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L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 67

 

LA NINJA E IL DIAVOLO

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            La sento davanti a me, il mio senso radar mi rimanda la sua silhouette, il mio udito il suo battito cardiaco, il mio olfatto il suo odore inconfondibile. Percepisco che indossa il suo attillato costume da battaglia che mi dicono avere lo stesso colore del mio e che ha in mano i suoi sai, la corta arma giapponese a due punte.

            Sento la tristezza nella sua voce mentre mi dice:

-Non volevo arrivare a questo, Matt.-

-Non importa molto adesso, non credi?- replico.

            Posso solo immaginare l’espressione cupa del suo volto. Soltanto immaginarla perché per quanto io abbia dei supersensi che compensano il mio handicap, sono cieco da quando avevo 15 anni.

            Mi chiamo Matt Murdock e sono un avvocato ma con il costume che indosso adesso sono il giustiziere urbano chiamato Devil. Lei è Elektra Natchios, ed è una spietata assassina a pagamento. Stanotte la assicurerò alla giustizia.

           

            Mi chiamo Ben Urich e sono un giornalista ma questo ormai dovreste saperlo. La definizione più corretta è: reporter investigativo, che, tradotto in altri termini, significa che sono uno specialista nel mettermi nei guai. Stavolta sono sulle tracce di qualcosa su cui mi ha indirizzato un informatore un po’ particolare: Jimmy Six, figlio ed erede di uno dei più famosi capi supremi della criminalità cittadina. In teoria il posto è vacante da quando il Gufo è stato costretto a fuggire dalla città ed i vari capi locali si sono disputate le spoglie[1] ma si vocifera che un burattinaio esista ancora e sia proprio Jimmy, cosa di cui sono convinto solo a metà. Stando a quanto mi ha raccontato il mio amico Devil, Jimmy Six è in affari con Richard Fisk ed io non mi sono mai fidato troppo di quel tipo con le sue arie da filantropo.

            Ad ogni modo, a caval donato non si guarda in bocca e così eccomi a fare domande scomode come mio solito.

            Il nome del signore è Leslie Farrington ed ha la tipica aria del manager da “Il mio tempo è prezioso e non gradisco i seccatori”. Se non ci fossero le leggi antifumo nei luoghi di lavoro sicuramente avrebbe un grosso sigaro tra le lebbra ed il fatto che non possa averlo deve contribuire a renderlo nervoso. Devo dire che lo capisco.

-Si può sapere cosa vuole da me, Urich?- mi chiede brusco

-Informazioni sul coinvolgimento delle Assicurazioni Delmar in qualcosa chiamato Progetto Risveglio.- rispondo.

-Non so neanche di cosa sta parlando.-

            Che è esattamente la risposta che mi aspettavo.

 

            Quando Bob Diamond si alza dal letto, si sente ancora girare la testa ma è una sensazione che passa in fretta. Si fa una doccia veloce per schiarirsi un po’ le idee e si infila un accappatoio per poi passare in cucina dove trova Dakota North con indosso la giacca del suo pigiama e apparentemente nient’altro.

-Ti ho preparato il caffè, bevilo finché è caldo.- gli dice.

            Lui non se lo fa ripetere due volte e sedendosi accanto a lei le chiede.

-Da quanto sei sveglia?-

-Abbastanza da lasciarti dormire come un angioletto. Ne avevi bisogno. Avrai smaltito il veleno che quella sgualdrina ti aveva dato ormai.-

-Non era che un potente anestetico.- ribatte Bob –Ho superato di peggio nelle mie avventure coi Figli della Tigre. Probabilmente la Sterling l’aveva spalmato sul suo rossetto e me l’ha trasmesso baciandomi.-

-Almeno è stato piacevole?-

-Ah... abbastanza… ma non era alla tua altezza. Scherzi a parte, grazie per essere rimasta con me stanotte.-

            Mentre parla Bob le stringe la mano e lei sorride.

-Tu avresti fatto lo stesso per me, no?- ribatte.

-Sì…credo proprio di sì. Ho l’anima del vero boy scout in fondo.-

            Dakota non può fare a meno di ridere.

 

 

2.

 

 

 

            Franklin “Foggy” Nelson apre gli occhi e fatica a mettere a fuoco le cose, poi, finalmente riesce a inquadrare il volto di una giovane donna dai capelli castani che indossa un camice da medico.

-Come si sente?- gli chiede la donna.

-Io... che mi è successo?- balbetta Foggy.

-Vuol dire che non lo ricorda?-

            Foggy socchiude gli occhi ed assume un’espressione concentrata poi…

-L’ultima cosa che ricordo con sicurezza è che ero in auto e stavo tornando a casa, poi c’è solo il buio… finora.

-Amnesia postraumatica, è abbastanza normale.-

-Insomma…- sbotta Foggy -... sono in ospedale quindi ho subito un incidente, a questo ci arrivo. Ma cosa mi è esattamente successo dottoressa… dottoressa?-

-Foster.- risponde la donna –Jane Foster. Posso solo dirle che la sua auto è uscita di strada e che lei ha rischiato di morire. Per fortuna… e anche per merito di un’ottima equipe chirurgica… non è accaduto.-

-Danni molto grossi?-

-Un paio di fratture alla gamba destra e abbiamo dovuto asportale la milza… per tacere di una pressione sulla spina dorsale che siamo riusciti a ridurre.-

-Mio Dio! Questo vuol dire…-

-Tranquillo… non dovrebbe aver subito danni permanenti… ma lo verificheremo subito.

            La dottoressa Foster gli punge la punta del piede destro e Foggy scatta.

-Ottimo.- commenta la donna –Con la giusta fisioterapia non vedo perché non dovrebbe tornare a camminare senza aiuti… diciamo tra tre mesi.-

-Tre mesi… beh poteva andar peggio suppongo. Quanto tempo sono stato in coma?-

-Tre giorni… ma ora si riposi. Più tardi verranno a prelevarla per degli esami e stasera potrà vedere parenti e amici. Sono tutti molto ansiosi di parlarle.-

            Tre giorni… a quest’ora hanno sicuramente trovato il suo registratore, se non è andato distrutto nell’incidente, e Matt sarà sulle tracce di quegli aspiranti ricattatori.

            Matt… chissà cosa starà facendo adesso?

 

            Las Vegas non è la mia città. Sono venuto qui per accompagnare Natasha Romanoff, la Vedova Nera, per una sorta di visita di cortesia ed ho avuto la sgradita sorpresa di scoprire tra gli invitati Elektra. Per quanto una parte di me desiderasse fare diversamente non ho potuto voltare le spalle alla mia etica: lei deve essere catturata e devo farlo io.

-Mi crederesti se ti dicessi che non ho ucciso io il dittatore del Raphastan, che sono stata incastrata, Matt?-

Il battito cardiaco di Elektra non muta mentre mi dice questo. Non vuol dire necessariamente che dica la verità: una parte del suo addestramento da ninja comprendeva il controllo completo del suo corpo. Potrebbe mentire con disinvoltura.

-Ha importanza?- ribatto –Non è comunque quello che avresti fatto se qualcun altro non ti avesse preceduto? E che mi dici degli altri?-

            Una lieve esitazione nella sua risposta:

-Loro… quasi tutti loro meritavano di morire.-

-E chi ha dato a te il diritto di stabilirlo? Chi ha fatto di te il giudice della vita e della morte altrui?-

            La sento sospirare:

-È inutile.-

            Con un movimento improvviso balza contro di me.

 

            Il mio incontro con Leslie Farrington è stato decisamente burrascoso ma mi è servito a chiarirmi le idee. A quanto pare, Farrington sta davvero pianificando una class action contro le Industrie Shaw per i danni prodotti dalle Sentinelle nella recente crisi[2] e qualcuno pare non gradire l’idea. Mi resta solo da capire come e perché questo sarebbe collegato a quello che è accaduto a Foggy Nelson.

-Hai saputo quel che volevi sapere Urich?-

            Jimmy Six è appoggiato ad un angolo del palazzo come se volesse sostenerlo tutto da solo e a vederlo, si potrebbe credere che ne sarebbe capace.

            Jimmy Six è un gangster che sembra uscito dai romanzi e racconti di Damon Runyon, uno da cui ti aspetteresti che aiutasse una vecchietta in difficoltà o cose simili. Uno di una razza ormai scomparsa o che forse è esistita solo nei film di Frank Capra.

-Solo in parte.- rispondo –E ancora non capisco perché dovrebbe interessarmi.-

-Te la senti di fare un viaggetto?- mi chiede Jimmy.

            La mia parte più razionale mi implora di rispondere no, ma non sono mai stato bravo a darle retta.

-Perché no?- rispondo.

 

 

3.

 

 

            Katherine Malper sta esaminando alcune pratiche in corso. Il suo lavoro come capo della Divisione Penale della Procura degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York era già abbastanza duro ancora prima che l’incidente di Foggy Nelson la ponesse nel ruolo di capo ad interim di tutto l’ufficio ma ora le cose si stanno facendo davvero pesanti. Il suo lavoro le piace però la sta facendo rinunciare anche a quel poco di vita privata che ha.

            Il suono dell’interfono la distrae da questi pensieri.

-Cosa c’è Mickey?- chiede.

<<Il Procuratore Distrettuale di Manhattan vuole parlarle signora.>> risponde il suo assistente.

-Me lo passi, allora.-

<<Ehm… non è al telefono è qui. Ho provato a dirgli che avrebbe dovuto telefonare per un appuntamento ma…>>

-Che sciocchezze. Lo faccia passare subito.-

            Pochi minuti dopo nell’ufficio entra un uomo di chiara origine orientale che dimostra poco più di trent’anni. Il fisico asciutto mostra chiaramente come si tenga regolarmente in forma. In effetti, anche se non sono in molti a saperlo, William Hao oltre ad essere il primo Procuratore Distrettuale della Contea di New York (altrimenti nota come Manhattan) di ascendenza cinese, è anche un campione di arti marziali.

            Kathy si alza e gli va incontro sorridendo.

-Bill… che piacere vederti.- esclama –Non ho avuto mai il tempo di congratularmi con te per la tua elezione. Se c’è qualcuno che meritava il posto quello sei indubbiamente tu.-

-Ti ringrazio Kathy.- si schermisce lui –Avrei preferito non ottenere il posto perché Connie Ferrari è stata assassinata[3] ma ora che ce l’ho, voglio fare del mio meglio.-

-Come tutti noi. Nelson mi ha lasciato il suo posto mentre è in ospedale ed è dura essere la donna sola al comando. Quando ero più giovane sognavo di arrivare alla vetta ed ora che ci sono, sia pure per poco, non è come pensavo. Ricordi quei tempi Bill? Quando eravamo entrambi dei giovani praticanti appena assunti alla Procura Distrettuale e pieni di ideali?-

-Ricordo le scartoffie, i turni notturni, i reati di cui gli anziani non volevano occuparsi i sorrisini di condiscendenza e i rimbrotti dei giudici. Ricordo che eri un maschiaccio che non ne voleva sapere di vestirsi come una donna, come diceva il giudice Coffin. Questo non è cambiato.-

-Questa sono io.- replica sorridendo Kathy –Dopo che Coffin mi fece scortare fuori dall’aula ho imparato a portare il tailleur… almeno in udienza. Ma non credo che tu sia venuto qui per parlare dei vecchi tempi, Bill, cosa posso fa per te? Deve essere una cosa seria se ti sei scomodato a venire di persona.-

            Bill Hao ora ha un’espressione cupa in volto.

-Stanno minacciando la mia famiglia.- dice, infine –Il giorno stesso della vittoria alle elezioni ho ricevuto un messaggio sul mio cellulare privato che mi invitava a contattare subito un certo numero se non volevo che la mia famiglia avesse dei problemi. Sul momento ho pensato ad uno scherzo ma è bastato un giro di telefonate ai pochi che conoscono quel numero per capire che nessuno di loro ne sapeva nulla… e tutti hanno detto di non aver dato il mio numero a nessun altro.-

-Così hai deciso di chiamare.-

-Sì, è quel che ho fatto. Ho parlato con un uomo… o almeno credo che fosse un uomo, la voce era alterata elettronicamente… che mi ha detto che avrei dovuto mettermi al servizio del Consorzio che rappresentava o a mia moglie ed ai miei figli sarebbe accaduto qualcosa di brutto. Ha usato proprio queste parole. Naturalmente l’ho mandato a quel paese. Il giorno dopo il mio figlio più piccolo è stato quasi investito da un’auto pirata e se l’è cavata con un grosso spavento. La mattina successiva la mia primogenita, mentre tornava da scuola, è stata aggredita da un gruppetto di ragazzi che l’hanno portata in un vicolo, l’hanno picchiata e le hanno strappato i vestiti, biancheria intima compresa.-

-Mio Dio… l’hanno…?-

-Stuprata? No… ma solo perché non hanno voluto farlo. Era solo un avvertimento dopotutto.-

-Non ne sapevo niente.-

-Abbiamo tenuto la cosa segreta. Oltre alla mia famiglia e ai dottori, solo il mio Investigatore Capo, William Somerset, lo sa.

-Immagino che tu abbia fatto fare ricerche su quel numero.-

-È stata la prima cosa che ho fatto ma era un usa e getta e la pista si è arenata subito. Ho mandato mia moglie e i bambini fuori città e proprio stamani ho ricevuto un’altra telefonata: la stessa voce mi ha detto che non erano al sicuro e di non fare come Franklin Nelson, di essere più ragionevole. Mi pare chiaro che c’è un legame tra quel che mi sta capitando e l’attentato a Nelson,[4] così ho deciso di venir qui. Cosa sta accadendo Kathy? Anche se è un’inchiesta federale, credo di avere il diritto di saperlo.-

            Kathy Malper sospira.

-Sì, lo credo anch’io.- dice infine –Ti farò sentire qualcosa.-

            Prende un registratore e fa sentire a Bill la conversazione registrata da Foggy Nelson la sera del suo incidente.

-Non riconosco la voce…- commenta lui alla fine -… ma scommetterei che se non è lo stesso uomo, fa parte dello stesso giro: ha usato la parola “Consorzio”.-

-Immaginavo che lo avessi notato.- replica la Malper –Anch’io la penso così: qualcuno cerca di controllare gli uomini di legge di questa città. Sanno ce né tu né Nelson vi sareste fatti corrompere ed hanno provato con le minacce ed il ricatto. Sono gente molto in gamba e con molte risorse. Scusa se te lo chiedo, ma devo farlo: pensi che sia coinvolto tuo fratello?-

-Robert? No… non penso… dopo aver scontato la sua pena ha lasciato New York e ora vive sulla Costa Ovest. Ha… ha cambiato vita, non…non mi tradirebbe.-

            Kathy scuote piano la testa. Il fratello di William una volta ha tentato di ucciderlo cercando di far ricadere la colpa su Iron Fist.[5] Lui può anche voler credere che sia cambiato ma lei è decisamente più cinica al riguardo. Non lo dirà a Bill ma sarà meglio fare qualche discreta ricerca sul conto di Robert Hao.

-Ci serve un piano, Bill…- dice infine -… e credo di averne uno.-

 

            Siedo al bancone del bar e sorseggio un Margarita senza troppa fretta. Sussulto quando una mano si posa sulla mia spalla e mi volto di colpo. Davanti a me c’è Timothy Byrnes, avvocato di grido e ultimo uomo con cui sono stata a letto di recente.

-Non volevo farti paura, Candace.- mi dice –Avrei dovuto capire che dovevi essere nervosa dopo quello che è capitato a tuo fratello… per quanto dopo lo scherzetto che mi hai fatto, forse te lo meriti.-

-Sono una giornalista, Tim.- replico –il mio primo dovere è riferire le notizie al pubblico.-

                Ma sentitemi… bella giornalista che sono davvero: Candace Nelson, l’intrepida reporter che non esita a sedurre chi le può fornire le notizie utili per un buon articolo. Alla faccia dell’etica, direi. Chissà che ne penserebbe il vecchio Jameson se lo sapesse.

                Da come Tim mi guarda è chiaro che ha della mia etica giornalistica un’opinione ancor più bassa della mia… o forse ce l’ha su di me. Poi, di colpo sorride.

-Sei troppo bella per avercela con te. Credo che ti concederò un’altra occasione… stando bene attento a non dire una parola sui miei clienti. Che ne dici: ricominciamo?-

                Il mio istinto mi dice, mi urla quasi, di rispondergli di no, di rifiutare le sue nuove avances, ma in certe cose non ho mai dato retta al mio istinto.

-Ci sto.- rispondo.

 

                Evito un calcio rotante e salto di lato. Ho un vantaggio, oltre ai miei supersensi che mi permettono di anticipare le sue mosse, lei non vuole usare i sai, non la parte con la lama comunque, contro di me. È una combattente addestrata dai migliori assassini del Mondo ma stavolta non combatte per uccidere.

            Un colpo si abbatte sulla mia schiena. Stupido: ho confidato troppo nei miei supersensi dimenticando che il suo addestramento le permette di essere invisibile perfino a loro se lo vuole.

-Mi dispiace Matt…- la sento dire mentre cado a terra -… non volevo che finisse così.-

-Nemmeno io.- replico.

            Le mie gambe si muovono rapide e sferrano un calcio ad entrambi i polsi di Elektra facendole saltare di mano i sai. Salta all’indietro evitando un altro calcio poi mi rimetto in piedi.

-Non ti resta molta scelta.- le dico –O mi uccidi o ti darò la caccia. Potresti sfuggirmi stanotte ma sarai sempre una fuggiasca costretta a guardarsi costantemente le spalle per evitare cacciatori peggiori di me.-

-Mi dispiace Matt…- replica Elektra -… questa è la mia vita. Non ne conosco altre.-

            Si sfila la katana dalla schiena e la lancia verso di me. La sento arrivare e mi sposto per evitarla ma non serve. Passa troppo alta e si conficca sul muro alle mie spalle.-

-Non ti ucciderò Matt.- afferma –Ma nemmeno mi arrenderò.-

-Nemmeno io.- replico e mi preparo all’ultimo assalto.

 

 

4.

 

 

            Elektra mi sferra un calcio della Tigre ma io la evito facilmente e le afferrò la caviglia facendola cadere. Lei si libera dalla mia presa rotola su se stessa e tenta di nuovo di colpirmi. La scanso e le permetto di alzarsi.

I miei sensi non mi dicono nulla sulle sue intenzioni. Controlla benissimo il suo battito cardiaco ed il suo respiro è solo un po’ ansante. Posso solo tentare di indovinare quale sarà la sua prossima mossa.

Improvvisamente scatta e tenta di sferrarmi un colpo col taglio della mano destra. La paro con le braccia incrociate. Ci riprova ed ancora la blocco ma stavolta era una finta: le sue gambe scattano avvinghiandosi alle mie e trascinandomi a terra con lei.

Siamo l’uno sull’altra. Sento i suoi seni alzarsi ed abbassarsi ritmicamente e l’odore della sua pelle… delle sue labbra. Ricordo i tempi in cui queste sensazioni avevano altri significati per me… per noi… poi mi ricordo perché stiamo combattendo.

-Mi spiace, Matt.- sussurra, poi il suo ginocchio scatta verso il mio inguine.

 

            Arthur Stacy, Commissario di Polizia della Città di New York rientra a casa dopo una giornata di duro lavoro. Tra le altre cose deve prendere una decisione su quale nome sottoporre al Sindaco per l’incarico di Capo del Dipartimento dopo la morte di Adam Lane[6] e sarà meglio che lo faccia presto.

            La busta gialla nella cassetta della posta attira la sua attenzione. C’è scritto: Riservata Personale in caratteri rossi. Arthur la prende per i bordi e la esamina rapidamente: nessun indirizzo del mittente e nessun timbro. È stata recapitata a mano, ma da chi e perché? Se ci fosse dell’esplosivo o qualche virus? Improbabile: chiunque gli abbia inviato la busta deve sapere che lui non cadrebbe mai in un trucco così stupido. In ogni caso la farà esaminare dai tecnici del laboratorio di polizia per sicurezza.

            È appena entrato in casa che il suo cellulare squilla. Numero sconosciuto chi può essere?

<<Ha trovato la mia busta, Commissario?>> voce alterata elettronicamente impossibile perfino capire se appartiene davvero ad un uomo o ad una donna.

-Lei chi è e come ha avuto questo numero?- replica Stacy in tono rabbioso.

<<Niente domande. Se ci tiene alla vita e all’incolumità di sua figlia apra la busta e usi quel che ci troverà dentro.>>

-Che c’entra mia figlia? Cosa le ha fatto?-

            Ma il suo interlocutore ha riappeso. Stacy abbandona ogni precauzione ed apre la busta. Al suo interno c’è una chiavetta USB. Freneticamente il Commissario accende il suo computer e vi collega la chiavetta. Automaticamente parte un video che mostra una stanza vuota a parte un letto. La camera stringe sul letto dove c’è una giovane donna nuda con i polsi e le caviglie legati in modo da tenere forzatamente le gambe aperte

Con orrore Stacy riconosce la ragazza.

-Jill.- mormora riconoscendo sua figlia.

            Ora nel campo della telecamera entrano due uomini che indossano dei cappucci che gli coprono interamente il volto e che… Oh Mio Dio no!

            Arthur Stacy è preso dall’orrore e dal disgusto mentre vede i due uomini violentare a turno sua figlia e ne ode le grida disperate. Vorrebbe distogliere lo sguardo ma non ci riesce… poi il telefono squilla di nuovo e Arthur si precipita a rispondere.

<<Piaciuto lo spettacolo?>> è la stessa voce.

-Bastardo.- replica Stacy –Ti vedrò all’Inferno.-

<<Forse accadrà e forse no. Quello che ha visto è solo un assaggio di quel potremmo fare a sua figlia e dovrebbe averle dimostrato che noi non scherziamo. Quel che accadrà d’ora innanzi dipenderà solo da lei. Se farà quel che le diremo, gliela restituiremo sana e salva... beh abbastanza sana, diciamo. Altrimenti… mi dicono che le donne bianche sono molto richieste nei bordelli orientali o negli harem di qualche ricco sceicco. Certo sua figlia è bruna e non bionda come la sua defunta nipote, ma credo che la piazzeremo bene lo stesso.>>

-Bastardo.- ripete Stacy -Che vorresti che facessi?-

<<Lo saprà presto. Le lasciamo la notte per riflettere. Il fato di sua figlia è interamente nelle sue mani.>>

            La conversazione termina di colpo e Arthur Stacy rimane seduto con la testa tra le mani.

 

            Entriamo in un garage della Fisk Tower ed un ascensore veloce ci porta rapidamente in cima.

-Dove stiamo andando?- chiedo –Cos’è questa storia?-

-Porta pazienza, Urich.- mi risponde Jimmy Six -Avrai tutte le risposte che vuoi te lo prometto.-

            Le porte dell’ascensore si aprono sull’attico ed un giovanotto biondo elegantemente vestito ci si fa incontro. Ovviamente lo riconosco subito e del resto questo posto è suo.

-Richard Fisk.- lo apostrofo –Dunque c’è lei dietro tutto questo.-

-Non tragga conclusioni affrettate Mr. Urich.- replica lui in tono affabile –Io non sono un bastardo manipolatore come mio padre.-

            Difficile essere all’altezza del famoso Kingpin, in effetti, ma non per questo devo fidarmi ciecamente.

-Io ho sinceramene a cuore gli interessi della comunità…- continua Richard -… e sto cercando di dimostrarlo con la Fondazione intitolata a mia madre che aiuta le vittime del crimine. Recentemente sono venuto a conoscenza dei discutibili contatti che mio padre ha avuto con… certe persone ed ho chiesto l’aiuto di Jimmy. Anche lui, come me, è interessato a recidere i legami della sua famiglia col crimine organizzato.-

O a espanderli facendo credere il contrario? Ci si può fidare dei lupi che dicono di essere diventati agnelli?

-Suo padre era noto per avere praticamente solo contatti discutibili.- replico. -Cos’hanno di diverso questi?-

-Se ha un attimo di pazienza glielo spiegherò, Mr. Urich. Confido che lo troverà interessante.

            Su questo potrei scommetterci… ma spero che la posta non sia la mia vita.

 

 

5.

 

 

            Quando Dakota North rientra nel suo appartamento, seduto su una poltrona del salotto c’è un uomo anziano con capelli e barba bianchi che sopra un abito scuro indossa un impermeabile verde un po’ stazzonato che non sfigurerebbe nel guardaroba del Tenente Colombo.

-Tu!- esclama l’investigatrice -Che ci fai qui?-

-Ciao Dakota.- si limita a replicare l’altro –Ti stavo aspettando e mi sono messo comodo.-

-Ehi amico…- interviene Robert Diamond –Non so chi tu sia ma se hai cattive intenzioni, hai scelto il momento sbagliato.-

Dakota lo ferma.

-Calmo, Bob… è mio padre.-

-Cosa?-

-Ti sei scelta un vero cavaliere Dakota.- dice Stephen J “Sam” North con un sogghigno -Non è come i tipi che ti porti a casa di solito. Hai deciso di fare sul serio con lui?-

-Piantala papà.- replica lei –Tu sei l’ultimo da cui accetterei lezioni di moralità. Dimmi piuttosto che vuoi da me.-

            Il sorriso scompare dal volto di Sam North mentre risponde:

-Il tuo aiuto figliola… solo il tuo aiuto.-

 

            È stata una bella serata, deve ammetterlo. Kathy Malper non si sentiva così rilassata da tempo. Per fortuna conosceva questo ristorantino di SoHo[7] dove viene abbastanza spesso proprio per non correre rischi di incontrare conoscenti. Dopotutto Bill Hao è sposato ed è meglio non alimentare pettegolezzi anche se il motivo del loro incontro è sviluppare, il più possibile lontano da orecchie ed occhi indiscreti, una strategia per aiutare Bill ad uscire dai suoi guai, il che non ha impedito alla conversazione di scivolare anche su altri argomenti meno impegnativi.

            Stanno tornando verso il parcheggio quando si trovano circondati da un quartetto di balordi. Kathy conosce il tipo: piccoli ladri e rapinatori magari fatti di anfetamine. Sanno usare i coltelli e non solo per tagliare la carne.

-Che volete?- chiede Bill Hao ostentando calma –Se sono i soldi…--

-I soldi certo…- risponde uno dei quattro -… e magari anche i tuoi vestiti e poi… la tua ragazza è carina ed io ed i miei amici vogliamo divertirci un po’.-

            Si avvicina a Kathy che istintivamente indietreggia e scivola su qualcosa ritrovandosi a terra.-

-Kathy!- urla Bill.

-Sto bene.- ribatte lei.

-Ma certo che sta bene...- aggiunge ancora il capobanda -… e continuerà a star bene se farà la brava.-

-Temevo che l’avresti detto.- replica Hao con voce dura -Se vi foste accontentati dei soldi non avrei reagito, ma in questo caso…-

-Ehi, lo sentite? Il damerino ci sta minaccian…-

            Non finisce la frase: muovendosi con rapidità insospettata Bill gli sferra un calcio al mento, poi si gira di scatto e con il taglio della mano disarma un altro avversario, quindi lancia un grido e salta verso gli altri due abbattendoli con un paio di mosse, poi si volge verso l’unico ancora in piedi che, tenendosi il polso destro con l’altra mano, decide che è meglio scappare.

-Non sapevo che tu fossi la reincarnazione di Bruce Lee, Bill.- gli si rivolge Kathy.

-Solo un po’ di trucchi che ho appreso quando ero più giovane.- si schermisce lui aiutandola a rialzarsi -Per fortuna vado regolarmente in palestra. Tu come stai?-

-Bene direi.- risponde lei accennando ad un sorriso -Per fortuna la botta è stata assorbita… dalla mia parte più morbida. Ci ho rimesso un tacco e… ahi.-

-Che c’è?-

-Una storta ad una caviglia, credo. Nulla di serio.-

-Questo lo vedremo. Intanto chiamiamo la Polizia per questi idioti.-

            Tanti saluti alla bella serata, pensa Kathy.

 

            Non avessi avuto i miei supersensi forse la mossa di Elektra mi avrebbe colto di sorpresa, invece all’ultimo istante utile mi getto di lato.

-Non è stata una mossa leale.- le dico.

-In amore ed in guerra, tutto è lecito, non lo sapevi?- replica lei.

-E quindi io e te siamo in guerra?-

-Non l’ho iniziata io, Matt.-

-Io credo di sì: credo tu l’abbia iniziata tanto tempo fa e l’abbia persa.-

-Risparmiami la filosofia spicciola e battiti.-

            È così, dunque, a questo siamo arrivati dopo tutto questo tempo: io contro di lei fino all’ultimo respiro.

            Il suo grido mi lacera i timpani ma solo per un istante. Riguadagno il controllo e aspetto... Sento arrivare il suo assalto e lo anticipo bloccandolo. Per ogni colpo che lei vibra io ho la contromossa. Sento il suo cuore battere irregolarmente, tumultuoso.

            Mi muovo evitando un altro colpo. Salto facendo una capriola che mi porta alle sue spalle.

            Si volta ma è troppo tardi: le afferro il collo e premo quanto basta in un certo punto. Elektra emette un gemito e mi cade tra le braccia.

            Attendo finché non sono sicuro che non sta fingendo poi la adagio delicatamente a terra.

-E ora che ne farai di lei, Matt?-

            A parlare è stata la Vedova Nera che mi ha raggiunto da qualche istante ed ora è alle mie spalle.

            Che ne farò di lei? Di una donna che ho amato e perso in più di un senso? Di una donna che è diventata l’antitesi di tutto ciò che sono ed in cui credo. Che risposta posso dare?

-La riporterò a New York e là sarà processata per i suoi crimini.- rispondo infine.

            La sola risposta possibile per me.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Inizia qui un nuovo ciclo di questa serie che, in parallelo con Marvel Knights. completerà la ridefinizione del personaggio di Elektra dopo che la sua attività di killer a pagamento è diventata di pubblico dominio. Nelle mani della Giustizia la letale ninja greca dovrà affrontare le conseguenze delle sua azioni. Cosa le accadrà? C’è un solo modo per scoprirlo.

            Nel frattempo appena poche note di chiarimento su quanto accade qui:

1)     William Hao è un personaggio creato da Chris Claremont & John Byrne su Iron Fist Vol. 1° #8 nell’ormai lontano 1976 e divenne comprimario ricorrente di quella serie prima e di Power Man & Iron Fist poi. Bill e suo fratello Robert sono stati istruiti sin da bambini nelle arti marziali ma mentre Bill è diventato avvocato e Vice Procuratore Distrettuale di Manhattan, Robert è diventato un supercriminale col nome di Chaka Khan che si è scontrato con Iron Fist che l’ha catturato. Riprendendolo su MIT ho fatto fare carriera a Bill Hao, che è diventato prima Procuratore Distrettuale ad interim dopo la morte di Connie Ferrari e poi ha vinto le elezioni diventando effettivo. Della sua famiglia fratello a parte si sa solo che ha una moglie e dei figli, ma non sono mai apparsi nelle storie che io sappia. Il passato comune con Kathy Malper, per quanto plausibile, è invenzione mia.

2)     Voi tutti dovreste sapere che Arthur Stacy è il fratello maggiore del defunto capitano della Polizia di New York (già a riposo quando lo abbiamo conosciuto) George Stacy, a sua volta padre di Gwen. Dopo un breve periodo nella Polizia Arthur è entrato nel settore della vigilanza privata facendosi un nome come esperto di sicurezza. Dopo la morte delle moglie si era trasferito a Hong Kong. In MIT è stato poi nominato Commissario di Polizia, carica che nell’organizzazione politica delle Città di New York equivale grossomodo ad un assessore alla Pubblica Sicurezza. Stacy ha una figlia, Jill, che sta completando gli studi a Londra ed è, ahimè, diventata bersaglio dei nemici del padre. C’era anche un figlio maggiore Paul, ma è stato ucciso mentre, dopo aver subito un lavaggio del cervello, impersonava Goblin in uno de primi episodi dell’Uomo Ragno MIT scritti da un Mickey ancora acerbo ma comunque preda di una furia omicida che sfogò su molti personaggi.

Nel prossimo episodio: Elektra alla sbarra a New York e nuovi sviluppi sul misterioso Consorzio. In più: un nuovo supercriminale?

 

 

Carlo



[1] Proprio sul n. 50 di questa stessa serie.

[2] Narrata con abbondanza di particolari in Vendicatori MIT #89/90 e Vendicatori Segreti MIT #20.

[3] Il precedente Procuratore Distrettuale, Connie Ferrari, fidanzata di Steve Rogers, è stata assassinata dal killer russo chiamato il Confessore nell’episodio #46.

[4] Nell’episodio #65.

[5] Su Iron Fist Vol. 1° #9/10 (Prima edizione Italiana Shang Chi, Corno, #44/45).

[6] Avvenuta su Occhio di Falco MIT #19.

[7] South of Houston Street, un quartiere di- Manhattan,