L'UOMO SENZA PAURA
N° 69
Di Carlo Monni
1.
Il mio nome è Ben Urich
e sono un giornalista. Questo dovrebbe suonarvi familiare. Oggi sono qui, nel
Palazzo di Giustizia Federale, per seguire un processo che mi interessa in un
modo personale. L’imputata è accusata di svariati omicidi su commissione per
conto del Crimine Organizzato e non solo. C’è più di un Governo che sarebbe
imbarazzato se si sapesse che si è servito di lei per eliminare scomodi
avversari. Tutta gente che è spaventata all’idea che lei possa fare rivelazioni
scottanti, tanto spaventata da cercare di ucciderla usando anche agenti
superumane per riuscirci.
Hanno
fallito e non mi sorprende. Lei non è una donna comune: è stata addestrata dai
migliori killer ninja giapponesi e si è rivelata più brava dei suoi maestri:
perfino la morte non è riuscita trattenerla. Il suo nome è Elektra Natchios ed
è una delle donne più pericolose che conosca. Dovrei essere un buon giudice al
riguardo, dopotutto una volta mi ha quasi ucciso.
L’Accusa
è rappresentata da Matt Murdock. Di solito è un avvocato difensore ma ha
accettato una nomina speciale per questo caso su richiesta del Procuratore
Federale in persona, il suo vecchio amico Franklin Nelson, attualmente in ospedale
dopo un grave incidente d’auto. È ironico che sia proprio Matt a fare il
pubblico accusatore perché è anche colui che ha catturato Elektra nei panni del
supereroe Devil, fatto che in quest’aula siamo in pochi a sapere, imputata
compresa.
Matt
sta conducendo il caso con calma. Ha affidato l’interrogatorio dei primi
testimoni alla sua assistente Bernadette Rosenthal, che si è dimostrata molto
preparata anche nelle inevitabili schermaglie con la Difesa, rappresentata da
un giovane ed ambizioso avvocato di nome Timothy Byrnes.
I
primi testimoni sono serviti ad introdurre il caso dell’Accusa ma presto Matt
getterà sul tavolo i primi assi e vedremo le vere scintille.
Prima
che possa essere chiamato il prossimo testimone un uomo entra trafelato
nell’aula e si dirige verso il banco dell’Accusa. Matt alza la testa verso il
nuovo arrivato. I supersensi che compensano la mancanza della vista lo hanno
già avvertito che qualcosa non va.
L’uomo
si china su di lui e gli sussurra qualcosa all’orecchio. Sento che Matt si
irrigidisce. Qualunque cosa gli abbiano detto sono indubbiamente cattive
notizie. Istintivamente si volta verso Elektra il cui volto rimane impassibile.
Da
dove mi trovo non posso vedere il viso di Matt ma lo immagino teso e lo è di
sicuro la sua voce quando si alza in piedi e dice:
-Chiedo una sospensione, Vostro Onore. Mi hanno
appena informato che un testimone dell’Accusa è morto in circostanze sospette,
forse ucciso.-
Uno
sviluppo imprevisto… o forse no?
Grace
Ashton Powell entra nella sala stampa della Procura Distrettuale di Manhattan e
pare decisamente nervosa. È il secondo Procuratore ad Interim in meno di un
anno, qualcuno potrebbe pensare che ci sia una maledizione su quell’ufficio.
Ripasso
quello che so di lei: vedova di un poliziotto, tre figli di cui uno
all’Università e due, gemelli, studenti alla Midtown High School nel Queens. A
vederla non sembra così vecchia da avere un figlio di vent’’anni. Si è sposata
giovanissima ed ha fatto l’intera carriera alla Procura Distrettuale di Manhattan
fino a diventare Vice Procuratore Capo ed ora eccola qui a reggere l’ufficio
dopo l’improvvisa morte del Procuratore William Hao. Resterà in carica sino a
che non sarà nominato un Procuratore ad interim o ci sarà un’elezione speciale.
Fa
un breve discorso assicurando i presenti che il lavoro di Hao sarà portato
avanti con decisione e quando ha finito sono la prima a fare la fatale domanda:
-Candace Nelson del
Bugle. Si dice che Bill Hao si sia ucciso sparandosi un colpo di pistola in
bocca. Conferma l’indiscrezione?-
-Non confermo
niente.- replica secca la Powell –Le cause della morte di Mr. Hao sono ancora
sottoposte ad indagine. L’autopsia sarà condotta con urgenza e fino alle
conclusioni del Medico Legale non si esclude alcuna ipotesi.-
-Bill Hao è stato
il primo Procuratore Distrettuale cinoamericano, crede che possa essere stata
una vendetta delle Triadi per il suo impegno contro di loro?- insisto.
-Come ho già detto,
non escludiamo nessuna ipotesi.-
Nemmeno io e vale la pena di
approfondire certe piste.
Quando sente suonare alla porta Carlie Cooper non si aspetta di certo
l’uomo dai capelli e barba bianchi che si presenta davanti a lei quando la
apre.
-Commissario Stacy- esclama.
-Posso entrare Carlie?- chiede Stacy.
-Ma… ma certo. Scusi il disordine ma… ecco… io…-
L’anziano commissario
sorride.
-Non ha importanza.- replica –Dovresti vedere casa mia. Ma non sono qui
per i convenevoli. Tu conoscevi mia nipote Gwen ed anche mia figlia Jill. Penso
di potermi fidare di te. Mi serve il tuo aiuto.-
-Il mio aiuto?- la ragazza dai capelli castani e occhi azzurri è
davvero sorpresa –Non capisco come. Lei ha a disposizione l’intero Dipartimento
di Polizia. Come potrei aiutarla io?-
-Si tratta di una questione personale… riguarda Jill.-
-Jill? Credevo fosse a Londra.-
-No… non più purtroppo.-
L’espressione sul
volto di Stacy fa capire alla ragazza che le cose sono davvero serie.
-Che sta succedendo?- chiede.
Stacy non risponde e
le consegna una chiavetta USB.
-Vorrei che tu analizzassi questo alla svelta. Non dovrà saperlo
nessuno a parte io e te.-
-Va… bene Commissario. Io… mi metto subito al lavoro.-
Arthur Stacy annuisce
tetro.
-Fa del tuo meglio figliola, mi raccomando.-
Lo hanno messo in un
angolo, pensa, ma non cederà senza combattere.
2.
Non è la prima scena
del crimine che visito ma non ci si abitua mai. Stavolta siamo in Central Park.
Nonostante la sua pessima fama che questo posto aveva in passato, sono anni che
non si verificano omicidi qui. Il caso più grosso di cui mi ricordi risale a più
di dieci anni fa ormai: il massacro della famiglia di un tenente dei Marines
che aveva visto quel che non avrebbe dovuto vedere. Il capofamiglia sopravvisse
e gli assassini dei suoi familiari ebbero modo di pentirsi di non essere stati
più precisi con lui.
Del
caso si occuparono gli stessi detective che vedo sul campo oggi, curiosa
coincidenza.
Da
quel che so è stata uccisa una giovane donna ed ho il sospetto di sapere chi
sia. Verificare non costa nulla.
Vedo
uno dei detective della C.S.U. raccogliere qualcosa da terra e lo sento dire:
-Credo che abbiamo trovato l’arma del delitto.-
Solleva
una busta trasparente per le prove che contiene un oggetto a
forma di stella.
-Che diavolo è?-
chiede il detective dai capelli bianchi, che si chiama John Laviano.
-Uno shuriken.-
rispondo io con sicurezza.
Il collega di Laviano, un nero di
nome Stan Witts si gira verso di me ed esclama:
-Ben Urich! Dovevo
immaginarlo che un ficcanaso del tuo calibro sarebbe saltato fuori prima o
poi.-
Fa un cenno ai poliziotti in
uniforme che mi fanno oltrepassare il nastro giallo che recinta la scena del
crimine.
-Salve ragazzi.- li
saluto con finta allegria -Vedo che non siete più nell’unità che dava la caccia
al Punitore.-
-Ora che si è
trasferito a San Francisco è una rogna loro.- ribatte Witts
-Che hai detto che è
questa cosa?- mi chiede Laviano alludendo all’arma a forma di stella.
-Uno shuriken,
un’antica arma giapponese da taglio… un’arma da ninja. Negli ultimi anni è
stata spesso usata da Bullseye, ma dubito che gli si possa attribuire questo
delitto, sarà anche evaso di recente[1]
ma questo non mi pare il suo stile.-
-Sai un sacco di cose
Urich.- commenta sarcastico Witts.
-Sono semplicemente
uno che ha rischiato di essere ucciso da Bullseye e dai ninja più volte di
quanto mi piaccia ricordare e a questo proposito…- guardo il cadavere a terra e
sospiro –Dunque è davvero lei.-
-La conosci?- mi
chiede Laviano.
-Carrie Bradshaw?
Teneva una rubrica di moda sul Bugle ma non è questo il punto.- replico.
-E quale sarebbe?-
-Era sulla lista dei
testimoni del processo a Elektra Natchios… che incidentalmente sarebbe una di
quei ninja di cui parlavo prima… ed è la seconda ad essere uccisa nel giro di
24 ore.[2]
Per questo sono venuto qui appena ho saputo che una giovane donna bionda era stata
trovata morta qui, a due passi da casa sua. Temevo si trattasse di lei.-
-Potrebbe… potrebbe
essere una coincidenza.- azzarda Witts poco convinto -Sappiamo che aveva un
boyfriend violento.-
-Lo aveva sì… ma è
stato ucciso l’anno scorso mentre lei era in vacanza ai Caraibi. Su questo
doveva testimoniare… sull’incarico dato ad Elektra. Comunque c’è un modo di
tagliare la testa al toro. Per caso è stato trovato sul suo corpo un cartoncino
con su stampigliato il disegno di un cigno nero?-
Dai loro sguardi capisco che ho
colto nel segno. Avere amici nel Dipartimento di Polizia è utile anche se ho
dovuto promettere di non divulgare la cosa. Mi rivolgo ancora ai due
detectives:
-Fossi in voi,
parlerei con una detective della Omicidi di Manhattan di nome Stacy Dolan e
magari anche con l’F.B.I., tanto sospetto che i federali si avventeranno presto
su questo caso.-
Non ne sembrano molto contenti.
Grace Powell arriva nel ufficio del Procuratore Distrettuale subito dopo la pausa di mezzogiorno e nota che non è ancora rientrato nessuno.
Entrata nel suo ufficio privato si ferma di colpo: seduto davanti alla scrivania c’è un uomo elegante dai capelli e baffi sale e pepe che ha la tipica aria da uomo d’affari.
-Lei chi è e come ha fatto ad entrare?- chiede la donna.
-Sono qui per farle una proposta.- risponde l’uomo affabilmente –Chiuda la porta.-
-Che proposta? Di che parla?-
-Rappresento un consorzio che sarebbe molto interessato ad una collaborazione con lei con mutua soddisfazione.- replica l’uomo alzandosi con tutta calma e chiudendo la porta dell’ufficio.
-Sta cecando di corrompermi?- ribatte la donna.
-Che brutta parola, io preferirei parlare piuttosto di un accordo amichevole. Le converrebbe accettarlo. Il suo predecessore lo ha respinto e guardi cosa gli è successo.-
-Voi… mi sta dicendo che avete ucciso Bill Hao?- un attimo di pausa poi Grace aggiunge –Non mi sono mai fatta fermare dalle minacce. La farò arrestare.-
-Non le conviene.- replica l’altro –Non se ci tiene ai suoi figli.-
Grace rimane interdetta
-Che… che cosa c’entrano i miei figli?- balbetta.
-Ne ha tre, giusto? Il maggiore è all’università e gli altri due frequentano il liceo Midtown a Forest Hills nel Queens. In questo momento dei cecchini stanno prendendo di mira la scuola e se io non sarò sul marciapiede tra venti minuti cominceranno a sparare sugli studenti in uscita. Può avvertire la Polizia ma arriveranno almeno dieci minuti troppo tardi. Quanti studenti saranno già morti per allora, compresi forse i suoi figli?-
-Lei… sta bluffando.-
-E se anche fosse, lei può permettersi di vedere il bluff?-
Grace Powell tace e solo dopo quasi un minuto replica:
-Esca di qui… adesso.-
L’uomo imbocca la porta e prima di uscire si volta e dice:
-Ci risentiremo presto. Le converrà essere più ricettiva alle nostre proposte per allora.-
Grace non sa cosa rispondere.
Due testimoni uccisi prima di arrivare in Tribunale. Dire che la cosa
non mi piace è un delicato eufemismo. Altri pubblici accusatori se ne
starebbero chiusi nel loro ufficio a rimuginare sui fatti, io mi infilo il
costume da Devil e mi spenzolo sulla città.
A quanto pare ci sono
due fazioni all’opera: da un lato c’è chi vuole Elektra morta e dall’altro chi
invece vuole eliminare i testimoni a suo carico. Non è nello stile di Elektra
assumere un assassino per fare quello sporco lavoro, quindi è opera di qualcun
altro, qualcuno che la vuole libera ed agisce in modo indipendente da lei. Ma
chi? Una visita ai soliti bassifondi della città potrebbe essere utile.
Quando entro nel bar di
Josie la proprietaria mi dice:
-Per carità Devil, mi hanno appena messo una nuova vetrina.-
-Tranquilla Josie.- rispondo -Se nessuno mi dà fastidi, non ci saranno
problemi.-
Avanzo sentendo
l’ostilità dei presenti. Uno di loro ha una pistola nascosta sotto la giacca. Mi
volto verso di lui e scandisco in modo da essere sentito da tutti:
-Non pensare nemmeno di provarci.-
Sento che si rilassa e
che pone entrambe le mani sul tavolo. Continuo a camminare finché un certo
battito cardiaco familiare, per tacere di un pessimo dopobarba da due soldi.
Sento quel battito aumentare mentre mi vede avanzare verso di lui. Sorrido.
-Ciao Turk.- gli dico –Facciamo due chiacchiere.-
3.
Il funerale di William Hao si svolge secondo il rito buddista ed io mi
sento un’intrusa, peggio ancora: mi sento un avvoltoio. Osservo la moglie e i
figli di Hao e mi immagino come possano sentirsi a perdere il rispettivo marito
e padre così presto. Tra i presenti riconosco molti Vice Procuratori che hanno
lavorato con lui e Blake Tower, che quando era Procuratore Distrettuale ha
avuto Hao come braccio destro per anni. Mi ricorda Robert Redford con una
trentina d’anni di meno. Dicono che sarà nominato Procuratore ad Interim ma lui
ha definito le voci come sciocchezze. Riconosco anche Luke Cage, Misty Knight e
Colleen Wing, che hanno spesso collaborato con Hao in veste non ufficiale, e il
Capitano Rafael Scarfe del Distretto di Midtown Sud… e infine vedo Robert Hao,
il fratello minore di Bill. Diversamente dal fratello, Robert si era dato al
crimine diventando il leader di una gang di Chinatown ed assumendo un’identità
mascherata, Chaka Khan, con tanto di costume dorato e maschera che ricordava un
muso di tigre. Aveva cercato di uccidere il fratello ed incolpare Iron Fist
dell’omicidio ma era stato scoperto ed era finito in carcere. Grazie
all’intervento di Bill aveva scontato solo un paio di anni di carcere, poi
aveva ottenuto la libertà sulla parola e si era trasferito sulla Costa
Occidentale. Nessuno aveva sentito più parlare di lui sino ad oggi. Non posso
non chiedermi se non sappia più di tutti noi di quanto è accaduto.
Mi paro davanti a
lui e lo fermo.
-Candace Nelson del Bugle. Posso chiederle cosa pensa delle voci secondo
cui suo fratello si sarebbe suicidato?-
Mi guarda come se
volesse fulminarmi con lo sguardo.
-Si tolga dai piedi alla svelta.- mi risponde.
Sale su un’auto in
attesa seguito da un uomo. Deve essere il funzionario che segue la sua libertà
vigilata e sta attento che si comporti bene.
Certo, Robert Hao
può essere davvero cambiato ed aver abbandonato il crimine… e un leopardo può
perdere le sue macchie… o un tigre le sue strisce.
Mi sa proprio che farò una cosa di cui sono
specialista: ficcare il mio naso dove non dovrei.
Il rumore lieve della finestra che viene sollevata
è come un colpo di tuono per il mio superudito. Potrei preoccuparmi se non
avessi riconosciuto il profumo e il battito cardiaco della donna che sta
entrando.
-Entra pure, Natasha.- le dico senza voltarmi –Non disturbi di certo.-
La Vedova Nera balza
all’interno dell’ufficio e si siede sul bordo della scrivania. Il suo profumo è
così intenso per me da rendere difficile concentrarmi e sospetto che la cosa
non le dispiaccia.
-Ti vedo teso, Matt.- mi dice.
-Colpa delle brutte notizie.- rispondo –Ho appena saputo che hanno
ucciso un altro dei miei testimoni. Siamo a tre adesso e ormai è chiaro che
anche gli altri corrono lo stesso pericolo.-
-Un altro delitto del Cigno Nero?-
-Nessun dubbio: hanno trovato il solito cartoncino. Il nostro assassino
ama firmare le sue opere… e usa le stesse tecniche di Elektra.-
-Ascolta Matt…mi occuperò io di rintracciarla, tu pensa al processo e a
chi vuole Elektra morta.-
-Rintracciarla? Pensi che il killer dei testimoni sia una donna?-
-Cigno Nero è un alias che difficilmente un uomo userebbe… anche se
magari è un depistaggio. Lascia fare a me.-
-Ci sono dei confini Natasha…-
-E non li oltrepasserò, stai tranquillo. Se dipenderà da me, avrai la
tua killer viva.-
-Immagino che dovrò accontentarmi.-
Natasha si china verso
di me e mi bacia. Il sapore delle sue labbra mi fa dimenticare tutto per un po’
e restiamo a baciarci finché mi stacco e dico:
-Sta arrivando qualcuno.-
Natasha ride.
-Beh… meglio non metterti in imbarazzo davanti ai tuoi collaboratori
signor Procuratore Speciale. Ci rifaremo stanotte.-
Mi sfiora ancora una
volta le labbra con le sue e poi con un balzo è fuori dalla finestra. Un attimo
dopo sento bussare e dico:
-Entra pure Bernie.-
Bernadette Rosenthal
entra dicendo:
-Come sapevi che ero io’-
-Finché userai lo stesso profumo sarà facile per me riconoscerti.-
rispondo. Una parte di verità è meglio di una bugia.
Sento che è
preoccupata.
-Ci sono cattive notizie Matt.- dice.
Tanto per cambiare.
Quando entra nell’ufficio del Commissario al 14° piano del Police Plaza Uno il Capitano Marcus Stone, leader operativo dell’unità SWAT anti supercriminali chiamata Codice Blu, non sa cosa aspettarsi. Il volto di Arthur Stacy è decisamente cupo.
Stacy lo saluta e gli indica la poltroncina davanti alla scrivania poi gli chiede a bruciapelo:
-Da quanto ci conosciamo Stone?-
Il poliziotto afroamericano rimane un attimo spiazzato. Alla fine risponde:
-Beh… vediamo… io ero una recluta e suo fratello era ancora in servizio. Credo siano almeno vent’anni signore.-
-Abbastanza tempo perché la smetta di chiamarmi signore e mi chiami Arthur, direi. Si fida del mio giudizio Marcus?-
-Come mi sarei fidato di quello di suo fratello George sig… Arthur.-
-Se la vita fosse giusta ora ci sarebbe lui al mio posto e mia nipote e mio figlio sarebbero ancora vivi. Ma non parliamo di questo. Sono settimane ormai che il posto di Capo del Dipartimento è vacante dopo la morte di Adam Lane.[3] Io dovrò assentarmi per un paio di settimane e non voglio partire con questa questione ancora in sospeso. Il Capo del Detective Bureau sta facendo del suo meglio ma il Dipartimento ha bisogno di un Capo al 100%... uno come te Marcus.-
-Io?- Stone è sinceramente sbalordito -Io sono solo un capitano dal cattivo carattere. Perché io?-
-Perché sei onesto e incorruttibile e ci tieni al bene del Dipartimento ma non al punto da nasconderne le magagne sotto il tappeto. Sei l’uomo giusto.-
-Ma se accetto… ci sarà un bel po’ di gente che protesterà perché avrò saltato un bel po’ di gradi in un colpo solo.-
-E tu li metterai in riga. Ho la piena autorità di nominare chi voglio e la userò.-
-Io… devo pensarci.-
-Pensaci pure, consultati con chi vuoi, ma voglio un sì o un no per domani a mezzogiorno. Va da sé che mi aspetto un sì.-
Giusto per non farmi pressioni, pensa Stone con un sospiro.
4.
L’uomo ha folti capelli biondi e occhi grigio-azzurri, veste un gessato color antracite, una camicia celeste ed una cravatta scura. Il suo nome è Graydon Creed ed è figlio di due dei più pericolosi mutanti esistenti: l’assassino psicopatico noto col nome di Sabretooth, che del felino preistorico da cui prende il nome ha la ferocia unita a straordinari poteri rigenerativi, e la mutaforma terrorista chiamata Mystica.
Dicono che Creed sia completamente umano, privo di poteri mutanti, ma chi lo guardasse negli occhi non solo noterebbe l’innegabile somiglianza col padre ma anche un innegabile magnetismo animale che emana. Il suo rapporto coi suoi familiari è a dir poco tormentato: diciamo che odia sia i suoi genitori che i fratellastri sia da parte di padre che di madre e non approfondiamo oltre.
Il mondo lo crede morto e non immagina che da una piccola isola nei Caraibi comanda un’efficiente squadra di mercenari pronti a qualunque incarico dal comune omicidio al rovesciare il governo di una nazione.
Creed
guarda gli uomini e le donne schierati in piedi davanti a lui: una donna con
indosso un tailleur nero, il volto di una bellezza insolita, perfetta come uno
spot pubblicitario, incorniciato su un lato dai capelli neri tagliati in una
frangia diagonale. Se ha mai avuto un altro nome nessuno lo conosce, per tutti
è solo Malice, un’entità psichica
capace di prendere possesso dei corpi altrui, è la sua seconda in comando. Un
uomo dai lunghi capelli neri, baffi sottili e il volto aquilino dai tratti di
un nativo americano con indosso un’armatura coperta interamente da componenti
di ogni forma e dimensione da cui è capace di ricavare ogni tipo di arma. Il
suo vero nome è John Greycrow, ma sul campo è noto come Scalphunter ed è il leader operativo del gruppo. Un uomo di
bassa statura, Coreano di nascita, i capelli neri arruffati, con indosso una
giacca frusta imbottita verde e pantaloni dello stesso colore. Si chiama Kim Il
Sung come il defunto dittatore della Corea del Nord, il suo nome in codice è
Scrambler ed il suo potere gli
permette di cortocircuitare qualsiasi sistema sia organico che artificiale. Una
donna alta, dai capelli neri e lucidi e due occhi grigi come l’armatura che la
copre dalle spalle ai piedi. Si chiama Philippa Sontag ma è meglio nota come Arclight ed è capace di creare piccoli
terremoti con le mani ed è superforte e resistente. Un uomo robusto,
quasi tozzo, dai tratti indubbiamente Inuit o eschimesi che dir si voglia, con
indosso un costume blu e bianco caratterizzato da una faretra da cui spuntano
numerose punte metalliche di arpione che è in grado di caricare di energia Harpoon è per l’appunto il suo nome in
codice mentre il suo vero nome è Kodiak Noatak. Un uomo magro vestito
interamente da un’armatura argentea leggera, con un’ampia visiera a specchio.
Si chiama Janos Questad ma è meglio conosciuto come Riptide ed è capace di ruotare su se stesso a supervelocità e generare
piccoli cicloni oltre che a sparare piccoli proiettili ossei. Un uomo il
cui corpo è interamente composto di cristallo che può riflettere e amplificare
ogni forma di lue ed energia. Anche il suo vero nome è ignoto, tutti lo
chiamano solo Prism.
Non sono tutti i
Marauders ma sono i migliori e dovrebbero bastare.
-Abbiamo un nuovo incarico.- dice loro –Apparentemente facile: uccidere
una donna.-
-E chiamano noi per questo?- borbotta Scalphunter –Come usare un
cannone per schiacciare una mosca.-
-Ovviamente dipende da chi è la donna.- puntualizza Malice con un
sorriso cattivo.
-Esattamente.- replica Creed –Forse qualcuno di voi l’ha sentita
nominare: si chiama Elektra Natchios.
-Elektra.- mormora Arclight con una sfumatura di rispetto nella voce
–La ninja assassina. L’ho sentita nominare e se solo metà di quel che ho
sentito è vera, forse è un osso troppo duro anche per noi.-
-Hai paura, forse? Ti vuoi tirare indietro?- la motteggia Riptide.
-Non ho detto questo.-
-Arclight ha pienamente ragione ad essere prudente.- interviene ancora Creed -Elektra è un’avversaria tosta ed in più si trova attualmente trattenuta nel Centro Federale di Detenzione di Manhattan in attesa che si concluda il suo processo. Il nostro committente teme che possa rivelare dei segreti che lui preferirebbe restassero tali. Per questo e perché è perfettamente consapevole della pericolosità di Elektra, ci ha offerto un onorario molto elevato.-
Creed dice la cifra e tutti sembrano molto impressionati
-Fammi capire…- dice Scalphunter –Ci stai dicendo che dobbiamo assaltare una prigione federale nel centro di Manhattan per uccidere una singola prigioniera?-
-Proprio così.- risponde Creed. -La cosa ti spaventa?-
Scalphunter sogghigna mentre risponde:
-Al contrario… mi diverte.-
Se
c’è una cosa che sono sempre stato bravo a fare è mettermi nei pasticci, sono
un vero specialista in questo. Dovrei essere preoccupato: qualcuno ha eliminato
tre testimoni del caso Elektra e si dice che alcune prove materiali siano
sparite. Non dovrebbe sorprendere che Matt Murdock sia nervoso. Per quanto sia
bravissimo a nasconderlo, io lo conosco abbastanza da accorgermene.
Oggi è il mio turno di testimoniare
e posso ritenermi fortunato: nessuno ha cercato di uccidermi.
Matt mi interroga brevemente sulle
circostanze in cui fui ferito da Elektra all’epoca in cui era la top killer di
Kingpin. L’interrogatorio è breve e poi tocca alla difesa. Dopo alcune innocue
domande preliminari, Timothy Byrnes comincia l’attacco:
-Dunque lei è sicuro
che ad assalirla quella notte è stata la mia cliente.-
-Più che sicuro e non
mi ha assalito: ha cercato di uccidermi.-
-Buon per noi che non
ci è riuscita.-
Risatina del pubblico.
-Mi dica, Mr. Urich,
non è forse vero che la killer di Kingpin, la donna che lei conosceva
semplicemente come Elektra, è stata uccisa da Bullseye poche settimane dopo
aver cercato di uccidere lei?-
-Beh… sì… ma…-
-Obiezione!- urla
Matt scattando in piedi -La Difesa sta cercando di introdurre elementi nuovi
nel controinterrogatorio.-
-Mi sembra fondata,
avvocato Byrnes.- commenta il giudice Lewis.
-Se permette, Vostro
Onore…- replica Byrnes -… è stata l’Accusa a introdurre il tema asserendo che
la mia cliente ha tentato di uccidere Mr. Urich. È mio diritto dimostrare che
non è stata lei… o almeno provarci.-
-Mi sembra un buon
argomento.-
-In questo caso,
Vostro Onore…- insiste Matt -… chiedo che la testimonianza di Mr. Urich sul
punto sia esclusa perché sarebbe fondata sul sentito dire: Mr. Urich non era
presente al fatto su cui gli si chiede di testimoniare.-
-Che risponde a
questo, Avvocato Byrnes?-
-Che sono pronto a
portare a testimoniare il Procuratore degli Stati Uniti Franklin Nelson in
persona, che fu testimone oculare dell’assassino di quella killer, dello stesso
avvocato Murdock, se la Corte me lo consentirà, tra le cui braccia quella donna
è morta. In più…- solleva una cartella con dei documenti -… ho qui le copie dell’autopsia
eseguita su quell’Elektra e le dichiarazioni giurate dei medici legali che la
eseguirono e degli impiegati dell’agenzia funebre che ne organizzò il funerale
su disposizioni dell’Avvocato Murdock e sono pronto a portarli tutti a
testimoniare. Dimostrerò che la killer in questione si era impadronita
dell’identità della mia cliente e ne utilizzava indebitamente il nome.
Dimostrerò che la mia cliente è vittima di un tentativo di incastrarla ed è
innocente di tutte le accuse a suo carico. Va da sé che la mia cliente non ha
alcuna cicatrice da autopsia e se le foto che produrrò non bastassero a
convincere la Giuria, la mia cliente è pronta a spogliarsi perché vediate coi
vostri occhi.-
Un mormorio passa tra il pubblico e
il giudice Lewis picchia più volte il martelletto sul ripiano.
-Basta così.- dice
–Non tollero certi teatrini nella mia aula.-
Matt si alza cupo in volto.
-Vostro Onore,
protesto: la Difesa sta tentando di confondere la giuria…-
-Vuole far annullare
il processo, avvocato?-
-Io… no Vostro
Onore.-
-Molto bene. Avvocato
Byrnes… lasci certi show ai telefilm legali. Avrà modo di provare le sue tesi
quando verrà il suo turno. Se prova ancora a comportarsi come ha fatto, la
multerò per Disprezzo della Corte, sono stato chiaro? Ora, se non ha altre
domande per questo teste, le suggerisco di congedarlo.-
-Nessuna domanda
Vostro Onore.-
-Benissimo, può
andare Mr. Urich.-
Mi alzo e guardo verso Matt che è
scuro in volto. Seguo con lo sguardo anche Byrnes. Fa una faccia contrita, ma
so che dentro di sé è soddisfatto: ha messo a segno un colpo duro e lo sa bene.
Elektra guarda verso di me e la sua
espressione è impenetrabile come al solito.
Lo ammetto: sono furioso: Timothy Byrnes mi ha fatto fare la figura
dell’idiota con quel suo show in aula. Sapeva benissimo quel che faceva il
bastardo. Ripensandoci, non posso biasimarlo più di tanto: probabilmente al suo
posto avrei fatto altrettanto.
Resta il fatto che mi sento preso in giro e devo
sfogarmi in qualche modo.
Alla fine dell’udienza saluto in fretta Bernie
Rosenthal e scappo a casa. Mi metto il costume di Devil ed eccomi a spenzolarmi
per in tetti della città. Poco tempo dopo sono sul tetto del palazzo di
Giustizia proprio di fronte alla prigione. Turk mi ha parlato di un tentativo
di uccidere Elektra stanotte. Come pensino di riuscirci non ha saputo dirmelo.
Il traffico delle ore notturne sembra normale ma
quel furgone là sotto è troppo lento e che rumore viene da dentro? Circuiti
elettronici e altro. Un razzo parte verso il portone abbattendolo e un commando
esce dal furgone correndo verso il portone. È una pazzia ma ci stanno provando
davvero.
Mi tuffo nel vuoto senza esitazioni e grazie al
fidato cavo del mio bastone atterro vicino al furgone.
-Ehi guardate chi abbiamo qui- esclama uno degli assalitori, un uomo
dall’accento messicano -Un dannato supereroe.-
-Beh… sarà presto un supereroe morto.- replica un altro, piccolo e tozzo
e con un accento che non conosco.
Sento che mi scaglia
addosso una lancia o qualcosa di simile. La evito facilmente ma esplode vicino
alla mia testa. Una piccola carica incapace di farmi davvero male ma il rumore
fa impazzire il mio superudito e cado tenendomi le orecchie.
5.
C’è una sola persona a cui Marcus Stone potrebbe chiedere consiglio per la decisione che gli è stato chiesto di prendere ed è il suo ex capo Shelley Conklin, con cui sta festeggiando la promozione di quest’ultima a Ispettore e vice comandante dell’Unità Servizi di Emergenza di cui Codice Blu fa parte. È una festa privata, riservata a familiari ed a pochi amici. Stone è tra questi.
Dopo che il marito di Shelley è morto a causa di un super robot risvegliato accidentalmente,[4] Stone le è stato molto vicino e tiene in molta considerazione il suo giudizio.
-Secondo me dovresti accettare. Sei l’uomo adatto… davvero.- gli risponde lei dopo che lui le ha raccontato dell’incontro col Commissario Stacy
-Dici?- lui sembra sempre perplesso –E che ne penseranno gli altri, specie quelli che ora sono i miei superiori in grado, se li scavalco tutti di un colpo?-
-Io credo che anche il Vice Capo O’Grady appoggerebbe la tua nomina a Capo del Dipartimento se gliene parlassi. Quanto ai tuoi amici… sono tuoi amici appunto: saranno felici per te. Vuoi un consiglio da me? È questo: telefona a Stacy e digli di sì.-
-Ora?-
-E perché no? Scommetto che non aspetta altro.-
Con un sospiro Stone compone il numero di Arthur Stacy.
-Commissario… sono Marcus Stone. Accetto.-
Almeno
per il momento sono sordo ma posso contare sul resto dei miei supersensi e sul
senso radar per aiutarmi.
Sento intorno a me i miei avversari pronti a colpirmi.
Tra di loro una donna a giudicare dal profumo. La sua voce mi giunge come un
sussurro lontano e distorto dal ronzio che ho nelle orecchie:
-Uccidetelo.-
È solo grazie all’istinto
che evito un colpo di arpione e mi rimetto in piedi per fronteggiarli. Sono in
tre: due uomini e la donna di prima.
-Non perdete tempo:
sbarazzatevene adesso.-
Ancora non capisco bene cosa sta dicendo ma
non faccio fatica ad immaginarlo. Uno degli uomini si muove e un vento
improvviso mi spinge dall’altra parte della strada.
-Non te l’aspettavi eh?-
Sto lentamente recuperando l’udito e nel frattempo sento
qualcosa che fende l’aria. È un arpione e temo sia diretto contro il mio petto.
Lo evito per un pelo e mi lancio in avanti. Con un calcio
spedisco l’arpioniere attraverso il buco che ora è al posto dell’entrata della
prigione. La donna è scomparsa ma ho davanti a me quello capace di generare
piccoli cicloni.
Beh… non ho mai detto di volere una vita facile.
Le origini cinesi dell’uomo sono evidenti, ma non è affatto strano nel settore della città di New York noto come Chinatown, il solo dubbio che si potrebbe avere è se è nato qui o è un immigrante.
Apparentemente è intento a registrare degli scontrini fiscali nel retro del suo negozio quando un nunchaku si abbatte sulla sua scrivania e una voce gli chiede:
-Sempre impegnato Harry?-
L’anziano cinese alza gli occhi per trovarsi davanti un uomo che indossa una sorta di costume color arancio e che indossa sul volto una maschera che replica i tratti del muso di una tigre.
-Non è possibile… Chaka- esclama.
-Proprio io.- replica l’uomo in costume -Sorpreso?-
-Dicevano che eri in California, Robert, e che ti eri ritirato dopo essere uscito di prigione.-
-E invece sono tornato. Dillo a tutti Harry. Dillo che Chaka è tornato e che chiunque attraverserà la sua strada proverà la sua collera.-
Con un colpo del nunchaku Chaka fa saltare la lampadina facendo piombare la stanza nell’oscurità e quando Harry Yung trova il modo di fare luce il suo visitatore è ormai scomparso.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Non c’è davvero molto da dire su
quest’episodio che non sia già detto nella storia, solo alcune precisazioni:
1) Grace
Powell altri non è che la madre di Chris Powell, ovvero il supereroe Darkhawk e
dei gemelli Jonathan e Jason, che studiano alla Midtown High School del Queens,
la stessa scuola in cui ha studiato Peter Parker alias l’Uomo Ragno.
2) Il
massacro di Central Park a cui allude Ben Urich è ovviamente quello della
famiglia di… no: indovinatelo da soli. -_^
3) I
Marauders sono un gruppo di mercenari mutanti creati da Chris Claremont &
John Romita Jr. su Uncanny X-Men Vol. 1° #210 nell’ormai lontano 1986. La
versione da me usata, però, è quella introdotta da Valerio Pastore nella serie
MIT loro dedicata.
Nel
prossimo episodio: come può Devil, da solo, sconfiggere un gruppo di avversari
dotati di superpoteri che hanno dato del filo da torcere anche agli X-Men? In
più: Candace Nelson si mette nei guai e tanto altro.
Carlo
Carlo