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L'UOMO SENZA PAURA

 

N° 63

 

CHI SEMINA MORTE…

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

Quella che i miei sensi mi rimandano è un’immagine imponente: la villa degli Sterling è stata ricostruita mattone su mattone.

-Vorrei che tu potessi vederla Matt…- mi dice la Vedova Nera -… sembra la dimora della famiglia Addams.-

            Sorrido all’idea che Natasha Romanoff conosca i vecchi telefilm americani e rispondo.

-Ma io la “vedo” forse meglio di te Natasha. Ricordo quasi ogni centimetro della costruzione originale trasformata in una trappola mortale dalla follia di Elizabeth Sterling e spero che quella follia non si sia trasmessa all’ultimo dei suoi figli.-

-Pensi che se suoniamo il campanello qualcuno ci aprirà?-

-Penso che sarebbe insolito per dei supereroi ma vale la pena provare.-

            Il suono del campanello si propaga nell’aria e per un po’ è l’unico suono che si ode.

-Si è accesa una luce.- mi dice la Vedova.

            Posso anche essere cieco ma questo non m’impedisce di notare una sottile variazione di calore o di sentire i passi sul vialetto. Davanti a noi un uomo massiccio, un fascio di muscoli a stento trattenuti da qualunque cosa stia indossando.

-Sono il custode della villa… - si presenta -… e questa non è l’ora di presentarsi per una visita.-

            Ben detto. Questo custode ha qualcosa di familiare. Non l’ho già incontrato una volta forse?

-Io sono la Vedova Nera e questo è Devil.- ci presenta Natasha –Immagino che sappia chi siamo. Stiamo cercando informazioni sul Seminatore di Morte.-

            Il battito cardiaco del custode ha un improvviso balzo nell’udire quel nome. Dopo un attimo di silenzio dice:

-Philip Sterling è morto e anche sua madre è morta. Qui non c’è più nessuno che risponderà alle vostre domande.-

-Nemmeno Mary Elizabeth Sterling?- chiedo.

            Di nuovo il balzo nel battito ed anche qualcos’altro come un’energia animale repressa e pronta ad esplodere.

-Lei… non è qui. Andatevene adesso.-

-Aspetta un momento…- esclama Natasha.

            La prendo per un braccio e la porto via.

-Andiamocene,- le dico –Siamo venuti nel posto sbagliato.-

            La sento riluttante ma mi segue. Sulle nostre schiene sento lo sguardo ostile del custode.

-Matt... non capisco… cosa?-

-Sssst…- le faccio –Lui può ancora sentirci.-

            Ci allontaniamo ancora di più e finalmente Natasha sbotta:

-Non convince nemmeno te quel custode, vero? C’è qualcosa di strano in lui lo sento.-

-Io non mi limito a sentirlo: lo so.- ribatto –Ribolle di un’energia che ho sentito di rado. È indubbiamente un superumano e forse non è umano del tutto.-

 

         Mi chiamano Ragno Nero e dicono che sono un vigilante dai metodi troppo duri. Mi chiedo che direbbero se sapessero che un tempo ero un assassino a pagamento che si faceva chiamare Kaine. Sono anche il clone di uno degli uomini più onesti che conosco, un modello inarrivabile per me ma almeno ora ho una chance di rimediare ai miei errori.

         Certo questo non significa che abbia voglia di farmi toccare dal Seminatore di Morte. Il suo tocco uccide ed io non ho ancora voglia di morire.

         Il bello di avere la forza proporzionale a quella di un ragno è che i muscoli delle tue gambe possono proiettarti in alto prima che chiunque possa toccarti

         Mi attacco al soffitto e mi rivolgo al mio avversario:

-Allora chi sei? L’originale Seminatore di Morte è defunto e se tu sei sua sorella, la nascondi bene la tua femminilità. Non dirmi che sei un figlio illegittimo venuto a reclamare l’eredità. Fa troppo soap opera.-

-Perché non te ne stai zitto?- ribatte lui infastidito.

-Dev’essere una malattia di famiglia.- replico –Ma ha ragione: è ora di tornare a fare l’eroe forte e silenzioso.-

         Faccio un salto e gli piombo addosso ma lui si è già reso immateriale e gli passo attraverso. È una sensazione strana, come se avessi stretto in mano un blocco di ghiaccio. Sto ancora tremando quando sento le sue mani sulle mie spalle.

-Nulla di personale, ma non posso permetterti di interferire coi miei affari.-

            Urlo e poi il buio cala su di me e non sento più nulla.

 

         Il Tenente Terenzio Oliver Rucker sta esaminando ancora una volta il dossier degli ultimi omicidi quando si accorge di una presenza nella vicina sala agenti. Riconoscerebbe dovunque quell’alta figura dai capelli e barba bianchi.

-Arthur, che ci fai qui?-chiede –Credevo che voi pezzi grossi vene andaste tutti alle cinque.-

            Arthur Stacy, Commissario della Polizia della Città di New York sorride mentre risponde:

-Mi conosci, Terenzio: sono uno stakanovista. In questi giorni poi sono impegnato a trovare un sostituto per Adam Lane.-

-Già, brutta faccenda quella.- conviene Rucker.

            Adam Lane, il Capo del Dipartimento di Polizia è stato recentemente ucciso accidentalmente da Occhio di Falco per colpa del folle Madcap[1] e come Commissario è compito di Stacy designare il suo sostituto.

-Ti andrebbe il posto, Terenzio?- chiede improvvisamente Stacy.

-Io?- Rucker è sbalordito –Saltare sei o sette gradi in un colpo solo? No, meglio di no. Non credo di essere adatto per dirigere l’intero dipartimento e poi non ti conviene: direbbero che l’hai fatto per favorire un vecchio amico. Troppe polemiche. Se proprio vuoi promuovere qualcuno della bassa forza perché non provi con Shelley Conklin? Sta facendo un buon lavoro a supervisionare Codice Blu e con due figli piccoli a carico un aumento di stipendio non le farebbe proprio male.-

            Stacy fa una risatina.

-Ci penserò Terenzio, ci penserò. Ora che ne dici di smontare e farmi compagnia al pub o ti imbarazza farti vedere col Commissario?-

-Dovresti conoscermi Arthur…- replica Rucker infilandosi la giacca -… non mi imbarazza mai niente.-

 

 

2.

 

 

            La Gatta Nera deve ringraziare il suo istinto se è arrivata nell’ufficio dell’agente di Borsa del Fondo Sterling proprio in tempo per trovare il Ragno Nero disteso sul pavimento.

-Kaine!- esclama lasciandosi sfuggire il nome un tempo usato dal suo compagno. Per fortuna nessuno la può udire.

            Non si muove… se ha incontrato il Seminatore di Morte e questi ha usato il suo tocco di morte su di lui...

            No, si impone, non pensarlo nemmeno. Cercando di scacciare i brutti pensieri la Gatta si china su Ragno Nero. Riporta alla mente le nozioni di primo soccorso e gli pratica il massaggio cardiaco, poi gli solleva la maschera e comincia con la respirazione bocca a bocca.

-Respira, maledizione respira.- borbotta lei,

            Finalmente Ragno Nero apre gli occhi sotto le lenti a specchio e dice:

-Devo essere morto, perché questo non può che essere il Paradiso.-

-Idiota.- ribatte lei con un sospiro di sollievo –Eppure dovresti saperlo che per quelli come me e te le porte del Paradiso sono sbarrate. Come ti senti?-

-Debole come un micino appena nato… avrei tanto bisogno di coccole da mamma gatta.-

-Se stai bene quanto basta da sparare battute in stile Peter,[2] allora non ho nulla di cui preoccuparmi. Che è successo?-

-La versione condensata? È passato di qui il Seminatore di Morte e mi ha toccato.-

-Eppure sei vivo. Perché?-

-E chi lo sa? Magari ha a che fare con la mia fisiologia mutata dal ragno radioattivo o col fatto che sono un clone o con i mutamenti genetici rimasti dai tempi in cui avevo la malattia degenerativa dei cloni. Francamente mi interessa meno del fatto che sono vivo.-

-Sono assolutamente d’accordo.- replica Felicia e lo bacia con trasporto.

            Quando si staccano Ragno Nero estrae dalla cintura un telefono cellulare ultrapiatto e compone un numero.

-Che fai adesso?- chiede Felicia Hardy.

-Chiamo Devil per avvertirlo degli ultimi sviluppi.- risponde lui.

-Tu hai il numero di Devil? Non me l’hai mai detto.-

-Non me l’hai mai chiesto.-

 

            Siamo nella sede della “Occhi di Gatto investigazioni ed io e Natasha abbiamo sentito il resoconto del Ragno Nero.

-Sei fortunato. Gli dico –Per quanto ne so, sei l’unico che è sopravvissuto al tocco del Seminatore di Morte.-

-Che onore.- commenta lui.

-Abbiamo scoperto cosa cercava in quell’ufficio?- chiede la Vedova Nera.

-Ci sto lavorando.- risponde la Gatta seduta davanti ad un computer –Finora ho solo capito che è qualcosa che riguarda i movimenti del Fondo Sterling.-

-Che sorpresa.- commento –Dovremo approfondire la cosa e magari cercare di scoprire che fine ha fatto Mary Elizabeth Sterling.-

-Ma faremo tutto domani.- dice improvvisamente la Gatta –Il mio amico Ragno Nero fa il duro ma l’incidente di stanotte l’ha lasciato scosso. Ho intenzione di metterlo al calduccio sotto le coperte ed assicurarmi che riposi per bene sino a domani.-

-Grazie, mamma.- replica, sarcastico, Ragno Nero.

-Va bene.- interviene Natasha –aggiorniamoci a domani. Anche io e Devil abbiamo intenzione di metterci sotto le coperte, sapete?-

-Natasha…-

-Che ho detto di male?-

            Ragno Nero fa una risatina ed io sospiro.

 

Il mattino ha l’oro in bocca dice un vecchio proverbio ma quel che sente in bocca Dakota North e solo sapore di acido.

-Ecco qua.- dice il padrone di casa, l’attore Bob Diamond –Pane tostato, marmellata, succo d’arancia e caffè. In alternativa ci sono il latte e i cereali.-

-Non credo che riuscirei a mangiare nulla.- replica Dakota –Dammi un caffè doppio… anzi dammelo triplo. Ieri sera devo davvero aver bevuto troppo e mi sento frastornata.-

-Non mi pareva che avessi esagerato, anzi quando sono arrivato il tuo bicchiere era ancora pieno.-

-Beh… ubriaca o no, sono frastornata lo stesso.-

-Vuoi dire che non ricordi nulla di stanotte?- chiede Bob con un sorriso ammiccante.

-Ricordo più che abbastanza.- replica lei ricambiando il sorriso.

-Scherzi a parte se ti serve una mano, conta pure su di me. Ci sono passato anch’io per la fase autodistruttiva e so dove si può arrivare se non si è capaci di fermarsi.-

-Io non sono ancora al punto di aver bisogno degli alcolisti anonimi… almeno non credo.-

-Beh sapere di avere un problema è già un primo passo verso la soluzione.- Bob le stringe la mano e sorride ancora –Se ti serve un amico o una spalla su cui piangere, io sono qui.-

            Dakota abbozza a sua volta un sorriso e stringe di più la sua mano.

-Grazie.- risponde.

 

 

3.

 

 

            I rudi giornalisti sono abituati a tutto e a dire il vero, il sottoscritto può dire di averne viste davvero di tutti i colori. Si potrebbe, quindi, pensare che la vista di una donna che esce da un ascensore del Police Plaza Uno non dovrebbe farmi effetto, tuttavia non posso fare a meno di guardarla mentre a grandi falcate percorre il corridoio. L’età è indefinibile, forse più di trenta o forse no. Sembra uscita da una rivista di moda, l’abito che indossa è di alta sartoria ma non m’intendo abbastanza di moda da saper riconoscere chi lo ha disegnato, è austero ma al tempo stesso ne esalta la femminilità lasciando intuire una qualità scattante, atletica, del suo corpo. I capelli d’ebano dai riflessi blu sono raccolti in una crocchia elegante. Il suo volto è pallido, ma, i suoi lineamenti sono severi e decisi. Gli occhi grigi di lei sorridono di una luce predatrice, un’espressione intonata alle sue labbra. Al collo porta un cammeo con il simbolo simile al caduceo dove al posto del bastone c’è un lupo e al posto del serpente un drago con le code di entrambe gli animali che si uniscono a cerchio intorno a loro. Qualcosa in lei dice che non è una donna comune e credetemi: io di queste cose me ne intendo.

L’uomo che la segue è anche lui decisamente fuori dal comune: indossa una tipica uniforme da autista che sembra gli sia stata dipinta addosso, tanto è tesa sul suo corpo enorme. La carnagione è olivastra, i lineamenti esotici a metà fra il mediterraneo ed il nordeuropeo. Il berretto non può nascondere una folta treccia lunga fino alle spalle. Sì, davvero un uomo non comune.

-Terra a Ben Urich. Sei ancora tra noi?-

            A parlare è stata la mia bionda praticante Candace Nelson che mi fa un sorrisetto ironico.

-È solo una donna Ben.- aggiunge.

-E il suo autista è solo un autista.- ribatto.

-In effetti, ora che mi ci fai pensare, non vorrei mai incontrarlo in un vicolo buio… nella stanza di un motel magari…-

-Candace!- esclamo con tono fintamente scandalizzato.

-Oh… lo sai, Ben: le ragazze vogliono solo divertirsi.-[3]

            La zittisco con un cenno mentre la donna misteriosa si annuncia:

-Sono Mary Elizabeth Sterling, il Commissario Stacy mi sta aspettando.-

            Questo sì che è interessante: la sorella del Seminatore di Morte che ricompare dal nulla proprio quando sembra che ce ne sia uno nuovo in città. Faccio per muovermi verso di lei, ma l’autista mi fulmina con lo sguardo e mi blocco immediatamente. La porta dell’ufficio di Stacy si apre e lei entra. Per un attimo si ferma sulla soglia, si volta verso di me e giurerei che mi ha fatto l’occhiolino.

            Vorrei essere una mosca o almeno avere i supersensi del mio amico Devil per poter ascoltare quello che la Sterling, Stacy e il tenente Rucker, che ho intravisto all’interno prima che la porta si richiudesse, si diranno. Ho la sensazione che sarebbe una storia più interessanti delle beghe politiche dietro la scelta del nuovo Capo del Dipartimento di Polizia. Mi sa che dovrò pagare un paio di birre a Rucker stasera… sempre che bastino a sciogliere la lingua a quell’ostinato testone.

 

            Mary Elizabeth Sterling esce dal quartier generale della Polizia di New York e sale sulla limousine Lincoln MKS 2013 blu che è parcheggiata di fronte. L’autista le tiene aperta la portiera e poi la richiude posizionandosi, quindi, al posto di guida.

-Pensa di averli convinti Milady?- chiede dopo che sono partiti.

-Non siamo più nel Regno Unito, Hector.- lo rimprovera lei –Se proprio non riesci a chiamarmi Mary, chiamami semplicemente Miss Sterling.-

-Come desidera Mil… Miss Sterling.-

            Mary Elizabeth sospira e continua:

-Se li ho convinti che non sono il Seminatore di Morte che stanno cercando? Non lo so. Stacy non ha parlato molto ma i suoi occhi erano quelli di un uomo che non si fa incantare facilmente. Quel tenente Rucker, invece, era decisamente ostile. Mi ha riempito di domande ed ho la netta sensazione che non abbia creduto a nessuna delle mie risposte. Purtroppo per loro non hanno prove contro di me… e nemmeno prove certe che il Seminatore di Morte sia di nuovo in circolazione.-

            L’uomo chiamato Hector alza improvvisamente gli occhi verso il tettuccio e fa una smorfia, poi preme un pulsante sul cruscotto.

-Mi scusi Madam.- dice –Ma credo che avessimo un fastidioso insetto sul tetto. Penso di essermene sbarazzato.-

            Mary Elizabeth Sterling sorride soddisfatta: può sempre contare sul fedele Hector.

 

            La scarica elettrica non era abbastanza forte da fargli male ma è stata sufficiente a sbalzarlo via dal tettuccio della Lincoln. Ragno Nero si riprende rapidamente e balza lontano dalle auto che potrebbero investirlo.

            Non è stato abbastanza discreto nel balzare sul tettuccio e quel dannato autista l’ha sentito. Chissà se a suo “fratello” Peter sarebbe capitato? Per fortuna ha fatto in tempo a piazzare una ragnospia. Non gli sfuggiranno.

 

 

4.

 

 

            Il rumore che sento provenire dal corridoio è tale da richiamare la mia attenzione. Che diavolo sta succedendo? Afferro il bastone ed esco dal mio ufficio privato cercando di fare chiarezza nella confusione di voci, odori e battiti cardiaci.

            La prima cosa che capisco è che Dakota North è arrivata in compagnia di un uomo. La cosa non dovrebbe interessarmi: lei ha diritto alla sua vita privata ed io ho ricominciato a frequentare la Vedova Nera, eppure non riesco a non provare disappunto.

            A quanto sembra l’uomo con Dakota è un attore famoso, Bob Diamond, e le segretarie sembrano impazzite. Anch’io ho sentito parlare di lui ma non solo per le sue doti di attore: è uno dei Figli della Tigre e ci siamo incrociati una volta, anni fa, ma dubito che si ricordi di me.

            Quando si accorgono di me gli impiegati dello studio mi fanno passare ed io mi fermo proprio davanti a lui.

-Uh… ciao Matt.- mi saluta Dakota –Qui con me c’è il mio amico…-

-Bob Diamond.- preciso io –Avrei dovuto essere sordo oltre che cieco per non capirlo. Ha fatto sensazione Mr. Diamond.-

-Del tutto involontariamente Mr. Murdock… perché lei è Matt Murdock vero?-

            Diamond mi porge la mano e solo dopo pochi istanti si rende conto che io non posso vederla e la appoggia alla mia. Continuando la recita del comune cieco gliela stringo

-Non sono certo il mio gemello.- rispondo –Lei e Dakota siete amici?-

-Ci conosciamo da qualche anno. Ci siamo rivisti per caso e le ho offerto un passaggio.-

            Una versione condensata suppongo. Diamond si rivolge a Dakota:

-Sentiamoci mi raccomando. Dobbiamo continuare quel discorso.-

-Me ne ricorderò.- risponde lei e il suo battito fa un balzo.

            Vorrei chiederle a cosa alludeva Diamond ma lei mi risponderebbe che non sono affari miei ed avrebbe ragione. Non credo di averla trattata molto bene ultimamente. Sto per parlarle quando il mio cellulare squilla. Pessimo tempismo. Rientro in ufficio e rispondo. Dall’altra parte una voce familiare:

<<Ciao Matt, mi hai riconosciuto o devo presentarmi?>>

-Non è da te fare il buffone Abel, che c’è?-

<<Mi chiedevo se a te ed alla tua sventola dai capelli rossi ed il costumino attillato interesserebbe una visitina a Villa Sterling stasera dopo il tramonto.>>

-Certo che sì. Ci sarà anche la tua partner?-

<<Credi che riuscirei a tenerla lontana?>>

            Ovviamente la risposta non può che essere no. Prendiamo gli ultimi accordi e ci salutiamo. Chiusa la comunicazione chiamo la mia segretaria:

-Emily, può chiamarmi Dakota North e dirle che voglio vederla?-

<<Mi spiace ma è appena uscita e non ha lasciato detto dove andava.>>

            Magnifico. Sarò anche un famoso avvocato ed un ancor più famoso supereroe ma la mia vita sociale fa acqua da tutte le parti.

 

            Il posto è un ristorante del centro di Manhattan dove stanno cenando Franklin “Foggy” Nelson, Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York, la sua compagna Elizabeth Allen Osborn ed il figlio di lei Norman II.

            Foggy si sforza di essere allegro ma i suoi pensieri continuano a tornare alla donna che l’ha messo al mondo per abbandonarlo subito dopo. Nonostante il suo comportamento Rosalind Sharpe è pur sempre sua madre ed anche se tutti gli indizi puntano sul fatto che sia stata uccisa subito dopo il suo rapimento, lui si rifiuta di crederlo finché non vedrà il cadavere. Ma non è il caso di rovinare la serata a Liz e Normie si dice e continua a chiacchierare come se niente fosse.

-Davvero hai impersonato Devil?- chiede Normie –E lui era d’accordo?-

-Ma certo… era tutto un piano per far cadere in trappola i cattivi.[4] Io e Devil siamo molto amici.-

-Il nonno odia l’Uomo Ragno... credo.-

            Ahi… stiamo per entrare in un terreno minato, pensa Foggy, devo stare molto attento a quel che dico. Norman Osborn può anche non piacermi ma le vecchie accuse su di lui sono ormai state sistemate e forse è sincero quando dice di essere cambiato, dovrei dargli il beneficio del dubbio.

            Il suo telefono cellulare squilla distraendolo dai suoi pensieri. Numero criptato, chi può essere?

Quando risponde sente una voce alterata elettronicamente

<<Parlo con il Procuratore Franklin Nelson, il figlio di Razor Sharpe?>>

-Chi è lei e come ha avuto questo numero?-

<<Qui sono io a fare le domande e se davvero tiene a sapere che fine ha fatto sua madre, lei mi ascolterà attentamente.>>                    

            Foggy sospira poi risponde:

-Mi dica che cosa vuole, l’ascolto.-

 

            Quando non sono Ragno Nero mi faccio chiamare Abel Fitzpatrick. Non è il mio vero nome, ma del resto io non ho un vero nome: sono un clone dell’uomo chiamato Peter Parker e sono uscito già adulto da una provetta potremmo dire. I miei ricordi precedenti quel giorno non sono veramente miei ma appartengono alla memoria genetica dell’uomo su cui sono stato modellato. Per lungo tempo l’ho odiato perché aveva tutto quello che a me era stato negato da una natura matrigna, poi sono venuto a patti con me stesso e da allora cerco di fare ammenda per i miei molti peccati, consapevole che forse non mi basterà una vita per riuscirci.

         Quando non indosso un costume nero e non vado in giro a picchiare i cattivi faccio l’investigatore privato. Già, proprio come quelli dei film noir. La nostra agenzia è specializzata in protezione e controspionaggio commerciale e industriale. Ho detto “nostra” perché ho una socia e che socia. Se Mike Hammer ha quello schianto di Velda, io ho la ex ladra più sexy dell’orbe terracqueo, una che sa ben riempiere un costume aderente: Felicia Hardy, la Gatta Nera e se mi chiedete se i nostri rapporti vanno oltre la sfera professionale, io vi rispondo: fatevi gli affaracci vostri.

         Quando anche l’ultimo degli impiegati se n’è andato dai nostri uffici ci prepariamo per un po’ di straordinario in stile supereroico. In pochi istanti mi sono tolto i vestiti civili rivelando il mio costume nero, quanto a Felicia… beh diciamo che le ci vuole più tempo a liberarsi del tailleur ed infilarsi il suo bel costumino.

-Non sei obbligata ad accompagnarmi.- le dico.

         Lei ammicca.

-Dove vai tu vado io.- replica –Non c’è scritto così sul contratto?-

-Non mi pare, forse ti confondi con le promesse matrimoniali.-

-Oh… oh… magari ho fatto confusione. Pensi che inconsciamente volessi suggerirti qualcosa?-

-Penso che scherzi troppo.-

-E tu troppo poco. Perché devi essere sempre così musone?-

-Perché sono quel tipo di eroe. Vuoi un allegrone? Torna da Peter.-

-Non credo che sua moglie sarebbe d’accordo e poi… a me piacciono i tipi belli e tenebrosi. O era belli e dannati? Che importa: tu sei l’uno e l’altro.-

         Sospiro e mi getto alla finestra per poi appendermi alla mia ragnatela. La sento ridere mentre mi segue.

 

 

5.

 

 

            Non posso realmente vedere Villa Sterling, posso solo immaginarla, ma non è un problema almeno finché i miei sensi potenziati mi permettono di arrivare alla sua soglia evitando i sistemi d’allarme che la nuova proprietaria ha fatto installare. Devo stare attento: non posso escludere che la villa sia piena di trappole come la sua precedente versione.

            Entrare non è un problema: potrei vincere un premio come scassinatore dell’anno. Naturalmente, se Mary Elizabeth Sterling non è il nuovo Seminatore di Morte avrà diritto alle mie scuse ma per il momento la discrezione è d’obbligo.

-Non mi piacciono gli intrusi.-

            Quella voce… l’autista/maggiordomo ma come ha fatto ad arrivarmi alle spalle senza che io me accorgessi? I miei supersensi avrebbero dovuto…

-Non li apprezzo affatto.-

            Un sordo brontolio… o meglio un ruggito e dal nulla appare una tigre che mi salta addosso. Ne sento l’odore, il respiro fetido, il peso addosso, gli artigli che mi lacerano il costume. Con uno sforzo riesco a farla volare sopra di me e mi rimetto in piedi solo per scoprire che… è scomparsa… ma come?

-Meglio per te se non ti distrai.-

            Ancora la voce dell’autista mentre il taglio di una mano mi colpisce al collo. Ma come fa ad arrivarmi vicino senza essere rilevato dai miei sensi? Avevo ragione su di lui: è un superumano. Non so come ma riesce a spegnere i miei sensi. Come posso batterlo se per me è come se non esistesse? Come?

 

            Infiltrarsi da un’altra parte della villa è stato un gioco da ragazzi per la Vedova Nera come pure superare gli allarmi. Può non avere i supersensi di Devil ma è stata una delle prime cose che ha imparato nella Stanza Rossa. Alexei Brushkin sarebbe orgoglioso di lei. Arrivare sino al salotto, poi è stato facilissimo e dalla sua posizione può agevolmente vedere la donna dai capelli neri e dal lungo vestito seduta su una poltrona vicino al camino, intenta a sorseggiare quello che sembra essere brandy.

            E così quella è Mary Elizabeth Sterling… non è esattamente come se l’era immaginata. Si era figurata un tipo più vicino all’immagine classica della dark lady e non una specie di castellana.

            La donna alza gli occhi e sorride mentre dice:

-Può anche uscire dall’ombra, Vedova Nera, lo so che è lì.-

            Come ha fatto? Come ha potuto scoprirla? Era convinta di aver superato ogni sbarramento. Sbuffando Natasha esce dalla nicchia in cui si trovava ed avanza nel salone.

-Se voleva visitare la villa…- prosegue la Sterling -… poteva chiedere un appuntamento, gliel’avrei concesso senza difficoltà.-

-Non so come ha fatto a scoprirmi ma…-

            Natasha non finisce la frase. Qualcosa… o meglio qualcuno… la colpisce alle spalle e mentre cade a terra svenuta il suo ultimo pensiero è: come ho potuto farmi sorprendere così, come una dilettante?

            Non può vedere alle sue spalle l’autista di nome Hector torreggiare su di lei.

-Che ne faccio di lei?- chiede.

-Portala di sotto. Dopo penseremo a lei.-

-E l’altro intruso? Finora l’ho tenuto un po’ occupato ma a quest’ora si sarà reso conto di essere rimasto solo.-

-A lui ci penso io.- risponde Mary Elizabeth e comincia a sbottonarsi il vestito.

 

            Nessun rumore strano, nessun odore. Nulla di nulla e a giudicare dall’assenza di calore sto muovendomi nell’oscurità più assoluta… il che ovviamente non significa nulla per me.

            Finalmente… davanti a me una fonte di calore, una luce, quindi. Devo stare attento.

-Devil… che piacere incontrarti qui.-

            Una voce sepolcrale, la voce del Seminatore di Morte che esce da una parete

-Ne sono lieto perché così posso vendicarmi di te per la mia morte.-

            Pretende di essere Philip Wallace Sterling o il suo spettro, ma non posso pensarci adesso, non mentre una sensazione di freddo mi avverte che sta per toccarmi ed il suo tocco significa morte.

            Scarto all’indietro bruscamente.

-Chi sei davvero?- chiedo mentre gli lancio contro il mio bastone e sento che gli passa attraverso.

-Un fantasma… un’apparizione… un brutto ricordo. Chi può saperlo?-

            Ancora allunga la sua mano ed ancora faccio istintivamente un passo indietro. Solo all’ultimo istante mi accorgo che c’è un gradino e non riesco ad evitare di cadere lungo una scalinata. Solo il mio allenamento mi permette di attutire i danni della caduta.

            Provo a rialzarmi ed in quel momento ecco che avverto che il Seminatore di Morte appare al mio fianco.

-Ti sei fatto male, Devil? Lascia che… ti dia una mano.-

            E allunga le sue mani verso di me.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            E così finisce anche quest’episodio su cui non c’è davvero molto da dire.

1)     Mary Elizabeth Sterling è un personaggio creato dall’amico Valerio Pastore sulla sua serie KT7 dove assumeva le vesti del Seminatore di Morte ed assieme a strani alleati intraprendeva un avventuroso viaggio nella dimensione nota come Altromondo dove ha vissuto avventure di stampo nettamente fantasy. La sua descrizione e quella del suo autista Hector sono riprese quasi parola per parola da KT7 #1. Come e quando sia ritornata a New York non ci è dato saperlo così come non sappiamo con certezza se è davvero lei il Seminatore di Morte visto su queste pagine… anche se al momento non ci sono altri candidati per il ruolo.

2)     Robert “Bob” Diamond è uno dei Figli della Tigre e la sua prima apparizione risale al 1974 nella rivista in bianco e nero Deadly Hands of Kung Fu #1. Con gli amici Abe Brown (che è anche il fratello maggiore di Hobie Brown alias Prowler), Lin Sun e Lotus Shinkuko gestisce una palestra di arti marziali nel Bronx ed occasionalmente raddrizza qualche torto. La sua vera professione però, è quella dell’attore, perlopiù in film d’azione. Sotto l’apparenza di un donnaiolo superficiale e festaiolo si nasconde un animo sensibile e spesso ferito.

Nel prossimo episodio: Devil viene ucciso dal Seminatore di Morte e noi cambiamo il titolo della serie: “La letale Vedova Nera”.

Seriamente: il confronto tra Devil e il Seminatore di Morte, l’arrivo del Ragno Nero e la Gatta Nera, il ritorno di Jester e il mistero di Rosalind Sharpe... e non è tutto.

 

 

Carlo

 



[1] Su Occhio di Falco MIT #19.

[2]  Peter Parker, l’Uomo Ragno, di cui Ragno Nero è il clone

[3]  Lo cantava anche Cyndi Lauper. -_^

[4] Non è andata proprio così ma perché smentire Foggy? L’intera storia su Daredevil Vol. 1° #18/19 (Prima Edizione Italiana Devil, Corno, #15/16).