PROLOGO: Tre volte nella polvere/Tre volte sull’altar.
Una frase adatta a riassumere
la vita di Randall Pierce.
Tre volte la sua vita era
finita nella polvere: la prima, quando il suo matrimonio finì prematuramente,
sacrificato alla carriera scientifica. Suo figlio Richard gli fu lasciato in affidamento, ma non si sarebbe mai
sviluppato un rapporto di amicizia fra lui ed il padre.
La seconda volta fu quando
venne arrestato dall’FBI per una (falsa) accusa di ecoterrorismo perpetrato
dalla sua creazione, la Brute Force.
La terza fu di gran lunga la
peggiore: la morte della Brute Force, causata dalle imperfezioni delle loro
stesse armature biopotenziatrici, e poi il disconoscimento dalla comunità
scientifica, la distruzione della sua carriera e di quella dei suoi amici, il
Gruppo Aria Pulita.
Di Pierce era rimasto solo un
relitto sconsolato, un uomo la cui combattività in nome dell’ambientalismo era
stata soffocata dal pessimismo di un cinico.
Due volte sull’altare,
finora. Il matrimonio, naturalmente, e la creazione della Brute Force. La
prima, cinque animali -un leone, un canguro, un orso bruno, un’aquila ed un
delfino- dotati di armature capaci di potenziare la loro intelligenza a livelli
umani e di combattere a livelli che nessuna bestia selvaggia avrebbe potuto
raggiungere da sola.
Oggi, Randall Pierce aveva la
possibilità di tornare sull’altare: con una nuova
Brute Force. E poco importava che questa incarnazione non fosse una sua
creazione: erano stati i suoi studi e le sue idee ad essere state utilizzate, e
lui si sentiva orgoglioso come un padre.
E questa volta non avrebbe fallito. Per il mondo, per suo figlio, per
sé stesso, e per questi nuovi guerrieri!
MARVELIT presenta
Episodio 3 - I guardiani dell’apocalisse! (I parte)
Tokyo
“Fai un bel respiro, Randall.
Profondo.”
Erano in cinque, nella
stanza. Oltre a Randall Pierce, che si sentiva come se il colletto della giacca
volesse strozzarlo un po’ alla volta, come uno stivaletto malese. Gli altri
quattro erano i dirigenti del Gruppo Aria Pulita, cioè:
Ø
Jack Hudden,
Presidente del Comitato Esecutivo ed Amministratore Delegato. Un raro burocrate
con un cuore verde.
Ø
Joan Newcomb,
Vicepresidente e tigre d’assalto, tanto informale e diretta lei quanto formale
e prudente Jack.
Ø
Philip Carlton V, rampollo di buona famiglia, un membro indispensabile per i suoi mille
appoggi e la sua capacità di pilotare efficacemente qualunque cosa con un
volante o una cloche.
Ø
Charles Timothy Sutton, il più giovane elemento, organizzatore delle
manifestazioni e interfaccia con le nuove generazioni.
Randall lasciò che chi aveva
parlato, Joan, gli sistemasse la cravatta. “Dovrei avere una bombola di
ossigeno, altroché. Perché non posso portare il camice? Sembrerei almeno uno
scienziato, non un papavero in cerca di voti. Sei davvero bella, lo sai?”
aggiunse di soppiatto. Ed era vero: con un abito scuro di chiffon che le
lasciava una spalla scoperta, scarpe scure con tacchi alti il giusto, un collier
d’oro e braccialetti pure d’oro discreti, Joan sembrava pronta per un gala degli
Oscar.
“Sei teso come una molla, lo
si vede fin da qui,” disse Timothy, che almeno aveva la decenza di sentirsi a
disagio a sua volta -e c’era da credersi. Era appena un ventunenne, e per lui
il massimo dell’abbigliamento consisteva in jeans e maglietta. “È solo una
conferenza stampa, mica una scazzottata con un supercriminale.”
“Forse perché il suo paragone
con i ‘papaveri in cerca di voti’ è alquanto adeguato,” rispose Jack, con
quella sua voce che sembrava incapace di uscire da un compiacente timbro
monocorde. Per quanto ne sapevano gli altri, lui non aveva perso la calma una
sola volta da quando lo conoscevano. “Dobbiamo riguadagnarci il favore dei
media e del pubblico, a partire da oggi. Ricorda: non devi sembrare uno
scienziato pazzo, e devi fare buon viso a cattiva domanda. I PR della
Stark-Fujikawa ci faranno da filtro, ma non devi approfittarne. Qualunque cosa
i giornalisti ti diranno.” Si fissò all’orecchio un auricolare Bluetooth.
Randall annuì gravemente.
“Tutti siamo stati passati al
tritacarne, Randall,” disse Philip. “E tutti dobbiamo rifarci una verginità.
Oggi sarà dura, ma di fronte ai fatti dovranno ricredersi. E allora ce la
godremo noi.” Sorrise.
Randall si scoprì un po’ più
rilassato. “Già.” Non vedeva l’ora di fare inghiottire a quegli avvoltoi un po’
di quello che loro stessi avevano sparso sul GAP e sul progetto Brute Force.
Dall’altra parte della tenda
giunse un applauso. “Speriamo che non sia solo la claque,” fece Charles.
Una luce verde si accese
sopra la porta.
“Coraggio,” disse Jack. “Facciamogli
vedere chi siamo.” E spinse il maniglione.
“Per quanto meravigliosi
siano i nostri progressi, per quante possibilità ancora restino da esplorare al
nostro intelletto, come specie,” disse il PR della S-F, “il nostro impatto
sull’ambiente è ancora molto grave. Le nuove, più pulite tecnologie stentano a
decollare, e la volontà di pochi non sembra essere in grado di influire su una
tendenza indubbiamente distruttiva.
“Abbiamo solo questo mondo,
questo fragile vascello, ed è nostro dovere trattarlo con la migliore cura
possibile. Mentre il futuro avanza, e con esso la speranza, la Stark-Fujikawa
ha deciso di recuperare e migliorare un’idea semplice ma efficace: un vero
esercito di ‘sentinelle’ dotate degli strumenti e delle doti fisiche che
permettano loro di vegliare dove noi non arriviamo.
“Tali sentinelle stileranno
affidabili rapporti sullo stato di salute del mondo, dal polo nord al polo sud,
ci aiuteranno a sviluppare i mezzi necessari ad ogni situazione, e soprattutto
inizieranno esse stesse l’opera di pulizia dove sarà loro possibile. Tali
sentinelle hanno un nome: Brute Force.
E noi della Stark-Fujikawa siamo lieti di presentarvi il cuore di questo
progetto: il Gruppo Aria Pulita!” il relatore si allontanò dal podio,
applaudendo. Il pubblico rispose.
Un attimo dopo, da un lato
del palco giunsero i cinque ospiti menzionati.
L’applauso scemò rapidamente.
L’atmosfera in sala, almeno nel settore riservato ai rappresentanti delle
massime organizzazioni ambientaliste, si fece al limite del gelido. I giornalisti,
invece, sembravano segugi in calore appena trattenuti al guinzaglio. Il
pubblico ospite era diviso fra educata curiosità ed entusiasmo.
Ogni membro del GAP prese
posto al suo podio.
Poi iniziò la mattanza. La
prima a prendere parola fu una reporter televisiva con cameraman al seguito. “Alison Fitzpatrick, della WWN[i]. Dottor
Pierce…in che modo questa ‘nuova’ BF si distinguerebbe dal tragico esperimento
che fu la prima ‘squadra’ da lei ideata?”
Pierce non mancò di cogliere
ogni goccia di disprezzo, abilmente mascherata da sano scetticismo. Sperando di
mantenere un’espressione informale, rispose, “La nuova Brute Force non è
composta da animali, bensì da cloni-cyborg, Cycloni.
“All’apparenza, un Cyclone è
un animale antropomorfo, la cui armatura, armi e scansori, sono a tutti gli
effetti parte del corpo. Possiede gli istinti e i sensi dell’animale clonato,
ma la sua intelligenza è artificiale, implementata con schemi mentali con
software PymSoft. La nuova Brute
Force, insomma, possiede un’intelligenza umana.”
Metà del pubblico cercò di
fare lavorare le rotelle per digerire quello che avevano appena udito. La
Fitzpatrick non si fece impressionare -anzi, aveva già pronta una
domanda/commento per affondare quella sciorinata di tecnicismi. Ma prima che
potesse porla, ci pensò Jack, fedele alla tattica concertata con quelli della
Stark, a spiazzarla.
“Come spiegammo a suo tempo,
una serie di circostanze sfavorevoli ci spinse a portare sul campo un prototipo della Brute Force. Non si era
mai pensato a sangue freddo di trasformare degli animali innocenti in soldati.
I risultati, purtroppo, li conosciamo bene tutti.
“Ma le nostre motivazioni
come Gruppo Aria Pulita restano valide. Il nostro impegno non può essere
vanificato da una catena di circostanze sfavorevoli. La nuova Brute Force
eseguirà il proprio lavoro nel pieno rispetto delle regole...anche se con modi,
per così dire, inusuali.
“Trasparenza sarà la nostra
parola d’ordine: i media verranno regolarmente tenuti aggiornati attraverso il
nostro ufficio-stampa, guidato dal nostro Charles Sutton.” Jack guardò verso il
giovane, che raccolse un breve applauso. “E per assicurare l’efficacia di tale
trasparenza, abbiamo già contattato la WWN perché, come maggiore referente, ci
fornisca un loro inviato in pianta stabile presso il Progetto Eden. Un inviato che seguirà i movimenti della Brute Force
anche sul campo, con le relative esclusive.”
Alison si mise seduta. Se lo
sentiva, sarebbe stata lei quell’inviato.
Un giornalista del Washington Post prese la parola. “Miss
Newcomb, avete già un’idea degli obiettivi su cui indagare?”
Joan fece un sorriso amaro.
“Se le dessi un elenco completo a voce, andremmo avanti fino a notte fonda.”
Risate dal pubblico. “Abbiamo degli obiettivi precisi, ma preferiamo mantenere
la segretezza in vista delle ispezioni a sorpresa.”
“Queste ispezioni saranno
legali?” le chiese un inviato del Deutsche
Zeitung.
Lei annuì. “Il Progetto Eden,
anche se finanziato a livello privato, agirà sotto l’egida del Programma
Ambientale delle Nazioni Unite. Rispetterà tutti i protocolli indicati per le
ispezioni. Se venissero attaccati, sono autorizzati a difendersi…e no,” aggiunse
subito, mentre il giornalista tedesco apriva la bocca, “non vuol dire ‘azione
preventiva’. I giornalisti al seguito, del resto, potranno documentare in tempo
reale lo svolgersi degli eventi.”
“Come si classificano queste
creature di fronte alla legge?” questo da un giornalista dell’Osservatore Romano. “La clonazione è una
pratica al limite dell’illegale. Con quale voce parleranno i vostri ‘soldati’?
Come interagiranno con gli esseri umani?”
Rispose Randall. “Credo che
sia il caso di presentarvi uno di loro.” A quelle parole, la tenda dietro il
palcoscenico fu sollevata.
Un mormorio collettivo di
stupore si levò dalle file degli ospiti. Qualcuno trattenne il fiato. Tutti gli
occhi erano più o meno sgranati.
Il rappresentante della Brute
Force era un puma. Un mostro
antropoide massiccio alto due metri e mezzo, dalle gambe digitigrade, con le
mani più simili a zampe con grossi cuscinetti sui palmi. I muscoli sembravano
volere esplodere dalla pelliccia dorata. L’armatura, limitata al torace ed al
bacino, alle caviglie ed agli avambracci, sembrava puramente decorativa.
“Signori, vi presento Ironclaw. Specialità ambientale:
montagne.” Pierce era visibilmente orgoglioso. “Vieni avanti, Claw.”
La creatura avanzò con passi solo apparentemente pesanti,
in realtà mostrando subito un’insospettata leggerezza nei movimenti. Il palco,
pur rinforzato, scricchiolò ad ogni passo.
Quando il Cyclone si trovò al
margine del palco, Pierce gli chiese, “Come ti definiresti?”
La platea attese in un
silenzio tombale.
Ironclaw li fissò. “Sono un
Cyclone-BM-r.A1,” disse con una voce profonda e ronfante, con la punta della
lunga e soffice coda che si muoveva appena, “con funzioni di esplorazione e
combattimento. La mia direttiva primaria è il soddisfacimento degli obiettivi
di Progetto Eden. Obbedisco ai comandi del Comitato Esecutivo Aria Pulita e del
Programma Ambientale delle Nazioni Unite, in accordo alle quattro Leggi di
Asimov della Robotica.”
I giornalisti stavano facendo
volare chi la penna e chi le dita sulla tastiera. I flash scattarono a raffica.
Il pubblico applaudì fragorosamente.
Jack Hudden aspettò che
l’applauso scemasse, prima di riprendere la parola. “Legalmente parlando, i
Cycloni non sono ne’ animali ne’ esseri umani. Sono di proprietà della Stark
Fujikawa, e l’azienda stessa risponde per loro alle Nazioni Unite, un cui
inviato monitorerà attentamente l’attività del Progetto Eden. Altre domande?”
Naturalmente, ce ne furono
eccome! Gli inviati quasi giunsero alle mani per assicurarsi l’attenzione dei
dirigenti del GAP.
Alla fine, inevitabilmente,
un inviato della Pravda
chiese, “Manderete la Brute Force in Iraq?”
Si fece di nuovo il silenzio
in sala.
Fu Charles a rispondere. “Nel
caso un qualunque evento causasse la fuoriuscita di greggio in mare o
provocasse l’esplosione dei pozzi di estrazione, come successe durante la Prima
Guerra del Golfo, sarà nostra cura intervenire per rimediare al danno. Ma, come
ha già detto la mia collega, Miss Newcomb, non
li manderemo in missione preventiva a vigilare. Il nostro compito è segnalare i
danni ecologici e ripararli dove possibile. Prevenirli toccherà alla saggezza
dei governi.”
Altro
applauso. Seguirono altre domande.
Sede della Multicorp,
Manhattan
A quel punto, lo schermo
ultrapiatto fu spento.
Lo spettatore, un uomo sui
quarant’anni, dai capelli folti e interamente grigi, come i suoi occhi, si
trattenne a stento dal lanciare il telecomando contro il televisore.
Adam Frost
digrignò i denti. “Dannati eco-cavalieri… Jennings, dammi una sola ragione per
cui non dovrei ucciderti. Come hai
fatto a farti ingannare da dei sosia?”
Il robusto segretario
particolare di Frost si pulì gli occhiali con un fazzoletto. Rispose con una
voce flemmatica, in un Inglese perfetto. “LMD, Signor Frost. Life Model Decoy,
perfette repliche androidi di un essere vivente, normalmente in dotazione allo
SHIELD.
“Devo constatare tuttavia che
il fallimento di questa operazione a basso profilo ha avuto un feedback
positivo. La Stark-Fujikawa è intervenuta subito per recuperare i ‘cadaveri’[ii] del
comitato esecutivo, nascondendo tutto ai media.”
Frost
si fregò il mento ben rasato. “Abbiamo evitato un’esposizione pubblica, ma
abbiamo perso il fattore sorpresa: ora i nostri nemici sanno a cosa siamo
disposti, e punteranno l’attenzione su di noi… Per fortuna, non abbiamo a che
fare di nuovo con dei dannati vigilanti…” Frost sorrise, annuendo più volte.
“Jennings, ho appena cominciato ad elaborare una strategia che mi permetterà di
conoscerli molto da vicino. E con un po’ di fortuna, saranno proprio loro a
dovermi obbedire…”
Il gruppo, seguito da
Ironclaw, uscì dal teatro delle conferenze.
“Gesù, non credevo che si
potessero fare così tante domande,” disse Pierce, asciugandosi la fronte con la
manica della giacca. “Decisamente era meglio quando cominciai a lavorare per la
Multicorp: lì non dovetti tenere alcuna conferenza stampa.”
“Te la sei cavata alla
grande,” disse Philip, poggiandogli una mano sulla spalla. “È andato davvero
bene, come ritorno sulla scena.”
“Taci tu,” fece Richard,
servendosi un bicchierone di the freddo -roba seria, non quella robaccia in
lattina! Bevve un lungo sorso, ed aggiunse, “Non hai praticamente aperto bocca
per tutta la conferenza.”
“Perché non mi hanno fatto
domande,” fu la laconica risposta. “Io sono solo un ricco playboy avventuriero,
al massimo mi romperanno le scatole i tabloid…anche se ne dubito, a questo
punto.”
“Già,” fece Joan, servendosi
invece una birra scura alla spina. Fece una smorfia. “Insomma,” bevve, “come si
fa a chiedere come i Cycloni soddisferanno le loro necessità sessuali? Di che
giornale era, quel matto, Jack?”
“Il Resto di qualcosa, non ci ho fatto caso.” Il burocrate si fregò
le mani. “L’importante è avere avuto un’importante esposizione mediatica. E con
Alison Fitzpatrick come nostro collegamento con la televisione ed internet,
continueremo ad assicurarci un punto di vista obiettivo. Quella donna ha curato
i migliori servizi ambientalistici in tutto il mondo, e non guarda in faccia a
nessuno.”
“Spero che la zecca
dell’ambizione non le prenda la mano,” disse Randall.
“A proposito,” disse Joan.
“Complimenti per non avere ucciso quello del Daily Bugle per le sue domande sulla tua famiglia. Se avesse chiesto
a me le stesse cose, adesso avrebbe un bel tappo dove dico io.”
Pierce guardò indeciso le
bottiglie di liquore, ma alla fine decise di lasciar perdere. “Sono
responsabile per lo sfascio della mia famiglia. Se rivoglio Richard con me,
devo provargli che suo padre non è un perdente. Ci vorrà tempo, ma sono pronto
a usarlo al meglio.”
“Così
si fa. Ora…hm?” Jack mise rapidamente mano all’auricolare. “Parla Hudden.”
Ascoltò con attenzione per un paio di minuti, prima di dire, “D’accordo. Sì,
abbiamo una squadra pronta. Saremo lì nel più breve tempo possibile.” Chiuse la
comunicazione “Signori, la nostra prima eco-emergenza: sulle coste spagnole
qualcuno ha rinvenuto una discarica non autorizzata di rifiuti radioattivi.
Faremo meglio a chiamare Miss Fitzpatrick.”
Circa venti minuti dopo,
sulla superficie di un’isola deserta, un lembo di terra costellato di rottami
di Zero caduti e da qualche relitto
navale, una porzione di quella terra si sollevò, rivelandosi una copertura
mimetizzata di una rampa di lancio telescopica.
Appena la striscia di metallo
si fu del tutto estesa, con un rombo e uno sbuffo di fumo e fiamme decollò un
aeromobile d’argento corazzato! Lo scafo ricordava nelle forme un’elegante
fenice ad ali spiegate.
“Come lei sa, non è certo la
prima volta che qualche appaltatore senza scrupoli decide di liberarsi a basso
costo di questo tipo di scorie interrandole in località…discrete.” Vedendo
Alison annuire, Jack, dallo schermo, continuò. “Sfortuna ha voluto che, qualche
anno dopo, un villaggio turistico sorgesse proprio in prossimità del deposito.
Nessuno, per un paio di anni, ha accusato dei problemi, ma alla fine delle
fughe di materiale radioattivo sono avvenute, perché l’improvviso aumento di
tumori e leucemie segnalati da turisti di mezzo mondo avevano tutti in comune
la stessa cosa: il villaggio stesso.”
Alison chiese, “Dove
porterete i rifiuti tossici?”
A questo rispose Randall, che
stava controllando l’armatura di uno dei suoi guerrieri, un’enorme orca.
“Documenteremo quanto possibile sulla loro provenienza, li distruggeremo, e
faremo quattro chiacchiere, se ci riusciremo, con i responsabili dello
smaltimento. Bisogna per prima cosa assicurarsi se le scorie sono di natura
industriale o militare.”
Alison annuì -per un profano,
le scorie erano scorie e basta. Bastava poco per imparare la differenza fra i
risultati della lavorazione per le testate atomiche, per esempio, o per le
centrali elettriche…
La giornalista guardò gli
altri membri della squadra selezionata. Facevano bella mostra di sé nelle loro
nicchie, isolati da campi di forza, immobili, con gli occhi chiusi come se
stessero dormendo…
Oltre a Razorfin, l’orca, c’erano un’aquila reale -Windcutter- Ironclaw, un dingo -Trackdown-
e uno scarabeo, Zara, quest’ultimo
indispensabile per la sua naturale resistenza alle radiazioni. In effetti,
erano davvero un’altra cosa rispetto alla prima Brute Force…Quelli erano, come
dire, teneri, quasi buffi nei loro gusci e nei loro tentativi di umanizzarsi…
Pensando a quelle povere
creature, vittime della scienza incontrollata, Alison rinforzò la propria
intenzione di non lasciarsi sbilanciare in favore di questa gente: non
importava che fosse la Stark-Fujikawa, a finanziarli…anzi, il coinvolgimento di
una multinazionale era solo ragione per diffidare ancora di più!
Harold Howard in persona
aveva autorizzato quel ‘prestito’ di personale, e a lei andava benissimo.
L’uomo poteva essere il più grande capitalista di tutti i tempi, ma il suo
network era la più grande opportunità di carriera.
Alison si alzò in piedi e si
diresse verso la nicchia che ospitava Ironclaw. Trovandosi così vicino a quella
creatura, lei si sentì piccola e indifesa. La creatura stava ‘dormendo’, ma
Alison era sicura che in una frazione di secondo avrebbe potuto svegliarsi e
staccarle la testa con una sola zampata...
“A volte resto a guardarli
per ore.”
Alison sobbalzò!
Pierce le si mise a fianco.
“Era così che li volevo. Se il gorilla non fosse stato rapito, quel giorno[iii], non
uno dei cinque originali sarebbe stato sacrificato. Quei biopotenziatori erano
sperimentali. Servivano solo come fase intermedia.”
Alison si diresse verso la
cella di Trackdown. Il dingo antropoide, pur essendo più piccolo e snello del
puma, era ancora splendido nella sua forma. “Ne’ animali ne’ umani…Dottore,
cosa significa? Sono robot? Androidi?”
“Cyborg. Tessuto clonato e
potenziato da innesti di geni umani, il tutto simbiotizzato alle armature.
Rappresentano una specie a sé stante. Sono vivi, possiedono tutte le funzioni
corporali delle specie originali, ma sono anche macchine.”
“Non ha paura che si
ribellino?” la giornalista poneva le domande con tono casuale, affidandosi alla
sua prodigiosa memoria per trascrivere quei colloqui in un secondo momento.
Pierce ridacchiò. “La cara
vecchia Sindrome di Frankenstein. La creatura che si ribella al suo creatore,
l’Adamo della Scienza. No, Miss Fitzpatrick: non corriamo assolutamente questo
rischio con la Brute Force. Le Leggi della Robotica sono codificate a livello
genetico nei corpi di queste creature. Naturalmente, possiedono una personalità
capace di evolversi, la loro intelligenza consente loro un grado di autonomia
decisionale…ma farci del male, mai. Si può dire che è contro la loro natura.
“Legge Zero: Un robot non può
recar danno all'umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato
intervento, l'umanità riceva danno.
“Prima legge: Un robot non
può recar danno a un essere umano, nè permettere che
un essere umano sia danneggiato a causa del suo mancato intervento.
“Seconda legge: Un robot deve
ubbidire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purchè
non contrastino con la prima legge.
“Terza legge: Un robot deve
proteggere la propria esistenza, purchè questa
autodifesa non contrasti con le altre due leggi. “Per quanto riguarda il
resto…sesso incluso, sono liberi di organizzarsi come vogliono.”
Alison arrossì. “Volete farli
riprodurre, anche?”
“Non siamo ancora a questo
livello. Arrivare a quello che vede è già un miracolo di per sé.”
“Giusto a proposito,” fece
Alison. “Immagino che i segreti sui particolari di queste creazioni…”
“…resteranno tali,” finì
Pierce per lei. “Ci sono vincoli di segretezza degni di un segreto di stato
intorno alla ‘ricetta’ per la BF.”
“Segreti che un giorno
porteranno alla massificazione per il mercato domestico? O estensione a quello militare?”
“Niente del genere. Si tratta
di tecnologie per le quali nessun mercato al mondo è ancora pronto. La
Stark-Fujikawa, col Progetto Eden, vuole assicurarsi un ricavo pubblicitario
senza precedenti.
“Dalla clonazione
terapeutica, agli innesti bionici, solo per fare un esempio, la curiosità del
pubblico verso tali pratiche è destinata a crescere. Senza contare il
raggiungimento di una tale riduzione dell’inquinamento da spingere chi può a
fare di meglio per non ricadere negli stessi errori.”
Alison rise. “Un ottimista,
roba rara.”
“Nel suo lavoro, immagino che
sia così.”
Lei si fece di nuovo di
ghiaccio. Si voltò ed andò alla sua postazione per scrivere la bozza di
articolo. Quando raggiunse la sua postazione guardò un’ultima volta lo
scienziato. “A proposito: quando menzionava le loro ‘necessità’…”
“Se vuole i particolari…”
“Lasciamo stare.” E si mise a
scrivere
Pierce si diresse verso la
cabina di guida. Aprì la porta.
“Novità?”
Philip, al posto del primo
pilota, voltò il sedile. “Questo gingillo fila liscio come l’olio e veloce come
gli stivali delle sette leghe. Entro tre ore saremo in Spagna.”
“Ottimo.”
Richard, al posto del secondo
pilota, intento ad un terminale, disse, “Spero solo che quel figlio di buona
donna di Frost non ci lanci dei missili o roba del genere. Sono sicuro che sia stato lui a cercare di
farci fuori.”
“In effetti, la lista di
nemici che ci vogliono morti è corta: l’altro era Van de Maal, ma è deceduto[iv].
“Ma non importa.” Pierce
guardò fuori, verso l’oceano. “In un modo o nell’altro, questa volta niente ci
impedirà di salvare il mondo dalle malefatte della sua specie dominate. Non mi
arrenderò fino a quando non avrò fatto almeno tutto il possibile.”