N° 107

 

PRELUDIO

 

 

1.

 

 

            Thomas Fenton, Pop per gli amici, ha passato la sua vita nelle palestre come allenatore di pugili, alcuni autentici campioni, altri dei brocchi, altri ancora semplicemente appassionati.

            Avete presente Burgess Meredith in Rocky, o Morgan Freeman in Million Dollar Baby? Ecco: Pop Fenton è un tipo così, anche se fisicamente ed un po’ anche come carattere assomiglia a Victor McLaglen, famoso caratterista dei film di John Ford. A volte si sente un relitto di un’epoca ormai passata per sempre,

Pop potrebbe raccontarvi molte storie di tempi passati: di un pugile rabbioso che chiamavano Crusher, di un uomo non più giovane che voleva solo che suo figlio fosse orgoglioso di lui, di un ragazzo che ha preferito l’abito talare ai guantoni. Storie che oggi probabilmente non interessano a nessuno e lui ne conosce tante: storie di una Hell’s Kitchen che non esiste più.

Pop Fenton ha molte storie da raccontare ed una l’ha raccontata a me. Il mio nome è Ben Urich, sono un giornalista e credo che questa storia potrebbe interessarvi.

 

            Sono alla mia scrivania nel            Centro di Assistenza Legale Karen Page a Hell’s Kitchen. Tutti i membri del mio studio, nessuno escluso, devono dedicare almeno un giorno alla settimana ad ascoltare i problemi di chi non può permettersi le ordinarie parcelle di un avvocato e possibilmente trovare una soluzione a quei problemi. Oggi è toccato a me.

            Due uomini entrano. Sono entrambi anziani, non ho dubbi, il ritmo dei loro segni vitali è inequivocabile. Uno lo riconosco immediatamente: è Thomas “Pop” Fenton, allenatore di pugilato, gestore della palestra Fogwell, vecchio amico di mio padre e mio. Il secondo uomo è un enigma. Non credo di conoscerlo, ma c’è qualcosa nel suo odore…

            Questo è uno di quei casi in cui i miei supersensi non compensano la mia cecità. Forse, se potessi vederlo in faccia…

-Ciao, Matt.- mi saluta Pop.

-Salve, Pop, cosa ti porta da queste parti?- gli chiedo.

-Uhm… ecco. Questo signore mi ha chiesto di accompagnarlo da te. Vuole… uhm… parlarti.-

            Sento l’imbarazzo di Pop mentre parla e mi chiedo perché. Mi rendo conto che l’uomo in questione ha allungato la mano verso di me ma ovviamente faccio finta di niente. Lui se sta così per un paio di secondi poi capisce ed abbassa la mano.

-Lei non si può certo ricordare di me, Mr. Murdock.- esordisce -Credo che fosse poco più di un bambino quando io… quando lasciai Hell’s Kitchen. Mi chiamo Alexander Bont.-

            Mi ricordo di lui, invece: Alexander Bont è stato il capo della mafia irlandese di Hell’s Kitchen tanti anni fa. Era finito in prigione prima che perdessi la vista ed ora è tornato. Perché?

 

            La Rolls Royce Silver Ghost nera si ferma davanti all’Howard A. Stark Memorial Hospital. L’autista, un uomo dai capelli e folti baffi bianchi, anziano ma dal fisico ancora tonico, scende ed apre galantemente il portello lasciando uscire una donna molto attraente ed elegante dai lunghi capelli rossi ed occhi verdi. Dietro di lei scende una ragazza sui vent’anni, anche lei dai capelli rossi ma tagliati a caschetto che veste casual.

-Aspettaci qui, Ivan.- dice la donna dai capelli lunghi -Non dovremmo metterci molto.-

-Sicura che non vuoi che venga con te, Zarina?- le chiede Ivan Petrovitch.

            Natasha Romanoff, la Vedova Nera, gli rivolge uno sguardo risentito e replica:

-Credi davvero che non sappia cavarmela da sola in una situazione simile, vecchio cosacco?-

-Non volevo dire questo.-

-Meglio così.  Non devi preoccuparti per me, è da tanto che non sono più una bambina. Io e Daisy ce la caveremo benissimo da sole.-

            Ivan fa un sospiro rassegnato e la sua figlioccia gli sorride, poi lei e la ragazza si avviano all’entrata dell’ospedale.

 

 

2.

 

 

            Robert Baldini picchia duro contro il sacco da boxe, è così concentrato che non vede nient’altro che il sacco che colpisce metodicamente.

Manca poco al grande giorno in cui si batterà per il titolo unificato della sua categoria, ma prima deve superare l’ultimo ostacolo.

Vibra un ultimo pugno ed il sacco si stacca.

-Un’altra volta, ragazzo?- gli dice Pop Fenton dandogli un’amichevole pacca su una spalla - Dovrò decidermi a comprare un gancio più robusto oppure un sacco più grosso.-

-Scusami, Pop.- replica Robert con aria contrita.

-Non preoccuparti, Bobby, è normale. È un bene che tu sia così concentrato ma non esagerare -

-Voglio vincere Pop e senza problemi stavolta.-[1]

-E vincerai, ragazzo, ne sono certo.-

-Qualcosa non va, Pop? Mi sembri più teso di me.-

-È tutto a posto, ragazzo, solo qualche acciacco dell’età.-

            Robert non sa dire perché, ma è certo che il suo allenatore stia mentendo.

 

            Non posso vedere i miei figli, ma li sento, sento i loro battiti, il loro odore così simile al mio ed a quello di Natasha. Tenerli in braccio è l’emozione più forte che io ricordi da tanto tempo.

            Finalmente sono a casa, fuori dall’incubatrice dove hanno passato i loro primi mesi di vita.

-Mi sento così strano.- mormoro.

-Io di più, Matt.- replica Natasha -Non mi sono mai vista nel ruolo di madre ed ora mi chiedo se volerli non sia stato un atto di egoismo.-

-Sono qui e sono con noi finalmente. Impareremo a fare i genitori un passo alla volta e magari con qualche inciampo ogni tanto.-

-Matt Murdock il filosofo!- esclama, divertito, Ivan Petrovitch -Bene, ora che i bambini hanno mangiato e fatto il ruttino, credo sia ora di metterli a letto, sperando che non si sveglino… e ci sveglino… in piena notte.-

            Non che io riesca comunque a dormire molto ogni notte e so che Natasha la pensa allo stesso modo.

 

            Le prime ombre della sera si allungano sul South Bronx mentre, in piedi sulla terrazza di una casa di arenaria, Gloria Grant osserva gli ultimi bagliori rossastri di un sole che va scomparendo e si chiede dove stia andando la sua vita.

            Negli ultimi tempi ha mandato tutto all’aria, compreso il lavoro, per seguire Carlos Lobo accompagnandolo perfino ad un meeting di capi criminali a Miami e gli è rimasta al fianco dopo che la vigilante di nome Poison lo ha quasi ucciso.[2]

Cosa le sta capitando? La passione che sta vivendo è il risultato di un reale innamoramento, di un’irresistibile attrazione sessuale o che altro? Ha davvero intenzione di buttare via la sua vita diventando semplicemente la pupa del gangster? Che il cielo la perdoni, non sa davvero la risposta.

Si sente cingere da due forti braccia. È Carlos, ormai completamente ristabilito.

-Torniamo dentro mi querida.- le sussurra, poi la solleva come se fosse senza peso e si dirige verso la camera da letto.

 

 

3.

 

 

            Il vento mi schiaffeggia il viso mentre volteggio da un edificio all’altro. Natasha mi raggiunge e mi dice:

-Quando dicevi che stanotte non avremmo dormito molto, speravo ti riferissi ad un altro genere di attività notturna, che illusa!-

            Sorrido. In realtà questa vita le è mancata in tutti i mesi in cui ha dovuto rinunciare all’azione a causa della gravidanza ed a me fa piacere averla al mio fianco, anche se entrambi abbiamo un certo senso di colpa per aver lasciato i nostri figli con Daisy Dugan, la babysitter.

-Ripetimi dove stiamo andando.- mi sussurra.

-A disturbare una riunione di gangster.-

-Ottimo. Adoro fare l’ospite non invitata alle feste.-

            Davanti a noi percepisco la silhouette di un palazzo che conosco molto bene:

-La Fisk Tower.- commenta Natasha -L’hanno rimessa in sesto rapidamente a quanto pare. Tu non puoi vederla, Matt, ma non ci sono quasi più tracce dell’esplosione che ne ha devastato gli ultimi piani qualche mese fa.-[3]

-I soldi ed il potere dei Fisk hanno sempre fatto miracoli quando era necessario.- replico -Sei pronta ad entrare di nascosto, eludendo i controlli di uno degli edifici più sorvegliati della città?-

-Non sono, forse, la migliore superspia del Mondo?- ribatte lei e sono certo che sta sorridendo.

 

            A Hell’s Kitchen ci sono ancora dei ristoranti che mantengono quel vecchio sapore irlandese che ormai va scomparendo in quasi tutto il quartiere a causa dei nuovi residenti.

            L’uomo che sto cercando era solito mangiare qui quando era all’apice del successo e non sono sorpreso di trovarcelo stasera. Quando ritorni nel tuo vecchio quartiere è facile che la nostalgia abbia il sopravvento anche se poi si scopre amaramente che il Mondo è andato avanti senza di te.

Mi fermo davanti al suo tavolo e mi presento:

-Alexander Bont? Io sono…-

-Ben Urich del Daily Bugle.- replica lui senza farmi finire -Negli ultimi anni la lettura è stato uno dei pochi piaceri che potevo concedermi. Il suo libro sugli Osborn non era male.-

-Grazie.- replico, sorpreso.

-Ma ho dimenticato le buone maniere, si sieda pure e mi dica cosa posso fare per lei. Non posso credere che un vecchio come me possa essere degno di un articolo.-

-Ora sta facendo troppo il modesto. Anni fa era il boss incontrato dei Westies,[4] era quello che John Gotti era per Cosa Nostra.-

-           Bont fa un sorrisetto amaro e replica:

-I Westies non esistono più ormai ed io sono caduto proprio come Gotti. Condannato all’ergastolo da scontare in un penitenziario federale.-

-Ma è qui adesso, libero dopo quanto: trent’anni?-

-Ed è per questo che lei è venuto a cercarmi: per sapere perché sono stato scarcerato anticipatamente, non è così? Beh, glielo dirò, Urich. Mi hanno trovato un male molto brutto, diciamo così. Se sarò fortunato, vivrò forse un altro anno e così mi hanno concesso di morire a casa. Che fortuna, non è vero?-

            Non so cosa replicare.

 

            Seduto sulla sua ampia poltrona, dietro una robusta scrivania di quercia, James Fortunato, meglio conosciuto da amici e nemici come Jimmy-6, guarda le persone sedute davanti e sospira.

            Il destino lo ha portato a ricoprire il ruolo che era stato di suo padre, un ruolo che non ha mai veramente voluto ma a cui alla fine non è riuscito a sfuggire.

-Immagino che sappiate perché vi ho chiesto di venire qui.- dice.

-Per sentire la nostra opinione su come sistemare il casino combinato da Finn Cooley a Hell’s Kitchen, immagino.-[5] replica Edward “Napper” French

-Più che altro voglio sapere che intenzioni avete nei confronti di Alexander Bont ora che è tornato dopo tanti anni.-

-Perché dovrebbe interessarci? Siamo in pensione, ormai, fuori dal giro.- ribatte Eric Slaughter.

            Jimmy-6 solleva un sopracciglio con aria poco convinta ma prima che possa replicare, si sente un frastuono fuori dalla porta, che subito dopo si apre lasciando piombare all’interno della stanza un uomo che rotola sul pavimento.

            Subito dopo entra la Vedova Nera che dice:

-Scusate, ma quei cafoni là fuori non sanno come si tratta una signora e non volevano farmi entrare. Ho dovuto dar loro una lezione di bon ton.-

            Jimmy-6 sospira rumorosamente quando vede entrare alle sue spalle anche Devil.

-Venite pure avanti, tanto è impossibile fermarvi. Mi chiedo come facesse Fisk a sopportarlo.-

            Devil non dice niente ma si piazza di lato mentre la Vedova Nera si rivolge ai due uomini seduti sulle poltroncine davanti alla scrivania:

-Mr. Slaughter, Mr. French, due bravi vecchietti come voi non dovrebbero essere già a letto a quest’ora?-

-Al contrario, Miss Romanoff.- risponde, quieto, Slaughter -Alla nostra età si dorme sempre di meno e allora si va a trovare i vecchi amici per ammazzare il tempo.

-Finché vi limitate ad ammazzare solo quello…- interviene Devil.

-Siamo in pensione, ripeto, proprio come Bont. Siamo innocui ormai.-

            L’espressione di Devil fa capire chiaramente che non è affatto convinto.

 

 

4.

 

 

            L’uomo seduto davanti a me mi guarda con interesse, sono abituata a questo tipo di sguardi e ci gioco spesso. Quando accavallo le gambe non faccio alcuno sforzo per abbassare la gonna e sorrido quando lo vedo arrossire.

-La ringrazio per avermi ricevuta, Mr. Vane.- gli dico.

-Beh, questo ufficio è sempre disponibile nei confronti della libera Stampa, Miss Nelson.-

-Mi chiami pure Candace… Roger.-

                Roger Vane, Capo della Divisione Penale della Procura degli Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York, ha più o meno l’età di mio fratello Foggy.

Da quanto ho saputo di lui, viene da una famiglia in vista del New England. I suoi antenati sono arrivati con il Mayflower, pare. Dopo un po’ di gavetta nello studio legale di famiglia è stato Procuratore Distrettuale della Contea di Suffolk prima di essere arruolato nello staff del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ed è arrivato qui come rimpiazzo di Bill Hollister quando lui e Kathy Malper si sono dimessi per solidarietà con Foggy dopo il suo licenziamento da parte del Presidente.

Anche se è un partito decisamente appetibile, è ancora single anche se ha frequentato diverse belle donne della migliore società di Boston e Washington.

-Non immaginavo che il Bugle avrebbe mandato… te.- dice ancora Vane -Supponevo che…-

-Che ce l’avessi con voi per… la rimozione di mio fratello? Non l’hai certo decisa tu e non sarei una brava giornalista se non fossi capace di separare la mia vita privata da quella lavorativa.-

                Non è esattamente così, ma lui non ha bisogno di saperlo.

 

                Entrare nella Palestra Fogwell mi evoca sempre dei ricordi, alcuni belli ed alcuni brutti. Mio padre che si allena sul ring, l’odore del sudore e quello del sangue. Disperazione e speranza unite inestricabilmente.

            Sento il battito di Pop Fenton accelerare, mi ha visto.

-Matt!- esclama, poi nota Natasha al mio fianco -Oh lei è Miss Romanoff, giusto?-

-Mi chiami pure, Natasha, Pop. I vecchi amici di Matt sono anche amici miei. Ero curiosa di vedere questo posto di cui ho sentito parlare spesso.-

-È solo una vecchia palestra che avrebbe bisogno di una robusta ristrutturazione.- si schermisce Pop.

-Matt mi diceva che potrebbe riuscirci grazie ad un’insperata donazione.-

            Sento che il battito di Pop fare un balzo poi lo sento espirare.

-Può darsi, non lo so ancora - replica.

-È il fatto che l’offerta viene da un ex gangster a renderla dubbioso?- chiede Natasha -Non crede nel pentimento e nella redenzione?-

-Da bravo Cattolico dovrebbe, ma è sempre stato un vecchio malfidato.- dice una voce alle nostre spalle.

            Naturalmente io avevo sentito entrare Padre Sean Patrick Gawaine e non dubito che anche Natasha se ne fosse accorta.

-Sei ingiusto, Kid.- replica Pop -Tu non hai conosciuto Alexander Bont, eri appena un bambino quando fu arrestato. Non sai di cosa era capace.-

-Sta morendo, Pop e vuol fare ammenda per il suo passato violento. Nostro Signore non ci ha forse insegnato la virtù del perdono?-

-Come vuoi tu, Kid.-

La diatriba tra i due andrebbe, forse avanti, se un ragazzo non saltasse giù dal ring e non si dirigesse verso di noi.

-Scusate …- interviene -… ma lei, Padre, è davvero Kid Gawaine, il campione dei Massimi?-

-Era così che mi chiamavano prima che rispondessi alla chiamata del Signore, sì.- risponde lui.

-Io sono un suo grande ammiratore. Mi chiamo…-

-Robert Baldini, il nuovo pupillo del vecchio Pop. Ho sentito che hai in programma un incontro a Las Vegas per il titolo di campione indiscusso dei Welter.-

-E lo vincerà, non ho dubbi. Il ragazzo è in gamba proprio come te, Kid… e come tuo padre, Matt.- afferma con evidente orgoglio, Pop.

-Ne sono convinto.- ribatto -So che ha grinta e lo ha dimostrato non cedendo ai ricatti proprio come loro.-

            C’è un momento di imbarazzato silenzio mentre siamo sopraffatti dai ricordi poi Natasha dice:

-Bene, signori, che ne dite di continuare questa interessante conversazione al tavolo di un ristorante? Offro io, naturalmente.-

 

            Franklin Edward Nelson, Foggy per gli amici, si alza dall’ ampia poltrona, nel suo ufficio nello studio legale che porta anche il suo nome e si avvicina alla finestra. Guarda il panorama e riflette.

È tutto come lo ricordava, come se non se ne fosse mai andato, eppure non si sente completamente a suo agio. Forse è lui che è cambiato, forse, semplicemente, non si può davvero tornare indietro.

La sua mente torna al passato, agli inizi della professione, quando erano solo lui, Matt e Karen. Ora Karen è morta e quando ci pensa, Foggy, non può non ammettere che gli manca. Non come a Matt, ovviamente, lui fa finta di nulla e si è rifatto una vita ma certe ferite dell’anima non si rimarginano mai del tutto.

Foggy sospira: non sono da lui certe speculazioni filosofiche eppure… lo squillo del suo cellulare interrompe il flusso dei suoi pensieri e lui sorride riconoscendo il numero sul display.

-Ciao, Liz.- risponde -Sono felice di sentirti.-

 

 

5.

 

 

            Il ristorante scelto da Natasha è italiano e non è lontano dalla palestra.

-L’ho scelto in onore tuo, Robert.- dice, rivolta al giovane pugile -Mi ha hanno detto che fanno delle ottime lasagne.-

            Ovviamente pronuncia la parola lasagne in un impeccabile Italiano e non ne sono sorpreso.

            Il proprietario del ristorante ci accoglie con cordialità e ci guida personalmente al tavolo. Mentre ci sediamo, percepisco chiaramente un cambio di umore di Pop e so benissimo il perché: per quanto non possa vederlo, so con assoluta sicurezza che ad un tavolo d’angolo siede Alexander Bont e non è solo.

-Sbaglio o c’è in corso una rimpatriata tra vecchie glorie del gangsterismo locale?- chiede con noncuranza Natasha -Riconosco Eric Slaughter e Napper French, ho avuto a che fare con entrambi di recente.  L’altro immagino sia il famigerato Alexander Bont.-

-Proprio lui.- risponde Pop -Forse abbiamo scelto il ristorante sbagliato.-

-Sciocchezze! Non permetterò di certo ad una cosa come questa di rovinarci la cena, anche se ammetto che sarei molto curiosa di sapere di cosa stanno parlando quei tre.-

            Ovviamente io posso sentirli senza problemi e Natasha lo sa molto bene. Ne parleremo sicuramente più tardi.

 

            Mi alzo dal letto stando bene attenta a non svegliare Roger Vane. Se dovesse accadere, gli direi che sto andando in bagno.

                Raggiungo rapidamente la stanza accanto, che ha adibito a suo studio privato e mi siedo davanti al suo computer e lo accendo.  Niente password, grave trascuratezza per uno che fa il suo lavoro. Meglio che i suoi capi non lo scoprano.

Mi bastano pochi minuti per fare quello che devo fare poi spengo il computer e torno indietro. Il buon Roger non si accorgerà di nulla.

Una volta in camera da letto, prendo il mio cellulare dalla borsetta e compongo un numero.

-Sono io.- sussurro -Tutto fatto, nessun problema.-

                Torno a sdraiarmi e mi sento decisamente sporca.

 

                Alexander Bont è seduto sul bordo del letto nel monolocale che ha affittato a Hell’s Kitchen. Un lieve sorriso gli increspa le labbra mentre ricorda le parole con cui ha salutato i suoi vecchi amici:

-Scusate, ma in carcere ho imparato ad andare a letto presto.-

            Che pensino tutti che è tornato nel suo vecchio quartiere solo per morire. C’è anche quello, certo, ma ci sono anche vecchi conti da regolare, prima di andarsene.

            Qualcuno lo precederà all’Inferno.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Pochissimo davvero da dire, stavolta.

1)     Robert Baldini è stato creato da Carmelo Mobilia sullo Speciale Devil 50° anniversario del 2015 ed è usato su sua gentile concessione.

2)     La mia versione di Alexander Bont si discosta da quella del suo creatore Brian Michael Bendis e si ispira a vari racconti, letterari e cinematografici in cui un uomo, malato terminale o no, esce dal carcere in cerca di redenzione e/o vendetta, troppi per elencarli tutti, una fonte particolare di ispirazione è stato il gangster Noodles interpretato da Robert De Niro in “C’era una volta in America”.

3)     Roger Vane è stato creato da Archie Goodwin & George Tuska su Invincible Iron Man Vol 1° #7 datato novembre 1968.

4)     Questo è stato sostanzialmente un episodio di passaggio quasi del tutto privo di azione, ma non temete, ci rifaremo presto.

Nel prossimo episodio: cos’ha davvero in mente Alexander Bont? A che gioco pericoloso sta giocando Candace Nelson? Cosa attende Robert Baldini a Las Vegas?

A presto.

 

 

Carlo



[1] Vedi Speciale Devil 50° anniversario.

[2] Lo avete visto in svariati episodi di questa serie-

[3] Ovvero su Occhio di Falco #24.

[4] La mafia irlandese con base a Hell’s Kitchen,

[5] Negli ultimi episodi.