PROLOGO: Spagna

 

Le foto mostravano un complesso di case costruito a ridosso di una scogliera verticale. La spiaggia calcarea in fondo alla scogliera era raggiungibile da una lunga scalinata. Le foto non mostravano gli ascensori che sostituivano le scale.

Situato ad un passo dallo stretto di Gibilterra, il villaggio turistico di Montazùro era, fino a due mesi fa, la perla delle coste mediterranee. La multinazionale del turismo che lo aveva voluto non aveva badato a spese, arrivando a trasformare una zona brulla in un piccolo angolo di paradiso, riservato ad una clientela molto esclusiva.

La scelta si era dimostrata molto azzeccata, e gli affari avevano prosperato.

Fino a quando la gente non aveva cominciato ad ammalarsi.

Era cominciata con le defezioni di diversi clienti regolari. Ovviamente, questi non avevano alcun motivo di comunicare le ragioni delle mancate prenotazioni. E, considerando il numero di domande, ai tour operator alla fine importava solo che c’era qualcuno pronto a riempire i vuoti.

Gli altri regolari erano venuti regolarmente. Non avevano una bella cera, ma di sicuro un bel trattamento di bagni e sole della Spagna avrebbe fatto il miracolo. Così, una stagione era andata bene.

I clienti regolari, però, non solo non erano migliorati, ma due di loro erano morti. Erano anziani, e il direttore di Montazùro aveva tutto l’interesse a fare passare l’evento sottotono, dando alla stampa il caso come ‘morte per cause naturali’.

Passati tre mesi dalla fine della stagione, altri clienti avevano cominciato ad ammalarsi, e quelli già malati peggiorarono. I loro medici diagnosticarono l’avvelenamento da radiazioni, e questo fece partire immediatamente un’inchiesta. Una volta ricostruiti i movimenti dei degenti diagnosticati con il male, i tasselli andarono al loro posto: nei pressi di Montazùro si trovava una discarica radioattiva, un sito di stoccaggio illegale. I liquami tossici si erano riversati sotto la spiaggia, irrorando di radiazioni gli ignari bagnanti.

Il problema era che il sito era difficilmente raggiungibile; si trovava in una cavità naturale nella scogliera. Era impossibile quantificarne le dimensioni o raggiungerlo. Chi lo aveva concepito, sperava che nessun essere umano ci avrebbe messo piede.

Per questo l’ONU aveva inviato una squadra di creature che di umano avevano ben poco: la Brute Force!

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 4 - I Guardiani dell’Apocalisse (II parte)

 

 

Era notte inoltrata, quando la Silver Phoenix giunse in vista della scogliera di Montazùro. L’elegante aeromobile argenteo a forma di uccello manovrò ed atterrò in verticale, sulla pista per elicotteri vicina al complesso residenziale. I motori si spensero e le ali si ritrassero nella fusoliera.

Un paio di minuti dopo, il portello si aprì e ne uscirono:

Ø      Jack Hudden, Presidente del Comitato Esecutivo ed Amministratore Delegato del Gruppo Aria Pulita.

Ø      Joan Newcomb, Vicepresidente.

Ø      Philip Carlton V, pilota, autista, e maggiore membro finanziatore.

Ø      Charles Timothy Sutton, il più giovane elemento, organizzatore delle manifestazioni.

L’uomo in attesa in prossimità dell’aereo, seguito da due assistenti, si fece incontro al comitato esecutivo del GAP. “Sono Francisco Larroca,” disse in un buon inglese, stringendo la mano a Jack. “Grazie per essere venuti qui così presto.”

“Dovere nostro, Señor Larroca…” attaccò Hudden, solo per notare che, improvvisamente, il sorriso di circostanza di Larroca si era spento, e il suo sguardo si era fatto sospettoso.

Hudden seguì gli occhi di Larroca, e vide che stava dall’aereo stava scendendo la giornalista Alison Fitzpatrick, insieme al suo cameraman.

Hudden mise una mano sulla spalla di Larroca. “Non si deve assolutamente preoccupare, Señor. Miss Fitzpatrick è non solo autorizzata a seguire le imprese della Brute Force, ma va considerata…un male necessario. L’ultima cosa che il GAP vuole è una cattiva pubblicità. Spero che ci capisca.

Riluttantemente, Larroca annuì. Poi tornò a fissare l’aereo. “A proposito, quando entrerà in azione questa…Brute Force? Posso già parlare con loro, o almeno vederli?”

“Non dovrà aspettare molto,” disse Joan. “Il Dottor Pierce sta ultimando i preparativi… Ah, eccoli che arrivano.

Il portello della stiva si aprì con un sibilo di stantuffi idraulici. Dopo che il metallo ebbe toccato il suolo, la rampa s’illuminò.

Passi pesanti, alcuni dall’eco metallica, percorsero la rampa. Larroca osservò ad occhi sempre più sgranati le massicce figure che emersero dall’apparecchio. Si fece istintivamente il segno della croce.

Dall’apparecchio emersero cinque animali antropomorfi, vestiti ognuno di un modello diverso, più o meno integrale, di armatura. Si trattava, nell’ordine, di:

Ø      Un’orca. Alta quasi tre metri, una massa di muscoli e con tanto di coda. Razorfin.

Ø      Un puma, di ‘appena’ un paio di metri, dagli artigli come pugnali. Ironclaw.

Ø      Uno scarabeo, dalla corazza chitinosa azzurra. Zara.

Ø      Un’aquila dalla testa bianca, elegante e magnifica a suo modo. Windcutter.

Ø      Il più ‘piccolo’, solo un paio di metri. Uno snello dingo australiano dal pelo dorato. Trackdown.

Per ultimo, uscì un uomo dai capelli color carota, con una coda di cavallo, che indossava un camice bianco. Mentre la squadra della BF si metteva disciplinatamente in fila, l’uomo col camice si avvicinò a Larroca. Gli stese prontamente la mano “Randall Pierce, molto piacere,” disse, ma l’altro aveva occhi solo per le incredibili creature illuminate di schiena dalle luci della pista.

Quella…è la Brute Force?” chiese Larroca.  

L’uomo col camice annuì. “Un lavoro impressionante, non è vero? E dovrebbe vedere gli altri.

“Gli…altri?”

“Randall,” intervenne Jack. “Quando possono entrare in azione?”

“In qualunque momento, Jack.”

“Allora,” disse Charles, “credo che sia il caso di cercare di scoprire qualcos’altro, prima di darci da fare, giusto Señor Larroca?”

L’uomo si scosse dal suo stupore. “Come? Ah, sì. Per favore, seguitemi.

Alison fece riprendere tutta la scena. Capiva benissimo cosa provava Larroca: lei ancora ricordava l’effetto-tenerezza che faceva la vecchia Brute Force. Queste nuove creature erano davvero qualcosa di impressionante, alieno…

La domanda era: le conveniva sottolineare questo aspetto nei suoi servizi? Forse sì, ma solo se questo gruppo avesse toppato, o si fosse rivelato pericoloso proprio per coloro che doveva proteggere. Lei ne era sicura, niente di buono poteva venire da simili creature, figli di una scienza fuori controllo!

 

“Ecco, questo è il pozzo in cui hanno scaricato i fusti,” disse Larroca, spiegando una mappa sul tavolo. “Queste rovine sono quanto resta di un vecchio insediamento arabo. Sono un’attrazione che rende discretamente…” l’uomo sospirò. “Che rendeva. Ormai, sono un uomo finito: la spiaggia è irrimediabilmente contaminata. E se anche così non fosse, la sola presenza del deposito rende Montazùro inadatto a luogo di turismo.”

Casualmente, Philip chiese, “Potremmo parlare con qualcuno del personale? Vorremmo capire se le radiazioni possono avere influenzato anche altre zone oltre…”

“Vi aiuterei volentieri, ma il personale, come avrete notato, non c’è più. Non aveva senso pagare stipendi per il mantenimento di un complesso morto. Posso fornirvi i loro numeri, ad ogni modo.

“Sarebbe molto apprezzato,” fece Joan, molto formale e molto fredda. “Qualcun altro di loro, oltre al personale di pulizia della spiaggia, ha mostrato segni di deterioramento della propria salute?”

“Oh, no: uso sempre lo stesso personale, per quel lavoro. Non mi fido della gente che non conosco. Potete verificarlo dai registri…”

“Lo faremo senza dubbio. Anzi, se potesse farceli avere…”

Larroca fece un cenno ad uno dei suoi assistenti. L’uomo spinse un carrello di acciaio fino al tavolo. Aprì lo sportello laterale, rivelando una fila di raccoglitori.

“Eccoli. Ogni singolo impiegato di Montazùro. Mantenere gli stessi volti, a mio avviso, oltre che una migliore gestione, trasmette ai clienti un importante senso di familiarità. Posso fare altro, per voi?”

Jack prese un raccoglitore e lo aprì. Lo studio brevemente, poi lo richiuse. “Nulla, per ora. Anzi, credo che per stanotte ci concederemo tutti un po’ di riposo. Domattina, quando il sole sarà alto, esploreremo questa discarica.

 

Un quarto d’ora dopo, l’intero gruppo era alloggiato nel cottage imperiale. L’atmosfera era a dir poco tesa.

“D’accordo,” esordì Charles. “È chiaro che Larroca sta mentendo, e lo sta anche facendo molto male. Il punto è: perché?”

“Il punto è,” disse Joan, “cosa ci sta nascondendo? Ha capito benissimo che noi sappiamo che è dentro qualcosa di bello losco. Si comporta come se la discarica fosse la sola cosa su cui dobbiamo concentrarci.”

“Non ha senso,” disse Charles. “Sa di essere rovinato. Sa che sarà come minimo sospettato di sapere tutto della discarica, e che in tale caso una condanna per disastro colposo non gliela toglie nessuno. Sa che la notizia avrà un’eco su tutti i media…”

“Magari conta proprio sui media,” intervenne Alison, causando un generale voltare di teste. “O meglio, sulla loro volatilità. Lo sa Dio quanti ecoscandali sono passati sotto gli occhi del pubblico, e con quale risultato? Che dopo una settimana o due, di quelle notizie restava l’ennesimo, vago ‘impegno’ delle istituzioni, mentre il pubblico si concentrava sul nuovo scandalo mediatico del giorno.

“Insomma, è inutile credere in chissà quale complotto: quel tipo sta solo giocando a minimizzare, mentre i suoi avvocati preparano l’entità della cauzione. Poi Larroca se ne andrà in qualche paradiso fiscale a godersi i suoi soldini. Normale amministrazione.”

“Temo che lei abbia ragione,” disse Randall, in piedi alla finestra. “Ma spero anche che, da oggi, questi ecocrimini abbiano la giusta risonanza, Miss Fitzpatrick. È con noi, nonostante questa sua manifestazione di ottimismo?”

“Ci può scommettere: ne ho visti troppi, di colleghi servizievoli e disposti a tacere per tenersi il posto. E se sembro pessimista, non ho neppure detto che intendo arrendermi. Alison voltò lo sguardo verso la finestra. “Piuttosto, siamo sicuri che non succederà qualche casino, a lasciare la Brute Force là fuori, incustodita?”

Randall sorrise. “Non muoveranno un dito senza un comando preciso, stia tranquilla.

 

“…stia tranquilla.” E su quella frase, lo spettatore spostò la sua attenzione dal monitor ad uno schermo più grande. “Mi sembra una buona notizia, no?”

“E in che modo sarebbe una buona notizia, Larroca?” chiese dallo schermo la figura di Adam Frost, con un tono impaziente.

“Potrei attaccarli, prenderli di sorpresa. Agendo abbastanza velocemente, non darei loro il tempo di chiamare la Brute Force…”

Pierce, seduto sulla sua poltrona, le mani incrociate in grembo, scosse la testa. “Conoscendo Pierce, avrà sicuramente un piano per una simile contingenza. Lei otterrebbe solo di esporsi prematuramente. Poi Frost mostrò quel suo sorriso crudele. “No, atteniamoci al piano originale, e la nuova Brute Force sarà mia senza colpo ferire.”

 

“Quanto l’hanno pagata, Señor?”

Pierce e i suoi cycloni, ad eccezione di Razorfin, si trovavano in prossimità del pozzo. Le tracce dei camion che avevano portato i fusti erano state cancellate talmente male che tanto valeva metterci un cartello di avviso discarica illegale.

“P…prego?” balbettò l’albergatore.

I contatori geiger calati nel pozzo stavano dando fuori di matto. Laggiù doveva esserci abbastanza materiale fissile da fare sembrare Chernobyl una passeggiata. Un paio di sonde, calate prima dei contatori, avevano determinato la presenza di una generosa falda freatica. Il materiale radioattivo doveva essere passato di lì nella sua corsa verso la spiaggia.

Alison, a debita distanza, stava facendo riprendere tutto e commentava con professionale distacco. Randall sapeva che nei suoi occhi brillava il primo di tanti Pulitzer.

Pierce terminò di ricalibrare i sensori di Zara, quindi spostò lo sguardo su Larroca. “Niente. Stavo solo pensando ad alta voce. Ecco fatto!” Digitò un paio di pulsanti. “Molto bene, squadra. Ecco le disposizioni: Zara, tu scenderai nel pozzo. Voglio un esame totale del deposito. Al wristcomp disse, “Razorfin, studia tutta l’area dell’insenatura, dammi una mappa delle tracce radioattive diluite nella corrente.

“Windcutter, voglio uno studio dettagliato dall’alto del terreno: vie di fuga alternative, sentieri che non darebbero nell’occhio e così via. Inoltre, fungerai da appoggio a Trackdown. Trackdown..?”

Il dingo antropoide era chino a quattro zampe, intento a studiare le tracce a terra, annusando freneticamente, toccandole con i palmi supersensibili, zoomandole con gli occhi ciberneticamente potenziati.

“Sono molto fluidi, in quella posizione,” disse Alison.

“Articolazioni più snodate e protesi telescopiche cibernetiche. Come vedrà presto, permettono loro anche movimenti di corsa più veloci. A postura eretta, il corpo offre una maggiore resistenza aerodinamica.

Finalmente, la creatura si mise in piedi. Si batté le mani per spolverarle e disse, “Ecobastardi ma idioti: hanno usato sempre lo stesso tipo di veicolo. Potrei rintracciarli fino a Timbuctù Dimmi solo una cosa, capo.

Cosa?”

“Devo proprio farmi affiancare dal Rambo con gli stivali? Insomma, non è che troverai migliore cacciapiste del sottoscritto, lo sai.

Il puma gli lanciò un ringhio di avvertimento a zanne scoperte. “Vedremo se vali la metà di quello che dici, sacco di pulci!”

Larroca emise una specie di gridolino e si nascose dietro a Randall, che levò gli occhi al cielo. Almeno non litigano per la posizione di capo!

Il dingo emise uno sbuffo dalle narici, con un tono da snob. “Cocco, io posso trovare la pesta in mezzo al deserto australiano. Te se non marchi gli alberi sei più perso di un turista!”

Randall si affrettò ad intervenire prima che la situazione degenerasse, e si mise fra i due, con il puma che fissava sempre più in cagnesco il suo compagno. “Se saremo fortunati, potrai rintracciare il luogo da dove viene il camion dei rifiuti. E preferirei che foste in due per occuparvi di una eventuale resistenza armata. Altre domande?”

Il dingo si mise di scatto sull’attenti, la mano alla fronte. “Nossignore no!”

“Allora, al lavoro.

Windcutter piegò le gambe. Spiccò un salto, stese le braccia e un ampio paio di ali fuoriuscirono dall’armatura. In un attimo, l’aquila raggiunse una quota abbastanza alta da svolgere agevolmente il proprio lavoro.

Trackdown ed Ironclaw si misero a quattrozampe e scattarono lungo la pista. In pochi istanti, avevano svoltato una curva ed erano spariti. Alison pensò che non aveva ancora visto, dal vivo, qualcuno di così veloce!

 

Sul bordo della scogliera, Razorfin, ascoltato l’ordine di Pierce, attivò la sottilissima quanto resistente ‘pelle’ di protezione. Quindi, si fletté e compì un lungo salto. Si lasciò andare nel suo elemento, sollevando una grande colonna d’acqua all’impatto.

 

Ahh! Quella era vita! Sulla terra poteva essere una creatura enorme e goffa, ma in acqua Razorfin diventava una creatura di grazia, degno ‘parente’ dei grandi cacciatori dei sette mari.

Ma non era il tempo di giocare. L’orca attivò i sensori… Hmm, davvero singolare.

Integrò quelle letture anomale con altre scale di visione -temperatura, salinità, moto delle correnti…

La comunicazione fu attivata dopo qualche istante. “Dottor Pierce, mi sente?”

 

“Forte e chiaro, Razorfin.”

Il quadrante del wristcomp brillava di una luce intermittente bianca e nera, i colori dell’orca. “Letture negative. Ripeto, letture negative. L’acqua è così pulita che potrebbe usarla per bollirci la pasta. Le uniche tracce di radioattività sono confinate al sottosuolo della spiaggia. Continuo a controllare. Passo.”

Pierce ci rifletté su: forse la falda contaminata si limitava a lambire la spiaggia, ma non trovava sfogo in mare… “Zara, tocca a te.

Zara si avvicinò al pozzo e saltò sul suo bordo. Una caratteristica degli insetti della famiglia dei coleotteri è la compressione laterale: possono, come dice la parola, comprimere segmenti del proprio corpo in modo da potersi infilare in interstizi larghi la metà delle loro dimensioni.

Lo scarabeo ‘dimagrì’ di molti centimetri, e quando fu abbastanza compresso, scivolò agilmente nel pozzo.

 

L’imboccatura era profonda circa cinque metri. Dopo, il pozzo si collegava alla volta della falda, simile nella struttura ad unimbuto’ rovesciato.

Appena fu nella faglia, Zara tornò alle dimensioni originali. “Sono dentro, Dottore. Confermo quanto rilevato, e qualcosa di più.

‘Qualcosa’ non rendeva l’idea: l’acqua della falda si era ridotta almeno della metà. E sul fondo della falda, si trovava una quantità enorme di fusti.

Zara scese in acqua. Giunto sul fondo roccioso, camminò fino al cumulo di fusti. “Conto almeno duecento fusti. Livello di contaminazione molto elevato. Riceve i dati, Dottor Pierce?”

 

“Sì. Ma ti sento dubbioso. Cosa succede?”

Il quadrante brillava ad intermittenza dei colori dello scarabeo. “È comunque un livello troppo basso, considerando la quantità di materiale che doveva essere contenuta qua dentro. Inoltre, i fusti sono in condizioni perfette, niente segni di consunzione o di stress fisico: devono essere stati calati qua sotto, piuttosto che gettati. E per concludere, vi è una traccia minima di liquami, l’equivalente di poche gocce.

“Comincio a cercare le fessure nella falda. Passo.”

Randall abbassò il braccio. Ora sì che era preoccupato! La descrizione data da Zara significava solo una cosa: riutilizzo del materiale radioattivo!

Terroristi! La parola gli venne spontanea. Le scorie nucleari, semplicemente, non erano riutilizzabili in altro modo che per farci bombe ‘sporche’.

L’uomo fissò lungamente Larroca. “Ora credo proprio che lei debba dare molte spiegazioni a diverse persone, Señor.

Improvvisamente, dalla giacca l’uomo estrasse una pistola! E non sembrava più un ometto spaventato. “Lo farei volentieri…se poteste arrestarmi, amici miei. La sua voce aveva perso ogni traccia dell’accento spagnolo con cui aveva parlato fino a quel momento. “Ma credo che dovrete rivedere i vostri progetti di vacanza, sì.

 

“Ma che diavolo..?” i dirigenti del GAP erano tornati a bordo della Phoenix per supervisionare le operazioni, la raccolta dei dati ed organizzare i procedimenti legali. Per quanto avevano tutti capito che Larroca fosse un fior di farabutto, non si erano certo aspettati che disponesse di un piccolo esercito. Esercito che fece irruzione nel velivolo a mitra spianati!

Tutti e quattro i presenti sollevarono le mani. “Cavolo,” disse Charles.

 

“Non vedo cosa ci sia da sorridere, Pierce. Le tue preziose bestiacce sono fuori dai piedi, e io ho il controllo della situazione. Se la Brute Force si avvicina adesso, ti faccio secco. Chiaro?”

Randall fece spallucce. “Più di così…”

Nel momento esatto in cui quelle parole furono pronunciate, dal cielo giunse una coppia di raggi laser. L’energia color rubino colpì la pistola di Larroca, affettandola fino al grilletto. L’uomo lasciò cadere l’arma con un grido.

“Credo di essermi dimenticato di dirle che, come il defunto Soar della vecchia Brute Force, Windcutter è dotato di laser ottici e che, ovviamente, ha una mira alquanto precisa.”

Larroca si massaggiò istintivamente la mano. “E lei, Señor Pierce, non sembra avere ancora capito con chi ha a che fare!”

A confermare quelle parole, un lampo venne dal complesso residenziale! Un lampo di luce, un colpo troppo veloce per essere individuato…o per essere evitato, come provò l’urlo di dolore di Windcutter!

“NO!” Ma Randall poté solo urlare quella parola, mentre osservava l’uccello cadere. Assurdamente, una parte della sua mente si consolò al pensiero che l’armatura avrebbe retto all’impatto…

Consolazione che durò poco: la figura fumante cadde fra gli alberi, e un attimo dopo seguì una tremenda esplosione.

Annichilito, Randall distolse lo sguardo da quella scena, solo per accorgersi dei tre soldati armati che ora lo circondavano.

“Lei non sa con chi ha a che fare, Pierce. Ma lo scoprirà presto. E così i suoi amici e la sua amata Brute Force. Ve lo assicuro.”

 

“Ve lo assicuro.”

Zara udì ogni parola di quell’uomo. Aprì il carapace e ne estrofletté un paio di ali enormi e trasparenti, dai bordi affilati. Decollò, diretto verso l’imboccatura del pozzo. Ma quando vi giunse, una potente esplosione scaraventò lo scarabeo all’indietro! Il colpo non era stato abbastanza forte da ucciderlo, ma sufficiente a stordirlo -stato che non migliorò quando precipitò nell’acqua contaminata.

E se anche fosse stato rapido a riprendersi, non avrebbe avuto molta importanza: l’intera volta fu scossa da una serie di esplosioni, e crollò addosso al cyclone!

 

Trackdown ed Ironclaw erano giunti in prossimità di un capanno. Il dingo annusò ripetutamente il suolo. “Hmm, questa traccia è fresca, molto fresca. Cinque ore, direi.

Il puma fletté ripetutamente gli artigli, mentre anche lui annusava l’aria. Non percepiva l’odore di umani, nei dintorni. “Allora andiamo a vedere che cosa valeva tanto la pena di fare là dentro, cinque ore fa..

“Uhm, non dovremmo avvertire il dottor Pierce…Yowlp!” la sua protesta si trasformò in un uggiolio di dolore quando il puma lo afferrò per il braccio, tirandolo a sé come un bambolotto.

E cosa vuoi che ci dica, cane? Di controllare, e stare attenti, yadda yadda yadda.

I due si avvicinarono al capanno. Nessuna traccia di attività nemica, biologica o meccanica che fosse. Nessun allarme a cavo, sonoro o ad infrarosso. Adesso, la coppia di cycloni si muoveva a passo felpato, guidata dall’istinto.

Giunsero al capanno, una struttura adatta a contenere al massimo un piccolo articolato, con le finestre coperte da tavolacci di legno. La porta di ingresso, accanto al portone per i veicoli, era socchiusa. Nessun odore d’uomo.

Entrarono. Tutto era buio, ma non per i loro occhi. Dalla soglia, scrutarono attentamente l’interno che per loro era illuminato a giorno…

Poi lo videro: un oggetto cilindrico, grigio, alto un metro. E con un quadrante elettronico sul fianco.

 

La foresta intorno al capanno fu scossa da un’esplosione assordante.

 

“Dottor Pierce? Dottore? Compagni?” Ma per quanto Razorfin ci provasse, ogni comunicazione con gli umani o con gli altri cycloni era semplicemente cessata. “Ma cosa sta succedendo…eh?”

Un luccichio attirò la sua attenzione. Veniva da un punto fra le rocce. Un luccichio che presto divenne intermittente.

Incuriosita, l’orca si avvicinò alla fonte luminosa la cui presenza i suoi sensori non avevano rilevato..

Improvvisamente, dalle rocce intorno al cyclone vennero dei missili! Acuminati dardi metallici, almeno una dozzina. Spuntarono da tutte le direzioni, tutti diretti verso di lui!

Razorfin era già pronto a reagire con le proprie armi, quando vide i dardi spaccarsi e liberare…reti! Si ritrovò avviluppato in un groviglio dalle trame d’acciaio. Avrebbe potuto liberarsi in pochi istanti anche da quello, senza problema…se avesse potuto farlo. Invece, potenti scariche elettriche percorsero il suo corpo. Abbastanza potenti da fare ribollire l’acqua.

Alla fine, per quanto forte, Razorfin dovette cedere e, inerte, iniziò a scendere verso il fondo dello Stretto di Gibilterra…

Da qualche parte, Adam Frost rise di gusto.