lady Deathstrike gli impianti cibernetici ha
fatto un ottimo lavoro: riesco ad evitare i suoi attacchi solo grazie al
vantaggio che mi danno i miei supersensi altrimenti sarei già caduto.
I miei colpi non hanno grande
effetto sul suo fisico potenziato. Posso solo provare a stancarla e sperare di
non essere io a cedere per primo.
Evito un altro suo attacco saltando
indietro quando improvvisamente sento alle mie spalle un respiro leggero ed un
battito cardiaco soffocato, nessun odore corporeo. C’è solo una persona capace
di nascondersi così ai miei sensi.
Qualcosa mi colpisce alla schiena
sbattendomi a terra e lasciandomi senza fiato mentre sento la voce di Lady
Bullseye che dice:
-Lo sapevi che ci
saremmo rivisti presto.-
Sono decisamente nei guai.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Francamente poco da dire su
quest’episodio:
1) Darkhawk,
alias Chris Powell, è una creazione di Danny Fingeroth & Mike Manley ed ha
debuttato su Darkhawk #1 datato marzo 1991. Nello stesso numero debuttavano
anche suo padre Mike, sua madre Grace, i fratelli Jonathan e Jason.
2) Mike,
il padre di Chris e marito di Grace, si era finto corrotto per smascherare dei
colleghi al soldo di Philippe Bazin. Ufficialmente è creduto morto ma a quanto
pare le cose non stanno esattamente così.
Nel prossimo episodio: troppe cose per
dirvele tutte adesso. Leggete e vedrete.
Carlo
[1] In una storia ancora da narrare della nostra serie Daredevil.
[2] Nell’ultimo episodio.
[3] Special Weapons And Tactics. La squadra di intervento rapido delle forze di polizia americane.
[4] Dopo che Marcus Stone è stato promosso Capo del Dipartimento.
[5] Nella già citata storia ancora da narrare di Daredevil.
[6] Equivalente di Padrino nella Mafia Russa.
[7] Organizzazione, ovvero la Mafia Russa
[8] Su X-Men MIT #42.
[9] La malavita organizzata giapponese
[10] Wilson Fisk alias Kingpin.
[11]Nell’episodio #50.
[12] Ovvero l’Uomo Ragno.
[13] Nell’episodio #84.
[14] Come visto nei recenti episodi di Gli Incredibili X-Men.
[15] Per saperne di più consigliamo caldamente la lettura dei recenti numeri dell’Uomo Ragno MIT.
[16] Il vero nome di Lady Deathstrike.