L'UOMO SENZA PAURA
N° 61
Di Carlo Monni
1.
Le banche di questi tempi non godono
di buona fama e non del tutto a torto a dire il vero. Le banche d’affari, poi
sono considerate dall’opinione comune come una sorta di covo di banditi
legalizzati. Ma tutto questo è più materia di studi sociali che di un resoconto
giornalistico di cronaca nera sennonché i fatti di cui parliamo proprio una
banca riguardano.
Tutto cominciò quando la guardia
giurata che presidiava l’ingresso di una nota banca di Manhattan durante la
notte si accorse di qualcosa che si muoveva verso l’ingresso. Con sua sorpresa
vide che era un giocattolo: un soldatino di legno. La sua sorpresa fu ancora
maggiore quando dal fucile del soldatino uscì un proiettile che riuscì a
spezzare la vetrata garantita come infrangibile. Il guardiano cadde dalla sedia
e fu rapidamente immobilizzato da una decina di altri soldatini che lo legarono
strettamente.
A
quel punto entrò una figura mascherata come un buffone di corte dei temi
antichi ed una maschera veneziana sul volto. Il guardiano riferì di avergli
sentito dire:
-Secondo certe
statistiche ci vogliono sei minuti perché la Polizia risponda ad un allarme ed
arrivi sul posto. Se voi farete il vostro dovere, piccoli amici, ce ne
basteranno quattro.-
Il supercriminale, perché questo
era, parlava direttamente con i soldatini che in perfetto ordine sciamarono
nella banca. Pochi istanti dopo la guardia udì una serie di piccole esplosioni
e vide tornare i soldatini con dei sacchetti.
-Ben fatto amici
miei, ora possiamo andare.-
L’uomo uscì dalla banca solo per
essere accolto da un riflettore puntato su di lui: le auto della Polizia
stavano circondando l’edificio. Uno dei poliziotti intervenuti riferì di aver
sentito il rapinatore dire:
-Quattro minuti e
mezzo. Vi siete fatti più efficienti.- poi sorridendo, si rivolse ai due
poliziotti che si erano fatti avanti puntandogli contro le loro pistole –Vi va
uno yo-yo, ragazzi?-
Il giocattolo che teneva nella mano
destra scattò colpendo uno dei poliziotti, poi tornò indietro e fu lanciato sul
secondo.
A quel punto i soldatini
cominciarono a sparare contro le auto della Polizia crivellandole di proiettili
e con sorpresa di tutti il criminale corse verso le auto e con un acrobatico
salto le superò colpendo con due calci i poliziotti più vicini abbattendoli per
poi ricadere in piedi.
-Non lesinate gli
applausi o inclito pubblico.-
Per quanto incredibile potesse sembrare,
fu proprio quel che disse e poi aggiunse:
-Gradite dei
popcorn?-
Gettò per aria dei popcorn che
esplosero liberando del gas lacrimogeno e nella confusione fuggì gridando:
-Con i complimenti
di Jester.-
Ogni tentativo di inseguimento
risultò inutile: sembrava sparito come se fosse stato un fantasma.
La storia poteva finire qui
sennonché la mattina dopo arrivò sul mio tavolo un pacchetto. All’interno un
sacchetto di diamanti grezzi e un biglietto.
“È stato divertente. Restituitelo ai legittimi proprietari
con i saluti di Jester.
P.S. Sono tornato.”
Come firma una carta da gioco: il
Jolly. Non potei trattenermi dall’esclamare:
-Ma perché questi
buffone in costume scelgono sempre me per i loro deliri?-
Già perché sempre io? Forse perché ho
una linea diretta con Devil, l’Uomo Senza Paura? Chi sono? Il mio nome è Ben
Urich e sono un giornalista investigativo del Daily Bugle. I pazzoidi in
costume sono il mio pane quotidiano.
Le prime luci dell’alba ed i rumori che le accompagnano di solito
sarebbero più che sufficienti a svegliarmi ma stavolta c’è qualcosa in più: il
rumore della finestra della mia camera che si solleva lentamente. Prima ancora
che lei parli so chi è l’intrusa. Posso anche essere cieco ma i miei sensi
potenziati non mentono: il suo profumo ed il suo battito cardiaco li
riconoscerei tra mille, poi sento la sua voce:
-Matt… ho bisogno di…-
Si interrompe di colpo
quando si accorge che non sono solo. A questo punto la donna sdraiata accanto a
me si è svegliata e muovendosi dice:
-Che sta succedendo?-
Quando si accorge
dell’intrusa non fa nemmeno un tentativo di coprirsi.
-L’hai invitata tu?- chiede con tono sarcastico -Sappi che non vado
matta per i ménage a trois, Mr. Murdock.-
La
nuova arrivata replica:
-Chiaramente ho interrotto
qualcosa e me ne scuso. Tornerò in un altro momento.-
Salta
fuori dalla finestra così com’era arrivata.
-Era la Vedova Nera, quella?-
chiede Dakota North.
-Se non ha cambiato voce, direi
proprio di sì.- rispondo.
-E che voleva da te? Non dirmi
che una come lei ha bisogno di un avvocato.-
-E chi può saperlo? Magari aveva
solo bisogno di un amico.-
-Amico? Entra in camera tua
senza avvertire. Sembra esserci una certa intimità tra voi. So che è stata la
donna di Devil. Non è che quando abitavate insieme a San Francisco ve la
dividevate?-
Non
posso dirle che io sono Devil, non sono pronto a dividere con lei questo
segreto.
-Non farmi sciocche scenate di
gelosia, Dakota, per favore.- ribatto con aria seccata.
Dakota
tace. Non so a cosa pensi: forse ai motivi che l’hanno portata a casa mia la
scorsa notte o ai miei motivi per accoglierla nel mio letto, motivi su cui
dovrei riflettere. Al momento, però, c’è una domanda che mi impegna la mente?
Cosa voleva Natasha?
Katherine Malper sbatte il
giornale sul tavolo ed esclama:
-Ci mancava anche Jester adesso. Non poteva rapinare una
latteria? Almeno il caso sarebbe stato di competenza cittadina e non federale.
Ne ho avuto più che abbastanza di buffoni in costume con Mister Fear e sua
figlia.-
-Beh… signora…- intervenne il suo assistente Mickey Malone
–Non sarà di competenza di quest’ufficio finché non l’avranno catturato. Fino
ad allora saranno grane del F.B.I. o del F.B.S.A. a proposito: anche se usa
solo dei gadget e non ha superpoteri propri è considerato lo stesso un
superumano per la competenza del F.B.S.A.?-
Kathy lo
guarda come a dirgli: è questo il livello dei laureati alle scuole di Legge di
questi tempi?
-Porta un costume e questo basta.- risponde seccamente.
2.
Trovare
la Vedova Nera è la parte più facile: vuole farsi trovare da me dopotutto. Ne
sento la presenza quando esco dal tribunale e ancora fuori dal mio ufficio.
Devo dire di essere davvero curioso: cosa vuole da me? La domanda mi impegna la
mente e quasi non mi accorgo di essere rimasto solo… solo con Dakota North.
-Matt… dobbiamo parlare
seriamente di ieri notte.- mi dice.
-Lo so.- le dico avvicinandomi a
lei e stringendole le mani –Ma non stasera, ti prego. Ho una questione urgente
da sbrigare.-
-Ha a che fare con la visita
della Vedova Nera stamattina?-
Sorrido.
-Sei una ragazza molto
intuitiva.- le rispondo –Natasha è… una vecchia amica e se ha bisogno di aiuto,
io non posso tirarmi indietro.-
Sento
il suo battito cardiaco accelerare mentre mi dice:
-D’accordo. Ti ammiro anche per
la tua lealtà verso gli amici… ma se casomai servisse a te una spalla su cui
piangere, sai come trovarmi.-
-Grazie, lo apprezzo molto.-
Se
ne va come se fosse la cosa più facile del mondo, come se quello che c’è stato
tra noi fosse solo una parentesi senza importanza. Una parte di me si chiede se
non sia davvero così ma vorrei sperare di non essere davvero diventato così
cinico.
Non
appena sono certo di essere davvero solo mi tolgo gli abiti rivelando il
costume di Devil. Pochi attimi per mettere la maschera ed controllare
l’efficienza del bastone e salto fuori dalla finestra.
Rintracciare
la Vedova è un gioco da ragazzi: la trovo in piedi sul cornicione del tetto del
palazzo. Fosse un'altra donna penserei che sta considerando l’idea di buttarsi
ma per quanto possa essere depressa, non è il tipo da considerare una simile
eventualità.
-Che succede Natasha?- le chiedo
mentre mi accorgo che il battito è irregolare. È davvero turbata
-Oh Matt!- esclama.
Ed
ecco che avviene una cosa davvero insolita per lei: scoppia a piangere e mi si
getta addosso nascondendo il viso contro la mia spalla sinistra
Non
trovo di meglio che stringerla e accarezzarle i capelli, poi lei comincia a parlare
e mi narra di suo marito che si è rivelato essere vivo ed alla guida della
nuova versione del supergruppo russo chiamato Guardia d’Inverno. Natasha non ne
ha accennato quasi mai, ma Ivan Petrovitch mi raccontò una volta di come lei e
Alexi Shostakov, pilota dell’Aviazione militare, si fossero innamorati molto
giovani e si fossero sposati. Un sogno che finì quando, almeno apparentemente,
lui morì durante un volo di collaudo. Lei fu reclutata come spia e solo molto
tempo dopo seppe che suo marito non era morto ma era stato reclutato a sua
volta per divenire il nuovo Guardiano Rosso. Fu in questa veste che sembrò
morire sul serio proteggendo Natasha e Capitan America dai folli piani di un
ufficiale russo e di uno cinese.[1] Ora, a
quanto pare, è tornato per l’ennesima volta dalla morte, un fatto che ha
lasciato Natasha sconvolta, specie dopo il loro confronto in Russia a cui è
seguita una rocambolesca fuga da quella nazione.[2]
Natasha
termina il suo racconto. Sembra essersi ricomposta adesso. Ha smesso di
piangere e sento che si passa le mani sul volto per asciugarsi gli occhi.
-Ho bisogno del tuo aiuto,
Matt…- dice infine con voce ancora incrinata -… come amico e come avvocato.-
-E lo avrai.- replico deciso
-Sai che non hai bisogno di chiederlo.-
-Sì… a parte Ivan tu sei l’unico
su cui posso contare sempre… l’unico di cui posso davvero fidarmi.-
Sento
la fragranza penetrante del suo profumo, il calore del suo corpo, le sue labbra
a pochi millimetri dalle mie. Mi dico che non devo fare stupidaggini, che non
devo farmi coinvolgere, ma gli istinti prendono il sopravvento.
Ci
stiamo ancora baciando quando il rumore di una sirena della Polizia echeggia
per il quartiere.
-Natasha io…-
-Non dire altro.- mi interrompe
lei –Andiamo.-
E
saltiamo dal tetto praticamente all’unisono.
A questo punto, signore e
signori del nostro inclito pubblico, andiamo dalla vera star di questa storia:
l’antagonista, o, se preferite questa dizione, il cattivo. Che sarebbe mai un
eroe se non avesse un cattivo degno di questo nome? Nulla, questo è certo.
Quindi ecco a voi il solo e l’unico Jonathan Powers, l’inimitabile Jester. Se
il Teatro non ha voluto riconoscere il suo talento d’attore, nessuno ha mai
potuto negare le sue capacità di criminale. Certo, negli ultimi tempi ha
mantenuto un basso profilo, ma era solo per meglio preparare il suo ritorno
sulle scene e quale palcoscenico migliore di una serie di spettacolari rapine
con successiva restituzione del bottino?
Certo ci
sono sempre quei seccanti tutori dell’Ordine che non capiscono la pura poesia
di una rappresentazione perfetta, ma sono solo un piccolo inconveniente.
Ah… giusto
perché lo sappiate, il nostro Jester non ha solo un distorto senso dell’umorismo,
ma è anche un tantinello megalomane… ma non diteglielo… potrebbe offendersi.
Il suo
nome è Franklin Edward Nelson Jr. ma gli amici lo chiamano Foggy ed in questo
momento deve ammettere di essere preoccupato.
Sono ormai diversi giorni
che l’avvocatessa Rosalind Sharpe è scomparsa. Apparentemente è stata rapita
dall’organizzazione del Teschio Rosso… no, non quella del famigerato
supercriminale nazista ma quella fondata nel 1953 da un suo imitatore che
lavorava per i servizi segreti sovietici e fatta recentemente rivivere da un
uomo la cui identità è sconosciuta. Un’organizzazione dedita allo spionaggio ed
al terrorismo internazionale, specializzata nell’eliminazione di esponenti
politici di quello che una volta veniva chiamato blocco occidentale. Rapita, dicevamo,
e sostituita da una spietata killer russa il cui nome in codice è Esecutrice
per poter avvicinare ed uccidere un’importante testimone federale contro
l’organizzazione stessa.[3]
Questo, però, è avvenuto giorni fa e se Rosalind non è stata liberata, questo
vuol forse dire che è stata uccisa.
Foggy Nelson cerca di non
pensarci. Rosalind Sharpe, non è solo un’avvocatessa scomparsa… è anche sua
madre e poco importa che l’abbia abbandonato da piccolo per perseguire la sua
carriera senza l’ostacolo di una famiglia e che sia spietata e senza cuore
tanto da guadagnarsi il nomignolo di “Razor”, rimane comunque la donna che l’ha
messo al mondo e tanto basta per volerla ritrovare ad ogni costo.
3.
Il posto è una nota gioielleria
nel famoso Distretto dei Diamanti nel cuore di Manhattan. È qui che convergono
auto della Polizia di New York, e delle sedi locali del F.B.I. e del F.B.S.A.
Il motivo? Gli allarmi sono scattati a causa di Jester.
-Tutti qui per me?- esclama vedendo lo schieramento che lo
ha circondato -Sono lusingato.-
-Arrenditi Jester.- gli intima il capitano Marcus Stone
della speciale unità SWAT per superumani nota come Codice Blu –Non hai scampo
contro tutti noi.-
-Sul serio? Grazie per avermi informato: non ci sarei mai
arrivato da solo. Gradisce un po’ di popcorn, capitano?-
-Attenti!- urla Stone ai suoi –Sono esplosivi.-
-Lei mi delude, capitano Stone. Non mi piace usare due
volte lo stesso trucco.-
-Un passo di più e ordinerò di sparare.-
-Al cecchino appostato sul tetto del palazzo di fronte
forse? Sì… so che è lì e so anche che è il suo esperto d’armi Julius Rassitano.
Lo chiamano Cane Pazzo. È certo che manterrà la calma e non farà di testa sua?-
Jester si interrompe improvvisamente e sorride.
Pochi secondi
dopo due figure in costume atterrano davanti a lui che li saluta tranquillo.
–Oh, finalmente. Aspettavo solo te… e vedo che non sei
venuto solo. Ottima compagnia peraltro… Devil.-
Seguire la pista lasciata dalle
auto della Polizia è stato facile e non sono molto sorpreso di trovare Jester:
dopo i suoi recenti exploit era solo questione di tempo prima che mi imbattessi
in lui.
Mi
avvicino al capitano Stone. Dalle descrizioni che me ne hanno fatto so che è un
nero alto e massiccio calvo e con due folti baffi scuri e l’immagine che mi
rimandano i miei sensi si adatta benissimo alla descrizione.
-Lasci fare a me e alla Vedova.- gli chiedo –Sappiamo come
trattare quelli come lui.-
-Anche noi di Codice Blu.- ribatte Stone con tono duro.
-Oh quante storie.- è la replica seccata di Natasha.
Prende lo
slancio e con una perfetta capriola salta oltre lo sbarramento degli stupiti
poliziotti ed atterra proprio davanti a Jester.
-Un esercizio da dieci.- commenta il criminale –Del resto
avevo letto che sei una ginnasta da livello olimpico e vedo che ti mantieni in
forma.-
-Ora vedrai quanto.-
La sento
scattare ma al tempo stesso Jester fa un balzo all’indietro con una doppia
capriola.
-Che ne dici di questo?- la sfida.
A questo
punto non aspetto più. Mi bastano un paio di balzi e sono accanto alla Vedova.
-Adesso basta Jester.- esclamo
-Devil… aspettavo da tempo un altro incontro. Ho apprezzato
come hai sistemato quell’idiota che pretendeva di essere me.[4] Ti
ringrazio di aver protetto il mio buon nome. Adesso immagino che il pubblico si
aspetti una lotta tra noi due: perché deluderlo?-
Getta a
terra una palla che rimbalza a velocità sempre più alta emettendo un suono
stridulo che confonde il mio senso radar e il mio superudito. Non riesco ad evitare
di esserne colpito un paio di volte.
-No, così non vale.- protesta Jester –Me la stai rendendo
troppo facile.
Non gli
rispondo e rimango a terra aspettando. Quando la palla mi arriva vicino la
colpisco col mio bastone. Quella esplode ed il rimbombo mi lascia stordito.
Jester mi
si avvicina.
-So che sono in grado di batterti…- mi dice -… ma tu dovevi
darmi un po’ più di filo da torcere. Così non è stato affatto divertente.-
Si
interrompe di colpo e si sposta quanto basta per evitare un colpo del Morso di
Vedova, una scarica d’energia elettrica sparata dai bracciali di Natasha che, a
seconda della sua intensità, può stordire un uomo o ucciderlo, poi le afferra
il braccio e la fa volare a terra.
A questo
punto Jester si rivolge ai poliziotti dicendo:
-Non sparate: mi arrendo pacificamente.-
E questo è
decisamente sorprendente.
La notizia della resa di Jester
arriva alla redazione del Daily Bugle a tempo di record e la prima a reagire è
la Capo Redattrice della Cronaca Cittadina Kathryn Cushing:
-Urich… ci vai tu al distretto di Midtown per cercare di
saperne di più? Tu, Nelson, potresti cercare di intervistare il capitano
Stone.-
-Come se fosse facile.- commenta Candace Nelson –Ma ci
proverò volentieri.-
-Ok.- dico io –Certo che è strano.-
-Cosa Ben?-mi chiede Candace.
-Che Jester si sia arreso così. Mi dà l’idea che ci sia
qualcosa sotto.-
-E allora cerchiamo di scoprire cosa. Siamo o non siamo
giornalisti investigativi?-
-Questo è lo spirito giusto, ragazza.- replico.
Afferro il
mio impermeabile dall’attaccapanni e mi precipito dietro a lei che non ha perso
tempo ad uscire.
4.
Il Vice Procuratore
Distrettuale Maxine Lavender, una nera alta e slanciata, arriva al Distretto di
Polizia di Midtown a passo di carica.
-Dov’è Jester?- chiede senza perdere tempo.
-Il detective “Bucko” O’Leary si alza dalla sua scrivania e
le va incontro.
-In sala interrogatori. Se guarda da quella parte vedrà un
paio di federali che litigano col capitano Scarfe perché vogliono portarselo
via e lui non vuole mollarlo.-
-Nemmeno io. Prima lo processeremo nei nostri tribunali poi
potranno farne quel che vogliono.-
Maxine si avvicina alla sala
interrogatori dove il litigio sembra giunto al termine e dà un’occhiata allo
specchio unidirezionale per poi dire:
-Ha ancora indosso il suo costume. Dove sono i suoi
gadget?-
-Nel magazzino prove in attesa che vengano a prenderseli
quelli della C.S.U.[5] per esaminarli.- risponde
il capitano Rafael Scarfe –Non siamo così stupidi da lasciarglieli addosso.-
-Non l’ho mai pensato.-
Maxine
entra seguita dall’ufficiale.
-Buongiorno Mister Powers io sono…-
-Non occorre che si presenti.- ribatte Jester –Dopotutto
lei è solo il pubblico della mia performance.-
-Cosa?-
-Quando ho saputo che in questo distretto era conservata
una grande quantità di “diamanti di sangue” sequestrati durante un’operazione
anticontrabbando, ho subito pensato che sarebbe stata un’impresa degna di me
sottrarli alla Polizia, ma dovevo agire prima che fossero trasferiti e il modo
più… come dire… divertente di entrare qui era farmi arrestare.-
Jester ha
appena finito di parlare che si ode un’esplosione e il distretto piomba nel
buio.
-Tempismo perfetto.- commenta sorridendo il supercriminale
mentre si alza in piedi e si cala la maschera sul volto.
Sto salendo le scale del Distretto
di Midtown quando odo l’esplosione. I newyorkesi sono un po’ paranoici negli
ultimi anni quando ci sono di mezzo esplosioni e potete bene immaginare il
perché. Se poi ci aggiungete che poco tempo fa un pazzoide che si fa chiamare
il Coordinatore ha fatto saltare in aria parte del Quartier Generale della
Polizia,[6]
allora capirete che la paranoia dei poliziotti è alle stelle.
È stata
un’esplosione di piccola entità ma è bastata a mandare in tilt l’impianto
elettrico. A quale scopo? Mi chiedo mentre entro. Ha a che fare con l’arresto
di Jester? Le coincidenze esistono ma io sono scettico e quando vedo Jester in
corridoio, capisco che non mi sono sbagliato.
Lui si
volta verso di me ed esclama:
-Ah… la stampa. Se è venuto per intervistarmi, Urich, si
sbrighi: non rimarrò qui molto a lungo.-
Perché i
pazzi megalomani devono sempre capitare a me?
Il suono
dell’esplosione rimbomba nelle mie orecchie anche se sono lontano dal punto
dov’è avvenuta. Esito solo un istante, poi mi precipito all’interno del
distretto attraverso una finestra e sento che Natasha è alle mie spalle. Nella
confusione percepisco due battiti noti: uno è quello agitato di Ben Urich e
l’altro, più rilassato, appartiene a Jester. Lo sento voltarsi verso di noi ed
esclamare:
-Devil e la Vedova Nera… ancora.
Siete forse tornati a lavorare insieme? Dovremo avvisare la stampa
scandalistica.-
-Cosa hai combinato?- gli
chiedo.
-Oh. Nulla di rilevante: solo un
comune furtarello. Ora che ci sei anche tu, mi divertirò un po’ di più per
fortuna.-
Sento
qualcosa vicino ai piedi. Piccole figure rumore di circuiti: i mini robot di
Jester.
-Bella cosa i comandi remoti,
vero?- commenta lui –Mi hanno perquisito per bene ma non abbastanza da
individuare un microscopico impianto nell’orecchio destro. Il resto lo sta
facendo il mio piccolo esercito.-
Mi
rendo conto di due cose: la prima è che Jester ha pianificato tutto con molta
cura e la seconda è che i suoi mini robot possono sembrare ridicoli ma se ti
sparano addosso possono essere decisamente letali.
-Attenta!- urlo a Natasha mentre
mi lancio contro Jester ma l’avvertimento è inutile per una come la Vedova
Nera.
Sento
Natasha balzare via appena in tempo per evitare una scarica concentrica di
proiettili ed attaccarsi ad una parete grazie al potere aderente dei suoi
stivaletti. Sento anche che spara i suoi “morsi di Vedova” contro i piccoli
robot poi sono troppo concentrato su Jester per badare a lei.
Lo
slancio ci porta oltre l’ingresso del distretto e rotoliamo per i gradini. Proprio
quello di cui aveva bisogno la mia schiena. Mi ritrovo il mio avversario sopra
di me.
-Sai Devil…- mi dice –Potrei
davvero abituarmi a sconfiggerti ad ogni nostro incontro.-
E
mi vibra un pugno.
5.
Non è stato
un bel periodo questo per la Vedova Nera: l’uomo che considera come un padre è
stato ferito gravemente poi ha scoperto che il suo primo amore, è ancora vivo.
Ha passato anni a costruirsi delle difese emotive ed è bastato rivederlo e sono
andate distrutte in meno di un secondo lasciandola svuotata e sola. È stato
naturale per lei rivolgersi ad uno dei pochi uomini di cui sa di potersi fidare
senza riserve ed ora è determinata a restare al suo fianco.
Lascia che
i poliziotti si occupino dei robot di Jester e si fionda fuori, dove il
supercriminale e Matt, nei panni di Devil, stanno ancora combattendo. Matt ha
appena evitato un pugno di Jester e lo ha proiettato oltre la sua testa
dicendo:
-Non sono così facile da sconfiggere.-
Jester
atterra con l’eleganza di un consumato acrobata.
-Se fosse facile, non sarebbe nemmeno divertente.- replica.
Allunga il
braccio destro ed ecco che nelle sue mani appare quasi dal nulla uno yo-yo. I
suoi robot devono avergli riportato i suoi gadget, riflette Natasha, ma non ha
molta importanza.
Lo yo-yo
si allunga e Devil scatta per evitarlo ma dal giocattolo parte un suono
stridulo che aumenta gradualmente d’intensità. Devil si porta le mani alle
orecchie piegandosi in ginocchio.
-Avevo notato in passato che sei molto sensibile a questo
tipo di attacco.- commenta Jester –Forse sto approfittando di un vantaggio
illecito, ma sai come si dice: in amore e in guerra…-
Sferra al
suo avversario un calcio alle reni e poi solleva le mani unite per colpirlo
ancora.
La Vedova
Nera scatta piombando contro di lui e trascinandolo al suolo, poi solleva il
polso destro appoggiando il bracciale al suo volto.
-Sei morto, bastardo.- esclama.
Alle sue
spalle una voce esclama:
-No!-
Dio solo sa perché ho urlato ma
basta a fermare la Vedova Nera. Avrebbe davvero ucciso Jester senza pensarci
due volte? Uno sguardo all’espressione sul volto di Matt mentre lo aiuto a
rialzarsi mi dice che lui ne è convinto.
Non
abbiamo tempo di pensarci, perché Jester ha approfittato del momento per
scrollarsi di dosso la Vedova e rialzarsi a sua volta.
-Di solito trovo disdicevole colpire le signore…- dice alla
sua avversaria -… ma con te sono costretto a fare un’eccezione.-
-Fa pure del tuo peggio. Non sei certo il primo buffone
maschilista che stendo.-
Jester
lancia in terra delle palline che cominciano a gonfiarsi. La Vedova Nera è
abilissima ad evitarle. Ho letto da qualche parte che ha studiato da ballerina
e non faccio fatica a crederlo dalla grazia delle sua mosse e di certo
l’allenamento che ha avuto come superspia ha il suo merito.
Jester ha,
nel frattempo, radunato intorno a sé un gruppetto di mini robot che stringono
dei sacchetti.
-Perfetto.- lo sento esclamare –Adesso che abbiamo il
bottino possiamo anche andarcene.-
-Niente affatto.-
La voce appartiene
al Capitano Stone di Codice Blu. La sua unità è intervenuta con la consueta
tempestività.
Per un
attimo la scena sembra congelata: io accanto a Devil, la Vedova che dopo una
capriola è davanti a Jester ed un bel po’ di poliziotti, tra detective, Codice
Blu e comuni poliziotti, che circondano Jester con le armi spianate, poi Stone
rompe l’incantesimo dicendo:
-Muovi un solo dito e stavolta ti faccio saltare la testa
senza esitare.-
-Che atteggiamento di eccessiva ostilità.- commenta Jester
–Sono costretto a lamentarmi.- si rivolge ai robot –Bambini miei, temo che
dovremo lasciare questa poco simpatica compagnia.-
-State attenti!- urla Devil.
Prima che
possa chiedermi se ha sentito qualcosa grazie ai suoi supersensi, uno strano
rumore viene dai robot ed in meno di un secondo una nube di fumo si solleva a
coprire tutto.
Quando si
dissipa riusciamo a vedere Jester che si allontana appeso a quello che sembra
un comunissimo palloncino di plastica. I suoi robot sono tutti a terra ed anche
i sacchetti che voleva.
-Ci ha presi in giro un’altra volta.- commenta Stone
–Perlomeno non ha preso il bottino.- aggiunge il capo dei
detective del Distretto, il capitano Rafael Scarfe.
Devil si
avvicina tossendo con la Vedova Nera che lo sorregge per un braccio. Il fumo,
di qualunque cosa fosse composto, ha avuto un effetto più intenso su di lui a
causa dei suoi supersensi, evidentemente.
-Non era così importante per lui.- spiega –Quel che lo
diverte è il brivido, l’eccitazione. Ha dimostrato di poter derubare un Distretto
di Polizia e farla franca e questo gli basta, ma gli darò la caccia.-
-Ma non adesso.- replica con fermezza la Vedova Nera –Ora
hai bisogno di riposarti e mi assicurerò che tu lo faccia. Diglielo anche tu…
Urich.-
-Credo proprio che lei abbia ragione… Devil… rispondo
-Avrai la rivincita su Jester più avanti, sta tranquillo.-
La Vedova
sorride e si rivolge ai poliziotti:
-Spero che sarete così gentili da accompagnare me e Devil
al mio appartamento. Non mi pare il caso di usare la solita via dei tetti.-
-Credo che non ci siano problemi, visto l’aiuto che ci
avete dato.- risponde Scarfe –Tu che ne dici, Marc?-
-A me sta bene.- risponde Marcus Stone.
Pare che
sia davvero finita.
Arrivati
nel suo attico, Natasha mi fa stendere sul suo letto e mi sfila la maschera. La
sua mano mi sfiora il viso e sento il suo battito fare letteralmente i salti.
-Stai, tranquilla.- le dico –Sto
bene –Quel che mi brucia davvero è che Jester me l’abbia fatta per la terza
volta consecutiva.-
-Penserai al tuo orgoglio un’altra
volta.- ribatte lei –Per ora ti consiglio di rilassarti e farò del mio meglio
perché tu lo faccia-
-Quei poliziotti che ci hanno
accompagnato faranno un sacco di pettegolezzi su di noi. Domani chiunque abbia
internet saprà che ho passato la notte da te.-
La
sento sfilarsi il costume.
-Non me ne importa niente.-
replica -Quel che m’importa è che tu sia qui, Matt. Ho bisogno di te e non ti
lascerò andare ancora.-
Si
stende su di me e comincia a togliermi il costume. Il resto riguarda solo me e
lei.
FINE DELL’EPISODIO
NOTE DELL’AUTORE
Non c’è
veramente molto da dire su quest’episodio.
1) Per chi non lo conoscesse, Jester è
un personaggio creato da Stan Lee & Gene Colan su Daredevil Vol. 1° #42
datato luglio 1968. Qualcuno lo ha definito la risposta Marvel al Joker e in un
certo senso è così. Di certo è un cosiddetto supercriminale tematico che nelle
sua imprese usa gadget ispirati ai giocattoli. I successori di Stan Lee lo
hanno spesso trattato come un buffone ma anche lui ha un lato oscuro che vedremo
di esplorare nei prossimi racconti.
2) Rafael Scarfe, capo dei detective
del Distretto di Polizia di Midtown, Manhattan, è una creazione di Chris
Claremont & John Byrne ed ha debuttato su Marvel Premiere #23, datato
settembre 1975. Era l’ex partner di Misty Knight quando lei era una poliziotta
prima di perdere un braccio a causa di una bomba,
3) Che cosa è accaduto a Rosalind
“Razor” Sharpe? Su Vendicatori Segreti #19 abbiamo appreso che è stata rapita
dall’organizzazione del cosiddetto Teschio Rosso degli Anni 50 e sostituita
dalla spietata killer russa nota come l’Esecutrice per poter comodamente
uccidere una testimone federale di cui Razor era difensore. Da allora nessuno
sa più niente di lei. Il mistero della sua sparizione sarà affrontato qui.
4) Nota di continuity: la Vedova Nera
appare qui dopo la sua rocambolesca fuga dalla Russia narrata in Marvel Knights
#61/63. Ritroveremo lei e Devil su Marvel Knights 64 e più di nuovo nel
prossimo episodio, a proposito del quale…
… mentre la vita privata di Matt
Murdock si complica ancora di più a causa del ritorno della Vedova Nera nella
sua vita, altre forze si danno da fare per complicare quella di Devil … o per
togliergliela. In più: il mistero della scomparsa di Rosalind Sharpe e un
nuovo, sorprendente (o almeno lo speriamo) ritorno.
Carlo