N° 104
FIGLI D’IRLANDA
1.
Il suo nome ufficiale è
Clinton, ma Hell’s Kitchen è il nome con cui è più conosciuto questo quartiere
di Manhattan, retaggio dei tempi in cui era un quartiere degradato abitato
perlopiù da immigrati irlandesi e poi dai loro discendenti.
Povertà e violenza
erano di casa poi, poco a poco, le cose sono cambiate anche se non quanto ci
piacerebbe credere.
Un terrorista dell’IRA[1] è
fuggito qui e vuole diventare il Re di Hell’s Kitchen a costo di riempirla di
cadaveri.
Il mio vecchio amico
Devil ha deciso di fermarlo a qualunque costo e nella sua crociata ha trovato
insoliti e difficili alleati.
Mi chiamo Ben Urich,
sono un giornalista ed ho una storia da raccontare.
Diario di Lynn Michaels.
Annotazione n. 752 (continua). Mi sedetti sul banco
dei testimoni aggiustandomi pudicamente la gonna poi guardai negli occhi la
donna seduta davanti a me.
Jeri Hogarth era la socia più
giovane dello Studio Legale Sharpe, Byrnes & Hogarth. Era una donna alta,
elegante, capelli neri tagliati a caschetto, lesbica dichiarata, ma questo non
aveva importanza per me. La sola cosa importante era che grazie a lei avrei
potuto evitare l’ospedale psichiatrico dopo essere stata assolta dai miei
presunti crimini come Punitrice perché incapace di intendere e di volere ma
pericolosa.
Era tutta una buffonata
ovviamente: io sono e sono sempre stato perfettamente sana di mente e se sono
pericolosa per qualcuno, non sono gli onesti cittadini ma i criminali ma non
era quello che avrei detto al giudice.
-Buongiorno, Agente
Michaels.- esordì Jeri.
-Non sono più una
poliziotta.- replicai -Mi sono dimessa anni fa.-
-Posso chiederle
perché?-
Feci una pausa ad effetto e poi
proseguii:
-Frustrazione. C’era
un serial killer che aveva ucciso parecchi bambini. Lo avevo arrestato ma poi
tornò libero a causa di… questioni tecniche. Non riuscii a sopportarlo e mollai…
voglio dire: mi dimisi.-
-Che ne è stato di
quel serial killer?-
-Fu… ucciso da un
cecchino.-
-E lei sa chi l’ha
ucciso?-
Abbassai lo sguardo e mormorai:
-Fui… fui io, Avevo
perso la testa. Non riuscivo a tollerare che tornasse in libertà.-
-E cosa pensa adesso
di quel suo gesto?-
-Ho sbagliato. Avrei potuto trovare un modo per incastrarlo
legalmente… avrei dovuto ma avevo perso la testa. Adesso l’ho capito.-
-Lo rifarebbe?-
Senza esitazione. È quello che
pensavo ma non quello che dissi:
-Mio Dio, no! Nessuno
ha il diritto di prendere la giustizia nelle sue mani.-
Ero stata convincente? Lo avrei
saputo presto.
Natasha e
Candace escono dal terminal dei voli dalla Florida e trovano ad aspettarle me
ed il mio vecchio amico Franklin “Foggy” Nelson, il fratello maggiore di
Candace.
-Matt!- mi saluta
Tasha.
La sento venirmi incontro e mi
lascio abbracciare. C’è chi pensa che Natasha Romanoff, la leggendaria Vedova
Nera, sia una donna fredda e priva di sentimenti. Si sbagliano.
Ci baciamo finché non sentiamo Foggy
tossicchiare imbarazzato.
-Ehm… se avete
finito, potremmo andare.-
-Non essere così…
inibito, fratellone.- replica Candace -Due persone che si baciano in pubblico non
scandalizzano più nessuno ormai.-.
-Non sono
scandalizzato è che… oh, lascia perdere. Piuttosto, dimmi: in che razza di guai
ti eri cacciata in Florida?-
-Ne parliamo un’altra
volta. Ora devo proprio scappare: ho un articolo urgente da consegnare al
Bugle. Taxi!-
Candace salta rapidamente su un taxi
prima che Foggy possa dire nulla.-
-Quella ragazza
riuscirà a farmi venire i capelli bianchi prematuramente.- commenta
-Lasciala state.- gli
dico -Te ne parlerà quando sarà pronta.-
Lui sbuffa e replica:
-E quando sarà?
Magari mai. Non abbiamo mai avuto molta confidenza io lei. Siamo troppo
diversi, ho paura. A me piace la vita tranquilla e lei ha un talento naturale
per mettersi nel guai. Che posso fare?-
-Esserci quando ha
bisogno di te.- ribatto.
-Immagino di sì.-
commenta lui, sconsolato, poi si rivolge a Natasha:
-Tu che puoi dirmi?-
La sento ridacchiare mentre
risponde;
-Spiacente. Le ho
promesso il segreto e noi spie sappiamo tenere i segreti.-
-E tu sei la
migliore, non è così?-
-È quello che dicono.-
Natasha fa un'altra risatina poi mi
prende sottobraccio e mi guida verso una vicina auto come se fossi un cieco
normale.
Cieco lo sono, ma normale
decisamente no. Lo stesso incidente che
mi ha privato della vista mi ha anche dotato di supersensi che compensano la
mia menomazione e mi permettono di capire che stiamo per salire su una Rolls
Royce Silver Ghost modificata. È un segreto che pochi conoscono e tra questi ci
sono Natasha, Foggy e l’autista della Rolls: Ivan Petrovitch, che è anche una sorta
di padre adottivo di Natasha.
-Vuoi un passaggio,
Foggy?- chiede Natasha.
-Uhm… va bene.-
risponde lui.
Saliamo e dopo che ci siamo
sistemati Ivan la saluta:
-Bentornata Zarina.
Andiamo a casa?-
-Non subito, Ivan.-
risponde lei -Prima porta Mr. Nelson dove desidera e poi porta me e Matt allo
Stark Hospital. Ho voglia di stare un po’ con i miei figli.-
Non potrei essere più d’accordo
2.
Finn Cooley è un
irriducibile del terrorismo nordirlandese che non ha accettato gli accordi del
Venerdì Santo 1998 ed ha continuato la sua personale guerra braccato anche dai
suoi stessi ex compagni.
Qualche tempo fa una bomba artigianale gli è
esplosa in faccia mentre la stava preparando. È sopravvissuto ma il suo viso è stato
devastato dalle ustioni. Approfittando del fatto di essere creduto morto,
Cooley si è rifugiato negli Stati Uniti, nel vecchio quartiere irlandese di New
York chiamato Hell’s Kitchen dove ha deciso di diventare il nuovo boss del
quartiere.
La sua idea non è piaciuta agli altri boss di
New York e men che meno a quello che rimane della vecchia mafia irlandese
ritiratisi da tempo. La strategia di Cooley è stata quella che ha sempre
seguito: un’escalation di violenza.
-Quei due vecchi bastardi di Slaughter e French se la sono cavata, è intollerabile.-
dice al gruppetto dei suoi seguaci radunati intorno a lui.
-Avevamo previsto una possibile interferenza di Devil ma non di quella
ninja, Elektra.- replica quietamente un uomo che indossa un impermeabile scuro,
un cappello calato sulla fronte ed una sciarpa sulla metà inferiore del volto
quasi a somiglianza del vecchio personaggio dei pulp chiamato The Shadow -Chi
avrebbe mai immaginato che avrebbe protetto quei due relitti?-[2]
-Non voglio scuse, voglio la testa di French. Anzi, lo voglio vivo per
scorticarlo come lui ha fatto con mio nipote Peter.-[3]
-Forse ho un’idea.- interviene una ragazza bionda che indossa un mini
abito rosso.
-E quale sarebbe Tulip?- le chiede Cooley.
-Potremmo adottare un approccio più morbido. Dove ha fallito un
commando può riuscire una persona sola.-
-Per una volta l’hai detta giusta.- commenta l’uomo in impermeabile
-Posso arrivare vicino a French quanto basta per uccidendo prima che si accorga
di me. È la mia specialità.-
-Veramente non pensavo a te, ma a me.- replica Tulip O’Hara.
-Tu? non farmi ridere.-
-Non sottovalutarmi. Celta. French non penserà mai che una dolce
ragazza irlandese possa essere un pericolo. Con Sam North ha funzionato.-[4]
-Mi piace.- interviene Cooley -Avrai la tua occasione, mia piccola
Tulip. So quanto sei in gamba, dopotutto ti ho insegnato io tutto quello che
sai.-
Ed ho imparato anche
troppo bene, pensa la ragazza.
Io
e Natasha siamo in piedi davanti alla vetrata che ci separa dai nostri gemelli.
Sento il suo cuore che balza. Può riuscire a nascondere le sue emozioni agli
altri ma per me è sempre un libro aperto.
-Sembrano così fragili.- dice quasi sussurrando.
-Sono forti invece.- replico -Presto li porteremo
a casa.-
-Forse sono stata egoista a volerli. Che madre
potrò essere? Che vita potrò dare loro? Io so solo uccidere e mentire. Porto
solo morte a chi mi incontra.-
-Non è vero e lo sai … lo sappiamo entrambi.. Non
c’è nessuna maledizione della Vedova Nera o io non sarei qui e nemmeno Ivan.-
-Murdock ha ragione, Zarina -interviene Ivan Petrovitch.
-Immagino che dovrei darti retta, vecchio
cosacco.- replica lei poi mi dice -Tu sarai un ottimo padre, Matt.- poi mi
bacia.,
Ivan sbuffa.
-Bah, quante stupide smancerie.- commenta.
Natasha
ride e poi dice:
-Andiamo a casa.-
Per qualche istante indugia
a guardare ancora le incubatrici dei gemelli, poi sospira, mi prende per mano e
ci avviamo all’uscita.
Sono
alla mia scrivania quando vedo entrare un fantasma o meglio: quella che spero
non sia un fantasma.
-Candace!- esclamo
andandole incontro.
-Ciao Ben.- mi saluta
Candace Nelson con voce che vorrebbe essere allegra ma che non mi inganna, poi mi
abbraccia e mi bacia sulle guance.
-Mi sei mancato,
Ben.- mi dice.
-Non dirlo a mia
moglie.- scherzo e poi,, più seriamente, aggiungo -Ero davvero preoccupato per
te, specie dopo il tuo messaggio.-
-È tutto passato
ormai. Hai sempre il file che ti ho inviato?-
-Sì ed ho resistito
alla tentazione di aprirlo, proprio come mi avevi chiesto, ma adesso lascia che
ti chieda cosa contiene.-
-Il materiale per un articolo
esplosivo ma non chiedermi mai come l’ho ottenuto, mai.-
E dalla sua espressione capisco che la
risposta non mi piacerebbe.
3.
La donna siede a capotavola in un’ampia sala
riunioni di uno degli ultimi piani del Fisk Building a Midtown, Manhattan. È
molto bella, fisico da modella, cosa che effettivamente è stata in passato,
lunghi capelli biondi che le ricadono sulla schiena, occhiali scuri che coprono
gli occhi. Le labbra sono atteggiate in un’espressione al tempo stesso
imbronciata e severa.
Non vede gli uomini e
le donne seduti davanti a lei ed ai suoi lati, è cieca da anni ormai, ma ne
percepisce gli odori. Alcuni uomini usano profumi e dopobarba costosi e di
pregio. Una delle donne non usa quasi profumo, l’altra ne usa anche troppo.
Cheryl Mondat è
consapevole di avere gli sguardi di tutti puntati su di lei e cerca di
mostrarsi impassibile.
-Bene, signori e signore, abbiamo qualche problema di cui discutere.-
esordisce.
-Il primo problema è: che diritto ha lei di essere qui e presiedere questa
riunione.-
Maschio, sui
cinquanta, alla sua destra, il terzo da destra rispetto a lei, per essere
precisi. Deve essere…
-Mr. Dini, ha delle contestazioni da fare?-
-Può scommetterci che ne ho.- ribatte l’uomo -La Commissione riconosce
l’autorità di Richard Fisk come suo presidente non la sua. Jimmy-6 almeno viene
dalle famiglie, lei è solo l’amante di Fisk.-
-Preferisco il termine compagna. Capisco la sua posizione, Mr. Dini: io
sono una donna e per giunta cieca, perché dovrebbe ascoltarmi? Proverò a spiegarmi.
Bue!-
Un uomo grande e
grosso che indossa una maglia gialla ed un gilet nero si fa avanti.
-Sì, signora?-
-Spezza il braccio destro di Mr. Dini.-
Prima che l’uomo possa
abbozzare una reazione il Bue gli afferra il braccio e lo torce pochi istanti
dopo si ode uno schiocco seguito da un urlo.
-Avrei potuto chiedere al Bue di ucciderla e lui l’avrebbe fatto senza
esitare, se lo ricordi.- L’uomo
che risponde al nome di Waldo Dini non risponde, il viso contorto dal dolore.
Cheryl prosegue:
-Qualcun altro ha obiezioni a che io rappresenti Richard Fisk in questa
riunione?-
Il silenzio è la sola
risposta.
-Molto bene. Fancy Dan, Montana accompagnate, Mr. Dini al più vicino
ospedale per favore ed accertatevi che riceva le cure migliori, mi raccomando.-
-Ai suoi ordini, Signora.- dice un uomo alto con un cravattino di cuoio
ed un cappello Stetson in testa, al suo fianco un uomo di piccola taglia coi
baffetti con cappello di Panama.
Il gangster viene accompagnato fuori e la
giovane donna prosegue:
-Credo che ora possiamo passare al primo punto di discussione di oggi: Finn
Cooley.-
Un uomo anziano
elegantemente vestito si alza in piedi reggendosi ad un bastone.
-La ringrazio di aver accolto la mia richiesta di presenziare a questa
riunione, Mrs. Mondat. Per chi non lo sapesse, mi chiamo Eric Slaughter e
rappresento, si può dire, gli interessi di Hell’s Kitchen. Sono qui per
parlarvi di Finn Cooley.-
-E perché dovremmo ascoltarti?-
chiede una donna afroamericana decisamente molto grassa Questo è un problema di
voi irlandesi, risolvetelo tra voi.-
-Cooley è un pazzo e tutto il sangue che fa scorrere non giova agli
affari... di nessuno, credo che lei ne sia consapevole, non è vero, Miss
Dillard. Per questo chiedo che sia eliminato.-
Cheryl sospira poi si rivolge agli altri:
-Qual è la vostra opinione?-
Con
la vita che facciamo, io e Natasha siamo abituati a non farci prendere di
sorpresa. Prima ancora che le porte dell’ascensore si aprano sul salotto
dell’attico di Natasha, io so già che ci aspetta un’ospite non invitata.
-Abbiamo visite.-
sussuro.
-Devo preoccuparmi?-
chiede Tasha.
-Non credo che lei
abbia intenzioni ostili anche se non siano più esattamente amici.-
-Lei? Credo di aver
capito.-
Le porte dell’ascensore si aprono e
Natasha ed Ivan possono vedere la visitatrice che i miei sensi mi hanno già
fatto identificare. Dall’altezza da cui arriva il suo battito cardiaco capisco
che è seduta in una delle poltrone del salotto. Anche se non posso vederla, so
che indossa una calzamaglia rossa senza maniche e sgambata con una bandana
dello stesso colore che le ferma i lunghi capelli corvini.
-Elektra!- esclama
Natasha -Vorrei dire che un piacere rivederti ma non sono proprio sicura che
sia così. Di solito ci incontriamo solo quando ci sono guai.-
-Temo che anche
stavolta sia così.- replica la più pericolosa killer a pagamento del mondo.
-C’entrano Finn
Cooley e la sua faida con Napper French e Slaughter, giusto?- intervengo -Sono
rimasto sorpreso di trovarti nell’insolita veste di guardia del corpo di quel
vecchio gangster.[5]
Dopotutto al vostro primo incontro ha cercato di ucciderti.-[6]
-Ho… un debito con
lui e proteggerlo è il mio modo di ripagarlo.-
Vorrei chiederle di più ma so che
non mi risponderebbe e quindi lascio perdere. In più, ho la sensazione che la
risposta non mi piacerebbe.
-Anche se ti sei
autoinvitata, non per questo devo dimenticare i doveri dell’ospitalità.-
interviene Natasha -Ivan, ti dispiace andare a controllare se abbiamo ancora
quella bottiglia di Ouzo[7]
che ho riportato da Creta?-
Ivan si avvia brontolando verso la
cucina mentre Elektra dice:
-Non è necessario.
Non mi tratterrò molto. Quello che volevo dirvi è che sono sicura che Finn
Cooley ci riproverà e stavolta non aspetterò che colpisca per primo.-
-Intendi ucciderlo?
Non ti aiuterò in questo.- ribatto.
-Ammiro la tua etica,
Matt, e vorrei davvero condividerla ma temo che ormai sia troppo tardi.-
Prima che io possa dire qualcosa
Ivan torna dalla cucina con un vassoio.
-Spero che Miss
Natchios apprezzi.-
Elektra risponde qualcosa in russo
poi beve con lentezza.
-Per uccidere Finn
Cooley dovresti sapere dove trovarlo.- dice Natasha -Ed a quanto ne so, nessuno
lo sa.-
-Io posso saperlo.-
replica Elektra.
-E come hai fatto?-
-Ho un informatore.-
-Capisco.- commento -E
vuoi condividere con noi l’informazione?-
-Non potevo non
coinvolgerti, Matt anche se che non approvi… il mio stile di vita.-
-Intendi l’assassinio
su commissione? Hai ragione.-
-Io sono quello che
sono, Matt. Come ho detto, non posso cambiare e forse non voglio. Intendo
chiudere i conti con Finn Cooley che tu mi aiuti o meno. Avrete presto
notizie.-
Non dice altro si lancia verso la
terrazza e balza oltre il parapetto.
-Non mi ha dato
l’opportunità di chiederle se voleva rimanere a cena.- commenta, in tono
ironico, Natasha.
Entro nel locale e
vengo accompagnata ad un tavolo isolato dove siede una donna dai corti capelli
platinati vestita di bianco.
-Benvenuta, Candace. Siediti, prego. Sei mia
ospite stasera.-
-Potevo rifiutare il suo gentile invito, Miss
Ruggs?- replico.
-Eri libera di farlo, mia cara, e puoi
chiamarmi Bumper, ormai siamo amiche.-
-Io direi piuttosto: complici.-
-La complicità non è sempre una cosa negativa.
L’hai portata?-
Apro la borsetta e ne
estraggo una chiavetta USB e gliela passo dicendo:
-Con questo siamo pari. C’è tutto quello che
volevi.-
-Ne hai conservato una copia per te?-
-Questo era l’accordo. Una parte della storia
apparirà domani sul Bugle. Che farai delle altre informazioni? Vuoi usarle per
ricattare i boss?-
-Chiamala un’assicurazione. Se mai mi
accadesse qualcosa, potrai usare liberamente il resto del dossier che hai raccolto.
Sapevo che eri la persona giusta. Sei stata davvero brava.-
Storco
le labbra e scuoto la testa.
-Se penso a quello che ho fatto per
guadagnarmi quelle informazioni, mi sento… sporca -
-Quando hai accettato di farmi da infiltrata
sapevi cosa avresti dovuto fare. Non ti ho puntato una pistola alla testa per
costringerti.-
-Lo ammetto ma tu devi ammettere che mi hai
messo in una situazione ad alto rischio per la mia vita.-
-Mi spiace. Non avrei mai voluto che ti
facessero del male, per questo ho detto alla Vedova Nera dove trovarti. Sono
contenta che sei sana e salva.-
Strano
a dirsi ma le credo. Bumper Ruggs è una donna complicata e dietro la sua
facciata di Regina del Vizio nasconde qualcosa che alla vostra Candace Nelson
piacerebbe davvero scoprire.
4,
Il mio nome è Sean Patrick Gawaine, un tempo ero un pugile poi ho
sentito la chiamata del Signore ed ora sono un sacerdote cattolico.
La messa serale nella mia parrocchia di Hell’s Kitchen è terminata da
poco quando vedo qualcuno entrare nel confessionale. Un orario insolito ma chi
sono per respingere un’anima in pena?
Prendo posto nel confessionale e poco dopo, attraverso la grata, mi
arriva una voce femminile dal chiaro accento irlandese:
-Mi
benedica, Padre, perché ho peccato.-
-E quali
sono i tuoi peccati, figliola?- le chiedo temendo la risposta.
-Sono
un’assassina e stanotte ucciderò di nuovo.-
Paddy O’Hanlon esce dal rifugio di Finn Cooley e sale sulla sua auto
immerso in cupi pensiero. Finn si fida troppo di quella puttanella di Tulip
O’Hara, ma lui preferisce fare a modo suo e nel caso qualcosa vada storto ha un
piano d’emergenza.
Alle sue spalle una
moto si stacca da un vicino marciapiede e comincia a seguirlo.
Il
guaio dell’avere un superudito è che senti arrivare una telefonata prima che
chiunque altro possa sentire lo squillo.
Sento Natasha allungare la mano
verso il comodino, afferrare il telefono e rispondere.
<<Mi dispiace
disturbarla a quest’ora, Miss Romanoff…>> dice una voce maschile che
riconosco immediatamente con una certa sorpresa <<… ma ho delle notizie
che interesseranno lei ed il suo amico Devil.>>
-La ascolto, Mr.
Slaughter.- replica lei in tono professionale.
Quello che il vecchio gangster ha da
dire è effettivamente molto interessante. Prima ancora che finisca di parlare
io mi sto già infilando il costume.
Terminata la telefonata Natasha salta
giù dal letto, apre l’armadio e ne estrae qualcosa. Non ho bisogno di vederci
per sapere che è il suo costume della Vedova Nera
-Non pensarlo
nemmeno.- mi dice.
-Non ho ancora detto
niente.- replico.
-Beh, voglio
chiarirlo lo stesso: non ho bisogno di riposo e sono perfettamente in grado di
affrontare qualunque avversario. Se fossi stato con me in Florida non ne
dubiteresti.-
-Mi hai convinto.-
replico ridacchiando ed infilandomi la maschera di Devil -Andiamo.-
Ci tuffiamo dalla sua terrazza
sostenuti dai rispettivi cavi. Il vento batte sui nostri volti e mi porta gli
odori della notte.
-Come mai Eric
Slaughter ha il tuo numero?- chiedo a Natasha.
-Abbiamo… collaborato
qualche tempo fa.- mi risponde.
So che non mi dirà di più e non
chiedo altro. Mi concentro sul nostro obiettivo: l’abitazione di Eric Slaughter
a Hell’s Kitchen dove arriviamo in breve tempo.
Ancora il vento mi porta gli odori
della sera ed uno totalmente inaspettato, un profumo femminile che identifica
una donna che conosco. Lei è già qui.
5.
La ragazza dai capelli biondi e l’abito rosso prende il bicchiere di
liquido ambrato dalla mano dell’uomo anziano che dice:
-Autentico whiskey irlandese, lo faccio venire direttamente da una
distilleria di Dublino.-
La ragazza beve tutto
d’un fiato poi posa il bicchiere su un tavolo del soggiorno dove si trovano.
-Decisamente ottimo.- dice con un accento che un conoscitore
identificherebbe come di Belfast -Lei si tratta bene Mr. French.-
-E lei è proprio una vera figlia della Verde Irlanda, Miss O’Hara.-
afferma Napper French - Ho preso informazioni su di lei: a quanto pare, è stata
un allieva di Finn Cooley.-
-Ero una ragazzina ingenua ed idealista allora.- replica Tulip O’Hara
-Credevo nella causa ma poi ho capito che la sola cosa che Finn amava era
uccidere. La causa irlandese era solo un pretesto.-
-Così se n’è andata ma ormai lui le aveva insegnato ad uccidere.-
-La sola cosa che sapessi fare bene.
Certe cose ti entrano fin nelle ossa e non puoi scacciarle.-
-E quindi ha deciso di vendere questo suo talento invece che quello più
evidente. Capisco. -
Napper French si versa
un altro bicchiere di whiskey poi continua:
-E quindi ora lei è qui per…-
Nella mani della
giovane ora c’è una pistola e lei sorride mentre risponde:
-Per ucciderla.-
Immediatamente dopo
spara.
Io e la Vedova Nera
posiamo i piedi sul tetto della palazzina dove abita Slaughter ed io dico:
-Puoi uscire allo scoperto Elektra, lo so che ci
sei.-
-Anche io, se è per questo.- puntualizza Natasha.
-Non era a voi che mi stavo nascondendo…- replica
Elektra da qualche parte alla mia sinistra -… ma a loro.-
Non
ho bisogno della vista per sapere che un’auto si sta avvicinando a tutta
velocità. La sento rallentare in vista della casa, percepisco l’abbassarsi di
un finestrino e qualcosa che viene gettato contro la porta.
Un
secondo dopo la notte è scossa da un’esplosione.
Il posto ha il tipico aspetto dell’ufficio
governativo con tanto di ritratto del Presidente degli Stati Uniti appeso ad
una parete.
-Non mi piace.- dice un uomo sui trenta o forse trentacinque anni che indossa un completo marrone
fatto su misura, cravatta coi colori di Harvard, occhiali di marca poggiati sul
naso -E se qualcosa andasse storto?-
-A questo punto è un rischio che dobbiamo correre, Roger.- replica un afroamericano
corpulento sui cinquant’anni -Grazie alla nostra infiltrata abbiamo potuto sventare
i piani di Finn Cooley e l’avremmo anche catturato se non cambiasse
continuamente rifugio.-
-Chiaramente è paranoico.- commenta un uomo vestito di scuro -Ma sono
d’accordo con Mr. Priest: perdere quest’occasione sarebbe stato da stupidi.-
-La ringrazio del sostegno, Agente Corrigan.- replica James Priest,
Vice Procuratore Distrettuale della Contea di New York.
-Potete anche aver ragione- ribatte Roger Vane della Procura degli
Stati Uniti per il Distretto Sud dello Stato di New York. -Tuttavia…-
Prima che possa
continuare è interrotto da un uomo anziano dalla barba e capelli bianchi:
-Scusate.- dice -La nostra infiltrata mi ha appena contattato: tutto
andando come previsto. Possiamo procedere alla seconda fase: il cerchio intorno
a Finn Cooley si sta ormai stringendo.-
E Stephen J. North,
Sam per gli amici, sorride soddisfatto.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Poche chiacchiere e
passiamo subito alle note:
1)
Waldo
Dini è stato creato da Brian Michael Bendis & Alex Maleev su Daredevil Vol
2° #29 datato marzo 2002.
2)
James
Priest è stato creato da Mark Waid & Chris Samnee su Daredevil Vol 3° #31
datato novembre 2013.
3)
Nota
di continuity: questa storia si svolge dopo Marvel IT Team Up #40 e Lethal
Honey #22 dove abbiamo visto o rispettivamente Devil agire con Ka-Zar e la
Vedova Nera con Poison.
Nel prossimo episodio: finalmente la resa dei
conti con Finn Cooley e molto altro.
Carlo