PROLOGO: Spagna
Le foto mostravano un
complesso di case costruito a ridosso di una scogliera verticale. La spiaggia
calcarea in fondo alla scogliera era raggiungibile da una lunga scalinata. Le
foto non mostravano gli ascensori che sostituivano le scale.
Situato ad un passo dallo
stretto di Gibilterra, il villaggio turistico di Montazùro era, fino a due mesi
fa, la perla delle coste mediterranee. La multinazionale del turismo che lo
aveva voluto non aveva badato a spese, arrivando a trasformare una zona brulla
in un piccolo angolo di paradiso, riservato ad una clientela molto esclusiva.
La scelta si era dimostrata
molto azzeccata, e gli affari avevano prosperato.
Fino a
quando la gente non aveva cominciato ad ammalarsi.
Era cominciata con le
defezioni di diversi clienti regolari. Ovviamente, questi non avevano alcun
motivo di comunicare le ragioni delle mancate prenotazioni. E, considerando il
numero di domande, ai tour operator alla fine importava solo che c’era qualcuno pronto a riempire i vuoti.
Gli altri regolari erano
venuti regolarmente. Non avevano una bella cera, ma di sicuro un bel
trattamento di bagni e sole della Spagna avrebbe fatto
il miracolo. Così, una stagione era andata bene.
I clienti regolari, però, non
solo non erano migliorati, ma due di loro erano morti.
Erano anziani, e il direttore di Montazùro aveva tutto l’interesse a fare
passare l’evento sottotono, dando alla stampa il caso come ‘morte per cause
naturali’.
Passati tre mesi dalla fine
della stagione, altri clienti avevano cominciato ad ammalarsi, e quelli già
malati peggiorarono. I loro medici diagnosticarono l’avvelenamento da
radiazioni, e questo fece partire immediatamente un’inchiesta. Una volta ricostruiti i movimenti dei degenti diagnosticati
con il male, i tasselli andarono al loro posto: nei pressi di Montazùro si trovava
una discarica radioattiva, un sito di stoccaggio illegale. I liquami tossici si
erano riversati sotto la spiaggia, irrorando di radiazioni gli ignari bagnanti.
Il problema era che il sito
era difficilmente raggiungibile; si trovava in una cavità naturale nella
scogliera. Era impossibile quantificarne le dimensioni o raggiungerlo. Chi lo
aveva concepito, sperava che nessun essere umano ci avrebbe messo piede.
Per questo l’ONU aveva inviato
una squadra di creature che di umano avevano ben poco:
la Brute Force!
MARVELIT presenta
Episodio 4 - I Guardiani dell’Apocalisse (II parte)
Era notte inoltrata, quando la
Silver Phoenix giunse in vista della
scogliera di Montazùro. L’elegante aeromobile argenteo a forma di uccello manovrò ed atterrò in verticale, sulla pista per
elicotteri vicina al complesso residenziale. I motori si spensero e le ali si
ritrassero nella fusoliera.
Un paio di minuti dopo, il
portello si aprì e ne uscirono:
Ø
Jack Hudden, Presidente del Comitato Esecutivo ed Amministratore
Delegato del Gruppo Aria Pulita.
Ø
Joan Newcomb,
Vicepresidente.
Ø
Philip Carlton V, pilota, autista, e maggiore membro finanziatore.
Ø
Charles Timothy Sutton, il più giovane elemento, organizzatore delle
manifestazioni.
L’uomo in
attesa in prossimità dell’aereo, seguito da due assistenti, si fece incontro al
comitato esecutivo del GAP. “Sono Francisco Larroca,”
disse in un buon inglese, stringendo la mano a Jack. “Grazie per essere venuti qui così presto.”
“Dovere nostro, Señor
Larroca…” attaccò Hudden, solo per notare che, improvvisamente, il sorriso di
circostanza di Larroca si era spento, e il suo sguardo si era
fatto sospettoso.
Hudden seguì gli occhi di
Larroca, e vide che stava dall’aereo stava scendendo la giornalista Alison Fitzpatrick, insieme al suo
cameraman.
Hudden mise una mano sulla
spalla di Larroca. “Non si deve assolutamente preoccupare, Señor. Miss
Fitzpatrick è non solo autorizzata a seguire le imprese della
Brute Force, ma va considerata…un male necessario. L’ultima cosa che il
GAP vuole è una cattiva pubblicità. Spero che ci capisca.”
Riluttantemente, Larroca
annuì. Poi tornò a fissare l’aereo. “A proposito, quando entrerà in azione
questa…Brute Force? Posso già parlare con loro, o almeno vederli?”
“Non dovrà aspettare molto,” disse Joan. “Il Dottor Pierce sta ultimando i
preparativi… Ah, eccoli che arrivano.”
Il portello della stiva si
aprì con un sibilo di stantuffi idraulici. Dopo che il metallo ebbe toccato il
suolo, la rampa s’illuminò.
Passi pesanti, alcuni dall’eco
metallica, percorsero la rampa. Larroca osservò ad occhi sempre più sgranati le
massicce figure che emersero dall’apparecchio. Si fece istintivamente il segno
della croce.
Dall’apparecchio emersero cinque
animali antropomorfi, vestiti ognuno
di un modello diverso, più o meno integrale, di armatura.
Si trattava, nell’ordine, di:
Ø
Un’orca. Alta quasi tre metri, una massa di muscoli e con tanto di
coda. Razorfin.
Ø
Un
puma, di ‘appena’ un paio di metri, dagli artigli come pugnali. Ironclaw.
Ø
Uno scarabeo,
dalla corazza chitinosa azzurra. Zara.
Ø
Un’aquila
dalla testa bianca, elegante e magnifica a suo modo. Windcutter.
Ø
Il più ‘piccolo’,
solo un paio di metri. Uno snello dingo australiano dal pelo
dorato. Trackdown.
Per ultimo, uscì un uomo dai capelli
color carota, con una coda di cavallo, che indossava un camice bianco. Mentre la squadra della BF si metteva disciplinatamente in
fila, l’uomo col camice si avvicinò a Larroca. Gli stese prontamente la mano “Randall Pierce, molto piacere,” disse, ma l’altro aveva occhi solo per le incredibili
creature illuminate di schiena dalle luci della pista.
“Quella…è la Brute
Force?” chiese Larroca.
L’uomo col camice annuì. “Un
lavoro impressionante, non è vero? E dovrebbe vedere gli altri.”
“Gli…altri?”
“Randall,”
intervenne Jack. “Quando possono entrare in azione?”
“In qualunque momento, Jack.”
“Allora,”
disse Charles, “credo che sia il caso di cercare di scoprire qualcos’altro,
prima di darci da fare, giusto Señor Larroca?”
L’uomo si scosse dal suo
stupore. “Come? Ah, sì. Per favore, seguitemi.”
Alison fece riprendere tutta
la scena. Capiva benissimo cosa provava Larroca: lei ancora ricordava
l’effetto-tenerezza che faceva la vecchia Brute Force.
Queste nuove creature erano davvero qualcosa di impressionante,
alieno…
La
domanda era: le conveniva sottolineare questo aspetto
nei suoi servizi? Forse sì, ma solo se questo gruppo avesse toppato, o si fosse
rivelato pericoloso proprio per coloro che doveva
proteggere. Lei ne era sicura, niente di buono poteva
venire da simili creature, figli di una scienza fuori controllo!
“Ecco, questo è il pozzo in
cui hanno scaricato i fusti,” disse Larroca, spiegando
una mappa sul tavolo. “Queste rovine sono quanto resta
di un vecchio insediamento arabo. Sono un’attrazione che rende discretamente…”
l’uomo sospirò. “Che rendeva.
Ormai, sono un uomo finito: la spiaggia è irrimediabilmente contaminata. E se
anche così non fosse, la sola presenza del deposito
rende Montazùro inadatto a luogo di turismo.”
Casualmente, Philip chiese, “Potremmo
parlare con qualcuno del personale? Vorremmo capire se le radiazioni possono avere
influenzato anche altre zone oltre…”
“Vi aiuterei volentieri, ma il
personale, come avrete notato, non c’è più. Non aveva
senso pagare stipendi per il mantenimento di un complesso morto. Posso fornirvi
i loro numeri, ad ogni modo.”
“Sarebbe molto apprezzato,” fece Joan, molto formale e molto fredda. “Qualcun altro
di loro, oltre al personale di pulizia della spiaggia, ha mostrato segni di deterioramento
della propria salute?”
“Oh, no: uso sempre lo stesso
personale, per quel lavoro. Non mi fido della gente che non conosco. Potete
verificarlo dai registri…”
“Lo faremo senza dubbio. Anzi, se potesse farceli avere…”
Larroca fece un cenno ad uno
dei suoi assistenti. L’uomo spinse un carrello di acciaio
fino al tavolo. Aprì lo sportello laterale, rivelando una fila di raccoglitori.
“Eccoli. Ogni singolo
impiegato di Montazùro. Mantenere gli stessi volti, a mio avviso, oltre che una
migliore gestione, trasmette ai clienti un importante senso di familiarità.
Posso fare altro, per voi?”
Jack
prese un raccoglitore e lo aprì. Lo studio brevemente, poi lo
richiuse. “Nulla, per ora. Anzi, credo che per stanotte ci concederemo
tutti un po’ di riposo. Domattina, quando il sole sarà alto, esploreremo questa
discarica.”
Un quarto d’ora dopo, l’intero
gruppo era alloggiato nel cottage imperiale. L’atmosfera era a dir poco tesa.
“D’accordo,”
esordì Charles. “È chiaro che Larroca sta mentendo, e lo sta anche facendo
molto male. Il punto è: perché?”
“Il punto è,”
disse Joan, “cosa ci sta nascondendo? Ha capito benissimo che noi sappiamo che
è dentro qualcosa di bello losco. Si comporta come se
la discarica fosse la sola cosa su cui dobbiamo
concentrarci.”
“Non ha senso,” disse Charles. “Sa di essere rovinato. Sa che sarà come
minimo sospettato di sapere tutto della discarica, e che in tale caso una
condanna per disastro colposo non gliela toglie nessuno. Sa che la notizia avrà
un’eco su tutti i media…”
“Magari conta proprio sui media,” intervenne Alison, causando un generale voltare
di teste. “O meglio, sulla loro volatilità. Lo sa Dio
quanti ecoscandali sono passati sotto gli occhi del pubblico, e con quale
risultato? Che dopo una settimana o due, di quelle
notizie restava l’ennesimo, vago ‘impegno’ delle istituzioni, mentre il
pubblico si concentrava sul nuovo scandalo mediatico del giorno.
“Insomma, è inutile credere in
chissà quale complotto: quel tipo sta solo giocando a minimizzare, mentre i
suoi avvocati preparano l’entità della cauzione. Poi Larroca se ne andrà in qualche paradiso fiscale a godersi i suoi
soldini. Normale amministrazione.”
“Temo che lei abbia ragione,” disse Randall, in piedi alla finestra. “Ma spero anche che, da oggi, questi ecocrimini abbiano la
giusta risonanza, Miss Fitzpatrick. È con noi, nonostante questa sua
manifestazione di ottimismo?”
“Ci
può scommettere: ne ho visti troppi, di colleghi servizievoli e disposti a
tacere per tenersi il posto. E se sembro pessimista, non ho neppure detto che
intendo arrendermi.” Alison voltò lo sguardo verso la
finestra. “Piuttosto, siamo sicuri che non succederà qualche casino, a lasciare
la Brute Force là fuori, incustodita?”
Randall
sorrise. “Non muoveranno un dito senza un comando preciso, stia tranquilla.”
“…stia tranquilla.” E su quella frase, lo spettatore spostò la sua attenzione
dal monitor ad uno schermo più grande. “Mi sembra una buona notizia, no?”
“E in che modo sarebbe una
buona notizia, Larroca?” chiese dallo schermo la figura di Adam Frost, con un tono impaziente.
“Potrei attaccarli, prenderli
di sorpresa. Agendo abbastanza velocemente, non darei loro il tempo di chiamare
la Brute Force…”
Pierce, seduto sulla sua poltrona, le mani incrociate
in grembo, scosse la testa.
“Conoscendo Pierce, avrà sicuramente un piano per una simile contingenza. Lei otterrebbe
solo di esporsi prematuramente.” Poi Frost mostrò quel
suo sorriso crudele. “No, atteniamoci al piano originale, e la
nuova Brute Force sarà mia senza colpo ferire.”
“Quanto l’hanno pagata,
Señor?”
Pierce e i suoi cycloni, ad
eccezione di Razorfin, si trovavano in prossimità del pozzo. Le tracce dei
camion che avevano portato i fusti erano state cancellate talmente male che
tanto valeva metterci un cartello di avviso discarica
illegale.
“P…prego?” balbettò l’albergatore.
I contatori geiger calati nel
pozzo stavano dando fuori di matto. Laggiù doveva esserci abbastanza materiale
fissile da fare sembrare Chernobyl una passeggiata. Un paio di sonde, calate
prima dei contatori, avevano determinato la presenza
di una generosa falda freatica. Il materiale radioattivo doveva essere passato
di lì nella sua corsa verso la spiaggia.
Alison, a debita distanza,
stava facendo riprendere tutto e commentava con professionale distacco. Randall
sapeva che nei suoi occhi brillava il primo di tanti Pulitzer.
Pierce terminò di ricalibrare
i sensori di Zara, quindi spostò lo sguardo su Larroca. “Niente. Stavo solo
pensando ad alta voce. Ecco fatto!” Digitò un paio di pulsanti. “Molto bene,
squadra. Ecco le disposizioni: Zara, tu scenderai nel pozzo. Voglio un esame
totale del deposito.” Al wristcomp disse,
“Razorfin, studia tutta l’area dell’insenatura, dammi una mappa delle
tracce radioattive diluite nella corrente.
“Windcutter, voglio uno studio
dettagliato dall’alto del terreno: vie di fuga alternative, sentieri che non darebbero nell’occhio e così via. Inoltre, fungerai da
appoggio a Trackdown. Trackdown..?”
Il dingo antropoide era chino
a quattro zampe, intento a studiare le tracce a terra, annusando
freneticamente, toccandole con i palmi supersensibili, zoomandole con gli occhi
ciberneticamente potenziati.
“Sono molto fluidi, in quella
posizione,” disse Alison.
“Articolazioni più snodate e
protesi telescopiche cibernetiche. Come vedrà presto,
permettono loro anche movimenti di corsa più veloci. A postura eretta,
il corpo offre una maggiore resistenza aerodinamica.”
Finalmente, la creatura si
mise in piedi. Si batté le mani per spolverarle e disse, “Ecobastardi ma
idioti: hanno usato sempre lo stesso tipo di veicolo. Potrei rintracciarli fino
a Timbuctù Dimmi solo una cosa, capo.”
“Cosa?”
“Devo proprio farmi affiancare
dal Rambo con gli stivali? Insomma, non è che troverai migliore cacciapiste del
sottoscritto, lo sai.”
Il puma gli lanciò un ringhio di avvertimento a zanne scoperte. “Vedremo se vali la metà
di quello che dici, sacco di pulci!”
Larroca emise una specie di
gridolino e si nascose dietro a Randall, che levò gli occhi al cielo. Almeno non litigano per la posizione di capo!
Il dingo emise uno sbuffo
dalle narici, con un tono da snob. “Cocco, io
posso trovare la pesta in mezzo al deserto australiano. Te se
non marchi gli alberi sei più perso di un turista!”
Randall si affrettò ad
intervenire prima che la situazione degenerasse, e si mise fra i due, con il
puma che fissava sempre più in cagnesco il suo compagno. “Se
saremo fortunati, potrai rintracciare il luogo da dove viene il camion dei
rifiuti. E preferirei che foste in due per occuparvi di una eventuale
resistenza armata. Altre domande?”
Il dingo si mise di scatto
sull’attenti, la mano alla fronte. “Nossignore no!”
“Allora, al lavoro.”
Windcutter
piegò le gambe. Spiccò un salto, stese le braccia e un ampio paio di ali fuoriuscirono dall’armatura. In un attimo, l’aquila
raggiunse una quota abbastanza alta da svolgere agevolmente il proprio lavoro.
Trackdown
ed Ironclaw si misero a quattrozampe e scattarono lungo la pista. In pochi
istanti, avevano svoltato una curva ed erano spariti. Alison pensò che non aveva ancora visto, dal vivo, qualcuno di così veloce!
Sul bordo della scogliera,
Razorfin, ascoltato l’ordine di Pierce, attivò la sottilissima quanto
resistente ‘pelle’ di protezione. Quindi, si fletté e compì
un lungo salto. Si lasciò andare nel suo elemento, sollevando una grande colonna d’acqua all’impatto.
Ahh! Quella era vita! Sulla
terra poteva essere una creatura enorme e goffa, ma in acqua Razorfin diventava
una creatura di grazia, degno ‘parente’ dei grandi cacciatori
dei sette mari.
Ma non era il tempo di giocare. L’orca attivò i sensori…
Hmm, davvero singolare.
Integrò quelle letture anomale
con altre scale di visione -temperatura, salinità, moto delle correnti…
La
comunicazione fu attivata dopo qualche istante. “Dottor Pierce, mi sente?”
“Forte e chiaro, Razorfin.”
Il quadrante del wristcomp
brillava di una luce intermittente bianca e nera, i colori dell’orca. “Letture
negative. Ripeto, letture negative. L’acqua è così pulita che potrebbe usarla
per bollirci la pasta. Le uniche tracce di radioattività sono confinate al
sottosuolo della spiaggia. Continuo a controllare. Passo.”
Pierce ci rifletté su: forse
la falda contaminata si limitava a lambire la spiaggia, ma non trovava sfogo in
mare… “Zara, tocca a te.”
Zara si avvicinò al pozzo e
saltò sul suo bordo. Una caratteristica degli insetti della famiglia dei coleotteri è la compressione
laterale: possono, come dice la parola, comprimere segmenti del proprio
corpo in modo da potersi infilare in interstizi larghi la metà delle loro
dimensioni.
Lo scarabeo ‘dimagrì’ di molti
centimetri, e quando fu abbastanza compresso, scivolò agilmente nel pozzo.
L’imboccatura era profonda
circa cinque metri. Dopo, il pozzo si collegava alla volta della falda, simile
nella struttura ad un ‘imbuto’ rovesciato.
Appena fu nella faglia, Zara tornò alle dimensioni
originali. “Sono dentro, Dottore. Confermo quanto rilevato, e qualcosa di più.”
‘Qualcosa’ non rendeva l’idea: l’acqua della falda si era
ridotta almeno della metà. E sul fondo della falda, si
trovava una quantità enorme di fusti.
Zara
scese in acqua. Giunto sul fondo roccioso, camminò fino al cumulo di fusti.
“Conto almeno duecento fusti. Livello di contaminazione molto elevato. Riceve i
dati, Dottor Pierce?”
“Sì. Ma
ti sento dubbioso. Cosa succede?”
Il quadrante brillava ad
intermittenza dei colori dello scarabeo. “È comunque
un livello troppo basso, considerando la quantità di materiale che doveva
essere contenuta qua dentro. Inoltre, i fusti sono in
condizioni perfette, niente segni di consunzione o di stress fisico: devono
essere stati calati qua sotto, piuttosto che gettati. E per concludere,
vi è una traccia minima di liquami, l’equivalente di poche gocce.
“Comincio a cercare le fessure
nella falda. Passo.”
Randall abbassò il braccio. Ora
sì che era preoccupato! La descrizione data da Zara significava solo una cosa:
riutilizzo del materiale radioattivo!
Terroristi! La parola gli
venne spontanea. Le scorie nucleari, semplicemente, non erano riutilizzabili in
altro modo che per farci bombe ‘sporche’.
L’uomo fissò lungamente
Larroca. “Ora credo proprio che lei debba dare molte spiegazioni a diverse
persone, Señor.”
Improvvisamente,
dalla giacca l’uomo estrasse una pistola! E non
sembrava più un ometto spaventato. “Lo farei volentieri…se poteste arrestarmi,
amici miei.” La sua voce aveva perso ogni traccia
dell’accento spagnolo con cui aveva parlato fino a quel momento. “Ma credo che
dovrete rivedere i vostri progetti di vacanza, sì.”
“Ma che diavolo..?” i dirigenti del GAP erano tornati a bordo della Phoenix per supervisionare le
operazioni, la raccolta dei dati ed organizzare i procedimenti legali. Per
quanto avevano tutti capito che Larroca fosse un fior di farabutto, non si
erano certo aspettati che disponesse di un piccolo
esercito. Esercito che fece irruzione nel velivolo a mitra
spianati!
Tutti
e quattro i presenti sollevarono le mani. “Cavolo,”
disse Charles.
“Non vedo cosa ci sia da
sorridere, Pierce. Le tue preziose bestiacce sono fuori dai
piedi, e io ho il controllo della situazione. Se la Brute
Force si avvicina adesso, ti faccio secco. Chiaro?”
Randall fece spallucce. “Più
di così…”
Nel momento esatto in cui
quelle parole furono pronunciate, dal cielo giunse una coppia di raggi laser. L’energia color rubino
colpì la pistola di Larroca, affettandola fino al grilletto. L’uomo lasciò
cadere l’arma con un grido.
“Credo di essermi dimenticato
di dirle che, come il defunto Soar della vecchia Brute Force,
Windcutter è dotato di laser ottici e che, ovviamente, ha una mira alquanto
precisa.”
Larroca si massaggiò
istintivamente la mano. “E lei, Señor Pierce, non
sembra avere ancora capito con chi ha a che fare!”
A confermare quelle parole, un
lampo venne dal complesso residenziale! Un lampo di luce, un colpo troppo
veloce per essere individuato…o per essere evitato,
come provò l’urlo di dolore di Windcutter!
“NO!” Ma Randall poté solo
urlare quella parola, mentre osservava l’uccello cadere. Assurdamente, una
parte della sua mente si consolò al pensiero che l’armatura avrebbe retto
all’impatto…
Consolazione
che durò poco: la figura fumante cadde fra gli alberi, e un attimo dopo seguì
una tremenda esplosione.
Annichilito, Randall distolse lo sguardo da quella scena, solo per
accorgersi dei tre soldati armati che ora lo circondavano.
“Lei
non sa con chi ha a che fare, Pierce. Ma lo scoprirà
presto. E così i suoi amici e la sua amata Brute Force.
Ve lo assicuro.”
“Ve lo assicuro.”
Zara udì ogni parola di
quell’uomo. Aprì il carapace e ne estrofletté un paio
di ali enormi e trasparenti, dai bordi affilati. Decollò, diretto verso
l’imboccatura del pozzo. Ma quando vi giunse, una
potente esplosione scaraventò lo scarabeo all’indietro! Il colpo non era stato
abbastanza forte da ucciderlo, ma sufficiente a stordirlo -stato che non migliorò quando precipitò nell’acqua contaminata.
E
se anche fosse stato rapido a riprendersi, non avrebbe avuto molta importanza:
l’intera volta fu scossa da una serie di esplosioni, e
crollò addosso al cyclone!
Trackdown ed Ironclaw erano
giunti in prossimità di un capanno. Il dingo annusò ripetutamente il suolo.
“Hmm, questa traccia è fresca, molto fresca. Cinque ore, direi.”
Il puma fletté ripetutamente
gli artigli, mentre anche lui annusava l’aria. Non percepiva l’odore di umani, nei dintorni. “Allora andiamo a vedere che cosa
valeva tanto la pena di fare là dentro, cinque ore fa..”
“Uhm, non dovremmo avvertire il
dottor Pierce…Yowlp!” la sua protesta si trasformò in un uggiolio di dolore
quando il puma lo afferrò per il braccio, tirandolo a sé come un bambolotto.
“E
cosa vuoi che ci dica, cane? Di controllare, e stare attenti, yadda yadda
yadda.”
I due si avvicinarono al
capanno. Nessuna traccia di attività nemica, biologica
o meccanica che fosse. Nessun allarme a cavo, sonoro o ad infrarosso. Adesso,
la coppia di cycloni si muoveva a passo felpato, guidata dall’istinto.
Giunsero al capanno, una
struttura adatta a contenere al massimo un piccolo articolato, con le finestre
coperte da tavolacci di legno. La porta di ingresso,
accanto al portone per i veicoli, era socchiusa. Nessun odore d’uomo.
Entrarono. Tutto era buio, ma
non per i loro occhi. Dalla soglia, scrutarono attentamente l’interno che per
loro era illuminato a giorno…
Poi lo videro: un oggetto
cilindrico, grigio, alto un metro. E con un quadrante
elettronico sul fianco.
La
foresta intorno al capanno fu scossa da un’esplosione assordante.
“Dottor Pierce? Dottore?
Compagni?” Ma per quanto Razorfin ci provasse, ogni
comunicazione con gli umani o con gli altri cycloni era semplicemente cessata.
“Ma cosa sta succedendo…eh?”
Un luccichio attirò la sua
attenzione. Veniva da un punto fra le rocce. Un luccichio che
presto divenne intermittente.
Incuriosita, l’orca si
avvicinò alla fonte luminosa la cui presenza i suoi sensori non avevano
rilevato..
Improvvisamente, dalle rocce
intorno al cyclone vennero dei missili! Acuminati dardi metallici, almeno una
dozzina. Spuntarono da tutte le direzioni, tutti diretti verso di lui!
Razorfin era già pronto a
reagire con le proprie armi, quando vide i dardi spaccarsi e liberare…reti! Si
ritrovò avviluppato in un groviglio dalle trame d’acciaio. Avrebbe potuto
liberarsi in pochi istanti anche da quello, senza problema…se avesse potuto
farlo. Invece, potenti scariche elettriche percorsero il suo corpo. Abbastanza potenti da fare ribollire l’acqua.
Alla fine, per quanto forte,
Razorfin dovette cedere e, inerte, iniziò a scendere verso il fondo dello
Stretto di Gibilterra…
Da qualche parte, Adam Frost
rise di gusto.