La storia finora: Quando Il leader della
Mano Gorgon fa un sogno premonitore nel quale vede Matt Murdock ucciderlo
definitivamente, ordina di resuscitare il letale Bullseye come suo sicario,
incaricandolo di eliminare Devil.
Per costringere Devil a mostrarsi il mortale cecchino prende di
mira il distretto di polizia di Midtown Nord, uccidendo due persone al giorno fino a quando Devil non si
consegnerà.
Devil, con il sostegno della Vedova Nera e di Kabuki e gl agenti
del Noh tende una trappola a Bullseye, ma durante lo scontro contro il suo
mortale nemico esita al momento di ucciderlo, e al contrario viene assassinato
dal suo avversario.
La Mano porta via il corpo, lasciando gli alleati del Diavolo
Rosso disperati.
Requiescant in pace – 2° parte
Di
Abendsen e Carmelo Mobilia
L’edizione straordinaria del
TG di quella sera fu una delle più seguite di sempre.
La conferenza stampa a
Midtown Nord si era trasformato in un massacro.
I teleschermi di tutta New
York trasmettevano immagini che sembravano estratte da un film sui samurai di
Kurosawa.
“Decine e decine di ninja sono spuntati dal nulla, e hanno iniziato a
massacrare i poliziotti! A nulla sono serviti gli interventi degli agenti dell
FBSA infiltrati tra i giornalisti! Sono immagini inquietanti. Bullseye, lo
spietato killer che da giorni miete vittime nel quartiere ha finalmente trovato
il vigilante mascherato noto come Devil con cui si è affrontato su di un tetto
adiacente al commissariato. Il nostro cameraman è riuscito a riprendere parte
del loro duello, che si è concluso con l’apparente sconfitta del giustiziere
vestito di rosso. Come vedete nelle immagini, il criminale lo ha trafitto alle
spalle con una spada. Non sappiamo in che condizioni sia adesso Devil, dato che
nessun corpo è stato ritrovato sul luogo dello scontro...”
Ben Urich si occupava da più
di vent’anni di cronaca nera. Nella sua carriera di cadaveri ne aveva visti a
bizzeffe, ma questo non lo aveva reso certo meno sensibile davanti ad un
omicidio, specie se è quello di un amico.
Nella sede del Daily Bugle
tutti avevano gli occhi puntati davanti al TV, e nessuno quindi prestava
attenzione al vecchio cronista; se lo avessero fatto, avrebbero senz’altro
notato l’espressione di terrore sul suo volto. Ben si allontanò silenzioso e
uscì sulla scala antincendio, ufficialmente per fumarsi una sigaretta, ma
mentre si accendeva la Camel, le mani gli tremavano e non riusciva a farle
smettere.
Non poteva neppure sfogarsi,
perché nessuno al Bugle ad eccezione sua era a conoscenza della vera identità
di Devil. Il suo amico era stato ucciso e lui non poteva farci nulla.
Nel suo ufficio Foggy Nelson
fece cadere una tazza di caffè bollente e imprecò nel vedere quelle immagini.
<No Matt... oh no, no...
lo sapevo... lo sapevo... > disse mentre le lacrime gli rigavano il volto.
<Perché dovevi essere
così? Perché non ti sei fatto aiutare? Perché Matt?> esclamò piangendo.
Franklin Nelson conosceva
Matt Murdock dai tempi del college. Era uno dei pochi uomini a conoscenza della
sua doppia vita. Conosceva meglio di chiunque altro la sua natura di solitario,
quel suo modo di voler fare tutto da solo.
Ogni volta che Foggy gli
chiedeva perché non facesse squadra in nessun gruppo di supereroi che potessero
coprigli le spalle nella sua lotta al crimine, Matt gli rispondeva:
“Mio padre da ragazzo mi ha
sempre proibito di fare sport di squadra, Foggy” diceva “Non sono dunque
portato dunque a collaborare con gli altri. Era un pugile, e un pugile può contare
solo sui suoi riflessi e sui suoi pugni. Mi ha trasmesso questo: la voglia di
combattere da solo.” Così si giustificava.
Era tassativo su questo, e
questa sua determinazione a cavarsela da solo gli era costato al vita e aveva
lasciato Foggy in preda al dolore e alla rabbia.
Nella sua camera nel convento
a Clinton, suor Maggie era stesa sul pavimento a piangere, inconsolabile. Dalla
sua bocca uscivano frasi di preghiera miste a singhiozzi disperati. Matt Murdock era suo figlio e non c’è cosa
più dolorosa al mondo di una madre che sopravvive al proprio figlio. Anche la
sua forte fede era messa a dura prova, in quel momento.
Si chiamava Peter Parker ma
era noto al mondo come Uomo Ragno.
Anche lui come Matt Murdock
conduceva una doppia vita.
Anche lui, come Matt Murdock
indossava un costume colorato e combatteva contro i mostri e i pazzi che la
nostra società produceva.
Sapeva dunque che in quella
bizzarra missione che conduceva era molto alto il rischio di venire ucciso, ma
entrambi credevano, ed era questo che forse li rendeva eroici, si poteva essere
disposti a farlo per una causa giusta.
Lo sapeva Peter come lo
sapeva Matthew, eppure non si può mai essere veramente preparati a morire.
C’era un altro uomo a
conoscenza dell’identità segreta di Matt Murdock.
Viveva alle Hawaii a spese
dello stato, nel programma di protezione testimoni.
Il suo nome era Wilson Fisk,
ma per anni ha risposto anche all’appellativo di Kingpin.
Per anni lui e Devil hanno
dato vita a una guerra di nervi che li hanno portati sull’orlo della follia
della disperazione. Una lotta senza
esclusione di colpi, che ha fatto le sue vittime, e che oggi, per mano di
Bullseye, è giunta alla fine.
Fisk aveva visto il servizio
sul suo schermo al plasma del suo ufficio. La sua razione fu inspiegabile:
frantumò il telecomando stringendolo fra le mani, poi sollevò la sua scrivania
rovesciandola, e infine frantumò il televisione con un violentissimo pugno.
Doveva essere lui a dare il
colpo di grazia a Murdock, un giorno, quando la loro rivalità non lo avrebbe
più divertito, e qualcuno lo aveva privato di questo piacere.
Sarebbero volate delle teste
per questo.
* * *
Hokkaido, Giappone. Tra i
monti innevati, reso quasi irraggiungibile dal clima rigido, si ergeva un
monastero antico quanto quella stessa terra.
Questo era in realtà la base
segreta della Mano.
E’ da qui che Tomi Shishido
alias Gorgon aveva elargito gli ordini che avevano portato alla morte di Devil,
ed è qui che Bullseye e i suoi uomini ne avevano portato il corpo senza vita.
<Mostratemelo.> disse
il leader supremo del clan.
Senza dire una parola, ma con
un ghigno che ne tradiva la grande soddisfazione, Bullseye tolse il lenzuolo
nero che lo copriva e mostrò a Gorgon il cadavere dell’uomo senza paura.
Shishido sensei tolse la maschera e vide il viso di Murdock.
Posò sulla sua giugulare due
dita e non ne sentì il battito. Accennò un sorriso.
Fece segno ad uno dei suoi
uomini e questo gli porse un pugnale.
Lo affondò nell’addome di Murdock,
come per accertarsi che non stesse fingendo.
Nessuna reazione.
<Beh cosa credevi?
Bullseye non fallisce mai! Nessuno può sopravvivere a una spada
nell’addome!> disse il killer <Ah! Non mi sentivo così dal mio primo
omicidio! E’ stato meraviglioso!> era come drogato, inebriato di adrenalina.
Il ninja Stone, capo della
setta rivale dei Casti e prigioniero della Mano, era stato visibilmente
torturato. Portava sul suo corpo di segni dei maltrattamenti a cui era stato
sottoposto, violenze a cui pochi altri uomini al mondo avrebbero saputo
resistere, ma grazie al suo addestramento e alla sua tempra, aveva resistito
stoicamente, ma alla vista del corpo senza vita di Devil, l’eroe che più volte
aveva sconfitto la Mano, l’uomo che era stato finemente addestrato dal suo
maestro Stick, anche il suo spirito finemente forgiato dalla disciplina
iniziava a sprofondare nello sconforto e nella disperazione.
<Hai visto il tuo pupillo,
Stone?> disse Gorgon <Anche lui è caduto, davanti alla Mano. Nessun altro
si opporrà a noi. Ti ho tenuto in vita affinchè lo vedessi con i tuoi occhi. Il
prossimo a morire sarai tu!> esclamò a muso duro, poi disse:
<Portare il suo cadavere
sull’altare. Voglio farne di lui un monumento alla nostra gloria! Questa è la
fine che farà che si opporrà a noi!> gridò.
Fecero irruzione proprio in
quel momento, quasi come se avessero aspettato le parole pronunciate da Gorgon.
Colsero la setta della Mano di sorpresa, impresa che non si può dire facile per
nessuno: d’altronde come fai ad aspettarti un raid dei tuoi peggiori nemici
quando nessuno dovrebbe conoscere l’ubicazione del tuo nascondiglio?
Eppure erano tutti lì,
sfondando vetrate e abbattendo porte: gli agenti del Noh e la setta rivale dei
Casti, guidate dal duo Vedova Nera – Kabuki.
<FERMATE GLI INTRUSI! NON
DEVONO LASCIARE VIVI IL PALAZZO!> gridò Gorgon in preda alla sorpresa e alla
rabbia.
Cos’era accaduto? Come
potevano essere giunti in un luogo tanto segreto con un tale tempismo e
precisione. Occorreva fare un salto
indietro di alcune ore.
Flashback. QG del Noh. 12 ore prima
della conferenza di Midtown.
I trascorsi da agente segreto
della Vedova Nera le avevano fatto avere contatti con varie agenzie di tutto il
mondo. Fu molto semplice per lei indire un meeting con gli agenti del Noh,
specie con il sostegno di Kabuki a fare da tramite.
<Dunque il piano è
semplice: portare allo scoperto Bullseye per fermarlo definitivamente. Se lo
conosco bene… e lo conosco ... non potrà resistere all’esca che stiamo per
preparargli: una conferenza stampa in prima serata al distretto di Midtown. Il
capo del dipartimento di polizia, Stone, ha accettato di prendere parte al
piano.>
<Si sta cucendo un
bersaglio addosso, e Bullseye è noto per non sbagliare. E’ al corrente del
rischio che sta correndo?> chiese Kabuki.
<Si, lo è. Stone* è un poliziotto molto coraggioso,
conosce i rischi ma è pronto a tutti per fermare questo spargimento di sangue.
Inoltre ci saremo noi a coprirgli le spalle.>
* = Marcus Stone, ex capo di Codice Blu, da non
confondere col Ninja Stone, capo dei Casti, i nemici della Mano
<Hai accennato ad un
coinvolgimento anche dell FBSA. Siamo certi che collaboreranno?> chiese
Scarabeo del Noh.
<Sta tranquillo. Il procuratore distrettuale Nelson mi ha
garantito la totale collaborazione; ha seri ... motivi personali affinchè
l’operazione riesca.> rispose Natasha, alludendo al legame affettivo che
legava Foggy Nelson a Matt Murdock.
<Il piano sembra buono>
osservò Ghiaccio <ma dobbiamo comunque stare all’erta. Ci sono buone
possibilità che Bullseye non agisca da solo, sebbene di norma non sia nel suo
modus operandi.>
<E’ un rischio che
dobbiamo correre. Non avremo altre occasioni.> disse Kabuki.
<Io non sono pronto a
correre rischi.> ribattè Devil, che fino a quel momento era stato in un angolo
ad ascoltare <Bullseye vuole me e nessun altro. Io dico di dargli ciò che
vuole, così la pianterà di prendersela con degli innocenti.>
<Ma è un suicido, non
possiamo permettertelo!> disse Kabuki.
<Non sta a voi
scegliere.> rispose, risoluto, l’uomo senza paura, facendo onore al proprio
soprannome.
<Ha ragione lei, è una
pazzia.> disse Natasha.
<No che non lo è. So
quello che faccio.> le rispose Devil avvicinandosi a lei <Nat, l’altra notte,
nel mio appartamento, mi hai chiesto se mi fido di te... la risposta è si,
totalmente. Mi fido tanto da affidare a me la mia vita.>
Sebbene fosse non vedente,
Natasha Romanoff sentì lo sguardo di Matt penetrarli l’anima.
Flashback. La notte prima. 24 ore
prima della conferenza stampa di Midtown.
Elektra Natchios era andata da Matt
Murdock. Si erano incontrati sopra il tetto di casa sua.
<Che cosa vuoi?> disse Matt,
evitando i convenevoli.
<E’ un brutto momento? Vuoi che
passi un'altra volta? Magari quando hai tutti i vestiti addosso...>
<Te lo chiedo un’ultima volta:
che cosa vuoi, Elektra?>
<Questa storia di Bullseye. Non
puoi affrontarla da solo. Voglio partecipare.>
<Perché?>
<Lo sai. Pure io ho dei conti in
sospeso con lui. Inoltre, sono in debito con te.>
<Non è un tuo piano per
vendicarti di me per la storia del processo?>
<Smettila. Lo sai che non è così.
Voglio solo vendicarmi di Bullseye.>
Matt tornò indietro con la memoria,
a quando lei fu uccisa proprio da Bullseye, e a quando la Mano la fece
risorgere. Le loro vite erano intrecciate in un macabro disegno.
Eppure fu proprio quello strano
legame a dare a Matt l’illuminazione.
La sua mente vagò, inseguendo
un’idea, un’idea rischiosa, ma che cominciava a far germogliare nel suo cuore
il seme della speranza.
<Elektra... cosa sai di preciso
sul rito di resurrezione della Mano?>
La nella greca rimase sorpresa dalla domanda, anche se cercò di non darlo a vedere.
<Vuoi davvero conoscere il
rito di resurrezione della Mano?> domandò <C’è poco da scherzare con le
arti nere Matt.>
<E’ un rischio che sono
pronto a correre. Dal primo giorno che ho indossato il costume da diavolo sono
disposto a sacrificare la mai vita per salvare quella degli innocenti, non ho
paura delle conseguenze.> le rispose Devil <ma voglio che tu mi dica
tutto ciò che sai al riguardo. E’ la mia
sola occasione di porre fine ai massacri compiuti da Bullseye e la Mano, e farò
tutto il necessario per sconfiggerli. Tutto.>
Elektra avvertì la
risolutezza nelle parole di Matt, e acconsentì a dargli le informazioni che
desiderava.
<Dal punto di vista
alchemico posso fornire a te e ai tuoi amici del Noh tutto l’occorrente che
serve per il rito...>
<Sai del Noh?> chiese
incuriosito Matthew.
Elektra abbozzò un sorriso e
andò avanti a parlare, evitando di rispondere: < ma l’elemento fondamentale
per purificare lo spirito del defunto lo devi trovare tu. Ci vuole un
sentimento puro, sincero e incondizionato. Qualcuno che tenga realmente a te,
tanto da rivolerti indietro ad ogni costo. Escluderei di portare Nelson in
quell’inferno, per cui non rimangono molti altri candidati. Devi solo
chiederti, Matt, quanto la russa che dorme al piano di sotto tenga a te e
quanto è pronta a sacrificare per riaverti... sei pronto a scommettere la tua
vita puntando sull’amore di una spia doppiogiochista?> domandò Elektra.
Presente. Hokkaido. Nel covo della
Mano.
Iniziò così un feroce
battaglia che pareva uscita dal libro dell’Apocalisse: guerrieri in nero contro
guerrieri in bianco, armi di ogni genere che s’incrociavano tra di loro.
I corpi dei ninja della Mano,
trafitti mortalmente, si tramutavano in denso fumo nero lasciando per tetta
solo la loro uniforme, mentre Bullseye e la sua controparte femminile facevano
strage dei Casti e degli agenti del Noh.
In mezzo a quella baraonda
Kabuki liberò il capo dei Casti Stone, visibilmente provato dalle torture a cui
era stato sottoposto.
<Gorgon ... lui... non
deve fuggire...> disse con un filo di voce, indicando, tremante, la
direzione presa dal suo aguzzino.
<Il corpo di Devil è
nell’altra stanza! Seguimi!> gridò Natasha Romanoff.
Kabuki rimase per un attimo
impietrita, indecisa sul da farsi: il piano originale prevedeva, grazie alla
cimice inserita nel corpo di Matt Murdock, di trovare la base della Mano e di sconfiggerne
gli adepti mentre lei e la Vedova Nera avrebbero dovuto effettuare su Devil il
rito di resurrezione, ma era anche vero che lo scopo di tutto era debellare
definitivamente la setta e il loro capo Gorgon, che stava fuggendo.
L’inseguimento richiedeva la
rottura della promessa fatta a Matt. Doveva lasciare andare il suo obiettivo
primario per salvare il suo amico? Oppure Devil avrebbe sacrificato volentieri
la sua vita per sconfiggere definitivamente Gorgon? Furono attimi di panico per
la giovane spia giapponese.
<Che aspetti? Vieni! Se
Matt verrà decapitato sarà tutto inutile!> gridò Natasha.
Il cuore di Kabuki batteva
all’impazzata in preda all’indecisione.
All’improvviso, dal nulla,
arrivò qualcuno a toglierla da quella situazione.
Una donna che era
l’incarnazione dell’Angelo della Morte ma che in quel momento diveniva una
speranza di vita.
<Insegui il tuo nemico,
porta a termine il tuo compito. A Matthew penso io, te lo prometto.>
Elektra doveva averli seguiti
per conto proprio, senza dire nulla a nessuno. Kabuki non si fermò a chiedersi
come e perché, si limitò a farle un cenno d’intesa con la testa e corse dietro
a Gorgon.
La ninja greca raggiunse la
spia russa all’interno di quello che era una sala per cerimonie. Il corpo privo
di vita di Matt Murdock era stato posato su un altare di pietra.
<Natchios, ma cosa...>
<Silenzio, Romanoff.
Preparati al rito.> la interruppe Elektra con un tono che non ammise
repliche.
Accese due bracieri che si
fecero subito ardenti e vi gettò dentro delle sostanze misteriose dall’odore
pungente come incenso, poi cosparse il corpo di Devil con un misterioso
unguento.
Natasha era in ginocchio ai
piedi dell’altare, con la fronte appoggiata alla testa di Matt e le mani sulle
sue tempie.
Elektra poggiò una mano alla
caviglie del cadavere ed estrasse una pergamena vecchia quanto quelle montagne.
<Adesso concentrati, come
mai hai fatto in vita tua. Lo sforzo ti svuoterà, ti sentirai spossata, ma non
desistere, mai. Pensa intensamente a Matthew, ai ricordi che hai di lui e
ricordati che la sua vita dipende da te.> e dopo aver detto queste parole
Elektra iniziò a leggere quell’antico documento, in quella che doveva essere
una lingua morta.
Kabuki si precipitò lungo il
corridoio alle calcagna di Gorgon.
Nel buio, un passo dopo
l'altro, sentiva il freddo del pavimento di pietra alle piante dei piedi
salirle lungo le gambe e confondersi con la cosa fredda che si agitava
nell'addome.
Era rabbia e odio; lo capì
nel momento in cui prese la decisione di seguire il capo della Mano. Percorreva
il tunnel e quando intuì, nonostante le tenebre che l'avvolgevano, che lui era
lì fermo ad aspettarla, si diede il permesso di lasciare il controllo di quelle
emozioni che per tutta la vita aveva tenuto a bada mentre gli dava la caccia in
giro per il mondo.
<Infine, tu e io, come
volevi.> disse lui.
Lei si fermò, alzando a due
mani la spada di fronte al suo viso per mettersi in posizioni di guardia in
attesa del momento giusto per attaccare.
<Mi sono detto, perché
scappare? Diamole quella morte alla quale continua ad avvicinarsi. In tutti
questi anni non ho mai considerato né te né il Noh un vero e proprio ostacolo
sulla mia strada, ma anche le zanzare diventano fastidiose dopo un pò.>
<Forse. Di sicuro non ti
saresti fermato ad aspettare il Diavolo di Hell's Kitchen, quale codardo e
superstizioso sei.>
<Puttana!> Gorgon si
tolse la maschera che gli copriva gli occhi, facendola cadere a terra, battè le
mani e la luce rischiarò il tunnel a giorno abbagliando Kabuki.
Accorciò con un balzo la distanza
che li separava e menò un fendente dall'alto verso il basso con la spada che
portava alla vita.
Kabuki colse il bagliore
della lama descrivere un arco luminoso verso il centro dei suoi occhi e con
l'istinto allenato di assassina rispose riducendo lo spazio tra sé e la sua
katana. Le due lame impattarono una contro l'altra incrociandosi tra acuti
suoni metallici.
Troppo vicini l'uno all'altra per aprire la
posizione e stoccare un colpo mortale, si ritrovarono a faccia a faccia
bloccati in una prova di forza.
La lama di Gorgon s'inclinò,
a stento trattenuta dalla spada di Kabuki, e premendo sulla maschera senza
espressione che le copriva interamente il volto ricalcandole i lineamenti, la
incise sopra l'occhio destro.
Gorgon fece più forza e la
maschera s'incrinò verticalmente spaccandosi in due parti nette. Non riuscì ad
affondare oltre, però, limitandosi a disegnare un sottile filo rosso sul viso
scoperto della ragazza.
Gli occhi di lui erano ora
fissi su quelli di lei, e questi ultimi erano vivi e sprizzavano odio.
Gorgon non se ne accorse,
perché fu colpito sia dal non vederli spenti e senza vita, tramutati in pietra
dal suo sguardo di Medusa sia dalla vistosa cicatrice che copriva tutta la
parte destra del viso di Kabuki, dalla fronte al mento.
Una cicatrice che
rappresentava dei kanji e quando il loro significato prese forma nella sua
mente l'esitazione della doppia sorpresa gli fu fatale.
L'agente del Noh ne
approfittò squarciandogli il ventre con la lama corta del suo falcetto a mezza
luna che teneva alla schiena, poi lo spinse all'indietro e Gorgon cadde a terra
lasciando andare la spada nel tentativo, invano, di impedire alla sue viscere
di riversarsi sul pavimento.
Accadde tutto in poco tempo,
durante il quale i loro occhi non smisero mai di perdere il contatto gli uni
con gli altri.
<Ma co-come?!...>
sospirò Gorgon.
<La riconosci, non è
vero?> disse Kabuki riferendosi alla cicatrice.
<Ka-bu-ki.> Gorgon
lesse i kanji scritti nella carne della ragazza.
<L'ho fatto in onore di
mia madre. Per non dimenticare chi sono. Lo stesso sfregio che gli facesti tu,
dopo averla violentata e poi lasciata a vivere una vita da pariah ed infine morire in solitudine. Nelle mie vene scorre il tuo
sangue. Sono immune al tuo sguardo di morte.>
<Sei tu... il de-demone
del mio sogno...>
<Sì, sono io, padre. Come
mia madre, anche io sono una Ainu.[i]>
E con un fendente gli staccò di netto la testa dal collo.
La battaglia intanto
proseguiva facendo numerosi morti da entrambe le fazioni. La Mano però poteva
contare su assassini provetti come Bullseye e Lady Bullseye, che stavano
lentamente portando l’esito dello scontro dalla parte delle forze della
tenebre.
Stone seppur sfinito dalle
torture ricevute, teneva fede al suo nome ergendosi insuperabile tra gli
alleati e le forze della Mano, quando un coltello gli si conficcò tra le
scapole, tramortendolo.
Il sadico cecchino dalla mira
infallibile gli giunse alle spalle e i ninja che circondavano il capo dei Casti
non osando intralciarlo smisero di assalire la sua preda, lasciandola alla sua
mercé.
<Stone, Stone,
Stone...> lo sbeffeggiò Bullseye, <a passare un po' di tempo con questi
ninja s'imparano cose interessanti. Tipo che avrai anche la pelle indistruttibile,
ma non se non vedi da dove arrivano i colpi... e quando Bullseye colpisce, è
magico!>
Estratto il coltello dalla
schiena, alzò il braccio per dargli il colpo di grazia, ma la lama gli venne
volta di mano da un nunchaku, lanciato con precisione chirurgica da parte di
qualcuno.
Questa cosa provocò in
Bullseye una sorta di dejà vu, dato
che l’unico in grado di disarmarlo con tale precisione era...
<DEVIL!> gridò in preda
allo stupore e alla paura.
Era comprensibile una reazione
del genere: d’altronde, quante volte può capitare ad un serial killer di vedere
la sua ultima vittima nuovamente in piedi e più vigorosa che mai?
Eppure stava accadendo, era
lì, dinnanzi ai suoi acutissimo occhi: Devil era vivo, e lo stava sfidando.
<NON E’ POSSIBILE! TU SEI
MORTO! TI HO UCCISO! TI HO UCCISOOOO!>
<Sono tornato dall’inferno
per sconfiggerti, Bullseye!> gli rispose lui di rimando, lanciandosi contro
di lui.
Bullseye era a dir poco
sconvolto e provato dal combattimento svolto fino a quel momento, Devil invece
era più concentratissimo. I suoi ipersensi erano più acuti che mai.
Rispetto all’ultima volta, lo
scontro era di tutt’altro genere.
<Non puoi essere tu! Sei
uno spettro, un demone tornato per tormentarmi!> blaterava il cecchino.
<Credici o no, sono qui
per te.> rispose il diavolo rosso.
Schivava quasi senza fatica i
goffi tentativi di colpirlo del terrorizzato Bullseye, che non si stava
battendo come al suo solito, mentre i colpi di Devil andavano tutti a segno;
erano settimane che, ogni volta che si esercitava al suo sacco d’allenamento,
che Matt desiderava di colpire il suo nemico, e finalmente ci stava riuscendo:
lo colpì più volte al volto, di destro e sinistro, poi una ginocchiata al
tronco, lasciandolo senza fiato, e dopo aver ripetuto la sequenza diverso
volte, lo finì col più devastante degli uppercut, in cui riversò tutto quello
che Bullseye gli aveva fatto sentire fino a quel momento, tutta la rabbia, la
frustrazione, tutto il dolore e la tristezza erano in quel pugno messo a segno
emettendo un gemito di rabbia.
Bullseye andò al tappeto e
per Matthew Michael Murdock fu il più bel K.O. che avesse mai fatto.
L'ebrezza della vittoria
lasciò presto le sue membra al pensiero della Vedova Nera e di quello che aveva
fatto per lui.
Col cuore che ora gli
rimbombava nel petto alimentato non più dall'eccitazione dello scontro, ma dal
senso di colpa e dalla preoccupazione, si reco nella sala della sua
resurrezione.
Un caldo sollievo lo alleggerì di ogni tensione quando udì il flebile battito cardiaco di Natasha Romanoff ancora priva di sensi distesa a fianco dell'altare di pietra dove poco prima lui giaceva morto. Gli agenti dello SHIELD a protezione della loro più letale spia si scansarono al suo arrivo trafelato. Per lui a cui nulla sfuggiva ai suoi sensi erano come fantasmi mentre la stringeva delicatamente tra le sue braccia alzandola da terra, deciso a riportarla a casa.
Nel frattempo un altra donna aveva già dato il suo commiato. Elektra era venuta a fare quello che doveva fare e poi se n'era andata, invisibile tra le ombre così com'era venuta.
Anche qualcun altra era
caduta a terra incosciente e veniva presa per le braccia e alzata, ma con una
stretta non altrettanto gentile.
Lady Bullseye era
un'eccellente combattente, ma non così in gamba da sconfiggere
contemporaneamente sia Scarab che Butoh, due tra le migliori spie assassine del
Noh.
Insieme all'omonimo amato, che delirava di
angeli, demoni e resurrezioni diaboliche senza ormai opporre resistenza
all'arresto come se tutto quello che stava accadendo intorno a lui non avesse
più la benché minima importanza, veniva presa in custodia dal servizio segreto
giapponese e spariva dietro la porta metallica di un turbojet nero senza nessun
contrassegno identificatore.
EPILOGO 1.
Per chi crede in Dio, si dice
spesso che le difficoltà della vita sono prove della fede.
Per suor Maggie furono giorni
in cui tale fede fu messa a dura prova, ma il dolore e lo sconforto provato
fino a quel momento furono sostituiti dalla gioia più grande che avesse mai
provato in vita sua, quando vide Matt, vivo e vegeto attraversare la soglia
della missione di Clinton.
Abbracciò il suo redivivo
figlio e lo sommerse di lacrime di gioia, ringraziando il Signore per il
miracolo che le aveva concesso. Ci volle parecchio prima che l’anziana suora
tornò in se.
<Non ricordo di essere mai
stata più felice di così Matthew. Oggi è un giorno speciale, non lo
dimenticherò mai. Si lode al Signore.>
<Sempre sia lodato.>
rispose Matt.
<Devi perdonarmi il mio
entusiasmo, di solito cerco di non farmi trasportare dalle emozioni, ma capirai
che non capita tutti giorni di vedere il proprio figlio tornare in vita come
Lazzaro.>
<Tranquilla mamma. Sei
stata decisamente più contenuta di Foggy. Credo di non essere mai stato abbracciato
così da un uomo in vita mia.> sorrise ancora Matt.
<Tu ci scherzi su
figliolo, ma come ti ho appena detto, non capita tutti i giorni di assistere ad
un miracolo.>
<Devo ringraziare te, mamma, per quanto è avvenuto?>
<Me? Io mi sono limitata a
pregare Matthew; i tuoi ringraziamenti vanno solo a Dio...>
<Si, certo, ma è stato
grazie all’ispirazione datami da te se sono riuscito a concepire il piano che
mi ha permesso di essere qui oggi...>
Matt raccontò tutto a Maggie,
di come avesse permesso di venire ucciso e poi resuscitato dal rito della Mano
per sconfiggere il male nella loro tana, e di come l’idea gli venne dal rosario
che lei gli regalò [num. scorso].
<Avevi ragione nel
volermelo dare, mamma. Nella fede ho trovato la forza, il coraggio e l’ispirazione
per sconfiggere i miei demoni, e senza ricorrere a ... misure estreme.>
<Te lo ripeto Matt, non
devi ringraziare me ma Nostro Signore, per tutto quanto. Adesso preghiamo.>
E madre e figlio si
inginocchiarono e si misero a farlo.
EPILOGO
2.
Il cimbalo risuonò all'ora
prestabilita. Devil e Kabuki sciolsero la posizione del loto e conclusero la
meditazione.
<Sono sorpreso di trovarti
ancora qui negli States. Credevo fossi rimasta in Giappone.> disse Matt
<Ho ancora alcune cose sa
sbrigare qui, ma non mi fermerò per molto.> rispose lei.
<Meditare con una giapponese è sempre stimolante per me, ma sono venuto qui
per ringraziarti, Kabuki. Senza di te e gli agenti del Noh non sarei mai
riuscito a sconfiggere la Mano.>
<Ukiko. Il mio vero nome è
Ukiko.>
<Io...>
<Capisco l'importanza di
mantenere una identità segreta, Murdock-san.>
<Come?!>
<Il Noh sa molte cose
Matt-san, ma non preoccuparti, mi sono assicurata che il tuo file non abbia più
quell'informazione.>
<Grazie.>
<E' il minimo che potessi
fare. E sono io che ti ringrazio. E' stato un lavoro di gruppo, ma sei tu che
ti sei accollato i rischi maggiori, e ce n’e voluto di coraggio, credimi, per
rischiare così tanto. Sei realmente senza paura come dicono.>
<Eppure senza di te non
sarei qui. E’ a te e a Natasha che devo la mia vita.>
< Uh, a dire il vero,
anche in questo caso, Matt-san, non è me che devi ringraziare.>
<Prego?> chiese Matt,
notato un leggerlo sobbalzo nel battito cardiaco della sua amica.
<Io pensavo che tu lo
sapessi... > disse la giapponese in preda allo stupore.
<Ma di che parli?>
<Ti riferisci al rito di
resurrezione, presumo... >
<Esattamente. Ti avevo
fornito tutte le informazioni necessarie, ed eri l’unica in grado di
eseguirlo.>
<Si ma vedi, mentre tu eri...
morto, c’è stato un momento di grande caos. Mi sono ritrovata nel dover
scegliere tra eseguire il rito o dare la caccia a Gorgon. Mi sono trovata ad
esitare, mi vergogno a confessartelo...>
<Ma allora chi...?>
<E’ arrivata Elektra a
togliermi dall’indecisione. E’ lei che si è fatta carico della tua
resurrezione. C’era lei, con Natasha,
mentre tu tornavi in vita... non ci hai parlato, al tuo risveglio?>
Il silenzio di Matt fu una
risposta eloquente.
Era stata Elektra
a prendersi la responsabilità di far tornare Matt nel mondo dei vivi, quindi.
Ma perché? Non si fidava di
Kabuki? Non voleva lasciare che tale responsabilità ricadesse sulla sue spalle?
Non voleva che la vita di Matt corresse dei rischi?
O forse non nutriva fiducia
nei sentimenti che Natasha provava per lui?
Alla luce di questa
rivelazione un altro grosso dubbio si fece largo nel cuore di Matt Murdock: era
stato l’amore di Natasha Romanoff nei suoi riguardi a purificare il suo spirito
e a premettergli di tornare in vita, oppure erano stati i sentimenti di
Elektra?
Albergava forse ancora
dell’amore per lui nel cuore della bella greca?
Purtroppo per lui, Matt Murdock sapeva bene che non sarebbe stato facile trovare una risposta a tale domanda.
終わり
(FINE)
Le Note
Non abbiamo pensato neppure per un istante
che abbiate creduto alla morte di Matt Murdock (o forse qualcuno si?) J ma speriamo di aver suscitato in voi la
curiosità di come le cose si sarebbero sviluppate, così come speriamo che
l’esito vi abbia lasciati soddisfatti.
Abendsen e Carmelo.
[i] Diversi storici ipotizzano che gli
oni, malvagi e brutali demoni della cultura giapponese, derivano probabilmente
da una distorsione degli antichi nemici del popolo di Yamato, gli Emishi o
Ainu. Questa popolazione appartenente ad un ceppo antropomorfico non precisato
e differente da quello mongolico da cui provengono i giapponesi aveva uomini
alti, grossi ed estremamente pelosi. Questi avversari storici così letali
potrebbero essersi trasformati, nel tempo e nell’immaginario collettivo, in Demoni
vestiti di pelli di tigre e capaci di brandire enormi mazze.
Questi demoni sono i guardiani dei cancelli degli inferni buddisti
e portano devastazione, pestilenza e di calamità.