L'UOMO SENZA PAURA
N° 48
(PARTE
SESTA)
Di Carlo Monni
1.
Più veloce di un proiettile. Avete sicuramente sentito già quest’espressione, ci scommetto. Nessun uomo, nemmeno al massimo della sua forma fisica è davvero più veloce di un proiettile e nemmeno tutti i supereroi che popolano questo nostro strano pianeta ne sono capaci.
Ma… e se il proiettile in questione fosse uscito dalla canna di un fucile danneggiata da uno shuriken, un danno da poco che ne ha però ridotto la velocità? E se la velocità di detto proiettile fosse stata ulteriormente ridotta nel trapassare il vetro di una finestra?
Norman Osborn non sa nulla di tutto questo e nemmeno gli importa. Agisce d’istinto, non riflette sul fatto che il suo corpo non ha più la forza donatagli dalla formula di Goblin e che si sta sempre più consumando a causa di una misteriosa malattia degenerativa che non gli lascia scampo,[1] si butta su Franklin “Foggy” Nelson e lo spinge lontano dalla traiettoria del proiettile che avrebbe dovuto trapassargli la fronte.
-Ma cosa…?-esclama Foggy
-Pare… che la volessero morto, Nelson.- risponde ansimando Osborn.
-Mi… mi ha salvato la vita?-
-Curioso, non è vero? Non lo dica troppo in giro, potrebbe rovinarmi la reputazione.-
Voleva essere una battuta? Si chiede Foggy mentre si ritrova circondato da agenti del F.B.I.
-Muovetevi!- urla uno degli agenti –Portate al sicuro il Procuratore e qualcuno mi segua. Se quel dannato cecchino è ancora nei dintorni dobbiamo prenderlo, possibilmente vivo.-
Mentre gli agenti li fanno garbatamente ma fermamente sfollare dal Lincoln Center, Liz Allen Osborn, l’attuale fidanzata di Foggy, nonché Presidente della Osborn Corporation, si volge a guardare suo suocero che vuota avidamente qualcosa che potrebbe essere un bicchiere d’acqua e si chiede se riuscirà a capire cosa passa nella testa di quell’uomo.
Norman ricambia il suo sguardo, sorride ed alza il bicchiere al suo indirizzo.
Ci sono stati certamente
momenti peggiori nella mia vita che trovarmi appeso ad un cornicione mentre da
un lato un killer psicopatico cerca di farmi cadere e dall’altro un altro
killer, non meno schizzato, ha appena sparato al mio migliore amico. Ci sono
stati, ma in questo momento non riesco a ricordarli. D’altra parte, andando in
giro con un costume rosso e facendomi chiamare Devil, l’Uomo senza Paura non
potevo aspettarmi che le cose fossero facili.
Bullseye si è distratto
quando il Confessore ha sparato a Foggy ed è quanto mi basta per afferrare il
mio fido bastone e lanciare il cavo che si attorciglia attorno alla caviglia di
Bullseye, che perde l’equilibrio e piomba contro il Confessore, facendogli
perdere la presa sul suo ipertecnologico fucile. Non ne dovrebbe rimanere molto
quando raggiungerà il suolo.
Quanto a me, riesco a
saltare sul tetto e trovandomi di fronte a due killer dall’abilità quasi
superumana può non essere stata la migliore delle idee. Non ne avevo di
migliori, purtroppo.
Non
sono stati giorni quieti per T’Challa, figlio di T’Chaka, Re del Wakanda: non
solo è reduce da una battaglia che ha coinvolto due dimensioni parallele ed in
cui ha rischiato di perdere sia la sanità mentale che la vita,[2] ma
non ha fatto un solo passo avanti nelle indagini per scoprire chi ha ucciso uno
dei suoi diplomatici e perché. È convinto che l’arrivo a New York del suo
vecchio avversario Doeke Riebeeck sia in qualche modo collegato a tutta la
faccenda. E qual è il ruolo del suo fratello adottivo il Lupo Bianco in tutto
questo?
Troppe
domande per riuscire a dormire tranquillo. Il Felino della Jungla scalpita per
l’azione. La sua agitazione ha svegliato la sua compagna Monica Lynne e questo
avrebbe preferito evitarlo.
-Dove vai
T’Challa?- gli chiede Monica mentre lui indossa il costume di Pantera Nera.
-Non riesco a
prender sonno.- risponde T’Challa –Forse un giro per i tetti mi aiuterà.-
-Ti conosco
troppo bene per tentare di dissuaderti… e per chiederti di stare attento.
Quelli come te attirano i guai perfino se non li cercano.-
T’Challa
le sorride accarezzandole il volto.
-Dovrai
farci ancor più l’abitudine quando sarai regina di Wakanda.-
Monica
sorride, ma dentro di se deve ammettere che la cosa la spaventa. In Wakanda
sono ancora molti a guardarla con sospetto o disprezzo solo perché è straniera
ed a non approvare che il loro Re l’abbia scelta per sposa, una forma di
razzismo a cuoi non aveva pensato da cittadina americana qual è. E la farà a
reggere l’ostilità di chi la considera un’intrusa?
Dal
canto suo T’Challa scaccia gli stessi pensieri e salta di edificio in edificio
della jungla urbana chiamata Manhattan. Sa che la sua preda è lì da qualche
parte e che alla fine la scoverà, deve solo stare attento a non trasformarsi da
cacciatore in preda egli stesso.
Una
figura segue ogni suo passo come un’ombra, un’ombra bianca il cui costume è
molto simile a quello della Pantera Nera.
Il
Lupo Bianco è in caccia e la sua preda è un felino della jungla.
2.
Mi chiamo Ben Urich e sono un
giornalista investigativo e questo ormai dovreste saperlo, quello che forse non
sapete è che sto per cacciarmi in qualche guaio, ma anche questo non dovrebbe sorprendervi,
se davvero mi conoscete.
Sto accompagnando il mio amico
Willie Lincoln ad un appuntamento molto pericoloso. Willie è un ex poliziotto
ed ex sergente dei Marines. Durante un’operazione bellica è rimasto cieco, ma
non si è perso d’animo e nella maggior parte dei casi sa cavarsela benissimo da
solo o meglio con l'aiuto del suo fedele cane guida. La maggior parte delle
volte, perché, per quanto abile, Willie non è dotato dei supersensi che hanno
consentito al mio altro amico Matt Murdock di superare la cecità e diventare il
supereroe chiamato Devil e non mi sento di lasciarlo andare da solo in questa
circostanza.
Il posto è uno di quei bar in cui si
ritrova varia umanità. Uomini e donne in cerca di incontri facili ed emozioni
forti, prostitute e papponi, drogati e spacciatori e criminali di piccolo
cabotaggio. Io e Willie spicchiamo come mosche nel latte in quel contesto.
Willie non lascia trasparire alcuna preoccupazione mentre si dirige ad un
tavolo vuoto in un angolo buio, superando una ragazza dai capelli rossi seduta
al bancone e china su un bicchiere di whisky come se fosse la cosa più
importante del mondo. Mi siedo accanto a lui ed aspettiamo. Passano solo pochi
minuti ed un uomo si avvicina al tavolo.
-Ti avevo chiesto
di venire da solo Lincoln, non con un giornalista.-
-Urich è qui come
amico, Skip, non scriverà nulla se non glielo dico io.- ribatte Willie con
calma.
-Si e Lady Gaga è
vergine. Non sono stupido amico e se il mio nome esce la mia vita non varrà un
soldo bucato.-
Cerco di dire la mia ma Willie mi
mette una mano sulla spalla e si rivolge ancora all’uomo chiamato Skip:
-Ok, hai paura, ma
hai un solo modo per cavartela ormai: dirmi quello che sai.-
-Uhm… non mi piace,
ma… hai mai sentito parlare di New Phoenix?-
-Immagino che tu
non stia alludendo a come i media hanno ribattezzato la capitale dell’Arizona
dopo la sua ricostruzione.[3]
Che sarebbe allora questa “Nuova Fenice”?
-Un gruppuscolo di
estremisti.- intervengo io -Si sono ispirati ad un analogo gruppo che fu
sgominato da Devil anni fa.-[4]
-E sono davvero
pericolosi. Se scoprono che ho parlato con voi…-
-Questo ce l’hai
già detto Skip.- interviene Willie –Quindi sono loro che hanno organizzato
quell’attentato al Radio City Music Hall?[5]
Un gruppo di scannagatti? Difficile crederci.-
-Non ho detto che
l’hanno organizzato, anzi ho detto anche troppo. Dammi i miei soldi e me ne
vado.-
Un veloce scambio di denaro e poi
l’uomo chiamato Skip si alza dal nostro tavolo e si allontana verso l’uscita.
Lasciamo passare cinque minuti e poi usciamo anche noi.
Abbiamo varcato da poco la soglia
che il cane di Willie si mette a ringhiare. Istintivamente entrambi volgiamo la
testa nella direzione verso cui sta abbaiando. L’uomo chiamato Skip sta
correndo scompostamente verso di noi. Si aggrappa al bavero della giacca di
Willie e poi cade.
-Odore di sangue.-
mormora Willie -È ferito.-
-Bravo cieco.- dice
una voce improvvisa. Da un angolo sono spuntati tre uomini vestiti di scuro –Il
chiacchierone ha incontrato la lama di un coltello ed ora a voi due ficcanaso
capiterà la stessa cosa.-
Quelli che impugnano sono coltelli a
serramanico dalla lama lunga ed affilata. Armi proibite nella civile New York.
Non che la cosa mi sia di sollievo al momento.
Willie ordina al suo cane:
-Attacca Wolf!-
Il
pastore tedesco balza addosso ai nostri assalitori sbilanciandoli e facendone
cadere a terra uno, che poi minaccia con
le sue zanne. Willie è svelto ad afferrare il polso di un secondo ed a
torcerglielo fino a fargli mollare il coltello. Molti sottovalutano Willie
perché è cieco e non credono che sia capace di difendersi. Sbagliano, ma resta
il fatto che contro questa gente siamo evidentemente svantaggiati ed io non
sono granché nel corpo a corpo. Il terzo avversario mi trafiggerebbe
sicuramente col suo coltello, se improvvisamente non eccheggiasse uno sparo e
l’arma non gli saltasse via dalle mani.
-Il prossimo te lo
pianto nella zucca se non stai fermo.-
A parlare è stata una donna alta e
slanciata, capelli rossi, occhi verdi, indossa un giubbotto di pelle color
verde oliva e pantaloni attillati, di pelle anch’essi. Impugna la pistola come
una abituata ad usarla ed a non sbagliare un colpo.
In quel momento il quarto assalitore
tenta di assalirla da dietro ed afferrarle il collo, ma lei è rapida a
sbarazzarsene con una impeccabile mossa di judo. Quello che ha disarmato le
salta addosso solo per ricevere un calcio all’inguine che lo costringe a
piegarsi in due.
-Non lo ripeterò
una seconda volta.- dice con voce ferma la ragazza –Se non state fermi e buoni vi
faccio secchi tutti quanti all’istante e credo che abbiate capito che non
scherzo.- si rivolge a me senza perdere di vista i quattro –Chiami la polizia
Mr. Urich.,- poi a Willie –Tutto bene, Willie?-
-Si sei stata
efficiente come mi aspettavo Dakota.-risponde Willie, poi si rivolge a me –Ti
presento Dakota North, una collega a cui Blackbyrd[6]
ha chiesto di farmi da guardaspalle visto che lui non poteva. È tanto
pericolosa quanto affascinante… e lo è molto, mi dicono.-.
Ora che mi sono calmato mi rendo conto
di averla già vista all’interno del bar. Willie aveva pensato a tutto, vorrei
che mi avesse informato.
-Dakota North.-
borbotto –Ho sentito parlare di lei: un ex top model che ha deciso di diventare
investigatrice privata. Ha contribuito a catturare un serial killer di modelle
assieme all’Uomo Ragno un po’ di tempo fa.-[7]
-Complimenti per la
memoria, Mr. Urich.- replica lei.-
-Dakota North.-
ripeto –Nome interessante. Suo padre doveva avere uno strano senso
dell’umorismo.-
La vedo rabbuiarsi in volto mentre
replica seccamente:
-Mi creda, Mr.
Urich, se conoscesse mio padre, non apprezzerebbe affatto il suo senso
dell’umorismo.
L’uomo che entra nel parlatorio di un famoso carcere di minima sicurezza poco fuori New York ha i capelli e barba bianchi e si appoggia ad un bastone, ma non ha affatto l’aria di essere un fragile vecchietto. Wilson Fisk, che un tempo era noto come il Kingpin del Crimine di New York si vanta di essere un buon giudice di uomini e lo percepisce immediatamente. Del resto sa benissimo chi ha di fronte.
-Sono lieto che abbia accettato di vedermi senza il suo avvocato. Mr. Fisk.- esordisce il visitatore.
Fisk abbozza un sorrisetto.
-Ero curioso di sapere perché uno come lei volesse vedermi.- replica
-Quindi lei sa chi sono? Non ne sono molto sorpreso.-
-Anche da qui dentro riesco ancora a procurarmi le informazioni che mi interessano. Immagino che un ex agente della C.I.A. come lei, sempre che sia davvero a riposo, non si sarebbe scomodato a farmi visita per nulla. Lei vuole qualcosa da me e forse non solo lei, sbaglio?-
-Ho il potere di offrirle un accordo, Fisk, un accordo vantaggioso per lei se ne rispetterà i termini.-
-Vada avanti, ha tutto il m io interesse.
E Stephen J North, chiamato Sam dai pochi amici che ha, comincia a parlare.
Ok,
ho di fronte a me due tra i più pericolosi killer professionisti del globo
terracqueo, ma ho un vantaggio: oltre ad essere miei nemici lo sono anche tra
loro. Ognuno dei due vuole la morte dell’altro quanto e forse più della mia.
Ci fronteggiamo in silenzio in
attesa della prima mossa. I miei sensi sono concentrati, pronti a cogliere ogni
pur minima variazione del battito cardiaco o della traspirazione di entrambi,
ogni minimo indizio che uno dei due stia per fare una mossa… poi il Confessore
parla:
-Non sei nella mia
lista, Devil, non ho niente contro di te.-
-Ah ma tu sei nella
sua lista.- gli si rivolge Bullseye -È uno sciocco idealista benefattore che
non ama gli assassini. Magari gli hanno ucciso i genitori all’uscita di un
cinema e questo è il risultato di quella giornata storta. Per inciso, anch’io
sono su quella lista, vero Devil?-
Mi stuzzica: sa fin troppo bene che
il dolore per la morte di Karen è ancora vivissimo e spera che l’odio che provo
per lui, il suo assassino, mi ottenebri quanto basta per concedergli un
vantaggio che non intendo dargli.
Nel frattempo il Confessore ha
velocemente estratto una pistola e si prepara a sparare. Lancio il mio bastone
e riesco a disarmarlo, ma mentre il bastone ritorna indietro, Bullseye lo
intercetta a mezz’aria e salta verso di me.
Di nuovo oltre l’orlo del tetto, ma
stavolta Bullseye è con me. Fa scattare la molla che attiva il cavo e si
aggancia ad un edificio vicino. Ha imparato benissimo come funziona quando mi
ha impersonato.[8]
Mi aggrappo alla sua caviglia, ma lui è svelto a darmi un calcio al mento
facendomi perdere la presa.
Precipito al suolo, devo sbrigarmi
se voglio sopravvivere. Con una disperata torsione del corpo cerco di
avvicinarmi il più possibile ad un’asta portabandiera. Spingo i muscoli al
massimo e riesco ad afferrarla. Mi dorranno le braccia per un po’, ma sono
ancora vivo. Il Confessore deve avere approfittato dell’occasione per fuggire,
ma lo ritroverò sulla mia strada, ne sono certo e lo stesso vale per Bullseye,
tra noi non è ancora finita.
3.
Pantera Nera lascia la
zona delle missioni diplomatiche e si dirige verso nord, supera i quartieri
eleganti e quelli un tempo considerati malfamati ed ora in pieno rinnovamento urbano.
Segue un istinto che non saprebbe nemmeno spiegare razionalmente. Supera
l’Harlem River, raggiunge il quartiere di Inwood Park. Qui abitava N’Ghori,
l’addetto consolare ucciso misteriosamente dopo essere stato torturato e sulla
cui morte T’Challa ha deciso di indagare.[9] Avrebbe
dovuto venire qui prima e non fidarsi solamente delle parole del poliziotto che
sta indagando sul caso, ma è stato sempre frenato da altri impegni. N’Ghori non
era solo un semplice addetto del Consolato, era un agente dei servizi di
sicurezza di Wakanda ed aveva scoperto qualcosa che ha spinto uno o più ignoti
assalitori a torturarlo e poi ucciderlo. Omoro, il suo fedele Console Generale
a New York, gli ha detto che N’Ghori stava investigando sulla presenza di Doeke
Riebeeck in città, ma cosa aveva scoperto da renderlo tanto pericoloso per
qualcuno? E aveva lasciato qualche traccia?
L’appartamento è ancora come l’ha trovato la
Polizia: completamente messo a soqquadro. Qualunque cosa cercasse chi è stato
qui è riuscito a trovarla? Improbabile: N’Ghori non avrebbe lasciato appunti
scritti in casa sua ed i computer wakandani sono caricati con un software di
autodistruzione in caso di violazione… a meno che non si possieda un certo
codice di accesso. N’Ghori non l’ha certo rivelato neppure dopo essere stato
torturato a morte, il fatto che il suo computer sia inservibile lo prova. Forse
i suoi assassini non cercavano nulla, forse volevano solo impedirgli di fare
rapporto e volevano solo essere sicuri che non ci fossero in giro tracce di ciò
che aveva scoperto. Ma cosa aveva scoperto? Deve saperlo a tutti i costi. Se
solo in questa stanza fossero rimaste delle tracce, odori residui che potessero
dargli un’indicazione, qualcosa…
-Non credo che troverai niente, fratello… o dovrei chiamarti mio re?-
T’Challa si volta di
scatto per trovarsi di fronte il Lupo Bianco, sorta di immagine in negativo di
lui stesso. Deve riconoscergli di essere in gamba. Aveva percepito la sua presenza
appena prima che cominciasse a parlare.
-calmati T’Challa.- dice il Lupo Bianco –Che tu ci creda o no, non sono
io il tuo nemico, sono dalla tua parte.-
-Difficile crederlo, Hunter.- replica Pantera Nera –dal momento che le
ultime volte che ci siamo visti hai tentato di uccidermi.-
-Sciocchezze. Sapevo benissimo che te la saresti cavata. Volevo solo
toglierti dai piedi per indagare per conto mio. Posso non essere d’accordo con
la tua politica, ma sono ancora un membro della famiglia reale di Wakanda, anche
se non sono figlio di sangue di T’Chaka e sono un bianco e per questo mi è
interdetto di partecipare al rito della Pantera.-
-Ne abbiamo già discusso, Hunter. Non è stata una mia decisione ed io
non l’avrei presa se avessi avuto voce in capitolo, quindi finiamola. Non ho
mai voluto una guerra tra noi e lo sai, quindi sbrigati a dirmi quello che hai
da dire.-
-Presto detto. I miei metodi, quelli che tu dici di non approvare, mi
hanno consentito di scoprire un complotto ai tuoi danni e che i cospiratori sono
qui a New York ora.-
-N’Ghori lo aveva scoperto e loro l’hanno saputo. Qualcuno dei miei
uomini ha tradito, ma chi?-
-Non devi preoccupartene. In questo momento se ne stanno occupando i
pesci dell’Hudson River. Ho pensato che un tribunale l’avrebbe condannato per
tradimento e tanto valeva risparmiare tempo e soldi.-
T’Challa può benissimo
immaginare il sorrisetto ironico sul volto del suo fratello adottivo. Il
destino li ha resi rivali ma ora devono collaborare.
-Dimmi dove sono questi cospiratori.- gli chiede.
-Farò di più: ti porterò da loro, se sei pronto ad accettare il rischio
di fidarti di me.-
Un breve istante di
silenzio, poi T’Challa tende la mano verso Hunter.
-Lo sono.- dice semplicemente –ma guai a te se mi tradirai.-
-Non lo farò.- replica Hunter stringendo la mano del fratello –Lo giuro
sul mio onore di membro del Clan della Pantera.-
Un nuovo giorno nasce ed io, come al solito, sono
svegliato dai rumori del primo traffico cittadino e da una lama di luce che
invariabilmente mi colpisce il volto. Io non posso vederla ma sento il suo
calore ed è più implacabile di una sveglia. I soliti gesti di ogni mattino sono
ormai diventati automatici, compreso accendere la TV sui notiziari del mattino.
Il fatto che un cieco accenda la Tv dovrebbe essere sintomatico di qualcosa, ma
preferisco non chiedermi cosa.
Fatta colazione
raggiungo l’ufficio tanto rapidamente quanto lo consente il traffico cittadino.
Percorro il corridoio che mi separa dal mio ufficio privato salutando le
segretarie e prima di entrare percepisco distintamente che all’interno c’è già
qualcuno che mi attende. Uno è Willie Lincoln, poi c’è Becky Blake, socia e
amministratrice dello Studio ed una terza persona: una donna giovane, di cui
percepisco distintamente il gradevole profumo, lo stesso che usava Karen e quel
ricordo mi provoca un dolore sordo. Mi chiedo se supererò mai davvero la sua
perdita. Su questa donna, però, ha un effetto diverso, ma ugualmente piacevole.
Senza indugiare entro.
-Buongiorno Becky, buongiorno Willie.- dico sorridendo –Se non sbaglio
c’è qualcuno insieme a voi. Una donna, se devo giudicare dal profumo. Una nuova
cliente suppongo.-
-No, Matt.- risponde Willie –Non è una cliente, ma un’amica. Si chiama
Dakota North ed è un’investigatrice privata. Mi sta dando una mano con
quell’indagine sull’attentato del Radio City.-
-Ci stai ancora dietro? Mi complimento per la tenacia Willie,
considerato che non abbiamo dei clienti a pagarci le spese… non che questo mi
importi più di tanto: anche a me piacerebbe sapere la verità, anche se i nostri
clienti sono morti.-
-In realtà ci lavoro fuori dall’orario d’ufficio. Comunque l’ho fatta
venire qui perché volevo darle una posizione ufficiale con noi, se tu sei
d’accordo. Ho pensato che dopo il rapimento di Becky[10] e le minacce
a Bernie[11] ci
facesse comodo una come lei a tenerci d’occhio.-
-Posso cavarmela da sola Willie.- lo interrompe la ragazza –Mi ascolti
avvocato Murdock: non ho chiesto io a Willie di assumermi come investigatore
del vostro studio. Non ho bisogno di questo lavoro ed anche se non me lo date
andrò avanti lo stesso, l’ho già detto alla sua socia.-
-Si calmi Miss North.- replico –Ho sentito parlare di lei e chi me ne ha
parlato lo ha fatto in termini molto lusinghieri. Se Becky e Willie dicono che
lei è posto, mi basta. Benvenuta a bordo, se lo vuole.-
Le tendo la mano. La
sento esitare un istante, poi mi risponde con una stretta che non posso che
definire franca e sincera.
-Mi farà piacere lavorare con voi, Avvocato Murdock.- afferma –ma mi
chiami Dakota.-
-Solo se lei mi chiamerà Matt.- ribatto sorridendo.
Un tempo ero Kid Gawaine, giovane promessa della
boxe, ma le cose cambiano: oggi sono un prete e devo dire che non mi sono mai
pentito della mia scelta.
Tempo fa tra i
banchi della mia chiesa ho trovato un uomo quasi morente: qualcuno aveva
tentato di ucciderlo. Quando si è ripreso non ricordava nulla, compreso il
proprio nome, le sue impronte ed il suo DNA non erano registrati in nessun
database, non c’era modo di sapere chi fosse, questo l’ho saputo da un amico
poliziotto nel vicino distretto.
Suor Maggie è stata varie volte a trovarlo in
ospedale ed ha deciso di chiamarlo Gabriel. Solo due settimane fa era
agonizzante, oggi sta per uscire dall’ospedale perfettamente guarito. Alquanto
insolito per i comuni esseri umani e forse è per questo che ho deciso di venire
ad accoglierlo all’uscita. Mi sento responsabile per lui o sono solo curioso?
Non lo so e forse non m’importa, ma so di voler andare in fondo a tutta questa
strana faccenda in qualche modo.
4.
Il felino della Jungla raggiunge un appartamento in Central Park West.
Hunter si tratta bene. Dove abbia trovato i soldi per permetterselo, T’Challa
non lo sa e forse è meglio per la fragile alleanza che suggellato che non lo
sappia.
Hunter lo attende,
apparentemente vestito con un completo completamente bianco, cravatta compresa.
Porta i capelli tagliati molto corti, in stile marines e cortissimi baffetti.
Assomiglia vagamente a Brad Pitt nel film “Bastardi senza Gloria”.
-Mi fa piacere che sei venuto solo T’Challa.- gli dice –Vuol dire che mi
credi.-
-Diciamo che ti do il beneficio del dubbio.- replica T’Challa –Ora tocca
a te. Chi sono questi cospiratori? Hai detto che eri in grado di portarmi da
loro, quindi sono qui a New York, chi sono?-
-Domanda non semplice. Ci sono due livelli di cospiratori: uno è un
gruppo interno al Wakanda. Si fanno chiamare Desturi. Si oppongono alla tua
politica di apertura verso le altre nazioni e vorrebbero riportare il Wakanda
al suo vecchio isolazionismo. Naturalmente sono rimasti scandalizzati dal fatto
che tu intenda non solo sposare una straniera, ma che questa sia addirittura
un’americana. Ti accusano di avere corrotto la purezza del Wakanda e pertanto
ti ritengono indegno di governare.-
-Hai parlato di due livelli.-
-Ci stavo arrivando: senza che loro lo sappiano i Desturi sono manovrati
da un gruppo ancor più segreto di cui fanno parte alcuni tuoi vecchi avversari
che vogliono chiudere con te dei vecchi conti. Avresti dovuto provvedere ad
eliminarli finché ne avevi l’occasione, ma tu hai il cuore tenero.-
-Di chi parli? Non certo di Doeke Riebeeck. Uno come lui è solo
manovalanza,il suo cervello è solo nei muscoli.-
-Mai detto il contrario, ma l’uomo che lo ha coinvolto è molto più
intelligente, abbastanza da usare Riebeeck e gli altri congiurati come pedine
del suo gioco. Se non l’hai capito sto parlando di una tua e mia vecchia
conoscenza: Achebe.-
-Achebe? Ma è al sicuro in una prigione wakandana.-
-Il che non basta a fermarlo. L’arma di quell’uomo non è la forza
fisica, ma quella dell’intelletto e nonostante sia pazzo lo sa usare molto
bene. I suoi agenti qui a New York sono ormai pronti alla prossima fase: il tuo
assassinio, seguito da quello dei tuoi principali collaboratori e del resto dei
membri della famiglia reale ovunque si trovino.-
-Portami da loro, adesso.-
-Non chiedo di meglio. Seguimi fratello.-
Gli abiti del Lupo Bianco
si modificano diventando il suo costume da battaglia e lui si cala il cappuccio
sul volto. Pochi istanti dopo due figure simili eppure diverse si muovono per i
tetti di Manhattan.
Un’altra giornata di lavoro è finita. L’ufficio si è svuotato e sono
rimasto solo io. In un angolo del tavolo gli avanzi di una frugale cena che mi
sono fatto portare direttamente qui. Ufficialmente per prepararmi per un
processo difficile, in realtà volevo esaminare tutto il materiale sul
Confessore. Non c’è molto su di lui, è come un fantasma: sfuggente ed
evanescente. Si sottolinea il tema religioso nel suo modus operandi, ma non c’è
altro. Ho bisogno di più informazioni se voglio trovarlo, il che implica la
rinuncia ad una serata con Debbie Harris, che ultimamente riesco a vedere molto
poco, ed un giretto in città vestito solo di una tuta aderente rossa. Per mia
fortuna avevo un bastone di ricambio bell’e pronto o avrei avuto problemi a
muovermi nella mia solita maniera.
Per mia fortuna anche colei che sto
cercando è il tipo che lavora fino a tardi. Mi viene il sospetto che abbia una
vita sociale peggio della mia. Non è sola quando esce dal Federal Building
stasera e non sembra molto contenta della compagnia.
-Davvero, agente
Corrigan, mi secca avere delle baby sitter che mi girano intorno.- sta dicendo
Kathy Malper, Vice Procuratore degli Stati Uniti, Capo della Divisione Penale.
-Signora…- replica
l’agente del F.B.I. al suo fianco un tipo alto, ben piantato sui 35 anni con un
discreto gusto per il dopobarba -… lei è un potenziale bersaglio e dopo
l’attentato al Procuratore Nelson non intendo abbassare la guardia.-
-Bah… sono stata
minacciata da esperti e sono ancora qui.-
-Gli dia retta
Avvocato Malper.- esclamo balzando davanti a loro –Il pericolo è serio.
-Devil!- esclama lei
–Era un pezzo che non avevo il piacere di vederti.-
L’agente federale è rapido a
reagire, la sua mano corre alla pistola ancor prima di riconoscermi.
-Calmo agente…
Corrigan giusto?- dico alzando entrambe le mani in segno di pace –Non sono io
il nemico.-
-Sempre che tu sia
chi dici di essere.- ribatte l’altro.-
-Giusta osservazione…
ma le assicuro che sono l’articolo originale. Ci siamo già incontrati per caso?
Il suo nome ha un che di familiare.-
-Me lo dicono in
tanti. Cosa vuoi Devil?-
-Cercavo informazioni
sul Confessore e speravo che..-
-… che ne avessimo? E
se fosse, perché dovremmo fornirtele?-
-Perché Devil ci ha
già dato una mano in passato.- interviene seccamente Kathy Malper –Dopotutto,
per stanare un farabutto in costume Devil è il più adatto, secondo me. Non
dimentico come ci ha aiutato a far cadere Kingpin.-
-Grazie Miss Malper.
Io…-
Mi interrompo di colpo. Il mio
superudito ha captato un rumore quasi impercettibile per chiunque altro. Salto
su Kathy e Corrigan e li sbatto a terra mentre qualcosa sibila sopra le nostre
teste per esplodere contro un muro. Se avesse preso la Malper le avrebbe
staccato la testa.
I miei sensi percepiscono una figura
non molto lontano da dove siamo: il misterioso lanciatore. Non so se si tratta
del Confessore, ma non me lo lascerò sfuggire.
-Badi a Malper.- urlo
a Corrigan –La porti al sicuro.-
Poi spicco un salto.
Poco distante da lì un uomo anziano, dai capelli e barba bianchi esce dal Police Plaza, Quartier Generale del Dipartimento di Polizia della Città di New York. Cammina tranquillo sostenendosi con un bastone, dirigendosi al vicino parcheggio, poi, improvvisamente si gira di scatto.
Davanti a lui un giovane uomo dai capelli biondi vestito con un impeccabile completo bianco, sull’occhiello della giacca spicca una rosa rossa. Al suo fianco un uomo alto, massiccio e silenzioso.
-Complimenti per i riflessi Mr. North.- dice il giovane –Si è accorto subito che eravamo alle sue spalle.-
-Chi siete? Che volete da me?- replica Sam North puntando il bastone verso i nuovi venuti.-
-Stia calmo Mr. North, non abbiamo cattive intenzioni. In realtà è il contrario. Mi chiamo Richard Fisk ed ho una proposta da farle.-
FINE
SESTA PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Ed
eccoci arrivati alla fine di questo capitolo, pochissime note per spiegare
alcuni retroscena.
1)
Alcuni
anni prima della nascita di T’Challa un aereo cadde in pieno territorio
Wakanda, il solo sopravvissuto fu un neonato bianco, che fu adottato
dall’allora sovrano T’Chaka e dalla di lui moglie: N’Yami ed allevato come un
vero principe wakandano Gli fu imposto il nome di Hunter (Lo so che non suona
molto africano, ma il creatore del personaggio non si è mai premurato di
fornirci una traduzione in wakandano od altra lingua africana). Non fu mai
erede al trono, perché le rigide leggi wakandane lo escludevano, in quanto non
figlio di sangue di T’Chaka e bianco. Non avrebbe mai potuto diventare una
Pantera Nera. Il suo padre adottivo, però, fece in modo che ricevesse lo stesso
addestramento di qualsiasi membro del Clan della Pantera e creò per lui un
ruolo a parte, quello del Lupo Bianco, nominandolo capo della polizia segreta
del Wakanda: gli Hatut Zeraze. Quando T’Challa salì al trono abrogò la suddetta
polizia segreta e il Lupo Bianco, assieme ad un manipolo di Hatut Zeraze
preferì lasciare il Wakanda in aperta polemica con T’Challa, da lui giudicato
privo della necessaria spina dorsale. Dopo anni passati in giro per il mondo
come mercenario il Lupo Bianco è tornato occasionalmente ad incrociare la
strada con il fratello adottivo. Questa in sintesi la storia di un personaggio
creato da Christopher Priest in Black Panther Vol 3° (o 4° secondo alcuni
conteggi) #4 con disegni di Mark Texeira (ed un piccolo aiuto di Joe Quesada).
Il personaggio è chiaramente un’anti Pantera nera e confesso che è stata una
delle innovazioni di Priest che ho più apprezzato. Spero che voi ne
apprezzerete il mio trattamento.
2)
Dakota
North è un personaggio creato nel 1986 da tal Martha Thomases per i testi e
Tony Salmons per i disegni. Si trattava di un ex modella divenuta
investigatrice privata che agiva nel mondo della moda e del jet set
internazionale e si dice che la sua ispirazione fosse stata la reale
cacciatrice di taglie Domino Harvey, figlia di attore molto noto negli anni 50
e 60 ed oggi ingiustamente dimenticato dai più: Laurence Harvey. Dopo una breve
e sfortunata serie durata appena 5 numeri, è riapparsa un episodio della serie
Web of Spider Man ad opera di Jim Owsley (ovvero Christopher Priest sotto
pseudonimo) e Steve Geiger e poi come comprimario della serie Cage, anch’essa
conclusa. Era da tempo che volevo introdurla su Devil come parte del team di
investigatori che affianca il cieco Willie Lincoln, ma prima che potessi farlo
Ed Brubaker la ripescò come comprimaria e potenziale interesse sentimentale per
Matt Murdock nella sua run di Devil. Detestavo l’ìdea che qualcuno pensasse che
stavo copiando e decisi di non farne niente, ma alla fine ho cambiato idea..
Spero che la cosa vi possa soddisfare.
3)
Stephen
J. North, il padre di Dakota, è un ex agente della C.I.A. col vizio di impicciarsi
in torbidi complotti. Tra lui e Dakota non corre buon sangue, ma del loro
rapporto avremo modo di riparlare.
4)
Norman
Osborn compare qui su gentile concessione di Mickey che ringrazio e nel
contempo invito voi tutti a leggere il suo Uomo ragno.
Nel prossimo
episodio. Devil si batte contro il Confessore, Bullseye non sta con le mani in
mano, il Gufo affila le armi, Richard Fisk fa la sua mossa, la Pantera Nera
incontra un po’ di nemici, arriva Ivan il Terribile e Wilson Fisk attende. Non
vi basta ancora? Ok, avrete anche ospiti a sorpresa, contenti?
Carlo
[1] Confusi? Evidentemente non leggete l’Uomo Ragno versione MIT. Male, molto male.
[2] Ancora più confusi? Evidentemente non avete letto nemmeno la miniserie Crossover e questo è davvero molto male.
[3] Cosa? Non sapete del terremoto che ha sconvolto Phoenix nelle serie Quasar e Rangers? Ma allora siete proprio incorreggibili.
[4] Accadde in Daredevil #68 (Devil, Corno, #65).
[5] In Devil MIT #31.
[6] Nathaniel Byrd, detto Blackbyrd, ex poliziotto di colore, investigatore privato ed ora responsabile della sicurezza della Fondazione Scientifica fondata da Adam Warlock.
[7] Web of Spider Man #37 (Uomo Ragno, Star, #90)
[8] Lo ha fatto due volte: la prima in Daredevil #285/290 (Fantastici Quattro, Star, #105/110) e la seconda in Devil MIT #27/30.
[9] Vedi Devil MIT #44.
[10] In Villains LTD #53.
[11] In Capitan America #43.